QLCV_Una grande opera inutile

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QuakeLab Center Vettore: una grande opera inutile.

nocementocapodipiano.blogspot.com



Non aduliamoci troppo per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria.

Friedrich Engels, 1876 ( ed incipit del progetto QLCV )



Diciannove metri di altezza che conterranno laboratori per operare le prove sismiche sugli edifici, sale multimediali, tavole vibranti e carriponte. Una struttura munita di un’ampia autostazione e addirittura una pista d’atterraggio per elicotteri. «Un progetto di respiro nazionale e internazionale che riunisce il Piceno su terremoto e ricostruzione». Con queste parole il 18 giugno appena trascorso un giornale locale1 annunciava il prossimo avvio del mastodontico progetto denominato QuakeLab Center Vettore, che per vastità ed entità degli stanziamenti rappresenta un’operazione notevole di valorizzazione speculativa implementata con fondi pubblici nel dopo-sisma. Il QuakeLab (QLCV), sito nel comune di Venarotta (AP), lontano dal Vettore e piuttosto vicino al monte dell’Ascensione (che dal punto di vista della vendibilità post-sismica ha certamente meno appeal), prevede la realizzazione di un laboratorio tecnologico e scientifico per la ricerca, la didattica e la divulgazione delle tematiche inerenti i fenomeni sismici. In particolare, si tratta di una struttura per un investimento complessivo di oltre 20 milioni di euro2, al netto delle imposte, ripartito tra: i) edifici ad alta efficienza energetici3; ii) strutture di servizio accessorie4; iii) strumentazione per i test, piattaforme tecnologiche, ecc.; iv) laboratori di tettonofisi-

1. www.picusonline.it/ visualizza/40717.html

2. Lo studio di prefattibilità è stato condotto da General Scarl, di cui parleremo in seguito. 3. Laboratori con altezza massima utile a prove tecniche su edifici e manufatti, spazi attrezzati per il centro documentazione, laboratori ed aule per la divulgazione e didattica, caffetteria, guardiania, ecc. 4. Eliporto, parcheggi bus, area sperimentale esterna, ecc.


Imm1. L’area di Capodipiano destinata all’edificazione del QLCV

5. D.L. n.189 del 17/10/2016.

6. Deliberazione di giunta dell’Unione montana del Tronto e del Valfluvione n. 24 del 24-04-2018. 7. Gli incubatori certificati in Italia sono una delle opportunità offerte alle start-up per avere un supporto di esperti nell’avvio dell’attività, partendo dallo sviluppo dell’idea innovativa fino ad arrivare alla definizione di quale sarà il modello di business da applicare, come scrivere un business plan efficace. Inoltre un incubatore è anche un luogo fisico dove poter incontrare finanziatori e partner commerciali.

ca e di geologia sismica; v) centro di documentazione scientifica, archivio storico e multimediale. I proponenti sono Anci, Unione Montana del Tronto e Valfluvione e il Comune di Venarotta; nell’ambito territoriale di quest’ultimo, inserito nell’area del cratere sismico5, viene individuato il sito di realizzazione del progetto. Secondo gli ideatori, questa struttura dovrebbe rappresentare un «potente “attrattore” scientifico-culturale, ma anche turistico»6, un’occasione proficua di sviluppo nella quale sono coinvolte le Università marchigiane (Unicam, Univpm, UniMc, UniUrb), gli Istituti Tecnici Superiori, i centri di trasferimento Tecnologico (Cosmob, Meccano) e gli incubatori regionali7 privati (Hub 21, JesiCube8, BP Cube, The Hive9): l’obiettivo, è quello di rendere il QuakeLab «uno degli “snodi” di un virtuoso ecosistema dell’innovazione, a perimetro regionale».

8. JesiCube nasce come primo incubatore del Centro Italia e centro di trasferimento tecnologico riconosciuto dalla Regione Marche, su iniziativa del Gruppo Industriale Maccaferri, Università Politecnica delle Marche e Comune di Jesi, e ad oggi persegue un percorso di ampliamento di strutture e attività per trasformarsi in un parco d’innovazione. Dopo aver inaugurato il Fab Space nel 2015, laboratorio dedicato alla manifattura additiva, si è dedicato a progetti di Open Innovation e Acceleration al fine di favorire lo sviluppo dell’innovazione soprattutto nell’area adriatica, in particolare nelle aree biotech, food, cleantech, nanotech, 3D printing e robotica.

