Swiss Sound Box , Peter Zumthor

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Peter Zumthor Indice (Basilea, 26 aprile 1943)

Monica Bercigli Maddalena Branchi Matteo Carbone

Peter Zumthor vita e opere

2000 Expo Hannover Il Riutilizzo

Padiglione della Svizzera

Legno:Sostenibile e riciclabile Materiale Tecnica costruttiva

Il Progetto Il Suono dell’Architettura


Peter Zumthor (Basilea, 26 aprile 1943)

Figlio di un ebanista, Zumthor imparò falegnameria fin da piccolo. Nel 1963 Zumthor acquisisce il diploma di modellatore presso la Kunstgewerbeschule di Basilea. Nella seconda metà degli anni sessanta studia architettura presso il Pratt Institute di New York. Nel 1968 viene assunto come architetto presso l'Ufficio monumenti del Cantone dei Grigioni; nel 1978 ottiene la cattedra di Urbanistica presso l'Università di Zurigo. Nel 1979 inaugura il proprio Studio di architettura, Atelier Zumthor, aHaldenstein, un piccolo villaggio alpino nei pressi di Chur. Zumthor ha lavorato a molti progetti di restauro storici, che gli hanno permesso di conoscere più a fondo le relazioni tra i vari materiali per la realizzazione di edifici rustici. Mentre sviluppa le sue capacità, Zumthor è capace di incorporare la sua conoscenza dei materiali in una costruzione modernista e dettagliata. I suoi edifici esplorano le qualità tattili e sensoriali di spazi e materiali, pur mantenendo una sensazione minimalista. Tra i vari riconoscimenti internazionali conseguiti, Zumthor ha ricevuto nel 1989 la medaglia d’oro Heinrich Tessenow dalla Heinrich-Tessenow-Gesellschaft e.V. (Alfred Toepfer Stiftung F.V.S.), nel 1996 la Thomas Jefferson Medal in Architecture, nel 1998 il Carlsberg Architecture Prize per il progetto del museo di Bregenz (Austria) e per i bagni termali a Vals nel Canton Grigioni (Svizzera). Prima di essere insignito nel 2009 del Premio Pritzker, ha anche ricevuto nel 2008 il Praemium Imperiale dall'imperatore del Giappone. Ha insegnato al Southern California Institute of Architecture di Los Angeles, alla Technische Universität di Monaco, alla Harvard Graduate School of Design e all'Accademia di architettura di Mendrisio (Università della Svizzera Italiana)[2].

2001-2007 Museo diocesano Kolumba Colonia, Germania (1997, concorso di idee)

2007 Germania Bruder Klaus Kapel Gallery

1986-1996 Bagni termali di Vals

1989-1997 Kunsthaus di Bregenz

Dei lavori di Zumthor sono stati pubblicati solo quelli di tipo narrativo e fenomenologico, altri non sono stati pubblicati a causa delle sue credenze filosofiche. 1985-1986 Coperture per gli scavi archeologici romani di Coira, Svizzera 1985-1986 Studio Zumthor, Haldenstein 1985-1988 Cappella di San Benedetg a Somvix, Svizzera 1989-1993 Residenza per gli anziani a Coira-Masans, Svizzera 1986-1996 Bagni termali di Vals, Svizzera 1989-1997 Kunsthaus di Bregenz 1990-1994 Casa Gugalun a Safiental 1989-1996 Quartiere residenziale Spittelhof, Biel-Benken, Baselland, Svizzera 1997-2000 Padiglione della Svizzera all'Expo 2000 ad Hannover, Germania 2001-2007 Museo diocesano Kolumba a Colonia, Germania (1997, concorso di idee) 2007 Cappella di San Nicola de Flue a Hof Scheidtweiler, Mechernich, Germania Bruder Klaus Kapel Gallery

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2000 EXPO HANNOVER - IL RIUTLIZZO Il tema scelto per l’Expo:

“Humankind, Nature, Technology Energetic and space economy” Periodo: 1 giugno-31 ottobre 2000 Area espositiva: 170 ettari Visitatori: 18 milioni

2000 Padiglione svizzero World Expo di Hannover

La prima esposizione internazionale nella storia della Germania è anche storicamente la prima manifestazione alla quale il comitato del BIE (Bureau International des Exposition) concede il riutilizzo di strutture preesistenti. Ma né l’occasione del decennale della riunificazione delle due Germanie né il passaggio al nuovo millennio porteranno fortuna all’Expo che chiuderà i battenti con un risultato ben al di sotto dei 40 milioni di visitatori previsti e con un deficit pesante (1,2 miliardi di Euro). Il piano dell’Expo si fondava sul principio ragionevole e razionale di utilizzare i terreni della Fiera esistente costruita nel 1947 (100 ettari) integrandoli nel nuovo recinto con una superficie supplementare di 70 ettari. Sarebbero quindi stati solo 70 ettari di paesaggio ad essere trasformati secondo una filosofia di intervento che mirava alla - conservazione della natura preesistente: il tema dell’Expo è Uomo. Natura. Tecnologia. - uno sviluppo sostenibile e allo sfruttamento di infrastrutture già esistenti: trasporti, parcheggi, ferrovia

Abbiamo chiamato il Padiglione svizzero per l'Expo 2000 di Hannover "Klangkörper Schweiz". Invece di mostrare le informazioni teoriche e / o virtuale per promuovere la Svizzera, la nostra idea di base era quella di offrire qualcosa di concreto per i visitatori dell'Expo, stanchi di studiare gli altri padiglioni nazionali: un luogo accogliente in cui riposarsi, un luogo dove stare, un luogo che offre un qualcosa di gustoso dalla Svizzera, musica dal vivo "unplugged", che muove e cambia tutto lo spazio, un'atmosfera rilassata. L'idea di creare un Gesamtkunstwerk aveva sparato la nostra immaginazione. Musica drammatica interpretata da musicisti che si muovessero nello spazio espositivo, offerte culinarie, moda e parole chiave sulla Svizzera scritto in luce sul EAMS e con mano leggera:

tutto questo è stato progettato per fondersi con l'architettura, una struttura spaziale di travi di legno.

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LEGNO: SOSTENIBILE E RICICLABILE Riferendosi al suo apprendistato come ebanista nel l aboratorio del padre: " Crebbi costruendo cose concrete. (...) Sono un falegname in questo senso, nel tentativo di conoscere il materiale con il quale lavoro, i suoi limiti, le sue potenzialità, l'effetto che avrà il tempo su di esso...". Nel caso del Padiglione Svizzero dell'Expo 2000 di Hannover, l'intuizione progettuale trae origine da un' immagine frequente, consueta: il semplice accatastamento delle assi di legno in un qualsiasi deposito o magazzino di falegnameria o carpenteria. I 3000 mc. del piccolo edificio sono infatti costituiti da ben 45.000 assi di legno non stagionato, assemblate senza uso di collanti: le pareti -alte 9 m.- suddividono lo spazio interno secondo una logica labirintica e complessa, mentre i soffitti costituiti da travi di larice poggiano su travi verticali di pino scozzese.

Per questo motivo, i materiali utilizzati nelle sue opere non subiscono trattamenti per garantirne l'immutabilità nel tempo: "Mi preoccupo molto dell'invecchiamento dei miei edifici, che siano economici da mantenere. Ciò che perseguo con la mia architettura è che duri, che perduri. Però, mi piace introdurre elementi e fenomeni naturali nelle mie opere, che riflettano il passare del tempo. Per esempio, la mia chiesa è costruita in legno. Come nelle vecchie fattorie, diventerà più scuro con il sole e si annerirà nella facciata sud, mentre assumerà una sfumatura argentata in quella nord".

