IL GEOMETRA BRESCIANO
Anno XXXVIII N. 5 settembre-ottobre 2013
Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia con la collaborazione dei Collegi delle province di
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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile Bruno Bossini
Sommario
Segretaria di redazione Carla Comincini
EDITORIALE - Presidente e Consiglio riconfermati per il quadriennio 2013-’17 2
Redazione Raffaella Annovazzi, Lara Baghino, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Simonetta Vescovi, Giuseppe Zipponi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Esito delle elezioni per il nuovo Consiglio direttivo del Collegio geometri bresciano 4 Verso una cultura della prevenzione: la protezione sismica nel territorio gardesano 50
Hanno collaborato a questo numero Italo Albertoni, Beppe Battaglia, Gustavo Bertoglio, Andrea Botti, Francesco Cuzzetti, Antonio Gnecchi, Stefano Landi, Franco Robecchi, Gian Vincenzo Tortorici, Isidoro Trovato, Marco Vecchia
INTERVISTA - Sicurezza, incendi, energia: le battaglie di civiltà dei geometri “specialisti” 6 DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Corsi di formazione alternativi al praticantato 11 LEGALE - Sulla cancellazione dell’ipoteca 20 LAVORI DI GEOMETRI - Il geometra coordinatore del progetto e del cantiere per il revamping di un’acciaieria 22
Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it
URBANISTICA - Autorizzazione paesaggistica semplificata Dpr n. 139/2010. Note e chiarimenti 42
Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati
SCUOLA - Salvate il soldato Cat. Cosa farà la nostra categoria? 44 Una voce dal carcere 48
Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati
DAL COLLEGIO DI LODI - La procedura delle esecuzioni immobiliari per i periti secondo il Tribunale di Lodi 58 PROTEZIONE CIVILE - Esercitazione interprovinciale “rischio sismico 2013” 78 AMBIENTE & BIOEDILIZIA - La pompa di calore. Cos’è e come funziona 80 La casa di paglia. Il risparmio energetico è assicurato 86 MEDIAZIONE - Torna la mediazione, ma la presenza dell’avvocato sarà obbligatoria 87 TECNICA - Geografia litica. Lapis Tiburtinus, pietra dell’Impero 88 CONDOMINIO - La riforma del condominio. Alcune note di commento 94 CULTURA - L’architettura eclettica di un geometra anni Venti 98 I gromatici romani e la centuriazione della Pianura padana 104 Novità di legge
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Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 10 - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 8846 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 5 - 2013 settembre - ottobre Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 1
EDITORIALE Bruno Bossini
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utto si può dire delle elezioni tenutesi recentemente al Collegio geometri di Brescia per il rinnovo del Consiglio direttivo (reggerà la categoria nei prossimi 4 anni) tranne che non si sia trattato di una competizione vera, anche se aspra. Tenuto conto dei dubbi e dei timori che avevano animato la fase pre-elettorale – con la probabilità da tutti ritenuta plausibile di un ballottaggio e la quasi certezza in tal senso di un risultato non coerente con le indicazioni del primo turno –, dobbiamo riconoscere con soddisfazione che la volontà degli elettori è stata rispettata. Va anche registrata – ed è questo un ulteriore dato positivo che emerge dalla tornata elettorale – un’affluenza di iscritti davvero inconsueta per Brescia, soprattutto nel giorno del ballottaggio che ha visto ben 730 geometri accorrere al Collegio per esercitare il loro diritto al voto. E ciò, considerata l’endemica scarsità di iscritti alle Assemblee annuali e agli incontri istituzionali proposti dal Consiglio, potrebbe essere l’indizio di un mutamento di tendenza. A meno che – ma speriamo di no – non si sia trattato della solita eccezione che non fa testo e si torni presto al trend abituale, al “tutto come prima”, che quasi sempre fa dire alla maggioranza dei colleghi «…tanto, sono sempre quelli, io cosa potrei fare?». Abbiamo visto molti volti 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Presidente e Consiglio riconfermati per il quadriennio 2013-2017 nuovi, anche di geometri non necessariamente freschi di iscrizione, che hanno voluto, a mio parere, rimarcare con la loro presenza e il voto il loro apporto alla categoria, ricco di una professionalità quasi sempre sconosciuta, ma proprio per questo non meno importante. Ma per offrire un quadro preciso dei recenti avvenimenti conviene fare un passo indietro e risalire al comunicato ufficiale di qualche mese fa (prima
delle ferie d’agosto) con il quale il presidente Giovanni Platto aveva proposto ai 3072 iscritti all’Albo di dare la loro disponibilità a candidarsi alle elezioni entro un determinato tempo. All’appello avevano risposto nei tempi richiesti 54 geometri: quei colleghi che poi nel prosieguo del dibattito, a tratti anche molto acceso, sul diverso tipo di programmazione da adottare per il futuro Consiglio, si sarebbero quasi tutti identificati in tre liste tra
loro contrapposte. Una prima, facente capo al consigliere uscente Laura Cinelli; una seconda che faceva riferimento a Laura Bettari, pure lei consigliere uscente; ed infine, una terza, emanazione diretta della maggioranza del consiglio in scadenza. Ciò ha costituito una novità di non poco conto se solo pensiamo che a Brescia in tutte le elezioni che ricordiamo ci si era avvalsi del famoso “listone” di 15 nominativi suggerito diretta-
La composizione del nuovo Consiglio Direttivo per il quadriennio 2013-2017 del Collegio Geometri di Brescia Nella seduta di Consiglio del 24 ottobre scorso, convocato per la distribuzione delle cariche, il geom. Giovanni Platto è stato confermato nell’incarico di Presidente del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia, con 14 voti favorevoli e 1 astenuto. Il geom. Giovanni Platto è iscritto all’Albo dal 1956, è stato Segretario del Collegio Geometri della provincia di Brescia dal 1982 al 2008. Successivamente ha ricoperto l’incarico di Presidente fino alla conferma della nomina, avvenuta a seguito delle recenti elezioni di rinnovo del Consiglio Direttivo per il quadriennio 2013-2017. Sono stati inoltre eletti nella carica di Segretario il geom. Armido Bellotti (Brescia), confermato, con 14 voti favorevoli e 1 astenuto; nella carica di Tesoriere il geom. Giuseppe Bellavia (Brescia), confermato, con 14 voti favorevoli e 1 astenuto. Sono stati infine eletti come Consiglieri i geometri: Roberta Abbiatici (Brescia), Silvano Bonicelli (Darfo), Angelo Este (Montichiari), Paolo Fappani (Borgo San Giacomo), Piergiovanni Lissana (Palazzolo sull'Oglio), Maurizio Pierfulvio Luteriani (Salò), Corrado Martinelli (Odolo), Silvano Orio (Desenzano), Dario Piergiovanni Piotti (Tavernole sul Mella), Gabriella Sala (Botticino), Riccardo Zanotti (Edolo), Giuseppe Zipponi (Azzano Mella). Consiglieri uscenti sono i geometri: Italo Giovanni Albertoni (Edolo), Consigliere dal 1993; Raffaella Annovazzi (Brescia), Consigliere dal 2009; Nadia Bettari (Carpenedolo), Consigliere dal 2005; Laura Cinelli (Brescia), Consigliere dal 2003. Cogliamo l’occasione per ringraziare i Consiglieri uscenti per il lavoro da loro svolto durante gli anni in cui hanno espletato il loro incarico in Consiglio: un patrimonio di impegno e solerzia operativa che non andrà perduto e che si concretizzerà in ulteriore collaborazione a favore della famiglia dei geometri bresciani.
EDITORIALE La nota del Presidente Nuovo Consiglio, anzi vecchio e elezioni per il nuovo Consiglio sono terminate. La campagna elettorale è stata molto sentita con tre liste ed una distribuzione di voti spalmati su ben 195 candidati, tanto che si è resa necessaria una votazione di ballottaggio. Il risultato è noto a tutti i colleghi e le nomine istituzionali (Presidente, Segretario e Tesoriere) hanno confermato la terna precedente. Ritenendo per la maggioranza che il Consiglio precedente abbia lavorato bene, è emersa la riconferma di undici Consiglieri su quindici. Un programma di massima, già reso noto prima delle elezioni, sarà completato dalle varie necessità di categoria che emergeranno nell’arco del quadriennio e principalmente da quanto emergerà a livello nazionale dal nuovo Consiglio Nazionale, anzi vecchio. Dimentichiamo le varie posizioni emerse nella campagna elettorale e concentriamoci tutti sulle cose da fare, tenedo in considerazione tutte le proposte emerse e che emergeranno nell’attuale e prossimo periodo di gestione. Non esisteranno più maggioranza e minoranza per sterili contrapposizioni, ma un serio confronto sui problemi di categoria da affrontare con ampio dibattito e in modo disinteressato a favore e vantaggio della categoria e non del singolo personale interesse. Ho continuato ad affermare anche con scritti, che chi si siede al tavolo del Consiglio Direttivo deve anteporre prima gli interessi della categoria ai propri; difendendo gli interessi della categoria si difen-
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mente dal Consiglio onde evitare incongruenze del possibile ballottaggio che, pur non essendo obbligatorio per gli elettori, diventava molto determinante nel risultato finale dell’elezione. Da oggi, a mio parere, qualcosa è cambiato e questo mutamento sostanziale nella procedura di voto, al di là delle motivazioni e delle giustificazioni pro o contro, deve in ogni caso ritenersi positivo per diverse ragioni: – la categoria si è “misurata” (qualcuno dice, finalmente!) in un dibattito acceso che ha fatto emergere diverse ipotesi e idee su come potrebbe essere organizzato il futuro della nostra professione. E ciò costituirà un supporto sostanziale per chi ci governerà e dovrà operare le scelte strategiche necessarie; – il sensibile allargamento della platea dei candidati ha fatto conoscere molti volti nuovi che potranno
dono di conseguenza anche i propri. Un pensiero particolare va rivolto alla nostra scuola per geometri, ora Costruzioni Ambiente e Territorio, con una strenua difesa della nostra polivalente professione. Distruggendo la scuola si distrugge la professione. Dalla notevole partecipazione dei nostri iscritti alle ultime elezioni, ballottaggio compreso, è emersa la consapevolezza sull’opportunità di essere presenti e di avanzare idee e proposte che verranno prese in considerazione e dibattute senza alcuna esclusione delle professionalità presenti nella nostra categoria. Un impegno futuro sarà l’incontro con i colleghi delle varie zone della provincia per attingere da loro problematiche e rimedi che possono differenziarsi da zona a zona. È per me un piacere, oltre che un dovere, ringraziare tutti per la partecipazione alle elezioni e quanti hanno collaborato per una corretta riuscita delle stesse. Un ringraziamento e un particolere riconoscimento a quanti hanno collaborato per la gestione del Collegio e della categoria nel passato quadriennio contribuendo ad elevare la conoscenza della nostra polivalenza con preparazione e notevole impegno. L’occasione mi è gradita per porgere a tutti gli iscritti nel nostro Albo e a tutti gli altri Albi d’Italia i miei più cordiali saluti. Il Presidente, Giovanni Platto
essere disponibili se opportunamente valorizzati , per occuparsi del funzionamento della macchina organizzativa del Collegio; – il diritto di voto è stato esercitato in un contesto di maggior trasparenza, che ha portato a un esito – oltre che più democratico – di certo più partecipato e foriero di idee e programmi da offrire alla discussione del nuovo eletto Consiglio direttivo.
lettori l’impegno e il lavoro svolti dal Consiglio uscente nei quattro anni trascorsi ed avvalorata la continuità delle scelte strategiche adottate e preso atto della efficacia del suo operato economico, pur in un periodo di grosse difficoltà come quello che viviamo. È stata in sostanza premiata la garanzia offerta alla solidità strutturale e finanziaria del nostro Collegio che si perpetua da decenni.
E veniamo al commento dei risultati della votazione. Come emerge chiaramente dalle tabelle sull’esito dei due turni che potete leggere di seguito, è stata ampiamente premiata la lista proposta dal Consiglio uscente, arricchita da quattro nuovi consiglieri (Gabriella Sala, Roberta Abbiatici, Riccardo Zanotti e Maurizio Luteriani). Essa ha infatti vinto la contesa elettorale vedendo eletti tutti i suoi 15 candidati proposti. È stato evidentemente riconosciuto dagli e-
etto ciò, va però ribadito che la grande partecipazione degli iscritti e il coinvolgimento della categoria come mai prima avvenuto, deve essere in gran parte riconosciuto anche all’impegno delle altre liste elettorali che, pur non vedetto eletto alcun loro consiglere, hanno ottenuto buoni riconoscimenti in termini di voti. Analizzando gli esiti dei turni di votazione, in particolare quelli del ballotaggio,emerge infatti con
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chiarezza che su 730 votanti per un totale di 8738 voti validi, alla prima lista sono andati 4517 voti (51,6%), alla seconda più votata (quella di Nadia Bettari) 2443 voti (28%) e alla terza (quella di Laura Cinelli) 1568 voti (19,9%), mentre solo 210 voti (2,5%) sono andati ad altri candidati. Il 46% dei voti complessivi sono quindi riferibili alle liste non vincenti: una cospicua porzione di iscritti che costituiscono un importante bacino di futuri dirigenti che non deve andare disperso, ma valorizzato nelle Commissioni operative del Collegio. In tal modo garantendo quella nuova linfa vitale che potrà tradursi in una collaborazione operativa sinergica di stimolo per il nuovo Consiglio, che solo in tal modo potrà adottare scelte che trovino il consenso della stragrande maggioranza dei geometri bresciani. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 3
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Esito delle elezioni per il nuovo Consiglio Direttivo del Collegio geometri bresciano Primo turno di votazioni (24-25-26-27-28 settembre 2013) Progr. Nominativo Voti 01 Platto Giovanni 424 eletto direttamente avendo raggiunto il quorum di oltre il 50% degli elettori. Tutti gli altri candidati, non avendo raggiunto il quorum necessario, sono stati rinviati al successivo ballottaggio con i seguenti voti: 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34
Bellotti Armido Bellavia Giuseppe Zipponi Giuseppe Sala Gabriella Lissana Piergiovanni Piotti Dario Piergiovanni Abbiatici Roberta Fappani Paolo Bettari Nadia Este Angelo Orio Silvano Bonicelli Silvano Zanotti Riccardo Martinelli Corrado Luteriani Maurizio Pierfulvio Cinelli Laura Fioretti Silvia Ziliani Irene Tomasoni Maria Pea Dario Di Schiena Lorenzo Annovazzi Raffaella Romagnoli Corrado Ghitti Paolo Guerini Amedeo Vacchi Giuliano Bernardi Federico Picchi Gian Mario Squassina Gianfranco Tomasoni Davide Baldassari Leonardo Antonini Manuel Cuter Claudio
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
370 367 356 345 333 331 323 319 312 303 300 288 286 281 258 238 232 223 216 192 181 180 175 173 173 165 164 164 164 159 153 152 152
Progr. Nominativo 35 Baccarini Alberto 36 SigurtĂ Matteo 37 Agostini Mariano 38 Franzoni Bruno 39 Panzera Carlo 40 Roselli Carlo 41 Degani Paolo 42 Carera Fabio 43 Verganti Marco 44 Baldo Claudio 45 Bani Sandro 46 Negri Matteo 47 Nuccio Pietro 48 Raccagni Enrico 49 Lonati Stefano 50 Santini Stefano 51 Marchetti Vincenzo 52 Fettolini Stefano 53 Gobbi Antony Umberto Dal 54 al 194 altri con voti da 4 a 1
Voti 151 150 146 144 144 144 138 135 134 133 131 52 23 21 20 13 10 9 9
Secondo turno di votazioni (ballottaggio) 14 ottobre 2013. Sono stati eletti come consiglieri i primi 14 geometri sottoelecati: Progr. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17
Nominativo Bellavia Giuseppe Bellotti Armido Lissana Piergiovanni Zipponi Giuseppe Sala Gabriella Abbiatici Roberta Fappani Paolo Piotti Dario Piergiovanni Martinelli Corrado Orio Silvano Bonicelli Silvano Zanotti Riccardo Este Angelo Luteriani Maurizio Pierfulvio Bettari Nadia Fioretti Silvia Ziliani Irene
Voti 391 382 369 355 352 348 343 342 334 333 332 322 314 289 279 220 191
Progr. Nominativo 18 Tomasoni Maria 19 Pea Dario 20 Guerini Amedeo 21 Romagnoli Corrado 22 Cinelli Laura 23 Di Schiena Lorenzo 24 Ghitti Paolo 25 Raffaella Annovazzi 26 Picchi Gian Mario 27 Squassina Gianfranco 28 Bernardi Federico 29 Tomasoni Davide 30 Vacchi Giuliano 31 Baldassari Leonardo 32 Roselli Carlo 33 Antonini Manuel 34 Cuter Claudio 35 Baccarini Alberto 36 Agostini Mariano 37 Degani Paolo 38 Carera Fabio 39 Panzera Carlo 40 Baldo Claudio 41 Franzoni Bruno 42 Verganti Marco 43 Negri Matteo 44 Adami Ricci Piergiuseppe 45 Gnecchi Antonio 47 SigurtĂ Matteo 48 Adami Ricci Adriano 49 Parzani Fabio 50 Nuccio Pietro 51 Lonati Stefano 52 Rivieri Attilio 53 Santini Stefano Dal 54 al 133 altri con voti da 4 a 1
Voti 190 171 169 169 168 166 166 153 149 148 144 143 138 112 110 109 109 107 106 106 103 103 95 95 92 15 10 10 8 7 7 6 5 5 5
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INTERVISTA
Sicurezza, incendi, energia: le battaglie di civiltà dei geometri “specialisti” Coordinatori della sicurezza in cantiere, esperti punto il nuovo Regolamento, un testo che però, della prevenzione incendi, certificatori energetici: in verità, per queste figure professionali nella valutazione della bozza di nuovo specialistiche si limita ad una definizione di Regolamento per l’attività del geometra, poche righe. La chiacchierata con i colleghi però guardiamo oggi a queste tre figure, ai geometri è servita ad illustrare i problemi specifici, le che oltre alla polivalenza, propria della categoria, preoccupazioni e le incognite di tanti geometri, mettono in campo le conoscenze e l’esperienza soprattutto in questa stagione di prolungata d’un professionista specializzato anche in virtù incertezza economica. All’incontro con il direttore d’una abilitazione normata da apposite leggi. del giornale hanno partecipato i geometri Nadia Sono ambiti di attività che vedono impegnati Bettari di Carpenedolo e Lorenzo Di Schiena di molti colleghi, a Brescia come nel resto d’Italia, Castel Mella per la sicurezza nei cantieri, Roberto geometri che dopo il diploma, il praticantato e Manella di Marone e Ugo Valetti di Capriolo per la l’esame di Stato, hanno proseguito il loro iter di certificazione energetica, Roberto Baratti di formazione ed approfondito le proprie Brescia e Giuliano Vacchi di Brescia per la conoscenze ed esperienze in settori specialistici. prevenzione incendi. Un percorso spesso segnato da esami e L-43 Tecnologie per la conservazione e il restauro Estratto dalla “Bozza continui aggiornamenti dei beni culturali di regolamento nazionale così da offrire alla 2.3. Il conseguimento del titolo di Geometra e Geometra della professione” committenza, e sopratlaureato è comunque subordinato allo svolgimento di un periodo di tirocinio e al superamento di un esame di abitutto alla società nel litazione ai sensi del successivo Titolo III. suo insieme, un Art. 2 - Titolo professionale Art. 3 - Oggetto della professione servizio indispensabile 2.1. Il titolo professionale di … spetta agli iscritti di alta professionalità, all’Albo dei Geometri e Geometri Laureati in possesso La professione, al servizio della società e della persona, ha per oggetto la tutela, la salvaguardia e la valosia che si tratti di del Diploma di maturità (Vedi 15/1) rizzazione delle risorse del territorio e dell’ambiente. Il garantire la sicurezza 2.2. Il titolo professionale spetta agli iscritti in pos- professionista geometra: di chi costruisce e di sesso di laurea, laurea magistrale, diplomi universita- Opera per la tutela della salute del cittadino nei luoghi ri istituiti ai sensi della legge 341/1990 ivi compresi i di lavoro, nei luoghi dove abita e dell’ambiente nel chi abiterà un immoquale vive. corsi interclasse ed interfacoltà: Opera attraverso: la conoscenza degli aspetti geograL-4 Disegno Industriale bile, sia che si voglia fici, ecologici, economici e territoriali dell’ambiente L-6 Geografia massimizzare la resa naturale ed antropico; le connessioni con le strutture L-7 Ingegneria civile e ambientale demografiche, economiche, sociali, culturali e le traL-17 Scienze dell’architettura energetica di un amL-21 Scienze della pianificazione territoriale, urba- sformazioni intervenute nel tempo, riconoscendo il valore e le potenzialità dei beni artistici ed ambientali biente. Il punto di parnistica, paesaggistica e ambientale per la loro corretta protezione e valorizzazione. L-23 Scienze e tecnica dell’edilizia tenza dell’ormai abituInterviene nell’ambito del territorio e dell’ambiente L-25 Scienze e tecnologie agrarie e forestali urbano e rurale mediante prestazioni di rilevazione, di ale incontro con alcuni L-26 Scienze e tecnologie agroalimentari rappresentazione, di monitoraggio e di valutazione dei L-31 Scienze e tecnologia informatiche colleghi specializzati in L-32 Scienze e tecnologia per l’ambiente e la natura beni immobili, con l’ideazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione di edilizia sostenibile, a basso queste attività, non L-35 Scienze matematiche poteva che essere ap6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
INTERVISTA Nadia Bettari di Carpenedolo
Diffondere anche tra i colleghi una moderna cultura di sicurezza
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ominciamo questa nostra chiacchierata sulle professioni specialistiche normate da una apposita legge guardando alla sicurezza nei cantieri e dicendo subito che nel nuovo Regolamento per questa figura professionale c’è ben poco. «Vero, ma non è questo il problema, anzi – dice Nadia Bettari geometra diplomata nel 1993 ed iscritta all’Albo dal 1996, responsabile della Commissione sicurezza cantieri della categoria tanto a livello provinciale che regio-
nale, oltre che componente autorevole del gruppo di lavoro nazionale dell’associazione Geosicur –. Meglio così perché, viste le continue evoluzioni della normativa, avrebbe poco senso legarsi a qualche termine o a qualche procedura che rischia di essere datata. Mi pare pertinente e sufficiente il riferimento alla normativa che per questa parte della nostra attività è tutto». «Giusto, giustissimo limitarsi al riferimento alla nor-
impatto ambientale privilegiando il recupero e la riqualificazione dell’edilizia esistente e delle infrastrutture ad esse collegate. Opera in autonomia e di concerto con altre categorie del settore tecnico ed economico. Promuove la costante elevazione culturale propria e della categoria, favorendo l’integrazione tra le culture umanistica, scientifica e tecnologica, pur mantenedo l’approccio del saper fare, intercettando l’evoluzione del fabbisogno di competenze che emerge dalle richieste del mondo del lavoro proponendo risposte specifiche ed adeguate alle nuove esigenze. Sostiene la corretta concorrenza con altre professioni, per ottenere il giusto profitto dalla propria attività. Valuta fatti ed orienta i propri comportamenti in base a un sistema di valori coerenti con i principi della costituzione e le carte internazionali dei diritti umani. Gli iscritti hanno le seguenti competenze: A) Nel settore della tutela del territorio e dell’ambiente (Omissis) B) Nei settori delle misurazioni territoriali, della topografia, della cartografia, della geomatica, del catasto, delle rappresentazioni tematiche sociali, dei diritti reali, delle consistenze immobiliari e della fiscalità correlata. (Omissis)
C) nel settore dell’edilizia Gestisce e coordina le fasi progettuali, sia in autonomia, che di concerto con altre figure professionali del settore con la possibilità di coordinamento ??????? (Omissis) D) Nel settore dell’Estimo e della consulenza (Omissis) E) Nel settore della sicurezza se in possesso di relativa abilitazione: a) Progetta e gestisce le fasi di coordinamento della sicurezza nei cantieri sia per la progettazione che per la esecuzione, ai sensi della normativa esistente. b) Progetta e gestisce la prevenzione incendi (D.Lgs. 8 marzo 2006, n. 139) e la sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008). F) Altre attività Opera per tutte le ulteriori competenze derivanti da specifiche abilitazioni conseguite in virtù di norme legislative.
mativa nel Regolamento – aggiunge Lorenzo Di Schiena, diplomato anch’egli nel 1993 e iscritto all’Albo nel 1999 – i problemi sono altri, a cominciare ad esempio dalla stessa legge che non rende obbligatoria, per il coordinatore della sicurezza, l’iscrizione all’albo, oppure la possibilità di nominare il coordinatore e avviare il piano di sicurezza non contestualmente alla redazione del progetto, ma quando già molte decisioni sul cantiere sono state prese. Per non dire della scarsissima sensibilità della committenza per la quale siamo solo un costo….». Piano, piano… Ho già capito che anche in quest’ambito di attività i problemi non mancano ed anzi sono assillanti, ma andiamo con ordine. Vorrei ad esempio sapere preliminarmente se voi due fate solo sicurezza cantieri o se il vostro studio fa IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 7
INTERVISTA Lorenzo Di Schiena di Castel Mella. Sotto: il Direttore Bossini conduce l’intervista.
bilitazione. E per testimoniare la propria esperienza può essere utile avere sempre a disposizione le dichiarazioni dei committenti, così da poterle esibire nelle ispezioni degli organismi di controllo». Immagino poi ci siano obblighi di formazione permanente. «Sì – spiega ancora Di Schiena – per il mantenimento dell’abilitazione servono 40 ore minime di formazione nel quinquennio ed il consiglio che io do a tutti è di non concentrarle nel primo o nell’ultimo dei cinque anni, ma di spalmarle nel lustro e soprattutto di non fermarsi solo a 40».
anche altro, insomma se con la sicurezza cantieri si campa. «Si campava facendo solo sicurezza quando i cantieri c’erano – risponde Di Schiena – adesso che l’attività edilizia è ridotta al lumicino tutti noi facciamo dell’altro, anche perché siamo noi le vittime del primo taglio dei costi di ogni cantiere. È drammatico, è assurdo, ma è così: si risparmia sulla sicurezza salvo poi stracciarsi le vesti se succede qualcosa». Vediamo però prima quali requisiti professionali servono per svolgere il vostro ruolo per la sicurezza nei cantieri. «È presto detto: – dice ancora Di Schiena – per operare come coordinatore della sicurezza il professionista deve aver frequentato un corso di 120 ore con ma8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
terie e percorso formativo normato a livello nazionale, dimostrare la propria triennale esperienza in questo campo e dal 2008 deve pure aver superato un esame di a-
Veniamo ora ai problemi: cos’è che non va? «Tutto, troppo – sostiene subito Di Schiena – ma soprattutto manca la consapevolezza di quant’è importante la sicurezza sul lavoro in una società che si vuole ci-
vile e moderna. Ecco perché io credo che lo sforzo maggiore della categoria in questo campo dovrebbe essere tutto rivolto alla sensibilizzazione della committenza, a far sì che la sicurezza non sia considerata solo un costo, peggio un costo inutile e un’odiosa imposizione normativa». E pensare che nella committenza spesso ci sono colleghi, ovvero altri geometri… «Esatto – aggiunge Nadia Bettari – ma purtroppo l’ostracismo, direi quasi il fastidio per ogni questione che riguarda la sicurezza è comune a colleghi e non. Per questo la sensibilizzazione è il primo punto, un elemento dal quale finiscono per dipendere decine di situazioni spiacevoli e soprattutto pericolose. Come diceva prima il collega, se la sicurezza non è una priorità, ma l’ultimo fastidio al quale si pensa, il progettista chiamerà il coor-
INTERVISTA Nadia Bettari e Lorenzo Di Schiena
dinatore della sicurezza solo quando iniziano i lavori, giusto per avere in cantiere il piano di sicurezza e non rischiare in caso d’ispezione. Se la sicurezza non è una priorità, ma quasi un balzello, l’unico criterio per valutare il lavoro del professionista della sicurezza sarà il costo, con la conseguenza, tanto diffusa in questo periodo, che si troverà sempre un professionista con pochi scrupoli e una gran dose di irresponsabilità, che accetterà di firmare un piano di sicurezza generico, magari scaricato da Internet, senza sopralluoghi sui cantieri e per un prezzo che paga a malapena la carta sul quale è scritto. La crisi purtroppo su questo fronte è davvero drammatica e ci sono colleghi che senza rendersi conto di cosa rischiano (durante il cantiere e, si badi bene, anche nei dieci anni successivi) in termini di responsabilità firmano a cuor leggero esponendo se stessi e decine di altre persone a rischi gravissimi».
veda la sicurezza solo come un costo inutile, un professionista che viene in cantiere solo per creare problemi, una sorta di “signor no” che rallenta il lavoro con scuse speciose… E anche sulla sensibilità dei colleghi e dei Collegi varrebbe la pena di spendere qualche parola ancora. Ad esempio, dico solo che il Cd che abbiamo prodotto con il lavoro dei geometri lombardi specializzati nel settore è rimasto inspiegabilmente fermo sul tavolo della consulta regionale per mesi. E poi ci sono stati Collegi lombardi che, invece di diffonderne copia a tutti gli iscritti o almeno agli iscritti interessati pagando solo il costo del supporto informatico necessario, ne hanno acquistata una copia e la tengono solo in sede a disposizione di chi vuole consultarla. Vien voglia di mandar tutto a quel paese, se non fosse che purtroppo l’infortunio è sempre
in agguato e la mancanza di procedure corrette in tema di sicurezza fanno sì che il cantiere, ambiente già di per sé a rischio, possa divenire potenzialmente e spesso realmente letale». Ma i controlli, le ispezioni non dovrebbero evitare queste situazioni… «Con meno cantieri aperti – dice Di Schiena – è oggi più facile di ieri finire nelle maglie di una ispezione, ma anche a questo proposito va detto che la crisi non è stata ininfluente neppure negli organismi di controllo, dove i tagli hanno di fatto eliminato molte delle possibilità di intervento preventivo, salvando solo la parte repressiva, l’intervento assimilabile a quello della polizia». Scusate, cos’è venuto meno? «È venuto meno – precisa Bettari – tutto quello scambio di informazioni tra professionisti e organismi di
vigilanza che per alcuni anni ha rappresentato un positivo esempio di collaborazione. Ricordo ad esempio che gli U.P.G. Chiodini e Galperti dell’Asl partecipavano a un tavolo di confronto con le categorie, illustrando le linee guida del loro intervento, verificando le problematiche più diffuse, le violazioni più frequenti nei cantieri, così da indirizzare preventivamente anche il lavoro di noi consulenti della sicurezza. Oggi non hanno più il tempo per queste cose, il tavolo non viene più convocato e abbiamo solo ispezioni, contestazione di eventuali violazioni e sanzioni». Fortunatamente proprio l’arch. Chiodini dell’Asl, nonostante il carico di lavoro aumentato e i tagli, è riuscito a mantenere l’impegno ad aiutare il Collegio soprattutto nella formazione ed è docente nei nostri corsi. «Sì ed è davvero importan-
La categoria nel suo complesso, il Consiglio nazionale, i Collegi non sono così insensibili: c’è a livello nazionale una associazione come Geo.Sicur, anche il nostro Collegio ha una commissione che lavora ed ha prodotto svariati sussidi per i colleghi, da ultimo anche un prezioso CD… «Sì, non voglio misconoscere questi sforzi, anche perché sono coinvolta in prima persona – replica Bettari – ma il risultato non è ancora soddisfacente, bisogna riuscire a fare di più, occorre che non si IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 9
INTERVISTA Roberto Baratti di Brescia
tissimo – prosegue Bettari – anche perché si tratta di un esperto di valore che può aiutarci a risolvere molte questioni, chiarire dubbi interpretativi, facilitare la più corretta soluzione d’un problema. È cultura preziosa, della quale la categoria fa tesoro cercando di diffonderla al meglio, di farla passare tra gli iscritti e, attraverso loro, farla arrivare anche alla committenza». Si può fare di più? Si può fare qualcos’altro come ad esempio creare albi ad hoc? «Si può e si deve fare di più – risponde Di Schiena – in particolare e direi quasi esclusivamente sul versante della sensibilizzazione degli iscritti e della società. Non penso invece servano ulteriori albi, sottoelenchi o quant’altro renda ancor più farraginose e burocratiche le modalità con le quali ci rap-
portiamo alla società. Meglio chiarire per esempio gli standard di qualità e l’impegno necessario per una consulenza in tema di sicurezza, le visite in cantiere obbligatorie, il lavoro a stretto contatto con il progettista fin da quando si tira la prima riga al tecnigrafo o si apre il computer con un programma di disegno. Solo così, anche senza tariffari oggi fuori legge, apparirà a tutti più chiaro che certi prezzi non possono assolutamente coprire il lavoro necessario per un piano redatto a regola d’arte e una consulenza realmente efficace. Che chi quei prezzi propone è, nella migliore delle ipotesi, un collega disperato che purtroppo non potrà tener fede allo standard di qualità minimo richiesto e, dunque, lavorerà male, facendo un cattivo servizio alla collettività».