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9. The Hive è un incubatore certificato dal febbraio 2014, inizialmente focalizzato sulle Marche, ma successivamente ha aperto anche due sedi a Roma e Milano. Nato dall’iniziativa di due imprenditori, ha ottenuto nel novembre 2015 la certificazione per il sistema di incubazione e accelerazione da TÜV Italia, mentre è stato selezionato da UBI Global tra i 10 migliori incubatori al mondo nella “Top University Associated Business Incubator”. Oltre ai servizi di mentorship e affiancamento delle start-up dall’idea fino alla trasformazione in impresa, The Hive partecipa ai progetti Europei quali Enforces Project Erasmus +, Essence Project Erasmus +, Succeed, T4 – Transnational Technology Transfer Training, Engaging.


Il problema è a monte: le linee guida e le partnership pubblico/private

Il comune di Venarotta è territorio di competenza dell’Unione montana, la quale è partecipe del cosiddetto Patto per lo Sviluppo delle Marche, il quadro di riferimento programmatico che dovrebbe consentire alla Giunta Regionale di attivare le iniziative necessarie al “rilancio delle aree colpite dal sisma”. L’approvazione delle Linee di guida di indirizzo per la redazione della Strategia di rilancio e sviluppo del territorio marchigiano10, viene stabilita nel dicembre 201711, e porterà -tra le altre cose- all’attivazione del cosiddetto “Asse 8” del piano operativo regionale (Por-Fesr). Questo patto si snoda su due obiettivi: da un lato gli interventi fisici sul patrimonio volti a mettere in sicurezza gli edifici pubblici e contemporaneamente assicurare una maggiore efficienza energetica, e dall’altra azioni tese alla ripresa del tessuto produttivo delle aree in oggetto. La Regione

10. Delibera della Giunta Regionale Marche n.1513 del 18/12/2017. Nell’ambito del Patto sono stati presentati complessivamente 135 progetti, dei quali 63 proposti dal settore pubblico (Enti locali, ANCI, Altre Istituzioni e Università/Centri di Ricerca) e 72 da proponenti privati (Associazioni di categoria, Altre Associazioni e Privati) che hanno come destinatari finali le imprese. 11. www.ansa. it/marche/notizie/2017/11/22/ al-via-tavolo-patto-perlo-sviluppo_271bedc1-7b77-47b69220-a41be33426ef. html


12. Tra gli altri Adolfo Guzzini, Patrizia Clementoni Enrico Brizioli, il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, Patrizia Clementoni, Salvatore Giordano. 13. Banca d’Italia, Elettromedia, Fimag Gruppo Guzzini – iGuzzini, Frittelli Maritime Group SpA, Regione Marche, UBI Banca SpA, Università Politecnica delle Marche.

14. Asse multi-livello 8 Prevenzione sismica e idrogeologica, miglioramento dell’efficienza energetica e sostegno alla ripresa socio-economica delle aree colpite dal sisma.

15. Di cui 124 milioni individuabili nei fondi aggiuntivi messi a disposizione dall’Ue e 124 di cofinanziamento statale.

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Marche assegna all’Istituto Adriano Olivetti - ISTAO, una fondazione privata12 presieduta da politici e dirigenti delle principali formazioni imprenditoriali marchigiane e nazionali13, la funzione di segreteria tecnica nel processo di redazione del Patto per lo Sviluppo, assegnando ad esso il ruolo di coordinamento e di facilitazione «del dialogo e del confronto, per interpretare e portare a sintesi le istanze promosse, fino ad ipotizzare il disegno dei percorsi progettuali da promuovere». Se nel definire le modalità attuative attraverso cui assegnare le risorse aggiuntive, la Giunta regionale dichiara di operare “tenendo conto del processo di ascolto del territorio”, nei fatti, andrà a valutare le proposte pervenute nell’ambito del suddetto Patto per lo Sviluppo e la Ricostruzione, promosso da ISTAO. Un ente privato, rappresentante dei poteri forti, viene nominato quindi da un’amministrazione pubblica a coordinare fondi della collettività per scopi di interesse pubblico. La stesura di questa intesa è funzionale alla gestione del nuovo asse operativo14 della Regione Marche all’interno del Programma operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale della Regione Marche (PorFesr) 2014-2020, che vale un finanziamento di 248 milioni di euro15, per un totale complessivo di 585 milioni.


