Nisimazine Alba 2009 #5

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Alba Nisimazine

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21.03.2009

EDITORIALE

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EDITORIAL

FILM DEL GIORNO / FILM OF THE DAY

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LA VITA AGRA

uando sono stata invitata a far parte del team di Nisimazine, giusto una settimana prima che il Festival di Alba cominciasse, non ero sicura di cosa m’aspettasse.Almeno, il volo dal Brasile è stato più tranquillo di quanto m’attendessi, visto che gli altri due partecipanti brasiliani, João e Martha, erano sullo stesso aereo. A Milano abbiamo incontrato Ilkin, il nostro video-blogger che era arrivato dalla Turchia. La sensazione “OK, ora non sono più in Brasile” è cominciata davvero a Torino. Con nessuno di noi quattro che parlasse italiano, ci siamo persi diverse volte prima di riuscire a trovare la stazione. E ora, ad Alba, ogni pranzo e cena suonano sempre di più come delle lezioni di lingue. Ci scambiamo espressioni linguistiche, canzoni…

hen I was invited to be part of the Nisimazine team, just one week before AIFF started, I wasn’t quite sure what to expect. At least the flight from Brazil was calmer than I could have anticipated, since two of the other Brazilian participants, João and Martha, turned out to be on the same plane. In Milan we met Ilkin, our video-blogger who had arrived from Turkey. That feeling of “ok, now I’m not in Brazil anymore” really started in Turin. With none of the four of us speaking Italian, we got lost many times before finding the train station. And now in Alba, each lunch and dinner has been sounding more and more like a language class. We exchange expressions, national songs…

Ora che il festival è quasi finito, posso dire che partecipare a questo laboratorio per critici cinematografici è valso la pena. Dove altrove avremmo potuto trovare persone provenienti da Turchia, Romania, Austria, Regno Unito, Paesi Bassi, Argentina e Italia che partecipavano alla stessa riunione editoriale? Ci occupiamo di prospettive differenti, rispettandole e prendendole in consideranzione per il nostro lavoro.

Now that the festival is almost coming to an end, I can say that the result of this film critic’s workshop was worth the effort. And where else could we have gotten people from Turkey, Romania, Austria, the UK, the Netherlands, Argentina and Italy in the same editorial meeting? We deal with different points of view, respecting and considering them for our own work.

Curiosamente, un continente particolarmente ben rappresentato nella competizione del Festival di Alba è l’Asia. Quindi, come giornalista ho anche avuto la possibilità di scoprire film come Treeless Mountain e No Puedo Vivir Sin Ti.

Interestingly though, one of the main continents particularly present in the films of this year’s AIFF competition is Asia. So as a journalist I have also had a great opportunity to get in contact with films such as Treeless Mountain and No Puedo Vivir Sin Ti.

Sono una reporter latinoamericana in Europa, che scopre l’Asia attraverso il cinema… I viaggi inattesi talvolta possono rivelarsi i migliori!

This is one Latin American reporter in Europe, experiencing Asia though cinema… The unexpected journeys can sometimes be the best! Estela Cotes

Visita il nostro nuovissimo sito internet * WWW.NISIMAZINE.EU * per altri articoli, fotografie e per il VIDEOBLOG del festival

PHOTO BY JOHANNA SCHUH

FOTO DEL GIORNO / PICTURE OF THE DAY

«The Passions and Bonds of the local lovers» « Passioni e legami dei fidanzati albesi»

Carlo Lizzani (Italia/Italy, 1964)

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uciano Bianchi (Ugo Tognazzi) è “responsabile delle attività culturali” di una miniera in fallimento. Finisce per essere licenziato in seguito alla morte di alcuni minatori in un incidente. Disoccupato, Luciano va a Milano con l’unica idea di far saltare in aria con la dinamite la sede centrale della compagnia mineraria. Una volta arrivato in città, tra le altre cose, lavora come pubblicitario e inizia una relazione con una giornalista di sinistra, Anna.

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Una gazzetta speciale pubblicata da NISI MASA, network europeo del cinema giovane A daily gazette published by NISI MASA, European network of young cinema

uciano Bianchi (Ugo Tognazzi) is “cultural manager” of a failing mining company. He ends up fired after some miners die in an accident. Jobless, Luciano goes to Milano with the sole plan of blowing up the headquarters of the mining company with dynamite. Once in the city, he takes a job as a copywriter and hooks up with a leftist journalist, Anna.

