L’ORA DI RELIGIONE Seconda riflessione sulla crisi Il Signore prende per mano il profeta Ezechiele (Cfr Ez 37,1-14) e lo porta nello spirito in una pianura piena di ossa inaridite, le ossa del suo popolo. Anche noi ci troviamo, nei momenti di lucidità spirituale, di fronte a questi panorami nella storia, qualche volta anche materialmente, se pensiamo alle fosse comuni dei lager, ai musei degli orrori in Cambogia o, più indietro nel tempo, alle piramidi di teschi di Tamerlano o ai filari di crocifissi con cui gli imperatori romani decoravano i bordi delle strade. Le vittime della storia, e prima o poi lo siamo tutti, a cura di la rendono una pianura di scheletri. Don Giuseppe Guaglio Poi Dio pone una domanda al profeta: “potranno queste ossa rivivere?”. Questa domanda ci provoca profondamente. Provoca il nostro pessimismo rassegnato, la mancanza di prospettive per la quale cerchiamo di accaparrare risorse e di sopravvivere ad ogni costo, senza solidarietà alcuna, soprattutto con le giovani generazioni. Dopo la crisi dei partiti è in pieno svolgimento anche la crisi dei movimenti, religiosi o laici che siano. I “cittadini” - salvo eccezioni e residuati - non si mettono più a servizio di una causa, mi pare, ma pongono tutto, anche le cause che vanno di moda, al servizio di se stessi. A volte con contraddizioni stupefacenti, come leggiamo sui giornali ogni giorno. Ci illudiamo di essere vivi su una pianura di ossa. Come noi il profeta, senza prospettive, risponde: “Signore Dio, tu lo sai”. E chi non crede non sa neppure a chi esprimere il proprio pessimismo rassegnato. Non ha più nemmeno un Dio a cui rilanciare la palla. Allora il Signore lo fa profetizzare alle ossa. La parola di Dio è anche per loro. L’umanità morta interiormente e ossificata riceve il
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