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Rivista bimestrale d’informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia Lodi Mantova Sondrio
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IL GEOMETRA BRESCIANO
Anno XXXIX N. 6 novembre-dicembre2014
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IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile Bruno Bossini Segretaria di redazione Carla Comincini Redazione Raffaella Annovazzi, Lara Baghino, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Andrea Raccagni, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Simonetta Vescovi, Giuseppe Zipponi Hanno collaborato a questo numero Roberta Abbiatici, Beppe Battaglia, Giuseppe Bertussi, Cristina Biati, Andrea Botti, Paolo Fappani, Alessandro Monacchi, Antonio G. Paladino, Ilaria Paternoster, Franco Robecchi, Nicolò Sarzi Sartori, Matteo Trebeschi, Elena Vacchini, Paolo Zizzi
Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Arturo Toscanini 41 - 25010 Borgosatollo (Bs) Tel. 030/6186578 - Fax: 030/2053376 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 Di questa rivista sono state stampate 8718 copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Lodi, Mantova, Sondrio.
Sommario
EDITORIALE - Crollano gli iscritti alla scuola dei geometri. Quali i rimedi per un loro futuro più roseo? 2 INTERVISTA - Una fondazione bresciana per gestire tutta la formazione superiore 6 DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Incontro della “Rete delle Professioni Tecniche” con il Ministro Andrea Orlando 12 Fondazione Geometri Italiani. Bando di concorso per progetti da presentare all’Expo 2015 21 DALLA CASSA - La Corte dei conti promuove la Cassa di Previdenza e Assistenza dei geometri 23 Il presidente Amadasi sprona gli iscritti a prendere coscienza della necessità di nuovi sacrifici 24 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Il geometra esperto del giudice ed il valore in condizioni di vendita forzata 26 Nuovo impegno editoriale del Collegio di Brescia per i suoi iscritti 56 SCUOLA - Per scegliere la scuola superiore da quest’anno c’è anche il test gratuito 29 Esami di Stato 2014. Le due prove scrittografiche 30 Esami di Stato 2014. Ecco gli abilitati delle Commissioni 16, 17 e 18 32
MEDIAZIONE - Risoluzioni alternative alle dispute immobiliari 58 CTU - Processo civile: obbligo di deposito telematico in tutte le procedure 60 GEOLOGIA - Bonifica da ordigni bellici in cantieri che prevedono attività di scavo 64 CONDOMINIO - Riscaldamento: per ripartire le spese il riferimento principe è il regolamento 66 PROTEZIONE CIVILE - A dieci anni dal sisma del Garda, prove tecniche per il censimento danni 67 TECNICA - La pietra secondo Renzo Piano68 CULTURA - L’Albero della vita di Expo: cosa bresciana 72 Novità di legge La parola agli esperti Aggiornamento Albo
80 82 85
LEGISLAZIONE - Ecobonus per amianto: incapsulamento o smaltimento? 34 Bonus ed ecobonus, i mutui sono un aiuto 35 SICUREZZA CANTIERI - Pubblicati i modelli semplificati per la redazione dei piani operativi per la sicurezza 36
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Brescia
AGRICOLTURA - L’impiego del biogas per la produzione di energia in agricoltura 42
Associato alI’USPI
DAL COLLEGIO DI LODI - Cerimonia 2014 di premiazione degli iscritti al Collegio di Lodi da 30, 40, 50 e 60 anni 44
Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
AMBIENTE & BIOEDILIZIA - Il futuro è il solare termico “a concentrazione”. Produce sia caldo sia freddo 55
LEGALE - L’affitto con riscatto è finalmente legge 33
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975
N. 6 - 2014 novembre - dicembre
DAL COLLEGIO DI SONDRIO - Dalla carta alla realtà 49 Sicurezza cantieri. Il “committente lavoratore”. Procedure 52
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 1
EDITORIALE Bruno Bossini
I
dati sulle iscrizioni agli Istituti Tecnici per geometri di Brescia e provincia sono decisamente allarmanti, se solo si pensa che dal 2009 al 2013 le stesse sono calate del 28% passando da 3402 a 2662 unità. Dati che non solo non possono essere sottaciuti, ma che anzi devono indurre ad un ampio approfondimento da parte dei responsabili della Scuola e del Collegio, che sono i più diretti interessati ai problemi della formazione professionale. I rimedi necessari ad invertire una tendenza tanto negativa per il futuro della nostra categoria potranno emergere solo dai suggerimenti di Scuola e Collegi, oltre che dagli interventi programmatico-legislativi che saranno avviati e portati a termine dal Consiglio Nazionale dei geometri e dal Ministero della Pubblica Istruzione in stretta collaborazione tra loro. Per ora il numero degli iscritti all’albo Nazionale dei geometri continua a mantenersi su dati rassicuranti (109.000 iscritti nel 2014 secondo il C.N.) ma, tenuto conto che gli accessi agli Albi non superano mai il 10-15% dei diplomati dell’anno, un calo d’interesse per la scuola dei geometri così vistoso non potrà che incidere sul futuro della categoria e moltissimo sulla sostenibilità economica della Cassa di Previdenza Nazionale. Ente, quest’ultimo, che ha un rapporto iscritti/pensionati nell’ultimo ventennio in sensibile aumento da 1/5 a 1/3 e con la quasi parità raggiunta 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
Crollano gli iscritti alla scuola dei geometri. Quali i rimedi per un loro futuro più roseo? tra contributi e pensioni non sta ora vivendo i momenti di floridezza economica di un passato non troppo lontano. Le ragioni di questa situazione preoccupante sono a mio parere individuabili e riconducibili a questi fatti : – il perdurare della crisi economica che attanaglia ogni attività da oltre un quinquennio e che incide particolarmente sul settore delle costruzioni e dei patrimoni immobiliari – settori di lavoro che hanno sempre costituito il fulcro operativo della la nostra categoria – ha reso certamente meno appetibile l’accesso alla nostra professione. A ciò si aggiunga la difficoltà dei nostri organismi provinciali e nazionali a far passare nell’opinione pubblica il
“messaggio” di quanti altri siano ancora i canali operativi che restano punti di forza del nostro operare quotidiano. Pensiamo per esempio alle manutenzioni straordinarie degli immobili, alle consulenze patrimoniali, alla valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio esistente, alle amministrazioni condominiali, agli interventi a favore del risparmio energetico, ecc… Operazioni tecniche progettuali che nel loro insieme continuano a garantire, pur nelle difficoltà contingenti di molti studi di geometri (ad esclusione di quelli specializzati solo nella progettazione e D.L.) il necessario lavoro quotidiano. – Le varie riforme della Scuola tecnica superiore suc-
cedutesi dagli anni ’70 hanno mutato sostanzialmente gli obiettivi della formazione tecnico professionale dei futuri geometri, privilegiando sempre più una preparazione umanistica generale a scapito di quella tecnico-professionale che la “vecchia” scuola riusciva a garantire. Si è così passati da una scuola superiore già ben indirizzata verso il “mestiere”, ad un’altra più orientata al proseguimento degli studi in ambito universitario (liceizzazione degli Istituti tecnici, per una laurea triennale breve in architettura o in ingegneria). Soluzione che non ha risolto i problemi occupazionali dei giovani che, a differenza di una volta, non trovano più sbocchi appetibili con una re-
Andamento complessivo delle iscrizioni agli Istituti tecnici per geometri della provincia di Brescia Confronto tra scuola serale del “Tartaglia” e tutti gli altri istituti pubblici e privati di Brescia e provincia
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Tutti gli Istituti tecnici per geometri della provincia di Brescia Corso serale per geometri dell’Istituto tecnico “Tartaglia” di Brescia
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Anno 2011-2012
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EDITORIALE La nota del Presidente Pensieri e Speranze iamo arrivati alla conclusione dell’anno 2014 la cui partenza era piena di speranze e l’arrivo peggiore dell’anno precedente. Gli incarichi professionali scarseggiano ed i balzelli da pagare aumentano. In che stato d’animo vivono i nostri colleghi che rincorrono incarichi professionali con parcelle da cinquanta o cento euro ed ogni giorno dai giornali, dalla radio o televisione vengono a conoscenza di sperperi pubblici, truffe, corruzioni con l’utilizzo di denari pubblici? Altro che spending review; ecco per chi e cosa risparmiano fino all’osso e come vengono gestiti i tributi versati allo Stato e guai a sgarrare o ritardare i versamenti perché non vi sono più soldi da raschiare nel fondo del barile. L’unica cosa certa è l’intervento dell’Agenzia delle Entrate ed Equitalia con procedure e risultati che conosciamo, magari con il sequestro della propria abitazione faticosamente acquistata o costruita, o del proprio mezzo di trasporto indispensabile per la propria attività professionale. Cosa c’è che non va? Lo constatiamo ogni giorno. “Burocrazia, indecisioni, mancanza di strategie: lo Stato deve fare di più”. Dalle professioni istituzionali, che sono la spina dorsale dell’economia nazionale, potrebbero derivare quei suggerimenti che la Politica dovrebbe tenere in considerazione ed attuare. stiamo affrontando la crisi con dignità, anche se resistere
S
munerazione certa. – La decisione sbagliata della riforma Gelmini di mutare
senza motivo valido il titolo di studio di “geometra” in quello vago, debole, di “tec-
Andamento iscrizioni primo anno Istituti tecnici per geometri della provincia di Brescia
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è sempre più difficile. Utilizzando il 30% dell’Irpef trattenuta dagli imprenditori quale autofinanziamento, direttamente per creare posti di lavoro, evitando passaggi burocratici inutili, costosi e con sperperi finanziari, si potrebbero creare posti di lavoro ed aumento del P.I.L. Gli imprenditori seri sono più affidabili dei burocrati nel creare posti di lavoro. La nostra categoria professionale è strettamente legata all’imprenditoria ed alle sorti del mercato, con riferimento non solo a quello interno, ma specialmente a quello internazionale. Al burocrate che col suo comportamento rallenta o impedisce l’utilizzo di finanziamenti europei si dovrebbero addebitare i danni causati per la mancata realizzazione di progetti finanziati. Siamo alla vigilia di Natale, occasione per respirare aria più tranquilla e serena cercando di non pensare alle varie situazioni attuali. Colgo l’occasione per porgere i migliori auguri a tutti i geometri iscritti del nostro Collegio, ai nostri collaboratori ed a tutti i geometri italiani di buon Natale e sereno Anno Nuovo con la convinzione, ottimista quale sono, dell’inizio di un periodo meno tribolato. Cordialmente
Il Presidente Giovanni Platto
nico delle costruzioni, ambiente e territorio” (Cat). Questa improvvida decisione è stata probabilmente fatta per assecondare o sottolineare una presunta maggiore predisposizione dei nuovi tecnici Cat verso i temi ambientali e del territorio, senza tener conto che questi temi hanno sempre fatto parte della professione del geometra. La conseguenza è stata quella di suscitare incertezze e dubbi nei genitori degli studenti nella scelta degli indirizzi scolastici più promettenti per i loro figlioli. Tutto ciò ha prodotto, a parere di molti, un risultato opposto alle aspettative del mercato e della categoria: i giovani e le loro famiglie – cui compete ancora la scelta degli indirizzi scolastici – si ritrovano così dinanzi al rebus di una professione poco individuabile nei suoi ambiti operativi. In sostanza, chi una volta intraprendeva gli studi
di geometra era perfettamente a conoscenza che avrebbe svolto una professione ben definita, consolidata nel tempo. Ora questa certezza non c’è più, e i nuovi Cat rischiano di perdere l’identità tecnica storicamente attribuita ai geometri e di confondersi in una indeterminata schiera di tecnici, laureati e non, che operano nei campi specialistici degli immobili.
C’
è poi da denunciare un altro elemento “debole” dell’attuale formazione professionale, che va corretto: la scarsa collaborazione tra i vari ambiti operativi (cioè i Collegi, gli Ordini, le imprese e la Scuola superiore tecnica) dovuta anche alle incertezze legislative sugli indirizzi scolastici professionali. Collaborazione che dovrebbe invece garantire – oltre ai necessari apporti economici di cui la IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 3
EDITORIALE Giotto, Natività, Cappella degli Scrovegni, Padova
Scuola è carente – anche la pratica lavorativa indispensabile ad una corretta preparazione professionale. C’è, infine, un altro aspetto del problema che va risolto e che riguarda specificamente la nostra categoria. Ne ha parlato in termini precisi il presidente nazionale Maurizio Savoncelli (vedi l’intervista pubblicata nel numero scorso della rivista): come possa la categoria assicurare che chi accede alla professione abbia la necessaria preparazione professionale. «È un meccanismo, quello dell’accesso agli Albi, poco funzionale, che va radicalmente trasformato – sostiene giustamente Savoncelli – in quanto sempre più inadeguato a garantire la professionalità necessaria alla professione». Le norme vigenti in materia prevedono, ora, diversi percorsi: • praticantato di 18 mesi presso studi professionali; • IFTS, organizzati dagli Istituti tecnici per geometri, della durata di 12 mesi, ai quali il candidato deve aggiungere sei mesi di pratica professionale; • ITS, sempre organizzati dagli stessi istituiti, ma della durata di 24 mesi; • Laurea breve triennale (quella di secondo livello) di architettura o ingegneria (alla quale possono accedere anche soggetti provenienti da altri corsi di studio come i licei, gli studi universitari, ecc…) • Corso intensivo di 6 mesi (questa è l’ultima novità legislativa) organizzato dai Collegi provinciali sulle materie 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
professionali. La confusione è grande. «È ora di fare ordine con una rivoluzione radicale del sistema» continua Savoncelli, ed il suo parere è assolutamente condivisibile. E quale potrebbe essere il nuovo percorso più utile formativo della professionalità? «Un post secondario presso gli stessi Istituti tecnici di tre anni di valenza universitaria» sostiene il Presidente. Un
percorso perfettamente in linea con le disposizioni europee che prevedono per le scuole tecniche quattro anni di scuola secondaria più tre anni di specializzazione professionale.
S
econdo il prof. Fulvio Negri, già dirigente dell’Istituto Tecnico Tartaglia e ora consulente del Collegio geometri sui temi della Scuola e della
Buon Natale e Felice Anno Nuovo dal Collegio Geometri e Geometri Laureati di Brescia
preparazione professionale, che condivide tale tesi, «il post-diploma si potrebbe fare già da oggi, anche senza modifiche legislative. Basterebbe aumentare subito dal quinto anno (con il supporto delle realtà operative del Collegio dei geometri e delle imprese) i contenuti di pratica professionale (lezioni, stage, prove sul campo, e di specializzazione) e poi, a seguire, due anni di ITS, già ora organizzabili. Potrebbe , in questo modo, configurarsi una sorta di laurea breve triennale del geometra in ambito post-secondario». Può essere una soluzione questa? Noi crediamo di sì! Ma solo se si porterà a compimento, la costituzione di quella fondazione di più soggetti pubblici e operativi sul territorio che dia luogo ad un moderno polo formativo composto dal Collegio, dalle imprese, dalla scuola e dall’università. Cosa allo stato non ancora ultimata, ma condizione necessaria affinché il Ministero della Pubblica Istruzione possa assegnare anche a Brescia l’ITS sopra accennato, e perché a Brescia sia possibile attuare, nel futuro e con il concorso e le risorse di tutte le realtà economiche interessate, quella profonda revisione della formazione professionale che tutti auspichiamo. Senza un preciso impegno del nostro Collegio provinciale e senza la collaborazione fattiva delle altre realtà operative tutto ciò potrebbe restare un pio desiderio, un’utopia. ❑
INTERVISTA
Una fondazione bresciana per gestire tutta la formazione superiore Serve un Polo di settore che raggruppi tutti i soggetti che insistono sui temi delle costruzioni, dell’ambiente e del territorio e, parallelamente sul piano giuridico, una Fondazione come strumenti atti a gestire l’insieme della formazione tecnica superiore ormai necessaria e imprescindibile per preparare i geometri di domani e tenere aggiornati i geometri che già operano nella società bresciana. Per questo obiettivo – una autorevole cabina di regia che a livello provinciale organizzi e garantisca tutte le iniziative post diploma che si impongono per formare i professionisti richiesti dal mercato – il Collegio lavora da anni ed i tempi paiono finalmente maturi per dare concretezza ad un progetto senza il quale le pur qualificate attività già in essere rischiano d’avere un destino segnato. Per chiarire meglio quanto il nostro Collegio sta facendo e per delineare compiutamente il quadro della formazione superiore legata alla professione di geometra, che di qui a qualche anno Brescia potrà vantare, abbiamo rubato un po’ di tempo al nostro presidente Giovanni Platto, da sempre impegnato su questo fronte e non a caso responsabile anche della Commissione scuola, ed al prof. Fulvio Negri che dopo gli anni da “Preside” dell’Istituto Tartaglia ha accettato di continuare la collaborazione con il Collegio proprio sui temi della scuola e della formazione ad ogni livello. Abbiamo poi riassunto nell’intervista che segue la lunga chiacchierata: le domande sono poste dal nostro direttore Bruno Bossini, mentre le risposte, praticamente ad una voce, sono del presidente Platto e del prof. Negri. 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
I
scrizioni in forte calo negli istituti per geometri della nostra provincia; decine di opportunità diverse e contraddittorie (dai sei mesi con corso on line al praticantato, dagli Its ed Ifts alle lauree brevi) per accedere all’esame di abilitazione alla libera professione; l’esame stesso che è solo l’inutile, penalizzante ripetizione della maturità: questi sono solo i titoli del quadro davvero preoccupante che la categoria si trova di fronte sul versante formativo, ovvero su quell’iter di preparazione che i
geometri di domani si trovano ad affrontare. E forse non è un caso che le famiglie scelgano altre strade per i loro figli, riducendo ogni anno il numero di quanti si iscrivono ai nuovi C.A.T.. «Tutto vero, verissimo e frutto di molte scelte sbagliate, soprattutto in ambito politico. Anche il semplice venir meno del nostro vecchio istituto per geometri, sostituto dal C.A.T. – sigla che per la stragrande maggioranza delle famiglie non ha alcun significato – ha contribuito non poco alla caduta
INTERVISTA A sinistra il Presidente del Collegio geometri di Brescia, Giovanni Platto; In questa pagina un momento dell’intervista e, sotto, il prof. Fulvio Negri, consulente del Collegio per i problemi della scuola e della formazione
verticale delle iscrizioni, certo non favorite dalla crisi dell’edilizia e da un generale disorientamento». Se si potesse tornare al vecchio nome… «Certo sarebbe un passo di straordinario valore, dal momento che il cambio di nome è stata una vera sciagura, un elemento devastante perché non adeguatamente spiegato e che occorre rimuovere al più presto. Ma, al punto in cui siamo, l’intervento necessario è decisamente più radicale d’un cambio di nome: occorre ridefinire con estrema chiarezza e senza tentennamenti il perimetro di azione del futuro geometra, che si preannuncia più ampio del
passato, e il conseguente iter formativo necessario nel nostro Paese per svolgere una professione tecnica nell’ambito specifico delle costruzioni, della gestione del territorio e della salvaguardia dell’ambiente. Le famiglie devono tornare ad avere ben chiaro quali studi e quali esperienze debbono fare i loro figli per entrare nel mondo del lavoro con un bagaglio professionale adeguato. E dobbiamo fare tutto ciò avendo ben presente tanto le richieste specifiche del territorio, in termini di figure professionali, di conoscenze e competenze che i professionisti debbono avere realmente acquisito, quanto il quadro di riferimento nazionale e soprat-
tutto europeo. Tanto per capirci, occorre formare personale davvero necessario alle aziende, agli Enti Locali ed
agli studi professionali bresciani che si occupano di costruzioni, ambiente e territorio, sapendo che per de-
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 7
INTERVISTA Il prof. Fulvio Negri e il geom. Bruno Bossini, Direttore de “Il geometra bresciano”
terminate figure a livello europeo non basta più la scuola superiore, ma serve un congruo percorso post diploma». Stiamo parlando d’una nuova riforma della scuola? «Non solo e non necessariamente. È chiaro infatti che la liceizzazione di fatto (al di là delle dichiarazioni d’intenti) dei nostri istituti voluta dall’ultima riforma sta mostrando tutti i suoi limiti e, a livello parlamentare, si sta già pensando ad una correzione che ridia spazio allo specifico della formazione tecnica nella scuola superiore. Ma in attesa di quella riforma è possibile ed anzi doveroso cominciare a costruire ciò che comunque sarà necessario dopo il diploma. Ed il processo va fatto a livello locale, a Brescia per i bresciani, proprio perché la formazione superiore con le necessarie specializzazioni dovrà essere legata al territorio, rispondere alle esigenze specifiche della nostra terra». Se ho ben capito, mentre Roma con le sue lentezze metterà mano alla riforma della scuola superiore, Brescia può e deve da subito costruire il suo iter del post diploma? Ma cosa: gli Its? gli Ifts? La laurea triennale da geometra? «Tutto questo ed altro ancora perché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che quadri tecnici intermedi dipendenti o liberi professionisti si diventerà in futuro solo con studi ed esperienze effettuate dopo il di8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
ploma combinatamente nella Scuola, nell’Università e sul campo di lavoro. Di più: per svolgere la propria attività nel tempo si dovrà continuare a studiare, frequentare corsi, acquisire specializzazioni e competenze sempre nuove». Ma chi organizzerà tutti questi percorsi? chi li penserà? chi li finanzierà? «Le idee ed i temi non mancano, perché il mercato ed il territorio esprimono ogni giorno le loro richieste, così come le risorse già ci sono e non sarà difficile trovare tutte le nuove che serviranno. Ciò che manca, o almeno per ora è rimasta ad un livello embrionale, è una cabina di regìa unitaria autorevole, riconosciuta e dunque efficace nella quale riunire
INTERVISTA
tutti gli attori della formazione superiore in questo settore». Qualcosa c’è già, e su queste colonne ne abbiamo parlato diffusamente, ovvero il Comitato scientifico del territorio ed il Polo formativo. Cos’è che manca? «Manca il braccio operativo capace di raccogliere le indicazioni dei Comitati scientifici già presenti in molte realtà scolastiche e tradurle in iniziative coerenti, finanziate dai fondi che a livello regionale e nazionale già sono stanziati. E questo strumento non è altro che un Polo di settore da cui far germinare una Fondazione, ovvero un ente giuridico autonomo, peraltro obbligatorio per concorrere ai bandi, che abbia una ben precisa identità e nel quale siano rappresentati tutti gli attori dell’economia e della formazione presenti nel territorio». Per la verità, di Fondazione si era già parlato un paio di anni fa ed il Collegio, se ricordo bene, ne era stato convinto sostenitore. Com’è che quell’idea non è andata in porto? «Non è nata per qualche titubanza di troppo da parte di altri, non certo da parte del Collegio che in quest’operazione ha creduto fin dal primo momento e per qualche lungaggine che si è poi tradotta in impedimento. La storia è presto detta: gli stessi membri del Comitato scientifico – Scuole, Università, Collegio costruttori e Collegio geometri, Enti locali – avevano deciso di costituire la Fondazione ma,
nelle more dell’incertezza e della freddezza di qualcuno, è arrivata la Finanziaria 2013 che ha impedito agli Enti locali di aderire. Il progetto si è così arenato. A conferma della nostra buona fede c’è il fatto che il Collegio ha immediatamente deciso di aderire alla Fondazione di Cremona, che era già nata, e con quella di concorrere ai bandi regionali che hanno portato all’organizzazione di corsi post diploma Its a Crema. Un’adesione convinta, sostenuta da una spesa di 30 mila euro (mentre altri fondi li ha messi l’istituto Tartaglia) – contributo tutt’altro che marginale visto che Cremona ha messo a disposizione solo la sede, in immobili della Provincia, e le altre istituzioni ed i privati della
città del Torrazzo si sono limitati a poche migliaia di euro; questa però non può essere considerata la soluzione ottimale e definitiva». Si torna perciò a parlare di una Fondazione bresciana. «Esattamente ed oggi con la convinta adesione di tutti i soggetti bresciani: le scuole, i Collegi, gli enti locali, l’Università. La costituiremo e faremo valere le nostre ragioni a Milano al momento dell’assegnazione dei fondi dei diversi bandi, visto che Brescia da sola vale assai più di Crema e Cremona». Fingiamo che la Fondazione sia già costituita: cosa si metterà in cantiere per il prossimo anno? «Così la domanda è mal posta. La Fondazione semplicemente è il braccio ope-
rativo del Polo di settore, organo di coordinamento e di compensazione di bisogni e risorse dei membri che vi aderiscono cui far capo per tutte le iniziative formative post diploma e di formazione permanente, relativamente al settore delle costruzioni, della gestione del territorio e della difesa dell’ambiente. In pratica dopo la scuola superiore il giovane diplomato dovrebbe avere davanti a sé due strade maestre per completare la sua formazione professionale: quella accademica rappresentata dall’Università ed un’altra più orientata all’esperienza con elementi teorici ed altri pratici. Per diventare geometra libero professionista dovrà, ad esempio, seguire un percorso di tre anni di valenza univerIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 9
INTERVISTA
sitaria specifica. L’altra opzione, destinata, soprattutto ma non solo, a coloro che si voteranno utilmente ad un rapporto subordinato, potrebbe essere costituita dagli Ifts, dagli Its o altro (ad esempio una nuova forma di praticantato con lezioni ed esperienze in situazione). L’entità di tale percorso sarà ovviamente direttamente proporzionale alle ambizioni ed al desiderio di autonomia operativa del giovane. Comune all’iter accademico come a questa seconda via sarà il sistema dei crediti, ovvero l’acquisizione certificata di competenze che, inserite in un portfoglio personale, porteranno alfine non ad un esame onnicomprensivo, ma ad una tesi che illustri come il candidato sappia far sintesi di tutto quello che ha appreso nella soluzione di un problema reale. Non avrebbe senso infatti tornare a certificare una seconda 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
volta, un’abilità che è già stata certificata da una struttura formativa qualificata». E l’esame di Stato? «Noi restiamo convinti che l’esame di Stato, come viene fatto oggi, non sia adeguato. Ma quella riforma non spetta a noi e dunque vedremo come il Parlamento lo modificherà e se lo modificherà. Ma non è questa la questione. Il problema che ci poniamo come Collegio, e che la Fondazione dovrà contribuire a risolvere, è un altro: quale futuro dare e quale formazione garantire non solo a chi vorrà fare il libero professionista, ma a tutti i ragazzi diplomati in una scuola superiore per geometri o C.A.T. A noi interessa anche il 90% di ragazzi che non faranno la libera professione, ma che vorranno lavorare nell’ambito delle costruzioni, della gestione del territorio e della difesa dell’ambiente.