Keep in mind that this is a comedy inspired by a famous novel of the 1960s, written by Luciano Bianciardi (is the name similarity Ricordate che si tratta di una commedia between the writer and the protagonist ispirata ad un famoso romanzo degli anni accidental?). The movie is actually a poignant Sessanta scritto da Luciano Bianciardi (la satire of many factors of great interest somiglianza tra i nomi dello scrittore e in Italy at that time. The newly developed del protagonista è una pura coincidenza?). bourgeois groups that were superficially Il film è in realtà una satira pungente che prende di mira argomenti di grande interesse interested in philosophy or politics are cynically shown in all their insincerity; adnell’Italia dell’epoca. I nuovi parvenu che vertising and the dawn of sexually-saturated s’interessavano superficialmente di filosofia commercials are also stripped of their pree politica vengono mostrati cinicamente in tutta la loro insincerità; l’alba della pubblicità sumed air of novelty. From director Carlo Lizzani’s perspective, Italian society is a plache fa leva su ammiccamenti sessuali viene ce of anonymous, merely functional human anch’essa spogliata della sua presunta aria contacts, and capitalist, fast-paced lifestyles. di novità. Secondo la prospettiva del regista Carlo Lizzani, nella società italiana i contatti The film also captures the rise of numerous umani sono anonimi, meramente funzionali, e media, casting a warning over their haphalo stile di vita si conforma ad un capitalismo zard growth. A very good point of Lizzani’s movie is the overwhelming humour which sfrenato. Il film coglie anche l’ascesa dei arises from the absurd scenery of Milano mezzi di comunicazione di massa, lanciando and its inhabitants, strongly resembling a un avvertimento in merito al loro sviluppo Tom Stoppard play, for example. incontrollato. Un altro aspetto di grande interesse del film di Lizzani è l’umorismo travolgente che scaturisce dall’assurdo scenario This movie fits in pretty well with the general theme of the AIFF, as it underlines di Milano e dei suoi abitanti, che somigliano how the political awareness of the luxuryparecchio ad una pièce di Tom Stoppard. starved bourgeoisie became secondary, in favour of entertainment. The primary ‘vicQuesto film si colloca piuttosto bene all’intim’ of this shift of values is the (anti)hero terno del Festival di Alba, poiché sottolinea himself. Luciano gradually lets his main goals come la coscienza politica dei borghesi become ghosts and allows himself to be affamati di lusso divenne secondaria, in fagrabbed by the commodities of the fastvore dell’edonismo. La principale ‘vittima’ growing supercity of Milano. No wonder di questo mutamento nel sistema dei valori Anna, Lizzani’s vivacious and civically/poè l’(anti)eroe stesso. Luciano gradualmente litically conscious insider in Luciano’s life, lascia che il suo scopo primario diventi un eventually leaves him. The moral failure of fantasma e che il consumismo della metroLuciano is the victory of the new Milano poli milanese in rapida crescita lo inghiotta. and its pale inhabitants. Non è una sorpresa che Anna - che Lizzani utilizza come insider vivace e politicamente consapevole nella vita di Luciano - alla fine lo lasci. Il fallimento morale di Luciano è la Mark Racz vittoria della nuova Milano e dei suoi pallidi abitanti.


CRITICA / REVIEW THE MANCHURIAN CANDIDATE (Va’ e uccidi)

John Frankenheimer (USA,1962)

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a’ e uccidi (The Manchurian candidate) racconta la terribile storia del Sergente Raymond Shaw (Laurence Harvey) - Medaglia d’Onore durante la Guerra di Corea - e del Capitano Bennett Marco (Frank Sinatra), disturbato da incubi legati agli eventi della guerra e dal ruolo giocato in essi da Shaw - definito “impossibile da farsi piacere”. I dubbi di Marco sono fondati: Shaw ha infatti subito il lavaggio del cervallo da parte di scienziati sovietici e cinesi, divenendo un assassino inconsapevole, che non ricorda i crimini che commette e, quindi, non può compromettere la propria identità.

he Manchurian Candidate tells the frightening story of Sergeant Raymond Shaw (Laurence Harvey), recipient of a Medal of Honor for his bravery during the Korean War, and Captain Bennett Marco (Frank Sinatra), who is troubled by nightmares about some events of the war and the role Shaw - said to be “impossible to like” - played in them. It turns out that Marco is right in his doubts: Shaw has actually been brainwashed by Soviet and Chinese scientists into becoming an unconscious assassin, who won’t compromise his identity since he does not remember the acts he committed.

Diretto da John Frankenheimer, Va’ e uccidi è un perfetto thriller politico e una pungente satira del Senatore McCarthy e della sua ‘caccia alle streghe’ contro i simpatizzanti del comunismo negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Uscito il 24 ottobre 1962, al culmine della crisi missilistica di Cuba, il film fu un fiasco al botteghino, e fu ritirato dai cinema subito dopo l’assassinio del Presidente John F. Kennedy. Solo a partire dal 1988, quasi 25 anni dopo, il film ha cominciato a riapparire ai festival cinematografici e a guadagnarsi la reputazione di ‘film di culto’. Incluso in quasi tutte le principali liste dei 100 migliori film di sempre, Va’ e uccidi è uno di quei capolavori che si devono assolutamente vedere almeno una volta nella vita.