QLCV: una grande opera inutile

L’attività di coordinamento e supervisione di ISTAO viene svolta principalmente attraverso attività di counseling e convegnistiche, che hanno permesso nel tempo di rendere sempre più oleato il rapporto tra soggetti interessati alla ripartizione dei fondi: nasce probabilmente così l’unico progetto che per il Piceno concorrerà all’assegnazione del finanziamento, unendo la cordata imprenditoriale guidata da Genera Scarl (nata per ri-urbanizzare l’area ex-Carbon) con i Dipartimenti dell’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e dell’Università di Camerino.


Riciclare il pacco. La vicenda della ex-Carbon e del fantomatico Polo Tecnologico

Genera Scarl, la società capofila del progetto del Quake Lab Center è una società consortile di piccole e medie imprese (PMI), costituita nel 2006, ma che ha assunto la denominazione attuale nel 2010. È una società consortile, ovvero una società ombrello, che -all’occorrenza- raccoglie quasi quaranta soggetti economici. Finora si è occupata di concorrere ai bandi dei progetti europei in partner con alcune Università delle Marche. È il caso del progetto Shell e del cluster Smart Living e E-living sotto l’egida di UNIVPM ad esempio. La partita più grande ha tentato di giocarla nel progetto Ascoli21, ovvero l’opera di bonifica e urbanizzazione dell’area ex-Carbon, nel centro del capoluogo piceno. Un progetto di speculazione immobiliare e commerciale che avrebbe trasformato un’area grande come quella del centro storico cittadino


in un quartiere con quasi 100.000 metri quadrati destinati a nuova edilizia residenziale privata. Il progetto, annunciato nel 2010, è bloccato perché se molti sono i capitali investiti sull’edificabile (per ovvie ragioni di ritorno sul venduto) non altrettanti sono quelli disponibili per la bonifica dell’area inquinata da oltre cento anni di industria chimica fino alle falde della collina su cui si erge. L’operazione di speculazione immobiliare ha subito una battuta d’arresto anche in vista dell’arretramento del valore dei prezzi delle case sul mercato immobiliare piceno, tra i primi in Italia per calo dell’attrattività del mattone.

La Genera Scarl, che nasce con «la mission di concorrere alle ipotesi di riuso di aree industria-

imm. 2 - ilSole24Ore (2013); imm. 3 - Immobiliare.it (2019).


li dismesse e progettare interventi per la realizzazione di grandi opere», è il motore dell’operazione Ascoli21. Viene accompagnata dalla Fondazione Carisap (la fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno) e da altre due aziende (la Fainplast, il cui fondatore era candidato alla presidenza di Confindustria Ascoli, e la Emme3Gi, un’immobiliare umbra). La cordata di questi soggetti si consocia in Restart, che nasce nel «2010 per iniziativa della comunità imprenditoriale ascolana, come società di progetto per la gestione del progetto di bonifica e riqualificazione dell’area SGL Carbon». Oltre agli edifici ad uso residenziale il progetto prevedeva un’area che sarebbe dovuta essere destinata al polo tecnologico e culturale, una cittadella della ricerca che i giornali locali non esitarono a definire, con ridicolo anticipo, la “StocImm. 4 - Un rendering del progetto area Carbon.