Oltre la prevenzione incendi per un servizio completo di sicurezza
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l geometra progetta e gestisce la prevenzione incendi (dlgd 8 marzo 2006, n. 139): questa la lapidaria definizione che il nostro nuovo Regolamento dedica ad una specializzazione della nostra professione che vede impegnati numerosi colleghi. E io verrei chiedere proprio a due di loro se bastano queste poche parole per illustrare il loro lavoro. «Possono tranquillamente bastare – dice Giuliano Vacchi, diplomato nel 1972 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
ed iscritto nel 1985, socio di Geoval e cofondatore di Isostime (ambiti di impegno nel settore della stima che in questo contesto non richiamiamo) e collega di riconosciuta esperienza proprio nel campo della prevenzione incendi – anche perché, in verità, la nostra è un’attività che viene definita da una scienza specifica, dalle normative emanate nel tempo seguendone l’e-
voluzione. Di più: la nostra è una professione che necessita di grande esperienza anche perché non vi è in verità un corso di studi scolastico specifico abilitante: occorrono infatti nozioni di chimica e di fisica, conoscenza dei materiali e delle dinamiche del fuoco, attenzione al rischio potenziale di incendio che ognuno di noi deve acquisire con corsi specifici a programma ministeriale, con tanto studio ed esperienza». Occorre comunque una abilitazione specifica. «Sì, certamente – aggiunge Roberto Baratti che oltre all’attività libero professionale nel settore mette in campo anche una serie di servizi specifici in quest’ambito attraverso la sua a-
zienda, la Sicurstar – la legge stabilisce che a redigere il piano di prevenzione incendi, obbligatorio per tutta una serie di immobili non solo industriali, debba essere un tecnico iscritto ad un albo professionale che ha seguito un iter formativo di almeno 120 ore e ha superato un esame abilitante. Attenzione: non stiamo parlando solo di un geometra, ma di un tecnico professionista iscritto ad un albo (perito, termotecnico, ingegnere…) in possesso di una specifica abilitazione rilasciata da una commissione nella quale un ruolo di primissimo piano è ovviamente affidato ai Vigili del fuoco». In effetti la vostra attività, in estrema sintesi e con il rischio di semplificare il contesto, si traduce nel fornire alle aziende o agli imprenditori la consu-
INTERVISTA Giuliano Vacchi di Brescia
presa dovrebbe poi cercare sul mercato».
lenza necessaria per valutare il rischio d’incendio e predisporre la documentazione da inviare proprio ai Vigili del fuoco per il necessario benestare, un parere che è essenziale per l’avvio di una qualsivoglia attività. «Direi che oltre a confermare quanto espresso nella domanda – precisa Vacchi – il nucleo della nostra attività non si deve limitare al conseguimento della semplice autorizzazione amministrativa ma, più professionalmente, mirare alla sicurezza reale dell’azienda, sempre con grande attenzione a scegliere le misure di prevenzione e protezione che, nella salvaguardia dei migliori standard di sicurezza, consentano all’azienda stessa di avere il minor esborso economico possibile». «Mi permetterei d’aggiungere – interviene Baratti –
che proprio in questa attenzione a vasto raggio alla sicurezza sta il plus della nostra consulenza professionale. Un servizio aggiuntivo che non si traduce soltanto nella predisposizione del piano di prevenzione incendi (sul quale peraltro vanno segnalate alcune significative novità), ma entra in rapporto stretto con l’impresa valutando tutta un’altra serie di rischi, da quello del lavoro a quello ambientale. Ed è in quest’ottica che io ho trovato estremamente funzionale, tanto per me come professionista, quanto ancor di più per le aziende, abbinare alla consulenza anche il servizio della mia azienda commerciale, che è in grado di rispondere a tutte quelle esigenze che da esperto io metto in evidenza e che l’im-
Accennavate alle novità del piano antincendi: potreste essere più precisi? «Tutta la normativa della prevenzione incendi – spiega Vacchi – è stata rinnovata in questi ultimi anni dalla classificazione delle diverse attività alle quali può essere destinato un immobile non solo industriale (Dpr 151/2011 e s.i.m.). In buona sostanza sono state create tre classi: la classe A, la B e la C in una scala di sempre maggiore pericolosità potenziale dell’attività. Ebbene, per la classe A, quella potenzialmente meno pericolosa, la predisposizione del piano sui rischi antincendio dev’essere redatta esattamente come prima, ma non è più necessario il parere preventivo dei Vigili del fuoco per dare il via all’esercizio dell’attività. Il professionista, per le attività di classe A, predispone il progetto, sceglie le misure di prevenzione seguendo la normativa applicabile all’attività specifica e, a fine lavori, una volta controllato il buon esito dei medesimi, predispone la Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) corredata dalla documentazione professionale necessaria a garantire sotto la propria totale responsabilità la sicurezza antincendi dell’opera. Il parere preventivo resta invece vincolante per la realizzazione di strutture che poi ospiteranno attività rientranti nelle classi B e C a maggiore pericolosità po-
tenziale». E questa novità ha cambiato qualcosa della vostra attività? «Nella sostanza no – risponde Vacchi – perché l’impegno è esattamente quello di prima, vanno preparati il progetto e l’analisi dei rischi con gli stessi criteri e redigendo la medesima documentazione, con la differenza però che per le attività di classe A semmai si ha una responsabilità ancora maggiore, giacché sul lavoro non c’è un vaglio preventivo degli organismi di controllo, bensì l’eventuale controllo a campione e la conseguente ispezione. Un’ispezione che, anche per le novità introdotte dalla nuova normativa, è sempre più probabile sia effettuata». Sono però curioso di sapere se, con o senza parere preventivo, c’è un rapporto stretto di collaborazione tra voi ed i Vigili del fuoco. «La collaborazione c’è – risponde Baratti – perché i funzionari che negli anni si sono succeduti nel comando di via Scuole hanno sempre dimostrato grande disponibilità al dialogo, al confronto, alla discussione con il fine di risolvere i problemi. Ma anche a questo proposito conviene segnalare il venir meno di una opportunità che talvolta era risultata in passato molto funzionale. Un tempo infatti, soprattutto di fronte a situazioni complesse e che potevano dar adito a diverse interpretazioni, c’era per il professionista la possibilità di inviare una domanda telematica e IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 11
INTERVISTA Roberto Baratti e Giuliano Vacchi
Il Direttore Bruno Bossini durante l’intervista.
mente rimediabili, a cominciare dal fatto che gli investimenti fatti debbono essere ripensati, ricalibrati e rivisti con un esborso aggiuntivo per l’impresa». Ma le tecnologie in questo campo non aiutano il professionista? Non ci sono modelli di prevenzione incendi che possono essere applicati? «Sì qualcosa c’è – dice ancora Vacchi –. C’è quello che si definisce approccio ingegneristico alla prevenzione incendi e che, attraverso modelli matematici e software dedicati, cerca di modellare virtualmente il rischio podi ottenere un confronto diretto con il tecnico dei Vigili del fuoco. Si chiamava preassegnazione e consentiva di avviare la pratica già avendo in qualche modo l’orientamento dell’ente di controllo su una determinata questione». «Vero – aggiunge Vacchi – anche se magari capitava poi che il tecnico chiamato a valutare successivamente la pratica presentata fosse diverso da quello che l’aveva vista in preassegnazione, magari con opinioni e orientamenti diversi. Ma questo è il passato: oggi le pratiche vanno redatte e presentate per il parere preventivo vincolante (o tenute a disposizione per le ispezioni nel caso delle attività di classe A) ed il rapporto con i tecnici resta pervio, positivo, di grande collaborazione. Certo, il professionista deve fare il suo lavoro a regola d’arte, deve avere le competenze 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
adeguate e la professionalità necessaria per scegliere tutti gli elementi di prevenzione necessari e sostenerli in ogni sede». Ecco, a proposito di competenze: sentite sul collo il fiato della concorrenza di altre categorie oppure questo è un lavoro di geometri e altri diplomati o laureati non se ne curano? «A mio avviso non è una questione di categorie professionali – afferma Vacchi –. Noi tecnici specializzati nella prevenzione incendi siamo un po’ un gruppo a parte: ci sono geometri, periti, ingegneri e architetti, ma, più correttamente, ci sono professionisti che, partendo da conoscenze e competenze di base diverse in campo chimico, fisico, dei materiali e delle costruzioni hanno poi deciso di specializzarsi in un settore che è nuovo per tutti. E che necessita, non solo di uno specifico iter formativo, ma pure di un ag-
giornamento dedicato continuo. Detto questo, val la pena di aggiungere che anche in questo campo la crisi ha portato alla ribalta una concorrenza che fino ieri non c’era e che, purtroppo, indipendentemente dal diploma o dalla laurea, non è spesso in grado di dare alle imprese un servizio di qualità adeguato alle esigenze. E, visto il modello, diciamo di autocertificazione in vigore oggi per le attività di classe A, talvolta eventuali problemi vengono evidenziati solo al momento dell’ispezione, quando purtroppo le conseguenze rischiano d’essere difficil-
tenziale d’incendio di una attività inserita in una determinata situazione. Io, per la verità, guardo a queste evoluzioni con interesse e insieme con qualche perplessità. Sono infatti moltissime le variabili da inserire, tutte
INTERVISTA Ugo Valetti di Capriolo
da valutare con cognizione di causa e sulla base di una esperienza che non si può improvvisare o, peggio, semplificare solo con una formula matematica, per quanto complessa. Resto del parere che l’approccio ingegneristico e il computer siano ausili straordinari, ma che vadano usati con estrema attenzione, dato che non possono in alcun modo sostituire l’esperienza e la valutazione professionale». «Aggiungerei – interviene Baratti – anche sulla base di quanto dicevo prima a proposito dell’approccio complessivo con il quale un professionista dovrebbe porsi ogni volta che viene chiamato in un’azienda, che è davvero decisivo il fatto che quando uno di noi opera e viene in contatto con un’impresa non può e non deve limitarsi a fornire la consulenza specifica della quale è stato richiesto. Quando io vado in un’azienda non guardo solo ai nodi legati all’antincendio, guardo anche alla sicurezza del personale, mi occupo dell’ambiente, mi pongo i problemi della logistica, in una parola cerco di fornire il mio apporto globale. Magari consigliando all’imprenditore di chiedere una consulenza e un intervento specifico a un collega specialista in altro settore, magari sul risparmio energetico, sulla riduzione dell’inquinamento sonoro, sull’impatto ambientale. Ed a questo proposito, credo che tra noi professionisti dovrebbe esserci più collaborazione, meno timore di con-
correnza, meno paura di perdere il cliente se chiediamo anche l’intervento d’un altro collega. Occorre essere coscienti che ciascuno di noi non ha tutte le competenze necessarie e che coordinare l’intervento di più soggetti con diversa specializzazione non è dequalificante, ma anzi ci consente di fornire un servizio veramente adeguato alla bisogna». Ma il committente è cosciente di questa necessità? In altre parole il committente si rende conto dei problemi che ha in azienda? «No, purtroppo no – dice ancora Vacchi –, ma proprio noi tecnici abbiamo le competenze per farglielo notare. Poi sarà lui a decidere se e come adeguarsi, ma la deontologia ci impegna a non nascondere nulla: di più, a segnalare pure quelle inadeguatezze che riguardano altre consulenze. Peraltro noi specialisti dell’antincendio ci troviamo sempre di fronte a imprenditori che, pure nel nostro campo specifico, tendono a minimizzare ogni rischio. Dovunque io vada la prima cosa che sento è che nella propria attività “non può bruciare niente, non è mai bruciato niente e non brucerà mai niente”. Ma il mio lavoro è proprio quello di valutare invece oggettivamente quali rischi potenziali di incendio quell’attività in quella determinata situazione presenta. E come porvi rimedio. Non è facile, ma è la scelta che ci è imposta dal nostro essere professionisti non solo al servizio dell’azienda, ma pure della società».
La sfida del risparmio energetico è ancora tutta da giocare
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l risparmio energetico è una delle nuove tematiche che più hanno coinvolto negli ultimi anni i geometri, anche in provincia di Brescia. In particolare la certificazione energetica di ogni unità immobiliare è divenuta un elemento significativo, non solo nella valutazione di un immobile, ma pure del suo necessario corredo documentale. Molti colleghi si sono specializzati in questo campo e con questa chiacchierata vorremmo proprio lumeggiare il loro lavoro. Anche se nel Regolamento di questa specializza-
certificazione energetica rientra in quelle attività normate da una specifica legge che ogni geometra può esercitare dopo aver conseguito una specifica abilitazione con un corso di almeno 72 ore e il superamento dell’esame finale. Il Regolamento non lo toccherei, i problemi sono ben altri».
zione non c’è traccia… «E forse non è neppure un male – dice Roberto Manella geometra a Marone con attività tra Sebino e Valcamonica, diplomato nel 1996 e iscritto dal 2003 –, giacché la
come in molte altri adempimenti, che anche il certificato energetico è divenuto solo un pezzo di carta da compilare, un foglio A4 dietro al quale può esserci sia il lavoro coscienzioso
Ovvero? «Il problema maggiore – prosegue Manella – è, qui
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INTERVISTA Roberto Manella di Marone
d’un professionista che, grazie alle sue conoscenze e competenze, misura con precisione la performance di un immobile, sia la compilazione banale di un documento burocratico che oggi la legge impone per ogni contratto di vendita o di semplice affitto di un immobile». Beh, questa è un’obiezione che forse si potrebbe fare per molti documenti ed altrettanti adempimenti e che rimanda alla deontologia professionale di nogni tecnico… «Sì – riprende Manella –, ma in questo caso la dicotomia è macroscopica. Diversamente non ci spiegheremmo perché ci sono colleghi che offrono la certificazione a prezzi stracciati: c’è stato persino un caso, censurato dal nostro Collegio con un preciso intervento, nel quale qualche collega o addirittura una società offriva la certificazione su Groupon a 69 euro, un’autentica assurdità. Il fatto è che il committente non è in grado di valutare il lavoro che sta dietro a un certificato, in quanto a lui viene consegnato solamente un attestato indicante la categoria dell’edificio senza alcuna traccia dei calcoli e delle misurazioni che sono state effettuate dal professionista e poi riversate nel software di calcolo. È chiaro che con queste premesse non manca chi, in questo periodo di crisi, si presenta sul mercato con prezzi bassissimi e compila certificati a raffica basandosi su una semplice visura catastale, 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
soldi dai certificatori, sotto forma di quota associativa annuale, e dai clienti per ogni certificato che registra e che il notaio scarica. Controlli reali di fatto non ce ne sono ed in compenso in Lombardia ci sono 15 mila, ripeto 15 mila certificatori. Vi lascio fare i conti…”
una planimetria o uno schizzo, senza neppure il necessario sopralluogo, le misure in loco, la valutazione d’ogni singola unità immobiliare». Ma i controlli? Questi comportamenti non emergono nei controlli? «Di fatto allo stato attuale i controlli non distinguono tra dolo e colpa, quindi viene trattato allo stesso modo sia chi ha redatto il certificato in buona fede sia chi l’ha redatto con poca professionalità o peggio con intento fraudolento. Il controllo è un fatto burocratico: il certificato deve essere depositato per la Lombardia alla banca dati del Cened e il notaio, quando fa il rogito, va solo a prelevare dalla banca dati il documento. Hai voglia di spiegare al cliente che se il certificato è fasullo e la classe di valutazione ener-
getica dell’immobile non corrisponde alla realtà effettiva potrebbero nascere dei contenziosi (visto che la valutazione e il prezzo dell’immobile è in parte legata proprio alla sua classe energetica)… Hai voglia di dire al professionista che per dieci anni (tale è la durata dell’attestato) potrà essere chiamato a rispondere di quanto ha superficialmente dichiarato…». «Di più – afferma a sua volta Ugo Valetti, geometra di Capriolo che si è fatto venire i capelli bianchi approfondendo le questioni energetiche – anche a livello regionale, l’intera questione è stata gestita esclusivamente come un adempimento burocratico e pure un piccolo quanto lucroso business. La partita è infatti in mano ad una società della Regione, il Cened che in pratica incassa
È l’Italia, verrebbe tristemente da dire, eppure una nuova sensibilità energetica si va diffondendo, la gente chiede di spendere meno per riscaldare o raffrescare la propria casa, è disposta a spendere per avere un servizio adeguato. “Per ora è una sensibilità più dichiarata che effettiva – risponde Manella – Il cliente, soprattutto se è un costruttore che sta vendendo un immobile o una persona che lo sta cedendo in affitto, chiede solo il pezzo di carta e si stizzisce pure se insisti per una valutazione ponderata e, pertanto, chiedi un adeguato compenso: vuole solo quel benedetto foglio A4 senza troppi fronzoli, senza lungaggini e senza spese che ritiene eccessive”. “Anche qui – aggiunge Valetti – dico da anni che per fare seriamente ragionamenti in tema di risparmio energetico e di efficienza energetica degli edifici, dovremmo rifarci alle riuscite esperienze realizzate, peraltro, non lontano da noi. Io sono, ad esempio, un tecnico consulente Casaclima di Bolzano legato al Network Casaclima fin dai suoi esordi. In Alto Adige, fors’anche per ragioni climatiche, la questione della
INTERVISTA Da sinistra: Lorenzo Di Schiena, Roberto Manella e Ugo Valetti.
performance energetica di un edificio è posta in termini estremamente seri e concreti. I tecnici sono formati come Dio comanda, seguono corsi, sono continuamente aggiornati e nessuno si inventa un certificato fasullo, perché sa che il cliente per primo e poi l’ente pubblico verificheranno la congruità della certificazione depositata unitamente al permesso di costruire con allegate le fotografie degli spessori degli isolanti, dei ponti termici e delle caratteristiche esecutive in opera ed andranno a vedere se quanto è stato scritto corrisponde alla realtà. E se ci sono difformità tutti i soggetti interessati saranno chiamati a rispondere. Da noi invece si pretende di scrivere un romanzo senza neppure conoscere le lettere dell’alfabeto; ecco perché dico spesso che occorre prima cominciare dall’abc, dai rudimenti basilari di questa scienza; il tecnico deve sapere con precisione perché un termosifone va posto in una certa parte della stanza e non in un’altra, se un ponte termico è stato evitato e quale materiale disperde calore, quale altro invece lo mantiene. Non si improvvisano concetti come l’efficienza dell’involucro dell’edificio, non si attribuiscono a casaccio le classi dei certificati energetici, non si fa in quattro e quattr’otto il bilancio energetico di un immobile… Non voglio diffondere pessimismo, ma ogni volta che vado in Alto Adige non solo misuro la distanza
siderale dei nostri standard di professionalità dai loro, ma pure la scarsissima sensibilità che dimostriamo come società su quest’argomento». Forse non è pessimismo ma certo almeno c’è poco ottimismo in quanto dite. Ma non si può far qualcosa? «Qualcosa facciamo, soprattutto come Collegio – risponde Manella –, ad esempio, con la Commissione per l’efficienza energetica e acustica della Consulta Regionale Geometri stiamo stilando delle linee guida, degli standard di qualità che possono avere una validità appunto regionale. In più sollecitiamo i controlli sui certificati invitando l’organismo di controllo a distinguere gli errori in buona fede, che comunque possono sempre capitare, dai comportamenti errati ed insieme fraudolenti; rammentiamo a tutti
che, oltre a comportamenti censurabili sul piano deontologico, ci sono sanzioni pesanti e responsabilità precise alle quali il tecnico può essere chiamato a rispondere… Il nodo però resta quello della sensibilizzazione, del far sì che la società si convinca della necessità d’avere un servizio professionale adeguato e non chieda solo un certificato al minor prezzo possibile, infischiandosene di come è stato redatto e se corrisponde alla situazione reale. Ma certo la strada da compiere è ancora tantissima e tremendamente in salita». «Io aggiungo – conclude Valetti – che occorre premere sulla politica con tutta la forza della quale siamo capaci, magari suggerendo quanto stanno facendo altrove. Ripeto, l’Alto Adige è un bell’esempio e si potrebbe cominciare proprio
seguendo il Network Casaclima o imponendo che il certificatore sia davvero terzo assoluto rispetto al contratto di compravendita e, per esempio, non sia fornito dall’agenzia o dall’impresa che ha in carico l’immobile… Di più: si potrebbe guardare a quanto si fa in Inghilterra dove la valutazione energetica dell’involucro dell’edificio ha precisi riscontri in ambito fiscale, nel senso che gode d’un trattamento più favorevole a livello fiscale l’immobile che consuma meno energia. Questa semplice misura avrebbe infatti un duplice positivissimo riscontro: tutti sarebbero stimolati a realizzare immobili o a ristrutturarli con un occhio realmente attento al consumo energetico e lo Stato dal canto suo avrebbe un preciso interesse a verificare puntualmente la effettiva classe energetica di ogni immobile. Senza contare che l’eventuale certificato fraudolento si tradurrebbe in una violazione penale, visto che saremmo di fronte ad una truffa ai danni dell’erario. Certo che partiamo da molto lontano: basta dire che mentre in Lombardia c’è quel po’ po’ di organizzazione, peraltro inefficiente, in tema di certificazione energetica, in alcune regioni il documento sulla classe energetica può essere redatto da un tecnico qualsiasi neppure abilitato…». ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 15
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Corsi di formazione alternativi al praticantato
Riceviamo dal Consiglio Nazionale in anteprima l’innovativo deliberato sul Praticantato, del quale riteniamo utile, in questo numero della rivista, riprodurre la prima parte a firma del Presidente Savoldi e lo Schema di regolamento. Nel prossimo numero pubblicheremo i Contenuti formativi essenziali per i corsi di formazione alternativi al praticantato (Allegato A).
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l regolamento allegato richiede ora l’approvazione del Ministro della Giustizia che, con il proprio parere vincolante, ne stabilirà anche la data di entrata in vigore (con ogni probabilità l’1 gennaio 2014). Si tratta, come detto, di una straordinaria novità che prende avvio dalla constatazione del sostanziale fallimento del tirocinio presso un professionista che, nel migliore dei casi, forma il giovane solo in alcuni settori della professione a seconda
dell’attività dello studio “dante pratica” e spesso trascura i vari campi della nostra attività polivalente la cui conoscenza è necessaria per superare onorevolmente l’esame di abilitazione per l’accesso all’Albo. Leggendo l’allegato A allo Schema di regolamento ci si potrà rendere conto di come, con il corso, venga di fatto creata una piccola “comunity” all’interno della quale i temi della nosta attività vengono affrontati in modo pratico e soprattutto
“insieme” utilizzando le conoscenze dei docenti, ma anche quelle di giovani che ne sanno di più a vantaggio di chi ne sa di meno. Questo è il significato e la finalità della correzione collettiva delle prove, delle visite in cantiere e dei colloqui di verifica intermedi e finali. Tra l’altro la previsione normativa consentirà, previ accordi con le singole amministrazioni, società ed imprese, lo svolgimento della pratica ai geometri dipendenti pubblici e a quelli privati che non potrebbero certamente abbandonare il proprio impiego per svolgere il tirocinio. I due trimestri del corso si svilupperanno prevalentemente il venerdì ed il sabato di ogni settimana secondo un calendario che ogni Collegio territoriale dovrà fissare. Va peraltro ribadito che la finalità principale del corso è rappresentata dalla necessità di far superare l’esame di Stato e consentire l’iscrizione all’Albo entro un anno
dall’esame di maturità dell’Istituto Tecnico. È quindi necessaria una conoscenza minima indispensabile per iniziare un’attività che richiederà successiva formazione permanente per passare dagli atti professionali più semplici a quelli più complessi. Un gravoso impegno organizzativo è posto a carico dei Collegi che, tra l’altro, dovranno trovare soprattutto all’interno della categoria i docenti e non solo quelli “capaci”, ma soprattutto quelli “capaci di insegnare” e in grado di rapportarsi con i giovani provenienti da una scuola ancora prevalentemente nozionistica e generalista. In attesa della definitiva approvazione del Ministero è bene che tutti si preparino ad attuare questo “cambio culturale” che costituisce anche l’ultimo atto della consigliatura che ho avuto l’onore di presiedere. Con viva cordialità Fausto Savoldi
SCHEMA DI REGOLAMENTO sul professionista affidatario di più di tre tirocinanti e sui corsi di formazione professionale alternativi al praticantato (Delibera del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati n.
del
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Il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laurati – Visto l’articolo 2, comma 2, della legge 7 marzo 1985, n. 75, recante “Modifiche all’ordinamento professionale dei geometri” e s.m.i.; – Visto l’articolo 6, commi 3 e 10, del Dpr 7 agosto 2012, n. 137, recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell’articolo 3, comma 5, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
settembre 2011, n. 148. – Visto il parere favorevole, ai sensi dell’art. 6, commi 3 e 10, del Dpr 7 agosto 2012, n. 137, espresso dal Signor Ministro della Giustizia il ………;
di un provvedimento espresso in ordine all’istanza di autorizzazione dà luogo al silenzio/inadempimento del Consiglio del Collegio territoriale.
ADOTTA il seguente regolamento: Parte Prima DELLA PRATICA DI GEOMETRA
Parte Seconda DEI CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
Art. 1 (Autorizzazione all’assunzione della funzione di professionista affidatario per più di tre tirocinanti) 1. Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 6, comma 3, del Dpr n. 137 del 2012, i Consigli dei Collegi territoriali dei Geometri e Geometri Laureati possono rilasciare motivata autorizzazione all’assunzione della funzione di professionista affidatario per un numero superiore a tre e fino ad un massimo di cinque tirocinanti, contemporaneamente, a favore di: – associazioni professionali, con almeno tre associati e la presenza tra questi di un iscritto all’albo professionale dei geometri e geometri laureati da almeno cinque anni; – società tra professionisti, costituite a norma dell’articolo 10 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (e conseguente decreto interministeriale n. 34 del 2013), con la presenza tra i soci professionisti di almeno un iscritto all’albo professionale dei geometri e geometri laureati da almeno cinque anni. 2. La richiesta di autorizzazione, rivolta al Consiglio del Collegio territoriale nel cui registro dovranno iscriversi i praticanti, deve riportare: a) la struttura organizzativa dell’associazione e/o società (con allegato il relativo statuto); b) il programma del tirocinio, coerente con i contenuti formativi di cui all’allegato A, che assicuri lo svolgimento dello stesso in modo funzionale alla sua finalità; c) il nominativo dell’iscritto all’albo professionale designato quale professionista affidatario; 3) I criteri per il rilascio dell’autorizzazione sono: a) la struttura organizzativa dell’associazione e/o società deve essere tale da giustificare la possibilità della fruttuosa presenza contemporanea del numero di praticanti richiesti; b) l’attività professionale dell’associazione e/o società deve essere tale da ricoprire costantemente l’intero ambito delle attività di competenza del geometra ed in particolare quelle dell’edilizia, della topografia e dell’estimo. 4. Il decorso infruttuoso del termine di legge per l’adozione
Art. 2 (Presupposti generali) 1. Ai sensi e per gli effetti dell’art. 6, comma 9, del Dpr n; 137 del 2012, la frequenza con profitto di uno specifico corso di formazione professionale, della durata di 6 mesi, costituisce una modalità alternativa all’espletamento dei diciotto mesi di tirocinio obbligatorio per l’accesso alla professione di Geometra. 2. L’iscrizione al corso di formazione professionale è consentita a tutti gli iscritti nel registro dei praticanti in qualsiasi Collegio territoriale, compresi coloro che abbiano precedentemente optato per la pratica di geometra, senza tuttavia completarne il percorso. L’iscrizione al registro suddetto è condizione necessaria per la frequenza al corso. 3. Il Ministro della Giustizia dichiara la data a decorrere dalla quale la disposizione di cui al comma 1 è applicabile al tirocinio, previa verifica, su indicazioni del CNGeGL, dell’idoneità dei corsi organizzati sul territorio nazionale a norma dell’articolo 3 del presente regolamento. Art. 3 (Istituzione dei corsi) 1. I corsi di formazione professionale sono organizzati dai Collegi territoriali dei geometri e geometri laureati, e possono essere strutturati su livello regionale o interregionale, previo accordo specifico tra i Consigli dei Collegi territoriali interessati. 2. I corsi possono essere organizzati – a livello territoriale, regionale o interregionale – anche da associazioni e da altri soggetti, autorizzati dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati; Il CNGeGL delibera sulla domanda di autorizzazione di cui al presente comma. 3. La domanda di autorizzazione, con relativa proposta di delibera motivata dal CNGeGL, viene immediatamente trasmessa al Ministro della Giustizia per l’emissione del parere vincolante dandone comunicazione ai richiedenti. Sulla base del parere vincolante rilasciato dal Ministro, il CNGeGL autorizza o rigetta la richiesta, con delibera motivata. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 17
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
L’elenco delle istanze accolte viene pubblicato sul sito internet del CNGeGL.
sionista affidatario, se non già indicato nel registro dei praticanti, da individuare entro 30 giorni dalla data di fine corso.
Art. 4 (Durata, contenuti formativi e requisiti didattici)
Art. 5 (Docenti e Commissione verificatrice)
1. I contenuti formativi essenziali di ogni corso di formazione professionale, che non può superare i 40 corsisti, sono indicati nell’allegato A. Essi comportano un carico didattico di almeno 308 ore, di cui almeno 100 ore consistenti in attività tecnico-pratiche, per un periodo complessivo di 6 mesi, anche non consecutivi, suddivisi in due trimestri con portata e impegno formativo equivalente.
1. Entro il mese di dicembre di ogni anno i Consigli dei Collegi territoriali designano, scegliendoli preferibilmente tra i professionisti aderenti ad associazioni di categoria riconosciute dal CNGeGL, i docenti esperti per materia di insegnamento, nonché il coordinatore del corso, chiamato a sovrintendere il rispetto del calendario e la frequenza delle lezioni. Entro il medesimo termine i Consigli dei Collegi stabiliscono altresì il calendario delle lezioni teoriche e delle esercitazioni pratiche. Tali dati vengono pubblicati sui siti internet dei Collegi e comunicati al CNGeGL tempestivamente.
2. Le lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche, finalizzate al conseguimento delle capacità necessarie per l’esercizio e la gestione organizzativa della professione, da svolgersi preferibilmente presso le sedi degli Istituti tecnici o dei Collegi territoriali, hanno inizio non oltre il 31 gennaio e devono concludersi con la verifica finale di profitto entro il successivo 30 settembre. 3. Il mancato superamento della verifica finale di profitto consente la prosecuzione, fino al completamento del periodo previsto, della pratica professionale presso un profes-
2. Entro il 31 marzo di ogni anno i Consigli dei Collegi territoriali nominano una Commissione di due membri, composta da un professionista geometra e da un docente universitario e presieduta da quest’ultimo, cui è affidata la verifica di profitto intermedia e finale, ai sensi dell’articolo seguente. Art. 6 (Verifica intermedia e finale di profitto) 1. Alla fine del 1° trimestre è effettuata una verifica intermedia di profitto. Il passaggio dal primo al secondo trimestre del corso è subordinato al giudizio favorevole della Commissione di cui all’articolo precedente, espresso sulla base della valutazione complessiva dell’esito della stessa verifica, sulle diverse attività didattiche e sulla frequenza. 2. La verifica intermedia consiste anche nella discussione di casi pratici comunque concernenti le materie che siano state trattate durante il primo trimestre del corso.