Directed by John Frankenheimer, The Manchurian Candidate is a perfect political thriller and a biting satire of Senator McCarthy and his ‘witch hunt’ against communist sympathizers in the United States’ administration during the 1950s. Released on October 24th 1962, at the very height of the Cuban missile crisis, the movie totally failed at the box-office, and was pulled from distribution right after the assassination of American President John F. Kennedy. It wasn’t until 1988, almost 25 years later, that it started to reappear at film festivals and gained the status of ‘cult movie’. Included in nearly all major Top 100 Films lists, The Manchurian Candidate is one of those masterpiece movies which definitely have to be seen during one’s lifetime.

Ilkin Mehrabov

-------------------------------------------------------------------------------Il regista iraniano Rouhollah Hejazi partecipa in concorso al Festival di Alba con il suo film bello ma triste Among the Clouds (Dar Miane Abrha). Presentato e premiato per la prima volta al Fajr Film Festival di Teheran nel 2008, e da allora già proiettato in diversi altri importanti festival come Rotterdam, Palm Springs e Vancouver, questa è la prima volta che il film incontra il pubblico italiano.

PHOTO BY JOHANNA SCHUH

Iranian filmmaker Rouhollah Hejazi is participating in the competition section of this year’s Alba Festival with his beautiful yet sad movie Dar Miane Abrha (Among the Clouds). First shown and awarded at the Fajr Film Festival 2008 in Tehran, and since screened at some other important festivals such as Rotterdam, Palm Springs and Vancouver, this is the first time he is encountering Italian audiences.

INTERVISTA / INTERVIEW

ROUHOLLAH HEJAZI Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Quando riusciremo a vedere il tuo prossimo film? Al momento non sto lavorando molto al mio secondo film. Ho una prima stesura della sceneggiatura, ma non sono soddisfatto. Ci lavoro già da un anno e spero d’arrivare alla stesura definitiva l’anno prossimo. Cosa pensi del futuro del cinema iraniano? A dire la verità, con la presenza di una nuova generazione di cineasti iraniani ci dovremmo attendere un nuovo tipo di cinema, che sarà differente da com’era nel passato. La colonna sonora del film è molto bella. Sarà distribuita commercialmente? Ali Samad Pour, che ha composto le musiche, è un nuovo musicista di talento. Ha già composto le musiche per quattro film e di solito incide le colonne sonore. Farà quindi uscire il CD dopo l’uscita del film in Iran, tra qualche mese.

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uale è stata la motivazione che ti ha spinto a scrivere questa sceneggiatura? Sono nato ad Abadan nella parte meridionale dell’Iran, vicino al confine con l’Iraq. Si tratta di una delle città più colpite durante il conflitto durato otto anni tra Iran e Iraq. Avevo solo un anno e mezzo quando ho dovuto lasciare Abadan, ma è sempre rimasto un mio desiderio realizzare il mio primo film in quella parte dell’Iran. Pensi d’essere riuscito a esprimere tutto quello che avevi in mente, a realizzare tutte le tue aspettative in Among The Clouds? No, ovviamente no, perché si trattava del mio primo film. Realizzare un primo film pone sempre molti problemi in fase di preparazione. E per questo penso di non essere stato in grado di esprimere tutto quel che avevo in mente. Vi sono riuscito solo in parte. Puoi dirci qualcosa su di te? Come hai iniziato a girare film? Ho iniziato con alcuni programmi brevi per bambini

realizzati per la televisione iraniana. In seguito, ho realizzato quattro video lunghi, sempre per la televisione. Questo è il mio primo lungometraggio ed è pure la prima volta che ho collaborato con il Centro per il cinema documentario e sperimentale in Iran. Alla fine del film mi sono chiesto cosa succederà a Nora e Malek. Hai pensato ad un possibile proseguimento per la storia? Si tratta in verità di un finale aperto. Ciò che conta non è che lei scelga di rimanere o andare, ma che Malek, a causa del suo amore per lei, le dà tutto ciò che ha, tutti i suoi beni e soldi. È un finale molto aperto. Dove hai trovato il tuo cast? Alcuni di loro erano debuttanti o erano tutti professionisti? La ragazza, Nora (Elnaz Shakerdoost), è un’attrice professionista. Con Malek (Younes Ghazali) ho già girato due film prima di questo. L’ho scoperto io. Non è un attore professionista, ma gli ho chiesto di recitare in uno dei miei film. Gli altri attori sono soprattutto attori di teatro amatoriale.

