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Per una storia degli artisti dimenticati
La pluralit che contraddistingue tutta la nostra realtà sociale, che seppur frammentata viene ricomposta in mille Dluidi frammenti parcellizzati e a loro volta ricomposti in altri miscugli ibridi di narrazioni storiograDiche, in qualche modo è elusa se non addirittura nascosta. Sbandierata come dimensione auspicabile di un mondo globale, la pluralità è nello stesso tempo nascosta come vero segno di contraddizione di quel medesimo progetto globalista.
Infatti, la pretesa di narrare un mondo dinamico, progressivamente indirizzato verso un futuro festoso ed una ideologica quanto ipotetica possibilit cità vista come un diritto inalienabile del contemporaneo, poi si frantuma nella realtà dei fatti. Di fatto viene narrata una sola dimensione artistica, come espressione unica ed univoca della realtà globalizzata dell’arte, mentre ne contiamo tante, ne vediamo agire molte e tutte parallelamente vivono nella medesima quotidianità come espressione necessitata di una appartenenza o di una visione del mondo e delle cose.
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Se osserviamo bene, se scaviamo meglio tra le pagine patinate del mondo rutilante del mercato, cosı̀ come ce lo ha raccontato tante volte ed anche ultimamente docente di Storia delle teorie estetiche, Storia dell’Arte Sacra, Traditio Ecclesiae e Beni Culturaia dell’Arte Sacra (Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant'Apollinare, Roma; Master II Livello di Arte e Architettura Sacra della Università Europea, Roma; Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico, Vicenza; PontiDicia Università Urbaniana, Roma; Corso di Specializzazione in Studi Sindonici, Ateneo PontiDicio Regina Apostolorum). Tra i suoi scritti si contano circa venti monograDie, molte delle quali tradotte in più lingue e alcune centinaia di articoli (“Arte Cristiana”; “Euntes Docete”; “ArteDossier”; “La vita in Cristo e nella e Vita”, “Frontiere”, “Studi cattolici”; “Zenit.org”, “Aleteia.org”; “Espiritu”; “La Società ”; “Rogate Ergo”; “Theriaké ” ).
Rodolfo Papa, PhD. Pittore, scultore, teorico, storico e Dilosofo dell'arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Accademico Ordinario della PontiDicia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Docente di Arte Sacra, Tecniche Pittoriche nell’Accademia Urbana delle Arti. Presidente dell'Accademia Urbana delle Arti.
Collaborazioni televisive: “Iconologie Quotidiane” RAI STORIA; “Discorsi sull’arte” TELEPACE.
Come pittore ha realizzato interi cicli pittorici per Basiliche, Cattedrali, Chiese e conventi (Basilica di San Crisogono, Roma; Basilica dei SS. Fabiano e Venanzio, Roma; Antica Cattedrale di Bojano, Campobasso; Cattedrale Nostra Signora di Fatima a Karaganda, Kazakistan; Eremo di Santa Maria, Campobasso; Cattedrale di San PanDilo, Sulmona; Chiesa di san Giulio I papa, Roma; San Giuseppe ai Quattro Canti, Palermo; Sant'Andrea della Valle, Roma; Monastero di Seremban, Malesia; Cappella del Perdono, SS. Sacramento a Tor de'schiavi, Roma …)
Achille Bonito Oliva [1], ci accorgiamo delle contraddizioni di un mondo che consiste in una antica impalcatura nata secoli fa in alternativa alla dipendenza dal sistema delle commesse artistiche dirette, con l’aspirazione, forse, di essere inclusivo ed alternativo: dopo molta strada fatta e tante ideologie inglobate e normalizzate, il “sistema del mercato dell’arte” è ormai esclusivo, ideologico e contraddittorio. Privo di una deDinizione del concetto di arte, per apparente inclusività , il “mercato dell’arte” è sempre più monodimensionale, si è , dunque, appiattito alla sola dimensione del “proDitto” e del lancio di prodotti “politicamente corretti” “ecosostenibili” e sempre alla moda (del momento).