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DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Ultima ora SI È INSEDIATO IL NUOVO CONSIGLIO NAZIONALE
3. Alle verifiche di profitto sono ammessi i corsisti che abbiano frequentato almeno il 90% delle lezioni teoriche e il 90% delle esercitazioni pratiche. 4. Il Collegio, l’associazione o altro soggetto organizzatore del corso di formazione, a norma dell’art. 3, comunicano senza indugio al Consiglio di Collegio territoriale nel cui registro dei praticanti i corsisti risultano iscritti, i nominativi di coloro che abbiano superato la verifica finale di profitto. Art. 7 (Certificazione) 1. A seguito del superamento del corso di formazione professionale, il Consiglio del Collegio territoriale, nel cui registro dei praticanti il soggetto è iscritto, rilascia apposito certificato di compimento con esito positivo del tirocinio, quale titolo per l’ammissione all’esame di Stato. 2. Il certificato di cui al comma 1 perde efficacia decorsi cinque anni senza che segua il superamento dell’esame di Stato. 3. Quando il certificato perde efficacia, il Consiglio del Collegio territoriale provvede alla cancellazione del soggetto
Anche solo tentare una spiegazione dei fatti controversi che in questi ultimi mesi si sono succeduti nel faticoso percorso di insediamento del nuovo Consiglio Nazionale, è impresa ardua. E non è neanche detto che la maggioranza dei geometri italiani, presi purtroppo da ben altri problemi nell’esercizio quotidiano della loro professione, ne comprenderebbero appieno le ragioni. Ci limitiamo per ora a dare notizia della proclamazione ufficiale degli eletti da parte della Commissione del Ministero di Giustizia nella seduta del 18 luglio 2013 e della assegnazione delle cariche proclamate nel Consiglio del 30 ottobre convocato dal Presidente uscente Fausto Savoldi. Commissione Ministero di Giustizia Hanno validamente conseguito voti: 0 01) Benvenuti Antonio 02) De Martin Massimiliano 03) Foresto Giuseppe 04) Frisullo Serafino 05) Galbiati C. Domenico 06) Nardini Marco 07) Nicolodi Stefano 08) Papa Antonino 09) Parriniello Francesco 10) Piantedosi Ezio 11) Puccini Fabrizio 12) Razza Bruno 13) Rispoli Enrico 14) Salvatore Pasquale 15) Savoldi Fausto 16) Savoncelli Maurizio 17) Villi Giuliano
voti
39 29 41 40 45 40 15 31 2 43 4 2 41 41 37 40 34
e sono stati proclamati eletti i seguenti professionisti 01) Galbiati C. Domenico 02) Piantedosi Ezio 03) Foresto Giuseppe 04) Rispoli Enrico 05) Salvatore Pasquale 06) Frisullo Serafino 07) Savoncelli Maurizio 08) Nardini Marco 09) Benvenuti Antonio 10) Savoldi Fausto 11) Villi Giuliano
voti
iscritto all’Albo dal
45 43 41 41 41 40 40 40 39 37 34
06/04/1982 07/07/1984 30/09/1960 18/12/1976 31/12/1980 16/09/1974 19/05/1982 06/10/1982 21/03/1979 01/01/1967 24/02/1976
Il giorno 30 ottobre 2013 si è insediato il nuovo Consiglio Nazionale, così composto: Antonio Benvenuti, Giuseppe Foresto, Serafino Frisullo, Cesare Domenico Galbiati, Marco Nardini, Ezio Piantedosi, Enrico Rispoli, Pasquale Salvatore, Fausto Savoldi, Maurizio Savoncelli, Giuliano Villi. Le elezioni delle cariche hanno dato il seguente risultato: Presidente: Vice Presidente: Segretario:
Maurizio Savoncelli Antonio Benvenuti Ezio Piantedosi
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LEGALE Avv. Francesco Cuzzetti
Sulla cancellazione dell’ipoteca
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ualche volta capita di sentire persone che lamentano di ritrovare ancora iscritta sul loro immobile un’ipoteca, a suo tempo concessa a garanzia di un creditore, pur avendo estinto l’obbligazione garantita, e che imputano allo stesso la responsabilità di non avervi provveduto, pretendendo anche eventuali danni. Non mi sembra quindi inopportuno riportare le seguenti massime della sentenza della Corte di Cassazione - Sez. III 20 giugno 2013 n.15435, che andrò poi a commentare: 1) “l’obbligazione del creditore a prestare il proprio consenso alla cancellazione dell’ipoteca, una volta che il debito si sia estinto, riveste natura contrattuale e consiste anche nell’attivarsi nei modi più adeguati affinché il consenso prestato pervenga al debitore. Mentre il creditore non è obbligato anche a chiedere di sua iniziativa la cancellazione dell’iscrizione ipotecaria, gravando su chiunque vi abbia interesse l’onere di chiedere tale cancellazione e quindi in primo luogo del debitore proprietario dell’immobile soggetto a vincolo”; 2) “la mancata prestazione alla cancellazione ipotecaria nel caso dell’estinzione dell’ipoteca conseguente alla estinzione dell’obbligazione garantita, comporta che il creditore è chiamato a rispondere dei danni patiti dal debitore per la mancata prestazione del consenso, 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
sempre che questi ne dia prova, in quanto i danni non devono considerarsi in re ipsa”. Mi rimetto al codice civile per l’elencazione delle cause di estinzione delle ipoteche (art.2878 e segg. c.c.) limitandomi per quanto qui interessa, a evidenziare tra le cause di estinzione: quelle che estinguono anche il titolo (ossia l’obbligazione cui l’ipoteca è legata) per cui l’ipoteca si estingue di riflesso; e quelle che operano solamente sull’ipoteca che si estingue direttamente (come la mancata rinnovazione alla scadenza ventennale). Nel caso di estinzione in via riflessa, vanno considerate distintamente due problematiche: quella connessa al comportamento del creditore dal momento che l’estinzione dell’obbligazione, estingue anche l’ipoteca; e quella connessa all’aspettativa del debitore di far risultare la libertà dell’immobile da un onere di carattere reale e valore costitutivo. Se quindi la cancellazione dell’ipoteca non è necessaria per l’efficacia dell’e-
stinzione dell’obbligazione, e avrà efficacia tra le parti dal momento in cui si verifica; dall’altra, il permanere formale del vincolo può creare un pregiudizio alla circolazione del bene ipotecato, e da qui deriva l’obbligo per il creditore soddisfatto, che è obbligo contrattuale, ossia legato al venir meno dell’obbligazione, di aderire tempestivamente alla richiesta di consenso rivoltagli del debitore o di chi per esso, il quale deve a sua volta sopportare gli oneri conseguenti. A questo punto devo ricordare che la legge 40/2007 stabilisce che per le obbligazioni derivanti da mutui fondiari, l’estinzione dell’obbligazione non è sufficiente per il venir meno dell’ipoteca, essendo necessario che nel termine di trenta giorni non si verifichi un fatto impeditivo dell’estinzione stessa, che può essere dichiarato dal creditore al conservatore, il quale altrimenti provvede d’ufficio. Come conseguenza al mancato adempimento da parte del creditore dell’obbligo di far pervenire al debitore il
consenso alla cancellazione dell’iscrizione ipotecaria, può derivare una richiesta risarcitoria. La sentenza della Cassazione in oggetto, scaturisce da una domanda con la quale il ricorrente pretendeva venisse affermato che l’inadempimento del creditore a dare il richiesto consenso alla cancellazione dell’iscrizione ipotecaria, comportasse ex art. 2043 C.c. di per sé un danno da considerarsi quindi, in re ipsa. La Cassazione opportunamente non accoglie questa tesi ribadendo che il debitore per pretendere un danno deva anche dimostrare, con prova seria e rigorosa, che vi sia stato un concreto pregiudizio economico. La sentenza poi ritiene che l’obbligo del creditore nasca solo qualora il debito sia interamente estinto, e che quindi non può addossarsi allo stesso una colpa qualora abbia rifiutato il consenso basato sulla proposta del debitore, di soddisfare la parte dell’obbligazione residua, con il ricavo della vendita del bene ipotecato. Ovviamente questo ragionamento vale solo nell’ambito della prova in relazione ad una pretesa di danni. Nella pratica corrente, nulla esclude infatti, che il creditore aderisca a una tale richiesta e di conseguenza rinunci spontaneamente all’iscrizione ipotecaria a seguito del pagamento così ricevuto, il che è una cosa diversa dal consenso di cui abbiamo fin qui parlato. ❑
LAVORI DI GEOMETRI
Il geometra coordinatore del progetto e del cantiere per il revamping di un’acciaieria eno di quarant’anni, da 15 titolare di uno studio con la sorella Simona, anch’essa geometra, Cristian Poli è oggi un professionista con un’attività fortemente orientata all’estero e posizionata sul crinale innovativo del coordinamento progettuale ed esecutivo in cantiere di grandi opere industriali. L’avevamo incontrato cinque anni fa, quando era impegnato in Lettonia nella costruzione di immobili residenziali a Riga. Lo abbiamo incontrato nuovamente in queste settimane perché sempre in Lettonia ha lavorato per un anno alla radicale ristrutturazione ed ammodernamento d’una grande acciaieria, una sfida professionale riuscita che merita di essere raccontata. Anche perché non si tratta di un exploit, d’una opera singola, ma del primo d’una serie di interventi consistenti di reindustrializzazione in giro per il mondo, dalla Russia alla Tunisia, che vedono Cristian ed il suo studio impegnati al fianco di una primaria azienda industriale italiana, in complesse operazioni di aggiornamento degli enormi stabilimenti siderurgici di questi Paesi. Un “lavoro di geometra” certo particolare, insolito, ma che indica pure una strada per la nostra professione: quella del coordinamento progettuale e di cantiere pure per opere di dimensione ciclopica.
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a parte più difficile del mio lavoro? Non c’è dubbio: star lontano da casa per settimane, in contesti ambientali spesso difficili, lavorando anche 20 ore in un giorno con qualche sporadica telefonata alla famiglia. Per il resto è un impegno bellissimo, esaltante: sei pienamente coinvolto in un progetto grandioso che finisci per conoscere nei minimi particolari edilizi, tecnologici e industriali. E quando l’hai completato, magari dopo un anno di lavoro com’è successo a me con il revamping della grande acciaieria a 200 chilometri da Riga in Lettonia, sei fiero di quello che hai fatto e non vedi l’ora di ricominciare da un’altra parte». C’è entusiasmo e soddisfazione in ogni parola di Cristian Poli, il geometra bresciano, che con la sorella Simona e il collega 22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Benedetto Bianchetti, è l’anima di Siaprogetti, lo studio professionale che in questi ultimi anni ha visto crescere fin oltre il 50% del fatturato complessivo la quota proveniente dai lavori all’estero. Ma non è tanto sull’impegno lontano dai confini italiani che abbiamo focalizzato questa nostra chiacchierata, quanto piuttosto sull’attività compiutamente innovativa che Poli e i suoi collaboratori svolgono ormai da qualche anno. Vediamo allora di capire innanzitutto di cosa si tratta. «In estrema sintesi – risponde Cristian – noi ci occupiamo del coordinamento della progettazione e del coordinamento del cantiere per l’installazione di grandi complessi industriali. Lo facciamo dietro l’input preciso di chi ha venduto, chiavi in mano, l’impianto (ormai, vista la situazione econo-
LAVORI DI GEOMETRI A sinistra il geometra Cristian Poli
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LAVORI DI GEOMETRI Fasi di demolizioni dell’esistente
mica italiana, quasi esclusivamente all’estero), avvalendoci fin dall’inizio d’ogni ausilio possibile di design grafico nella fase progettuale, seguendo poi passo passo la realizzazione dell’opera, sia sul versante edilizio, sia su quello della logistica di montaggio, fino all’avvio della produzione vera e propria».
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ominciamo dalla progettazione, magari guardando all’ultima opera realizzata, ovvero il grande stabilimento siderurgico in Lettonia. «Il punto di partenza, la nostra commessa diciamo, prende il via quando entra nel vivo la trattativa per la fornitura del nuovo impianto industriale al cliente. Stiamo parlando di investimenti per decine di milioni di euro e il nostro primo compito è sostanzialmente quello di progettare l’involucro che conterrà l’impianto, tenendo conto di tutte le specifiche tecniche, industriali e ambientali. Lo facciamo con un occhio di riguardo non solo, com’è ovvio, all’efficienza della costruzione e alla sua funzionalità complessiva, ma pure avendo cura di restituire con la maggiore realtà possibile e con la più alta leggibilità consentita l’insieme del progetto. Ed in questo ci è di grande aiuto il computer e la progettazione dinamica in 3D che offre al cliente un’immagine virtuale estremamente realistica di ogni elemento della nuova costruzione e del nuovo impianto, 24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
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oltre che al suo aspetto complessivo visto da ogni angolatura possibile. Proprio questo supporto è spesso un fattore decisivo anche per la conclusione della trattativa e per la scelta delle migliori soluzioni possibili tra le tante alternative». Dai disegni che ci hai fatto vedere e che in parte pubblichiamo ben si capisce che si tratta di un progetto molto vicino all’esecutivo. «Sì perché noi partiamo ovviamente dal rilievo dell’esistente, che nel caso dello stabilimento in Lettonia era un vecchio stabilimento siderurgico su un’area di 460 mila metri quadrati che andava in parte demolito e in parte riadattato per consentire la creazione della nuova struttura produttiva. Un secondo gruppo di elementi riguarda poi le necessità strutturali e funzionali che il nuovo impianto impone per la sua messa in opera, opere alte anche decine di metri che debbono sostenere pesi e forze decisamente elevati. Il forno elettrico, cuore dell’impianto, deve ad esempio poggiare su basamenti d’un certo tipo,(si parla di masse da 600 tonnellate) con una certa resistenza, così come il carro ponte che porta la siviera all’impianto di laminazione deve rispondere a determinate caratteristiche, in poche parole si tratta di dare risposte a tutte quelle esigenze che l’inserimento del nuovo grande macchinario pone alla struttura esistente ed a quella che si vuole realizzare». IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 25
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Ecco: ma un geometra ha tutte le competenze per disegnare una struttura di questa complessità? «Il geometra è, nel mio caso, il coordinatore di competenze anche specifiche diverse, spesso soprattutto industriali, mentre per il disegno esecutivo finale, ad esempio sul versante edilizio, ci avvaliamo di studi di ingegneria locale che possono firmare i progetti con i necessari livelli di competenza richiesti dalle normative locali. Va detto però che l’ingegnere locale spesso deve solo tradurre le mie specifiche sulla resistenza di una trave o di un basamento nel progetto specifico da presentare agli enti di controllo locali».
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in qui la progettazione; poi c’è il cantiere. «Sì e nel caso dell’impianto in Lettonia si è trattato di un cantiere che ha realizzato l’opera a tempo di record, ma che è comunque rimasto aperto per un anno. Si è infatti interrotta una parte della produzione e si è prima demolito un pezzo della stabilimento, mentre nella parte restante si continuava a lavorare. Quindi si sono poste le basi del nuovo e passo dopo passo è stato montato il nuovo impianto. Non esagero quando dico che negli ultimi giorni alla vigilia della prima colata, la tensione era a mille e si è sciolta solo quando le prove hanno dato esito positivo. In quel periodo sono stato due mesi senza tornare a casa, la28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
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vorando anche 20 ore al giorno, sabato e domenica compresi, per risolvere tutta quella marea di piccoli e grandi problemi che una realizzazione di questo genere comporta. Senza dire della condizione ambientale con settimane a meno venti, pioggia, neve, gelo… Ripeto però che alla fine c’è piena soddisfazione e la voglia di ricominciare». Sei già nuovamente in campo? «Sì, sono nella fase di coordinamento della progettazione per tre grandi impianti siderurgici green field in Russia, Iran e in Tunisia. Ambienti con problemi opposti, una sfida elettrizzante nell’uno come nell’altro caso, che sono convinto porteremo a termine nel giro d’un paio d’anni». ❑
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Le fotografie illustrano fasi del montaggio dello stabilimento 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
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Nelle fotografie fasi del montaggio dello stabilimento 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
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Nelle fotografie fasi di collaudo e avvio dello stabilimento
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LAVORI DI GEOMETRI Lo stabilimento siderurgico lettone in produzione, nel suo aspetto definitivo
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URBANISTICA Antonio Gnecchi
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opo l’entrata in vigore del Regolamento recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’articolo 146, comma 9, del D. Lgs. n. 42 del 2004 e s.m.i., sono intervenute difficoltà interpretative e operative in ordine all’applicazione di tale norma. In particolare la Soprintendenza di Brescia non consente due o più interventi indicati nell’elenco di cui all’Allegato 1, che forma parte integrante dello stesso Regolamento. Sembrava evidente che potessero essere ammessi due o più interventi previsti dall’Allegato e si potesse utilizzare la procedura semplificata di cui all’articolo 4 del Dpr n. 139 del 2010, ma così non è stato a parere della Soprintendenza di Brescia che ha osteggiato, sin dall’inizio, questa corretta applicazione della norma a scapito di una interpretazione restrittiva della stessa continuando a mettere in diffi-
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Autorizzazione paesaggistica semplificata Dpr n.139/2010 Note e chiarimenti coltà gli addetti ai lavori (utenti, liberi professionisti e Comuni). Con una richiesta di chiarimenti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Ufficio Legislativo - di Roma, formulata da un libero professionista già nel maggio 2011, sono stati proposti i seguenti quesiti: 1. Il procedimento previsto dall’articolo 4 del Dpr 139/2010 può essere invocato esclusivamente in un solo dei casi previsti dall’Allegato 1, oppure il procedimento può essere esteso anche ad altri interventi che comportino un insieme di più casi tra quelli elencati nel succitato Allegato 1; 2. Per gli stessi interventi di cui sopra anche quando questi interventi sono rivolti ad un edificio ricadente in zone interessate da specifico vincolo paesaggistico, dichiarato con D.M., in quanto “immobili ed aree di notevole interesse pubblico” ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e, quindi, sottoposte alle disposizioni contenute nella legge stessa (art. 136, comma 1, lettera d), decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42). Ovvero se tale tipo di vincolo sia determinante perché l’edificio ricada tra gli “immobili soggetti a tutela ai sensi dell’articolo 136, comma 1, lettere a), b) e c), del Codice”,
per i quali non è ammissibile il procedimento semplificato di autorizzazione. Nel giugno dello stesso anno il Ministero, attraverso il suo direttore generale, ha risposto all’interessato, nei seguenti termini: «A riguardo del Dpr 139/2010 non sembra precludere la presentazione di una sola istanza anche se in relazione a più interventi, la cui tipologia rientra comunque nell’elenco di cui all’Allegato 1, del Dpr n. 139/2010 medesimo. Per quanto attiene inoltre alla tipologia del vincolo imposto con D.M., si rileva che tale vincolo si riferisce esclusivamente a beni paesaggistici di cui alla lettera “d”, comma 1, articolo 136 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio. Pertanto per le aree contemplate dal predetto decreto è applicabile il Dpr n. 139 del 2010». Nonostante il chiarimento del Ministero sembra che la Soprintendenza di Brescia si ostini a mantenere la sua posizione contraria a questa applicazione del Regolamento, creando non pochi problemi agli interessati, compresi i Comuni che non sanno dare agli utenti delle risposte chiare, con aggravio di documentazione e soprattutto di tempo (105/120 giorni invece di 60 giorni previsti dal decreto). Ciò che colpisce di più di questa presa di posizione da parte della Soprintendenza di Brescia è che costringe tutti gli interessati a sottostare ad una arbitraria
interpretazione della norma obbligando i richiedenti a presentare richiesta di autorizzazione paesaggistica mediante procedimento ordinario, per non perdere tempo e vedersi restituire domande inoltrate ai sensi dell’articolo 4 del decreto in parola, o per non dover ricorrere al giudice amministrativo per far valere un sacrosanto diritto riconosciuto dalla norma nazionale, con aggravio di spese, senza contare che, comunque, in definitiva, ha necessità di vedersi rilasciare l’agognata autorizzazione paesaggistica. Si è constatato inoltre l’incapacità degli uffici preposti a gestire questo tipo di autorizzazione paesaggistica qualora si presentino casi del genere, perché i responsabili di questi settori dello SUE sono d’accordo con chi presenta le pratiche in semplificata, ma non riescono ad evitare lo scoglio della Soprintendenza, chiedendo, loro malgrado, agli interessati di convertire la loro richiesta da semplificata in ordinaria. Sarebbe auspicabile che il Ministero stesso si facesse carico del problema ed emanasse una circolare esplicativa da inviare a tutti gli uffici periferici, oltre che a tutti i Comuni, chiarendo gli aspetti applicativi della norma a cui tutti i soggetti interessati abbiano a far riferimento per l’espletamento di tali procedure. ❑
SCUOLA Fulvio Negri
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ove Cat è acronimo (bruttino talché assomiglia alla più celebre imprecazione cremonese) di Costruzioni, Ambiente e Territorio, nuova intitolazione dell’Istituto già per Geometri. Il titolo di un pezzo delle pagine bresciane del Corriere della Sera di qualche settimana addietro suonava anticipatamente e un po’ stonatamente una sorta di de profundis per la nuova scuola, correggendo poi parzialmente il tiro nello sviluppo dell’articolo e in un intervista successiva con lo staff dirigente del Tartaglia. Al di là dell’approssimazione giornalistica improntata come spesso accade al sensazionalismo resta il problema del calo sensibile delle iscrizioni su tutto il territorio nazionale, coincidente in larga misura proprio con il mutamento della denominazione. Di qui proprio credo si debba partire per analizzare seriamente le cause della momentanea diminuzione di appeal. Non è certo infatti la variabile occupabilità a determinare un fattore di oggettiva minor collocabilità di quegli studenti: certo la crisi morde tutti i settori, ma il diploma di geometra ha ancora una larghissima spendibilità, comunque superiore alla media . Perfino nell’edilizia abitativa, che notoriamente è in notevole sofferenza, conserva spazi di azione insostituibili, specialmente laddove le imprese si attrezzano a recuperare e riqualifi44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Salvate il soldato Cat Cosa farà la nostra categoria?
care il patrimonio esistente, adeguandolo alle nuove domande di efficienza energetica, di comfort acustico e, perché no, di canone estetico (nel Congresso della categoria tenuto nella scorsa primavera a Rimini si prevedeva per tale via lavoro nel segmento per almeno 30 anni). Nel corso di un’esperienza personale di cambio di abitazione ho incontrato una piccola schiera di miei ex allievi impegnati nelle diverse attività: nella fase di ricerca sul mercato, in quella di progettazione ed esecuzione della ristrutturazione, nella acquisizione dei materiali da impiegare, nell’assistenza alla realizzazione dell’arredo degli interni e, dopo la transazione, nell’amministrazione condominiale, sempre ho avuto come interlocutori dei geometri. E stiamo parlando solo delle costruzioni private cui vanno sommate la cantieristica pubblica e le grandi opere infrastrutturali che vengono da più parti invocate come volano della ripresa. Una citazione particolare va poi alle tecnologie del legno cui è dedicata dal nuovo ordinamento una specifica variante di percorso, che sarà pure di nicchia, ma ha un proprio crescente pubblico di riferimento. Ma il geometra del presente e del futuro, comunque si chiamerà, non opera soltanto nell’ambito dell’edilizia o in quello degli uffici tecnici degli Enti Locali, per i quali comunque è sempre più irrinunciabile: accanto alle tradizionali e sempre in-
dispensabili attività di rilievo topografico ed estimativo, egli ha da godere di una considerevole gamma di opportunità che il nuovo impianto formativo promette di favorire. Nell’ambito ambientale ne sono esempi il controllo e la difesa dell’assetto idrogeologico, la razionalizzazione della mobilità e del traffico, lo sfruttamento eco-compatibile del suolo e del sottosuolo (in particolare nella variante dell’indirizzo geologico), l’intervento migliorativo a basso impatto ambientale nei contesti abitativi e rurali, la certificazione energetica. Ma poi molte altre sono le sopravvenute occasioni di impiegare proficuamente le competenze acquisite: i provvedimenti legati alla sicurezza, la mediazione delle controversie, la citata gestione amministrativo-manutentiva degli immobili, per tacere infine delle mille quotidiane interrelazioni del professionista con il proprio contesto che gli chiede una pluralità di servizi tanto che una tale molteplicità di domande spinge all’aggregazione di studi consociati. Può dunque dirsi esaurita la mission di una figura che anzi è largamente proiettata nel futuro? Scontata la risposta, rimane tuttavia l’interrogativo sui motivi della contrazione delle iscrizioni, non riducibile soltanto, come dicevamo, alla impropria consequenzialità con lo stato del settore delle costruzioni. Intervengono a mio parere altre considerazioni su cui
più soggetti dovrebbero agire per ripristinare certezze: sicuramente han da contribuire, oltre all’Amministrazione Scolastica e alla politica, tutti quei soggetti pubblici e privati che hanno necessità di siffatti tecnici. Io però preferisco appellarmi all’organismo che ho avuto più tangibilmente vicino nella mia esperienza scolastica: naturalmente parlo del Collegio dei geometri che è il maggiore interessato al rilancio del suo Istituto di riferimento. Dunque provo ad individuare alcune delle cause del fenomeno suddetto, operazione che comporta già almeno in nuce qualche contromisura: A) Il mutamento del marchio: è stato abbandonato un brand storico prestigioso, che ha segnato anche fisicamente la ricostruzione e lo sviluppo del Paese senza per contro un’adeguata informazione sulla nuova configurazione. Geometra come significante ha sempre evocato un fondamentale riferimento nella mediazione fra habitat e individui che lo popolavano e che sapevano di trovare in lui molte risposte ai loro bisogni : la questione non è solo di spessore semantico ma soprattutto pratico, financo con qualche sfumatura affettiva. L’utenza oggi, nella fase dell’orientamento in ingresso verso gli studi superiori, può essere disorientata trovando, al
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posto di un nome collaudato ed apprezzato una sigla, CAT, tutta da spiegare: per il ragazzo e la famiglia che stanno scegliendo il futuro formativo , il nuovo Istituto è di fatto in un cono d’ombra. B) Le novità del mestiere: temo che il deficit informativo, pure rilevante in sé, derivi anche da un certo ritardo del Collegio Nazionale nella definizione del nuovo Regolamento che deve disciplinare perimetro e regole dell’attività del futuro professionista, bussola obbligata poi anche per chi vorrà far valere il diploma nell’impiego dipendente. Avere contezza delle competenze attese in esito da parte del tessuto socio-economico è premessa per la progettazione didattica della scuola che deve realizzare il percorso di formazione. Ma è anche dato essenziale per illustrare al meglio agli interessati le potenzialità di un’eventuale scelta. C) Le tappe del cammino: connesso al che fare è ovviamente il come. Al campo di azione di cui sopra attraverso quali itinerari dello studio e della pratica lavorativa si giunge? Assodato che ormai nessun tecnico può essere congedato da alcun tipo di ordinamento di scuola media superiore con l’attrezzatura specialistica compiutamente definita, è chiaro che anche per il
professionista prossimo venturo necessita un tratto di strada diverso dall’attuale praticantato ma in ogni caso foriero di un ulteriore radicamento di competenze teoricooperative in grado di consentirgli un proficuo abbrivio alla navigazione della professione, che peraltro dovrà attraccare periodicamente ad altri
formazione elastica anche dei neo-diplomati non intenzionati ad iscriversi, almeno nell’immediato, all’Albo: con ciò si produrrebbe un ventaglio molto ampio di possibilità di collocazione meritocratica dei nuovi tecnici, proporzionata alla loro preparazione, capacità ed applicazione, derivanti dal fre-
stico nella formazione superiore da non delegare dunque in toto all’Università. Del resto sono convinto che lo meritano per come conducono la crescita globale dei ragazzi che li frequentano e che sono in grado di essere luogo di sintesi degli apporti che i vari partners educativi e socioeconomici possono re-
porti per approvvigionarsi di rifornimenti freschi in sostituzione di derrate che si sono esaurite o si sono deteriorate nel tempo. In passato ho già espresso qualche ipotesi al riguardo, invocando dal Collegio (non vedo all’orizzonte soggetti più titolati) qualche contributo su ipotesi di
quentare percorsi di diversa durata e finalità che recherebbero crediti di progressiva entità. Non starò quindi a ripetere il già detto, limitandomi a ribadire che gli Istituti Tecnici, in affinità con quanto avviene in gran parte del nostro Continente, debbono avere un ruolo protagoni-
care al completamento della preparazione di quei giovani. Comunque il Collegio Nazionale sull’argomento deve esprimersi con nettezza, non oscillando fra ipotesi che circolano troppo distanti fra loro (sei mesi di corso parzialmente e-learning o, al capo opposto, tre anni IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 45
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di iter accademico per l’iscrizione all’albo): chi aspira ad entrare nella categoria domanda chiarezza sulla strada che deve percorrere per giungervi. D) L’accorciamento della distanza scuola-mondo produttivo: in questo caso si può legittimamente affermare che il Collegio di Brescia si è sintonizzato da tempo su questa frequenza. Si può rendere più sistemico il rapporto andando verso forme più stabili di alternanza fra i momenti di apprendimento in classe e la quota di esperienza in situazione, ma sostanzialmente si va nella giusta direzione. Semmai,oltre gli studi, vanno coinvolte maggiormente le altre sedi lavorative presso cui si eserciterà l’arte che gli allievi stanno imparando, raggiungendo così pienamente l’obiettivo di creare un piano di scivolamento progressivo dall’aula al luogo del lavoro, garanzia decisiva che giustamente l’utenza reclama. E) Il peso della categoria nelle decisioni amministrative e politiche: è priorità assoluta la presenza del Collegio nell’elaborazione dei provvedimenti che riguardano la scuola a partire da contenuti e metodologie dell’impianto ordinamentale (è stato interpellato il Collegio sulla ridefinizione, nome com46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
preso, degli Istituti?). Ma poi, localmente, i suoi organi statutari devono potersi esprimere su una serie di questioni vitali come ad esempio l’allocazione delle sedi: ho citato non casualmente il tema dal momento che ravviso una concausa della crisi delle “vocazioni” nell’eccessiva frammentazione sul territorio provinciale degli Istituti per Geometri prima ed ora dei CAT, tanto che 10 scuole pubbliche più alcune private ospitano poco più di 400 studenti delle classi prime. Il fenomeno riguarda anche altre realtà ma, per stare al nostro segmento, che senso ha avere situazioni di un solo corso con il minimo di iscritti, quando non
sono logisticamente decentrate ed anzi si trovano a poca distanza da sedi con uguale indirizzo? L’eccessiva polverizzazione non assicura la continuità dell’offerta, non garantisce la stabilità del corpo docente e nemmeno permette investimenti adeguati per le attrezzature: non si rende così un servizio all’immagine dell’indirizzo che viene avvertito, a seguito dei numeri ridotti, poco appetibile e precario, perché passibile di soppressione negli anni successivi. Si rischia un effetto di trascinamento al ribasso. Sarebbe auspicabile invece un’autentica razionalizzazione della rete scolastica in modo da produrre solidi poli di riferimento di set-
tore, acconciamente dotati delle strumentazioni necessarie e felicemente inseriti in un network formativo costituito da tutti i soggetti verso cui si dirigono i geometri.
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a cortese accoglienza ed il sostegno attivo di cui ho goduto, prima come preside ed ora come interlocutore, forse avrebbero meritato toni più sfumati nella mia disanima critica, ma proprio la considerazione che ho per la sensibilità del Collegio e dei suoi vertici sui temi della scuola mi ha indotto ad una proposizione cruda e non cerimoniosamente neutra che poi presumo sia ciò che la rivista si aspetti da me: come ho cercato di dire in apertura, penso che i geometri o i loro eredi diretti, al di là dei nominalismi, lungi dall’essere al capolinea continueranno ad avere un futuro molto gratificante per la loro soddisfazione e determinante per la comunità. Ma a tal fine non è irrilevante che il Collegio si adoperi per sostenere ed illuminare la “sua’’ scuola ( sic nelle parole dei Presidenti) in un momento di transizione delicato che le ha procurato qualche difetto di visibilità; inoltre un ritrovato afflusso ai propri Istituti avrebbe conseguenze positive anche per la professione, permettendo una selezione più efficace. Sono sicuro, conoscendone le qualità, di non chiedere troppo alla categoria. ❑
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Una voce dal carcere
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ono un detenuto iscritto alla classe roseguendo l’iniziativa di collaborazione tra Collegio geometri e l’I.T.G.Tartaglia, volentieri proponiamo quinta della scuola alcune considerazioni di un alunno della sezione Carceraria diplomatosi lo scorso giugno. Lo scritto, riper geometri “Tartaglia” del salente alla primavera 2013, rappresenta la significativa testimonianza di come possa essere realizzato un carcere di Verziano. Ho deciso di scrivere a percorso di rieducazione da parte di chi sta scontando una pena in carcere e di come sia possibile raggiunquesta redazione per porgere grandi obiettivi pur vivendo una condizione di “ristretti”. tare la mia testimonianza diMarco è stato nostro alunno diversi anni fa quando frequentava la 2a a Canton Mombello. Da lì era stato retta sull’importanza di una trasferito in un altro carcere dove, per mancanza di corsi scolastici all’interno, aveva dovuto interrompere gli scuola superiore all’interno studi. Nel frattempo aveva chiesto e ottenuto di essere trasferito in un Istituto di pena dove vi fosse la predel carcere. Ad essere sinceri, quando senza della scuola per geometri. Dopo aver frequentato la 3a, a seguito di ulteriore trasferimento, è giunto ho cominciato a frequentare a Verziano dove ha potuto frequentare con continuità la 4a e la 5a e superare brillantemente l’esame di mala scuola, l’ho fatto per non turità (sostenuto all’interno del carcere con la medesima commissione esterna della classe 5a A serale dello rimanere tutto il giorno stesso I.T.G. Tartaglia). chiuso in una cella e per diPerché tra i tanti, proponiamo l’esperienza di Marco? Perché nonostante le mille difficoltà di vario tipo, da strarre la mente dalla mia condizione di detenuto, ma quelle logistiche, ai materiali, all’accesso alla biblioteca, al non possibile uso di internet, all’interruzione del così facendo mi si è aperto percorso, alla frequenza in tre momenti diversi con diversi insegnanti, al fatto che le ore di lezione per ogni un mondo che mi era sconomateria sono ridotte di due terzi (ricordiamo che la classe è una “pluriclasse” 3a+4a+5a perciò l’insegnante sciuto e che mi ha condotto a questo bellissimo perdedica un terzo di lezione a ciascuna classe), Marco ha avuto la determinazione, la forza, la costanza di ragcorso che alla fine di quegiungere brillantemente l’obiettivo finale del diploma (supportato dall’uso di un nuovo computer donato prost’anno mi porterà alla maprio dal Collegio nella primavera scorsa). Anticipiamo qui che il suo percorso sta continuando come presto ci turità. racconterà lui stesso. Proprio il termine “maturità”, soprattutto in un conSempre i buoni risultati degli alunni gratificano gli insegnanti personalmente, ma in questo caso la sodditesto come questo, è il più sfazione per il brillante percorso scolastico è ancora maggiore, perché il suo è stato anche e soprattutto un azzeccato in quanto la percorso di maturazione e riscatto. scuola, oltre a formarmi Infine il suo impegno, la capacità maturata in questi anni di organizzare lo studio e di procedere con autonelle materie di indirizzo, nomia, hanno facilitato la gestione didattica della pluriclasse e per questo cogliamo l’occasione per ringrami ha fatto maturare anche come persona. ziarlo. La coordinatrice della scuola per Geometri in carcere Sicuramente agli occhi della prof.ssa Carla Alberi gente “normale” questa afL’insegnante di progettazione fermazione può sembrare eprof.ssa Maria Elena Biban sagerata e un po’ forzata, ma per una persona come me che, per propria erronea scelta, ha sempre vissuto nell’illegalità, la scuola è servita a far conoscere aspetti della scontato il mio debito con la società farò il geometra, savita che prima ignoravo completamente e, dopo il primo rebbe bello, ma non proprio in linea con la realtà, visto e stupore, quello che inizialmente facevo solo come passa- considerato il periodo di crisi che tutto il Paese sta attravertempo, si è trasformato in fame di sapere che mi ha portato sando, ma comunque questo percorso formativo è servito per migliorarmi e, grazie a questo diploma, avere più posfino in quinta. Certamente la scuola in carcere non è paragonabile ai corsi sibilità di inserirmi nel mondo del lavoro una volta libero. “esterni” sia per carenza di spazi, materiali e logistica, sia Il mio augurio è per le tante persone che come me sono reper condizioni di vita che non facilitano lo studio, ma grazie cluse, che anche loro scoprano questo mondo ed intraprenall’aiuto dei professori e a tanta buona volontà si possono dano questo percorso, perché non è mai troppo tardi per imparare! raggiungere grandi risultati. Marco Vecchia Certamente non posso affermare che una volta che avrò 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
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SCUOLA Vincent Van Gogh, La ronda dei carcerati
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini
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Verso una cultura della prevenzione: la protezione sismica nel territorio gardesano
l “Gomito del Garda”, come viene comunemente denominato quel settore che va dalla pianura bresciana alla fascia pedemontana nei pressi di Verona, presenta numerosi esempi di tettonica compressiva attiva lungo strutture tettoniche di importanza regionale, ben descritte in letteratura sin dagli anni ’80 del secolo scorso; qui, infatti, si collocano le faglie sorgenti dei più forti terremoti della pianura padana, la cui memoria più antica risale ai terremoti medievali del 3 gennaio 1117 (Veronese) e del 25 dicembre 1222 (Brescia) che, in epoca storica contemporanea, ha visto l’area gardesana interessata dagli eventi del 30 ottobre 1901 e del 24 novembre 2004, coinvolgendo il medio Lago di Garda e la vicina Valle Sabbia. Questo settore rappresenta quindi un’area critica nell’ambito delle ricerche sul modello sismo-tettonico dell’intera Avanfossa Padana, oggetto di documentato interesse in letteratura. Nello stesso tempo, il territorio gardesano costituisce un esempio forse unico in Italia dal punto di vista della cultura della prevenzione sismica. Il caso di Salò, con il pioneristico e innovativo intervento urbanistico antisismico realizzato a seguito dell’evento del 1901, risulta emblematico ed offre spunti di riflessione sulle risposte che il contesto territoriale realizza a seguito di un evento sismico.