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hat was your motivation when you started writing the script? I was born in Abadan in the southern part of the Iran, near the Iraqi border. It was one of the cities touched a lot by the Iraqis during the 8 years of the IraqIran war. I was only one-and-a-half years old when I had to leave Abadan, but it was always a wish for me to make my first film there, in that part of Iran. Do you think you were able to reflect everything that was on your mind in Among The Clouds, all of your expectations? No, obviously not, because it was a first film. Making a first film always has lots of problems to prepare the ground for. And that’s why I think I wasn’t able to reflect all of what was on my mind. I just achieved some part of it. Can you tell us a little bit about yourself? How did you start filmmaking? I started with some short children’s pro-

grammes for Iranian television. After that I made four long videos, again for television. This is my first feature movie and also the first time I have collaborated with the Documentary and Experimental Film Center (DEFC) of Iran. At the end of the movie I wondered very much what would happen to Nora and Malek. Do you have any continuation of the movie in your mind? It is an open ending actually. The important thing is not whether she chooses to stay or go, but that Malek, because of his love to her, gives her everything he has, all his belongings and money. That’s a very open ending. Where did you find your cast? Were some of them first-time actors or were they all professionals? The girl, Nora (Elnaz Shakerdoost), is a professional actress. With Malek (Younes Ghazali) I had already done two films before this one. He was discovered by me. He was not a professional actor, but I asked him to perform in one of my movies. And the others are mainly theatre actors, but not professionals - amateurs. What are your plans for the future? When will we be able to see your next movie? I’m hardly involved with my second film. I have a treatment of the script but I’m not satisfied. I have worked on it for a year now and I’m hoping to have a final draft next year. What do you think about the future of Iranian cinema? Actually, with the presence of a new generation of Iranian filmmakers we should wait for a new kind of cinema, which will be different from what we saw in the past. The soundtrack of the movie was very beautiful. Will it be released commercially? Ali Samad Pour, who made the music, is a new, talented musician. He already created music for four films and he usually releases the soundtrack. So he’s going to do the CD after the release of the film in Iran, which should be in a few months.

Ilkin Mehrabov


Fondi europei per il cinema: l’ultima speranza? European film funds: the last hope?

Perché tutto ciò era così importante? Perché i fondi cinematografici europei hanno giocato un ruolo essenziale nell’aiutare i nuovi cineasti di questi paesi ad emergere. Istituzioni come l’Hubert Bals Fund, Fond Sud o il World Cinema Fund hanno offerto un aiuto finanziario di cui avevano grande bisogno, all’inizio delle loro carriere, ad artisti come Lisandro Alonso, Apichatpong Weerasethakul o Tsai Ming-liang, oggi cineasti acclamati e considerati punti di riferimento estetici per il cinema. Qui ad Alba, il neonato TorinoFilmLab sta facendo la sua parte, avendo invitato più di 30 progetti per i suoi programmi di training e sviluppo, e stabilendo premi tra i 50.000 e i 200.000 euro in occasione del suo evento conclusivo, in novembre. Il flusso dei fondi europei per i film dei paesi del Terzo Mondo è stato particolarmente cospicuo nei tardi anni Novanta, quando le ricette economiche degli esperti del neoliberalismo che venivano applicate alla lettera avevano scarsa considerazione per le spese destinate alla cultura in generale - e per il cinema giovane in particolare. Anche nei casi laddove esisteva una qualche forma di sistema di finanziamento governativo questo non era facilmente accessibile per i debuttanti. Oggi, quindi, i fondi cinematografici europei sono divenuti il supporto irrinunciabile per i giovani cineasti che cercano di realizzare i propri film e di farli vedere al maggior numero possibile di spettatori (cosa che nel circuito della distribuzione internazionale oggi si dimostra non tanto un business quanto piuttosto un’avventura, se non addirittura una missione suicida). Nondimeno, molti pensano che una tale dinamica abbia anche i suoi svantaggi, come ad esempio la ricerca incessante del ‘prossimo trend’ (come sono stati già il cinema iraniano, argentino e rumeno), e l’ingerenza che questi fondi possono avere avuto sui progetti – ingerenza che talvolta è divenunta una forma di dipendenza. Ciò si tradurrebbe in progetti fatti su misura per assecondare il tipo d’immaginario e di storie “locali” che il pubblico e i comitati di selezione europei s’aspettano. Queste attese (e la voltontà dei cineasti di rispettarle al fine d’ottenere

Sebbene la crisi finanziaria stia sicuramente avendo un effetto sull’industria del cinema indipendente, i fondi cinematografici sono ancora lì a tendere la mano a quei giovani e talentuosi cineasti che hanno bisogno di loro per realizzare la propria visione artistica. E mentre alcuni sperano davvero che l’economia mondiale non elimini queste possibilità, altri invece credono che questa situazione da “si salvi chi può” possa rapprentare un’occasione per una crescita autosufficente delle proprie cinematografie indipendenti. Il dibattito è ancora aperto.