Se invece osserviamo la realtà viva e dinamica dell’arte come espressione libera in una società plurale, ci accorgiamo che le realtà sono tante e descrivibili in un contesto che le connota realmente in una dimensione di “relazione biunivoca tra sistema d’arte e weltanschauung” [2].
Ogni forma artistica, infatti, si presenta in relazione “biunivoca” ad una visione politica, ideologica o religiosa che la determina, che l’ha scelta e che la costruisce. Come ho mostrato, ad esempio, nell’analisi critica delle Brillo box di Andy Wahrol [3], l’oggetto di consumo viene interpretato come simbolo di eguaglianza politica, tanto da far coincidere la nuova dimensione cultuale della religione del consumo nella mimesi totalizzante dell’oggetto artistico con l’oggetto di consumo, al punto tale che l’opera d’arte diviene essa stessa consumo che consuma sé stessa. Ma questo, ovviamente, non è il solo caso plateale di questa condizione artistica della contemporaneità Mario Costa nel 2020 ha pubblicato un bel libro dal titolo molto esplicito Ebraismo e arte contemporanea. Clement Greemberg, Arthur Danto, Isidore Isou, Abraham Moles per i tipi della Mimesis. La tesi sostenuta nel testo è molto interessante e culturalmente importante per comprendere realmente la dimensione plurale dell’arte nella contemporaneità . Infatti, Costa mostra come la vera e profonda necessità di realizza- re una vera arte ebraica abbia stimolato DilosoDi, critici ed artisti ebrei a riDlettere più approfonditamente sul tema del superamento e, se possibile, dell’eliminazione di ogni possibilità di idolatria secondo quanto richiamato dalla Halakhah, ovvero il precetto biblico di non fare idoli.
Il testo è interessantissimo non solo perché mette in relazione il pensiero della DilosoDia dell’arte dei principali critici ebrei contemporanei con le grandi teorie dell’arte nella contemporaneità , ma appunto ne legittima giustamente la necessità di una visione identitaria dell’arte nello sviluppo del pensiero ebraico. In altre parole, la giusta necessità culturale e religiosa di una componente importante del mondo contemporaneo ha rivendicato e rivendica il diritto di pensare un sistema d’arte adatto per permettere l’espressione artistica e allo stesso tempo il rispetto del divieto fondamentale di farsi idoli. Direi che questo caso sia veramente fondamentale per comprendere la pluralità nella contemporaneità . La dimensione
“aniconica” tipica dell’arte ebraica e islamica e di alcune confessioni cristiane protestanti, ovviamente declinata secondo necessità interne e secondo varie riDlessioni DilosoDiche e teologiche, ha determinato una parte consistente della produzione artistica nella contemporaneità , ma non sono le sole forme presenti nel mondo plurale e globale occidentale moderno e contemporaneo. Abbiamo assistito, infatti, dal Settecento in poi, ad una serie considerevole di tentativi di revival diacronici di volta in volta ispirati a questa o quella antica religione, neoclassico, neoellenico, neoromano, neoceltico, e poi anche a revival diatopici ispirati a religioni extra europee, che pian piano hanno introdotto non solo le forme ma anche i culti religiosi stessi. Da qui, da questi primi movimenti centrifughi, nella ricerca di spazi di libertà , di volta in volta si sono fatti rivivere tutti i sistemi d’arte che da sempre l’uomo conosce come forme espressive in relazione al culto praticato: aniconico, informale, astratto, performativo si sono afDiancati a quello che la tra- dizione cristiana aveva scelto come proprio, il Digurativo. Artisti appartenenti a varie religioni erano Dinalmente liberi di praticare il proprio culto religioso, la propria appartenenza a quella determinata religione, a quel sottogruppo o a quella setta costruendo di volta in volta la forma d’arte adatta per esprimere il senso cultuale e la weltanschauung proprie.