E che magari dopo il diploma faranno solo un anno di Ifts per fare i capo cantiere, o corsi per divenire esperti in campo energetico o nell’impiantistica. L’iter formativo dovrà essere estremamente elastico e consentire uscite positive a livelli variabili, così come aprire la strada anche al completamento degli studi in ambito accademico. Solo così offriremo al territorio tutte le figure professionali delle quali ha bisogno. E solo così daremo un futuro alla nostra scuola e alla nostra categoria». E il praticantato? «Va rifondato. Ma non è escluso, ed è anzi auspicabile, che si trovi l’occasione per consentire ai ragazzi che sono in formazione post diploma di venire in contatto con gli studi professionali, di frequentarli, di assorbirne lo stile, anche perché non è all’Università che si può imparare la gestione delle relazioni con le persone o il controllo dei processi durante un lavoro. Inoltre, sempre guardando in casa nostra, riteniamo che anche tutti i corsi che oggi fa il Collegio, tanto per la formazione permanente quanto per l’aggiornamento professionale con l’acquisizione di nuove competenze (e che continuerà a fare), potranno trovare proprio nella Fonda-
zione il necessario coordinamento gestionale». Ma chi saranno i docenti di questi corsi, di questo iter complessivo post diploma? «Io credo che un istituto come il Tartaglia abbia le energie e le professionalità sufficienti per buona parte di questi programmi di formazione post diploma. E possa anche ospitarli. Certo non in solitudine, ma con il concorso della Fondazione e di tutti gli altri attori. E se alcune professionalità mancheranno, vorrà dire che dall’Università e dalla nostra professione arriveranno le docenze e le competenze necessarie». Come si inserisce in questo disegno di ampio respiro la laurea del geometra tanto cara proprio a te presidente? «Si inserisce senza nessuna forzatura, ma naturalmente. Semplicemente sarà un’altra delle possibilità del post diploma. Noi puntiamo infatti ad una laurea con un contenuto accademico limitato ed una grande preponderanza degli aspetti pratici. Sto avendo dall’Università di Brescia risposte incoraggianti e sono convinto che riusciremo presto a far decollare questa realtà che è tutt’altro che un sogno». ❑
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Incontro della “Rete delle Professioni Tecniche” con il Ministro Andrea Orlando È giunta al Collegio dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati una comunicazione del suo Presidente Maurizio Savoncelli, nella quale si illustra l’esito dell’incontro tra la Rete delle Professioni Tecniche e il Ministro della Giustizia on. Andrea Orlando. La comunicazione tratta delle proposte esplicitate nel documento #completiamolariforma presentato al Ministro, nel quale sono esposti i temi più rilevanti per il completamento del processo di riforma degli ordinamenti professionali. La riproduciamo integralmente insieme al documento citato, a beneficio e conoscenza degli iscritti.
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l 30 ottobre scorso, la “Rete delle Professioni Tecniche” (RPT) è stata ricevuta dal Ministro della Giustizia, on. Andrea Orlando, nell’ambito di un incontro tenutosi con tutti i rappresentanti degli Ordini e Collegi vigilati dallo stesso Ministero. Erano presenti all’incontro: Armando Zambrano (Coordinatore della RPT e Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri), Leopoldo Freyrie (Presidente del Consiglio Nazionale Architetti), Armando Zingales (Presidente del Consiglio Nazionale Chimici), Andrea Sisti (Presidente del Consiglio Nazionale Dottori Agronomi e Forestali), Gian Vito Graziano (Presidente del Consiglio Nazionale Geologi), Maurizio Savoncelli (Presidente del ConsiglioNazionale Geometri e Geometri laureati), Lorenzo Benanti (Presidente del Consiglio Nazionale Periti Agrari), Giampiero Giovanetti (Presidente del Consiglio Nazionale Periti Industriali) e Carla Brienza (Presidente del Consiglio Nazionale Tecnologi Alimentari). In occasione dell’incontro, la 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
Rete ha consegnato e illustrato al Ministro Orlando un documento dal titolo #completiamolariforma, con i temi che i professionisti tecnici ritengono più rilevanti per il completamento del processo di riforma degli ordinamenti professionali e che dovrebbero diventare oggetto dell’azione di governo. A parere della Rete, per la piena implementazione del disegno riformatore scaturito dai principi delega contenuti nel D.L. n. 138/2001 e per l’attuale stratificazione e disomogeneità delle norme che regolano il sistema ordinistico, si rende necessaria l’emanazione di ulteriori provvedimenti normativi, sia sul quadro regolativo di contorno che su quello specifico di ogni professione. Le proposte indirizzate al Ministro, che costituiscono un primo elenco indicativo e non esaustivo delle istanze avanzate dai professionisti tecnici, fanno riferimento a: • la richiesta di emanazione del Testo Unico degli ordinamenti professionali; • la risoluzione delle criticità emerse durante il primo anno di applicazione dell’obbligo di stipula di Rc
professionale; • le disposizioni irrisolte riguardanti le società tra professionisti; • la riorganizzazione degli ambiti territoriali di Ordini e Collegi in vista della futura abolizione delle Province; • le criticità e le inefficienze derivanti dalle disposizioni contenute nel D.p.r. 169/2005; • la richiesta dell’adeguamento dei compensi dei periti e consulenti tecnici nominati dal giudice; • la definizione di standard prestazionali; • la richiesta di attribuzione della potestà esclusiva di revisione e aggiornamento dei Codici deontologici in capo ai soli Consigli nazionali di Ordini e Collegi. Altri temi proposti al Ministro sono stati: – la necessità dell’affidamento, nell’ambito del processo di degiurisdizzazionalizzazione del processo civile, anche ai professionisti tecnici della funzione di arbitro, nelle materie di competenza, nel caso di trasferimento alla sede arbitrale dei procedimenti pendenti dinanzi all’autorità giudiziaria, nonché del loro coinvolgimento nei casi di negoziazione assistita; – la possibilità di introduzione, nell’ambito degli elenchi dei CTu presso i Tribunali, di criteri di valutazione basati sulla qualificazione dei professionisti; – l’istituzione di sezioni spe-
cializzate a composizione mista, le quali prevedano cioè la partecipazione, insieme ai membri togati, di membri laici esperti delle materie tecniche e scientifiche, nei giudizi che implicano la risoluzione di questioni dipendenti dall’applicazione di norme tecniche o scientifiche. Il Ministro Orlando, condividendo le priorità individuate dalla Rete, al termine dell’incontro, ha annunciato l’immediata apertura di quattro tavoli tecnici di confronto. Il primo fa riferimento all’emanazione del Testo Unico degli Ordinamenti professionali; il secondo concerne la revisione delle norme che regolano i sistemi elettorali degli Ordini; il terzo la riorganizzazione nella distribuzione territoriale degli Ordini; il quarto riguarda i temi della formazione e del tirocinio professionale. Relativamente all’adeguamento dei compensi dei periti e consulenti tecnici nominati dal giudice, il Ministro Orlando si è impegnato ad avviare una rapida interlocuzione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri per giungere nel più breve termine possibile all’emanazione del decreto ministeriale. Si allegano alla presente copia dei documenti presentati dalla Rete delle Professioni Tecnche in occasione dell’incontro con il Ministro. Cordiali saluti Il Presidente geom. Maurizio Savoncelli
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#completiamolariforma 1. Testo Unico degli ordinamenti professionali IIl comma 5 bis dell’art. 3 del Decreto Legge n. 138/2011 (come modificato dall’art. 33 del Decreto Legge. 201/2011) dispone che “Le norme vigenti sugli ordinamenti professionali in contrasto con i princìpi di cui al comma 5, lettere da a) a g), sono abrogate con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento governativo di cui al comma 5 e, in ogni caso, dalla data del 13 agosto 2012”. Il successivo comma 5–ter dispone che “Il Governo, entro il 31 dicembre 2012, provvede a raccogliere le disposizioni aventi forza di legge che non risultano abrogate per effetto del comma 5 –bis in un testo unico da emanare ai sensi dell’articolo 17–bis della legge 23 agosto 1988, n. 400”. Le professioni dell’area tecnica e scientifica hanno collaborato fattivamente con gli Uffici del Ministero alla individuazione delle norme abrogate e alla composizione del quadro normativo di propria competenza. Si è trattata di un’attività complessa, particolarmente per le professioni dell’area tecnica che, in massima parte, hanno ordinamenti risalenti agli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. La stratificazione delle norme e l’introduzione di radicali innovazioni con i recenti interventi rendono improcrastinabile l’emanazione del suddetto Testo Unico, strumento fondamentale per consentire a professionisti, cittadini, istituzioni di districarsi nel groviglio 2. Assicurazioneprofessionale L’obbligo per ogni professionista di stipulare, ai sensi dell’art. 3, comma 5, lettera e) del dl 138/2011, idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale e a rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza stipulata per la responsabilità professionale e il relativo massimale è stato introdotto in un contesto normativo alquanto lacunoso, che ha reso il suo adempimento problematico In primo luogo va, infatti, evidenziato che a fronte dell’obbligo posto dalla legge per il libero professionista di assicurare la propria attività professionale non corrisponde un obbligo analogo per le Compagnie che hanno richiesto ed ottenuto l’autorizzazione all’esercizio del ramo RC professionale, di sottoscrivere le polizze ai professionisti che lo richiedono. Ciò significa che le Compagnie che ritengano poco vantaggioso o eccessivamente rischioso sottoscrivere la polizza a un determinato professionista possono rifiutarsi di farlo. Come dimostra l’esperienza di categorie professionali che già da anni sperimentano l’obbligatorietà del possesso di polizza assicurativa (i medici, ad esempio), sono sempre più frequenti i casi di professionisti che non riescono ad adempiere a tale obbligo di legge e sono quindi
costretti a limitare il loro diritto ad esercitare attività libero professionale. Dall’esperienza di questi primo anno di applicazione della norma, sono emerse ulteriori criticità. Si prenda in considerazione un aspetto chiave, ovvero la validità della garanzia. Il mercato assicurativo si è uniformato nel considerare valide le richieste di risarcimento presentate all’assicurato nel corso di validità della polizza anche se la condotta lesiva o il danno stesso si siano già verificati prima dell’inizio della copertura; detto regime viene definito di “claims made”. Con questo tipo polizza, quindi, il professionista potrebbe avere copertura assicurativa anche senza essere stato assicurato al momento della commissione dell'errore, purché sia assicurato al momento della richiesta di risarcimento danni. Ciò comporta che il professionista, per garantirsi da eventuali pretese risarcitorie per lamentati errori professionali, deve sempre mantenere in vigore la polizza assicurativa. Ma cosa succede se il professionista non riesce a trovare una Compagnia che gli rinnovi la copertura assicurativa? Oltre a non essere più assicurato e, quindi, a non poter più esercitare la libera professione, il professionista si troverà a non essere più garantito per quei possibili errori professionali commessi negli anni passati. Tra il momento in cui il professionista commette l'errore ed il momento in cui il cliente ne ha percezione può passare, infatti, anche molto tempo. In altri casi le cause tipiche di esclusione contenute nei contratti d assicurazione coincidono con le attività proprie della professione (ad esempio, i Chimici). In tale ipotesi al professionista viene di fatto impedito di esercitare la propria attività professionale in quanto allo stesso è sostanzialmente precluso l’adempimento dell’obbligo di legge (non si tratta in questo caso di limitare il diritto ad esercitare attività libero professionale, ma di impedirne l’esercizio). Altra questione determinante è quando il professionista riduce la rischiosità dell’attività professionale sino a quel momento esercitata. Un esempio: un ingegnere per un certo numero di anni è attivo nella progettazione di gallerie stradali che però ora non esegue più, riducendo, quindi, il proprio rischio assicurativo. Si rivolge all’Assicuratore e chiede di modificare la copertura per adattarla alle mutate esigenze, sottoscrivendo, quindi, una polizza che non preveda l’estensione alla progettazione di gallerie. Valendo il criterio, sopra esposto, della claims made, qualora l’ingegnere in questione dovesse ricevere una richiesta di risarcimento per un lamentato errore nella progettazione di una galleria realizzata in passato, avendo in corso di validità una polizza che esclude tale rischio, detto lamentato danno verrebbe respinto perché non coperto dalle attuali condizioni di polizza prestate. Di conseguenza, l’ingegnere che ha progettato gallerie, anche se non svolge più tale attività, per esIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 13
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sere coperto per il rischio passato dovrà continuare a pagare una polizza che preveda l’estensione di rischio alla progettazione di gallerie. Tali problematicità attendono tutte al concetto di “idoneità” della polizza professionale; idoneità che allo stato attuale è rimessa alla vigilanza unicamente degli Ordini professionali. Diviene quindi necessario intervenire sulla norma perché preveda, come per la categoria dei medici, un regolamento di attuazione in cui si prevedano le caratteristiche della polizza (definizione dell’idoneità della polizza, definizione del massimale, forme di parzializzazione del rischio rispetto alle prestazioni svolte, ...) e le modalità di adempimento, come ad esempio forma collettive di polizza, che consentono di proteggere meglio il singolo professionista. 3. Società tra professionisti Le professioni aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche sono convinte sostenitrici della previsione sulle società tra professionisti, che può consentire soprattutto ai giovani di strutturarsi per competere ad armi pari con le società di capitale già attive da anni nel comparto delle professioni tecniche e di acquisire una proiezione internazionale. È per questo che la si Rete delle Professioni Tecniche è adoperata con tutte le forze per sollecitare l’emanazione del DM 34/2013, regolamento attuativo delle disposizioni recate dall’art. 10 della legge n. 183/2011, pur rilevando in esso diverse criticità. Tra queste ultime, una tuttora irrisolta riguarda le società tra professionisti multidisciplinari e le disposizioni concernenti la loro iscrizione agli albi professionali. L’art. 10 della L. n. 183/2011 si occupa delle società multidisciplinari al comma 8 prevedendo che: “La società tra professionisti può essere costituita anche per l'esercizio di più attività professionali”. Il precedente comma 7 prevede, in via generale, che: “I professionisti soci sono tenuti all'osservanza del codice deontologico del proprio ordine, così come la società è soggetta al regime disciplinare dell'ordine al quale risulti iscritta. Il socio professionista può opporre agli altri soci il segreto concernente le attività professionali a lui affidate”. Nel Decreto n. 34/2013 la questione dell’iscrizione delle società all’albo professionale è affrontata all’art. 8 il quale, al comma 1, prevede che: “La società tra professionisti è iscritta in una sezione speciale degli albi o dei registri tenuti presso l’ordine o il collegio professionale di appartenenza dei soci professionisti”. Per quanto concerne le società multidisciplinari, il secondo comma dell’art. 8 prevede che esse debbano iscriversi presso l’albo dell’Ordine o Collegio professionale “relativo all’attività individuata come prevalente nello statuto o nell’atto costitutivo”. Sulla scorta di quanto previsto nel regolamento attuativo una società multidisciplinare potrebbe, dunque, iscriversi al solo albo relativo alla professione “prevalentemente” e14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
spletata dalla società, lì dove la prevalenza non è valutata sul piano sostanziale ma in base a quanto eventualmente indicato nell’atto costitutivo e/o nello statuto redatto ed approvato dai medesimi soci professionisti. La previsione dell’art. 8 si ripercuote, peraltro, sul regime disciplinare applicabile alla società multidisciplinare; difatti, l’art. 12 del Regolamento prevede che la società multidisciplinare possa essere responsabile in solido con il professionista socio, tuttavia, in questi casi essa sarà assoggettata al potere disciplinare del solo Ordine/Collegio professionale al cui Albo risulti iscritta. Alla luce di quanto sopra, sono evidenti alcune rilevanti discrasie tra il regime normativo ordinario e quello regolamentare in materia di iscrizione agli albi delle società multidisciplinari. Peraltro, l’art. 1 del DPR 137/2012 (prevalente rispetto al DM 34/2013) definisce il professionista come colui che esercita una professione regolamentata ed intende, poi, per professione regolamentata l’attività, o l'insieme delle attività, riservate per espressa disposizione di legge o non riservate, il cui esercizio è consentito solo a seguito d'iscrizione in ordini o collegi subordinatamente al possesso di qualifiche professionali o all'accertamento delle specifiche professionalità. Il professionista, quindi, per potersi considerare tale, deve essere iscritto all’albo della professione regolamentata esercitata e non ad “un albo” qualsiasi. Tale obbligo opera non solo per il professionista “persona fisica”, ma anche per la struttura professionale “persona giuridica”, a prescindere dalla specifica previsione legislativa di cui all’art. 10, comma 7 della L. n. 183/2011, non fosse altro per la ragione che, in difetto di iscrizione, non sarebbe possibile conferire alcun incarico professionale a prescindere dalla natura giuridica del “professionista”. Ora, considerato che il comma 7 dell’art. 10 della legge delega si riferisce evidentemente (quando afferma che: la società è soggetta al regime disciplinare dell'ordine al quale risulti iscritta) essenzialmente alle società “mono” disciplinari, la sua applicazione anche alle società multidisciplinari impone gli adattamenti necessari a garantirne la coerenza con i superiori principi sopra menzionati. Sotto il profilo logico sistematico, non vi è ragione per circoscrivere l’obbligo di iscrizione delle società multidisciplinari ad un solo albo professionale. Ordinari criteri di ermeneutica legislativa lasciano deporre nel senso opposto a quello avallato dal Ministero nel regolamento in esame. A questo si aggiunga che la “prevalenza” dell’attività dovrà essere individuata sulla base dell’atto costitutivo e dello statuto societario, ossia sulla base di atti il cui contenuto è rimesso alla libera determinazione dei sottoscrittori. Tutto ciò implica, dunque, che l’individuazione dell’attività prevalente e, con essa, il regime disciplinare alla quale sarà sot-
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toposta la società, sia rimesso all’apprezzamento discrezionale dei soci. Orbene, quanto sopra rappresenterebbe una soluzione incompatibile con i precetti costituzionali sanciti dall’art. 25 della Costituzione ai sensi del quale: “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”. Difatti, senza voler indugiare sulla natura propria della funzione disciplinare esercitata dall’Ordine nel caso delle società multidisciplinari, il Giudice sarebbe costituito per regolamento ministeriale (e non con legge) visto che il legislatore non pone il “limite” dell’iscrizione della società ad un solo Albo. Inoltre, questo giudice non sarebbe “precostituito per legge”, ma verrebbe rimesso alla libera determinazione dei soci professionisti in sede di indicazione dell’attività “prevalente” nello statuto o atto costituivo. Per questo si ritiene indifferibile una modifica dell’art. 8, comma 1 del DM 34/2013. A oltre un anno dall’entrata in vigore del DM 34/2013, è però l’impianto complessivo delle disposizioni che riguardano la possibilità di costituire STP a dimostrarsi inadeguato. Le STP costituite, infatti, superano di poco le 300 unità. Una goccia nel mare del mercato dei servizi professionali italiani, che conta oltre 1.200.000 professionisti. Evidentemente vi sono ostacoli che impediscono il decollo di un istituto che rappresenta la parte più innovativa del disegno riformatore posto in essere nel biennio 2011-2012. Si rende necessario, quindi, un intervento che modifichi e integri la disciplina delle società tra professionisti, di cui al D.M. 8 febbraio 2013, n. 34, con particolare riferimento alle modalità di iscrizione agli Albi professionali e al registro delle imprese; alla partecipazione alle società e ai casi di incompatibilità; al conferimento ed esecuzione degli incarichi professionali e agli obblighi di informazione nei confronti della clientela; al regime disciplinare delle società e dei singoli soci professionisti e alla relativa responsabilità sul piano deontologico; all’assolvimento degli obblighi assicurativi; al regime fiscale e previdenziale proprio delle società tra professionisti che deve essere reso coerente con il regime fiscale previsto per i modelli societari dalle stesse adottate. Per quanto riguarda i modelli societari e associativi preesistenti all’entrata in vigore della legge 183/2011 il comma 9 dell’art 10 recita: “Restano salve le associazioni professionali nonché i diversi modelli societari già vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge.” Va sottolineato come l’esplicito riferimento ai modelli societari sembra condurre alla conclusione che il legislatore abbia inteso sancire esclusivamente la permanenza in vigore dei modelli e delle strutture societarie preesistenti alla riforma, la cui formazione e composizione sia stata a sui tempo disciplinata dalle relative leggi istitutive e dal codice civile, senza però escludere queste strutture societarie dal-