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arlier this month, an editorial in the Argentinean film website otroscines.com entitled “Bye Bye Europe” reported on a situation that was (and still is) seen as very troublesome: several European governments have decreased the percentage of their financial support for film funds intended to help filmmakers from non-European countries - such as, for example, the Dutch Hubert Bals Fund of the Rotterdam Film Festival. The general landscape the article depicted was that the financial crisis had finally reached the film funds circuit worldwide, and that this would surely have an impact on the development of independent cinema in non-EU countries, specifically in Argentina. Why was this so important? Well, because the role European film funds have played in the emergence of new filmmakers from these countries has been essential. Artists like Lisandro Alonso, Apichatpong Weerasethakul and Tsai Ming-liang – who are now renowned filmmakers, regarded as aesthetic beacons for cinema – were all granted at some point early in their careers a much-needed helping hand from institutions such as the Hubert Bals Fund, Fond Sud or the World Cinema Fund. Here in Alba, the recently created TorinoFilmLab is doing its share by inviting more than 30 projects for its Training and Development Programmes, and planning to award 50.000 - 200.000 euros at its final event, in November. The flow of European funds for Third World countries’ films was particularly strong during the late 90s, when the economic recipes of neoliberal think-tanks that where strictly applied had very little consideration

DENTRO IL FESTIVAL / INTO THE FESTIVAL

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R O C K M A R AT H O N

difficile immaginare Easy Rider senza la musica di “Born to Be Wild”. Rock e cinema, per certo, sono amici di vecchia data e di rado hanno avuto dissapori, come hanno dimostrato Jailhouse Rock di Elvis, This is Spinal Tap di Rob Reiner o, più recentemente, Almost Famous di Cameron Crowe. Rock e cinema hanno inoltre viaggiato a braccetto sul lungo sentiero costruito dall’arte verso la libertà, la ribellione e verso quello che il professore del film di Linklater School of Rock ha definito “sticking it to the Man” (metterglielo…) L’evento Maratona Rock, riposta nelle mani del rinomato fotografo italiano Guido Harari – che ha immortalato questo legame nei suoi ritratti di Lou Reed, Bernardo Bertolucci, Tom Waits, Robert Altman, Frank Zappa, Michelangelo Antonioni, e Bob Dylan (fra gli altri) – ci condurrà attraverso questa storia condivisa. Qui ad Alba la lunga e tortuosa strada che il rock e il cinema hanno solcato ci guiderà fino a Joe Strummer: the future is unwritten, un documentario su un uomo che probabilmente è fra i pochi – mentre è sul palco con i The Clash – che effettivamente “stuck it to the Man” (glielo ha messo…).

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from Liverpool (2008) by Lisandro Alonso

finanziamenti) hanno condotto alcuni film a ritrarre temi e personaggi locali in una maniera che sono stati anche interpretati come risultato di un’internalizzazione della prospettiva europea sulla propria cultura. Sul piano più prettamente finanziario, questi progetti si allontanano ulteriormente dai sistemi di finanziamento emanati dai governi locali, poiché l’esistenza di questi fondi dà alle istituzioni ufficiali la scusa per continuare a finanziare solo cineasti già affermati o ben introdotti.

from Tropical Malady (2004) by A.Weerasethakul

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ll’inizio del mese corrente, un editoriale comparso sul sito internet argentino di cinema otroscines.com - intitolato “Bye Bye Europe” – commentava una situazione che era (e ancora è) molto problematica. Diversi governi europei hanno diminuito la percentuale del loro supporto finanziario ai fondi cinematografici che sovvenzionano i cineasti dei paesi extraeuropei - come, per esempio, l’olandese Hubert Bals Fund del Festival di Rotterdam. L’articolo dipingeva uno scenario generale in cui la cristi finanziaria aveva infine raggiunto anche il circuito dei fondi cinematografici di tutto il mondo; questo avrebbe sicuramente avuto ripercussioni sullo sviluppo del cinema indipendente nei paesi non membri dell’Unione Europea, e più in particolare in Argentina.