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a Comunità del Garda in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, l’Università degli Studi dell’Insubria ed il Centro di Ricerca di Sismologia Applicata e Dinamica Strutturale, ha proposto ai professionisti il convegno dal titolo “Verso una cultura della prevenzione: le strategie di protezione sismica del territorio gardesano” presso l’auditorium del Comune di Torri del Benaco come occasione per fare il punto sulle conoscenze geologiche relative alla pericolosità sismica dell’Avanfossa Padana, ed illustrare le strategie attuate per mettere al centro dell’attenzione dei ricercatori e dell’opinione pubblica l’importanza della cultura della prevenzione dei rischi legati agli effetti di forti terremoti, così come sviluppata ormai 50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
da decenni nel territorio gardesano. L’importanza del convegno, ad un anno dal verificarsi degli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia, ha voluto rappresentare anche l’occasione per offrire una riflessione come tale evento sismico sia risultato pesantemente impattante sulla realtà economica del territorio; ne è stato un esempio quanto accaduto nel settore turistico del Garda che ha risentito a livello europeo di numerose cancellazioni delle prenotazioni effettuate presso le strutture delle località gardesane. Il dott. Fasser, rappresentante per l’Ordine dei geologi, nell’introdurre il convegno ha subito evidenziato la
sempre maggior importanza della geologia applicata a sostegno della prevenzione del rischio sismico ed il geom. Pietro Calzavara, presidente del Collegio di Verona, ha ricordato come l’attenzione alla sismicità, sommata alla cultura della sicurezza, rappresenti una necessità di serietà e responsabilità professionale che i geometri devono esprimere nelle proprie attività. Il primo intervento dal titolo “La micro-zonazione sismica, linee guida, normative ed applicazioni” è stato affidato al dott. Pergalani del Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, ha inserito il convegno nell’analisi
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il dott. geologo Giovanni Fasser, rappresentante dell’Ordine dei geologi
consentita dall’approccio scientifico ed ha proposto le riflessioni sulle evidenze sperimentali di danni imputabili alle condizioni geologiche, geomorfologiche e geotecniche di sito che hanno portato a mettere a punto delle metodologie per la valutazione degli effetti sismici locali – amplificazioni, instabilità e liquefazioni – a scala urbanistica e a definire il tipo di indagini e di analisi indispensabili per raggiungere risultati utili per la pianificazione territoriale e per la progettazione delle costruzioni nelle zone sismiche. L’intervento del dott. Pergalini ha evidenziato come le Norme Tecniche per le Costruzioni, del gennaio 2008, propongono procedure che sembrano risultare troppo semplificate rispetto alla complessità del fenomeno. In particolare, per quanto riguarda gli effetti di amplificazione, il parametro considerato e la suddivisione dei litotipi in quattro classi di appartenenza non permette di distinguere tutti gli scenari geologici possibili presenti nel territorio nazionale. Gli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica” sempre del 2008 – ICMS; Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Presidenza del Consiglio dei Ministri – forniscono invece una metodologia, considerando diversi livelli di approfondimento, più appropriata per la valutazione di tali effetti. A seguito della emanazione di tali criteri, diverse Regioni – prime fra
tutte la Lombardia, il Lazio e l’Emilia Romagna – hanno prodotto procedure regionalizzate, da condurre a scala comunale nell’ambito degli studi geologici a supporto dei Piani di governo del Territorio. L’intervento ha consentito di illustrate tali procedure con esempi di applicazioni a partire da una analisi che si sviluppa su tre livelli. Al primo livello appartiene l’individuazione dell’appartenenza dei terreni ad una zona stabile o ad una zona instabile; al secondo appartiene l’analisi effettuata con le amplificazioni che produce la carta della micro-zonazione sismica, che consente appunto di valutare come i riferimenti delle Norme Tecniche di Costruzione non risultino essere così cautelativi, e che consente il successivo terzo livello di studio della micro-zonazione sismica con approccio numerico e sperimentale. Il successivo intervento, affidato al dott. Pantosti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha consentito di approcciarsi allo studio degli effetti ambientali dei terremoti, con particolare attenzione alle zone costiere.
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ell’intervento sono stati brevemente discussi i principi fondamentali della paleosismologia e delle sue applicazioni per le stime della pericolosità sismica e da tsunami. La paleosismologia, infatti, parte dall’osservazione che terremoti e t-
sunami producono effetti permanenti sull’ambiente naturale e che, quando questi restano preservati, costituiscono le registrazioni geologiche degli eventi del passato. Il riconoscimento e la datazione di tali registrazioni consente di ricostruire, quindi, la storia sismica di una faglia o di una regione per intervalli di tempo di decine o centinaia di migliaia di anni, e di valutare il potenziale di una faglia o di un insieme di faglie esistenti in un’area, individuando i punti deboli della faglia su cui tendono a ripetersi i terremoti. Lo studio consente di individuare quindi le faglie, in superficie con le emersioni – sono stati proposti degli esempi di scarpate di faglia – oppure tramite carotaggi, di valutare diversi elementi, per e-
sempio, il terremoto/tsunami massimo che può essere prodotto o la frequenza con cui si può verificare e con il quale possono essere formulati scenari realistici dell’impatto che un tale evento potrebbe avere non solo sul costruito ma sull’ambiente. La paleosismolgia è quindi una scienza fortemente multidisciplinare che, quando focalizzata su aree costiere e sommerse, integra anche la geologia marina con tutte le tecnologie di recente sviluppo. Ricostruendo le modificazioni ambientali prodotte da terremoti e tsunami del passato, e data l’estrema sensibilità delle aree costiere a modificazioni ambientali, la paleosismologia rappresenta un approccio utile alla comprensione dei rischi naturali che ne potrebbero compromettere la conservazione e di concorrere alla pianificazione delle necessarie azioni di prevenzione.
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l terzo intervento dal titolo “Geologia e valutazione della pericolosità sismica nel settore del Garda” è stato affidato al dott. Michetti, responsabile presso il Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Como, che ha IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 51
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
presentato come l’elevata vulnerabilità derivante dalla notevole densità di popolazione, dalla concentrazione di strutture industriali, e dal ritardo nell’applicazione delle normative antisismiche, elevano il rischio sismico in pianura padana, che risulta essere uno fra i più alti di tutto il territorio nazionale. Nel settore del Garda si collocano le faglie sorgenti dei più forti terremoti della pianura padana. La crisi si-
ratura, unita a nuovi rilevamenti sul terreno, nonché ai dati raccolti nel sisma emiliano, hanno messo in luce importanti elementi in grado di offrire nuovi spunti interpretativi. I risultati ottenuti risultano molto utili nella ricerca dei parametri tipici del terremoto di riferimento dell’area pedemontana gardesana e del relativo paesaggio sismico che da esso deriva. La conoscenza del territorio e l’individuazione del si-
storici caratteristici del patrimonio italiano. Il movimento che coinvolge il territorio della pianura padana, Alpi in movimento verso sud ed Appennini in movimento verso nord, comporta diversi effetti geologi come per esempio il sollevamento e la liquefazione o ipotizzare eventi che hanno comportato modifiche al territorio che vanno dalla deviazione dell’alveo del fiume Po al sollevamento del Monte Netto.
smica emiliana del maggio 2012 presenta quindi un’occasione per comprendere le relazioni esistenti fra dislocazione co-sismica, deformazione tettonica di medio e lungo termine, e processi superficiali legati a fattori geologici, geotecnici e idrogeologici. La reinterpretazione di dati già noti in lette-
stema di faglie è stata favorita nella zona oggetto del convegno anche dai numerosi carotaggi effettuati per l’individuazione di eventuali giacimenti di combustibili fossili e di eventuali siti da destinarsi a centrali termonucleari svolte nel recente passato contribuendo in modo qualificante ai dati
L’attenzione rivolta a questo settore del territorio ha comportato la presa di coscienza di un deficit di sicurezza determinato da dati non correttamente classificati in relazione alle zone sismiche e, a partire dalla metà degli anni Ottanta, un aggiornamento dei dati con conseguente cambio nell’approccio per
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consentire di mettersi in sicurezza. L’intervento “La tutela dei beni culturali dopo il terremoto del 24 novembre 2004”, prevedeva il contributo della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, ma non ha potuto realizzarsi. Proponiamo quindi al lettore quanto anticipato nel documento di presentazione dell’intervento previsto dalla dott.ssa Valsassina: «Il terremoto del 24 novembre 2004 ha colpito in maniera indifferenziata tutto il costruito della Val Sabbia e del Garda bresciano. Ne ha risentito maggiormente la componente più vulnerabile dell’edificato, il patrimonio culturale, così capillarmente diffuso e stratificato in modo complesso in tutto il territorio nazionale; storicamente e morfologicamente legato all’ambiente naturale, il costruito storico forma quel “paesaggio culturale continuo” che rappresenta uno dei principali fattori identificativi del nostro paese. L’epicentro del sisma è stato localizzato tra Salò e Sabbio Chiese. Il terremoto ha colpito una zona urbanizzata nella quale sono presenti piccoli e medi centri di antica fondazione, diffusi in un contesto geograficamente abbastanza omogeneo, ricco di insediamenti isolati. Il costruito storico del bacino meridionale del Lago di Garda è da sempre segnato dai terremoti, di cui il più noto è quello che nel
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il geom. Fausto Savoldi, Presidente del Consiglio Nazionale Geometri
1901 distrusse Salò; l’ultimo evento sismico ha confermato la particolare vulnerabilità di questo patrimonio, soprattutto per quanto riguarda l’architettura religiosa. Dal 25 novembre 2004 la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia è stata coinvolta nell’emergenza sismica con il compito istituzionale di coordinare il Servizio beni culturali presso il Centro operativo misto (COM), immediatamente attivato a Salò all’indomani del terremoto. Architetti, storici dell'arte, restauratori, tecnici, informatici e fotografi della Direzione regionale, delle Soprintendenze per i beni architettonici e per il paesaggio di Brescia e Milano e della Soprintendenza per i beni storico artistici ed etnoantropologici di Mantova hanno lavorato congiuntamente a ritmo serrato dal 26 novembre al 21 dicembre 2004. L’attività di tutela è consistita nel censimento, nella ispezione e valutazione dello stato di danno dei beni culturali coinvolti. Le squadre miste del Servizio beni culturali del COM, composte da funzionari del Ministero, per i beni e le attività culturali, da ingegneri certificati dalla Protezione Civile Nazionale, provenienti dalle università di Genova e Padova, e dai Vigili del Fuoco, hanno rilevato complessivamente 375 edifici, tra pubblici, privati ed ecclesiastici; di questi ben 276 sono chiese, santuari o complessi abbaziali. Per il rilevamento e la valutazione
dei danni sulle chiese è stata utilizzata la Scheda per il rilievo dei beni culturali danno alle chiese, predisposta a suo tempo dal Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti (GNDT), gruppo di lavoro interministeriale per la salvaguardia dei beni culturali dai rischi naturali, creato dal Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa col ministero per i Beni e le Attività Culturali. Inoltre è stata sperimentata la scheda di danno ai palazzi, in quel momento ancora in via di perfezionamento. Alle schede è stata affiancata una esaustiva documentazione fotografica, generale e dettagliata, di tutti gli edifici coinvolti dal sisma e del relativo stato di danno. Nella fase di prima emergenza la Direzione re-
gionale e la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Brescia hanno attivato e seguito alcuni lavori di messa in sicurezza dei beni più danneggiati; tra questi, la chiesa di San Benedetto da Norcia a Vobarno in località Pompegnino, quella di San Lorenzo a Sabbio Chiese in località Clibbio, quella dedicata ai Santi Faustino e Giovita a Fasano nel Comune di Gardone Riviera. Nel Duomo di Salò si è intervenuti per consolidare distacchi degli intonaci dipinti. Con la chiusura della fase di prima emergenza, alla fine del mese di gennaio del 2005, ha preso avvio il piano di recupero dei beni culturali danneggiati dal sisma.
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a Direzione regionale ha attivato uno specifico gruppo di lavoro sul terremoto con il compito di coordinare, organizzare ed effettuare le azioni di tutela sul patrimonio culturale interessato dal sisma. Il gruppo ha operato all’interno della Gestione commissariale per l’emergenza sismica, presso la sede territoriale di Brescia della Regione Lombardia, collaborando con il Soggetto attuatore ed il Comitato
degli esperti. Nell’ambito della definizione del piano di recupero, regolamentato dalla ordinanza 36/2005, la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia ha predisposto le linee guida e promosso un corso di aggiornamento professionale per la redazione dei progetti di recupero, restauro e miglioramento strutturale dei beni culturali danneggiati, secondo quanto previsto dalla legislazione di tutela e dalle Istruzioni generali allora vigenti. Contestualmente, dal mese di maggio 2005, la Direzione regionale ha attivato un servizio di sportello che tuttora svolge attività di consulenza ai tecnici incaricati di redigere i progetti di riparazione e miglioramento strutturale di beni culturali danneggiati, direttamente curato dal gruppo di lavoro sul terremoto operante presso la sede territoriale di Brescia della Regione Lombardia. Parallelamente all’attività di sportello è stata avviata quella istruttoria, riguardante l’esame di progetti pervenuti e la loro valutazione tecnica secondo quanto previsto dall’art. 21 del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. e dall’ordinanza 36/2005. Nel corso di queste procedure si è operato sul campo effettuando sopralluoghi riguardanti i casi con particolari problematiche strutturali e/o conservative mirati al controllo sull’esecuzione delle opere progettate a cantiere aperto. Nell’ambito delle attività connesse al terremoto, la Direzione reIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 53
DAL COLLEGIO DI BRESCIA L’ing. Settimio Simonetti, Comandante dei Vigili del Fuoco delle province di Brescia e Verona
gionale ha ottenuto due finanziamenti CIPE rivolti alle aree sottoutilizzate per lo sviluppo del “Progetto GISisma”, con l’obiettivo di inserire in un sistema informativo territoriale tutti i dati relativi ai beni culturali danneggiati dal sisma, provenienti da fonti archivistiche, desunti da schede di rilevamento in emergenza, riconducibili alla progettazione ed esecuzione delle opere o derivati da altre banche dati territoriali. Il progetto implica un’ottica necessariamente interdisciplinare di conoscenza del territorio e delle sue vulnerabilità, finalizzata all’attivazione di opportune strategie di conservazione programmata. Prevede anche il monitoraggio dello stato di conservazione degli apparati decorativi fissi e mobili delle chiese danneggiate, ovvero la conoscenza dello stato di salute complessivo del patrimonio. L’obiettivo finale del lavoro è offrire un utile supporto informativo agli uffici di tutela, mettendo a disposizione un quadro di conoscenze aggiornato ed implementabile». La parola è passata quindi al dott. Treccani che ha sottolineato come la tematica sismica vada oltre il problema 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
delle competenze prevista dai recinti disciplinari e, grazie ad un esaustiva presentazione di immagini tratte dal contesto edilizio storico dei paesi dell’area benacense, ha consentito ai partecipanti di considerare come la convivenza con gli eventi sismici da parte della
popolazione abbia portato all’uso diffuso degli archi sovrapposti, scelti come immagine simbolo del convegno, da considerarsi non solo come elementi pittoreschi del paesaggio urbano ma come efficiente risposta per migliorare l’efficienza antisismica. L’intervento ha consentito di introdurre la relazione della dott.ssa Scala dell’Università degli Studi di Brescia, DICATAM, sulla “Memoria sismica locale”. Quando un evento sismico colpisce un territorio, il patrimonio edificato viene
messo a dura prova. Avviene una selezione delle strutture storiche quelle che, pur talora danneggiandosi, resistono all’azione violenta e quelle che soccombono. È in questa distinzione che si possono mettere in rilievo gli espedienti costruttivi attuati in passato e che in stagioni di arretratezze tecnologiche e scientifiche hanno permesso la conservazione dell’edificato storico mantenendolo fino ai nostri giorni. L’individuazione di “particolarità costruttive”, celate all’interno di dettagli decorativi o elementi architettonici e strutturali appartenenti alla tradizione locale, costituisce una forma di conoscenza non solo delle tecniche costruttive storiche, locali, ma contribuisce alla messa in luce di quelle strategie che hanno concorso all’aumento di resistenza al sisma del patrimonio edilizio. Partendo dagli scritti di Pio Bettoni, dalle cronache della stampa periodica all’indomani del catastrofico sisma – il terremoto come “gran collaudatore” – che nel 1901 colpì Salò e dalla documentazione archivistica la relazione ha illustrato la difficoltà che un territorio a prevalente vocazione turistica, ha incontrato nel corso dell’ultimo secolo, nel garantire strategie antisismiche così come si erano consolidate nel tempo, per quanto l’intensità e la frequenza degli eventi non siano tali da poter favorire la formazione di una forte “cultura sismica locale”. Tuttavia il sisma che nel 2004 colpì
nuovamente Salò ha costituito l’occasione per accertare come nell’edificato storico siano presenti molti elementi talora letti come semplici “anomalie costruttive” che fanno pensare come in passato si sia consolidata una cultura costruttiva antisismica locale di tutto rispetto e che alcune volte non vengono debitamente rispettati, rischiando il ripetersi delle condizioni che erano presenti nella Salò preterremoto del 1901. Quanto oggetto della relazione della dott.ssa Scala ha trovato conclusione nell’intervento del dott. Ferrigni del Centro Universitario per i Beni Culturali di Ravello, dal titolo “L’edificato storico in zona sismica: insieme vulnerabile o fonte di conoscenza”. La protezione dei centri storici in zona sismica è tema centrale non solo delle politiche di prevenzione, ma anche del dibattito scientifico. L’edificato storico è infatti considerato da una parte particolarmente vulnerabile, dall’altra difficilmente adeguabile alle prescrizioni antisismiche correnti.
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ppure se oggi abbiamo il problema di proteggere l’edificato antico è solo perché gli edifici hanno resistito a tutti i terremoti del passato. Del resto è ovvio che nelle Regioni esposte regolarmente ai terremoti le comunità locali hanno dovuto mettere a punto necessariamente delle tecniche di prevenzioni sismica o di raffor-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
zamento post-sisma. Un filone di ricerca avviato negli anni ’80 del secolo scorso dal Centro di Ravello ha infatti mostrato che in tutte le Regioni ad alta sismicità si sono consolidate tecniche di costruzione/riparazione che, pur differenti per materiali e schemi strutturali, hanno
mente ridotto la originaria resistenza al sisma. Ma i terremoti recenti hanno mostrato che anche molti interventi di “rafforzamento” degli edifici antichi ne hanno invece accresciuto la vulnerabilità. In effetti l’adozione acritica delle tecnichedi riparazione /
dibili: è geometricamente irregolare, è realizzato con materiali non omogenei, ha subìto nel tempo modifiche non sempre evidenti e, soprattutto, è spesso inserito in un continuum strutturale che il progettista molto raramente può analizzare. Alle difficoltà di modellizzazione
“che cosa hanno fatto” i loro costruttori/utilizzatori. La comunicazione richiama preliminarmente le tecniche antisismiche presenti nelle principali aree sismiche del mondo; quindi analizza le diverse declinazioni della CSL a seconda della ricorrenza e dell’inten-
un’unica finalità: migliorare la resistenza dell’edificio alle forze orizzontali e torsionali. Tecniche, cioè, squisitamente antisismiche che, insieme a un comportamento degli utilizzatori coerente con le conoscenze tecniche, hanno dato vita a quella che è stata definita la "Cultura Sismica Locale" (CSL). Da queste acquisizioni non si deve concludere, tuttavia, che nelle aree sismiche l’edificato storico è sicuro. Spesso mancanza di manutenzione e modifiche inappropriate hanno forte-
rafforzamento prescritte dai regolamenti scontano due limiti intrinseci dell’ingegneria sismica applicata all’edificato antico. Le prescrizioni dei regolamenti derivano infatti da teorizzazioni e sperimentazioni condotte su nuove costruzioni, anche se realizzate con tecniche tradizionali. Su edifici, cioè, che sono pienamente rappresentati dai modelli geometrici utilizzati per le calcolazioni. L’edificio antico, invece, è raramente rappresentabile con modelli atten-
si aggiunge poi quella di conoscere con esattezza l’effetto suolo. In Italia gli studi di micro-zonazione sismica sono infatti ancora rarissimi. Le uniche indicazioni attendibili sui caratteri della sollecitazione sismica locale e sulla risposta dell’edificio possono ricavarsi dall’analisi dell’edificio stesso che porta i segni sia dei danni subiti sia delle riparazioni intervenute. Per rispondere alla questione su “che fare” per rafforzare l’edificato antico in zona sismica può quindi essere utile vedere
sità dei terremoti, documenta i danni causati da interventi conformi ai regolamenti, ma estranei alle tecniche dell’edificato da “rafforzare”, propone un tutorial per riconoscere gli elementi a valenza antisismica presenti nell’edificato storico, illustra un metodo di verifica numerica dell’efficacia degli interventi di rafforzamento fondato sulla prevenzione dei “meccanismi di danno”. Si possono individuare due approcci a rispondere al problema di ogni sisma, che in ultima analisi è quello di IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 55
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il geometra dott. geologo Piero Fiaccavento, di Salò
consumare l’energia che il sisma produce: l’approccio europeo e l’approccio asiatico. In entrambi gli approcci l’obiettivo è quello di ridurre la quota di energia non metabolizzata dall’edificio e che provoca, di conseguenza il danno, ma, mentre in Asia si è percorsa la strada della deformabilità e della resistenza per attrito – per esempio nella costruzione delle pagode – con la scelta di materiali “leggeri” – principalmente legno e carta di riso –, in Europa si è risposto con la massività – con l’aggiunta di struttura, come per esempio i contrafforti – nella quale ogni forza che agisce nel sisma – orizzontale, verticale e torsionale – viene gestita da una specifica struttura. Lo studio effettuato sulle culture sismiche ha dimostrato come in zone scarsamente sismiche la cultura sismica, di prevenzione o riparazione, si innalza solo in successione del sisma e raramente avviene un passaggio generazionale delle competenze, mentre in luoghi ad alta attività sismica si assiste ad un radicamento culturale che in alcuni casi risulta essere opposto alla normativa di riferimento; per esempio dell’uso consolidato dei già citati archi sovrapposti che non sono più ritenuti validi dalle norme vigenti che impongono la separazione tra un edificio e l’altro. Nella parte conclusiva del Convegno la relazione è stata affidata al geom. geol. Fiaccavento che, in considerazione della pluriennale e56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
sperienza di collaborazione con il Comune di Salò per la stesura del Piano di emergenza comunale e della gestione delle stazioni di monitoraggio sismico a lui affidate ha presentato l’argomento “La distribuzione delle stazioni sismiche nel bacino benacense”. L’intervento ha così consentito di presentare la presenza e il posizionamento delle varie stazioni di monitoraggio sismico pre-
senti sul territorio benacense e nelle valli limitrofe, al fine d’informare che tali stazioni, nonostante l’evento sismico imprevedibile sia dal punto di vista del tempo di arrivo delle onde, sia dal punto di vista dell’intensità sismica, sia per la determinazione dell’ubicazione del punto focale ipocentrale ed epicentrale, sia dallo spostamento dei punti focali, la magnitudo e l’area interessata dal terremoto,
sono utilissime per la raccolta dei dati sismici in fase di progettazione antisismica. Per tale motivo nel piano di emergenza della città di Salò il dott. Fiaccavento ha voluto associare alla carta della zonazione sismica quella della percentuale di vulnerabilità degli edifici e la carta urbanistica dei vari tipi di panico della popolazione a seconda che queste siano localizzate in aree isolate o concentrate nei centri storici, lungo il traffico veicolare, in edifici con giardino o all’aperto. Le stazioni posizionate nel bacino benacense e nelle aree limitrofe si riferiscono all’INGV della Rete Nazionale Terremoti, e sono posizionate nel Parco Alto Garda Bresciano, in Val Sabbia e nel territorio veronese. Le stazioni RAN, le stazioni sismiche veronesi, quelle della Provincia autonoma di Trento, dell’OGS tra cui le reti sismiche dell’Istituto di Geofisica e Bioclimatologia Sperimentale del Garda (IGBSG), con sede a Desenzano, sono collegate con il Centro di Studio e Ricerca di Sismologia applicata e dinamica strutturale (CeSiA) della Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Brescia. A queste stazioni si aggiungono le stazioni vero-
nesi del Centro Osservatorio Studio Sismico Meteo Ambientale (COSSMA), collegate con la protezione civile di Verona e i sismografi didattici nel centro di ricerca geologico ambientale realizzato presso lo studio geologico tecnico del dott. Fiaccavento. Infine, per studi di approfondimento sismico locale – determinazione stratigrafica e sismica dei suoli, fenomeni di amplificazione sismica, doppia risonanza negli edifici che può causare il crollo e problemi di liquefazione dei terreni –, vengono evidenziate le strumentazioni sismiche utilizzate dai professionisti geologi e geofisici, per la sismica passiva con metodologia RE.MI e l’utilizzo del Tromino, basati sul rumore di fondo e sismica in superficie – sismica a rifrazione e riflessione, Masw, oltre alla sismica attiva in foro –, con esplosivo tramite sparo con cannoncino o battute su piastra.