l’applicazione della normativa e dal rispetto degli obblighi informativi e deontologici imposti quale principio generale per la corretta esecuzione delle prestazioni professionali nell’interesse degli utenti. Se cosi non fosse verrebbe contraddetto il principio stesso di concorrenza ove si consentisse ai modelli societari preesistenti di operare in un regime speciale di esonero dagli oneri e dagli obblighi introdotti per le STP e che costituiscono pure obbligazioni deontologiche per tutti gli iscritti all’albo nell’esercizio dell’attività professionale. Sarebbe pertanto opportuno che l’intervento di modifica del quadro normativo delle STP chiarisse inequivocabilmente anche questo aspetto, affermando esplicitamente l’obbligo per tutte le società preesistenti che svolgono attività professionali riconducibili alle professioni regolamentate di adempiere a quanto previsto dal DM 34 /2013 per le STP di nuova costituzione. 4. Abolizione delle Province e riorganizzazione degli ambiti territoriali di Ordini e Collegi La riorganizzazione delle Province, con la prevista loro abolizione, ha effetti anche su un rilevante numero di enti, che, storicamente, sono sorti e sono territorialmente organizzati su base provinciale. Tra essi anche alcuni Ordini e Collegi professionali. Molte leggi istitutive degli Ordini e Collegi prevedono, in via generale, che essi si articolino (ordinariamente) su base provinciale (ad esempio, l’art. 2 della Legge 24 giugno 1923, n. 1395 - legge istitutiva degli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori - prevede che: “È istituito l'ordine degli ingegneri e degli architetti iscritti nell'albo di ogni provincia”; l’art. 1 del successivo regolamento attuativo, approvato con R.D. 23 ottobre 1925 n. 2537, precisa che: “In ogni provincia è costituito l'ordine degli ingegneri e degli architetti, avente sede nel comune capoluogo”). La scelta dell’ambito territoriale provinciale costituisce però un criterio puramente convenzionale. Ciò è normativamente comprovato dal fatto che, nella normativa vigente, il criterio della elezione su base provinciale non è assoluto, ma trova deroga qualora vi siano ragioni per ritenerlo non idoneo per le esigenze degli ordini professionali (si vedano in proposito: l’art. 2 del Regolamento n. 2537/1925, sull’Ordine degli Ingegneri ed Architetti – ma norme analoghe sono presenti negli ordinamenti dei dottori agronomi e dottori forestali, chimici etc –, il quale prevede la formazione di ordini pluriprovinciali, quando sia esiguo il numero degli iscritti in una provincia; le norme sull’ordine dei commercialisti –- art. 7 D.Lgs. 139/2005 – le quali prevedono sia una organizzazione territoriale elastica articolata sul circondario del Tribunale, sulla provincia o su un IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 15
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insieme di province a seconda del numero degli iscritti, sia la facoltà degli ordini di assumere iniziative di fusione e/o riorganizzazione territoriale da approvare dal Ministero Vigilante; le norme sugli ordini sanitari, le quali prevedono che l’organizzazione su base provinciale sia derogata “se sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale e demografico”). La riorganizzazione/abolizione degli enti-provincia comporta, quindi, la necessità di ridefinire ex novo quale sia l’ambito spaziale ottimale per l’operare delle istituzioni ordinistiche. Ad oggi, anche in relazione all’istituzione delle regioni a statuto ordinario, successive a molte leggi istitutive degli ordini e collegi professionali, parrebbe che, per alcune professioni, l’unità identitaria minima potrebbe essere facilmente indentificata con queste. Potrebbe anche essere utile formalizzare l’istituzionalizzazione delle Consulte/Federazioni regionali che spontaneamente sono state costituite dagli Ordini e Collegi organizzati su base provinciale, proprio per dare rappresentanza unitaria a livello regionale alle professioni regolamentate. Si prospetta, dunque, l’esigenza di definire i criteri ai quali collegare la riorganizzazione degli Ordini e Collegi sul territorio, svincolandola da quella provinciale; criteri che dovranno tenere conto: 1) del bacino di iscritti da asservire; 2) dei costi economici connessi alla gestione; 3) dei necessari collegamenti con gli organi di giustizia (l’art. 8 del DPR 137/2012 demanda ai presidenti del Tribunali la nomina dei componenti di Consigli di disciplina territoriali cui è affidata la funzione disciplinare). Si richiede pertanto un provvedimento che consenta, ove necessario, in considerazione delle esigenze delle singole categorie professionali e in funzione del numero di professionisti iscritti, della riduzione dei costi di gestione, nonché dell’instaurazione di un collegamento con gli organi giudiziari territorialmente competenti a nominare i componenti dei Consigli di disciplina territoriale, di riorganizzare su base territoriale gli Ordini e Collegi professionali, così da incrementarne il livello di efficienza nell’esercizio dei compiti istituzionali loro affidati. 5. D.P.R. 8 luglio 2005, n. 169 Nel 2013 si sono tenute le elezioni per il rinnovo dei consigli territoriali di alcune professioni, secondo le disposizioni contenute nel D.P.R. 8 luglio 2005, n. 169. Anche tali elezioni hanno palesato l’esistenza di diverse criticità che già in passato avevano dato origine a disfunzionalità e inefficienze. Alcune criticità potrebbero essere superate mediante l’intervento del Ministero vigilante; altre comportano una più 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
complessiva rivisitazione del dispositivo, probabilmente necessaria anche al fine di renderlo compatibile con il mutato quadro normativo che sovraintende gli ordinamenti professionali. Di seguito se ne evidenziano le principali e le possibili soluzioni. Indizione delle elezioni dei consigli territoriali. L’articolo 3, comma 1, del D.P.R. 169 prevede un termine minimo (almeno cinquanta giorni dalla scadenza del consiglio territoriale) ma non un termine massimo per la indizione delle elezioni. Il Ministero vigilante ha avuto modo di precisare (parere m_dg.DAG.27/02/2009.0029795.U), che, sia in base al dato letterale, sia dalla interpretazione sistematica, “deve ritenersi che le elezioni per il rinnovo del Consiglio (....) devono comunque essere indette in prossimità della data di scadenza naturale dello stesso”. A tale discrezionalità nella scelta della data delle elezioni hanno spesso fatto seguito contestazioni, ricorsi e iniziative giudiziarie di vario genere da parte degli iscritti e/o dei soggetti candidati, a tutto danno dell’efficienza, dell’economicità e dell’efficacia dell’attività degli Ordini. Al fine di assicurare la regolarità delle elezioni si chiede, pertanto, di valutare l’opportunità di adottare un provvedimento che stabilisca un’unica data di votazione per tutti i Consigli degli Ordini disciplinati dal DPR 8 luglio 2005, n.169. Onde evitare di “restringere” ex post il mandato quadriennale dei Consigli territoriali in carica, si potrebbe pensare di fissare la data delle elezioni successivamente al mese di naturale scadenza. In tal modo verrebbero garantite le esigenze di certezza ed uniformità di condotta qui richiamate, senza danneggiare o limitare il pieno mandato dei consigli provinciali e dei consiglieri in carica. Concorrenza delle schede votate per il raggiungimento del quorum Sempre in tema di elezione dei consigli territoriali, il comma 13 dell’art. 3 del DPR 169/2005, dispone che nel caso non sia stato raggiunto il quorum della prima votazione, le schede votate non possano concorrere “ai fini del calcolo del quorum della successiva votazione”. La disposizione in questione non appare sorretta da alcuna valida giustificazione. Si rileva, infatti, che il comma 7 dello stesso articolo 3, riguardante le votazioni mediante lettera raccomandata (le quali – sia detto per inciso – nonostante il parere del Consiglio di Stato del 13 giugno 2005, non sono ammesse per l’elezione dei consigli provinciali), consente di includere il voto espresso per corrispondenza “ai fini del calcolo del quorum della seconda votazione”. Evidentemente non sono le esigenze di trasparenza connesse alla corretta custodia delle schede elettorali votate
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ad aver determinato la scelta del legislatore di escludere, solo dal voto espresso personalmente nel seggio e non da quello espresso per corrispondenza, le schede votate ai fini del raggiungimento del quorum nelle successive votazioni. Date le gravose maggioranze richieste dall’art. 3 del DPR 169 per il raggiungimento del quorum, la previsione in questione appare ingiustificatamente limitativa e contraria ai canoni di efficienza ed economicità, in quanto impedisce di prendere in considerazione voti validamente effettuati, con pregiudizio dello stesso diritto di elettorato attivo. È auspicabile pertanto una modifica normativa che elimini la parola “NON” nell’ultimo periodo del comma 13 dell’art.3 del DPR 169/2005, in modo che il testo risultante affermi: “Le schede archiviate nel plico concorrono ai fini del calcolo del quorum della successiva votazione”. Modalità di trasmissione scheda per elezione dei Consigli nazionali L’art. 5, comma 5, penultimo periodo del DPR 169, dispone che le schede elettorali con i nominativi indicati dagli Ordini territoriali per l’elezione dei Consigli nazionali, siano “immediatamente” trasmesse “per telefax al Ministero”. Nelle ultime elezioni per il rinnovo dei Consigli degli Ordini disciplinati dal DPR 8 luglio 2005, n.169, tale procedura ha palesato evidenti inefficienze. Nonostante il Ministero avesse messo a disposizione due numeri di telefax, molti Ordini non hanno potuto adempiere all’immediata trasmissione delle schede elettorali, dando adito a sospetti e polemiche. Poiché a seguito del decreto legge 185 del 29 novembre 2008, tutte le pubbliche amministrazioni (Ordini inclusi) hanno a disposizione una casella di posta elettronica certificata (strumento idoneo a sostituire, con anche maggiore efficacia, il telefax) è auspicabile una modifica normativa che elimini le parole “PER TELEFAX” nel penultimo periodo, comma 5, articolo 5 del DPR 169/2005, sostituendole con “a mezzo posta elettronica certificata (PEC)”. In tal modo, il testo risultante affermerà: “La scheda è immediatamente trasmessa a mezzo posta elettronica certificata (PEC) al Ministero”. Numero componenti consigli territoriali. L’art. 2, comma 1 del DPR 169/2005 dispone che il numero dei componenti dei consigli degli Ordini disciplinati dal DPR 8 luglio 2005, n.169 sia pari a sette, se il numero complessivo degli iscritti, non supera centro; nove, se il numero complessivo degli iscritti supera cento ma non cinquecento; undici, se il numero complessivo degli iscritti supera cinquecento ma non millecinquecento; quindici, se il numero complessivo degli iscritti supera millecinquecento. Tale numero dei componenti i Consigli provinciali appare ridondante, soprattutto alla luce dell’istituzione, ai sensi del-
l’art. 8, comma 1 del Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, dei consigli di disciplina territoriali cui sono assegnati i compiti di istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo. Se si considera che, ai sensi dell’art. 8, comma 2 del DPR 137, i Consigli di disciplina territoriali sono composti da un numero di consiglieri pari a quello dei consiglieri dei corrispondenti Consigli territoriali e che, ai sensi del successivo comma 3, la designazione dei componenti il Consiglio di disciplina avviene sulla base di un elenco predisposto di Consigli territoriali composto da un numero di nominativi doppio rispetto del numero dei consiglieri da designare, è evidente che, soprattutto per gli Ordini provinciali più piccoli, sarà financo difficile reperire un numero di candidati sufficiente a ricoprire tutti gli incarichi previsti. Anche in questo caso è quindi auspicabile una modifica normativa che riduca, il numero dei componenti i consigli degli Ordini disciplinati dal DPR 8 luglio 2005, n.169. Appare comunque opportuno stabilire le modalità di cui all’art. 5 comma 9 del “regolamento per la designazione dei componenti i consigli di disciplina territoriali” laddove prevede che: “Qualora il numero degli iscritti all’Ordine territoriale sia esiguo, ove sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale o demografico, il Ministro Vigilante, su richiesta degli Ordini territoriali interessati, sentito il Consiglio Nazionale, può disporre che un Consiglio di disciplina territoriale estenda la sua competenza agli iscritti negli Albi di due o più ambiti territoriali finitimi, designadone la sede.” Estensione dell’applicazione del DPR 169/2005 ai Collegi dei Geometri, Periti agrari e Periti industriali Non tutte le categorie professionali aderenti alla RPT sono regolate, ai fini elettorali, dal DPR 169/2005. Alcune sono ancora regolate da Decreto Legislativo Luogotenziale n. 382 del 1944. Dopo settant'anni molte cose sono cambiate e, recentemente, sono state introdotte nel nostro ordinamento le “società tra professionisti multidisciplinari” che consentono l'esercizio delle attività in comune fra più professionisti di aree disciplinari diverse, a tutto vantaggio della progettazione integrata. Per queste ragioni risulta necessario uniformare anche il sistema elettorale includendo nel DPR 169/2005 anche le professioni attualmente escluse (Geometri, Periti agrari e Periti industriali). In conclusione, considerando l’esigenza di razionalizzazione e uniformazione della disciplina delle professioni regolamentate, nonché di estensione dell’ambito di applicazione soggettivo delle disposizioni del D.P.R. 8 luglio 2005, n. 169 alle professioni regolamentate nei cui confronti risulta già applicabile la disciplina generale uniforme di cui al D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137, si auspica la revisione della disciplina normativa, di cui al medesimo D.P.R. 8 luglio 2005, n. 169, recante le modalità di elezione e la composizione degli organi IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 17
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territoriali e nazionali di governo delle professioni. 6. Compensi dei periti e consulenti tecnici nominati dal giudice I compensi dei periti e consulenti tecnici nominati dai giudici sono regolati dal D.P.R. n. 115/2002 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di spese di giustizia) il quale, nell’abrogare esplicitamente la Legge 8 luglio 1980 n. 319 (ad eccezione dell’art.4 relativo, agli “onorari commisurati al tempo”) ha sostituito, riscrivendole quasi uguali, gran parte delle norme che precedentemente regolavano la materia. In contemporanea alla approvazione del Testo unico è stato approvato il Decreto Ministeriale 30 Maggio 2002 recante “Adeguamento dei compensi spettanti ai periti, consulenti, tecnici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite su disposizione dell'autorità giudiziaria in materia civile e penale”. La legge prescrive che i compensi spettanti ai periti e consulenti tecnici riportati nel Decreto Ministeriale 30 Maggio 2002 debbano essere aggiornate all'aumento del costo della vita, adeguando gli importi con cadenza triennale. L’art. 54 del testo Unico, infatti, prevede che: “La misura degli onorari fissi, variabili e a tempo è adeguata ogni tre anni in relazione alla variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, verificatasi nel triennio precedente, con decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze”. Tale adeguamento, dal 2002, non è mai stato praticato. Allo stato attuale, gli importi definiti dal Decreto Ministeriale 30 maggio 2002 risultano del tutto inadeguati a compensare prestazioni e relative responsabilità dei periti e consulenti utilizzati dai giudici. A titolo d’esempio, gli onorari commisurati a tempo (vacazioni, delle durata di due ore) continuano ad essere remunerati nella misura di euro 14,68 per la prima vacazione e di euro 8,15 per ciascuna delle vacazioni successive. Importi che risultano essere inferiori ai minimi retributivi riconosciuti per le collaborazioni domestiche. Una più profonda revisione sembra, peraltro, necessaria per rendere congruenti alle mutate condizioni i criteri con i quali tali compensi sono determinati. È quindi auspicabile un provvedimento che assegni al Ministro della Giustizia il compito di individuare i criteri per la determinazione e il conseguente aggiornamento degli onorari spettanti ai periti, consulenti tecnici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite su disposizione dell'autorità giudiziaria in materia civile e penale. 7. Standard prestazionali Al fine di superare, o quantomeno ridurre, l’asimmetria 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
informativa che continua a caratterizzare il rapporto con il committente (in particolare quando si tratta di un privato cittadino) è stata introdotto, dagli interventi riformatori del 2011-2012, l’obbligo per il professionista di pattuire il compenso della prestazione al “momento del conferimento dell’incarico” mediante la fornitura di un preventivo di massima che consenta di “rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico”. L’asimmetria informativa potrebbe essere ulteriormente ridotta se il committente venisse posto nelle condizioni di conoscere, in dettaglio, il processo standard che caratterizza la prestazione, nonché le singole attività ad essa connesse. La disposizione sugli standard prestazionali sono state previste nell’art. 2 comma 3 della CD “legge Bersani.”: “Le disposizioni deontologiche e pattizie e i codici di autodisciplina che contengono le prescrizioni di cui al comma 1 sono adeguate, anche con l'adozione di misure a garanzia della qualità delle prestazioni professionali, entro il 1° gennaio 2007”. E, successivamente, con il DPR 137/2012 all’art. 7 – formazione continua, al comma 1 viene definito che: ”Al fine di garantire la qualità ed efficienza della prestazione professionale, nel migliore interesse dell'utente e della collettività, e per conseguire l'obiettivo dello sviluppo professionale, ogni professionista ha l'obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento”. Si richiede, pertanto, un intervento che armonizzi la disciplina ed attribuisca ai Consigli nazionali il compito di definire gli standard prestazionali di qualità relativi alle attività/prestazioni professionali, riferibili alle competenze professionali che afferiscono alle singole professioni regolamentate. 8. Revisione e aggiornamento dei Codici deontologici A seguito dell’emanazione del DPR 137/2012, i Consigli nazionali hanno proceduto alla revisione e all’aggiornamento dei Codici deontologici delle rispettive professioni, al fine di recepire le novità introdotte dalle nuove disposizioni (in particolare quelle attinenti all’obbligo della formazione continua e dell’assicurazione professionale). Non tutti gli ordinamenti, però, affidano ai Consigli nazionali la potestà esclusiva e vincolante in materia di revisione e aggiornamento dei Codici deontologici, lasciando agli Ordini e Collegi territoriali un’autonomia di recepimento che rischia di creare disomogeneità nell’applicazione e nella definizione della norma deontologica. In considerazione dell’esigenza di razionalizzazione e uniformazione della disciplina deontologica delle singole professioni regolamentate, si richiede , pertanto, un intervento normativo che attribuisca formalmente ai Consigli nazionali degli Ordini e Collegi professionali la potestà esclusiva di revisione e aggiornamento dei codici deontologici afferenti alle rispettive categorie professionali, con efficacia vincolante nei confronti degli Ordini e Collegi territoriali.