FOCUS

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t’s hard to imagine Easy Rider without the sound of “Born to Be Wild”. Rock and cinema have been good friends for a long time, in fact they have rarely had an argument, as in Elvis’s Jailhouse Rock, Rob Reiner’s This is Spinal Tap or, more recently, Cameron Crowe’s Almost Famous have proven over time. Rock and cinema have also been traveling partners on the long path that art has built towards freedom, rebellion, and what the teacher in Linklater’s School of Rock referred to as “sticking it to the Man”. In the hands of the renowned Italian photographer Guido Harari - someone who has captured this link in his portraits of Lou Reed, Bernardo Bertolucci, Tom Waits, Robert Altman, Frank Zappa, Michelangelo Antonioni, and Bob Dylan (among many others) - the Rock Marathon Event will take us through this shared history. Here in Alba, the long and winding road that rock and cinema have traveled will lead to Joe Strummer: the future is unwritten, a documentary about a man who probably is one of the few guys who - while on stage with The Clash - actually stuck it to the Man.

Agustín Mango

for cultural spending in general, and young cinema in particular. Even in the cases where there was some sort of government funding system, it was certainly not easily accessible for newcomers. So today, European film funds have become a backbone for young filmmakers trying to get their films made and seen by as many people as possible (which within the current international distribution circuit has proven to be not so much a business as an adventure, or even a suicide mission). However many people think that such a dynamic has also had its downsides, such as the search for the ‘next big trend’ (like the cinemas of Iran, Argentina and Romania), and the degree of influence these funds have had in projects –this influence sometimes becoming a kind of dependency. This would translate into projects being tailor-cut to fit the kind of “local” imagery and stories expected by European audiences and selection committees. These expectations (and

the filmmakers’ will to follow them in order to get financing) have driven certain films to portray local issues and characters in a way that some have interpreted as the result of internalising the European perspective when looking at one’s own culture. On the more financial side, these projects get further away from local government funding, as the presence of these funds give official institutions the excuse to keep financing already established or well-connected filmmakers. Although the financial crisis is surely having an effect on the independent film industry, film funds are still there to lend a hand to those talented young filmmakers who need them to realise their visions. And while some are really hopeful that the world’s economy won’t destroy this option, many also believe that this hypothetical “save ourselves” situation can be an opportunity for the self-sufficient growth of their local independent cinemas. The debate is still open.

Agustín Mango

PROGRAMMA DEL GIORNO TODAY’S PROGRAMME 9:30 Fondazione Ferrero They Have a Dream. Dalla parte del sogno: passione politica e civile fra Italia e Stati Uniti Conversazione con i giornalisti Mario Adinolfi, Andrea Scanzi,Teresa Sforza e il diplomatico Eric Robert Terzuolo. Modera Gino Ventriglia They Have a Dream. Political and Civil Passion between Italy and the USA Conversation with journalists Mario Adinolfi, Andrea Scanzi, Teresa Sforza and diplomat Eric Robert Terzuolo. Moderated by Gino Ventriglia 14:30 Fondazione Ferrero Lo spirituale in immagini Conversazione con Bruno Fornara, Dario Viganò, Pier Mario Mignone e i giurati della giuria internazionale Signis The spiritual in pictures Conversation with Bruno Fornara, Dario Viganò, Pier Mario Mignone and the members of the International Signis jury 15:00 Cityplex 1 Steve Della Casa (Hollywood Party, Radio3) presenta La vita ricomincia Steve Della Casa (Hollywood Party, Radio3) presents La vita ricomincia 17:30 Cityplex1 Il giornalista Luca Rastello presenta Black Narcissus Journalist Luca Rastello presents Black Narcissus 15:30 Sala Ordet Il regista Renzo Martens presenta Episode 3 - Enjoy Povertà Director Renzo Martens presents Episode 3 - Enjoy Poverty

17:30 Sala Ordet Il produttore Ashley Jenkins presenta Afghan Star Producer Ashley Jenkins presents Afghan Star 20:30 Sala Ordet Il cantante Francesco Bianconi (Baustelle) presenta La vita agra Singer Francesco Bianconi (Baustelle) presents La vita agra 23:00 Sala Ordet Il fotografo Guido Harari introduce la maratona notturna Passione rock Photographer Guido Harari introduces the night marathon Passione rock


Nisimazine ALBA

21. 03. 2009 / # 5

CRITICA / REVIEW

A daily gazette published by the association N I S I M A S A with the support of the Alba International Film Festival and the Youth In Action programme of the European Union EDITORIAL STAFF Director of Publication Matthieu Darras Editors in Chief Paolo Bertolin, Jude Lister

BLACK NARCISSUS (Narciso Nero) Michael Powell, Emeric Pressburger (UK,1947)

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n gruppo di suore, capeggiate da Madre Clodagh (interpretata da una giovane Deborah Kerr), è inviato sull’Himalaya per aprire un ospedale e un centro educativo per la comunità locale. A tal fine, un generale assegna loro un antico palazzo, che un tempo ospitava una casa di cortigiane. L’atmosfera del luogo, i venti che soffiano e l’esotica popolazione locale iniziano a distrarre le suore. All’improvviso, si ritrovano a passare sempre più tempo a ricordare la vita prima del convento, e alcune tra loro si sentono tentate dalla nuova casa. La tensione sale, e il film diviene un horror dove le suore combattono contro la tentazione.