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intervento conclusivo al convegno è stato affidato all’ing. Simonetti, Comandante dei Vigili del Fuoco delle Province di Brescia e Verona, e ha consentito, in favore della personale esperienza maturata dal Comandante nella partecipazione alle fasi successive a diversi eventi sismici – Umbria, Marche, Lombardia, Emilia –, di condividere le “Norme di comportamento della popolazione in caso di evento sismico”. Il terremoto, aldilà che sia perfettamente interpretato dalla
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
scienza nella sua genesi più primitiva o che sia prevedibile in maniera puntuale in termini di tempi, luoghi ed intensità, resta pur sempre uno dei fenomeni più devastanti e sconvolgenti della natura. L’uomo ha sempre temuto e teme il tremare della terra sotto i propri piedi per il senso di instabilità, incertezza e precarietà che suscita. Scoprire che sia “energia liberata dalla terra”
cosa fare in caso di terremoto e che prevede, tra i comportamenti ritenuti di maggior efficacia, di informarsi sulla classificazione sismica del territorio in cui si risiede ricordando di informarsi su come chiudere rapidamente i rubinetti del gas, e ricordando di mettersi sotto un architrave o ripararsi sotto un tavolo – è senza dubbio il compendio di insegnamenti più corretto che ci sia ed ac-
non cambia il suo stato d’animo. Di fatto, il sisma è un fenomeno da cui deve difendersi. E seppur deve proiettarsi nel futuro costruendo edifici che non crollino sotto lo scuotimento dei loro appoggi, deve, allo stesso tempo, mettere in atto ogni accorgimento possibile per contenere la gravità delle conseguenze di un sisma attuale. Il decalogo del Dipartimento della Protezione Civile – che riepiloga
quisirlo è un dovere civico. Farlo proprio, ed evitare di chiedere ai soccorritori se sono previste altre scosse e la loro entità, se ci sono stati danni altrove, occupare le linee di comunicazione per dare o ricevere notizie non indispensabili, impiegare strutture pubbliche dedicate al soccorso per disquisire su ciò che è accaduto, è un dovere morale. Nella tavola rotonda conclusiva del convegno molte le
considerazioni conclusive esposte dai diversi relatori tra tutte quella dei geom. Fausto Savoldi, Presidente Nazionale Geometri e Geometri Laureati, e geom. Merlino, Presidente dell’Associazione GEometri PROtezione civile che, ricordando la generosità dei colleghi in occasione della partecipazione alle attività di sopralluogo svolte a seguito dei più recenti eventi sismici, hanno evidenziato la necessità di crescere nelle competenze professionali per creare una cultura di prevenzione e trasmetterla alla popolazione non da accademici, ma da tecnici, impegno che la categoria professionale da loro rappresentata sta realizzando in piena collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile, non solo con riferimento al rischio sismico, ma anche, grazie ad una capillare conoscenza del territorio, nei confronti del rischio idrogeologico, che richiede a volte piccoli interventi per essere scongiurato; impegno all’informazione e alla prevenzione che è uno degli elementi centrali presentati nella bozza di regolamento elaborata dal CNGeGL in riferimento alle possibilità di intervento sul costruito e di tutela del ter-
ritorio supportata dalle attività di misurazione e monitoraggio del territorio effettuato con l’approccio topografico. a maturità richiesta ai professionisti può imporre al geometra il coraggio di esprimere chiaramente al committente la pericolosità di certe richieste in fase di progettazione e realizzazione consentendo, allo stesso tempo, il proporre con competenza soluzioni alternative e interventi coerenti con il necessario rispetto della sicurezza; a causa della marginalità con cui i rischi sismici e idrogeologici sono stati considerati in passato le occasioni di intervento sono numerose e propongono un’interessante possibilità professionale a tutte le categorie tecniche sostenendo il crearsi di società di servizi multidisciplinari. L’intervento del geom. Merlino ha ricordato come la categoria dei geometri sia l’unica che abbia costituito una propria associazione nazionale attiva nella formazione e nell’aggiornamento dei geometri sui temi di Protezione Civile e sempre pronta a supportare le attività della Protezione Civile nelle necessità operative per le quali viene chiesto di collaborare. ❑
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Si ringrazia la Comunità del Garda per l’ottima organizzazione dell’evento e per la disponibilità a concedere l’uso della documentazione per la stesura dell’articolo. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 57
DAL COLLEGIO DI LODI Lorenzo Negrini
La procedura delle esecuzioni immobiliari per i periti secondo il Tribunale di Lodi
Il manuale che segue costituisce la rielaborazione della Circolare 19 dicembre 2003 indirizzata dal Tribunale di Lodi a tutti i periti lodigiani del settore. In questi dieci anni, modifiche legislative, sentenze della Cassazione, direttive dei Giudici dell’Esecuzione, l’hanno ormai resa superata in più punti. Ecco pertanto l’idea di rivedere il testo originario aggiornandolo con le variazioni intervenute, così da diventare nuovamente un utile strumento di lavori. Nella speranza di essere riuscito nell’intento, auguro a tutti un buon lavoro. L.N. 1. UTILIZZO DI SOFTWARE PER LA REDAZIONE DELLA PERIZIA I periti sono tenuti all’utilizzo, per la redazione della perizia, del software disponibile sul sito Internet www.hestudio.com, dal quale potrà essere scaricato gratuitamente. 2. ASSUNZIONE DELL’INCARICO E RISPETTO DEI TERMINI Aspetto assolutamente essenziale è che il perito rispetti i termini posti dal Giudice per il deposito dell’elaborato. Il mancato deposito nei termini infatti, comporta il differimento dell’udienza fissata per la comparizione delle Parti, con evidente aggravio per queste ultime e per l’Ufficio. Si noti che, stante l’elevato numero di procedure, un solo rinvio in tutte le procedure comporterebbe una attività aggiuntiva pari ad un anno di lavoro del Giudice! In quest’ottica è essenziale che il professionista accetti l’incarico solo se sia certamente in grado di osservare il termine di deposito. Richieste di proroghe dei termini possono trovare accoglimento solo se dovute a cause oggettive e quindi non imputabili al consulente. Il ripetuto mancato rispetto dei termini da parte del consulente è motivo di esclusione dall’elenco dei periti dell’Ufficio e sarà oggetto di segnalazione al Presidente del Tribunale per le valutazioni di competenza. 3. ADEMPIMENTI PRELIMINARI ALLO SVOLGIMENTO DELL’INCARICO 3.1 - Giuramento e ritiro del fascicolo A seguito della nomina, al professionista vengono comunicati il giorno e l’ora in cui dovrà comparire avanti al Giudice per la formulazione del quesito e la prestazione del giuramento (cfr. decreto di nomina allegato 1). In tale occasione, la Cancelleria consegna al perito la documentazione contenuta nel fascicolo della procedura. La documentazione deve essere restituita alla Cancelleria 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
entro sette giorni oppure nella data indicata in occasione del giuramento. Il tale ultimo caso, la restituzione del fascicolo da parte del perito nella Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, potrà avvenire con corsia preferenziale (non si segue la fila fuori dall’Ufficio). Questo termine deve essere rigorosamente rispettato a pena di revoca immediata dell’incarico conferito. Tale arco temporale è d’altro canto sufficiente per fotocopiare la documentazione e per l’esame del fascicolo al fine degli adempimenti che seguono. 3.2 - Comunicazione dell’inizio formale delle operazioni peritali. Il perito fissa l’inizio formale delle operazioni peritali presso il proprio studio o direttamente in loco in una data che deve cadere entro 30 giorni dall’assunzione dell’incarico, avvisando i creditori a mezzo fax e il debitore e, ove possibile, il terzo occupante a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno. Tra l’invio della raccomandata e dei fax e l’inizio delle operazioni peritali deve decorrere un termine di almeno 15 giorni. Con la medesima raccomandata il perito comunica al debitore: 1. con chiarezza, l’incarico ricevuto e lo scopo della procedura immobiliare (cioè la vendita dell’immobile); 2. che può eleggere domicilio nel Circondario del Tribunale in mancanza del quale le comunicazioni verranno indirizzare presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari; 3. che è possibile avvalersi della conversione del pignoramento mediante la rateizzazione del debito in 18 rate mensili con l’anticipo di 1/5 dell’intero debito (creditore procedente ed eventuali creditori intervenuti). La richiesta deve essere fatta con apposito modello ritirabile presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari di Lodi e presentato alla stessa entro e non oltre il giorno in cui si tiene Udienza che fissa la vendita ex art.569 c.p.c.. (Tale facoltà è tanto più vantaggiosa per il debitore quanto minore è la somma per la quale è stato fatto il pignoramento); 4. che è possibile ottenere una sospensione della procedura fino a 24 mesi con il consenso di tutti i creditori intervenuti (art.624 bis c.p.c.). In tal caso il debitore dovrà mettersi subito in contatto con i legali di tutti i creditori intervenuti (e non del solo creditore pignorante), allo scopo di raggiungere un accordo su modalità e tempistiche; 5. quale potrebbe essere, orientativamente, l’ammontare degli onorari che sarebbero dovuti all’esito della perizia, significandogli altresì che essi saranno comunque dovuti per tutte le attività compiute dal perito prima dell’eventuale sospensione; 6. I propri recapiti telefonici per essere contattato ai fini del sopralluogo. Se l’inizio delle operazioni peritali coincide
DAL COLLEGIO DI LODI
con il sopralluogo ovvero se si intende già fissare la data in cui verrà effettuato (senza sentire le disponibilità del debitore esecutato), andrà indicata nella lettera la data e l’ora in cui il perito si recherà presso il bene pignorato per i rilievi del caso. Qualora il perito, contattato telefonicamente dal debitore, apprenda che l’immobile pignorato è occupato da un Terzo, richiede al debitore le generalità ed il recapito telefonico di quest’ultimo e provvede quindi a prendere contatto anche con il terzo, fornendogli le stesse indicazioni ed aggiungendo che, all’atto del sopralluogo, dovrà esibire: • copia del contratto di locazione; • i documenti comprovanti l’avvenuto pagamento dei canoni; • quando il contratto non sia registrato, documenti con data certa anteriore al pignoramento che dimostrino che la detenzione è iniziata prima del pignoramento (ad es. ricevute postali di pagamento dei canoni, bollette per la fornitura di acqua, luce, gas, certificato di residenza con indicazione della data di inizio della residenza all’indirizzo dell’immobile oggetto del pignoramento)avvisandolo altresì che, in mancanza di tali documenti, potrà essere disposto dal giudice, anche prima della vendita, l’immediato sgombero del bene. Questi adempimenti sono essenziali affinché: – il debitore possa - ove lo ritenga - prendere immediatamente contatto con i creditori per chiedere la sospensione dell’Esecuzione; – il Terzo fornisca al perito, all’atto dell’accesso nell’immobile, la copia della documentazione richiesta. Il perito dovrebbe così ridurre i casi di sospensione delle operazioni peritali ad attività già iniziata e di secondo sopralluogo. Ai creditori comunica: a) l’incarico ricevuto; b) la data e l’ora dell’udienza per la comparizione delle parti (ex art. 569 c.p.c.) con l’indicazione del Giudice a cui è stata assegnata la procedura immobiliare; c) l’elenco dei documenti ipo-catastali eventualmente mancanti (salvo che il creditore abbia optato per la produzione del certificato notarile); d) l’elenco delle notificazioni ex art.498 e ex art.599 c.p.c. che non risultino ancora effettuate; e) l’elenco dei documenti che il perito deve acquisire per la redazione della perizia o per allegarli alla stessa e che i creditori potrebbero essere in grado di inviare spontaneamente al perito prima dell’inizio delle operazioni peritali. Il perito, nella stessa lettera, fa presente ai creditori che, ai
fini dello svolgimento tempestivo dell’incarico, è essenziale che i documenti di cui al punto c) gli siano trasmessi in copia, a mezzo fax o posta, entro la data d’inizio delle operazioni peritali (gli originali andranno invece depositati in Cancelleria.) Analogamente fa presente che la tempestiva trasmissione a mezzo fax della copia delle relatae delle notificazioni ex art.498 e 599 c.p.c., eventualmente effettuate ma non ancora depositate, è essenziale per la predisposizione dell’elenco completo degli indirizzi ai quali la Cancelleria deve notificare il provvedimento di fissazione dell’udienza nella quale, in mancanza di prova dell’avvenuta notifica degli avvisi predetti, non potrà essere autorizzata la vendita. Agli eventuali comproprietari comunica: • con chiarezza, l’incarico ricevuto e lo scopo della procedura immobiliare (e cioè la vendita dell’immobile); • che è loro facoltà acquistare la quota del debitore esecutato facendone esplicita richiesta al Giudice dell’Esecuzione il giorno in cui si tiene l’Udienza per la fissazione dell’Asta ex art.569 c.p.c.. Nel caso in cui non intendesse acquistarne la proprietà, è possibile si proceda alla vendita dell’intero bene ai sensi dell’art. 600 c.p.c, (compresa quindi la sua quota di comproprietà) con diritto a percepire una proporzionale parte del prezzo all’esito della vendita; • quale potrebbe essere, orientativamente, l’ammontare degli onorari che sarebbero dovuti all’esito della perizia, significandogli altresì che essi saranno comunque dovuti per tutte le attività compiute dal perito prima dell’eventuale sospensione; • I propri recapiti telefonici per essere contattato ai fini del sopralluogo. Se l’inizio delle operazioni peritali coincide con il sopralluogo ovvero se si intende già fissare la data in cui verrà effettuato (senza sentire le disponibilità del comproprietario), andrà indicata nella lettera la data e l’ora in cui il perito si recherà presso il bene pignorato per i rilievi del caso. 3.3 - Predisposizione e deposito di bozza del biglietto di cancelleria con cui, ai sensi dell’art. 485 c.p.c, il cancelliere comunica il decreto di fissazione dell’udienza ex artt.569 e 600 c.p.c. Entro il termine o nel giorno fissato dalla Cancelleria, il perito provvede, utilizzando l’apposito file, ad inserire gli indirizzi dei destinatari nella bozza di biglietto di cancelleria (cfr. allegato 2) che il Cancelliere deve notificare a: a) debitore, b) creditore procedente, c) creditori intervenuti, d) creditori non intervenuti con diritto di prelazione risulIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 59
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tante dai registri immobiliari, e) comproprietari. L’opera del perito consiste essenzialmente nell’individuazione di tali indirizzi tramite l’esame del fascicolo e nella verifica della loro correttezza mediante l’acquisizione del certificato di residenza (se persona fisica) o del certificato della C.C.I.A.A. se persona giuridica, sempre che non siano già presenti nel fascicolo e non siano anteriori di tre mesi. In particolare, l’indirizzo del debitore si desume dalla relata di notifica del pignoramento (ovvero dal certificato di residenza o della Camera di Commercio, secondo i casi) mentre per il creditore procedente e i creditori intervenuti si devono riportare i domicili eletti (o la residenza dichiarata) rispettivamente nell’atto di precetto e negli atti d’intervento (l’elezione di domicilio è contenuta nella prima parte dell’atto ed è effettuata di norma presso lo studio di un avvocato). Qualora gli indirizzi relativi ai creditori non intervenuti con diritto di prelazione risultante dai registri immobiliari (trattasi del domicilio eletto all’atto dell’iscrizione ipotecaria) e ai comproprietari (trattasi della normale residenza) non risultassero dalla documentazione esaminata (in quanto il creditore procedente non ha ancora effettuato le notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c.) il perito provvederà a comunicarlo al creditore procedente ed alla Cancelleria affinché a sua volta lo solleciti, avvisandolo altresì che il ritardo derivante alla procedura dal mancato adempimento degli oneri posti dalla legge a suo carico sarà a lui imputabile, con conseguente addebito dei costi della procedura. La bozza del biglietto di cancelleria con in calce gli indirizzi del debitore, del creditore procedente, dei creditori intervenuti, dei creditori non intervenuti con diritto di prelazione risultante dai registri immobiliari ed eventualmente dei comproprietari, deve essere in ogni caso depositata presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari entro il 20° giorno dal conferimento dell’incarico salvo diverse istruzioni da parte della Cancelleria stessa. Il biglietto di cancelleria - prima di essere depositato presso la Cancelleria - deve essere spedito via e-mail o per fax all’Avvocato del Creditore procedente affinché esegua i dovuti controlli sulla correttezza dei dati riguardante i soggetti da avvisare. Nel caso in cui il debitore risulti fallito, quest’ultimo andrà avvisato presso il Curatore del fallimento. Le parti costituite (creditore procedente, creditori interventi, debitori) vanno indicate con il loro cognome e nome o, in caso di persona giuridica, con la denominazione o la ragione sociale secondo i casi (da evitare indirizzo e indicazione di altri avvocati al di fuori del circondario del Tribunale di Lodi, se gli stessi sono domiciliati presso uno studio del circondario stesso). 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Le parti costituite con avvocati che hanno studio al di fuori del circondario di Lodi e non si sono domiciliati presso avvocati del circondario stesso, dovranno ricevere le notifiche presso la cancelleria del Tribunale ai sensi dell’art.58 disp. att. c.p.c. I debitori che hanno ricevuto la notifica del pignoramento dopo l’entrata in vigore del nuovo testo di legge (01 marzo 2006) - nel quale è indicato, ai sensi dell’art.4922 c.p.c., di eleggere domicilio o depositare dichiarazione di residenza in uno dei comuni del Circondario presso la Cancelleria del Tribunale con l’avvertimento che in caso d’irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le comunicazioni e le notifiche saranno effettuate presso la Cancelleria del Giudice - se risultano al di fuori del Circondario e non vi hanno eletto domicilio, dovranno ricevere le notifiche ai sensi dell’art. 4922 c.p.c. c/o la Cancelleria del Tribunale di Lodi. Se i debitori non costituiti sono più di uno ed hanno lo stesso indirizzo, vanno indicati distintamente nell’unico elenco: 1) PRIMO DEBITORE – indirizzo; 2) SECONDO DEBITORE – indirizzo. Se sono costituiti entrambi con domicilio presso uno studio legale, la notifica può essere unica. Il debitore da indicare nel biglietto di Cancelleria è la parte alla quale è stato notificato l’atto di pignoramento. Se l’atto di precetto per il quale si è proceduto al pignoramento è stato notificato a più parti e il pignoramento è stato notificato a solo una delle parti, il debitore da indicare è esclusivamente il pignorato. Cfr. però quanto precisato più avanti per il caso di comunione legale dei beni tra coniugi. I creditori iscritti non intervenuti, ai quali va notificato il biglietto di cancelleria, si evincono tanto dalle ISCRIZIONI che dalle TRASCRIZIONI ipotecarie ventennali. A questi la notifica deve essere fatta presso il domicilio eletto ex art.2839 c.c. (nella logica del codice civile, al creditore iscritto la notifica va eseguita presso il domicilio ipotecario e, in caso di impossibilità, presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari del luogo in cui si trova il bene. Solo per maggior scrupolo pertanto, è possibile indicare anche la sede legale). Ne consegue che il perito dovrà sempre acquisire la nota di iscrizione del creditore non intervenuto allegandola ai propri documenti (per completezza il perito dovrà procurare anche le note d’iscrizione dei creditori intervenuti). Nel biglietto di cancelleria dovrà essere indicata, oltre alla sede legale, il domicilio ipotecario del creditore iscritto e la Cancelleria – di conseguenza – provvederà a notificare gli avvisi ex art.569 c.p.c. (prima di una eventuale delega agli avvocati) sia presso il domicilio ipotecario che presso la sede legale. In calce al biglietto di Cancelleria, dove è indicato “Lodi, …………………” non si deve mettere la data.
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Nel caso in cui interviene una persona giuridica in qualità di procuratrice del creditore, il biglietto di cancelleria deve fare riferimento al procuratore e non al rappresentato. Tutte le copie della bozza di biglietto di cancelleria, unitamente ad un numero equivalente di fotocopie del provvedimento di nomina del perito e di fissazione dell’udienza ex art.569 c.p.c., vanno, ai fini del deposito, inserite in un apposito fascicoletto con intestazione: BOZZA BIGLIETTO DI CANCELLERIA. I biglietti di Cancelleria – con i due citati allegati pinzati ad ogni biglietto - devono essere consegnati in Cancelleria in tante copie quante sono le parti alle quali andranno notificati, più due copie. Unitamente al cartaceo, deve essere consegnato un CD contenente il biglietto di cancelleria in formato “*.word”. 3.4 - Verifica della completezza del deposito della documentazione ipo-catastale prodotta dalle parti e delle notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c. che devono essere effettuate dal creditore pignorante Contestualmente al deposito della bozza del biglietto di cancelleria di cui al paragrafo precedente, il perito deve depositare l’apposito Modello riepilogativo (cfr. allegato 3: da stamparsi in formato A3) predisposto per la verifica: a) della completezza della documentazione ipo-catastale, b) dell’avvenuta notificazione, a cura del creditore pignorante, degli avvisi ex artt.498 e 599 c.p.c. rispettivamente ai creditori iscritti non intervenuti e ai comproprietari, Più precisamente: a) Compilazione del prospetto concernente la completezza della documentazione ipo-catastale - Richiesta documentazione non prodotta, ai creditori La prima pagina del modello riepilogativo (cfr. allegato 3) è una sorta di sintesi che funge da copertina per le restanti pagine. A norma dell’art.1732 bis delle disposizioni d’attuazione e transitorie del c.p.c., ” l’esperto, prima d’ogni attività, controlla la completezza dei documenti di cui all’art.567, secondo comma, del codice, segnalando immediatamente al Giudice quelli mancanti o inidonei”. Il perito, sempre prima del formale inizio delle operazioni, provvede a compilare il modello riepilogativo (cfr. pag.2 punti da 1 a 8 dell’allegato 3) relativo alla completezza della documentazione ipo-catastale prodotta dal creditore procedente, che deve essere aggiornata fino alla trascrizione del pignoramento (altrimenti deve essere integrata da una certificazione notarile per il periodo mancante). Va rilevato che se il creditore procedente opta per la produzione del certificato notarile, non è più tenuto al de-
posito di altra documentazione. Il perito non può pretendere dal creditore la consegna di documenti ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge. In particolare si segnala che l’art.5672 c.p.c. non pone più a carico del creditore procedente la produzione dell’estratto di mappa catastale. Quindi, salvo il caso in cui non sia già presente nel fascicolo ritirato in occasione del giuramento, tale incombenza è a carico del perito. La restante documentazione necessaria per la redazione della perizia o che comunque va alla stessa allegata (tra cui in particolare la scheda catastale, la visura catastale attuale e l’atto di provenienza) deve essere acquisita dal perito previa comunicazione a mezzo fax al creditore procedente affinché - nel caso in cui ne sia già in possesso possa trasmettergliela prima dell’inizio delle operazioni peritali. Si sottolinea che, laddove il perito dovesse riscontrare l’incompletezza della documentazione ipo-catastale o il deposito della stessa fuori dai termini di decadenza fissati dagli artt. 497 e 567 comma 2 c.p.c. dovrà darne immediata comunicazione al G.E. affinché provveda all’eventuale estinzione della procedura. In particolare si ricorda: – art.497 c.p.c.: non devono trascorrere più di 90 giorni tra la notifica del pignoramento e il deposito dell'istanza di vendita. – art.567 c.p.c.: non devono trascorrere più di 120 giorni tra il deposito dell'istanza di vendita e il deposito dell'estratto catastale nonché dei certificati ipotecari ventennali (in alternativa tale documentazione può essere sostituita dalla relazione notarile con lo stesso termine per il deposito). È fatto salvo il caso di proroga. I predetti termini sono sospesi nel periodo feriale (che va dal 01 agosto al 15 settembre) e quindi il conteggio per la scadenza dei termini si ferma il 1°/08 per riprendere il 16/09 . b) Compilazione del prospetto concernente la completezza delle notificazioni ex art. 498 c.p.c. ai creditori iscritti e ex art.599 c.p.c. ai comproprietari. Prima del formale inizio delle operazioni, il perito provvede anche a compilare il modello riepilogativo (cfr. pag.2 punti 10 e 11 e pag.3 dell’allegato 3) relativo al controllo delle notificazioni che la legge pone a carico del creditore pignorante: notificazione dell’avviso ex art.498 c.p.c ai creditori che sui beni pignorati hanno un diritto di prelazione risultante dai Registri Immobiliari e notificazione dell’avviso ex art.599 c.p.c. ai comproprietari. La verifica della completezza delle notificazioni va effettuata raffrontando le relatae delle notificazioni degli avvisi ex artt.498 e 599 c.p.c. (effettuate dal creditore piIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 61
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gnorante) con l’elenco dei creditori iscritti risultanti dal certificato notarile (o dalla documentazione ipo-catastale) e l’elenco dei comproprietari dell’immobile. Nel caso di coniugi in comunione legale dei beni, anche nel caso in cui uno solo dei due sia debitore, la notifica corretta del pignoramento deve essere fatta ad entrambi e ciascuno per l’intero. La Compilazione del prospetto concernente il controllo sull’affissione dell’avviso relativo all’istanza di vendita all’Albo del Tribunale e l’inserimento sul Foglio Annunci Legali (per le procedure iniziate prima del 24 novembre 2000) è di competenza dei Custodi Giudiziari (cfr. pag.2 punto 9 del modello riepilogativo). 4. CONTINUITA’ DELLE TRASCRIZIONI E IMMOBILE CON PROVENIENZA EREDITARIA È importante che il perito verifichi la continuità delle trascrizioni nel ventennio. Questo è il primo controllo che il perito estimatore deve fare a norma dell’art.173 bis, comma 2, disp. att. c.p.c. Il problema si pone in particolar modo per gli acquisti mortis causa. Se il debitore (o i suoi danti causa nel ventennio immediatamente precedente il pignoramento) è proprietario per successione ereditaria, occorre prestare particolare attenzione. a. Se risulta trascritto l’atto di accettazione dell’eredità, è garantita la continuità delle trascrizioni; b. Se risulta trascritta solo la dichiarazione di successione, non è garantita la continuità perché la formalità dipende da un obbligo posto in capo all’Ufficio del Registro. Per Giurisprudenza costante, la presentazione della denuncia di successione ed il pagamento delle relative imposte sono adempimenti di contenuto strettamente fiscale diretti ad evitare l’applicazione di sanzioni, come tali non comportanti la volontà di accettare l’eredità. c. Se il debitore (o, nel caso di passaggi avvenuti nel ventennio precedente, il venditore) ha fatto richiesta di voltura catastale con riferimento alla successione mortis causa, si deve intendere avvenuta l’accettazione tacita dell’eredità (Cass.10796/2009). Si segnala in proposito che: - La sentenza citata è stata fortemente criticata in dottrina; - La voltura deve essere fatta (quindi sottoscritta) dall’erede perché si possa ritenere avvenuta l’accettazione tacita. Ogniqualvolta non ci si trovi nella ipotesi sub.a, il perito dovrà: 1. verificare se: 1.1 – il debitore è nel possesso dei beni ereditari; 62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
1.2 – sono state pagate le imposte di successione; 1.3 – l’immobile ereditato è stato concesso in locazione o in comodato; 1.4 – il debitore ha fatto richiesta di voltura catastale 2. informare sempre e comunque il Giudice dell’Esecuzione una volta acquisiti i citati elementi. Quest’ultimo: 2.1 – se riterrà sufficientemente tranquillizzanti gli elementi raccolti, potrà disporre la prosecuzione della procedura pur in assenza della trascrizione tacita di eredità: 2.2. – se riterrà ancora incerti o comunque non sufficientemente tranquillizzanti gli elementi raccolti, assegnerà un termine al Creditore procedente per l’introduzione della domanda giudiziale ritenuta opportuna per assicurare la continuazione delle trascrizioni, rinviando le udienze di sei mesi in sei mesi per verificare l’andamento del parallelo processo che si viene ad instaurare. La soluzione in ordine alla continuità delle trascrizioni nel ventennio precedente il pignoramento è di primaria importanza; in mancanza, è inutile il deposito della perizia. L’eventuale udienza ex art.569 c.p.c. che si tenesse, sarebbe destinata ad un rinvio e la perizia comunque ad un aggiornamento. Sul punto si segnalano inoltre i rischi di un’azione di responsabilità. Se il perito estimatore non chiarisce che non esiste l’accettazione dell’eredità e viene fatta l’aggiudicazione del bene all’asta, l’erede potrebbe in un secondo tempo (e magari strumentalmente) rinunciare all’eredità e non esiste apparenza tutelata per l’aggiudicatario da un non erede. Gli altri eredi potrebbero quindi sempre rivendicare il bene dall’aggiudicatario ed è alto il rischio che dei danni (di cui in prima battuta risponde il Creditore procedente) siano chiamati a rispondere anche gli organi della procedura. 5. COMUNIONE LEGALE ED ESECUZIONI IMMOBILIARI La comunione legale tra coniugi è senza quote (Cass.14/03/2013 n.6575). Ne deriva - secondo la citata sentenza - che in presenza di tale regime patrimoniale della famiglia, il pignoramento deve essere fatto comunque sull’intero anche se si procede contro solo uno dei due coniugi. In tale ultimo caso non è possibile procedere per la sola quota di 1/2 del debitore perché il pignoramento sarebbe nullo. La trascrizione del pignoramento dovrà essere quindi fatta a carico di entrambi i coniugi e per l’intero ma nel quadro D della nota di trascrizione dovrà essere precisato che si sta procedendo per la quota ideale di competenza del debitore. Nel caso in cui il mutuo è stipulato nell’interesse della famiglia, anche
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se il debitore è uno solo, deve essere pignorato l’intero e l’intero ricavato deve essere distribuito (non la sola quota). Sarà cura del perito informare prontamente il G.E. del mancato rispetto di quanto sopra indicato affinché prenda gli opportuni provvedimenti e, in attesa della decisione del Giudice, dovrà sospendere le operazioni peritali onde non aggravare di costi la procedura. Al fine di verificare il regime patrimoniale della famiglia, spetta al perito l’acquisizione dell’Estratto per riassunto dell’atto di matrimonio. Tale incombenza è dovuta per il solo caso in cui i coniugi si sono sposati in Italia oppure il matrimonio è stato sì stipulato all’estero ma i debitori sono cittadini italiani. Fuori da queste fattispecie, il perito ne è esentato, non conoscendosi per ogni singolo Stato, quale sia l’Ufficio preposto alla custodia ed al rilascio del citato Certificato. Per i Cittadini Italiani sposati all’estero, l’Ufficio competente è l’Anagrafe di Roma. Per tutti gli altri, il Comune in cui i due coniugi si sono sposati. Si segnala che anche il coniuge non debitore, in regime di comunione legale dei beni, è considerato soggetto passivo della procedura e pertanto le certificazioni ipo-catastali (o, in sua vece, la certificazione notarile) devono essere prodotte anche nei suoi confronti. 6. ACCESSO ALL’IMMOBILE È indispensabile che il perito, acquisiti i documenti ipo-catastali e urbanistici, proceda al sopralluogo nell’immobile. Ciò, sia allo scopo di verificare la conformità dello stato dei luoghi alle risultanze documentali e di controllare le reali condizioni del bene, sia allo scopo di accertare da chi il bene sia occupato e in forza di quale titolo. L’omissione di tale adempimento sarà valutata dal Tribunale ai fini della prosecuzione della collaborazione del perito con l’Ufficio. Nel caso in cui il perito non riesca ad accedere all’immobile (o perché questo non è abitato o perché il debitore è irreperibile oppure perché chi lo occupa non assume un atteggiamento collaborativo) farà presente la situazione al Giudice e ai creditori (a mezzo fax) ai fini della nomina di un custode giudiziario, salvo non sia già stato nominato contestualmente alla propria nomina. In tale ultimo caso, contatterà direttamente il Custode perché organizzi l’accesso forzato nel bene. 7. IMMOBILE OCCUPATO DA TERZI Qualora il perito riscontri che l’immobile è occupato da terzi, dovrà darne subito comunicazione a mezzo fax ai creditori e al Giudice affinché valutino l’opportunità di nominare un
custode giudiziario per l’incasso dei canoni di locazione e per un’eventuale liberazione dell’immobile. Nel caso sia già stato nominato un Custode, quest’ultimo dovrà essere tempestivamente informato della presenza del terzo per la finalità sopra indicata e contestualmente dovrà essere avvisato della cosa il Giudice dell’Esecuzione. Il perito dovrà in ogni caso chiedere all’occupante il titolo in base al quale occupa il bene e la data in cui è iniziata l’occupazione, raccogliendo la dichiarazione sul modulo Terzo occupante (cfr. allegato 4). Se l’occupante afferma di godere l’immobile in forza di un contratto di locazione, il perito gli chiederà d’indicare l’inizio del rapporto e di esibire copia del contratto registrato, chiarendo che in mancanza della prova dell’esistenza di un contratto anteriore al pignoramento, potrebbe essere disposta l’immediata liberazione dell’immobile. Qualora non venga consegnata una copia del contratto, il perito farà una fotografia di ogni pagina che andrà poi allegata alla perizia. Se l’occupante afferma di essere conduttore dell’immobile, ma di non avere copia del contratto oppure se questi non risulta registrato, il perito gli chiederà la dimostrazione dell’avvenuto pagamento dei canoni e dell’immissione nella detenzione in data anteriore al pignoramento (es. ricevute postali di pagamento dei canoni, bollette per la fornitura di acqua, luce, gas, ovvero certificato di residenza storico). Se l’occupante non è in grado di provare il titolo che ne legittimi l’occupazione, il perito lo avvertirà che potrebbe essere disposta l’immediata liberazione dell’immobile. Il perito - in presenza di terzo occupante - ogni qual volta non riuscirà a recuperare la copia del contratto di locazione (comodato o altro titolo che giustifichi la detenzione), dovrà chiedere all’Ufficio del Registro se per l’immobile pignorato risultano in essere contratti di locazione (o altro titolo di detenzione). La richiesta va fatta con riferimento al proprietario. È indispensabile che nella perizia siano fornite indicazioni chiare ed univoche in ordine allo stato di possesso dell’immobile. In particolare: – ove l’immobile sia occupato con contratto registrato anteriormente al pignoramento, il perito indicherà in perizia la data di prima scadenza, precisando se risulta inviata la disdetta o se il contratto si è automaticamente rinnovato (utilizzando la seguente dicitura: “contratto della durata di …………….., registrato in data……………, anteriore al pignoramento; prima scadenza:……………; automaticamente rinnovabile; non risulta inviata disdetta oppure risulta inviata disdetta in data………)”; sarà inoltre cura del perito avvisare immediatamente il Giudice ed i creditori (senza attendere il completamento della perizia) nel caso in cui si avvicini la scadenza dei termini per intimare diniego di rinnovo IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 63
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alla scadenza; – ove l’immobile sia occupato in base a contratto, anche registrato, che risulti stipulato successivamente al pignoramento, il perito indicherà nell’elaborato che l’immobile è “occupato in base a contratto concluso successivamente al pignoramento e dunque non opponibile;”; – ove l’occupante affermi di occupare l’immobile in base a contratto di locazione da data anteriore al pignoramento ma non produca né il contratto registrato né documentazione idonea a dimostrare l’inizio della detenzione in epoca antecedente al pignoramento (bollette, quietanze ecc.), il perito avviserà immediatamente il Giudice ed i creditori affinché valutino l’opportunità di nominare subito un custode giudiziario (sempre che non sia già stato nominato) al fine di chiarire il reale stato dei rapporti. Laddove tale chiarimento non intervenisse prima della redazione definitiva della perizia, il perito userà l’indicazione: “l’immobile risulta occupato da Caio che afferma l’esistenza di un contratto di locazione stipulato prima del pignoramento senza tuttavia fornire alcuna prova in tal senso”; – ove l’immobile sia occupato da un terzo che non dichiara l’esistenza di un titolo, il perito ne farà chiara menzione (“occupato da terzo senza titolo”) – ove l’immobile sia occupato dal debitore, il perito indicherà in perizia “occupato dal debitore” Attenzione: deve essere considerato terzo, ai fini di quanto sin qui indicato, anche un parente (es. figlio, genitore …) o affine del debitore, qualora occupi l’immobile senza la convivenza del debitore. Nel caso in cui si riscontri l’esistenza di un contratto di locazione opponibile alla procedura, è compito e dovere del perito procedere alla valutazione della congruità del canone di locazione a norma dell’art.2923, 3° comma, del cod. civ., a sensi del quale “…in ogni caso l’acquirente (e cioè la procedura n.d.r.) non è tenuto a rispettare la locazione qualora il prezzo convenuto sia inferiore di un terzo al giusto prezzo o a quello risultante da precedenti locazioni…”. Il contratto di locazione a canone vile rende infatti inappetibile sul mercato l’immobile e ostacola la vendita coatta. In sede di udienza 569 c.p.c. si chiederà conto di quanto sopra al perito estimatore. Qualora, nel corso del sopralluogo, si riscontrassero particolari situazioni di disagio sociale (indigenza, presenza di minori, persone molto anziane o malati, portatori di handicap ecc.), il perito deve prontamente avvisare sia il Magistrato che il Custode per far intervenire i servizi sociali del Comune.
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8. VENDITA DI QUOTA – PROPRIETA’ SUPERFICIARIA – NUDA PROPRIETA’ – USUFRUTTO E REDAZIONE DELLA PERIZIA Si ribadisce l’assoluta necessità che nel primo paragrafo della perizia (“Identificazione del bene”) sia indicata la esatta consistenza dell’oggetto della vendita. In particolare, se oggetto della vendita è una quota parte del bene, è indispensabile l’indicazione “QUOTA di …” (ad es. “QUOTA di 500/1000 di un appartamento…”), in maniera che l’acquirente abbia ben chiaro quale sia l’oggetto della vendita. Se trattasi di immobile non in proprietà piena ma in proprietà superficiaria (limitata o meno nel tempo), deve utilizzarsi la dicitura “ in proprietà superficiaria con scadenza il ...”. Nel caso in cui oggetto del pignoramento sia la nuda proprietà o l’usufrutto, deve sempre indicarsi l’età dell’usufruttuario o la durata dell’usufrutto se a termine. Si sottolinea che le indicazioni sopra evidenziate sono utilizzate dal Giudice per la redazione della ordinanza di vendita: una errata informazione in ordine all’oggetto, potrebbe essere indebitamente recepita nella ordinanza e pregiudicare la validità della vendita. Il perito, indipendentemente dalla possibile commissione di errori da parte del software applicativo fornito per la redazione della perizia, è tenuto a verificare l’esattezza dei dati, intervenendo, se necessario, con le opportune correzioni. 9. REGOLARIZZAZIONE CATASTALE DEL BENE PIGNORATO Al fine di rendere possibile l’esatta identificazione del bene nel decreto di trasferimento, sono richiesti al perito i seguenti adempimenti: • qualora risultino non corretti i dati contenuti nella visura catastale attuale o manchino la categoria catastale e la rendita oppure queste non siano coerenti con l’attuale destinazione del bene, il perito segnalerà la cosa al Giudice chiedendo se dovrà procedere con la correzione ed indicando un preventivo di spesa (che dovrà essere approvato) ovvero se dovrà limitarsi a segnalare la cosa e i relativi costi di regolarizzazione in perizia senza ulteriore attività; • allo stesso modo, qualora l’immobile non risulti inserito in mappa o risulti necessaria la presentazione al Catasto Terreni di un frazionamento (ad esempio per la vendita in lotti) oppure al Catasto fabbricati di un DOCFA, il perito trasmetterà subito una relazione al Giudice chiedendo l’autorizzazione a procedere alla regolarizzazione catastale indicando i relativi costi, che dovranno essere approvati.