La libertà di ricerca, la libertà d’espressione, la libertà di confessione e di culto non solo sono legittime, ma giuste se si vuole ediDicare un mondo di convivenza che sia anche veramente plurale.
Ma qui, a questo punto si creano confusioni, si intricano le cose al punto tale da confondere mezzi e Dinalità . L’idea, confusamente concepita, di progresso si mescola con varie altre forme ideologiche, materialismo, storicismo, idealismo, naturalismo ecc., rendendo di fatto una azione, in sé tanto semplice quanto giusta, ideologicamente inadeguata. In altre parole, se l’idea di libertà aveva una giustezza implicita, la sua applicazione pratica è divenuta alla Dine illiberale. Infatti, da molte parti si è assistito all’attacco al sistema d’arte Digurativo, che nel corso dei secoli il cristianesimo ha costruito in relazione al proprio “credo”. Dichiarare la narrazione e la Digurazione del Sistema d’arte cristiano come anacronistica e sorpassata, e quindi in ultima analisi illegittima, è un vero e proprio segno di illiberalità culturale e religiosa. Non solo, ma far coincidere tutta la modernità e la contemporaneità solo con una parte della cultura esi- stente e dimenticandone volutamente un’altra, è scorretto politicamente, sbagliato culturalmente ed erroneo metodologicamente e storicamente. Tutto va annotato e tutto va studiato.
Costa nella conclusione del libro [4] però esagera i termini della questione nel proporre una totalizzazione del pensiero critico ebraico con l’intero orizzonte dell’arte contemporanea quando scrive: «la storia dell’arte contemporanea è stata quale il lavoro sotterraneo delle esigenze religiose ebraiche l’ha voluta» [5] o ancora «l’espressionismo astratto era ancora poco, troppo poco. Era la natura stessa dell’arte, con la sua aura, che doveva essere cambiata»
[6] e prosegue «tutta l’arte contemporanea non è altro, dunque, che il molteplice, differenziato e oggettivo sforzo di adeguare l’arte occidentale alle esigenze dell’ebraismo e di ediDicare delle “arti” che, ciascuna a suo modo e per proprio conto, rispettassero l’Halakhah» [7] ed in Dine conclude scrivendo
«ma ormai, con tutto questo, la diga era rotta. Quello che è avvenuto dopo lo sappiamo: il proliferare delle centinaia di migliaia di artisti che ripetono un frammento o l’altro di queste “neo-avanguardie” e fanno gli artisti per professione, o gli affari miliardari perpetrati sul nulla da un sistema che nessuno potrà abbattere. Ma, come ab- biamo visto, c’era anche un altro modo per scansare i divieti: quello che produce la tecnologia non può mai diventare un idolo! Ev la grande intuizione di Benjamin: la tecnologia liquida l’aura, abbatte l’idolo ed elimina la possibilità dell’idolatria Ev la via sulla quale si erano messi, prima ancora che Benjamin la indicasse, Gabo e Moholy Nagy, ed è la via che farà dell’arte una “cosa del passato”, e porterà , ad un tempo, alla nuova categoria estetica e antropologica del sublime tecnologico. Dietro a tutto questo c’era l’urgenza della tecnologia di liquidare il mondo umano e farsi il suo mondo, e, come abbiamo già detto, è toccato agli ebrei fare il suo gioco» [8].