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Riforma della giustizia Il ruolo delle professioni tecniche e scientifiche Incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando Roma, 30 ottobre 2014 1. La degiurisdizionalizzazione del processo civile: il mancato riconoscimento del ruolo dei professionisti tecnici Il D.L. 12 settembre 2014 n. 132, che ha suscitato molte osservazioni e anche critiche, ha avuto il merito di affrontare in modo deciso il problema dell’arretrato dei processi in campo civile, affrontando anche in modo specifico quello che può, e deve essere, il ruolo dei liberi professionisti. Come è noto, il decreto legge prevede la possibilità di trasferimento alla sede arbitrale dei procedimenti pendenti dinanzi all'autorità giudiziaria e introduce la formula della negoziazione assistita. Senza entrare nel merito della scelta operata e dei conseguenti costi e problemi, si può in via preliminare osservare che, per quanto concerne i professionisti “tecnici” che compongono la RETE delle professioni tecniche (formata dai Consigli Nazionali di: Ingegneri, Geologi, Periti agrari e Periti agrari laureati, Chimici, Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Geometri e Geometri laureati, Periti Industriali e dei Periti Industriali laureati, Architetti e Tecnologi Alimentari), in ambito giudiziario l’attività viene svolta in gran parte come ausiliari del giudice, la funzione del consulente tecnico, d’ufficio e di parte, in sede arbitrale è identica a quella che viene svolta su incarico di un giudice ed è quindi evidente che, quando gli argomenti da trattare hanno risvolti tecnico/scientifici che esulano dalle competenze di un magistrato, il ruolo di detti professionisti è importantissimo ed è anzi indispensabile. Si deve peraltro osservare che il D.L. dispone che, nei casi in cui l’arbitrato potrà avere luogo, “gli arbitri sono individuati, concordemente dalle parti o dal presidente del Consiglio dell'ordine, tra gli avvocati iscritti da almeno tre anni all'albo dell'ordine”. Non è previsto in alcun caso che l’arbitrato possa essere affidato ad un tecnico. Eppure, vi sono molte vertenze civili imperniate quasi esclusivamente sulla parte tecnica. I professionisti tecnici, infatti, sono spesso nominati arbitri, anche con funzioni di Presidente del Collegio arbitrale. La norma, sotto questo punto di vista, appare quindi poco razionale, anche considerando che una funzione simile a quella arbitrale è già di fatto attualmente affidata ai consu-
lenti tecnici – con riferimento all’art. 696 bis del codice di procedura civile – ai quali viene affidato il compito di proporre soluzioni transattive con la stessa finalità per cui oggi di cerca di degiurisdizionalizzare i processi ricorrendo agli arbitrati. Ma un incarico arbitrale, anziché di CTU, è cosa ben diversa, perché mentre una CTU può giungere o meno ad una soluzione transattiva, un lodo arbitrale è di fatto una sentenza, con risultato molto più pregnante. È importante sottolineare che, nelle vertenze in campo tecnico, la funzione degli arbitri di fatto consiste essenzialmente nella nomina di un CTU, emettendo poi il lodo sulla base di quanto indicato dal CTU stesso. Tale procedura, rispetto a quella che potrebbe verificarsi con la nomina di arbitri “tecnici” comporta una notevole aumento dei tempi e dei costi. Quindi, se lo scopo di questo decreto legge è quello di accelerare i tempi e ridurre i costi, sotto questo punto di vista va esattamente in senso opposto. Per quanto riguarda la negoziazione assistita, il ruolo dei tecnici é, come per il caso precedente, fondamentale in tutti i casi in cui l’oggetto della vertenza è a carattere tecnico, o principalmente tecnico. Senza nulla togliere alla professionalità degli avvocati, appare evidente che la congruità o meno di una proposta di accordo in una vertenza basata su aspetti tecnici può derivare unicamente dal contributo dei professionisti, appunto, “tecnici”, che renderà l’accordo più facilmente raggiungibile. Proprio non si vede quindi per quale motivo il compito di procedere alla negoziazione in questi casi non possa essere affidato ad un tecnico, anche in questo caso con una sensibile riduzione dei costi. 2. Modifica della procedura di selezione dei Consulenti Tecnici presso i Tribunali Attualmente, la procedura di selezione e l’attività dei Consulenti tecnici presso il Tribunale è disciplinata dagli artt. 13-24 delle disposizioni di attuazione del c.p.c. e dagli artt. 61-64 e 191-201 del medesimo c.p.c. Com’è noto, l’albo dei Consulenti Tecnici è istituito presso ogni Tribunale e tenuto dal Presidente. Le decisioni relative all’ammissione all’albo sono deliberate da un Comitato presieduto dallo stesso Presidente del Tribunale, al quale prendono parte anche il Procuratore della Repubblica e un rappresentante dell’Ordine o Collegio professionale, designato dal Consiglio dell’Ordine o dal collegio della categoria a cui appartiene l’aspirante CTU. Presso il Tribunale, l’"Ufficio CTU" è l’articolazione istituzionalmente preposta alla tenuta e alla formazione dell’Albo IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 19
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dei Consulenti tecnici d’Ufficio, a disposizione della Magistratura. L’ufficio si occupa anche dell’eventuale contestazione di addebiti disciplinari, dell’irrogazione delle relative sanzioni e della revisione periodica dell’Albo stesso. L’iscrizione all’Albo dipende dal possesso di determinati requisiti di competenza (l’art. 62 c.p.c. prevede espressamente la "particolare competenza tecnica" in capo al CTU, requisito ribadito dall’art. 15 delle disp. att. c.p.c., secondo cui "possono ottenere l’iscrizione nell'albo coloro che sono forniti di speciale competenza tecnica in una determinata materia, sono di condotta morale specchiata e sono iscritti nelle rispettive associazioni professionali") e di moralità, nonché dalla residenza anagrafica e dall’iscrizione all’Ordine di appartenenza. Il mantenimento dell’iscrizione dipende dalla persistenza dei requisiti anzidetti al momento della revisione. Il codice di procedura e le relative disposizioni di attuazione non contengono disposizioni atte a definire il concetto di speciale competenza tecnica ai sensi degli articoli sopra citati. Sembra possibile, pertanto, che la particolare qualificazione dei CTU possa essere verificata a priori dagli stessi Ordini, agendo esclusivamente sulle competenze organizzative e di tutela del titolo professionale riservate a questi ultimi. Sembra, quindi, possibile introdurre – inizialmente su base volontaria, e in seguito anche come requisito obbligatorio – per coloro i quali intendano presentare domanda di iscrizione come CTU presso i Tribunali, la possibilità di certificare le proprie competenze presso l’Ordine territoriale di appartenenza, allo scopo di far valere detta certificazione sia come elemento di valutazione da parte del Comitato di ammissione in ordine al possesso della speciale competenza tecnica prevista dalla legge, sia – in ipotesi – come titolo prioritario ai fini della concreta attribuzione di incarichi corrispondenti alla competenza certificata. Tale risultato sembra agevolmente raggiungibile mediante l’adozione di un regolamento interno, predisposto dai Consigli nazionali ed eventualmente sottoposto all’approvazione del Ministero vigilante, finalizzato a far emergere le speciali qualificazioni in possesso degli aspiranti CTU e venire così incontro alle esigenze di particolare professionalità di tali figure previste dalla legge. 3. Proposta per l’istituzione di sezioni specializzate per la risoluzione di giudizi di natura tecnico-scientifica Nei giudizi che implicano la risoluzione di questioni dipendenti dall’applicazione di norme tecniche o scientifiche è auspicabile, sulla scorta delle tipologie di organi giurisdizionali già sperimentate in modo proficuo e attualmente in vigore nel nostro ordinamento giuridico (come, ad esempio, 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
le sezioni specializzate in materia agraria o nel settore delle acque pubbliche), l’istituzione di sezioni specializzate a composizione mista, le quali prevedano cioè la partecipazione, insieme ai membri togati, di membri laici esperti delle materie specificamente rilevanti nell’ambito dei giudizi. L’istituzione delle anzidette sezioni specializzate consentirebbe di ovviare alle eventuali incertezze e contrasti eventualmente emergenti in sede di valutazione per via dell’assenza di una specifica competenza tecnica in capo ai componenti dell’organo giudicante (diversi, per funzione e modus operandi, dai consulenti tecnici d’ufficio, i quali sono organi sussidiari del giudice e rimangono estranei all’attività valutativa in sé considerata), in grado di ripercuotersi sulla correttezza della decisione. La presenza, invece, all’interno dell’organo medesimo, di membri dotati delle competenze tecniche necessarie contribuirebbe in modo decisivo alla formazione di un giudizio completo e il più possibile conferente con l’oggetto della controversia. Tali figure di esperti, come già accade per i membri laici delle vigenti sezioni specializzate miste, sarebbero selezionate dai Consigli nazionali degli Ordini e Collegi professionali interessati tra i professionisti iscritti all’Albo dotati di requisiti all’uopo individuati (differenziati, in base alla preparazione, a seconda della presenza nei collegi giudicanti dei Tribunali di prima istanza o delle Corti d’Appello) mediante l’inserimento in un elenco speciale attivo presso il Ministero vigilante. ❑
Qualifica professionale di geometra - Aggiornamento A seguito dell’istanza di aggiornamento del database professioni regolamentate, a suo tempo inviata alla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e di cui si era data notizia con nota del 17 ottobre 2013, prot. n. 10937, si comunica che, dopo una serie di contatti ed interventi operati presso le competenti Autorità, è stato ottenuto l’aggiornamento della scheda relativa alla professione di geometra. Pertanto il livello di qualificazione del geometra italiano all’interno dell’Unione Europea è quello previsto all’articolo 11, lettera d), della Direttiva 2005/36/CE. Description of activities:
EDILIZIA URBANISTICA E AMBIENTE: Progettazione, direzione, contabilità e collaudo lavori per tutte le tipologie di costruzioni, servizio prevenzione e protezione, progettazione e coordinamento per la sicurezza sui luoghi di lavoro, valutazione impatto ambientale e paesaggistico, lottizzazioni, certificazione energetica e acustica, progettazione e collaudo ai fini della prevenzione incendi. TOPOGRAFIA,CARTOGRAFIA, GEODESIA E CATASTO: Piani di frazionamento terreni, tipo per introduzione in mappa, dichiarazione catasto fabbricati, voltura catastale, rilievo del territorio, rilievo fabbricati, misura e divisione fondi rustici e aree urbane, progettazione stradale. ESTIMO E ATTIVITÀ PERITALE: Valutazione immobiliare, consulenza tecnica giudiziale, arbitrato, conciliazione, stima aree e fondi rustici, redazione tabelle millesimali, riconfinazione, piani particellari di esproprio, sdemanializzazione, successioni, usi civici, due diligence. Mansioni di tecnico comunale.
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Fondazione Geometri Italiani Bando di Concorso per progetti da presentare all’EXPO 2015
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al 1° maggio al 31 ottobre 2015 si svolgerà a Milano l’Expo 2015, esposizione universale che per sei mesi sarà al centro dei flussi turistici mondiali e attraverso incontri, convegni, manifestazioni avrà la possibilità di mostrare le proprie eccellenze all’interno di un sito interamente dedicato alla manifestazione. La categoria, utilizzando la visibilità in sede di Expo 2015, parteciperà all’evento allo scopo di promuovere la figura del geometra attraverso la presentazione di progetti e prototipi che meglio rappresentano la categoria e che individuano nel geometra un attore fondamentale per la crescita e la difesa dell’ambiente. A tale fine, la Fondazione ha promosso un concorso riservato a tutti gli iscritti e ai praticanti per la presentazione di progetti, studi, realizzazioni e prototipi secondo i criteri e le modalità indicate nel bando di seguito allegato. Sono stati destinati premi in denaro che verranno assegnati ai vincitori e i lavori premiati e quelli ritenuti meritevoli saranno esposti nel corso dell’Expo Milano 2015. FONDAZIONE GEOMETRI ITALIANI Bando di Concorso per progetti da presentare all’Expo Milano 2015 Obiettivo del concorso La Fondazione Geometri Italiani parteciperà all’Expo 2015 che si terrà a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre p. v. La decisione di prendere parte al suddetto evento è finalizzata alla promozione della figura del geometra, utilizzando la visibilità in sede Expo 2015, con la presentazione di progetti e prototipi che meglio rappresentano la categoria e che individuano nel geometra un attore fondamentale per la crescita e la difesa dell’ambiente. L’obiettivo di questa importante iniziativa incentrata sul tema che caratterizza la manifestazione mondiale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, è quello di coinvolgere i Collegi e i loro iscritti per cogliere una irripetibile occasione nella diffusione della cultura ecologica attraverso la partecipazione consapevole alla salvaguardia del Pianeta, a garanzia delle future generazioni. Oggetto del concorso Presentazione dei progetti, studi, realizzazioni o prototipi che meglio interagiscono con i temi dell’Expo 2015 ed in particolare con le attività rivolte alle imprese ed istituzioni, nelle seguenti tematiche mensili, calendarizzate dal 1° maggio al 31 ottobre 2015; – Sicurezza alimentare; – Riqualificazione urbana e rurale; – Sostenibilità e biodiversità;
– Cooperazione; – Conservazione e creatività; – Innovazioni tecnologiche. Le proposte devono essere riferite ad una delle suddette tematiche, per essere presentate durante gli eventi, mostre, incontri, organizzati dalla Fondazione Geometri nei sei mesi di durata dell’Expo. Condizioni di partecipazione Il concorso è aperto a tutti gli iscritti all’Albo e ai praticanti, singoli o in gruppo. La partecipazione è gratuita e l’iscrizione coincide con la consegna degli elaborati entro la scadenza sotto indicata. Modalità d’invio Posta, corriere, consegna diretta a: Fondazione Geometri Italiani, Via Cavour 178/A, 00184 Roma. Gli elaborati dovranno pervenire, in busta chiusa recante la dicitura “Concorso Geometri Expo Milano 2015” entro e non oltre il giorno 27 febbraio 2015. In caso di spedizione a mezzo raccomandata, farà fede la data del timbro postale. Elaborati di progetto Saranno accettati disegni, schizzi, fotografie e presentazioni dinamiche o interattive. Gli stampati non dovranno superare il formato A3. Il numero degli elaborati da presentare è a discrezione del progettista. I formati digitali accettati sono: JPG, PDF, POWERPOINT. È obbligatoria una relazione esplicativa del progetto in A4, con i dati anagrafici degli autori e la liberatoria per l’uso dei dati personali (D.Lgs 196/2003). Il materiale consegnato non sarà restituito. Selezione I criteri di selezione saranno: – la coerenza del progetto con le tematiche dell’Expo; – gli elementi di innovazione dell’idea progettuale; – la qualità comunicativa; – l’efficacia del messaggio; IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 21
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– la fattibilità della proposta; – la particolarità dell’argomento trattato. Giuria La giuria sarà composta dal Presidente e dal Vicepresidente della Fondazione Geometri, o loro delegati, coadiuvati da tre esperti, che saranno individuati dal Consiglio della Fondazione. La giuria deciderà in apertura dei lavori i criteri di valutazione per la selezione dei progetti giunti nei tempi e con le modalità prescritte dal bando. La giuria avrà il compito di motivare le scelte e di stendere un apposito verbale. Il giudizio della giuria è inappellabile e insindacabile. Premi L’ammontare complessivo dei premi è di euro 20.000,00 suddiviso in due categorie:
I requisiti di conoscenza, abilità e competenza del Valutatore immobiliare secondo le norme UNI Il 6 novembre scorso è stata pubblicata la nuova norma UNI 11558:2014 intitolata “Valutatore immobiliare. Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”. La norma, redatta dal Gruppo di lavoro UNI “Stima del valore di mercato degli immobili”, di cui fa parte il CNGeGL, definisce i requisiti di conoscenza, abilità e competenza del valutatore immobiliare. Il Consiglio Nazionale, da sempre molto sensibile alla materia, fin dall’inizio è stato promotore del progetto al fine di tutelare la categoria in un’attività fondamentale nel processo di integrazione del mercato immobiliare in quello finanziario (cartolarizzazioni, covered bond, mutui, ecc.) peraltro in linea con la direttiva europea sui mutui (2014/17/UE). In particolare, la norma individua la conoscenza, l’abilità e la competenza del professionista (persona fisica) incaricato di stimare il “valore di mercato e un valore diverso dal valore di mercato”, sia che tale attività venga svolta individualmente che in forma associata o societaria. Inoiltre la norma è propedeutica al processo di certificazione (ISO 17024), allo stato, già offerto dalla Inarcheck S.p.A. La certificazione Inarcheck è patrocinata dalla CIPAG che prevede una tariffa agevolata per gli iscritti alla cassa (http://www.inarcheck.it/index.php/areadownload), nonché un rimborso di euro 200,00 a titolo di incentivo professionale per coloro che superano con esito positivo l’esame previsto ai fini della certificazione. La norma può essere acquistata solo ed esclusivamente attraverso l’UNI, anche on-line sul sito www.uni.com
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Categoria A - Praticanti, iscritti, singoli o in gruppo, fino a 30 anni di età. Primo premio euro 5.000,00 Secondo premio euro 3.000,00 Terzo premio euro 2.000,00 Categoria B - Iscritti, singoli o in gruppo, di età superiore a 30 anni. Primo premio euro 5.000,00 Secondo premio euro 3.000,00 Terzo premio euro 2.000,00 Nei gruppi appartenenti alla categoria B dovrà comunque essere garantita la presenza di un praticante o di un giovane iscritto fino a 30 anni di età. I premi verranno assegnati in base alla graduatoria conclusiva. Il soggetto aggiudicatario sarà informato via PEC. Segnalazioni di merito È facoltà della giuria di procedere a segnalazioni di merito. Mostra progetti I progetti premiati, quelli segnalati ed eventuali progetti ritenuti comunque di particolare interesse, potranno essere esposti durante gli eventi, le mostre e gli incontri che si terranno a Milano, sia in sede di Expo che in altre location, dal 1 maggio al 31 ottobre 2015. Partecipando al concorso il candidato autorizza la Fondazione Geometri Italiani a riprodurre i progetti e i prototipi per le pubblicazioni che riterrà più opportune. Produzione e diritti d’autore La proprietà intellettuale dell’opera resta degli autori. Timing • 27 febbraio 2015: consegna dei progetti in concorso. • 20 marzo 2015: pubblicazione sul sito www.fondazionegeometri.it dei progetti ammessi alla mostra e in gara per l’assegnazione dei premi. • 10 aprile 2015: pubblicazione esito del concorso. • 1 maggio - 31 ottobre 2015: mostra dei progetti in concorso e premiazioni. Info Fondazione Geometri Italiani Tel. +39 06 42 74 41 80 Fax +39 06 42 00 54 41 segreteria-associazioni@cng.it www.fondazionegeometri.it
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DALLA CASSA Antonio G. Paladino
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on sembrano addensarsi nubi all’orizzonte per la Cassa di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti (Cipag). Le riforme adottate dai suoi vertici negli anni scorsi, sembrano produrre effetti positivi nel medio e lungo periodo, sia dal lato delle prestazioni istituzionali che su quello degli interventi per assicurare l’equilibrio di bilancio. Queste alcune delle considerazioni rese note dalla sezione centrale di controllo sugli enti della Corte dei conti, nel testo della deliberazione n. 81/2014, con cui si
La Corte dei conti promuove la Cassa di Previdenza e Assistenza dei geometri è verificato l’andamento e le risultanze della gestione 2013 dell’ente oggi guidato da Fausto Amadasi. Innanzitutto i saldi. Quelli della gestione previdenziale sembrano confermare nel 2013 gli interventi posti in essere dagli organi di amministrazione per garantire nel lungo periodo la sostenibilità del rapporto tra contributi e prestazioni. In dettaglio, il saldo tra entrate contributive e prestazioni, che nel 2012 mostrava un risultato negativo per 10,07 milioni di euro, lo scorso anno ha registrato un segno positivo per 6,744 milioni. Numeri che la Corte definisce
«confortanti, benché ancora lontani dai saldi degli anni ancora precedenti». Per quanto attiene al saldo della gestione patrimoniale, si deve però registrare una leggera flessione rispetto all’esercizio precedente. Per la Corte una particolare attenzione va dedicata agli indici, quali valori importanti ai fini dell’equilibrio economico-finanziario della Cipag. Tra questi, il rapporto tra iscritti e pensionati che risulta in leggera flessione per effetto congiunto del lieve decremento del numero degli iscritti (-0,3%) e dell’aumento del numero dei pensionati (+1,9%),
mentre è sostanzialmente stabile il rapporto tra entrate contributive e pensioni erogate. Un plauso, per la Corte, deve essere fatto ai vertici della Cassa per l’adozione delle misure che permettono effetti positivi nel medio e nel lungo periodo. Le più recenti stime, contenute nel bilancio tecnico 2012-2061 mostrano la costante positività sia del saldo previdenziale che di quello corrente. ❑
Da “ItaliaOggi”, 16 ottobre 2014
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DALLA CASSA
Il presidente Amadasi sprona gli iscritti a prendere coscienza della necessità di nuovi sacrifici Dalla Cassa di Previdenza è giunta al Collegio una circolare a firma del Presidente geom. Fausto Amadasi e diretta ai Presidenti dei Collegi geometri italiani, con preghiera di diffusione presso tutti gli iscritti. Vi si descrive la situazione della Cassa di Previdenza e i sistemi escogitati dai suoi tecnici per mantenere fede ai suoi doveri previdenziali in anni di forte crisi e di fronte a disposizioni legislative che hanno chiamato gli iscritti a forti e impegantivi sacrifici.