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In entrambi i casi il perito farà presente al Giudice la necessità della nomina di un Custode Giudiziario (qualora non sia già nominato) per la sottoscrizione, in sostituzione del debitore esecutato, delle relative dichiarazioni. 10. SOSPENSIONE DELLE OPERAZIONI PERITALI Secondo la prassi del Tribunale di Lodi, al momento del deposito dell'istanza di vendita con la documentazione ex art. 567 comma 2 c.p.c., il Giudice dell’Esecuzione provvede all'immediata nomina del perito ed alla contestuale fissazione della prima udienza di comparizione, e ciò per evidenti motivi di maggiore snellezza della procedura. Il corretto e tempestivo svolgimento delle operazioni peritali (in tempo utile per consentire il deposito dell’elaborato almeno 45 giorni prima dell’Udienza già fissata a norma dell’art.173 bis delle disposizioni d’attuazione e transitorie del c.p.c.), diviene - in questo quadro organizzativo - elemento essenziale, atteso che qualsiasi ritardo comporta poi la necessità di rinviare l’udienza già fissata. La sospensione delle operazioni peritali può essere disposta soltanto dal Giudice con suo provvedimento. Tuttavia, allo scopo di evitare di gravare la procedura di spese, il perito è autorizzato a sospendere temporaneamente e con effetto immediato le operazioni peritali, in attesa del provvedimento del Giudice (da avvisare tempestivamente ed al quale chiedere istruzioni in merito), nei seguenti casi: 1. Pignoramento gravante su un bene che risulta alienato a terzi con atto trascritto prima del pignoramento; 2. Richiesta di sospensione da parte di tutti i creditori intervenuti nel processo e muniti di titolo esecutivo (non rileva il parere dei creditori non muniti di titolo esecutivo). 3. Pignoramento contro uno dei due coniugi, in comunione legale dei beni, per la sola quota di _ di proprietà (cfr. quanto detto sopra nel paragrafo dedicato al caso di specie). In nessun altro caso il perito è autorizzato a sospendere, anche temporaneamente, le operazioni peritali. 11. DOCUMENTAZIONE DA ALLEGARE ALLA PERIZIA E SUO CONTENUTO. La perizia deve avere il contenuto richiesto dall’art. 173 bis delle disposizioni d’attuazione e transitorie del c.p.c. Più precisamente: 1) l’identificazione del bene, comprensiva dei confini e dei dati catastali; 2) una sommaria descrizione del bene; 3) lo stato del bene, con l’indicazione - se occupato da terzi
- del titolo in base al quale è occupato, con particolare riferimento all’esistenza di contratti registrati in data antecedente al pignoramento; 4) l’esistenza di formalità, vincoli od oneri, anche di natura condominiale, gravanti sul bene, che resteranno a carico dell’acquirente, ivi compresi i vincoli derivanti da contratti incidenti sulla attitudine edificatoria dello stesso o i vincoli connessi con il carattere storico-artistico; 5) l’esistenza di formalità, vincoli e oneri, anche di natura condominiale, che saranno cancellati o che comunque risulteranno non opponibili all’acquirente; 6) la verifica della regolarità edilizia e urbanistica del bene nonché l’esistenza della dichiarazione di agibilità dello stesso e l’acquisizione o l’aggiornamento del certificato di destinazione urbanistica quando previsto dalla vigente normativa. Deve essere redatta in due copie: • la prima, denominata ORIGINALE, è integrale e non ha parti oscurate. Ad essa vanno allegati: - Fotografie: almeno due esterne e due interne e comunque tali da illustrare adeguatamente il bene pignorato. - Scheda catastale: il perito deve acquisire copia della scheda catastale. Qualora presso l’Agenzia del Territorio non sia reperibile la scheda catastale, il perito deve chiedere autorizzazione al Giudice dell’Esecuzione per la presentazione di un DOCFA secondo le modalità sopra indicate, salvo il Giudice dell’Esecuzione ritenga sufficiente la segnalazione in perizia della mancanza della scheda o della difformità rispetto allo stato di fatto. - planimetria aggiornata del bene: l’allegazione è rimessa alla discrezione del perito se non manca la planimetria catastale: in tale ultimo caso deve necessariamente essere allegata. - Visura catastale attuale - Copia dei provvedimenti edilizi autorizzativi: Nulla Osta per opere edili, Licenza edilizia, Concessione edilizia, Permesso di costruire, DIA, Condono edilizio, concessione in sanatoria, ecc.. Se l’immobile è anteriore al 01/09/1967 e non sono stati recuperati i perdetti provvedimenti, sarà sufficiente la dichiarazione che il bene è stato costruito in data anteriore. - Certificato di Destinazione Urbanistica: nel caso di vendita di terreni ex art.30, 2° comma, del D.P.R. 06/06/2001 n.380. Alla perizia vera e propria andrà allegata la copia del CDU mentre l’originale dovrà essere allegato separatamente per poterlo unire al decreto di trasferimento; - Copia dell’atto di provenienza: Il Perito deve, in ogni caso, allegare alla perizia copia dell’atto (e non della sola nota IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 65
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di trascrizione) in forza del quale il debitore esecutato (eventualmente insieme ai comproprietari) ha acquistato la proprietà del bene. L’atto potrà essere chiesto in copia semplice al notaio che lo ha redatto oppure, se questi ha cessato la propria attività, presso l’Archivio Notarile competente. Per le scritture private autenticate in data anteriore al 2002, la copia andrà chiesta alla Conservatoria dei Registri Immobiliari competente. - Copia delle note d’iscrizione: di tutti i creditori iscritti, intervenuti e no. - Dichiarazioni del terzo occupante e copia dell’eventuale contratto di locazione (oppure di comodato o altro titolo che giustifichi la detenzione): Il perito deve allegare le dichiarazioni rese dal terzo sull’apposito modulo (Terzo occupante), nonché, ove esistente, copia del contratto di locazione (oppure comodato o altro titolo che giustifichi la detenzione) in forza del quale il terzo occupa l’immobile. Sarà altresì allegata tutta la documentazione fornita dal terzo al fine di dimostrare l’inizio della detenzione in data anteriore al pignoramento (bollette di forniture, certificati di residenza storici ecc.). - Corrispondenza: comprendente: ✏ copia della comunicazione di inizio operazioni peritali; ✏ copia delle lettere di accompagnamento alla perizia trasmessa alle Parti della procedura; ✏ dichiarazione in cui - per ciascuna parte – è indicata la data di spedizione di copia della perizia; ✏ qualsiasi altra corrispondenza della quale si ritiene utile rendere edotto il Giudice dell’Esecuzione; • la seconda, denominata COPIA, è identica all’ORIGINALE ma con cancellato qualsiasi riferimento all’identità del debitore e di altre persone che in un qualche modo possano essere ricondotte ai beni pignorati (quali – ad esempio – i comproprietari, gli aventi diritto ad un qualsiasi diritto reale di godimento, i precedenti proprietari, i notai, …). Il debitore sarà semplicemente indicato con DEBITORE ESECUTATO. Ove non sia possibile modificare il testo (come ad esempio negli allegati), il nominativo deve essere cancellato in modo indelebile. Dalla copertina e dall’intestazione di questa copia della perizia, devono pure essere cancellati i nomi del creditore procedente e del debitore. A tal fine, nell’utilizzo del software, andrà spuntata l’apposita casellina nel quadro IDENTIFICATIVI DELLA PROCEDURA in corrispondenza della dicitura “si desidera omettere il nome dell’esecutato sui documenti prodotti ai sensi degli artt.51 e 52 del decreto 196/03” ed andrà eliminato il nome del creditore procedente.. Ad essa vanno allegate: 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
✏ Fotografie: almeno due esterne e due interne e comunque tali da illustrare adeguatamente il bene pignorato. ✏ Scheda catastale: il perito deve acquisire copia della scheda catastale. Qualora presso l’Agenzia del Territorio non sia reperibile la scheda catastale, il perito deve chiedere autorizzazione al Giudice dell’Esecuzione per la presentazione di un DOCFA secondo le modalità sopra indicate, salvo il Giudice dell’Esecuzione non ritenga sufficiente la segnalazione in perizia della mancanza della scheda o della difformità rispetto allo stato di fatto. ✏ Planimetria aggiornata del bene: l’allegazione è rimessa alla discrezione del perito se non manca la planimetria catastale: in tale ultimo caso deve necessariamente essere allegata. Vanno inoltre prodotti: • Un Cd contenente la perizia originale denominato ORIGINALE e contenente: ✏ il testo della perizia nel formato *.pdf; ✏ disegni in formato *.pdf; ✏ le fotografie in formato *.Jpeg; ✏ l’”ALLEGATO A” di cui infra • Un Cd contenente la copia della perizia, denominato COPIA e contenente (nelle forme sopra indicate per garantire la privacy): ✏ il testo della perizia nel formato *.pdf; ✏ disegni in formato *.pdf; ✏ le fotografie in formato *.Jpeg; ✏ l’ALLEGATO A di cui infra • L’ALLEGATO A (cfr. allegato 5), che costituisce una sorta di riassunto della perizia. • L’Ordine di liberazione di immobile pignorato. Deve essere compilato dal perito (cfr. Allegato 6) e viene emesso sempre nei confronti del debitore esecutato e mai nei confronti degli occupanti senza titoli o con titoli non opponibili alla procedura. Nel linguaggio giuridico si parla di efficacia ultra vires dell’Ordine di liberazione e significa che il provvedimento può essere azionato nei confronti di chiunque detenga l’immobile. Un ordine di liberazione ben compilato deve sempre contenere l’esatta descrizione del bene che si intende liberare (meglio riportare anche gli estremi catastali). Se la procedura ha più immobili, alcuni potrebbero essere occupati da terzi con titolo opponibile ed altri no. E’ chiaro quindi che, in tali ipotesi, il G.E. potrebbe dover ordinare la liberazione di alcuni immobili e non di altri. Da qui la necessità che si redigano diversi ordini di liberazione (sempre emessi nei confronti del debitore) e ciò perché alcuni beni potrebbero dover essere liberati fin da subito
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ed altri invece no. Occorre pertanto predisporre tanti ordini di liberazione quanti sono i lotti; • La proposta di liquidazione dei compensi del perito e la liquidazione precompilata per ottenerne la convalida in occasione dell’Udienza per la comparizione delle parti ex art.569 c.p.c. . Della liquidazione il Giudice dell’Esecuzione ne dà lettura nel corso dell’Udienza fissata per la comparizione delle parti (la data è indicata sul decreto di nomina). Il CTU ne ritirerà copia nei giorni seguenti in Cancelleria salvo non sia in grado di scattare al momento una fotografia del provvedimento. Il C.T.U. deve obbligatoriamente essere presente all’Udienza di comparizione, per poter dare delucidazioni in merito al suo elaborato, ove ve ne sia la necessità.
12. TRASMISSIONE E DEPOSITO DI COPIA DELLA PERIZIA Copia della Perizia (senza allegati) deve essere trasmessa alle parti (quindi al debitore, al creditore procedente nonché a tutti i creditori intervenuti) almeno 45 giorni prima dell’udienza. La trasmissione ai creditori può avvenire a mezzo fax, posta, posta elettronica. Entro lo stesso termine vanno depositati presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari i documenti ed i supporti indicati nel paragrafo 11, con la dimostrazione di aver spedito la perizia a tutte le Parti della procedura immobiliare.
13. RIEPILOGO SINTETICO DEI TERMINI CHE IL PERITO DEVE RISPETTARE Entro 30 gg dall’assunzione dell’incarico e con preavviso di 15 gg per le Parti Entro 7 gg dal ritiro del fascicolo ovvero nel termine indicato in occasione del giuramento
Inizio delle operazioni peritali
Restituzione del fascicolo ritirato in occasione del giuramento
Entro 20 giorni dall’assunzione dell’incarico ovvero nel termine indicato in occasione del giuramento
Deposito presso l’Ufficio Cancelleria delle esecuzioni immobiliari di : • bozza del biglietto di cancelleria compilato, che la Cancelleria dovrà inviare al debitore, al creditore procedente, ai creditori intervenuti, ai creditori non intervenuti con diritto di prelazione risultante dai Registri Immobiliari ed ai comproprietari (completa di CD come sopra illustrato) . • modello riepilogativo (stampato in formato A3) per la verifica della completezza della documentazione ipo-catastale prodotta dalle parti e delle notificazioni ex artt.498 e 599 c.p.c. che devono essere effettuate dal creditore pignorante
Non oltre 45 giorni prima dell’udienza ex art.569 c.p.c.
Trasmissione della stessa alle parti e deposito della perizia in Cancelleria
14. ALLEGATI (1) Decreto di nomina (fac-simile); (2) Biglietto di Cancelleria; (3) Modello riepilogativo (da stamparsi in formato A3); (4) Terzo occupante; (5) ALLEGATO A;
(6) Ordine di liberazione di immobile pignorato; (7) Minuta di parcella e liquidazione
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UFFUCIO 4
Reg. pass. Uff. Giud.
UDIENZA
N. .............................……………
gg/mm/aaaa hh/mm’
N. (numero procedura) R.G.E.IMM.
TRIBUNALE DI LODI UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI AVVISO Nella procedura esecutiva immobiliare promossa da (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente) nei confronti di (nome cognome, denominazione o ragione sociale debitore) Il Cancelliere della Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari comunica, ad ogni effetto e conseguenza di legge, l’allegato provvedimento. Si notifichi a: 1. CREDITORE PROCEDENTE: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente), domicilio del Circondario o – se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI (ex art. 58 disp. att. c.p.c.) 2. DEBITORE: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore procedente), domicilio eletto nel Circondario del Tribunale o – se non eletto o se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI (ex art. 4922 c.p.c.). Se costituiti con avvocato, presso il suo domicilio come per i creditori. Se non viene eletto domicilio nel Circondario, indicare comunque anche l’indirizzo effettivo del debitore. 3. CREDITORE INTERVENUTO: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto), domicilio nel Circondario o – se fuori dal medesimo – c/o Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari, Via Milano 2 - 26900 LODI (ex art? 58 disp. att. c.p.c.). 4. CREDITORI ISCRITTI NON INTERVENUTI: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto) domicilio ovunque esso sia. 5. COMPROPRIETARI: (nome cognome, denominazione o ragione sociale creditore intervenuto) domicilio ovunque esso sia.
Lodi, Il cancelliere
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DAL COLLEGIO DI LODI
TRIBUNALE DI LODI Ufficio Esecuzioni Immobiliari
N. (numero)
G.E. drssa (giudice)
RGE
ESPERTO (intestazione esperto con indirizzo e recapito) ………………………………………………………………………………………………
CREDITORE PROCEDENTE: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)
DEBITORE: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)…………………………………………………………………………………………………...………
COMPROPRIETARIO: (nome cognome, o denominazione o ragione sociale)……………………………………………………………………………………………
DATA PIGNORAMENTO: …………………… gg/mm/aaaa…………………………………………………………………………………………………………………….
DATA TRASCRIZIONE ………….......…………gg/mm/aaaa …………………………………………………………………………………………………………………….
IMMOBILE PIGNORATO In Comune di __________________ Via ________________ n°____ (descrizione sintetica del bene), il tutto così distinto in Catasto: foglio _____ mappale ______ subalterno________categoria_______classe______consistenza_____ rendita_______
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 71
DAL COLLEGIO DI LODI
Vanno spuntate le caselle e poste le annotazioni nei riquadri, secondo i casi. Si compila di seguito il prospetto a mero titolo esemplificativo
DOCUMENTI
1. Nota di trascrizione pignoramento
xsì
no
2. Estratto di mappa
xsì
no
3. Certificato catastale attuale
sì
xno
Richiesto dal perito
4. Certificato ipotecario
sì
xno
Sostituito dal punto 5
5. Certificato notarile (sostituisce 3, 4,7)
xsì
no
6. Certificato di destinazione urbanistica
sì
xno
Quando non ci sono terreni non va prodotto
7. Certificato storico ventennale
sì
xno
Sostituito dal punto 5
8. Scheda catastale
sì
xno
Richiesto dal perito
9. Affissione albo del Tribunale
sì
no
Cancellare
10. Avviso ai creditori iscritti
sì
no
x
No se dall’esame del fascicolo non risultano altri creditori iscritti eccettuato il creditore precedente. In caso contrario deve essere prodotto a cura del creditore precedente
11. Avviso ai comproprietari
sì
xno
No se non vi sono comproprietari
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Nel fascicolo vi sono due certificati notari uno per i beni siti in .........…......... e l’altro per i beni siti in .........….........
DAL COLLEGIO DI LODI
ALTRE ANNOTAZIONI CREDITORI ISCRITTI
Intervenuti
1. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) Creditore procedente
Non intervenuti
x x
2. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) ………………………………………..
x
3. (nome, cognome, denominazione o ragione sociale) ……………………………………….
4. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
5. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
6. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
7. ………………………………………..…………………………………………………………………………………………………..
8. ………………………………………..………………………………………………………………………………………………......
ALTRI INTERVENUTI (nome, cognome, denominazione o ragione sociale).................……………………………………… .............................................................................................………………………………………………………………………………………. ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
DATA gg/mm/aaaa
L’ESPERTO (firma dell’esperto e timbro Collegio o Ordine)
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 73
DAL COLLEGIO DI LODI
R.G. ES.IMM. .....................…………
TRIBUNALE DI LODI DICHIARAZIONE DEL TERZO OCCUPANTE
IL SOTTOSCRITTO ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….... nato a …………………………………………………………………………………………………………………… in data ………………………………………………………….......... DICHIARA di occupare l’immobile in …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….... ❑ A titolo gratuito ❑ Pagando per tale occupazione la somma di euro ………………………………………………………………… mensili. Prende atto che da oggi in avanti, ai sensi dell’art. 2912 cod.civ., dovrà versare tali somme unicamente al Tribunale, su conto corrente intestato alla Procedura esecutiva i cui estremi saranno successivamente comunicati e che pertanto dovrà sospendere il pagamento in favore del proprietario. Dichiara inoltre: ❑ Di avere a suo favore un contratto di locazione scritto e registrato, che esibisce. ❑ Di non avere contratto di locazione scritto e registrato; di avere iniziato a occupare l’immobile in data …………………………………, come risulta dai seguenti documenti: ❑ Bollette luce, acqua, gas, telefono ❑ Certificato di residenza storico ❑ Fatture o ricevute di pagamento annotate in contabilità CHIEDE Autorizzazione a restare nella detenzione dell’immobile. data: ………………………………………………………… firma: …………………………………………………………
74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
DAL COLLEGIO DI LODI
INTESTAZIONE DEL PERITO
TRIBUNALE DI LODI Esecuzione Forzata promossa da: ……………………………………………………………………… N. Gen. Rep. ………/……… Giudice Dr. …………………………………………………… Custode Giudiziario Dr. ……………………………………… Prospetto riepilogativo Allegato A 1 - DESCRIZIONE DEL BENE Piena Proprietà per la quota di
……………………………
……………………………………………………………………………………………………
relativamente a
……………………………
sito in comune di
,Via …………………………… n. …………………………….
Composto da ………… locali oltre ………………………………………… posto al piano ………… sviluppa una superficie lorda complessiva di circa mq …………… Identificato come segue in catasto: foglio …………… mappale …………… subalterno ……………, categoria ……………, classe ……………, composto da vani …………… posto al piano ……………, - rendita: ……………. Non vanno indicate le coerenze 2 - CONFORMITA’ URBANISTICA P.E. n. …………… per lavori di ………………………………………………………………………………………… intestata a …………………………………………… con sede in ……………. Concessione Edilizia rilasciata in data …………………………………… - n. prot. ………………………………………… P.E. n. …………………… per lavori di variante su concessione edilizia n. ……………………………… del ………………………… intestata a …………………………………………………………………………. Concessione Edilizia rilasciata in data ………………………………………………………. L'abitabilità è stata rilasciata in data ……………………………………………… Se vi sono abusi indicarli sommariamente senza però specificare i costi di regolarizzazione 3 - DIRITTI REALI – COMPROPRIETA’ ED ALTRO Proprietà DEBITORE ESECUTATO con atto a firma del notaio …………………………………………………………………… di ……………………………………… in data ……………………… ai nn. ……………………… trascritto a ……………………… in data ……………………………… ai nn. ……………………………. Stato di possesso Indicare se libero o occupato ed in quest’ultimo caso gli estremi del contratto e la scadenza senza fare nomi 4 - ISCRIZIONI E TRASCRIZIONI PREGIUDIZIEVOLI Iscrizioni: Iscrizione volontaria (Attiva) derivante da mutuo ipotecario a favore di ………………………………………………………………………… a firma di notaio …………………………………………… di …………………………………… in data ………………………… ai nn. …………… di repertorio trascritto a …………………………… in data …………………………… ai nn. …………………………… segue
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 75
DAL COLLEGIO DI LODI
Pignoramenti: Pignoramento derivante da verbale di pignoramento a favore di ……………………………………………………………………………………… a firma di Ufficiale Giudiziario in data ……………………………………………… ai nn. …………………………………………………… di repertorio trascritto a …………………………… in data …………………………… ai nn. ……………………………
5 - VALORE Valore di stima
………………………………………………………
Decurtazioni: loro descrizione
………………………………………………………
Valore al netto delle decurtazioni
………………………………………………………
Prezzo base d’asta del lotto: verrà determinato da Giudice dell’Esecuzione nel corso dell’Udienza ex art.569 c.p.c.
Il perito nome e cognome (firma e timbro)
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DAL COLLEGIO DI LODI
N. 000/00 …………… R.G.E. Imm.
TRIBUNALE DI LODI UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI ORDINE DI LIBERAZIONE DI IMMOBILE PIGNORATO Il Giudice dell’Esecuzione nel procedimento di esecuzione immobiliare promosso da
CREDITORE PROCEDENTE (nome e cognome o ragione sociale o denominazione) nei confronti di DEBITORE ESECUTATO (nome e cognome o ragione sociale o denominazione) ha pronunciato la seguente ORDINANZA Rilevato che l'unità immobiliare sotto indicata è oggetto, a seguito di pignoramento, di procedura espropriativa immobiliare; rilevato che l'immobile è occupato dal soggetto sotto indicato; rilevato che nel procedimento di cui sopra è stata già emessa ordinanza di vendita; rilevato altresì che 'nel medesimo procedimento è già stato nominato altro custode dei beni in sostituzione del debitore; ritenuto che il debitore, a seguito del pignoramento, non vanta più, rispetto ai creditori, alcuna posizione soggettiva qualificata in ordine al godimento del bene pignorato, come si evince dalla previsione dell'art. 560 terzo comma c.p.c. in forza della quale il debitore può continuare ad abitare l'immobile solo in quanto espressamente autorizzato dal giudice; ritenuto che appare opportuno disporre la liberazione del bene, al fine di assicurare una migliore conservazione dell'immobile e una più efficacia tutela dell'interesse dei creditori ad un rapido ed efficace svolgimento della procedura; ritenuto ancora che la liberazione dell'immobile rende più probabile la vendita a prezzo di mercato, posto che lo stato di occupazione da parte del debitore esecutato o da parte di terzi senza titolo, per quanto giuridicamente non opponibile, determina nei potenziali acquirenti incertezza in ordine ai tempi di effettiva consegna nel caso di aggiudicazione e quindi disincentiva la loro partecipazione alla gara; visti gli artt. 559 e 560 c.p.c.; PQM. Ordina a DEBITORE ESECUTATO (nome e cognome o ragione sociale o denominazione) nonché a qualunque terzo occupi, senza titolo opponibile alla procedura, l'immobile sito in UBICAZIONE IMMOBILE (Comune, Via e numero civico – dati catastali) di consegnare immediatamente tale bene, libero da persone e cose, al custode giudiziario (nome e cognome) ..............................…………………………………………………............. Il presente provvedimento è provvisoriamente esecutivo. Si esegua a cura del custode. Lodi, ..............………………………………… Il Giudice dell'Esecuzione
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 77
PROTEZIONE CIVILE Italo Albertoni
N
ei giorni 18, 19 e 20 ottobre 2013 si è tenuta la prima esercitazione interprovinciale (Bergamo, Brescia, Cremona) sul rischio sismico, denominata “Sisma 2013”. L’obiettivo principale, come sempre, è stato quello di farsi trovare pronti ad ogni evenienza in caso di calamità naturali, di fare tesoro delle sperimentazioni (positive e negative), nella speranza che in futuro non si debbano affrontare interventi veri e propri. Ma è noto, purtroppo, che la Lombardia, come gran parte del territorio italiano, è considerata zona a rischio sismico. La presenza del Dipartimento della Protezione Civile ha testimoniato la rilevanza nazionale dell’esercitazione. La simulazione ha coinvolto un’area della Regione Lombardia classificata zona sismica 2 (Zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti), in cui rientrano dieci comuni bresciani (Castelcovati, Castrezzato, Comezzano-Cizzago, Chiari, Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Roccafranca, Rudiano e Urago d’Oglio), quattro bergamaschi (Calcio, Fontanella, Pumenengo e Torre Pallavicina) e quattro cremonesi (Casaletto di Sopra, Romanengo, Soncino e Ticengo). Relativamente ai comuni bresciani è stato allestito il C.O.M. (Centro Operativo Misto) presso il centro sportivo del Comune di Orzinuovi ed è stata attivata una 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Esercitazione interprovinciale “rischio sismico 2013”
colonna mobile per l’allestimento del campo di accoglienza con tende per cucina, mensa, servizi igienici e dormitori. L’evento, organizzato, fra gli altri, da Provincia di Brescia, Prefettura, Protezione Civile, Regione Lombardia e S.T.E.R., prevedeva fra i suoi obiettivi:
1. la verifica della Pianificazione di Emergenza Comunale e Provinciale (verifica C.O.M., verifica Aree di Ammassamento, verifica Piani di Emergenza Comunali); 2. la verifica del Modello di Intervento per lo Scenario Sismico a scala locale e sovralocale (attivazione dell’Emergenza, attivazione
C.O.C., attivazione C.O.M.); 3. l’attivazione della Colonna Mobile Provinciale (allestimento Campo di Accoglienza di Orzinuovi); 4. la verifica delle Aree di Emergenza (verifica previsioni dei Piani di Emergenza Comunali, verifica attivazione U.C.L., verifica edifici antisismici, verifica delle aree di emergenza previste nei Piani di Emergenza Provinciali) 5. la simulazione degli Scenari di Rischio (allestimento Campo di Accoglienza, ricerca macerie con Unità Cinofile, comunicazioni radio, verifiche Tecniche Agibilità e rilevamento danni); 6. l’attività informativa alla popolazione (pubblicazione informativa, assemblea pubblica preliminare, allestimento Punti di Informazione, attività nelle scuole); 7. la formazione dei volontari di Protezione Civile (ricerca macerie, montaggio /smontaggio Campo, gestione Campo di Accoglienza, gestione Aree di Attesa).
I
volontari bresciani intervenuti durante l’esercitazione sono stati oltre 400, mentre 2.100 sono stati gli studenti evacuati da 14 Istituti. Certamente l’esperienza acquisita da tutti i gruppi – di diverse specialità e competenze – ha rafforzato le capacità operative dei singoli attori, per affrontare nel migliore dei modi una eventuale emergenza reale. Il gruppo di Protezione Ci-
PROTEZIONE CIVILE
vile del nostro Collegio è stato allertato a seguito richiesta avanzata il 7 ottobre u.s. dal geom. Davide Colosio della Regione Lombardia - Sede Territoriale di Brescia. È stata richiesta la disponibilità di alcuni tecnici formati e abilitati a seguito superamento del corso, tenuto nel 2004 presso il Collegio geometri e geometri laureati della provincia di Brescia, avente ad oggetto: “Corso di formazione per la pianificazione e la gestione tecnica dell’emergenza sismica – rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”. L’intervento dei colleghi qualificati avrebbe permesso la formazione di squadre con il compito di effettuare i sopralluoghi, la compilazione delle schede di primo livello di rilevamento del danno e valutazione dell’agibilità nell’emergenza post-sismica, come previsto al punto 5 degli obiettivi sopra riportati. La risposta degli iscritti non
si è fatta aspettare, così che nella mattinata di sabato 19 ottobre sette geometri bresciani hanno raggiunto il luogo di destinazione per mettersi a disposizione dei funzionari regionali. Alle ore 8,30, presso la palestra comunale di Orzinuovi in via Brunelleschi (centro sportivo), laddove si era insediato il COM (Centro operativo Misto), il geom. Davide Colosio ha provveduto a formare le squadre di rilevatori, consegnando le schede contenenti l’estratto mappa per l’individuazione degli edifici da verificare. Come da programma, alle ore 8,57 è stata simulata la prima scossa di terremoto con conseguente evacuazione di cinque scuole primarie nei Comuni di Chiari, Orzivecchi, Roccafranca, Rudiano e Urago d’Oglio. La prima squadra, composta dai geometri Italo Albertoni , Giovanni Frosi e Osvaldo Ronchi ha operato nei Comuni di Pompiano e Orzivecchi. A Pompiano è stata ispezio-
nata la scuola media “G. Papa” di via Ortaglia, dove è stato ipotizzato il crollo di una parte della copertura dell’attigua palestra, stimolando il verosimile intervento dell’unità cinofila presente in loco. A Orzivecchi è stato ispezionato il fabbricato di via Pastori “ex Municipio”, ora sede della biblioteca comunale, nonché dell’AVIS, unitamente a locali per ambulatori medici.
L
a seconda squadra, formata dai geometri Vittorio Baratti e Alberto Lazzaroni è stata impegnata per la verifica dell’agibilità della Scuola Materna del Comune di Comezzano-Cizzago. La terza squadra, composta dai geometri Mirco Giuseppe Melchiori e Gian Battista Turrini ha avuto il compito di verificare il fabbricato “ex Municipio”, ora sede di varie associazioni, sempre nel Comune di Comezzano-Cizzago. L’esperienza acquisita da
noi tecnici rilevatori durante l’esercitazione si può considerare certamente positiva, perché ci tiene allenati sia negli spostamenti rapidi per raggiungere i fabbricati oggetto di verifica, sia per la corretta compilazione delle schede AeDES (Agibilità e Danno nell’Emergenza Sismica). Non sono mancate, tuttavia, alcune difficoltà nell’individuare la sede ospitante l’Unità di Crisi Locale (U.C.L.) e altre di carattere organizzativo, ma sono state facilmente superate senza forti ritardi. Concludendo, nella speranza di interpretare anche i sentimenti dei colleghi coinvolti nell’esercitazione, vorrei congratularmi con quanti hanno lavorato per il buon esito delle operazioni e ringraziare la segreteria del nostro Collegio e il geom. Colosio (S.T.E.R.) per l’opportunità a noi concessa di operare nell’emergenza sismica anche “in tempo di pace” (fuori sisma – n.d.r.). ❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 79
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Giuseppe Mori
S
i sente spesso dire: «la pompa di calore è semplicemente come un frigorifero al contrario». Ma che vuol dire? Soprattutto se non mi sono mai interrogato su come funziona il frigorifero … Se una pompa di calore è una macchina in grado di “pompare” calore da un ambiente ad un altro, il frigorifero è una pompa di calore che sposta il calore dall’ambiente interno (il vano del frigorifero) da cui vogliamo “estrarre” il calore per “buttarlo fuori”, all’esterno. Infatti noi vogliamo che la temperatura interna del frigorifero si mantenga costantemente a una temperatura intorno ai 4 gradi centigradi (°C) e vediamo che il calore in più viene smaltito (buttato fuori) attraverso una serpentina alettata. Se guardiamo nella termo camera, infatti, vediamo che la temperatura della serpentina si
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
La pompa di calore Cos’è e come funziona
trova intorno ai 40°C. Se la pompa di calore per riscaldamento è un frigorifero al contrario, allora questo significa che “raccoglie”, “estrae” il calore dall’esterno per portarlo all’interno della nostra abitazione. Vale a dire che prende il calore “contenuto” nell’aria esterna (oppure nel terreno, o nell’acqua di una falda sotterranea o di un lago) e lo trasporta all’interno, cioè nell’ambiente che vogliamo riscaldare. Ma come funziona la pompa di calore? Come riesce a produrre calore senza “bruciare” qualcosa come fanno le stufe, le caldaie di qualsiasi tipo esse siano? Una bella domanda, per noi che siamo abituati ad associare l’idea di caldo all’immagine di qualche combustibile (fossile) che brucia… La pompa di calore funziona infatti – come un frigorifero – con alimentazione elettrica
anche se non mancano tipi di pompe di calore funzionanti a gas. Ma su quali principi scientifici si basa questa applicazione pratica? Innanzitutto dalla fisica (Leggi dei gas e della Termodinamica) sappiamo che un gas compresso in ambiente adiabatico (ovvero perfettamente isolato e che quindi sostanzialmente non disperde calore) aumenta la sua temperatura.
Q
uesto è quello che avviene nella prima fase di una pompa di calore nella quale un motore, generalmente elettrico, comprime un fluido termovettore (o liquido frigorigeno cioè particolarmente efficace nel “trasportare” calore e nel cambiare di fase da liquido a gassoso) dentro un recipiente fortemente coibentato nel quale il gas aumenta appunto di
temperatura grazie a questa semplice azione meccanica. Nella seconda fase il gas (esempio: freon R22, R412, ecc…..) attraversa uno scambiatore, detto condensatore, nel quale viene a contatto con l’acqua o l’aria, cedendo loro il calore immagazzinato in precedenza. L’acqua o l’aria così riscaldate sono utilizzate come fluido vettore per il riscaldamento di locali o di acqua sanitaria. Nella fase di attraversamento del condensatore il gas si condensa e assumerà nuovamente lo stato liquido. Questo cambiamento di stato, da gas a liquido, è utilizzato nell'evaporazione (quarta fase) dove il fluido si troverà a temperature molto basse, tali da permettergli di assorbire calore dal fluido vettore esterno (aria o acqua) che apporterà di nuovo energia al fluido.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Nella pagina di sinistra: le alette di raffreddamento di un frigorifero rendono evidente, attraverso le immagini termografiche, che il calore interno viene “pompato” all’esterno e dissipato. Il tipico schema di funzionamento in quattro fasi della pompa di calore tratto da un fascicolo dell’Enea.
In questa pagina, schematizzazione del concetto di COP: all’energia fornita dalla rete elettrica si somma il calore dell’aria, dell’acqua o del terreno.
Come Wikipedia spiega il funzionamento delle pompe di calore [...] Si porge una spiegazione intuitiva di come funziona una pompa di calore. Si immaginino 100 unità di energia termica all’interno di un pallone; questo viene compresso fino a raggiungere le dimensioni di una pallina da ping pong: questa pallina contiene le stesse unità di energia, ma l’energia termica per unità di volume è maggiore e la temperatura dell’aria all’interno della palla è aumentata. Le pareti della pallina si riscaldano e quindi il calore inizia a trasferirsi all’esterno. Per portare questo calore in un altro luogo, si può immaginare di muovere la pallina in una zona fredda, dove essa gradualmente aggiusterà la sua temperatura fino a uguagliare la temperatura dell’ambiente: in questo processo si ipotizza che essa trasferisca 50 unità di energia termica. Dopo che la pallina si è raffreddata, la si può riportare nella zona iniziale e lasciarla espandere. Dato che ha perso calore, nel momento in cui torna alle dimensioni di un pallone la sua temperatura è troppo bassa e quindi inizia ad assorbire energia termica, raffreddando l’aria circostante. Il compressore di una pompa di calore crea proprio la differenza di pressione che permette il ciclo (similmente alla palla che si espande e si contrae): esso aspira il fluido refrigerante attraverso l’evaporatore, dove il fluido stesso evapora a bassa pressione assorbendo calore, lo comprime e lo spinge all’interno del condensatore dove il fluido condensa ad alta pressione rilasciando il calore assorbito. Dopo il condensatore, il fluido attraversa la valvola di laminazione che lo prta in condizione liquido/vapore (riduce la pressione del fluido), successivamente rientra nell’evaporatore ricominciando il ciclo. Il fluido refrigerante cambia di stato all’interno dei due sacambiatori: passa nell’evaporatore da liquido a gassoso, nel condensatore da gassoso a lmiquido.
Due link relativi a due tipi di pompa di calore: reversibili (cioè in grado di riscaldare e di raffrescare) e per sola climatizzazione invernale, aiutano a comprendere, attraverso immagini animate, il ciclo nelle sue quattro fasi che si ripetono in continuità. http://www.ralph-dte.it/energetica/pompedicalore_reversibili.swf http://www.ralph-dte.it/energetica/waermepumpe_heatpump_pompadicalore.swf
Lo schema di pompa di calore qui rappresentato (in realtà animato nei link segnalati) rende comprensibile il percorso del fluido termovettore in riscaldamento o in raffrescamento.