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colma del Piceno”. Una parte del costruito era stato immaginato ad onere dell’Unione Europea tramite Fesr - Fondi Europei di Sviluppo Regionale16 che però non arrivarono mai. La bonifica difatti non partì (soldi pubblici non c’erano e per i privati il gioco non valeva la candela) e l’ex-area Carbon è tutt’oggi una bomba ecologica dormiente nel centro della città di Ascoli, per cui le amministrazioni incorrono puntualmente in infrazioni comunitarie. L’idea alla base del progetto Ascoli21, ovvero capitalizzare Fondi Europei di Sviluppo Regionale, attraverso la costruzione di un polo tecnologico, è quella che viene nei fatti riciclata nel Quake Lab Center progettato per Capodipiano di Venarotta, stavolta non più come prodotto di una riconversione di area urbana ma come nuova edificazione17. Gli stessi tecnici della Genera Scarl e funzionari della cordata hanno pensato bene di riciclare lo stesso progetto fallito in città sullo scacchiere delle progettualità del dopo-terremoto, facendo finta di non vedere la differenza tra i contesti di applicazione. È interessante leggere sul sito di Ascoli21, il brand utilizzato da Restart per promuovere l’operazione sull’area carbon (www. ascoli21.it), le parole utiliz-

16. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) si ispira a un principio di base: supportare lo sviluppo urbano sostenibile per mezzo di strategie integrate per far fronte alle sfide economiche, ambientali, climatiche, sociali e demografiche delle zone urbane (articolo 7 del regolamento concernente il FESR).

17. Si noti che secondo il report di ISPRA 2018 l’area del cratere sismico, compresi i parchi della Laga e dei Sibillini, sono le aree del paese maggiormente interessate dagli incrementi di consumo di suolo dovuti a opere di urbanizzazione post-sisma.


zate per descrivere il polo tecnologico, inimmaginabile -secondo le loro stesso parole- “senza la città intorno”: « [il Polo Tecnologico, N.d.A.] E’ una comunità che si identifica in uno spazio.

È anche l’insieme di servizi, strutture e infrastrutture che occorrono alla comunità per portare avanti i suoi obiettivi nella maniera più efficace. Sarebbe

sbagliato

immaginarlo

come una realtà chiusa: questo significherebbe decretarne la fine. Un polo tecnologico infatti ha bisogno della città intorno, ha bisogno di aprire e mantenere con lei e con le sue realtà imprenditoriali più vivaci un dialogo costante per interpretarne le esigenze e intercettarne le potenzialità di crescita. Un centro vitale che mette insieme le energie migliori della città per aumentarne la forza e dare concretezza all’intraprendenza che caratterizza il territorio, inserendo la città e i suoi protagonisti in un circuito di conoscenza di altissimo profilo e generando opportunità di rilancio.»

18. Coi soldi è possibile realizzare ogni assurdità, perfino far andare l’acqua dal basso verso l’alto.

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La priorità urbana, data dal richiamo continuo alla centralità del polo tecnologico all’interno del contesto cittadino, sembra svanire totalmente quando gli stessi progettisti ipotizzano di traslare il progetto sulla montagna picena. Del resto, se come ricorda un antico adagio ascolano, li suord fa jì l’acqua pe ne’nen sù18 non si capisce perchè “in sù” non debbano andarci anche i Poli Tecnologici.


Su Capodipiano risposte di “oggi” a vecchi interessi

La frazione di Capodipiano solletica gli appettiti dei costruttori già da molti anni. L’ultimo inedito faraonico progetto ipotizzato per la frazione di Venarotta prevedeva l’edificazione su un’area agricola che sarebbe stata espropriata. Solo la convinta avversione della popolazione organizzatasi in comitati, riuscì a fermare un progetto di edilizia scolastica fuori scala e inappropriato per le comunità che avrebbe interessato.

www.primapaginaonline. it/2014/01/21/ no-plesso-capodipiano-lassemblea-rafforza-il-no/


Imm. 5 e 6 - le carte catastali dell’area di Capodipiano.

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L’area che viene proposta per il QuakeLab Center, stavolta un’area attualmente agricola ma destinata ad attività artigianale-industriale secondo una recente variante urbanistica, si trova nello stesso borgo ed è poco distante dalla sede immaginata per il plesso scolastico che avrebbe ipoteticamente dovuto accogliere tutti gli studenti del “Comune Unico” Venarotta-Roccafluvione, fortunatamente mai nato. Una porzione ridicola rispetto al progetto ipotizzato per ISTAO & co. che investirebbe una porzione sicuramente più ampia: basti pensare che oltre alla superficie occupata dalle strutture del QuakeLab Center sono previsti una base di atterraggio per elicotteri e un’area per il parcheggio e le manovre delle flotte di autobus. Tutto ciò senza considerare lo spazio che sarà occupato per un cantiere che durerà anni con relative urbanizzazioni e manovre dei mezzi, e l’intero indotto che il QLCV dovrebbe teoricamente attivare.