C
aro Presidente, come ricorderai, nel 2012 abbiamo dovuto affrontare uno stress test imposto dalla Legge Fornero che ci ha obbligato a dimostrare la sostenibilità a 50 anni. In quella occasione, per evitare di intervenire con scelte drastiche, sono stati programmati una serie di provvedimenti in più anni (sino al 2018) che passano dall’aumento della età per l’accesso alla pensione retributiva (70 anni a regime nel 2019), all’aumento graduale del contributo soggettivo che giunge al 15% con contestuale adeguamento del soggettivo minimo a euro 3.250 oltre ad euro 1.625 di integrativo minimo (entrambi a regime nel 2017). Inoltre, come già comunicato agli iscritti, a decorrere dal 1 gennaio 2015 il contributo integrativo è stato innalzato al 5% per la committenza privata mentre è rimasto invariato al 4% per le Pubbliche Amministrazioni ed è stato altresì disposto il blocco della rivalutazione Istat sino all’anno 2019 per le pensioni di importo annuo superiore ad euro 35.000. Per ultimo, nei giorni scorsi il Comitato dei Delegati della Cassa ha deliberato ulteriori provvedimenti che ti riassumo in modo che tu possa darne ampia comunicazione agli iscritti del Collegio da te rappresentato: • Eliminazione delle agevolazioni contributive per i pensionati attivi parificando l’importo della contribuzione minima a quella versata dall’iscritto ordinario. L’agevolazione contributiva rimane attiva per i soli pensionati d’invalidità; • Adeguamento delle pensioni di invalidità, inabilità e indirette in proporzione agli anni effettivamente versati rispettando il principio di equità tra chi è stato sempre rispettoso dei doveri contributivi e chi non sempre è stato attento nel costruirsi il proprio futuro previdenziale. Tale prestazione, che mantiene il calcolo con il metodo retributivo, non intacca il principio solidaristico che caratterizza la nostra previdenza; • Rinnovo della polizza Long Term Care migliorando la rendita mensile spettante in caso di non sufficienza, di ben 477 euro e quindi assicurando all’iscritto un assegno mensile di euro 1.480. Tale garanzia è assicurata dalla Cassa all’iscritto versando un premio pro-capite lievemente più basso della precedente polizza. 24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
La polizza prevede la possibilità, per l’iscritto, di ampliare la rendita mensile di ulteriori 700 euro versando un’esigua somma annua su base volontaria. • Utilizzo degli ulteriori risparmi ottenuti dalla gestione della Cassa per sostenere il welfare dei giovani iscritti destinando queste somme: a) alla promozione ed al finanziamento della previdenza complementare attraverso la copertura delle spese di start-up del Fondo Futura; b) al sostegno delle forme professionali aggregative che includano nella compagine sociale giovani professionisti, ed in particolare: – per gli incentivi per la formazione e per il sostegno dell’attività professionale, la Cipag disporrà un innalzamento di euro 100,00 del contributo riconosciuto ai giovani professionisti di età non superiore a 35 anni per la frequentazione di tutti i corsi istituiti e/o validati dal CNG; – per l’accesso agevolato ai prestiti tramite Confidi, la Cipag destinerà un contributo pari ad euro 100,00 a copertura del costo delle spese di istruttoria della pratica. Le modifiche regolamentari e staturie di cui sopra ci hanno consentito di superare l’ostacolo della sostenibilità cinquantennale impostaci, evitando il rischio di dover conferire l’intero nostro patrimonio alle casse dello Stato e di confluire il nostro sistema previdenziale nella gestione separata INPS che, a regime nel 2018, sconterà una aliquota contributiva del 33%. È vero che tale sistema consente di ridurre il versamento minimo in base al reddito, ma è anche vero che tale riduzione ha come conseguenza una maturazione dell’anzianità contributiva inferiore all’annualità e proporzionata a quanto versato. Questa scelta è stata intrapresa da INARCASSA ma, per le ragioni di cui sopra, compromette il nostro sistema previdenziale consegnando alle future generazioni una precarietà ancora più devastante di quella che stanno subendo oggi le nuove generazioni. Pur consapevoli delle attese dei nostri iscritti e delle pressioni che tutti voi state subendo dalla base, l’andamento del rapporto tra contributi e pensioni, se prendessimo provvedimenti di diminuzione dei contributi, metterebbe a rischio la sopravvivenza della Cassa vanificando tutti i sacrifici fatti sino ad oggi dalla categoria per mantenere un proprio ruolo nella società di domani. Ad aggravare il quadro economico, lo Stato ha imposto un altro carico fiscale che sta erodendo la redditività del nostro patrimonio estendendo alle Casse la spending review (obbligo di risparmiare sulle spese di funzionamento rispetto a quanto contabilizzato nei bilanci 2010), nostro obiettivo già
DALLA CASSA
a partire dal 2008, ma poi ci ha obbligato a riversare quanto risparmiato nelle proprie casse costituendo di fatto una forma di tassazione impropria. Una riduzione dei contributi per uno o due anni, come richiesto da alcuni, certamente potrebbe dare un sollievo temporaneo agli iscritti, ma non risolverebbe certamente il problema principale che è quello di una ripresa decisa dei redditi professionali. Questq è la sfida che dobbiamo affrontare con l’aiuto di tutti cominciando da chi come noi ha la responsabilità delle scelte d’indirizzo, occorre vincere la tentazione di continuare a piangerci addosso ed attivarci per contribuire a far decollare questa ripresa che deve trarre impulso anche dalle pressanti criticità che la fragilità del nostro Paese ha fatto emergere in tutti i settori vicini alle nostre attività e che ben conosciamo. La scelta che come Cassa abbiamo fatto per venire incontro agli iscritti è stata quella di cercare di agevolare il pagamento dei contributi e attualmente oltre un quarto del nostro patrimonio è oggetto di rateizzazione diretta o tramite le esattorie anche se, come si evince chiaramente dalla lettura dei nostri bilanci, il rapporto tra la contribuzione dovuta e le pensioni erogate sta pericolosamente avvicinandosi
alla parità. Nonostante il debito contributivo degli iscritti verso la Cassa sia molto elevato, in questi giorni, anche su esplicita sollecitazione dei Delegati, stiamo verificando la possibilità di consentire una diversa e più ampia rateizzazione dei contributi relativi per il prossimo anno in 10 rate, anche attivando una specifica convenzione con un istituto di credito che opera su tutto il territorio nazionale. Il momento difficile ci impone di continuare ad agevolare che, pur con grande difficoltà, cerca di mantenersi in regola con la contribuzione, di ripartire il peso di questa crisi in modo equo, continuando a perseguire le “disattenzioni” di chi non rispetta le regole facendo una concorrenza sleale ai colleghi. Facciamo partire al più presto la riforma del Catasto, promuoviamo con le Pubbliche Amministrazioni ed i Comuni convenzioni che portino nuove opportunità per gli iscritti, in poche parole, diamoci da fare per inventarci le occasioni di lavoro perché, se sappiamo coglierle, di occasioni ce ne sono veramente tante. Un cordiale saluto Fauso Amadasi
Dal 1 gennaio 2015 il contributo integrativo in fattura per i clienti privati passa dal 4% al 5% Tra i provvedimenti indispensabili per rispettare gli obiettivi di sostenibilità a 50 anni imposti dalla legge Fornero n. 214/2011, adottati dal Comitato dei Delegati nella seduta del 24 novembre 2011 ed approvati dai Ministeri vigilanti, è stata inserita la scelta di innalzare l’aliquota del contributo integrativo dal 4% al 5% a far data dal 1 gennaio 2015. Da tale data sarà quindi necessario per tutti gli incarichi da committenti privati indicare nelle fatture professionali l’aliquota del contributo integrativo al 5%. Tale aumento non si applica per le prestazioni professionali effettuate alle Pubbliche Amministrazioni, per le quali rimane in vigore l’aliquota del 4%. Per ulteriori informazioni sulle aliquote dei contributi obbligatori e per visionare l’elenco delle Pubbliche Amministrazioni è possibile consultare la sezione dedicata alla contribuzione del sito: http://www.geometrinrete.it/it/cassa/cassa-geometri
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 25
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nicolò Sarzi Sartori
Il geometra esperto del giudice ed il valore in condizioni di vendita forzata
I
l 17 ottobre scorso si è svolto a Brescia, nell’aula magna dell’ITG “Tartaglia” il convegno proposto dalla Commissione estimo del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Brescia, avente come argomento l’«Alienazione degli immobili staggiti nel processo esecutivo. L’esperto del giudice ed il valore in condizioni di vendita forzata». L’incontro nasce allo scopo di presentare il protocollo d’intesa che il Consiglio Nazionale Geometri e l’Associazione “GEO.Val.Esperti” hanno siglato con ANPE di Brescia: accordo di valore nazionale nato a Brescia. Protagoniste dunque sono state le categorie professionali dei notai e dei geometri, che collaborano per realizzare un portale-vetrina destinato alla gestione e alla pubblicità degli immobili oggetto di procedure esecutive. L’incontro ha dunque il compito di presentare i dettagli del progetto e le competenze tecniche di geometri e notai per il raggiungimento degli obbiettivi condivisi che, partendo dalla nostra città, possano instaurare una prassi generale di alta professionalità valido per l’intero territorio nazionale. Di rilevanza è che gli immobili trattati siano oggetto di una preventiva due diligence notarile e tecnica in modo da garantire sia il futuro acquirente sia i procedenti nella delicata fase di assegnazione. L’interesse dell’evento ha 26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
portato a Brescia il Presidente e il Vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geometri, rispettivamente i geomm. Maurizio Savoncelli e Antonio Benvenuti; i loro
interventi hanno quindi aperto la conferenza. Il geometra Giovanni Platto, Presidente del Collegio di Brescia e il Presidente nazionale Maurizio Savoncelli
tengono a sottolineare l’importanza del convegno: evidente, se si pensa a quanto siano centrali nella formazione del geometra la valutazione e l’estimo. La ragione del convegno sta pertanto anche nell’ottica di favorire la professionalità del geometra. Il discorso della qualificazione del perito viene affrontato dal Vicepresidente nazionale Antonio Benvenuti in un’ottica di formazione continua e conformità agli standard europei, ora ancor più necessaria con la nascita del nuovo ente italiano di normazione UNI. A parlare dell’accordo fra ANPE e GEO.Val.Esperti è il notaio dott. Paolo Cherubini, presidente dell’Associazione Notarile Procedure Esecutive. Esito principale della collaborazione è la realizzazione di una vetrina immobiliare anche detta
DAL COLLEGIO DI BRESCIA In questa pagina, in senso orario: Antonio Benvenuti, vicepresidente CNGeGL; Paolo Cherubini, presidente dell’Associazione Nazionale Procedure Esecutive; Giovanni Platto, presidente del Collegio Geometri di Brescia.
Nella pagina di sinistra: il tavolo dei relatori. Da sinistra, la geom. Gabriella Sala, il geom. Giovanni Platto, il geom. Maurizio Savoncelli, il notaio Paolo Cherubini, il geom. Antonio Benvenuti. In basso: Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati.
“portale vetrina”, nella quale alla già presente scheda pubblicitaria viene aggiunta una parte tecnica (contenente certificazioni, regolamenti urbani etc.) che funge da garanzia per l’acquirente e inoltre velocizza le procedure anticipando quei controlli che solitamente avrebbero luogo nell’imminenza delle compravendite. Le metodologie utili per la compilazione del fac-simile ANPE, ovvero il rapporto di valutazione indicato nel quesito del giudice, vengono illustrate dal geom. Giuliano Vacchi, che si è avvalso anche di un esemplificativo caso studio. Le metodologie necessarie per operare con professionalità negli incarichi inerenti le stime degli immobili vengono invece illustrate nei due interventi successivi dai geometri Aleandro Botticchio e Matteo Negri: si parla
dunque, prima di due diligence, poi di best practise. Nel concreto l’intervento del geom. Botticchio delinea quello che dovrebbe essere il modus
operandi del perito, insistendo sulla necessità di verificare personalmente lo stato di fatto dell’immobile e di confrontarlo, oltre che
con la normativa, anche con la documentazione. In breve, sarà dunque necessario verificare, oltre allo stato di possesso del bene, anche l’esistenza di formalità, vincoli o oneri gravanti sul bene stesso, la regolarità edilizia, urbanistica e ambientale e l’esistenza della dichiarazione di agibilità. L’intervento del geom. Negri invece verte, passando anch’egli per un caso studio, su come ricavare il valore nelle stime immobiliari. Il Collega consiglia di prendere in esame le problematiche che possono influire significativamente nel frangente di tempo che intercorre tra la data di alienazione e quella di aggiudicazione, così da elaborare una previsione, per difetto o per eccesso, che si riveli poi attendibile. In chiusura,suggerisce inoltre la possibilità di implementare la banca dati attraverso IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 27
DAL COLLEGIO DI BRESCIA Sopra, da sinistra: il presidente Giovanni Platto, l’avv. Marta Mistè, direttore Anpe di Brescia e G.E. dott. Giovanni Sabbadini, giudice Sezione Civile c/o Sezione Commerciale - Esecuzioni immobiliari e mobiliari - Magistrati del Tribunale di Brescia. In basso, veduta dell’aula magna del Tartaglia durante i lavori.
l’osservazione del mercato immobiliare e la rilevazione dei dati immobiliari (prezzi e caratteristiche quantitative e qualitative). Al termine del convegno c’è stato l’intervento del Giudice delle Esecuzioni dott. Giovanni Sabbadini, magistrato del Tribunale di Brescia, che ha chiarito ulteriormente lo svolgimento della procedura esecutiva, ma che ha sottolineato anche come il legislatore non si sia ancora espresso in merito all’obbligo di operare secondo quanto indicato dal rapporto di valutazione; il Magistrato ha invitato però ad utilizzarlo auspicando un’efficace standardizzazione delle procedure. ❑
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SCUOLA
Per scegliere la scuola superiore da quest’anno c’è anche il test gratuito
N
elle scuole secondarie di primo grado (le medie inferiori) prende il via la seconda edizione del progetto di orientamento scolastico istituito dalla Fondazione geometri italiani. Quest’anno c’è una grande novità: sarà disponibile un test online realizzato da psicologi esperti che consentirà di avere un profilo dettagliato delle attitudini dei ragazzi. Completamente gratuito. È partita a novembre la seconda edizione di Georientiamoci, il programma di orientamento scolastico che lo scorso anno ha avuto un grande successo coinvolgendo oltre 4.500 classi e 100mila studenti che dovevano scegliere il loro indirizzo per le scuole superiori. Quest’anno si replica, e aumenta il numero delle classi che possono aderire e che riceveranno un kit multimediale e documentazione da utilizzare in aula per conoscere le possibilità offerte dai diversi indirizzi di studio. Una scelta resa complessa anche da successive riforme che hanno modificato nomi e percorsi scolastici. Un momento fondamentale per la vita dei ragazzi e per il loro futuro che ora può contare su strumenti completi e accurati per informarsi e scegliere in modo consapevole. Georientiamoci ha ottenuto lo scorso anno il supporto del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, accreditamento che è in corso anche per questa edizione. Le scuole che vo-
gliono aderire a Georientiamoci possono consultare il sito georientiamoci.it dove troveranno tutte le informazioni e proporsi direttamente per partecipare al progetto. L’iniziativa, voluta dalla Fondazione Geometri Italiani a beneficio di tutti i ragazzi italiani, ha una importante novità: un accurato test di orientamento che è disponibile gratuitamente. Il test è stato realizzato da psicologi che operano nelle scuole e da esperti nell’analisi di abilità e attitudini che hanno elaborato domande e prove pratiche da svolgere online, capaci di esplorare a fondo le inclinazioni e propensioni dei ragazzi. Grazie alla combinazione di quesiti ed esercizi, l’esito delle indicazioni di orientamento è particolarmente accurato. Gli esercizi interattivi online sono uno strumento fondamentale. Sono stati resi possibili dall’applicazione di innovative tecnologie e permettono di considerare le nuove capacità dei ragazzi, cosiddetti nativi digitali, che utilizzano stru-
menti e mezzi, e quindi anche aree e attitudini latenti, che non è possibile esplorare con i test tradizionali. È la prima volta che un test di valutazione scientifico così approfondito viene messo a disposizione delle famiglie. Ed è gratuito. Georientiamoci. Una rotta per l’orientamento, è un progetto didattico di orientamento rivolto alle classi terze delle scuole secondarie di primo grado che ha come obiettivo quello di presentare agli studenti le diverse tipologie di scuola in cui potranno iscriversi, con un approfondimento specifico dedicato all’istruzione tecnica. Gli studenti avranno l’opportunità di conoscere da vicino la figura professionale del geometra, che è in grado di coniugare tradizione, nuove conoscenze, tecnologia e innovazione ed il percorso di studi che permette di accedere a questa professione. Questo progetto offre inoltre un valido strumento per studenti e genitori per
conoscere meglio il nuovo percorso formativo dell’Istituto Tecnico - settore tecnologico indirizzo Costruzioni Ambiente e Territorio (CAT), che ha sostituito, dopo la riforma del 2010, il tradizionale Istituto Tecnico per Geometri (I.T.G.). Il progetto, promosso dalla Fondazione Geometri Italiani, realizza un percorso efficace e dinamico a supporto dell’attività di orientamento alla luce del nuovo assetto che la recente riforma ha dato all’istruzione secondaria di secondo grado. Tutte le classi che aderiranno al progetto avranno la possibilità di partecipare a un concorso creativo di classe, “Scuola 2.0: il mio futuro”, che sarà l’occasione per gli studenti di riflettere sulle proprie aspirazioni e sul futuro che si aspettano. Nell’ambito del progetto è previsto anche un concorso creativo individuale “Io, Geometra 2.0”, rivolto a tutti gli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado che si iscriveranno a un istituto tecnico, settore tecnologico a indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio (CAT) per l’anno scolastico 2014/2015, indipendentemente dalla loro partecipazione al progetto didattico di classe. Il concorso darà ai singoli studenti la possibilità di raccontare il tipo di geometra che sognano di diventare. ❑
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SCUOLA
Esami di Stato 2014 Le due prove scrittografiche
Ministero dell ’Istruzione, dell ’Università e della Ricerca DIPARTIMENTO PER L’ISTRUZIONE DIREZIONE GENERALE PER GLI ORDINAMENTI SCOLASTICI E PER L’AUTONOMIA SCOLASTICA
ESAMI DI STATO PER L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE DI GEOMETRA - SESSIONE 2014 PRIMA PROVA SCRITTA O SCRITTO-GRAFICA Un lotto di terreno, come indicato e quotato negli stralci planimetrici fuori scala, insiste in zona B2 del PRG del Comune con indice territoriale, It = 0,65 mc./mq., altezza massima degli edifici, 10,00ml., distanze dai confini, 5,00 ml., distanze dai confini con le strade pubbliche, 7,00 ml.
Il candidato esegua il progetto di massima di un edificio di civile abitazione plurifamiliare e delle sistemazioni esterne, tenendo conto che il piano interrato è destinato anche a parcheggio da verificare secondo la Legge 122/89 (Legge Tognoli). Gli elaborati da eseguire sono: 1) Pianta delle sistemazioni esterne e copertura del fabbricato in scala 1:500; 2) Pianta P.T., Piano tipo, Prospetti e almeno una Sezione in scala 1:200.