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group of nuns, led by Sister Clodagh (played by a young Deborah Kerr), is sent to the Himalayas to establish a hospital and an educational centre for the local community. For this purpose, a general gives them an ancient palace, which used to be a house of courtesans. The place, the whistling winds and the exotic people start to distract the sisters. Suddenly, they spend a lot of time remembering life before the mission, and some of them feel disturbed by their new home. The tension grows, and the film becomes a horror movie as the nuns fight against temptation.

EMILY ATEF

The controversial production, directed by Michael Powell and Emeric Pressburger, was based on a novel by Rumer Godden. The movie won the Oscar for Best Art DirectionSet Decoration (Alfred Junge) and for Best Cinematography (Jack Cardiff). It also won the New York Film Critics’ Circle Award for Best Actress for Kerr’s performance.

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ncluso nel concorso Andar per film, The Stranger in Me racconta la storia di una donna che fatica ad accettarsi come madre. Si tratta del secondo film della regista franco-iraniana Emily Atef, che è nata a Berlino e ha vissuto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia.Tali esperienze hanno condotto questa cineasta di 36 anni a essere tra i nomi più promettenti del cinema tedesco contemporaneo. Da giovane, Emily Atef ha studiato recitazione, scoprendo, però, che non era quel che voleva realmente. Ma tale esperienza non si è rivelata inutile: presso il teatro di Londra dove ha lavorato per quattro anni e mezzo ha scoperto la sua vera

vocazione; a quel punto ha iniziato a scrivere cortometraggi. Un giorno, seguendo il consiglio di un amico, fece domanda per entrare all’accademia di cinema DFFB. Questo passo le avrebbe permesso pure di ritrovare la sua città natale, Berlino, che aveva lasciato quando aveva solo sette anni. “Guardavo film da mattina a sera“, dice. “Era la cosa migliore da farsi alla scuola di cinema“. Al DFFB ha stretto delle buone amicizie e ha fatto la conoscenza di collaboratori che sono rimasti al suo fianco sino alla realizzazione di The Stranger in Me – come la produttrice Nicole Gerhards, la co-sceneggiatrice Esther Bernstorff e l’operatore Henner Besuch.

Prima di The Stranger in Me, Atef ha diretto, durante il corso al DFFB, il cortometraggio documentario XX to XY: Fighting to be Jake, incentrato su un suo amico britannico nato donna, ma che riteneva d’essere in un corpo sbagliato, visto che si considerava un uomo. In seguito, Atef ha diretto Molly’s Way, il suo primo lungometraggio, realizzato anch’esso con il sostegno del DFFB. Il film, storia di una donna irlandese che arriva in una piccola città mineraria polacca alla ricerca del padre del bambino che porta in grembo, ha fatto conoscere il suo nome nell’industria cinematografica.

Cinefila appassionata, Atef ritiene che una serata ideale tra amici debba sempre includere una capatina al cinema. Quando le si chiede quali registi ammiri nel cinema contemporaneo, lei menziona Carlos Reygadas, Bruno Dumont e Claire Denis.Trova interessanti anche cineasti tedeschi come Hans-Christian Schmid, Andreas Dresen e Fatih Akin. “E, ovviamente, i maestri: Bergman, Cassavetes, Kiarostami... e così via...” In futuro sentiremo ancora parlare di lei, visto che sta preparando il suo terzo lungometraggio, Kill me che mette insieme una dodicenne che vuole togliersi la vita e un evaso di 43 anni. Atef lo descrive come un “road movie che attraversa la Germania, valicando la frontiera francese, in direzione Marsiglia”. È stata pure invitata ad adattare il romanzo svizzero Night train to Lisbon di Pascal Mercier, che sarà girato in Francia con un cast francese. È chiaro: non ci sono frontiere per il cinema di Emily Atef.