Nel caso questo sia aria, essa viene aspirata a temperatura ambiente e convogliata sull'evaporazione mediante un ventilatore. L'aria viene così raffreddata di 4 - 6 centigradi ed espulsa, mentre il fluido ne assorbe il calore evaporando nuovamente e torna al compressore per riprendere il ciclo descritto. Riepilogando, le quattro fasi del ciclo, tecnicamente distinguibili, ma che in realtà si susseguono con continuità, sono: 1) evaporazione: il liquido frigorigeno assorbe calore sottraendolo all'aria o ad altro mezzo; 2) compressione: il gas assorbe ulteriore calore per conversione di lavoro meccanico-termico dovuto all’azione del compressore; 3) condensazione: il gas cede il suo calore all'acqua o all'aria vettori; 4) espansione: il gas riduce la propria pressione e temperatura ritornando allo stato liquido.
R
iprendendo quindi il ragionamento, la pompa di calore è una macchina in grado di travasare calore tra ambienti a temperatura diversa con il grande vantaggio di trasportare molta più energia, rispetto a quella necessaria per farla funzionare, semplicemente perché riesce a cat-
turarne in notevole quantità nell’aria anche se a noi può sembrare fredda. Il COP (Coefficents Of Performace = Coefficiente di Prestazione) è l’“unità di misura” che esprime questa capacità e permette di confrontare fra loro macchine diverse. Questo semplice numero ci comunica quanta è l’energia termica (calore) in uscita in relazione a quella (elettrica) in entrata. Se leggiamo in una tabella tecnica che una pompa di calore ha un COP di 4,42, significa che, consumando un solo Kwh di energia elettrica quella
pompa di calore è in grado di fornire 4,42 Kwh termici utili al riscaldamento degli ambienti o dell’acqua sanitaria. In realtà la faccenda è sempre un po’ più complicata di quello che sembra a prima vista. Basta che osserviamo con più attenzione la tabella tecnica della pompa e noteremo che essa ci parla di un COP di 4,42 a 7°C con temperatura di mandata pari a 35°C; ma, nella riga sottostante, ci comunicherà che il COP alla temperatura, per esempio di -7°C, è molto più basso: 2,72. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 81
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Esempio di tabella delle caratteristiche tecniche di una pompa di calore. In basso a destra, la rappresentazione schematica di una pompa di calore aria-acqua. L’immagine evidenzia che anche in presenza di basse temperature esterne la pdc è in grado di fornire calore, anche se con un COP minore. Sotto, una pompa di calore aria-aria con unità esterna e unità interna: è il diffusissimo condizionatore estivo.
Entriamo, con questo, in un altro aspetto delle pompe di calore.
A
bbiamo spesso sentito parlare di pompe di calore aria-aria, aria-acqua, acquaacqua ecc. senza afferrarne con precisione il significato o, comunque, senza capire quali possono essere i pregi e i difetti delle varie opzioni presenti sul mercato. Accade addirittura che il termine “pompa di calore” faccia subito pensare alle pompe geotermiche. Vediamo subito che non è così. Traggo una utile sintesi dall’opuscolo pubblicato dall’ENEA e recuperabile al link: (http://old.enea.it/produzione_scientifica/edizioni_tipo/opuscoli_svil_so st.html); integrerò però le definizioni sintetiche con qualche annotazione. Tipicamente abbiamo pompe di calore: 1) Aria-acqua - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita
Infatti, dobbiamo considerare che potremmo teoricamente estrarre calore fino alla temperatura 0° Kelvin (pari a –273,15 °C) ma possiamo facilmente intuire che per trasportare calore da un ambiente a temperatura di meno 7°C dovremo utiliz82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
zare una maggiore quantità di energia elettrica per raggiungere i 20°C interni. Ovvio che se dobbiamo fornire più energia alla pompa per farla girare più velocemente o più a lungo avremo, di conseguenza, un coefficiente di prestazione più
basso. Ma grazie alla tecnologia, che si è sempre più affinata in questi anni, per influenzare positivamente il COP della pompa di calore abbiamo diverse possibilità agendo sulla temperatura di “prelievo” del calore.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA In basso, a sinistra: schema di pompa di calore acqua-acqua che recupera il calore presente in una falda acquifera sotterranea, oppure direttamente dall’acqua di un lago o da altra fonte a temperatura costante. In questo caso, è necessario un pozzo di prelievo e un pozzo di restituzione collocati ad adeguata distanza tra loro.
dall'aria (esterna) e la cede al pozzo caldo costituito da un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). È forse la PdC tendenzialmente più diffusa, escludendo i più noti condizionatori estivi, perché con tecnologia più semplice, più collaudata, meno costosa. Qui, infatti, il prelievo di calore avviene attraverso una semplice “unità esterna” facilmente installabile quasi ovunque e il “pozzo caldo”, che è la parte di “emissione” del nostro impianto di riscaldamento, è quello tipicamente ad acqua che circola nelle serpentine del riscaldamento a pavimento, a parete, nei radiatori, nei ventilconvettori, ecc. 2) Aria-aria - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita dall'aria (esterna) e cede al pozzo caldo costituito ancora da aria (quella dell'ambiente riscaldato). Già, ma come avviene questo scambio aria-aria? Ho appreso che si parla di PdC aria-aria quando l’aria calda viene prelevata all’esterno da un dispositivo esterno (unità esterna) che “raccoglie” calore attraverso un gas frigorigeno, peraltro in sé insensibile al gelo ma anche la
In basso, a destra: sistema a pompa di calore terreno-acqua con sonda orizzontale costituita da tubi in polietilene adagiati sul fondo di uno scavo di adeguata superficie.
cessione di calore all’interno avviene con un secondo circuito che non utilizza acqua ma ancora un liquido specifico della stessa natura che “scarica” il calore all’interno mediante uno o più “split”. È il caso tipico della applicazione più nota della pompa di calore (dopo il frigorifero) e cioè il condizionatore estivo dove, naturalmente, il ciclo della pompa di calore è “invertito” ovvero, come nel frigorifero, dobbiamo togliere calore da un ambiente confinato e accompagnarlo fuori. 3) Acqua-acqua - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita da acqua (di lago, fiume o falda) e la cede al pozzo caldo costituito da un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). Facile intuire che, in questo caso, il calore non viene più prelevato dall’aria esterna che, ovviamente è soggetta a notevoli fluttuazioni di temperatura, ma da acqua che può in genere garantire una temperatura, se non sempre più elevata, certamente più costante specialmente nel periodo invernale, nel quale maggiore è il nostro fabbisogno di calore per riscaldare gli ambienti. In questo caso la cessione del calore all’interno avviene ancora con un sistema di distribuzione ad acqua, come nel primo caso. 4) Acqua-aria - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita da acqua (di lago, fiume o
falda) e la cede al pozzo caldo costituito da aria (quella dell'ambiente riscaldato). Quando ci troviamo di fronte ad una PdC come questa, ciò significa che la emissione avverrà ancora attraverso sistemi a split o comunque sistemi che utilizzano nel circuito secondario ancora fluidi frigorigeni collegati a scambiatori di calore
dalla sorgente fredda costituita dal terreno (sonda geotermica) e la cede al pozzo caldo costituito da un circuito d'acqua (di riscaldamento degli ambienti). È quella che si chiama pompa di calore “geotermica”. Nulla a che vedere però con particolari fenomeni molto localizzati (caso Larderello) in cui il terreno, a causa di fe-
L’energia geotermica è una fonte di energia rinnovabile e disponibile ovunque, dovuta al calore proveniente dal centro del nostro pianeta e imlmagazzinato nella crosta terrestre. Tale contributo di calore, che in superficie ç reso trascurabile dalla radiazione solare e dagli agenti atmosferici, diventa sempre più importante via via che si scende nel sottosuolo fino ad essere preponderante a poche decine di metri di profondità: il grafico sottostante mostra come intorno ai 20-30 metri di profondità la temperatura del sottosuolo si assesti durante tutto l’anno attorno a un valore costante di 10°C-12°C, del tutto indipendente dalle condizioni climatiche in superficie. Andando a profondità superiori – e avvicinandosi quindi al centro della Terra – si ha un graduale aumento della temperatura di circa 0,3 - 1°C ogni 10 metri. (da http://www.enercomb.it/fonte terra.htm)
con sistemi ventilanti come nel caso 2. 5) Terreno-acqua - La pompa di calore preleva calore
nomeni vulcanici, risulta avere temperature particolarmente elevate. Si parla di PdC geotermica solo perché il calore viene prelevato dal IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 83
AMBIENTE & BIOEDILIZIA In alto a sinistra, pompa di calore del tipo terreno-acqua (in genere una sonda di circa 100 metri può fornire una potenza di 5 kw) e diagramma dell’andamento della temperatura in profondità nel terreno. A destra: l’effetto serra incrementato dalle emissioni di CO2 e gas climalteranti di matrice umana è la ragione prioritaria della corsa verso il risparmio energetico in edilizia. In basso, lo smog che soffoca le città, determinato dall’eccessivo consumo di combustibili fossili.
terreno che già a una profondità di circa 20 metri ha una temperatura costante per tutto l’anno di 10-12°C. Un cenno è doveroso al fatto che le sonde geotermiche possono essere almeno di due tipologie: verticali e orizzontali. Nel primo caso, con una trivellatrice si predispone un pozzo (o più pozzi a seconda delle necessità) con una profondità in genere di almeno 100 mt con diametro di 12-15 cm; nel pozzo si calano una (o più) tubazioni andata-ritorno nelle quali scorre acqua additivata di liquido antigelo che entrerà nella PdC a “depositare” il calore scambiato nel suo passaggio in profondità. Nel secondo caso la sonda orizzontale sarà costituita da una serpentina di tubi adagiati su un terreno ad una profondità variabile (a seconda delle varie teorie degli operatori del settore in relazione alla variabilità stagionale della temperatura superficiale del terreno) da 1 a 2,5 mt. La sonda dovrà poi essere nuovamente ricoperta di terreno. 84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
6) Terreno-aria - La pompa di calore preleva calore dalla sorgente fredda costituita dal terreno (sonda geotermica) e la cede al pozzo caldo costituito da aria dell'ambiente riscaldato. La differenza rispetto al caso 5) è solo in relazione alla diversa modalità di cessione del calore all’abitazione.
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n questa carrellata si è cercato di descrivere e commentare la varie combinazioni di pompa di calore che la tecnica ci ha
messo a disposizione in questi ultimi decenni, con uno sviluppo decisamente più rapido negli ultimi anni, considerato il vastissimo mercato della climatizzazione invernale delle abitazioni. Man mano si approfondisce la materia sorgeranno nei lettori molti interrogativi: quali i vantaggi, gli svan-
taggi, i costi, le possibilità concrete di utilizzazione nell’impiantistica edile. Questi aspetti potranno essere oggetto di altri contributi futuri.
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conclusione di questo articolo, possono essere fatte alcune ulteriori considerazioni riguardanti la domanda: perché le pompe di calore sono diventate oggi di grande attualità, anche se la loro tecnologia non è recentissima. La risposta è semplice: si trova “nascosta” nella corsa contro il tempo che stiamo facendo per ridurre i danni che, per oltre un secolo – spesso inconsapevolmente – abbiamo fatto alla nostra terra incrementando le emissioni di CO2 e degli altri gas che hanno alterato il clima. Ma allora perché la pompa di calore può essere considerata una risorsa amica in
AMBIENTE & BIOEDILIZIA
questa corsa affannosa a salvare la vita sulla Terra nonostante ogni tanto qualche voce (interessata a vendere altro) si levi a dire che quella dell’effetto serra è una colossale montatura o, per bene che vada, una sopravvalutazione della comunità scientifica internazionale? Troviamo la risposta nelle affermazioni iniziali: la pompa di calore produce calore senza “bruciare” niente. Solo azionando un motore elettrico e qualche valvola, con la fondamentale differenza, rispetto alla tradizionale stufetta o boiler elettrico che, se immetto nella pompa di calore un Kwh di energia elettrica, ne ottengo 3 o 4 termici e non uno soltanto. È chiaro che quindi la PdC appare come una panacea incredibile: ma perché non ci siamo arrivati prima, visto che la tecnologia c’era? A parte considerazioni tutte “politiche” del mondo che si muove attorno alla enorme battaglia per l’energia (a partire dagli interessi non proprio favorevoli dalle compagnie petrolifere, di estrazione e distribuzione del carbone e del gas, del nucleare fino al “volano” culturale dei tempi di apprendimento dei tecnici e degli installatori che spesso richiede venti anni di maturazione), c’è anche un’altra ragione obiettiva importantissima: «le PdC hanno un rendimento altissimo, inquinamento zero, l’energia elettrica costa poco, ecc. ecc. ma, allora, dove sta l’imbroglio»?
Semplicemente nel fatto che l’energia elettrica che mi serve per azionare la pompa di calore deve pur essere prodotta da qualche altra parte. E come viene prodotta l’energia elettrica in Italia? Una volta scongiurato il nucleare, anche se ne compriamo una certa quantità dall’estero, la produciamo prevalentemente mediante centrali termiche alimentate a carbone, petrolio, gas (ancore risorse fossili esauribili) oltre alla tradizionale produzione idroelettrica e alle quote sempre più significative da fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico, biomasse ecc.
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l momento attuale la componente proveniente da energia fossile è nettamente prevalente e si aggira intorno al 58%. Ciò significa quindi che con la PdC non inquino localmente ma inquino e consumo energia fossile altrove. Un dato importante per chiudere questa riflessione: il rendimento della rete elettrica nazionale è pari a 0,41, il che, espresso in altri termini, vuole dire che per produrre e portare fino al contatore di casa mia 1 kWh elettrico, sono necessari 2.44kWh termici. Questo significa ancora che se installo una pompa di calore che ha un COP all’incirca pari a 2,5 andrei grosso modo in pareggio con la rete nazionale: ho usato un Kwh di energia elettrica per portare dentro casa 2,5 Kwh termici, ma per fornirmi questo
L’austriaco Peter von Rittinger (1811-1872) è considerato l’inventore delle pompe di calore. Le utilizzò per asciugare il sale nelle saline.
Kwh elettrico il sistema di produzione elettrica ha a sua volta dovuto usare 2,44 Kwh termici. Dove sta allora il vantaggio della pompa di calore, almeno in termini ambientali? La considerazione è che sicuramente abbiamo tolto dalla nostra città un inquinamento certo (la caldaia a gas o a gasolio) e quindi migliorato la situazione locale e, in genere, una centrale di grossa dimensione dovrebbe avere sistema di controllo di emissione dei fumi qualitativamente elevato.
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l passaggio immediatamente successivo però – lo abbiamo oramai intuito – è quello di adottare PdC con COP sempre più elevati in modo da “superare” questa parità
e, inoltre, fare il possibile per alimentare la nostra macchina con energia elettrica prodotta localmente, ad esempio con un impianto fotovoltaico, in modo tale da ridurre il più possibile la componente di energia richiesta al sistema nazionale. Il prossimo articolo entrerà nel merito, con qualche esempio, di quali sono i costi medi di installazione e consumo annuo di abitazioni con impianto a pompa di calore per consentirci di capire meglio dove e quando ha senso installare una pompa di calore perchè diventi uno strumento intelligente e interessante a nostra disposizione per migliorare l’ambiente in cui viviamo. ❑
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AMBIENTE & BIOEDILIZIA Stefano Landi
Con la casa di paglia il risparmio energetico è assicurato Da “Corriere della Sera” del 5 luglio 2013
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acendo yoga da una vita, una certa attenzione all’ambiente l’ha sempre maturata. Febbraio 2010. Cristiana Trizzino, 45 anni, compra un terreno al Quadraro, vecchio quartiere di Roma di case popolari, molte delle quali costruite negli anni ’50. Scopre poi che, essendo la zona di interesse archeologico, per costruire servivano svariati permessi dei Beni culturali. «Con tutti i soldi spesi in pratiche e consulenze, mi sono ritrovata a dover ripensare la mia casa con budget ridotti: così ho cominciato a studiare l’universo delle costruzioni alternative» racconta Trizzino che, da marzo, abita la prima casa di paglia costruita in una città italiana. Con lei, oltre a due cagnolini e una tartaruga, due figli di 10 e 12 anni entusiasti di una scelta quasi fiabesca. «La classe di mia figlia è venuta a visitarla durante i lavori: quando l’hanno vista finita e intonacata ci sono rimasti male, sembrava una abitazione qualsiasi», spiega. La scelta pionieristica della signora è dovuta all’incontro con il progettista Paolo Robazza, 36 anni, padovano trapiantato a Roma, che ha fatto dell’edilizia a basso impatto ambientale una ragione di vita. Prima di decidersi è andata a l’Aquila dove Robazza si trasferì, nelle vesti di architetto free lance, dopo il terremoto a cercare lavoro. In testa e nel cuore aveva gli studi sul sistema di costruzioni in paglia fatti in Sud Africa. «Dor86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mivo tra la gente in tenda, proponendo questa soluzione, ideale soprattutto in zone sismiche, a sindaci e comitati», ricorda. Termoisolanti, basso consumo energetico, comfort ambientale, facili da costruire, ma nel 2009 in Italia se ne contava solo una dalle parti di Venezia. Oggi, grazie al lavoro di Robazza (bagofficinamobile.org) sono una trentina. Molte a Pescomaggiore, un paesino a 15 chilometri dall’Aquila. A Roma, ha riproposto il suo metodo di lavoro: il cantiere condiviso. «Per ogni costruzione organizziamo dei workshop per coinvolgere direttamente chiunque voglia imparare questa tecnica di architettura sperimentale». A Roma hanno partecipato ai lavori una ventina di persone da tutta Europa. Alla signora Trizzino, Robazza non aveva garanzie da offrire, ma un’ipotesi tecnicamente completa e futuribile. Un atto di fede davanti a qualcosa che in Italia non esisteva. «In città non c’era un termine di paragone, ma i dati tecnici e l’entusiasmo dei ragazzi mi hanno contagiato», ricorda la proprietaria di casa. Lo scheletro in legno, poi la tamponatura in balle di paglia compresse fatte arrivare dalla Ma-
remma laziale direttamente dai contadini col loro camioncino. L’intonaco, applicato direttamente sulla paglia, composto di frammenti di laterizio frantumato e sabbia, una tecnica usata dagli antichi Romani. I figli di Trizzino non erano gli unici affascinati dalla costruzione. Durante l’anno di cantiere, gli anziani del quartiere si presentavano in processione a seguire i lavori, affa-
mila abitazioni e, fuori Londra, è stato appena realizzato un quartiere popolare interamente in paglia. In Francia, dieci anni fa messa come l’Italia, almeno duemila.
scinati come fossero al cinema. «Dalla mia camera da letto sentivo bussare gente che voleva toccare con mano la tenuta delle pareti» ricorda la signora. «Gli italiani sono più diffidenti davanti alle novità, però poi davanti alla casa compiuta mostrano un entusiasmo raro: oggi faccio un preventivo dietro l’altro, ma serve tempo per capire che questa è una tecnica su cui vale la pena investire», spiega Robazza. In Inghilterra ci sono almeno 10
alla casa dove vivevo a piazza San Giovanni l’isolamento è ottimo, spendo poco di riscaldamento, il termostato è stabile sui 20 gradi» spiega. Un unico problema: attaccare i quadri. Per quello hanno dovuto pensare a dei supporti in legno. Nella paglia è impossibile fare presa. ❑
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rizzino dopo qualche mese traccia i primi bilanci: «Fresca d’estate, calda d’inverno, le bollette premiano la mia scommessa: rispetto
Per farsi un’idea più precisa di cos’è una casa di paglia si veda: www.atelierwernerschmidt.ch
MEDIAZIONE Isidoro Trovato
Torna la mediazione, ma la presenza dell’avvocato sarà obbligatoria da “Corriere della Sera”, 20 settembre 2013
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uovo tentativo. Torna la mediazione. Reintrodotta dal decreto del fare, entra in vigore oggi la mediazione della giustizia civile. Come fu tra marzo 2011 e ottobre 2012, non si potrà più avviare un’azione civile senza prima aver tentato di risolvere la lite di fronte a un mediatore. E come allora, l’obbligo vale solo in alcune materie: condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, responsabilità medica e sanitaria, diffamazione, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Le stesse di prima, ad eccezione della Rc auto. Tornano anche le sanzioni per chi non accetta l’invito a mediare senza giustificato motivo: il giudice può trarre argomenti di prova contro chi non si presenta, e fargli pagare il doppio del contributo unificato, nel processo successivo. «Il meccanismo di mediazione studiato e realizzato in Italia è già diventato un modello di riferimento e non solo nei Paesi ove la Giustizia funziona male – osserva Giuseppe De Palo, presidente di Adr center, che assiste la Banca mondiale nella creazione del primo centro di mediazione in Afghanistan – . Lo dimostrano le reazioni immediate dell’Europarlamento, che parlano di esempio italiano anche per l’Europa». Insieme al meccanismo, studiato per uno smaltimento più rapido delle contro-
versie, tornano anche le polemiche tra mediatori e avvocati che non lo ritengono per niente uno strumento efficace e affidabile. Altra contestazione che arriva dal mondo dell’avvocatura è che la mediazione è già stata giudicata anticostituzionale dalla Consulta. «Solo l’obbligatorietà – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – può consentire nel nostro Paese quell’evoluzione culturale in grado di determinare lo sviluppo degli strumenti di giustizia alternativa che tutti noi auspichiamo. Ma serve l’aiuto di avvocati e giudici. Importante dunque, capire quali siano le novità di maggior rilievo di questa nuova mediazione. In realtà non è più obbligatorio, tecnicamente, svolgere un tentativo di conciliazione: i litiganti devono solo partecipare a un primo incontro con il mediatore per verificare
preliminarmente se ci sono le condizioni per una soluzione mediata. In caso positivo, la mediazione prosegue subito, o in un successivo incontro. In caso negativo, il mediatore rilascia immediatamente il verbale di mancato accordo, che consente alle parti di fare la causa in tribunale senza il rischio di sanzioni di alcun tipo.
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ltra novità, il primo incontro con il mediatore è gratuito. Così facendo, il legislatore conta che molte più persone attiveranno la mediazione, e altrettante accetteranno il primo incontro: non rischiano nulla e hanno la speranza di risparmiarsi anni di battaglie giudiziarie. Per chi va oltre il primo incontro, i costi della mediazione restano gli stessi di prima. Per esempio: 125 euro per parte, per una lite di valore fino a
5.000 euro; 700 a testa, per liti di valore tra 50 e 250mila. Stavolta, dettaglio non secondario, per le mediazioni obbligatorie è necessaria la presenza degli avvocati. È però dubbio che la presenza dell’avvocato sia obbligatoria nelle medizioni volontarie, a detta di diversi operatori. Cresce anche il potere del giudice nella nuova mediazione: se prima poteva spingersi a invitare le parti alla mediazione, oggi può persino ordinarla. E se i litiganti non si attivano, il processo si ferma. L’ordine di tentare la mediazione, non ovviamente di trovare un accordo, riguarda tutte le cause pendenti, anche in appello. Uno stumento formidabile per aggredire, finalmente, quella sorta di debito pubblico della giustizia italiana, che supera i 5,4 milioni di processi civili pendenti. Insomma chi deve o vuole avviare una mediazione rivolge domanda a un organismo accreditato, nella città dove andrebbe fatta la causa. L’organismo convoca entrambe le parti di fronte al mediatore entro 30 giorni per il primo incontro. A questo punto la procedura può abortire o proseguire. Nel secondo caso, restano altri 60 giorni per trovare un accordo, altrimenti il mediatore accerterà il fallimento del tentativo. A quel punto, ciascuno può rivolgersi al giudice. Sarà la volta buona? ❑
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TECNICA Andrea Botti
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ravertino Ascolano, Travertino Bianco Spugnoso di Siena, Travertino della Selva, Travertino della Valpantena, Travertino di Alcamo, Travertino romano…. l’elenco potrebbe proseguire ben oltre poiché, quelle citate, sono solo 6 delle 23 varietà di Travertino catalogate1 ed attualmente
estratte nelle Marche, in particolare nella provincia di Ascoli Piceno, in Toscana, prevalentemente nelle vicinanze di Siena e nel Lazio 88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
Geografia litica Lapis Tiburtinus, pietra dell’Impero dove si trovano le cave di Tivoli e Guidonia Montecelio, siti antichissimi, che alimentarono la costruzione di numerosi edifici monumentali della Roma antica. Il nome Travertino deriva dal termine latino lapis tiburtinus, pietra di Tibur ossia Tivoli (in seguito alle contaminazioni medievali), dove ancora oggi si trova uno dei principali giacimenti. Qui le tracce delle lavorazioni, risalenti al II sec. a.C. con-
più famose come: il Teatro di Marcello, l’Arco di Galliano (la porta urbana sull’Esquilino), il Colosseo, ma l’elenco potrebbe continuare ancora. Dopo la parentesi medievale (d’inevitabile stasi per le attività estrattive), la pietra di Tivoli fu, nuovamente, materia prima nelle costruzioni della Roma papale, realizzate a partire dalla seconda metà del ’400, quando l’obbiettivo dei pontefici divenne quello di far rivivere, attraverso l’architet-
fermano che da quella data, esso fu elevato al rango di materiale "nobile", ed impiegato nella realizzazione delle costruzioni imperiali
tura, i fasti dell’impe0ro. Con Sisto IV (1471-84), la capitale diventò quasi monocromatica: venne edificata la chiesa di Santa Maria del Popolo, dove il Travertino è presente negli interni e nella facciata successivamente rielaborata dal Bernini, seguirono: la facciata della chiesa dei SS. Apostoli, di San Pietro in Vincoli, San Pietro in Montorio, fra gli esempi più segnificativi. Per tutto il’500 ed il ‘600 questa pietra fu impiegata nell’architettura religiosa e nelle soluzioni scenografiche del barocco: dal monumentale colonnato di San Pietro, alla facciata di San Carlo alle 4
Fontane, fino all’impiego, in forma di roccia, nella fontana di Piazza Navona. Grazie all’attività di Bramante, Bernini e Borromini vennero riattivate, in quegli anni, le antiche cave di Tivoli e l’attività estrattiva proseguì anche nel secolo successivo per garantire materia prima agli architetti e agli scultori attivi in città; un esempio per tutti: la realizzazione della Fontana di Trevi. Conclusa la pausa, imposta dagli artisti neoclassici (più inclini all’uniformità del marmo bianco come il Carrara), con la proclamazione di Roma capitale, si riaccese l’ammirazione per il Travertino: nel 1871 fu impiegato per la realizzazione dei muraglioni di contenimento del Tevere (dopo la tracimazione del 1870), inoltre, la realizzazione del primo tramway a vapore Roma-Tivoli, del 1879, incentivò l’attività estrattiva, ormai impostata su scala industriale, grazie anche all’introduzione del filo elicoidale.
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el secolo scorso fu largamente utilizzato dai maestri del Movimento Moderno: Mies van der Rohe lo impiegò nel Padiglione tedesco all’Esposizione Universale di Barcellona e nella Farnsworth House), Mario Ridolfi e Adalberto Libera nei palazzi romani delle poste; Louis Kahn volle questa pietra nel Kim-
TECNICA A sinistra: Travertino romano; Cava di Travertino; particolare del Colosseo
In questa pagina: Facciata di S. Carlo alle quattro Fontane, 16351641; interno del padiglione tedesco a Barcellona (Spagna).
bell art museum a Fort Worth in Texas e per la Philip Exeter Library a New Hampshire nel New England e anche Carlo Scarpa la scelse per rivestire gli interni della Fondazione Querini Stampalia a Venezia. Il Travertino è, geologicamente, una roccia sedimentaria a struttura microcristallina, originata per precipitazione di carbonato di calcio2
tali quali: foglie, frammenti di essenze lignee, minuscoli invertebrati terrestri o molluschi, (inglobati in tempi geologici lontani); incisioni, apparenti imperfezioni, leggibili sulla superficie come una biografia che racconta senza filtri la genesi formativa del litotipo. Per quanto notoriamente poroso 3 , questo materiale
tata la formazione di incrostazioni carbonatiche sulla superficie. Dal punto di vista cromatico è presente con una gamma di toni variabili da bianco, beige, nocciola al giallo dorato, rosato e bruno. Con l’esposizione all’aria e il passare del tempo i tipi più chiari assumono una patina dovuta, in genere, all’ossidazione dei sali ferrosi (in
diamantato si portano alla luce imponenti blocchi di materiale successivamente selezionati, soprattutto in base a colori e struttura, disponibili sul mercato anche in lastre e marmette. Le lavorazioni superficiali più diffuse (per le quali si rimanda alle indicazioni di aziende specializzate), in relazione all’impiego sono: levigatura,
proveniente da acque ricche di bicarbonato di calcio. La genesi, dovuta ad un continuo e progressivo accumulo di materiale carbonatico dalle zone di dissoluzione a quelle di deposizione, ha comportato una sedimentazione secondo stratificazioni parallele orizzontali, a volte, segnate da marcate variazioni di colore e da porosità diffuse. La roccia si presenta, quindi, in banchi o strati, delimitati da un sottile livello argilloso e, spesso, si contraddistingue morfologicamente per la presenza d’impronte vege-
presenta caratteristiche di antigelività, resistenza meccanica e durevolezza tali da renderlo particolarmente indicato per l’impiego nel settore delle costruzioni in genere. Ciò, poiché la presenza di macropori garantisce, ai cristalli di neoformazione per precipitazione dei sali solubili e ai cristalli di ghiaccio, lo spazio sufficiente per aumentare di volume senza esercitare pressioni sulle pareti dei pori stessi. In tal modo si annullano gli effetti disgreganti dei processi alterativi legati alle trasformazioni volumetriche ed è limi-
particolare i cristalli di pirite) contenuti nella massa del materiale, ciò conferisce alla pietra un color biondo, tipico soprattutto del Tavertino romano.
lucidatura (previa stuccatura), anticatura e tutti i principali trattamenti ad urto, spesso indispensabili, per conferire al piano finito proprietà antiscivolo. Il Travertino viene solitamente impiegato per pavimentazioni e rivestimenti. Negli esterni è posato in opera a secco o mediante legante, trattandosi di un materiale tendenzialmente chiaro è sempre necessario valutare con attenzione l'effetto cromatico prodotto dalla malta impiegata, inoltre, durante la posa è consigliabile prevedere un ade-
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ttualmente il comparto industriale è costituito da aziende, di dimensioni medie o medio-piccole, che si occupano di escavazione e trasformazione del materiale destinato al mercato nazionale ed estero. L’attività estrattiva si svolge a partire dalla cosiddetta “bancata”; mediante l’impiego del filo
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TECNICA Interni del Museo dell’Ara Pacis, Roma.
guato sistema d’evacuazione delle acque piovane per evitare contatti prolungati con liquidi stagnanti. Negli interni prevale l’uso di manufatti a basso spessore, squadrati e posati su sottofondo in malta cementizia (solitamente impiegata anche per la sigillatura dei giunti).
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ggi, questa pietra, simbolo di un passato alla quale tutti apparteniamo, viene impiegata ed apprezzata in tutto il mondo per le sue proprietà fisico meccaniche, le numerose varietà cromatiche e l’indiscusso blasone storico. Di ciò era consapevole Richard Meier, il celebre architetto americano che ha impiegato il Travertino romano nella realizzazione di due opere destinate alla notorietà: il Complesso Museale per l’Ara Pacis a Roma ed il Getty Center di Los Angeles. Il primo intervento, realizzato nel 2000, prevedeva un nuovo complesso museale suddiviso in tre settori: una galleria per ospitare i servizi d’accoglienza, il luminoso padiglione centrale destinato all’esposizione dell’Ara Pacis, la sala dei convegni disposta su due piani e completata da un locale per ristorazione. Il rivestimento era affidato all’intonaco, al vetro e al Travertino proveniente dalle stesse cave utilizzate per l’estrazione della pietra destinata, nel 1938, alla sistemazione della piazza antistante, secondo quanto previsto dall’architetto Vittorio Morpurgo. Nel progetto di 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
TECNICA A destra: Auditorium del Parco della Musica, Roma. Sotto, in senso antiorario: Getty Center, Los Angeles; LACMA, los Angeles County Museum of Art; il Centro polifunzionale ILLA, Barcellona (Spagna).
conda. Le sale da concerto aggettano sulla sottostante cavea: la quarta sala all’aperto con una capacità di 3000 posti. Tre sono i materiali immediatamente leggi-
Meier è posato in lastre, con superficie a vista lavorata a spacco e fissaggio al supporto mediante un sistema costituito da grappe metalliche annegate nel conglomerato cementizio. Anche Renzo Piano ha sperimentato l’uso di questo ma-
bili: il mattone fatto a mano (25x12x4) per le superfici verticali, il piombo pre-ossidato per i gusci delle tre sale ed il Travertino per rivestire le gradinate della cavea, i foyer e gli ingressi. Diversamente combinata, con l’acciaio ed il vetro, la pietra romana fa bella mostra di sé anche nel nuovo padiglione del Los Angeles County Museum of Art, realizzato da Piano dieci anni dopo. Qui il Travertino chiaro definisce la semplice geometria dell’edificio, destinato ad ospitare spazi espositivi flessibili e neutri; le pareti perimetrali di tamponamento, rese massicce dal rivestimento, sembrano staccarsi dal suolo grazie ad un artificio che trasforma in linea d’ombra l’attacco a terra dell’intera costruzione. Anche due significative esperienze spagnole confermano la versatilità di questa pietra: il progetto del centro polifunzionale ILLA, firmato dagli architetti Rafael Moneo e Manuel de Solà Morales
teriale nella costruzione dell’auditorium per il Parco della musica di Roma concluso per il Giubileo. Il complesso multifunzionale è composto da tre “scatole musicali“ che, da lontano paiono sospese sul verde del vasto parco che lo cirIL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 91
TECNICA Sopra: ILLA, particolare della facciata. Sotto: Auditorio Ciudad de León, León (Spagna) e (a destra) Sepolcreto della cittadella vescovile a Sora (Fr).
nel 1986 e, 15 anni dopo, l’Auditorio Ciudad de Leon, ideato dallo studio Mansilla-Tunon. Nell’ILLA, la pietra si fa pelle luminosa di volumi semplici, connessi tra loro per formare una gigantesca costruzione longitudinale di 300 m, collocata nel tessuto urbano, alleggerita da aperture con differenti dimensioni e rapporti proporzionali, movimentata attraverso discontinuità volumetriche; accorgimenti che riflettono la densità e la diversità delle attività collocate nell’edificio. Al contrario, L’Auditorio Ciudad de Leon domina una grande spianata aperta e, proponendosi come fronte della nuova città, risalta per l’ubicazione. L’imponente presenza è accentuata dalla gravità di un fronte cieco in Travertino chiarissimo, contrapposto alla facciata principale, ritmata da una sequenza di aperture strombate. Come ogni materiale lapideo, anche il Travertino, se correttamente impiegato, può divenire strumento e
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supporto indispensabile per favorire il dialogo fra antico e contemporaneo. Nell’intervento di recupero del Sepolcreto della cittadella vescovile a Sora 4 , realizzato nel 2006 dall’ingegner Renato Moranti e dall’architetto Laura Scrimieri, la pietra romana è protagonista assoluta nel luogo sacro: un unico litotipo per rivestire le tombe, il diaframma retrostante l’al-
tare, il pavimento e l’altare stesso. Volumi puri e monolitici che, attraverso un gioco di luci sembrano staccarsi, dalle pareti antiche e dal terreno, annullando il peso della materia.Z ❑
NOTE 1 Vedi G. Blanco, voce Travertino in Dizionario dell’Architettura di pietra, ed. Carocci, Roma, 1999.