Legge 122/89 (Legge Tognoli) Art. 1 (omissis)… Art. 2 1. (omissis)… 2. L’articolo 41-sexies della legge 17 agosto 1942 n. 1150, è sostituito dal seguente: «Art. 41-sexies Nelle nuove costruzioni ed anche nelle aree di pertinenza delle costruzioni stesse, debbono essesre riservati appositi spazi per parcheggi in misura
non inferiore ad un metro quadro per ogni dieci metri cubi di costruzione… Artt. da 3 a 8 (omissis)… Art. 9 1. I proprietari di immobili possono realizzare nel sottosuolo degli stessi ovvero nei locali siti al piano terreno dei fabbricati parcheggi da destinare a pertinenza delle singole unità immobiliari, anche in deroga agli strumenti urbanistici ed ai regolamenti edilizi vigenti…
Tempo massimo della prova: ore 8. Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici e di raccolte di leggi non commentate.
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SCUOLA
Ministero dell ’Istruzione, dell ’Università e della Ricerca DIPARTIMENTO PER L’ISTRUZIONE DIREZIONE GENERALE PER GLI ORDINAMENTI SCOLASTICI E PER L’AUTONOMIA SCOLASTICA
ESAME DI STATO PER L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE DI GEOMETRA - SESSIONE 2014 SECONDA PROVA O SCRITTO-GRAFICA Della particella pentagonale ABCDE, con lati a pendenza costante, sono note le coordinate planoaltimetriche dei vertici, rispetto ad un sistema di coordinate cartesiane ortogonali: VERTICI
ASCISSE
ORDINATE
QUOTE
A B C D E
258,75 388,80 210,20 50,35 73,10
208,80 75,40 -65,45 36,25 148,70
115,37 109,28 99,01 105,69 110,28
Il candidato, dopo aver calcolato le distanze e le quote dei vertici A, B, C, D, E dia del terreno una rappresentazione a curve di livello con equidistanza di 1 m. Successivamente progetti un collegamento stradale tra punto A e il punto E utilizzando una pendenza massima del 5%, disegnandone la planimetria e il profilo longitudinale ed esegua il computo metrico relativo alla strada da realizzare.
Tempo assegnato per lo svolgimento della prova: ore 8. Durante la prova sono consentiti l’uso di strumenti di calcolo non programmabili e non stampanti e la consultazione di manuali tecnici e di raccolte di leggi non commentate.
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SCUOLA
Esami di Stato 2014 Elenco degli abilitati delle Commissioni 16, 17 e 18 Candidati ammessi Candidati presentati Esiti positivi Esiti negativi Percentuale abilitati Commissione 16 Istituto Tartaglia - Brescia Andrea Abondio Majda Amrate Alessandro Angelini Alex Angeri Guido Archetti Matteo Archetti Yuri Archetti Andrea Arrighi Nicola Avanzi Diego Ballardini Nicola Barucco Erik Bazzoli Algert Bedeli Francesco Begotti Roberto Belometti Giovanni Belotti Mario Ottorino Bergamini Luca Bertoli Damiano Bettoni Valentina Bettoni Davide Bianchetti Maijcol Biondi Jacopo Bonavetti Ezio Bonera Nicola Bonfadelli Stefania Bono Michele Bonomini Elisa Bordignon Michele Bresciani Francesco Brodini David Brunelli Michele Bruschi Mirko Bulgarini Fabrizio Calvi Sara Camplani Luca Caravaggi Giulia Carbonini Sara Carrera Andrea Ceresoli 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
202 171 143 28 84% Silvana Ceretti Stefano Chiesa Stefano Chini Omar Ciccia Salvatore Coppola Domenico Costantini Monica Cravello Simone Crescini Mattia Creta Sara Cucchi Diana D’Agostino Luca De Gasperi Silvia De Giuli Giuseppe Mattia Della Cave Fabio Econimo Marco Fabbro TOTALE N. 56 Commissione 17 Istituto Tartaglia - Brescia Franco Faroni Silvia Ferrari Simona Ferreri Mattia Festa Andrea Foletti Gloria Fornari Michela Franceschetti Marco Franzelli Giorgio Frosi Francesca Galuppini Simone Gambatesa Roberto Gasparini Elisa Gatta Elena Ghidini Vittorio Giannino Stefano Gnali Eliana Goffi Michele Guerini Vittorio guida Giulia Gussago Marco Gustinelli
Anna Maria Inskeep Luca Lancini Christian Losio Andrea Maffezzoni Nicola Magri Simona Magri Francesco Manella Sibilla Marengo Matteo Marfella Alessandro Marini n. 1993 Alessandro Marini* n. 1991 Simone Martinotti Andrea Mattei Marco Mendini Michele Merlin Alessandro migliorati Jonathan Mondinelli Mattia Moraschi Andrea Mosca Raimondo Nessuno Linda Nodari Stefano Nozzetti Livio Orizio TOTALE N. 44 Commissione 18 Istituto Einaudi - Chiari Andrea Ottelli Paolo Palmerini Diego Panteghini Francesca Papa Devid Pasini Nicola Pasini Luisa Pedretti Simona Peli Andrea Perani Russo
Gianluca Peri Diego Petenzi Francesco Pezzotti Federico Piovanelli Marina Platonova Luca Premoli Marco Pundetta Daniel Radici Alessandro Renica Diego Richiedei Alessandro Ridoli Mauro Rizzi Matteo Rizzini Ivan Rota Giovanni Attilio Sala Nicola Sanca Federico Schiff Silvana Secchi Matteo Signorini Alex Signoroni Tommaso Solfrini Silvia Spagnoli Simone Spillare Sergio Sviato Widad Taouizi Alessandro Tessadrelli Mauro Tignonsini Alessio Toninelli Pietro Tortora Michael Treccani Alessio Vermi Paolo Visentini Lorenzo Zampedri Giacomo Zuffellato TOTALE N. 43
Partecipanti ai corsi di preparazione agli Esami di Stato che hanno conseguito l’abilitazione 1° corso c/o Ist. Tartaglia di Brescia 2° corso c/o Ist. Tartaglia di Brescia 3° corso c/o Ist. Tartaglia di Brescia 4° corso c/o Ist. Tartaglia di Brescia 1° corso c/o Ist. Olivelli di Darfo 1° corso c/o Ist. Battisti di Salò Non iscritti ai corsi
80% 82% 82% 83% 95% 79% 40%
LEGALE Cristina Biati Ilaria Paternoster Da “Il Punto” notiziario del Comune di Lumezzane
L’
articolo 23 del decreto cosiddetto “Sblocca Italia” ha introdotto delle importanti novità nel regime del “rent to buy”, cioè l’affitto con riscatto. Con tale definizione si intende la possibilità per un soggetto di conseguire immediatamente con un contratto di locazione l’utilizzo di un immobile pagandone il canone periodico (di regola più elevato di quello praticato dal mercato, in quanto destinato non solo a remunerare il godimento di un immobile, ma anche a riservare una quotaparte in conto prezzo della successiva vendita) e rinviando a un momento successivo l’acquisto del diritto di proprietà e il pagamento del
L’affitto con riscatto è finalmente legge
prezzo residuo, scalando i canoni già pagati in precedenza. In sostanza, mediante tale tipologia contrattuale si consente, da un lato, al conduttore/acquirente di conseguire immediatamente la disponibilità di un alloggio che soddisfi le proprie esigenze, posticipando le difficoltà di reperire tutta la provvista necessaria e, dall’altro, al locatore/venditore di “assicurarsi” il trasferimento, seppur differito nel tempo, dell’alloggio e di superare le attuali difficoltà di mercato, ammortizzando, nel contempo, i costi compresi connessi nella gestione della proprietà immobiliare. Il decreto “Sblocca Italia” in-
troduce importanti novità per gli acquirenti i quali, quindi, maturano un vero e proprio diritto alla compravendita dell’immobile, ma a tutela dei potenziali compratori ci sono altre garanzie. A tale riguardo, il legislatore, ponendo fine ad ogni sorta di interpretazione circa la formula più idonea e cautelativa offerta dalla dottrina, stabilisce che i contratti che prevedono l’mmediata concessione del godimento di un immobile con diritto per il conduttore di acquistarlo entro un termine determinato devono essere trascritti, ai sensi dell’articolo 2445 bis, come vengono trascritti i normali contratti preliminari. Tali contratti do-
vranno pertanto rivestire la forma dell’atto pubblico redatto dal notaio o dalla scrittura privata autenticata. Tali contratti poi, diversamente dai preliminari, avranno una durata della trascrizione non superiore a dieci anni, e non si possono fare per immobili che siano ipotecati, a meno di frazionare l’ipoteca e attribuire al conduttore una quota del mutuo stipulato dal costruttore. Anche in caso di fallimento le tutele per l’acquirente sono maggiori: infatti il decreto sblocca Italia esclude, in caso di fallimento del concedente, la revocatoria a tutela del conduttore con diritto all’acquisto da parte di chi abbia trascritto. ❑
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LEGISLAZIONE
Ecobonus per amianto: incapsulamento o smaltimento?
L
a bonifica dell’amianto in edilizia è uno dei temi aldi e di grande attualità. Nei decenni scorsi le fibre di amianto sono state molto impiegate nella realizzazione di manufatti edili sia per le loro caratteristiche tecniche che per la facilità di lavora-
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zione e l’economicità. Purtroppo, però, queste fibre, se disperse nell’ambiente, sono altamente cancerogene. Da tempo l’amianto è fuorilegge e una mano alla bonifica arriva dal Governo che, con il decreto legge 63/2013, ha esteso dal gennaio scorso le agevola-
zioni fiscali per le ristrutturazioni e l’efficienza energetica, anche agli interventi di bonifica dell’amianto. Già questa di per sé è un’ottima notizia, ma riguardo a queste disposizioni, che rientrano in un pacchetto di provvedimenti conosciuto come “Ecobonus”, ci sono alcuni ulteriori interessanti aspetti da rilevare. Il primo è l’aliquota che è stata fisata per la detrazione dall’Irpef, e che è ben del
65% della spesa sostenuta per l’intervento di bonifica dell’amianto, sicuramente quindi un ottimo incentivo. Bonificare dall’amianto, oltre che salvaguardare la nostra salute, diventa anche meno gravoso economicamente. Per bonifica dell’amianto si intende la messa in sicurezza dei manufatti edili mantenendoli sul luogo dove essi si trovano. Esiste più di una tecnica di bonifica: la più comune è l’incapsulamento, che consiste nel coprire i manufatti con prodotti che creano attorno ad essi una sorta di manto protettivo che impedisce alle fibre di amianto di disperdersi nell’aria. La tecnica del confinamento dell’amianto viene invece adottata quando si devono bonificare strutture in amianto piuttosto ampie come, ad esempio, coperture di capannoni ed edifici di ogni genere o altre componenti edili. Con il confinamento, in soatanza, si crea un rivestimento che ricopre fedelmente tutti gli elementi in amianto isolandoli dall’ambiente. Per smaltimento si intende invece la demolizione vera e propria dei manufatti (senza però la rottura di questi, ma solo il loro smontaggio) e il trasporto in discarica, dove vengono definitivamente collocati. ❑
LEGISLAZIONE
Bonus ed ecobonus i mutui sono un aiuto
B
onus ed ecobonus viaggiano con il vento in poppa e la ricaduta positiva delle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni – prorogate fino al 31 dicembre 2015 – hanno contribuito ad aumentare la richiesta e la concessione di mutui. Le ristrutturazioni degli immobili rappresentano la soluzione ideale per chi ha necessità di avere una casa accogliente, ma non abbastanza soldi da investire nell’acquisto di un immobile nuovo. La sinergia tra detrazioni fiscali e richieste di mutui pare la soluzione ideale: tra luglio e dicembre 2013 le domande di un mutuo per ristrutturazione sono aumentate dal 2,6% al 7,6%, richieste favorite dalle detrazioni fiscali per ristrutturazione immobili. L’andamento è frutto di un’indagine di mutui.it e facile.it. Secondo l’indagine, l’importo utile a ristrutturare l’abitazione si aggirerebbe intorno ai 72mila euro, cifra solitamente richiesta da una persona intorno ai 44 anni che vuole ristrutturare cercando di investire solamente il 26% del valore dell’intero immobile. I mutui richiesti si possono estinguere in circa 15 anni e il tasso di interesse preferito è il variabile. A scegliere il tasso fisso sarebbe il 37%. Con la disponibilità del mutuo, l’intervento di ristrutturazione è più accessibile e si allarga dunque la base di chi interverrà su muri
e impianti di casa cercando di usufruire del massimo delle detrazioni, per ora previsto fino al 31 dicembre 2015 (bonus 50%, ecobonus 65%). Per quanto riguarda l’ecobonus, l’agevolazione fiscale consiste in detrazioni dall’Irpef o dall’Ires ed è concessa quando si eseguono interventi che aumentano il livello di efficienza energetica di edifici esistenti. Le detrazioni sono riconosciute se le spese sono sostenute per: la riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento; il miglioramento termico dell’edificio (coibentazioni, pavimenti, finestre comprensive di infissi); l’installazione di pannelli solari; la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. Le detrazioni fiscali al 65% sono da ripartire in dieci rate annuali di pari importo. In generale, come tutte le detrazioni d’imposta, l’agevolazione è ammessa entro il limite che trova capienza nell’imposta annua derivante dalla dichiarazione dei redditi. In sostanza, la somma eventualmente eccedente non può essere chiesta a rimborso. Per quanto riguarda le ristrutturazioni (bonus 50%) il limite massimo di spesa è di 96.000 euro per unità immobiliare oggetto della ristrutturazione. La dotazione è sempre ripartita in 10 quote annuali di pari importo ed è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a 10.000 euro.
Ricordiamo che oltre ai costi necessari per l’esecuzione dei lavori edili, ai fini del bonus ristrutturazioni 2015, possono essere detratte le seguenti voci: le spese per la progettazione e le altre prestazioni professionali connesse; le spese per prestazioni professionali comunque richieste dal tipo di intervento; la spese per la messa in regola degli edifici ai sensi del D.m. 37/2008 – ex
altri eventuali costi strettamente collegati alla realizzazione degli interventi, nonché gli adempimenti stabiliti dal regolamento di attuazione degli interventi agevolati (decreto n. 41 del 18 febbraio 1998). L’Agenzia delle Entrate specifica inoltre che non possono invece ritenersi comprese tra quelle oggetto della detrazione le spese di trasloco e custodia dei mo-
legge 46/1990 (impianti elettrici) e delle norme UNI CIG per gli impianti a metano (legge 1083/1971) –; le spese per l’acquisto dei materiali; il compenso corrisposto per la relazione di conformità dei lavori alle leggi vigenti; le spese per l’effettuazione di perizie e sopralluoghi; l’imposta sul valore aggiunto, l’imposta di bollo e i diritti pagati per le cessioni, le autorizzazioni e le denunzie di inizio lavori; gli oneri di urbanizzazione e gli
bili per il periodo necessario all’effettuazione degli interventi di recupero edilizio. Per usufruire delle detrazioni Irpef per le ristrutturazioni o la riqualificaione termica degli edifici, le spese detraibili devono venire pagate unicamente tramite bonifico bancario. Questo è l’unico sistema accettato fiscalmente e che dà diritto alla detrazione. ❑ Da “Giornale di Brescia”, 28 novembre 2014
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SICUREZZA CANTIERI
Pubblicati i modelli semplificati per la redazione dei piani operativi per la sicurezza
È
stato pubblicato il decreto interministeriale 9 settembre 2014, ex articolo 104-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 ed ex articolo 131, comma 2-bis del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. Sono stati individuati i modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza (Pos), del piano di sicurezza e di coordinamento (Psc) e del fascicolo dell’opera (Fo), nonché del piano di sicurezza sostitutivo (Pss). Riteniamo utile pubblicare il testo del decreto e l’Allegato I contenente il modello semplificato per la redazione del Pos. Nei prossimi numeri della rivista pubblicheremo gli altri allegati. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministro della Salute Visto il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 recante: “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, di seguito D.lgs n. 81 del 2008; Visto in particolare, l’articolo 104bis del D.lgs n. 81 del 2008, il quale dispone che: “Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro della salute, da adottare sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza di cui all’articolo 89, comma 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
1, lettera h), del piano di sicurezza e coordinamento di cui all’articolo 100, comma 1, e del fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91, comma 1, lettera b), fermi restando i relativi obblighi”; Visto l’articolo 131, comma 2-bis del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, il quale dispone che: “Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro della salute, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, previa intesa in sede di Confernza permanente per i rapporti con lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati modelli semplificati per la redazione del piano di sicurezza sostitutivo del piano di sicurezza e coordinamento di cui al comma 2, lettera b), fermi restando i relativi obblighi”; Sentita La Commissione consultiva
permanente per la slute e sicurezza sul lavoro di cui all’articolo 6 del D.lgs n. 81 del 2008, nelle riunioni del 25 settembre, 23 ottobre, 27 novembre, 18 dicembre 2013 e 13 gennaio 2014; Acquisita l’intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano nella seduta del 12 giugno 2014; Considerato che è necessario individuare modelli semplificati di riferimento per la redazione del Piano Operativo di Sicurezza di cui all’articolo 89, comma 1, lettera h), di seguito Pos, del piano di sicurezza e di coordinamento di cui all’articolo 100, comma 1, di seguito Psc e del fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91, comma 1, lettera b), del D.lgs. n. 81 del 2008, come disposto dall’articolo 104bis del D.lgs n. 81 del 2008; Considerato che è necessario individuare un modello semplificato di riferimento per la redazione dem Piano di Sicurezza Sostitutivo, di seguito Pss, di cui all’articolo 131, comma 2, lettera b), del D.lgs 12 aprile 2006, n. 163; DECRETA Articolo 1 1. Ferma restando l’integrale applicazione delle previsioni di cui al Titolo IV del D.lgs n. 81 del 2008, i datori di lavoro delle imprese affidatarie e delle imprese esecutrici possono predisporre il Pos utilizzando il modello semplificato di cui all’alle-
gato I al presente decreto. Articolo 2 1. Ferma restando l’integrale applicazione delle previsioni di cui al Titolo IV del D.lgs n. 81 del 2008, i coordinatori possono predisporre il Psc utilizzando il modello semplificato di cui all’allegato II al presente decreto. Articolo 3 1. Ferma restando l’integrale applicazione delle previsioni di cui al D.lgs n. 163 del 2006, l’appaltatore o il concessionario possono predisporre il Pss utilizzando il modello semplificato di cui all’allegato III al presente decreto. Articolo 4 1. Ferma restando l’integrale applicazione delle previsioni di cui al Titolo IV del D.lgs n. 81 del 2008, i coordinatori possono predisporre il fascicolo dell’opera utilizzando il modello semplificato di cui all’allegato IV al presente decreto. Articolo 5 1. Entro 24 mesi dall’entrata in vigore del presente decreto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero della salute, provvede al monitoraggio della applicazione dei modelli di cui al presente decreto rielaborandone eventualmente i contenuti. 2. Dalla pubblicazione del presente decreto sul sito internet del Ministero del lavoro e delle politiche sociali viene fornita notizia a mezzo avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Roma 9 settembre 2014
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AGRICOLTURA Paolo Fappani
L’impiego del biogas per la produzione di energia in agricoltura
Ci scusiamo con i lettori, con l’Autore del presente articolo, e con il direttore del Collegio, Stefano Benedini, per l’errore in cui siamo incorsi nel n. 5/2014 (pagg. 38-39) - articolo “Organizzato dalla Commissione Agricoltura il convegno sull’utilizzo del biogas”, attribuendo, per un’incomprensione nella trasmissione del testo, al direttore Benedini un testo (non definitivo) opera invece del geom. Paolo Fappani. Pubblichiamo pertanto la versione corretta dell’articolo a firma del legittimo Autore.
L
a Commissione Agricoltura del Collegio geometri di Brescia ha ritenuto utile, per gli iscritti che operano in ambito agricolo, organizzare un convegno sul tema della produzione di energia elettrica con l’impiego di biogas ottenuto da reflui animali. In questi anni abbiamo assistito alla realizzazione di numerosi impianti di mediograndi dimensioni concentrati nella bassa pianura padana per lo più alimentati da cereali ( mais trinciato).