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Translators Mirtha Sozzi, Paolo Bertolin Layout Maartje Alders Contributors to this issue Estela Cotes, Martha Lopes Agustín Mango, Ilkin Mehrabov Mark Racz, Johanna Schuh Gerdien Smit, João Cândido Zacharias Printer L’Artigiana S.N.C. Corso Bra, 20 - 12051 ALBA (Cn) ITALY Tel +39 0173 362353 Alba InternationAL Film Festival 2009 Tel - Fax +39 011 4361912 info@albafilmfestival.com

NISI MASA (European Office)

10 rue de l’Echiquier, 75010, Paris, France. Tel + 33 (0)1 53 34 62 78 europe@nisimasa.com W W W. N I S I M Awww.nisimasa.com ZINE.EU

Martha Lopes

Sebbene The Stranger in Me abbia un côté sociale, non era l’intenzione di Atef porlo al centro del film. “Esther (Bernstorff, la co-sceneggiatrice) e io non volevamo realizzare un film politico. Intendevamo comporre il ritratto di una donna forte ed equilibrata che dopo il parto non riesce a provare affetto per il bambino e precipita in una profonda depressione”, dice Atef. “Non riconosce più se stessa”. Facendo ricerche in vista della realizzazione del film, Atef ha scoperto che il 10-20% delle madri soffre di depressione post-natale e che, cosa assai sorprendente, pochi sanno di questo malessere in verità facilmente curabile.

photo © Maciej Zienkiewicz

RITRATTO / PORTRAIT

João Cândido Zacharias

order. It also carries a lot of symbolism: the weak Sister Ruth, the charming agent Mr. Dean and the mysterious Holy Man all represent the passion that disturbs the nuns. On the other side, Sister Superior Clodagh represents duty.

This British classic from 1947 was really modern for its time, since it dealt with the humanity of women in a religious

Questo classico britannico del 1947 era davvero moderno per i suoi tempi, occupandosi delle debolezze umane di alcune donne appartenenti ad un ordine religioso. Presenta pure numerosi simbolismi: la debole Sorella Ruth, l’affascinante agente Dean e il misterioso santone rappresentano tutti la passione che turba le suore. D’altro canto, la Madre Superiora Clodagh rappresenta il dovere.

Questa controversa produzione, diretta da Michael Powell e Emeric Pressburger, fu tratta da un romanzo di Rumer Godden. Il film vinse l’Oscar per le migliori scenografie (Alfred Junge) e per la migliore fotografia (Jack Cardiff). Ha anche vinto il premio dell’associazione dei critici cinematografici di New York per la miglior attrice, per l’interpretazione di Deborah Kerr.

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ne of the titles featured in the Andar per film competition, The Stranger in Me is the story of a woman dealing with her own difficulty in adapting to life with a child. It is also the second feature film by Franco-Iranian director Emily Atef, who was born in Berlin and has lived in the United States, the United Kingdom and France. The building-up of such life experiences has brought this 36-year-old filmmaker to be one of the most promising names in German cinema right now.

Emily Atef studied acting when she was young, only to find out that it was not what she really wanted. But the experience was not for nothing: it was in the London theatre where she stayed for four and a half years that she discovered her real vocation, at which point she started to write short films. One day, following a tip from a friend, she applied for the DFFB Film Academy. This move would also allow her to reencounter her home town, Berlin, which she had left when she was just seven years old. “I watched films from morning to night“, she says. “That was almost the best element of film school“. At the DFFB she made good friends and met collaborators who went on to be by her side during the making of The Stranger in Me – such as producer Nicole Gerhards, co-writer Esther Bernstorff and cameraman Henner Besuch. Before The Stranger in Me, Atef directed, during the DFFB course, the short documentary XX to XY: Fighting to be Jake. It focused on a British friend of hers who was born a woman but believed to be in the wrong body, as he considered himself to be a man. After that Atef went on to direct Molly’s Way, her first feature, which was also made with DFFB support. The film, a story of an Irish woman who arrives in a small coalmining town in Poland to find the father of her unborn child, made the director’s name known for the first time within the cinema industry. Even though The Stranger in Me has a social side to it, this was not Atef’s first intention. “Esther (Bernstorff, co-writer) and I didn’t set out to make a political film.We wanted to make a portrait of a strong and stable woman who gives birth, feels nothing and falls into a deep hole”, she says. “She becomes a stranger to herself ”. Researching for the film, Atef found out that 10 to 20% of all mothers suffer from post-natal depression and, shockingly, very few people know about this curable disease. A fan of cinema-going herself, Atef believes that the idea of a perfect evening must include a trip to the movies. Asked which directors she admires in cinema nowadays, she points out the works of Carlos Reygadas, Bruno Dumont and Claire Denis. She is also interested in German filmmakers, such as Hans-Christian Schmid, Andreas Dresen and Fatih Akin. “And, of course, the masters Bergman, Cassavetes, Kiarostami... and the list goes on...” We are going to hear much more of her in the future, as she is right now developing her third feature, Kill Me, which puts together a 12-year-old girl who wants to die and a 43-year-old man running from prison. Atef defines it as “a road movie that goes through Germany, across the border to France, all the way to Marseille“. She was also invited to direct a film adaptation of the Swiss novel Night Train to Lisbon, by Pascal Mercier, which will be shot in France with a French cast. There are clearly no boundaries for Emily Atef’s cinema.


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