Sono mantenute ferme da cavi d'acciaio collegati a tiranti a molla, dal design minimale ed elegante, che "seguono"il legno nella sua natura di materiale cangiante e vivo. A proposito delle possibilità espressive offerte da questo materiale, Zumthor afferma: " una volta, un mio collega spagnolo mi chiese come avrei immaginato una casa di legno. All'improvviso, ebbi la visione di un blocco di legno massiccio delle dimensioni di una casa, un denso volume fatto di strati orizzontali e scolpito secondo forme regolari. Una casa come questa cambierebbe la sua forma, si dilaterebbe e contrarrebbe, aumenterebbe e diminuirebbe di altezza, fenomeni che dovrebbero essere parte integrante del progetto".

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MATERIALI 144 km di legname con una sezione trasversale di 20 x 10 cm, per un totale di 2.800 metri cubi di larice e pino Douglas da foreste svizzere, assemblati senza colla, chiodi o bulloni, solo rinforzato con cavi in acciaio, e con ogni fascio di essere premuto su quello sottostante. Dopo la chiusura dell'Expo, l'edificio fu smontato e rivendute ai costruttori al prezzo maggiorato del legno stagionato secondo un alto saggio di dismantling;

TECNICA COSTRUTTIVA L’articolazione spaziale di questa particolare architettura, dove possono penetrare il vento e in certi punti anche la pioggia e il sole, è creata da unità costruttive disposte alternativamente in senso longitudinale e trasversale, come in tessuto, composte da pareti parallele molto ravvicinate. Tali pareti, a loro volta, sono costituite da travi lignee di taglio uniforme, a strati sovrapposti, alternati a listelli. Legno della Svizzera, tagliato di fresco, larice per le travi trasversali, pino per quelle longitudinali. Quasi 3.000 metri cubi di massa biologica: travi di legno, accatastate per l’essiccazione. Le lunghe pareti, i effetti pacchetti di pareti, sono compresse da cavi in tensionee grandi molle di acciaio. Alti strati di travi, inseriti in senso trasversale all’altezza della copertura, collegano le pareti tra loro rinforzando la costruzione. Una struttura tenuta insieme dalla sola pressione e dall’attrito che ne deriva nei punti di pressione delle travi sovrapposte.

Niente viti, niente chiodi, niente giunti, niente fori, niente colla.

"Ogni materiale possiede un suo specifico linguaggio espressivo" questo celebre detto di Adolf Loos è riconosciuto da Peter Zumthor come principio basilare del suo approccio con l'architettura, perché , come sostiene lo stesso progettista:

"in ognuna delle mie opere, il materiale ha dettato le sue leggi. (...) I progetti nascono da un'idea e questa idea, nel mio caso, viene sempre accompagnata da un materiale. Non concepisco un modo di progettare in cui la forma si decida prima e i materiali poi". 4


IL PROGETTO La svizzera è presente all’Expo di Hannover con un evento di tipo sensoriale. Architettura, suono, parola, gastronomia e costumi si fondono in un adattamento scenico singolare, in un evento unico, una sorta di performance-installazione. Si tratta di una rappresentazione in tempo reale che, per tutta la

durata dell’esposizione muta continuamente e reagisce alle condizioni del momento: flusso dei visitatori, stagione dell’anno, vento e tempo atmosferico. Teatro di questo spettacolo è il Corpo Sonoro, una struttura labirintica

che misura 50 metri di larghezza e di lunghezza, aperta e accessibile su tutti i lati, formata da numerosi passaggi, cortili e spazi interni tra loro comunicanti.

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Le lunghe pareti, alte 9 metri, sono compresse da cavi di tensione e grandi molle d’acciaio. Altri strati di travi, inseriti in senso trasversale all’altezza della copertura, collegano le pareti tra loro rinforzando la costruzione. Una struttura tenuta insieme dalla sola pressione e dall’attrito che ne deriva nei punti di pressione delle travi sovrapposte. Niente viti, niente fori, niente giunti, niente chiodi, niente colla. Come in un deposito di legname, tutte le travi sono integre e, terminata l’esposizione, possono essere smontate e riutilizzate.