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La incentivazione statale aveva favorito la nascita e la proliferazione di questa tipologia di impianti. Col tempo l’opinione pubblica (Associazioni di categoria degli agricoltori, stampa specializzata, amministratori pubblici) si è resa conto che l’incentivazione, così come formulata in origine, aveva indotto una forte stortura nel settore ed ha cambiato rotta. Oggi vengono incentivati (in numero contingentato) solo impianti di piccola taglia che producono
biogas da reflui animali. È in questa direzione che il convegno si è indirizzato. Alla iniziativa hanno partecipato circa 110 iscritti di cui una decina provenienti dal Collegio di Cremona. Il convegno si è svolto il 19 settembre a Borgo San Giacomo nell’Auditorium della locale Cassa Rurale ed ha trattato i temi qui di seguito riportati: • Processi biologici di formazione del biogas. •Progettazione di un impianto per la produzione del biogas da reflui animali •Progettazione , realizzazione e gestione di un Impianto di cogenerazione: produzione di energia elettrica e di calore •Movimentazione dei mate-
riali in ingresso ed in uscita: problematiche legate alla gestione dell’impianto •Iter autorizzativo per la realizzazione di un impianto per la produzione di biogas da reflui animali •Convenzione con Ente Gestore Energia a cui cedere l’energia elettrica prodotta • Dibattito conclusivo Terminata la parte teorica del convegno, al pomeriggio è stata effettuata la visita a un impianto recentemente realizzato, a Casale Cremasco. Si tratta di un impianto di piccola taglia (100kW), calibrato sulle potenzialità dell’azienda agricola (300 vacche da latte in mungitura) alimentato esclusivamente da biogas
AGRICOLTURA
prodotto dal trattamento di reflui animali dell’azienda. I partecipanti hanno anche potuto visitare un’azienda leader nella produzione e gestione di impianti di cogenerazionedi varie dimensioni di Orzinuovi. La visita allo stabilimento ed al ma-
gazzino ricambi ha evidenziato il ruolo fondamentale che l’azienda svolge nel processo di produzione di energia elettrica non solo in termini di fornitura dell’impianto, ma anche in termini di assistenza ed efficienza del sistema di cogenera-
zione durante il funzionamento che deve essere garantito 24 ore su 24, per tutti i giorni dell’anno. Il materiale illustrativo presentato dai relatori durante l’incontro del mattino è disponibile sul sito del Collegio di Brescia www.col-
legio.geometri.bs.it al seguente percorso: Home Page -> la Formazione Professionale -> Documentazione relativa agli eventi. ❑
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DAL COLLEGIO DI LODI Patrizia Pinciroli Elena Vacchini
Cerimonia 2014 di premiazione degli iscritti al Collegio di Lodi da 30, 40, 50 e 60 anni
“C
he nessuno entri se non è geometra”. Platone collocò questa insegna all’ingresso della sua Accademia di filosofia – (387 A.C.) Fin dall’antichità ritenuta una professione legata alla concreta applicazione del Diritto, nella sua interpretazione, nel suo spesso irrinunciabile risvolto pratico; geometra: colui che era chiamato tra l’altro alla suddivisione dei fondi, alla stima delle derrate alimentari, al disegno ed alla vigilanza di opere e costruzioni di ingegno, all’incasso di tributi e a relazionare lo stato dei luoghi... La figura del geometra nasce nelle Legioni romane: all’interno del loro organigramma era presente una figura chiamata mensor precursore del geometra che tra le varie incombenze aveva il compito di tracciare le line base degli accampamenti temporei (castra aestiva) dei legionari. Da sempre legata alla misurazione e valutazione della proprietà fondiaria, il termine geometra si compone di due parole greche “geo” e “metron” che significano nell’ordine “terra” e “misura” rivelandone la sua mansione principale cioè l’agrimensore, ovvero colui che misura la terra. Il Collegio di Lodi dal 2010 con il nuovo logo ha voluto ricordare l’origine di questa nobile professione “sic metimur terram”. Si è svolta il 19 settembre 2014 la tradizionale cerimonia di premiazione per gli iscritti all’Albo professionale del Collegio dei geometri e 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
geometri laureati di Lodi. Il presidente geom. Renato Piolini, dopo breve discorso in cui ha definito i premiati come le “punte di diamante”
del Collegio, ha consegnato loro il premio (una targa commemorativa e, appunto, un diamante) quale riconoscimento agli anni di profes-
sione svolta con passione e competenza. Care sono state le parole dei colleghi geom. Cesare Galbiati Consigliere del C.N.G.,
DAL COLLEGIO DI LODI
che ha portato ai partecipanti i saluti del Presidente Savoncelli e del geom. Renato Ferrari Consigliere della C.I.P.A.G. nonché presidente del Collegio di Bergamo, che ha esteso a tutti i saluti del Presidente Amadasi. Entrambi hanno ricordato che i tempi sono difficili per la crisi economica che il Paese sta attraversando da anni e, proprio per questo motivo, si apprezza ancora di più l’impegno dei geometri che credono nella professione. Molte le autorità intervenute: dott. Franco Minucci direttore della C.I.P.A.G., geom. Marco Tentori Presidente della consulta della Lombardia e segretario del Collegio di Lecco, ing. Mario Ferraroni Direttore dell’ufficio Provinciale di Lodi – Territorio – Agenzia delle entrate, arch. Massimo Stucchi Comandante del Comando VVF della provincia di Lodi l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Lodi ing. Simone Piacentini, e tutti i Presidenti dei Collegi
Lombardi che hanno partecipato alla manifestazione. Ecco l’elenco dei geometri premiati: Per i 60 anni di attività Emilio Pietro Caperdoni Luciano Caserini Paolo Egidio Mascheroni Angelo Ronzi Per i 50 anni di attività Giorgio Leoni Agostino Toselli Mario Alfredo Groppaldi Gianbattista Gandini Giuseppe Ferrari Giuseppe Madonini Per i 40 anni di attività Giuseppe Agello Florenzo Cappellato Zaverio Farina Giuseppe Grioni Antonio Passolunghi Renato Piolini Antonio Rizzi Francesco Sverzellati Alfonso Mirabile Per i 30 anni di attività Marco Asti Emilio Boriani Pier Luigi Corrù Franco Facchini Giampaolo Fassoli Virgilio Ghianda Achille Marchesi Angelo Migliorini Enrico Molinelli Elena Simonetti Danilo Marco Siviero Silvia Spagliardi Patrizio Rocca Alessandro Zucca La cerimonia si è conclusa con la cena conviviale in una location storica del nostro territorio, ristorante Isola Caprera. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 45
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DAL COLLEGIO DI SONDRIO Marco Tognolatti
Dalla carta alla realtà
Mostra organizzata dall’Istituto tecnico per geometri “M. Quadrio” di Sondrio tenutasi nella Sala Ligari del Palazzo del Governo a Sondrio dal 6 al 25 ottobre 2014. Mostra dei lavori realizzati dagli alunni e premiati ai concorsi Nazionali – “Premio Unioncamere Scuola, Creatività e innovazione” (Secondi Classificati) – “Premio ANCE Salerno, sicurezza sul cantiere” (Primi Classificati) – “La Biennale di Venezia” (Primi Classificati)
D
al 6 al 25 di ottobre 2014 la mostra dei progetti e plastici realizzati dagli alunni dell’Istituto tecnico per geometri di Sondrio è stata l’occasione per far conoscere l’attività svolta dagli studenti nell’ambito del loro percorso formativo. Alla presenza del Presidente Luca Bertolini e del Segretario Generale Marco Bonat della Camera di Commercio di Sondrio, nonché del neo Presidente della Provincia Luca Della Bitta e dei rappresentati degli Ordini e Collegi professionali, i ragazzi, coadiuvati dai propri insegnanti, hanno illustrato i lavori che hanno permesso loro di ottenere risultati di tutto rilievo in ambito nazionale. L’introduzione del nuovo dirigente dell’istituto “De Simoni-Quadrio”, Gianmaria Toffi, ha sottolineato l’importanza che queste attività rivestono nell’ambito della formazione degli alunni. La possibilità di integrare la teoria alla pratica, realizzando progetti in linea con le nuove tecnologie, è importantissimo per gli Istituti Tecnici che devono garantire una formazione in linea
con il mercato del lavoro e sono parte integrante del nuovo ordinamento. Il Presidente della Camera di Commercio ha evidenziato la necessità di avviare una sperimentazione che vada oltre gli attuali tirocini, manifestando anche l’intenzione di proseguire l’iniziativa seguendo il metodo già sperimentato con ottimi risultati da Germania e Svizzera. A completamento dell’attività e in collaborazione con le imprese locali, si potrebbero in futuro reperire le risorse economiche, per realizzare nel concreto le opere progettate. Ma vediamo ora nel dettaglio i principali progetti presentati :
dotato di confort e caratterizzato dall’utilizzo di materiali di qualità, da poter ubicare in luoghi diversi. L’idea iniziale è partita da una semplice panchina ed è poi scaturita in un ambiente chiuso, di forma semplice, con dimensioni adatte ad un agevole trasporto e dotato di
impianto fotovoltaico. Il progetto ha coinvolto tutti gli aspetti e le problematiche legate sia alla produzione, all’utilizzo, la predisposizione degli impianti, la determinazione del costo e la dotazione dei sistemi di sicurezza.
Relazione degli studenti sul progetto “Al caldo” Lo scorso anno, la vincita del concorso che vedeva come tema la riprogettazione e la riqualificazione dell’area “Campus scolastico”, ci aveva dato molta soddisfazione e ci aveva fatto credere ancora di più nelle nostre capacità. Così, quando le nostre docenti: l’architetto Paola Stefanelli e l’ingegnere Angela Fico ci hanno prospettato di buttarci in un’altra avventura, forse non lo abbiamo palesato, ma l’entusiasmo era presente dentro di noi e ci è piaciuta l’idea di metterci ancora alla prova cercando di produrre nuovamente qualcosa di interessante e utile. Ci siamo subito resi conto che questa era un’opportunità interessante e qualificante per la scuola, ma anche per noi stessi che avremmo potuto metterci in gioco per tirar fuori le nostre vere inclinazioni e capacità. Quindi, piano piano abbiamo iniziato, debitamente stimolati, indirizzati e seguiti dalle insegnanti, il lavoro che ci veniva proposto. Il titolo era accattivante: “Creatività e innovazione”, due parole stimolanti in quanto chiedono di sollecitare la fantasia e di applicarla alla realtà creando qualcosa di innovativo, utile e funzionale. È infatti nato “Al caldo”, un ambiente polivalente, ben strutturato, dotato di confort e caratterizzato dall’utilizzo di materiali di qualità, da poter ubicare in luoghi diversi. A noi è subito venuto in mente il nostro Campus, che non possiede un am-
Premio Unioncamere Scuola “Creatività e innovazione” (Secondi classificati) Il concorso “Creatività e innovazione” con tema la riprogettazione e riqualificazione dell’area “Campus scolastico” ha stimolato la creatività degli studenti che, con l’architetto Paola Stefanelli e l’ingegnere Angela Fico, hanno ideato e progettato “Al caldo”, un ambiente polivalente, ben strutturato, IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 49
DAL COLLEGIO DI SONDRIO Nella pagina precedente: un render di “Al caldo”. In questa pagina: “Al caldo”, render notturno; sotto: la delegazione degli studenti realizzatori di “Al caldo” che ha ritirato il premio a Roma, accompagnati dal Segretario Generale della Camera di Commercio di Sondrio, dott. Marco Bonat e dalle docenti ing. Angela Fico e arch. Paola Stefanelli.
biente adatto allo studio o ad altre attività e quindi, da una semplice panchina , è scaturita l’idea di questa struttura chiusa. Inizialmente nel progetto è stata coinvolta tutta la classe, ma, successivamente si è individuato un team di lavoro che si è diviso i compiti a seconda delle capacità e delle inclinazioni: chi si è occupato degli schizzi, chi del disegno vero e proprio, chi ha fatto i calcoli e il progetto per il modellino in scala, chi ha montato il video, chi si è occupato della parte burocratica, dei contatti in internet… Ognuno ha dato il proprio contributo. Confrontarci per cercare sempre un’idea migliore di quella appena trovata è servito a discutere sui punti di vista, a mettere in pratica i nostri apprendimenti, a modificare alcune nostre convinzioni errate, ma anche a costruire o saldare rapporti interpersonali, a conoscerci meglio e a misurarci. Sicuramente, come tutte le esperienze pratiche che si svolgono a scuola, anche questa resterà nei nostri ricordi futuri e magari potrà essere fonte di ispirazione per il lavoro che svolgeremo. Senza dubbio vedere realizzato nella realtà il nostro prodotto sarebbe la soddisfazione più grande. L’alunna Martina Polinelli dice del lavoro: «questa esperienza mi ha arricchito e soddisfatto perché mi ha permesso di mettermi alla prova e capire quali sono le mie reali potenzialità che, sicuramente dovranno essere sviluppate e perfezionate». “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo” (Henry Ford).
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La scultura realizzata in cemento alleggerito con polistirolo e il gruppo di ragazzi che ha vinto il premio ANCE Salerno al concorso “Sicurezza sul cantiere”.
Premio ANCE Salerno “Sicurezza sul cantiere” (Primi classificati) Per l’oggetto del concorso organizzato da ANCE Salerno sull’argomento della sicurezza i ragazzi hanno inviato due disegni e una scultura ottenendo il primo premio proprio con quest’ultima. La scultura rappresenta la testa di un operaio edile che indossa un elmetto ed è stata realizzata da un blocco di cemento alleggerito, mischiato cioè a sfere di polistirolo. Una volta asciugata, è stata rivestita con uno strato sottile di cemento allo scopo di rendere la superficie più resistente ed evitare così il distaccarsi di frammenti. Guardando la scultura frontalmente, il suo lato destro rappresenta in modo spropositato i danni fisici che un lavoratore potrebbe riportare in seguito a un incidente in un cantiere, mentre la parte sinistra indica la testa prima del ferimento.
La superficie esterna presenta numerose imperfezioni che sono state mantenute proprio per enfatizzare le ferite e le escoriazioni riportate dall’operaio. La scultura non è stata colorata né dipinta per rappresentare qualsiasi tipo di lavoratore e di persona, senza nessun tipo di distinzioni in quanto chiunque può essere soggetto a infortunio. Il colore grigio inoltre richiama in modo immediato il colore
degli operai edili a fine giornata, quando pelle e vestiti sono interamente coperti dalla sottile polvere di cemento.
DAL COLLEGIO DI SONDRIO Alcuni lavori esposti alla sala Ligari e i ragazzi che hanno vinto il premio della “Biennale di Venezia”.
“La Biennale di Venezia” (Primi classificati) Il premio è il risultato dell’invio dei lavori realizzati dagli studenti e una relazione sul progetto sviluppato nella sezione “Architettura arredamento e design”. I vincitori delle scuole iscritte sono stati scelti per partecipare ai due giorni della vernice del 5-6 giugno 2014, normalmente riservata esclusivamente a personalità e autorità; in anteprima i
al fine di consentire agli studenti di sperimentare, già durante il periodo di studio, un effettivo contatto con il mondo del lavoro in tutti i suoi aspetti e realizzare veri e propri progetti esecutivi nell’ambito del nostro territorio. Visto il notevole interesse e afflusso di visitatori la mostra, inizialmente prevista di due settimane, è stata prorogata fino al 24 ottobre; ha impegnato i ragazzi anche
spazio ai ragazzi…sono il nostro futuro.” – “Bravissimi, anche nella professione futura dovrete sempre tentare di raggiungere il massimo della perfezione, anche se mai la raggiungerete.” – “Complimenti, siete veramente strepitosi.” – “Dal Veneto per ammirare questa super mostra!” – “Complimenti vivissimi per il grande lavoro svolto! Contenuti didattici di grande livello, uniti al senso artistico di indubbio gusto. Questo è
ragazzi hanno quindi potuto visitare “La Biennale di Venezia”; ai dieci ragazzi più meritevoli è stato offerto il pernottamento. Tutte le attività svolte sono state autofinanziate dalla scuola ed i premi in denaro in palio vengono riutilizzati nell’ambito dell’attività didattica o per effettuare visite e gite d’istruzione a tema anche all’estero. Per il futuro ci auguriamo che attività come queste vengano ulteriormente sviluppate; auspichiamo di ampliare la collaborazione tra la scuola gli enti locali, gli Ordini e i Collegi professionali
nell’organizzazione della mostra stessa in tutti i suoi aspetti e ha raccolto molti commenti positivi.