L’esagerazione di Costa si iscrive all’interno della modalità ormai consolidata di una narrazione monocorde del reale. Tutto è ad una sola dimensione. Certamente le riDlessioni DilosoDiche e critiche di alcuni importanti pensatori contemporanei appartenenti in vario modo al pensiero ebraico (alcuni sicuramente e dichiaratamente atei, altri meno) hanno legittimamente contribuito alla ediDicazione di un “sistema d’arte” che rispondesse alla weltanschauung ebraica, ma non sono i soli che contribuiscono alla costruzione di una società “plurale”. Sono molti gli artisti appartenenti ad altre religioni, come per esempio Itten [9], sacerdote della società internazionale Mazdeista, e Kandinsky [10], membro importante della Società TeosoDica fondata da Madame Blavadsky, solo per nominare due famosissimi esponenti fondatori di “Sistemi d’arte” alternativi al Digurativo cristiano, dei primi del XX secolo; ma anche architetti come Le Corbusier, che realizza chiese come la Chapelle de Ronchamp con lo scopo di realizzare un tempio solare arcaico e non certo una chiesa cattolica [11]. Su questo tipo di esempi si potrebbe proseguire a lungo e mostrare come nella realtà dei fatti i “sistemi d’arte” siano stati tutti rilanciati nella contemporaneità con il giusto intento di dare voce alle varie forme di fede ormai compresenti in tutto l’Occidente. Ma questo non mostra in alcun modo il progetto di superamento progressivo e progressista del “Sistema d’arte cattolico” che invece si fonda legittimamente sull’Incarnazione, morte e Risurrezione di Cristo ed ha come prototipo iconograDico il “volto di Cristo” ovvero la “vera icona”.
Una storia dell’arte che abbia una visione anti-Digurativa come principio selettivo, sarebbe accusabile di “razzismo”, di discriminazione su base religiosa o ancor peggio di grave mancanza metodologica. Di fronte ad una opera d’arte Digurativa e narrativa contemporanea non si può in alcun modo dire che “non sia arte”. L’arte è plurale, in una condizione sociale composita come l’attuale società , che vede decine di religioni tradizionali, nuove religioni, sette, ibridazioni di ogni genere e ideologie in vario modo combinate una al Dianco dell’altra. Ognuno è legittimato a esprimersi secondo le proprie ragioni, credenze e visioni del mondo, senza per questo poter pensare di imporre agli altri la propria deDinizione di arte. L’epoca dell’arte “assoluta” [12] è terminata da molto tempo e una corretta storiograDia deve impegnarsi a rendere ragione di tutta la pluralità delle forme artistiche.
3. Papa R., La mimesi del consumo. “ArteDossier”, n. 406 febbraio 2022, pp. 26-31.
4. Costa M., Ebraismo e arte contemporanea. Clement Greemberg, Arthur Danto, Isidore Isou, Abraham Moles. Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2020, pp. 151-161.
5. Ivi, p. 151
6. Ivi, p. 154
7. Ivi, p. 160
8. Ibid., pp. 160-161.
9. Cfr. Papa R., ICONOLOGIE QUOTIDIANE, Johannes Itten, Seconda stagione, VI puntata, visibile su RaiPlay. https:// www.raiplay.it/video/2022/09/Iconologie-QuotidianeJohannes-Itten-2e18970d-b23d-4012-b1eb-2092e Db0e9eb.html
10. Cfr. Papa R., ICONOLOGIE QUOTIDIANE, Wassily Kandinsky, Terza stagione, VII puntata, visibile su RaiPlay. https://www.raiplay.it/video/2022/09/Iconologie-Quotidiane-Wasilij-Kandinskij-pt7-d2f62721-ebec-43e0a7ec-8c45497db71e.html
Bibliografia
1. Cfr. https://artslife.com/2023/02/20/larte-non-esisteesiste-il-sistema-dellarte-il-viziaccio-del-veteromarxistabonito-oliva/
2. Papa R., Discorsi sull’arte sacra. Cantagalli, Siena 2012 pp. 69-115.
11. Cfr. Papa R., ICONOLOGIE QUOTIDIANE, Le Corbusier, Seconda Stagione, VII puntata, visibile su RaiPlay. https://www.raiplay.it/video/2022/09/Iconologie-Quotidiane-Le-Corbusier-e54f5b21-6787-4ac4-a056a6414bc47018.html
12. Papa R., RiUlessioni UilosoUiche su arte, religioni ed ateismo. “Espı̀ritu” LXX (2020) 160, pp. 195-220.