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IL SUONO DELL’ARCHITETTURA Al centro degli eventi, che hanno luogo nella costruzione pervasa dal profumo del legno, sta il suono. La costruzione diviene un corpo sonoro, un enorme strumento percorribile: un gruppo di suonatori di salterio tedesco e di fisarmonica, nonchè musicisti, per lo più fiati, e voci soliste, sempre diversi nell’arco della giornata e della settimana, fanno sì che la struttura emetta suoni. Ogni giorno, ogni ora, sempre. I suonatori di salterio e di fisarmonica danno vita a una ricercata base sonora., un suono di fondo che nel ritmo, nella melodia, nella dinamica e nel timbromuta costantemente secondo regole compositive precise e si muove nello spazio. Su questa sonorità di fondo si levano le voci individuali delle soliste e dei solisti di volta in volta invitati, che improvvisano e rispondono al suono di fondo.

L’interno del padiglione ospita inoltre un’installazione di

luce artificiale. Le sottili fessure sagomate dei proiettori, che pendono in lunghe file dai soffitti, emettono luce e fasci. Questa va a colpire le travi formando lettere luminose che lasciano trasparire le venature del legno. I caratteri compongono parole e frasi in lunghe linee o in blocchi di testo, disposti nelle mutevoli prospettive della struttura interna del padiglione. In alcuni casi tali caratteri sono di piccolo formato e creano quindi un ambiente intimo, in altri, essendo di grandi dimensioni, sono collocati come manifesti nella profondità degli spazi.

Nastri di scritte segnalano percorsi illuminati, gruppi di parole invitano a soffermarsi. Involontariamente si afferrano qui e là singole parole. Questa scrittura luminosa si configura in un collage plurilingue e letterario, che attinge a un patrimonio di testi legati alla Svizzera. Si crea in questo modo una peculiare atmosfera linguistica.

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Si crea in questo modo uma peculiare atmosfera linguistica. Il Corpo sonoro come luogo di associazioni. Chi si lascia sedurre dai suoni e dalle parole e inizia a vagare per gli spazi del Corpo sonoro, incontra in tre punti diversi una gastronomia raffinata e di qualità, basata su prodotti eccellenti, comuni o rari, con un evidente indicazione di origine. Molti dei prodotti sono infatti tipici di certe località della Svizzera. Donne e uomini svizzeri, che amano prendersi cura degli ospiti, e dispongono di capacità e di tempo per intrattenerli, servono i visitatori che hanno scoperto uno dei tre bar all’interno all’interno del Corpo sonoro. Per tutti gli ambiti che formano l’evento Corpo sonoro, sulla base dell’idea guida e dell’architettura, sono state create opere d’autore. Sia l’architettura che la composizione musicale, i testi letterari, i musicisti e quanti accolgono accolgono i visitatori, provengono dalla Svizzera o hanno un legame con questo paese. Per chi desidera approfondire l’argomento esiste il libro dedicato al Corpo sonoro, un piccolo lessico illustrato che riassume in oltre novecento voci tutto ciò che occorre sapere sul Corpo sonoro e sullo spettacolo che ospita. Tuttavia, il sapere e la conoscenza non sono l’obiettivo principale della presenza della Svizzera sulla scena di Hannover, nè la diffusione di messaggi pubblicitari. Il Corpo sonoro è una proposta ai visitatori stanchi e sopraffatti dagli stimoli, di proporsi un momento di riposo. Un luogo per rilassarsi. Un invito a passeggiare senza meta, a lasciarsi andare, a gustare e a scoprire la Svizzera come raffinata cultrice dell’ospitalità.

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Peter Zumthor Bibliografia (Basilea, 26 aprile 1943)

CasaBella 681/2000 Deutsche Bauzeitung 9/2000 www.floornature.it www.archtracker.com www.arcspace.com www.architectour.com



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