EMERGENCY n° 60 - SETTEMBRE 2011

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EMERGENCY N° 60 • SETTEMBRE 2011 • spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 2, DCB Milano • milano • copia gratuita

Il bisogno e l’aiuto

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ieci anni fa, di questi tempi, mentre le organizzazioni internazionali e le Ong scappavano dall’Afganistan, i medici e gli infermieri di Emergency erano a Kabul, lavorando senza sosta sotto le bombe, nel nostro ospedale. Enduring freedom – “Libertà duratura” – era il nome dell’aggressione militare della coalizione internazionale guidata dagli Usa. Dieci anni dopo, quell’ospedale è ancora aperto. Le sale operatorie lavorano a pieno ritmo, le corsie sovraffollate. Abbiamo dovuto limitarci a curare solo i feriti di guerra, senza poter offrire aiuto ai tanti traumatizzati per cause non belliche, per far fronte all’aumento dei feriti provenienti da Kabul e dalle zone circostanti. Lo scorso aprile abbiamo aperto un Posto di primo soccorso lungo la nuova linea del fronte, a Maydan Shahr, mezz’ora di strada da Kabul. Anche la capitale, oggi, fa parte a pieno titolo della geografia della guerra afgana: lo scorso settembre, persino i media occidentali non hanno potuto ignorare il susseguirsi di attentati in città, culminati nell’attacco al quartiere generale Isaf e all’ambasciata Usa. La guerra è sfuggita di mano anche a chi l’ha decisa.

In molti, dieci anni fa e per dieci anni, hanno parlato di democrazia e diritti umani in tuta mimetica. Emergency, invece, ne ha fatto pratica di cura e solidarietà quotidiana. Al Centro chirurgico aperto in Panshir nel 1999, si è aggiunto nel 2003 un Centro di maternità che registra oggi 350 parti al mese. Nel 2004 Emergency ha aperto un ospedale per vittime di guerra a Lashkargah, nel sud dell’Afganistan; è stata ampliata la rete dei Posti di primo soccorso e di Centri sanitari per rendere le cure accessibili anche agli abitanti dei villaggi più lontani; sono stati avviati programmi di assistenza ai detenuti, per il comune diritto alle cure medico chirurgiche. In questi dieci anni, il governo italiano ha speso più di tre miliardi di euro per partecipare a una guerra che ha ucciso decine di migliaia di esseri umani. Negli stessi anni in Afganistan, Emergency ha curato bene e gratis quasi tre milioni di persone e ha dato lavoro e dignità a oltre 1.500 collaboratori locali e alle loro famiglie. Quanto ci è costato tutto questo? 60 milioni di euro, circa il 2 per cento di quello che i nostri governanti hanno speso per la

guerra. Quanti soldi sono tre miliardi di euro? Sarebbero stati più che sufficienti per dotare l’Afganistan di un sistema sanitario capillare e ben funzionante, gratuito per tutti. Centinaia di ospedali, migliaia di cliniche e dipensari… I 60 milioni di euro spesi da Emergency negli ultimi dieci anni di guerra all’Afganistan potrebbero sembrare pochi spiccioli, e per alcuni lo sono. Non per Emergency. Non per il suo staff e i suoi volontari impegnati con passione e professionalità a trovare le risorse necessarie per curare chi ne ha bisogno. Roba da poco? C’è chi preferisce osannare la libertà, soprattutto la propria, e chi decide di fare qualcosa perché tutti si possa essere un po’ più liberi. Liberi di restare vivi e non condannati a morire quando si è ammalati o feriti e non esiste possibilità di cura. Oggi abbiamo ancora bisogno, ed è un bisogno drammatico, di risorse economiche e dell’impegno di molti per continuare questa pratica di umanità nell’orrore della guerra. GINO STRADA


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