L’elenco proposto dall’autore è il seguente: Travertino Ascolano (Ascoli Piceno), Travertino Bianco Spugnoso di Siena (Asciano, SI), Travertino della Selva (Poggio Moiano, RI), Travertino della Valpantena (Grezzana, VR), Travertino di Alcamo (Alcamo, TP), Travertino di Angera (Angera, VA), Travertino di Bagni di Lucca (Bagni di Lucca, LU), Travertino di Jano (Jano di Montaione, FI), Travertino di Latina (Fondi, LT), Travertino di Monsummano (Monsummano Terme, PT), Travertino di Orte (Orte, VT), Travertino di S.Casciano Bagni (S.Casciano Bagni, SI), Travertino Doré (Tivoli, RM), Travertino Ligure (Orco Feligno, SV), Travertino Maschio di Monte Nerone (Piobbico, PS), Travertino Montemarano (Montemarano, GR), Travertino oniciato di Poggio Moiano (Poggio Moiano, RI), Travertino romano (Tivoli, Guidonia-Montecelio, RM), Travertino Sabino (Poggio Moiano, RI), Travertino spugnoso colorato di Castiglione d’Orcia (Castiglione d’Orcia, SI), Travertino toscano (Rapolano, SI). Vedi anche, TRAVERTINO PIETRA ITALIANAi luoghi e i caratteri della materia, A. Acocella, sta in ww.architetturedipietra.it. 2 Da un punto di vista mineralogico è da evidenziare come il carbonato di calcio (sotto forma di calcite, con un contenuto medio generalmente superiore al 95%) rappresenta il componente principale del travertino; elementi accessori sono, invece, alcuni minerali argillosi, il quarzo, ossidi e idrossidi di ferro e manganese, lo zolfo, il gesso, la mica bianca, le cloriti. 3 L’incidenza volumetrica della tessitura vacuolare è significativamente variabile da giacimento a giacimento, come pure da strato a strato all’interno di una medesima bancata di roccia. In conseguenza di tale variazione percentuale dei vuoti si registrano valori di peso del materiale oscillanti fra i 2300 e i 2700 Kg/mc. 4 A. Botti P. Resbelli, ARCH&STONE’08, architetture in pietra del nuovo millennio, Ed. Magalini Due, Rezzato (Bs), 2008.
CONDOMINIO Gian Vincenzo Tortorici
La riforma del condominio Alcune note di commento Da “Il Sole 24 Ore” - Focus del 29 maggio 2013
Amministratore facoltativo con meno di otto condòmini La riforma del condominio ha radicalmente mutato la disciplina del rapporto tra amministratore e assemblea di condominio. Con le modifiche all’articolo 1129 del Codice civile, è salito da quattro a otto il numero dei condòmini (e non delle unità immobiliari dell’edificio) necessari perché sia obbligatoria la nomina di un amministratore. Essendo l’amministratore un professionista, per il combinato disposto dell’articolo 71 bis delle disposizioni attuative del codice civile e dell’articolo 1 della legge 14 gennaio 2013, n. 4 (sulle professioni non regolamentate), si sarebbe potuto incorrere in una eccezione di incostituzionalità, considerato che in tal modo si impedisce una gestione diretta del condominio da parte di un comproprietario, laddove le problematiche non necessitano di una particolare conoscenza giuridica, tecnica e amministrativa per la loro soluzione, viste le modeste dimensioni di un fabbricato, composto da meno di otto condòmini. Il nuovo testo dell’articolo 1129 non è facilmente interpretabile in ogni suo comma. Facciamo il caso di condominio che non ha un amministratore e di una assemblea che non ne nomini uno: ciascun condòmino può rivolgersi, come precedentemente, all’Autorità giudiziaria per la nomina. La novità è che anche l’amministratore dimissionanrio può 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
ricorrervi. Ma, nel silenzio della legge, può ricorrervi anche l’amministratore non confermato nell’incarico? Considerato che egli deve svolgere gratuitamente le attività urgenti necessarie sia al passaggio di consegne con il nuovo amministratore, si può ritenere che anche l’amministratore revocato possa rivolgersi all’Autorità giudiziaria. Avvenuta la nomina, l’amministratore dura in carica un anno, rinnovabile di un ulteriore anno. La durata del mandato non è a tempo indeterminato, sino a revoca,
poiché nei contratti di durata (e il legislatore ha stabilito che si tratta di un mandato), il rinnovo tacito deve essere previsto esplicitamente, unitamente alla facoltà di disdetta e, in questo caso, nulla è stato disposto. La nomina dell’amministratore, così come la riconferma dopo il secondo anno di incarico, deve essere approvata dall’assemblea con la maggioranza degli intervenuti rappresentanti almeno la metà del valore dell’edificio anche in seconda convocazione (e quindi, 500 millesimi
e non 501). La problematica maggiore è legata agli adempimenti successivi alla scelta del professionista, che devono avvenire, recita la norma, «contestualmente all’accettazione della nomina». Se si trattasse di un contratto, l’accettazione, che lo conclude, sarebbe successiva a una proposta che deve essere completa in ogni sua clausola, compreso, ovviamente, l’oggetto del contratto stesso; ma in base all’articolo 1129, comma 14, del Codice, l’amministratore, solo all’atto dell’accettazione, deve specificare il proprio compenso costituente l’oggetto della controprestazione a quella di gestire il condominio.
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quale altra parte contraente deve essere rivolta, quindi, l’accettazione del mandato? Si deve ritenere che sia trasmessa all’amministratore uscente, se esiste, in quanto pur sempre rappresentante del condominio sino ad avvenuta sostituzione, e in caso contrario a tutti i condòmini, non essendo normalmente presente in assemblea l’amministratore nominato e non ricoprendo alcuna carica rappresentativa il suo presidente. Ma se il termine «accettazione» non è usato in senso tecnico, la prassi di presentare preventivi da parte di più amministratori tra i quali l’assemblea sceglie si ritiene debba essere ancora la procedura più praticabile. Per quanto attiene al com-
CONDOMINIO
penso dell’amministratore la novità non consiste tanto nell’indicare specificamente le voci che lo compongono, perché ormai gli amministratori lo dettagliano analiticamente, quanto nella nullità che vizia la nomina. È obbligatorio che l’amministratore o invii una raccomandata con allegato il suo preventivo, o convochi un’assemblea confermando la sua accettazione per il compenso già a mani dei condòmini e lo riporti nel relativo verbale. Questo ai fini della prova di aver adempiuto correttamente al dettato legislativo. Sempre all’atto dell’accettazione della nomina, l’amministratore deve fornire le generalità, il codice fiscale e il domicilio dello studio, con i recapiti telefonici e informatici, ovvero se è stata scelta una società va indicato il nominativo del legale rappresentante. Non si comprende, però, per quale motivo, in caso di rinnovo del mandato, l’amministratore debba comunicare ancora i suoi dati anagrafici e il codice fiscale che non variano nel tempo. Destinazioni d’uso modificabili con il quorum dei quattro quinti La riforma del condominio ha regolamentato per la prima volta le modifiche alle destinazioni d’uso delle parti comuni (articolo1117 del Codice civile). In attesa delle interpretazioni fornite dalla giurisprudenza, è possibile tentare qui una prima analisi della norma.
La procedura assembleare di adozione della delibera per modificare le destinazioni d’uso appare meno problematica. L’articolo 1117-ter prevede che l’assemblea adotti la decisione con l’elevatissimo quorum qualificato di quattro quinti delle “teste” e dei millesimi (800/1000).
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a convocazione deve pervenire ai condòmini con il preavviso maggiorato di 30 giorni, e deve contenere l’indicazione della natura della modificazione e le parti comuni interessate dall’operazione; inoltre deve esssere affissa sempre con un preavviso di 30 giorni, nei locali/spazi di maggior uso comune. La delibera deve contenere a verbale la dichiarazione che sono stati svolti questi adempimenti. La norma prescrive espressamente la nullità della convocazione (qualora sia carente dei previsti requisiti). L’eventuale successiva delibera non sarà affetta da nullità, ma da mera annullabilità (come chiarito definitivamente dalle Sezioni unite della Cassazione n. 4806/2005, per le decisioni affette da vizi solo formali). Molto più incerta è la portata sostanziale della norma, vale a dire in cosa esattamente consistano le modificazioni. Alcuni primi interpreti hanno ritenuto di intravedere la possibilità che il condominio possa procedere alla vendita (a terzi o a singoli condòmini) delle parti comuni. Si tratta di
un’impostazione che, però, appare del tutto confliggente non solo col tenore testuale dell’articolo 1117-ter (che si riferisce sempre e solo all’utilizzazione dei beni/impianti), ma anche con i principi generali dell’ordinamento che non prevedono la possibilità che il singolo sia spogliato del suo patrimonio contro la sua volontà (come conferma, tra l’altro, la previsione, nell’articolo 1119 del Codice civile, dell’unanimità dei consensi per procedere a divisioni di un bene comune).
Invero, la norma può essere compresa solo collocandola nel sistema generale del diritto condominiale, nel quale certamente si posiziona oltre la fattispecie delle innovazioni, all’interno della quale, tuttavia, una costante giurisprudenza ritiene già ricompresa il mutamento della destinazione d’uso (Cassazione n. 18052/ 2012). In definitiva, la nuova ipotesi se non può certo consentire la vendita (a maggioranza) di una parte comune, appare invece permettere la modifica delle modalità di
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CONDOMINIO
utilizzazione sino ad escluderne taluna: si pensi, soprattutto, alla possibilità di parcheggio nel cortile condominiale che comporti l’eliminazione di altre modalità di godimento dell’area. Deleghe solo per iscritto e mai all’amministratore Nessuna delega all’amministratore. È una delle novità della riforma. Per il resto, ogni condòmino può farsi rappresentare in assemblea da chiunque, estranei compresi. La delega va messa per iscritto; prima della riforma, invece, si considerava valido un ok verbale, magari verificato al telefono. Dal 18 giugno è scattato un limite quantitativo inderogabile: se i condòmini sono più di venti, il delegato non può rappresentare più di un quinto delle persone e più di un quinto del valore proporzionale. Cambiano i quorum per la costituzione dell’assemblea e l’approvazione delle delibere, con le asticelle delle maggioranze che in parte si abbassano, in parte si alzano. In prima convocazione, ora l’assemblea sarà valida coi due terzi dei millesimi e la maggioranza dei partecipanti al condominio, mentre fin qui i due terzi erano chiesti anche in relazione al numero dei condòmini. Rimane immutato il quorum deliberativo: la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio. Per la seconda convocazione, è confermato legislativamente il quorum costitutivo di un terzo, tanto per nu96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mero dei condòmini che per i millesimi. In teoria, qualora l’assemblea di prima convocazione non sia valida, l’amministratore deve redigere verbale di assemblea deserta che va trascritto nel libro verbali. Altrimenti, l’assemblea di seconda convocazione si intende di prima, con lo spostamento dei relativi quorum. Nella larghissima maggioranza di casi continuerà ad accadere che la seduta si svolga sempre in seconda convocazione, allo scopo di garantire delibere assunte con quorum ridotti. Ma l’e-
sordio del quorum di un terzo per l’assemblea in seconda convocazione potrebbe moltiplicare i casi di sedute prive di numero legale ab origine.
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a riforma non fa cenno alla figura del presidente dell’assemblea. È consuetudine che l’assemblea nomini il presidente fra i condòmini presenti, con funzioni di garante della validità dell’assemblea e delle delibere, sebbene di fatto non abbia responsabilità diverse dagli altri. Il segretario, d’altronde, non è mai
I quorum 2/3 il quorum di prima convocazione Per la validità dell’assemblea di condominio in prima convocazione è necessario che, al momento dell’apertura dell’assemblea, siano presenti – di persona o per delega – due terzi dei partecipanti al condominio e due terzi del valore dell’edificio (667 millesimi). Se non si raggiunge il quorum, l’amministratore deve redigere il verbale di assemblea deserta e rinviare l’assemblea alla seconda convocazione.
1/3 il quorum di seconda convocazione Per la validità dell’assemblea in seconda convocazione è sufficiente che sia presente un terzo dei partecipanti al condominio che rappresenti almeno un terzo del valore (334 millesimi su mille).
334 i millesimi del voto “ordinario” In seconda convocazione, una decisione ordinaria può essere presa con il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti in assemblea che possieda almeno un terzo dei millesimi. In pratica, quindi, le decisioni di ordinaria amministrazione possono essere prese anche da un numero di partecipanti al condominio inferiore a un terzo, a patto che siano la maggioranza per teste degli intervenuti e possiedano almeno 334 millesimi su mille. La maggioranza ordinaria va usata, in pratica, in tutti i casi in cui la legge non prevede una maggioranza particolare (come accade ad esempio per la nomina, la conferma e la revoca dell’amministratore o per le riparazioni straordinarie di notevole entità).
menzionato neanche nel testo precedente: redige il verbale ed è, di prassi, incaricato dal consesso. In genere è lo stesso amministratore. Il delegato rappresenta in toto chi l’ha investito di delega, ma il suo voto è libero, nel senso che se vota in direzione opposta a come il delegante l’aveva invitato, la faccenda può finire in tribunale, ma coinvolge solo i due, senza inficiare le decisioni dell’assemblea. Se un condòmino ha più deleghe, può esprimere, per conto dei deleganti, pareri opposti fra loro. Un condòmino non può incaricare più di una persona, nemmeno se a ciascuno dei delegati fosse attribuito un mandato per un appartamento diverso. In apertura di seduta, dopo l’appello e le verifiche sui quorum, si apre la discussione per punti. Con voto finale sulle singole pratiche, verificato il quorum decisionale per ciascuna. L’assente non è responsabile di decisioni contrarie alla legge. Ma se l’assemblea si rifiuta di decidere per applicare un obbligo di legge, come ad esempio la messa a norma degli impianti, è dovere anche dell’assente richiederne l’applicazione, pena il coinvolgimento nelle sanzioni previste. L’astenuto, nelle votazioni, è definitivamente equiparato a un dissenziente. Se non si riesce ad esaurire la discussione, l’assemblea potrà proseguire in successive riunioni. ❑
CULTURA
L’architettura eclettica di un geometra anni Venti Franco Robecchi
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a storia di una città, anche solo sotto il profilo urbanistico, è complessa come la storia di un organismo vivente, dove le realtà macroscopiche sono solo le più facili da vedere, ma dove la dinamica delle interazioni, dei substrati, delle dimensioni nascoste, delle sorprese fuori norma costituiscono un dedalo per avventure conoscitive. È il caso, in Brescia, del proliferare, tra gli anni Venti e gli anni Trenta, di nuclei residenziali, che si sono dispersi nella città successiva, ma che possono essere riconosciuti da un osservatore attento. Si tratta di piccoli quartieri, frutto di lottizzazioni private, che convivevano con tipologie residenziali diverse e, naturalmente, con insediamenti di vario tenore, di tipo terziario o industriale. Il tessuto edilizio di una città è prevalentemente costituito dalla residenza e nel periodo di cui si parla, questa era frutto di diverse sor-
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genti d’iniziativa. Ricordando che la proprietà in condominio era sconosciuta, o comunque di là da venire quanto alla sua applicazione, la residenza era affidata, oltre che alla stratificatasi proprietà immobiliare nei fabbricati fittamente addossati del centro storico, a una minoranza di palazzi di singoli, ricchi, proprietari. L’espansione urbana, oltre le antiche mura, si realizzò per abitazioni monofamiliari. L’alta borghesia praticava l’edificazione di ville per uso proprio e solo raramente si vedevano sorgere palazzine di singoli proprietari, con parti destinate alla locazione. La piccola borghesia aveva due possibilità di procurarsi una casa nuova. La prima consisteva nell’avere un lavoro dipendente all’interno di un’azienda, privata o pubblica, che procedesse e realizzare abitazioni per i propri dipendenti. Molte industrie bresciane costruirono case per i propri dipendenti,
CULTURA Nelle immagini, vedute generali, particolari decorativi e tavole di progetto, del 1929, delle palazzine progettate dal geometra Silvio Galli, in ottimo stile storicistico, lungo la via Damiano Chiesa, in Brescia. È evidente la cura architettonica del progetto e l’attenta scelta dei materiali, così come l’oculato appello ad esperti artigiani e artisti per l’esecuzione di raffinati particolari.
dall’Om alla S. Eustacchio, dalla Cooperativa Pellattieri alla ex Tempini e alla ditta Ferrari, il calzificio, che costruì il noto Villaggio Ferrari di viale Duca degli Abruzzi. Molti furono gli enti pubblici, o le pubbliche amministrazioni che costruirono grandi edifici per i loro dipendenti. Gran parte dell’immensa area della vecchia Piazza d’armi, ridimensionata nel 1925, fu edificata con case multipiano comunali per i propri dipendenti, da case per i dipendenti dell’Amministrazione provinciale, dei ferrovieri, dei dipendenti delle poste e telegrafi. Ma un notevole numero di abitazioni furono create da cooperative di singoli gruppi, in genere accomunati dall’ambiente di lavoro. I ferrovieri, ad esempio, si organizzarono in una cooperativa che andò a realizzare quartieri di villette per i medesimi soci. Nei primi anni Venti quell’iniziativa costituì il Quartiere di Bottonaga. Simili iniziative si moltiplicarono. La Cooperativa dei dipendenti della Banca S. Paolo si insediò nell’area che risultò dalla demolizione del baluardo del Vescovo, nell’attuale Via Callegari, mentre i dipendenti dell’azienda dei Servizi Municipalizzati edificarono residenze per i propri soci nella zona di via Bonomelli. La Cooperativa edile per gli impiegati di ruolo del comune di Brescia costruì piccole ed eleganti ville lungo via Monte Grappa e sulla collinetta a monte della Fossa Bagni. La Coo-
perativa dei postelegrafonici costruì villette fra le vie Bonomelli e Naviglio Grande, nella zona di Porta Venezia, mentre la Cooperativa impiegati dell’industria Togni costruì villette in via Orzinuovi. L’Istituto cooperativo per le case economiche, costituito da soci benestanti, costruì case pretenziose sui pendii dei Ronchi di via Oriani.
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uesta realtà mise in moto anche soggetti in grado di impiegare un consistente capitale per impostare lottizzazioni, la cui pratica era stata inaugurata nel 1912 in Brescia dall’impresario edile Pietro Pisa, nella zona di via Tommaseo, in Brescia. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 99
CULTURA
Altro pioniere di simili operazioni fu l’imprenditore bresciano Giuseppe Freschi, che operò per una trentina d’anni, a partire dal secondo decennio del Novecento, con spirito inventivo non banale. Le lottizzazioni degli anni Venti e Trenta andarono creando isole che si possono ancora riconoscere, grazie alla cura architettonica che spesso le caratterizza. La spinta personale, nel caso delle cooperative, o la sollecitazione commerciale, nel caso delle operazioni speculative, facevano spesso appello ad una buona qualità architettonica come requisito centrale. Spesso le lottizzazioni indussero un proliferare di edificazioni nei dintorni, come conseguenza della costruzione di nuove strade e dell’innervamento delle aree con servizi a rete. Si sono quindi creati quartieri come il Leonessa, il Primo Maggio, il Bonoris, quartiere umanitario voluto dalla Congrega di Carità apostolica, ma troviamo anche quartieri informali nella zone citata di via Bonomelli, di via Mai, di via Camozzi e anche nell’area compresa fra le vie Tommaseo e D’Azeglio. Quest’ultima fu lottizzata, all’inizio degli anni Venti, dagli imprenditori Pasotti, che nell’area avevano ampi possedimenti, nonché la sede della loro azienda, la Legnami Pasotti, e anche tre ville che costituivano la residenza di vari componenti della famiglia. Ville e industria si trovavano sul lato nord di via D’Azeglio, 100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
mentre un ampio terreno di loro proprietà si stendeva anche a sud, fra via D’Azeglio e via Francesco Rismondo. Fu su quest’ultima area che si calò una lottizzazione residenziale, ovviamente basata su villette per la media borghesia. La lottizzazione passò rapidamente nelle mani di un imprenditore edile di nome Giuseppe Rapizzi, originario della frazione di S. Eufemia. Il Rapizzi incaricò tecnicamente dell’operazione l’ingegner Cacciatore. Tuttavia la progettazione delle singole ville fu spesso affidata a diversi tecnici, forse anche su suggerimento degli acquirenti. La moltiplicazione delle progettazioni si ebbe anche in conseguenza di una sorta di slittamento proprietario delle iniziative sulla lottizzazione, all’interno del quale apparvero, alla fine degli anni Venti, i fratelli Paterlini, dell’omonima impresa edile. I fratelli Cristoforo e Bonomo Paterlini erano collegati al territorio del Borgo Trento (indirizzo della loro sede, all’epoca: “Borgo Trento n. 115”) e possedevano alcuni terreni nella zona. Alla fine degli anni Venti, entrati in possesso di alcuni lotti del piano di urbanizzazione privata, commissionarono un progetto di due ville abbinate lungo la via Damiano Chiesa, fra le vie D’Azeglio e Nazario Sauro, in quella zona che allora era nota come “Isolabella”. I Paterlini intesero produrre la residenza con un alto pro-
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CULTURA
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filo architettonico e incaricarono della progettazione un geometra: Silvio Galli. Il risultato è notevole e lo si nota, nella zona, tanto che anche il sottoscritto da anni osservava questa architettura, chiedendosi quando esattamente fosse stata realizzata e chi ne fosse l’autore. Si dà conto in questo articolo del progetto di quell’abitazione binata, volendo aggiungere un nome alla famiglia dei più interessanti fra i geometri progettisti di architetture. L’edificio, progettato nel 1929, fu concluso un anno dopo. Silvio Galli, come il geometra Pietro Bettoni, di cui si è pubblicato l’interessante progetto nel penultimo numero di questa rivista, è fra le personalità che diedero lustro alla categoria dei geometri progettisti di architetture. L’edificio di cui si parla denota un accurato disegno progettuale, ispirato ad esempi importanti dell’epoca. L’architettura si basa su una tessitura di facciata giocata fra il bugnato in pietra della porzione inferiore e il cotto della parte superiore. Esistono poi inserzioni di parti con intonaco decorato a
graffito e anche di qualche bassorilievo artistico in cotto. Molto curati sono anche i particolari, dai ferri battuti agli elementi in cemento modellato, dai comignoli alle mensole del cornicione. Le forme sono quindi in linea con la cultura eclettica di ritorno, tipica dell’epoca. L’attenzione posta dal progettista alla sintesi fra architettura e prodotti artisticoartigianali è ispirata al neomedievalismo, che rientrava fra le scelte culturali dell’epoca. Era una corrente progettuale che coesisteva con il più raro modello dell’architettura di lusso di tipo razionalistico e anche con alcuni esempi di stile Art Déco. Molto spesso, però, l’architettura di prestigio, dopo la fase liberty di inizio secolo, era ritornata al caro e vecchio modello ottocentesco del disegno accademico, infarcito di capitelli, mascheroni, cornici, colonne, bassorilievi e ferri battuti. Molti furono i risultati eclatanti. Si pensi alla Stazione centrale di Milano, al Vittoriale di Gardone Riviera, al Palazzo della Borsa di Milano o al Palazzo della Banca Commerciale, di Marcello Piacentini, nella Piazza della Vittoria di Brescia. ❑
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CULTURA Gustavo Bertoglio
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I gromatici romani e la centuriazione della Pianura padana
uardate i nostri colleghi di Duemila anni fa. Si chiamavano gromatici e questo nome derivava loro dalla groma, il loro tacheometro, con la quale peraltro fecero un lavoro veramente straordinario;praticamente “frazionarono”, buona parte delle attuali province di Brescia, Cremona e Mantova.
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Ma vediamo cosa accadde. Dopo le invasioni da parte delle popolazioni Celtiche e Cenomane, dopo il 49 a.Cr. tutta la Transpadania ottenne la cittadinanza Romana. Dopo la vittoria di Filippi, nel 42 a. Cr. , Ottaviano si trovò di fronte al problema di dover sistemare un enorme numero di veterani, per la massima parte Lombardi, che reclamavano un “premio di congedo”, una “liquidazione”. Ottaviano non poteva disporre di una tale ingente somma né di terre demaniali sufficienti per cui ritenne di ricorrere a una soluzione poco democratica, ma risolutiva. Cacciò i legittimi proprietari dai loro terreni, resi faticosamente fertili dopo la assegnazione del 133 a.C., al fine di frazionarli e destinarli ai suoi veterani. L’operazione fu dolorosa; una testimonianza proviene da alcuni versi di Virgilio che nelle Bucoliche si fece portavoce del dolore dei coloni cacciati. Fu così che si diede il via alla “centuriazione” (limitatio) di molti territori tra i quali gli agri Bresciano, Cremonese e Mantovano. Tale operazione fu attuata secondo precise norme stabilite dai gromatici romani relative alla ortogonalità dei confini, alla ampiezza e alla assegnazione dei lotti ed erano state definite e già adottate nel IV secolo a.C. e poi nel 133 in applicazione della Legge Agraria di Tiberio Gracco che aveva provveduto in tal modo alla privatizzazione delle aree pubbliche. Possiamo quindi immaginare uno stuolo di gromatici, probabilmente tutelati da uomini in armi, impegnati a “frazionare” una superficie valutata da alcuni studiosi in circa 162.000 iugeri pari a 40.878 ettari per il solo territorio mantovano. Le operazioni consistevano anzitutto nel tracciare la rete viaria costituita dal “decumanus maximus” (larghezza di circa ml. 12), dal cardo massimo ( ml. 6 circa) perpendico-
CULTURA
lare al decumano e dalla rete delle strade secondarie; oltre a questo si doveva anche prevedere una congrua rete di canali irrigui. Tutto questo in funzione della morfologia del territorio, della presenza di fiumi o di tracciati preesistenti. In molti casi le strade attuali e i canali irrigui coincidono con i tracciati originari (si vedano alcuni tratti della Via Postumia). A lato del decumanus, venivano tracciate le “centurie” cioè appezzamenti quadrati con un lato di 20 “actus” equivalenti a circa ml. 710. Questi dati risultano da ricerche fatte sul territorio da parte di studiosi e non tutti sono d’accordo; inoltre pare che nei territori delle tre Province siano stati adottati criteri leggermente diversi. In molti casi i punti di incontro dei “limites” si materializzavano con “cippi gromatici”, completi delle coordinate, oppure con “edicole” che poi, nel tempo, si sono trasformate nelle caratteristiche “santelle”.
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ra, la centuria, superficie quadrata valutata in circa mq. 504.000 veniva suddivisa in otto appezzamenti di circa mq. 63.000, comprensivi di strade e canali, che venivano assegnati ad altrettanti veterani. Inutile dire che quando un veterano di grado elevato individuava una zona particolarmente apprezzabile per diversi motivi, di centurie se ne prendeva due o tre per poi costruirvi una di quelle sontuose ville delle quali è ricco il territorio. Comunque una così importante colonizzazione ha comportato una ulteriore evoluzione delle tecniche agrarie; l’ex legionario doveva mantenersi con quanto produceva nel sua centuria e questo ha significato affinare ancora di più le tecniche di una agricoltura intensiva.
Il Tozzi valuta che nel territorio mantovano siano state assegnate 600/650 centurie con una massa di circa 3600/3900 veterani. I nomi degli assegnatari venivano registrati su tavole in bronzo in duplice copia; una veniva conservata a Roma nel “tabularium” del Senato e l’altra nel “municipium” della colonia. Ebbene per questo lavo-
retto i nostri colleghi gromatici, inquadrati militarmente, usavano appunto la groma, uno strumento essenziale, costituito da cinque fili a piombo appesi a un supporto ligneo che davano la possibilità di traguardare e quindi tracciare due allineamenti ortogonali. La esistenza della groma e le sue caratteristiche sono state accertate nel corso dello scavo di un laboratorio di Pompei destinato alla fabbricazione di utensili. Presso il museo di Cavriana (Mn), ne è esposto un modello fedele, realizzato anni orsono grazie al contributo del Consiglio Nazionale Geometri, che viene usato anche per dimostrazioni pratiche nell’ambito di esercitazioni scolastiche. ❑ Bibliografia Adalberto Piccoli, Atti del Convegno Museo Archeologico dell’Alto Mantovano (Cavriana) Elena Mutti Ghisi, La centuriazione triumvirale dell’Agro Mantovano, Museo Archeologico Cavriana. IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5 - 105
Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Legge 9 agosto 2013 n. 98 Conversione in Legge con modificazioni del D.L. 21 giugno 2013 n. 69 – Recante disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia, cosiddetto “decreto del fare” (G.U. 20/8/200132 n.194) In vigore dal 21 agosto 2013 Il decreto ha aggiornato i seguenti testi normativi: DPR 380/2001 Testo unico dell’edilizia; D.lgsvo 81/2008 Testo unico sicurezza e salute sui luoghi di lavoro; D.lgsvo 163/2006 Codice dei contratti pubblici; DPR 207/2010 Regolamento di attuazione del codice dei contratti pubblici; D. lgsvo 152/2006 Codice dell’ambiente Contiene tra l’altro: - Rifinanziamento del piano città; - Fondi sblocca cantieri, programma di interventi di manutenzione straordinaria di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale nazionale; - Edilizia scolastica, interventi di riqualificazione e messa in sicurezza delle -istituzioni scolastiche statali; - Misure varie di semplificazione per l’edilizia, eliminazione del vincolo della sagoma come prescrizione necessaria ai fini dell’inquadramento degli interventi di demolizione e ricostruzione nella categoria delle ristrutturazioni; - Sostituzione dello strumento del silenzio-rifiuto con l’obbligo per la pubblica amministrazione di emanare un provvedimento espresso nel caso di presenza di vincoli ambientali, paesaggistici e culturali; - Procedure preliminari alla Scia ed alla comunicazione di inizio lavori; - Possibilità di ottenere agibilità parziale e introduzione di nuovo procedimento semplificato per il certificato di agibilità; - Proroga dei titoli abilitativi e delle convenzioni urbanistiche; - Estensione della validità del DURC a 120 giorni dalla data di emissione; - Possibilità per il Datore di lavoro-committente di sostituire il Duvri con la delega ad un proprio incaricato in possesso di formazione ed esperienza, per sovrintendere al coordinamento; - Elevata da 2 a 5 uomini-giorno la soglia al di sotto della quale non deve essere predisposto il Duvri; - Definizione delle attività a basso rischio e di un relativo modello dimostrativo che attesti l’avvenuta valutazione dei rischi; - Modifiche alla disciplina delle verifiche periodiche delle attrez106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2013/5
zature di lavoro; - Disapplicazione della disciplina del D.lgs 81/2008 ai piccoli lavori la cui durata presunta non sia superiore a 10 uomini-giorno, finalizzati alla realizzazione o manutenzione delle infrastrutture per servizi a condizione che non sussistano i rischi di cui all’Allegato XI. Inoltre con l’introduzione del nuovo articolo 104-bis, si demanda ad un decreto interministeriale successivo la individuazione di modcelli semplificati per la redazione del PSC, del POS e del Fascicolo dell’opera; La previsione di procedure semplificate in merito agli obblighi di informazione, formazione e sorveglianza sanitaria a prestazioni lavorative di durata non superiore a 50 giornate lavorative nell’anno solare di riferimento;
Legge 3 agosto 2013 n. 90 Conversione in Legge del D.L. 63 del 4 giugno 2013 (G.U. 181 del 3 agosto 2013) La legge ha disposto la proroga fino al 31 dicembre 2013 dei regimi di incentivazione, confermando l’incentivo per il recupero edilizio nella percentuale già in vigore del 50% e aumentando al 65% quello per il risparmio energetico, ampliando le tipologie delle fattispecie agevolabili e introducendo alcune nuove ipotesi. Per gli interventi che interessano i condomini la proroga è stata estesa al 30 giugno 2014. Inoltre per quando riguarda la disciplina sulle prestazioni energetiche, l’Ace attestato di certificazione energetica è stato modificato in Ape, attestato di prestazione energetica. A partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuove costruzioni di proprietà ed occupati da Pubbliche Amministrazioni devono essere “edifici a energia quasi zero”; Dal 31 dicembre 2020 la disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione.
Il mondo di B. Bat.
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