Costruire nuove edifici industriali nella provincia delle fabbriche abbandonate

Eppure a soli 7 km in linea d’area dal punto ipotizzato, la zona industriale di Ascoli offre infinite opportunità di riconversione di aree già edificate: sono le numerose fabbriche che puntellavano la zona industriale picena e che hanno abbandonato il territorio durante gli anni delle delocalizzazioni. Il solo Piceno Consind19 dichiara che sarebbero immediatamente disponibili, infrastrutturate e già «pronte per essere cedute ad imprenditori che vogliano investire nel territorio», circa 300.000 mq di zone produttive attrezzate. comune

Force Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Ascoli Piceno Maltignano

zone

19. Consorzio per lo sviluppo industriale delle valli del Tronto, dell’Aso e del Tesino.

destinazione

superficie

S. Salvatore e Sabotini prod/com 163.000 Marino - ex Ahlstrom prod/com 24.000 60.000 Campolungo - ex Marini compr. prod. 26.000 Campolungo - ex Marini prod. 8.000 Campolungo - ex Marini prod. 16.500 ex-Roccatani

Da questo conteggio (300.000 mq equivalgono a circa 50 campi da calcio) sono escluse le


Imm. 7 - distanza in auto privata dal capoluogo a Capodipiano.

aree che pure sarebbero perfettamente idonee a una progettualità simile, quali la zona ex-Carbon e moltissime altri capannoni industriali abbandonati da anni e che mortificano il territorio piceno. Viene da chiedersi allora perché un’area che dovrebbe ospitare un cantiere di proporzioni mai viste nella zona, in un contesto rurale e paesaggistico di pregio, viene preferita alle decine di capannoni, ex-fabbriche, magazzini etc. situati in porzioni di territorio già urbanizzate, nonché raggiunti da infrastrutture primarie (superstrada e ferrovia).

Questo fattore non è certamente secondario: il progetto, che si fregia di voler accogliere “flotte di autobus” una volta che sarà a pieno regime, è situato a 16 km di curve su strada provinciale a doppia carreggiata. Trascurando la difficoltà generate per la popolazione locale nei lunghi anni necessari per edificarlo, è quantomeno insolito pensare a una struttura di tali proporzioni lontana mezz’ora di guida di un mezzo pesante dai principali nodi stradali e ferroviari. 18


QLCV: una grande opera inutile

Il tutto progettato sostenendo di agire in «coerenza con la Strategia per le Aree Interne». Ed effettivamente un tavolo di lavoro coordinato da Strategia delle Aree interne in questo territorio c’è, quello della cosiddetta Strategia Piceno, tavolo che ad oggi a portato alla stesura di una “Bozza di Strategia” incaricata di individuare le principali direttrici di sviluppo per il futuro dell’area. Nessuna di queste però, dalla “riattivazione, rifunzionalizzazione e valorizzazione di strutture turistico-ricettive”, fino alla “attivazione ex novo o riattivazione di pubblici esercizi e strutture di commercio al dettaglio di prossimità”, sembra in alcun modo giustificare un progetto di questa portata e a vocazione così specificamente urbana. Ed è, quello della scala, forse uno dei nodi centrali della questione. È mai possibile che, nonostante le innumerevoli riflessioni, dibattiti, tavoli partecipati sul progetto locale, sul rilancio delle aree interne fatto di interventi minuti ma diffusi, innovativi ma nel rispetto delle specificità, gli esiti progettuali finiscano sempre per riproporre soluzioni squisitamente urbane? Ancora una volta, infatti, ci troviamo di fronte ad un modello monocentrico e ipertrofico, il gran-


de centro polifunzionale, pensato per la periferia urbana e traslato sulla montagna senza particolari modifiche o adattamenti. Un approccio, tra le altre cose, già ampiamente bocciato dalla storia. Basti pensare ai grandi progetti di industrializzazione dell’Alta Irpinia proposti nella lunga ricostruzione a seguito del terremoto del 1980. Un susseguirsi di capannoni e aree parcheggio, mutuati dalle aree industriali costiere e oggi in gran parte abbandonati, realizzati nella speranza (mancata) di «trasformare i contadini irpini in operai brianzoli» (A. Caporale). Cattedrale nel deserto, se andrà bene I progettisti tra l’altro, attanagliati da una logica emergenziale basata su interventi “a spot”, incor-

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rono in un errore non secondario nel momento in cui non contemplano la prospettiva longitudinale della localizzazione. Distretti situati in area urbana consentirebbero di lasciare aperta la porta a prospettive di crescita: il progetto di riutilizzo dell’area funzionerebbe da vettore per innescare distretti (in questo caso scientifici) potenzialmente più estesi. Al contrario, in una zona rurale questa possibilità sarebbe fortemente in competizione con le porzioni seminative in un gioco che vedrebbe costantemente una delle due aree in sofferenza: o quella industriale incapace di espandersi, o -molto più probabilmente-, quella agricola soccombere sotto i colpi della logica dell’allargamento. In altre parole: se saremo fortunati, avran-

Imm. 8 - L’EUCENTRE di Pavia, un centro tecnologico che ospita una piattaforma vibrante, situato al centro di un circuito scientifico: parco tecnico scientifico, i diparitmenti universitari e i campus per studenti.


no eretto una cattedrale nel deserto; se saremo sfortunati, edificheranno una cittadella che ruoterà attorno al QuakeLab Center sull’intera collina a decine di chilometri dalla città. La localizzazione di un centro tecnologico del genere è elemento cruciale: l’EUCENTRE, un centro di sperimentazione sismica sugli edifici, è situato in tutt’altro contesto ovvero all’interno della zona industriale di Pavia nel bel mezzo degli edifici del Dipartimento di Ingegneria Industriale, a ridosso della città. Territorio, tra l’altro, caratterizzato da un bassissimo indice di vulnerabilità sismica, evidenza del fatto che non è assolutamente necessario costruire tali strutture in zona sismica. Al massimo potrebbe far sorridere pensare di dover situare un simulatore di terremoti in un territorio altamente sismico, dove dal 2016 assistiamo impotenti a sciami sismici a bassa e media intensità, eppoi trovare gli studiosi del centro sperimentale a fare calcoli di tara per capire quanto sugli edifici “in test” agiscano le scosse artificiali o quelle naturalmente indotte dal movimento tellurico.

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Tutto già deciso

La programmazione europea, e quindi anche quella che riguarda il Por-Fers, si fa portatrice di una politica place-based, che fa riferimento al coinvolgimento delle comunità locali, alla collaborazione con tutti gli attori del territorio e alla promozione della cooperazione inter-istituzionale. All’interno del POR-FERS si esplicita quanto tra i risultati attesi della progettazione ci siano «il rafforzamento il ruolo delle istituzioni locali come soggetti chiave delle strategie di investimento, del dialogo interdisciplinare e interistituzionale [...] e la garanzia del coinvolgimento dei cittadini, della società civile e dei diversi livelli di governo competenti nella definizione e implementazione degli investimenti». Questo tipo di approccio, tuttavia, non trova un effettivo riscontro in alcuni approfondimenti effettuati dopo aver


20. Secondo il documento della delibera Giuseppe Amici (presidente), Luigi Capriotti (vicepresidente) e Aldo Rossi (assessore).

21. Dalle interlocuzioni ed i confronti con amministratori e tecnici dei comuni appartenenti all’Unione Montana, ci è stata confermata una non conoscenza del progetto che potrebbe interessare in modo significativo negli anni a venire il loro territorio.

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appreso la notizia della realizzazione del laboratorio tecnologico tramite mezzo stampa. La giunta dell’Unione Montana del Tronto e Valfluvione, nel momento in cui viene approvata la Delibera di giunta che ha per oggetto l’Atto di indirizzo del QuakeLab Center Vettore, vede presenti solamente tre persone20, che rappresentano certamente il numero legale atto alla firma del documento, ma alla stesso tempo un numero significativamente ridotto di figure coinvolte rispetto alla portata dell’operazione che si sta delineando. Il coinvolgimento delle istituzioni locali nei loro diversi livelli risulta quindi solamente millantato laddove le stesse figure sia politiche sia tecniche del territorio in oggetto sono all’oscuro dell’operazione che si sta profilando21, mentre a porre le basi di questa ennesima grande opera sono enti e istituti ben lontani dal voler comprendere le esigenze di cui si fanno portatrici le comunità locali. Quanto alla «garanzia del coinvolgimento dei cittadini e della società civile», questa per ora si è tradotta nell’organizzazione da parte del Comune di Venarotta di un concerto di musica classica in data 24 luglio 2018, intitolato QuakeLab Project - artisti per il QuakeLab Center, a invito.


QLCV: una grande opera inutile

L’attivazione di processi partecipazione come questo tenta, tuttavia, di riprodurre un consenso mediato dalle istituzioni in cui la traiettoria appare preconfigurata, soprattutto laddove l’opzione zero - la possibilità di esprimersi in modo contrario rispetto all’eventualità di realizzazione del progetto - non risulta praticabile, poiché questo è già stato determinato in altre sedi: questo modello di partecipazione, procede verso la legittimazione di un modello di governance basato sulla connessione strutturale tra imprenditorialità pubblica e iniziativa privata. Pensarla come partecipazione delle comunità alle decisioni che le interessano è una farsa.


Ambiente, sviluppo, investimenti: chi ci guadagna e a costo di chi?

Sollevare questa serie di criticità, incongruenze ed errori non significa dire no agli investimenti, al rinnovamento, al progresso a favore di un paesaggio intonso buono per le cartoline ma inabitabile per chi ci vive. Le tematiche sollevate si limitano a mettere in luce come dal punto di vista urbanistico, economico, sociale, amministrativo etc. il progetto si costituisca nella migliore delle occasioni come una cattedrale nel deserto. Un investimento preannunciato di oltre venti milioni di euro, inedito per l’area della comunità del Tronto e Valfluvione è senza dubbio un’occasione da non perdere, ma la ricetta per l’utilizzo dei fondi non va lasciata nelle mani degli specialisti e dei grandi soggetti privati, bensì va discussa con le popolazioni a partire da mandati esplorativi. Le comunità devono essere chiamate a riflettere su come le risorse messe a disposizione possano soddisfare al meglio le proprie

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QLCV: una grande opera inutile

aspirazioni e necessità, in un equilibrio tra intervento umano e tutela delle risorse naturali. Non è necessario perciò elencare la lista dei possibili interventi su scala ridotta che potrebbero disseminarsi positivamente sul territorio, accompagnando azioni di riattivazione produttiva: centri tartuficoli, laboratori di trasformazione dei prodotti alimentari, strutture per il turismo lento, piccoli distretti artigianali, infrastrutture pubbliche per mercati dei produttori locali etc. Le stesse risorse sarebbero impiegate in progettualità rispondenti alle visioni di sviluppo delle comunità dei residenti e non a interessi economici di attori estranei al territorio. Il post-terremoto ha certamente rappresentato, e continua a farlo, l’occasione per molti di vedere realizzati progetti da tempo messi in cantiere, imprimendo una velocità maggiore al loro concretizzarsi. La necessità di ripristinare le condizioni precedenti nel minor tempo possibile non può, tuttavia, giustificare che questi territori siano oggetto di un modello di sviluppo che propone soluzioni standardizzate a prescindere dal contesto in cui sono inserite. Rispondere “NO!” al progetto del QuakeLab Center Vettore significa quindi domandarsi come, dove e quando sarebbe opportuno investire quelle risorse…


Chi decide sui milioni di â‚Źuro per lo sviluppo post-sisma? Progettisti, amministratori locali e investitori lavorano a riciclare un mega progetto e cementificare sulle colline di Ascoli. Un’alleanza tra Dipartimenti Universitari, cordate imprenditoriali locali e join-venture pubblico-private regionali, è pronta a intercettare e direzionare fondi pubblici per il post-sisma. Un vecchio mega progetto, riciclato nel cratere, per edificare ancora, mentre la montagna picena ferita dal sisma esige piccoli interventi di ricucitura contro il deserto che avanza. è urgente informarsi, opporsi e redistribuire le risorse.

noquakelabcenter@gmail.com


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