il modello di studio che porta frutti per la collettività. Complimenti ancora e…ora si parte con le realizzazioni.” – “Vivissimi complimenti alle ragazze e auguri per il futuro, che sia fruttifero e pieno di felicità.” – “Ottimo lavoro generale ed ai ciceroni e professionisti. Un grazie particolare.” – “Siamo contenti di vedere che il lavoro iniziato da noi anni fa è stato portato avanti con tanto successo ed entusiasmo, e con questo entusiasmo siete riusciti a farvi conoscere nel resto d’Italia.” – “Bellissima mostra. Piena di dettagli e spiegazioni. Mostra (che gioco di parole) tutto l’impegno, la fantasia, la dedizione che il corso di pro-
I commenti in mostra – “Bravissimi ragazzi! Vi auguro ogni bene! Non scoraggiatevi mai! Vi ringrazio della gioia che ho provato guardando i vostri lavori.” – “Complimenti a tutti gli alunni per i loro progetti. In bocca al lupo per il futuro.” – “Siete stati bravissimi, avete interpretato con i vostri sogni un modo nuovo di andare a scuola e di essere già partecipi della nostra società civile.” – “Siete ragazzi geniali. Vi auguro ogni bene!” – “Interessante, fantasiosa. Diamo
gettazione e design ha messo in queste illustrazioni, riproduzioni e idee. Sono contento e orgoglioso che il concorso dell’Union Camere spicchi tra tutto con il nostro video. Un po’ di emozione ancora, mentre lo riguardo ricordo tutti gli sforzi e le soddisfazioni che ci ha portato. Che dire: continuate così! Dove tutti si arrestano, cedono o si arrendono, noi ci distinguiamo.” – “Come potevo mancare! Col casino che fate ogni giorno, posso vedervi con occhi diversi ed apprezzarvi. Complimenti per la creatività e l’impegno, chissà in futuro…” – “Alunni molto motivati e bravissimi, il premio è stra meritato.” – Grazie per avermi permesso di immergermi in questo meraviglioso mondo dell’architettura. Complimenti per la serietà con cui i ragazzi hanno affrontato l’esposizione – complimenti per l’accoglienza, ottima distribuzione dei pannelli raffigurativi e apprezzabile la fantasia con cui avete realizzato questi progetti – complimenti per il lavoro, la creatività e la dedizione con cui vi siete dedicati a questo lavoro. Avete donato un bel contributo alla scuola! – bravissimi! Siete la nostra speranza oltre che il nostro futuro! – grazie all’esaustiva spiegazione dei ragazzi è stato possibile apprezzare appieno la mostra e le volte idee davvero geniali!! Resto in attesa della realizzazione di "...al caldo". Buona fortuna ragazzi. – Un ringraziamento sentito ad alunni e insegnanti che hanno fatto un lavoro strepitoso, insieme fate grandi cose!!! Per concludere un commento semplice ma significativo, che dimostra la partecipazione, oltre che di adulti e professionisti, di bambini e ragazzini: «da grande voglio fare il geometra come voi!!!». ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 51
DAL COLLEGIO DI SONDRIO Giuseppe Bertussi
L
e attuali condizioni, determinate dalla crisi economica e a volte dalla “necessità” di dover intervenire con lavorazioni edili sull’edificio di proprietà – quando magari le finanze a disposizione impongono risparmi – inducono i committenti (privati)
ad eseguire, di propria iniziativa, lavorazioni edili in presenza di imprese affidatarie/esecutrici e/o lavoratori autonomi già incaricati per la realizzazione dell’opera. Talvolta, i committenti in questione sono pensionati ex lavoratori, che hanno prestato in passato la propria attività lavorativa proprio nel settore delle costruzioni in qualità di dipendenti di im52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
Sicurezza cantieri Il “committente lavoratore” Procedure prese edili oppure di lavoratori autonomi. La pratica, sempre più diffusa, genera sicuramente tensioni tra il committente (in possesso del potere di spesa …), il coordinatore per la sicurezza e le imprese/lavoratori autonomi, responsabili del cantiere e dell’organizzazione delle lavorazioni in sicurezza. In questi casi: è possibile “espropriare” l’edificio, seppure temporaneamente, vista la presenza di un cantiere edile con tutti gli obblighi e responsabilità conseguenti per i coordinatori e per le imprese/lavoratori autonomi? Il committente, per accedere alle aree di cantiere coincidenti – parzialmente o integralmente – con “casa sua”, deve essere autorizzato dal coordinatore? Il coordinatore per la sicurezza deve “coordinare” anche il “committente lavoratore”? E l’impresa, quali obblighi ha verso il “committente lavoratore”? È pur vero che un cantiere “sicuro” per i lavoratori è sicuro per tutti, anche per i committenti che intendessero lavorare nel cantiere di
“casa propria”. Ma è altrettanto vero che non possiamo mai dire, con assoluta certezza, che un cantiere è sicuro al 100%, essendo il sito in continua evoluzione e con lavorazioni diverse, eseguite in posti diversi, magari da lavoratori che si alternano. Nel caso succedesse un infortunio al “committente lavoratore”, sarebbero coinvolti nelle responsabilità anche il coordinatore e le imprese/lavoratori autonomi? Le riflessioni che seguono, intendono cercare di fornire al lettore una risposta e non pretendono di essere esaustive. Ogni contributo, a favore o contro, sarà valutato positivamente nell’ottica di tentare di fare un po’ di chiarezza in una situazione normativa “lacunosa”. Qualche definizione di legge: Articolo 89 - Definizioni 1. Agli effetti delle disposizioni di cui al presente capo si intendono per: a) cantiere temporaneo o mobile, di seguito denominato: “cantiere”: qualunque luogo in cui si effettuano lavori edili o di ingegneria civile il cui elenco è riportato nell’Allegato X. b) committente: il soggetto per conto del quale l’intera opera viene realizzata, indipendentemente da eventuali frazionamenti della sua realizzazione …; d) lavoratore autonomo: persona fisica la cui attività professionale contribuisce alla realizzazione dell’opera senza vincolo di subordina-
zione; i) impresa affidataria: impresa titolare del contratto di appalto con il committente che, nell’esecuzione dell’opera appaltata, può avvalersi di imprese subappaltatrici o di lavoratori autonomi. Nel caso in cui titolare del contratto di appalto sia un consorzio tra imprese che svolga la funzione di promuovere la partecipazione delle imprese aderenti agli appalti pubblici o privati, anche privo di personale deputato alla esecuzione dei lavori, l’impresa affidataria è l’impresa consorziata assegnataria dei lavori oggetto del contratto di appalto individuata dal consorzio nell’atto di assegnazione dei lavori comunicato al committente o, in caso di pluralità di imprese consorziate assegnatarie di lavori, quella indicata nell’atto di assegnazione dei lavori come affidataria, sempre che abbia espressamente accettato tale individuazione; i-bis) impresa esecutrice: impresa che esegue un’opera o parte di essa impegnando proprie risorse umane e materiali; l) idoneità tecnico-professionale: possesso di capacità organizzative, nonché disponibilità di forza lavoro, di macchine e di attrezzature, in riferimento ai lavori da realizzare. Da una prima lettura delle definizioni citate, credo si possa affermare che: 1. Se il committente è il soggetto per conto del quale
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
l’intera opera viene realizzata, come può essere ancora committente se la realizza lui stesso, contemporaneamente o meno alle ditte incaricate? Esiste forse un committente “parziale”? 2. I lavori da realizzare devono essere affidati ad imprese (affidatarie/esecutrici) e/o lavoratori autonomi in possesso dell’idoneità tecnico-professionale, dimostrata attraverso l’esibizione (proprio al committente) e la compilazione di documenti “ad hoc” (visite mediche, formazione, Pos solo per citarne alcuni). Oltre a questo, l’utilizzo di macchine (esempio gru a torre, macchine movimento terra ecc.), il montaggio, trasformazione e smontaggio dei ponteggi, è consentito solamente a personale adeguatamente formato e addestrato, munito di attestati di partecipazione a corsi di formazione. Ne consegue che un datore di lavoro/lavoratore autonomo, non potrà mai consentire l’utilizzo di macchine e attrezzature (ad esempio anche solo una scala portatile) a un committente che volesse eseguire parte delle lavorazioni “in proprio”. E nel caso dei ponteggi? Ci può salire chiunque? Anche in questo caso, a parere dello scrivente, la risposta non può essere che no! Tanto è vero che a seguito del montaggio del ponteggio metallico, previa veri-
fica delle condizioni di montaggio e di sicurezza da parte del coordinatore in fase di esecuzione, l’impresa che ha montato l’apprestamento autorizza l’accesso ad altre ditte a condizione che: “Le imprese che useranno il ponteggio per compiere le proprie lavorazioni, devono obbligatoriamente rispettare tutti gli elementi di cui esso è costituito. Ogni impresa che salirà sul ponteggio, con la sottoscrizione del presente Pimus, prende atto che il ponteggio risulta montato nel rispetto della normativa vigente (D.lgs 81/08 e s.m.i.) e dichiara di assumersi ogni responsabilità civile e penale derivante dalla manomissione di una o più parti del ponteggio stesso (affermazione che di solito viene allegata alla Relazione del Pimus – nda)”. Cioè ci deve essere un “passaggio di consegne”. Questo per evitare sostanzialmente due possibili situazioni “antipatiche”: 1.Il ponteggio, originariamente montato dall’impresa A conformemente al Libretto e alle normative, viene modificato in corso d’opera da altre ditte (B e C) che lo utilizzano, compromettendo e interessando, in caso di sanzioni, anche la ditta montatrice (A); 2.Il ponteggio non è stato montato, dalla ditta A, conformemente al Libretto e alle normative e la ditta che lo utilizza (B) viene chiamata in causa, dagli organi di vigilanza,
anche con sanzioni economiche in caso di sopralluogo in cantiere. Una possibile soluzione a quanto detto fino ad ora, potrebbe essere questa: l’accesso alle aree di cantiere è consentito solamente alle imprese/lavoratori autonomi in grado di gestire le problematiche inerenti la sicurezza del cantiere (quindi anche l’uso di macchine ed apprestamenti). In questo caso, il committente dovrà “accontentarsi”
guire anche solo parte delle lavorazioni nel cantiere di casa propria (esempio sulla copertura e/o sul ponteggio), il coordinatore per la sicurezza e l’impresa/lavoratore autonomo, dovranno: riconsegnare temporaneamente il cantiere al committente previa certificazione, a seguito di sopralluogo, di tutte le condizioni di sicurezza (impianti, protezioni in genere, ponteggi ecc.). Terminati i lavori di “competenza” del committente, si provvederà ad un nuovo i-
degli obblighi che già l’art. 90 del dlgs 81/08 e s.m.i. gli affida. Tale “divieto” potrebbe/dovrebbe essere inserito, fin dall’inizio, nel Piano di sicurezza e coordinamento, tanto per chiarire subito gli obblighi e i divieti valevoli anche per il committente. Nel caso in cui il committente dichiarasse, fin dall’inizio, l’intenzione di ese-
nizio lavori. Altre situazioni, che potrebbero presentarsi: – il committente è un lavoratore autonomo ancora in attività. In questo caso, dovrà essere considerato e “gestito” dal coordinatore per la sicurezza a tutti gli effetti come tutte le altre ditte presenti in cantiere. Il “committente lavoratore” IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 53
DAL COLLEGIO DI SONDRIO
Lavorazioni che il “committente lavoratore” intende eseguire
Sovrapposizione con impresa affidataria/ esecutrice e/o lavoratori autonomi
Possibili “procedure/norme comportamentali da esplicare nel PSC
Lavori sulla copertura (esempio: rimozione manto, lattoneria, piccole opere murarie ai camini
Lavori interferenti
Consentire l’accesso alla copertura solamente alle imprese/lavoratori autonomi incaricati
Lavori non interferenti Lavori su ponteggi metallici e trabattelli (esempio: lavori alle facciate, verniciatura parapetti, sostituzione elementi parapetti ecc.)
Lavori interferenti
Consentire l’accesso al ponteggio e/o al trabattello solamente alle imprese/lavoratori autonomi incaricati
Lavori non interferenti Utilizzo attrezzature (art. 69 Dlgs 81/08 e s.m.i.) e scale
Lavori interferenti
Consentire l’utilizzo dell’attrezzatura solamente a personale adeguatamente formato appartenente alle imprese/lavoratori autonomi proprietarie
Lavori non interferenti Piccoli lavori edili (esempio: esecuzione tracce per impianti, pulizia cantiere)
Tutte le lavorazioni indicate precedentemente
Lavori interferenti
Vietare l’accesso al cantiere
Lavori non interferenti
Consentito l’accesso al “committente lavoratore” a condizione che l’area interessata dai lavori sia identificata e segregata rispetto al resto del cantiere
Lavori interferenti
Consentito se il committente è un lavoratore autonomo - specializzato nei lavori che intende eseguire - ancora in attività (previa dimostrazione dei requisiti di idoneità tecnico professionale). Coordinamento con altre imprese/lavoratori autonomi
Lavori non interferenti
dovrà comunque dimostrare, in caso di richiesta degli organi di vigilanza, il possesso dei requisiti previsti dalle procedure di “Verifica dell’idoneità tecnico-professionale”. – il committente esegue in cantiere lavorazioni attinenti “attività non specialistiche” cosiddette minori (tracce impianti, pulizia, 54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
lavori di modesta entità); le imprese esecutrici/lavoratori autonomi, dovranno essere informati su quali attività/lavorazioni saranno eseguite dal “committente lavoratore” che dovrà comunque intervenire con propria attrezzatura e fuori dall’orario di lavoro delle imprese/lavoratori autonomi (esempio la
domenica). Le aree di cantiere interessate da tali limitate lavorazioni, dovranno comunque essere segnalate e segregate, impedendo l’accesso del “committente lavoratore” al resto del cantiere. – al committente non interessa quello che si determina con il piano di sicurezza.
Credo che in questo caso, al coordinatore per la sicurezza non resti che dimettersi, poiché il “committente lavoratore” con un atteggiamento di questo tipo, manifesta poco rispetto per la professionalità del tecnico. ❑
AMBIENTE & BIOEDILIZIA Matteo Trebeschi
Il futuro è il solare termico “a concentrazione” Produce sia il caldo sia il freddo
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fruttare i raggi del sole non solo per scaldare l’acqua, ma anche per raffreddare grandi ambienti. Sembra un paradosso, ma invece funziona. Il solare termico a concentrazione è una tecnologia in grado di attivare un materiale assorbente, in genere un fluido. Se stimolata dal calore, questa sostanza è capace di produrre freddo, ma senza i consumi di corrente che richiedono i normali condizionatori. Un vantaggio non irrilevante per strutture energivore come ospedali, scuole, fabbriche e supermercati. «Se gli operatori hanno fiducia, questo è un mercato che potrebbe espandersi» sostiene Luca Salvi, consulente ed ex amministratore della bresciana Solo-Rinnovabili, società che fa parte del gruppo Fera (fatturato 34 milioni). Lui, che ieri ha partecipato al dibattito sul futuro dell’energia solare termodinamica al Musil di Rodengo Saiano, è convinto che questa tecnologia non abbia ancora espletato tutte le sue potenzialità. Finora, infatti, sui tetti di case e capannoni si sono moltiplicati i pannelli fotovoltaici. Quelli blu, fatti di silicio, un minerale che trasforma i raggi del sole in energia elettrica. La corsa a installare impianti di questo tipo è stata sostenuta dai sussidi pubblici: a luglio dell’anno scorso il rubinetto si è chiuso. Poi è arrivato il decreto Spalmaincentivi: secondo stop. Il sogno di creare energia pu-
Specchi concavi prodotti dalla Solux di Iseo.
lita col sole sembrava ormai tramontato. E invece la tecnologia del solare termico potrebbe aprire un’altra micro rivoluzione. Gli specchi concavi commercializzati dalla Solux di Iseo, per esempio, si muovono seguendo l’andamento del sole per ottimizzarne l’uso. A differenza dei pannelli in silicio, che durano vent’anni, questi impianti hanno una vita molto più lunga. E si possono sostituire. Inoltre, a differenza dell’eolico, che ha perso il 22% di incentivi, il solare a concentrazione gode ancora di finanziamenti statali. «Certo, pensare di fare concorrenza al fotovoltaico è poco utile – ragiona il titolare della Solux Andrea Ferrari – la vera partita, in Italia, non si gioca sulla corrente elettrica, ma sul riscaldamento dell’acqua». La sfida, infatti, è sfruttare una fonte gratuita come il sole per emanciparsi dai costi altalenanti di fonti come carbone e metano, destinati a salire di prezzo. I clienti della Solux, tra cui una scuola di Maclodio,
sono più che altro fabbriche, grandi magazzini, stabilimenti, ma la ditta di Iseo sta sviluppando anche una taglia ridotta per il settore residenziale. In Italia le tecnologie che sfruttavano il sole
si studiavano già da anni, ma la centralità del petrolio ha spinto tanti attori a non investire più in questi settori. «Negli anni Ottanta, quello che è mancato – sostiene Salvi – è stata una visione di lungo periodo». L’imprenditore cita la Germania, un paese dove l’eolico lo hanno sviluppato i cantieri di Amburgo dove una volta si facevano le navi» e oggi producono le turbine. In questo modo – ricorda – hanno mantenuto competenze e posti di lavoro». Perché non copiarli, dato che a Napoli e Genova Fincantieri è in difficoltà. ❑ Da “Corriere della Sera”, 11 nov. 2014
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuovo impegno editoriale del Collegio di Brescia per i suoi iscritti
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ine d’anno: tempo di auguri e di strenne natalizie. Anche quest’anno per le festività il Collegio dei geometri di Brescia offre in regalo ai suoi iscritti il consueto libro storico fotografico, imperniato sui luoghi più significativi della città o della provinciache meritano di essere studiati e valorizzati. È sempre un dono molto gradito per i geometri, ma lo è anche per tutti i bresciani, e sono numerosi, che hanno avuto modo nel tempo di apprezzare le scelte editoriali del nostro Collegio. Quest’anno il libro ci presenta il Carmine: uno dei quartieri più conosciuti e forse più emblematici per i tratti singolari della sua storia e per il “vissuto” di coloro che lo abitano che non trova riscontri in altre zone della città. Luogo di antica storia (già nel 1234 lo troviamo citato come “pontesellum” nella contrada dei “campi Sancti Faustini”) nel quale da sempre grandi povertà hanno convissuto con rilevanti ricchezze, ma dove il forestiero ha in ogni caso trovato accoglienza e ricovero. Luogo che ha dato esempi di sublime generosità vissuti fianco a fianco con una quotidianità spesso alimentata da risse, furti, passioni, azioni illecite ed anche la droga. Quartiere ha sempre espresso grandi valori artistici e culturali, ora ancora più arricchiti dalla presenza, nei vecchi luoghi del sapere 56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
religioso, della sede universitaria cittadina, ed ove insieme all’amore per la famiglia riesce a convivere anche l’amor profano praticato dalle prostitute. Contrada di gente, in perenne rinnovamento sociale, che vede parzialmente modificata la sua identità
etnica originaria per un fenomeno, quello dell’immigrazione di extra comunitari, divenuto nell’ultimo ventennio molto consistente. Ed con tale mutamento anche i mestieri e il tipico artigianato del Carmine che si erano sviluppati e poi consolidati nei tempi in virtù
della presenza e l’utilizzo delle acque dei suoi fiumi, allora superficiali, ora insieme alla proprietà cambiano le loro peculiari caratteristiche. Quei fiumi il Celato, il Bova e il Dragone, che ora silenziosi e nascosti scorrono nel sottosuolo delle sue vie principali (Via San Faustino e Via Battaglia). Francesca Bossini e Vittorio Nichilo, in un lavoro d’equipe ormai consolidato, in questa ulteriore loro opera di storia, ce ne offrono un’immagine chiara, accattivante, di facile lettura, ricca di dati e notizie e illustrazioni. Fondamentale al riguardo l’apparato fotografico dell’opera che risulta di grande effetto visivo, sia nella sua parte a colori (Foto Studio Rapuzzi) sia in quello a bianco e nero (Museo Nazionale Fotografico). Importanti anche gli interventi dell’Associazione Brescia Underground per il suo
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
contributo alla conoscenza di un Carmine sotterraneo e del Comune di Brescia per i dati urbanistici e di pianificazione del Progetto Carmine, che ha dato un nuovo volto al quartiere. Un grazie sincero a don A. Fappani, insostituibile “presenza” al fianco degli autori, prodiga di notizie e incoraggiamenti. Un particolare ringraziamento per il Consiglio Direttivo ed il suo Presidente G. Platto che non hanno mai fatto mancare la loro fiducia e le risorse necessarie ed al nostro Direttore Bruno Bossini che insieme a Stefano Benedini della segreteria hanno promosso e coordinato la stampa dell’opera ultima del nostro Collegio. ❑
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MEDIAZIONE Lara Baghino
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n vigore dal 1 settembre 2014 è stata istituita la Camera Arbitrale Nazionale presso le sezioni distaccate provinciali di GEO-C.A.M. (Associazione Nazionale Geometri Consulenti tecnici Arbitri e Mediatori). Questo significa che presso la nostra sede di Brescia presto si potranno trattare anche gli arbitrati, oltre che le mediazioni civili e commerciali. L’idea dell’associazione è quella di formare nuove figure professionali anche in questa direzione, partendo da un primo approccio informativo che verrà fatto nei prossimi mesi a tutti i colleghi iscritti per spiegare e-
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Risoluzioni alternative alle dispute immobiliari
sattamente di che cosa si tratta e quali sono le prospettive future per questo tipo d’attività. Si vuole evitare che erroneamente i colleghi possano vedere l’arbitrato come una nuova opportunità di lavoro con un riscontro immediato. Non sarà così, a mio avviso: come per la mediazione, pur reso obbligatorio da decreto legge, l’arbitrato avrà bisogno dei tempi giusti per maturare ed entrare a far parte della mentalità dei colleghi geometri e di un modo diverso di affrontare le controversie. L’arbitrato è una nuova opportunità, ma deve essere “sentita” e vista come lavoro
che porterà soddisfazioni a lungo termine. Il decreto legge n.132 del 12 settembre 2014 ha trasferito i procedimenti civili presso la sede arbitrale, con l’intento di smaltire l’arretrato dei processi civili, per quelle cause promosse in tribunale che hanno ad oggetto diritti disponibili e non trattano materia di lavoro, previdenza e assistenza. Il decreto prevede che anche volontariamente e congiuntamente le parti, prima di promuovere una causa civile, possono chiedere di accedere a un procedimento arbitrale. Gli arbitri sono individuati o dalle parti concordemente o
dalla Corte d’appello che nominerà un collegio arbitrale tra gli avvocati iscritti da almeno tre anni all’albo dell’ordine circondariale. Il lodo che verrà emesso dal collegio arbitrale avrà gli stessi effetti della sentenza, e dovrà essere pronunciato entro 120 giorni dall’accettazione della nomina di arbitro, pena la decadenza del collegio arbitrale. Qui entra in gioco Geo-CAM che, istituendo una camera arbitrale presso tutte le sedi nazionali, offre il servizio di arbitrato (rituale o irrituale) nominando gli arbitri tra quelli iscritti nell’elenco Geo-CAM. I colleghi, nella stipula dei
MEDIAZIONE
contratti per i clienti, hanno la possibilità di utilizzare la “clausola per arbitrato” su cui dovranno specificare che tutte le controversie derivate dal contratto stipulato sarà risolto presso la Camera Arbitrale Nazionale GeoCAM (vedi esempio qui sotto). Altra novità la troviamo inserita nell’articolo 2 del suddetto decreto legge n.132/14 che prevede la possibilità, per le parti che vogliono risolvere una controversia in materia di risarcimento del danno da circolazione veicoli, di scegliere una procedura di negoziazione assistita tramite il proprio avvocato. Può scegliere la stessa pro-
cedura anche chi intende andare in causa per ottenere il pagamento a qualsiasi titolo di somme non eccedenti i cinquantamila euro. Comunque per entrambi i casi non può essere intentata una causa civile presso il Tribunale se prima non viene esperito il procedimento di negoziazione che, quindi, diventa “condizione di procedibilità”. La negoziazione non è un duplicato della mediazione, ma rientra tra le alternative per risolvere controversie. La negoziazione assistita, al pari della mediazione, presuppone che il negoziatore abbia delle ottime competenze, ma anche la capacità
di saper ascoltare le parti e i loro bisogni, saper comunicare, o meglio proporre, delle “opzioni negoziali” per un accordo efficace e duraturo nel tempo; soprattutto deve saper facilitare la comunicazione tra le parti.
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icordo brevemente che nella mediazione il mediatore aiuta le parti a trovare una soluzione alternativa, salvaguardando i rapporti sociali e interpersonali, è un terzo imparziale, non deve giudicare né emettere sentenze. Nella negoziazione assistita i negoziatori sono gli avvocati delle parti, che dovranno essere
in grado di fare “un lavoro di squadra”, che dovranno considerare, oltre le posizioni giuridiche anche, i bisogni dei loro clienti. Nell’arbitrato l’arbitro emette un lodo in base ai diritti soggettivi e agli interessi delle parti. È mia convinzione che tutte queste alternative così diverse tra loro per finalità e peculiarità confonderanno sempre più i cittadini. Noi geometri abilmente sapremo “accompagnare” ed educare i nostri clienti verso la giusta direzione di alternativa per risolvere le loro controversie. ❑
COMPROMESSO ARBITRALE I sottoscritti .............................................................…………………………………………………………………………………………………………………………………………........... premesso che tra loro è insorta una controversia avente ad oggetto ………………………………………………………………………………. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………...
convengono che tale controversia sia risolta mediante arbitrato in conformità del Regolamento di arbitrato della Camera Arbitrale Nazionale GEO-C.A.M. Il Tribunale Arbitrale sarà composto da […………………………………]4, nominato/i in conformità a tale Regolamento. Il Tribunale Arbitrale deciderà in via rituale secondo […………………………………]5 nel rispetto delle norme inderogabili degli articoli 806 ss. del Codice di procedura civile. (Data) (Firma) (Firma)
4 5
Specificare se arbitro unico o collegio di tre arbitri Specificare se secondo diritto o equità
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CTU Roberta Abbiatici
L
a prestigiosa cornice della Camera di Commercio ha visto ospitare il Convegno “Il Processo Civile Telematico: pratica, operatività, prospettive per i Consulenti Tecnici del Giudice” organizzato in collaborazione tra geometri – con il diretto coinvolgimento della geom. Roberta Abbiatici, coordinatrice della Commissione Consulenti Tecnici e Mediatori del Collegio di Brescia –, architetti ed ingegneri, come sempre più frequentemente accade – elemento evidenziato con soddisfazione nei saluti iniziali da parte della vicepresidente dell’Ordine APPC arch.
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Processo civile: obbligo di deposito telematico in tutte le procedure Laura Dalè . Il geom. Platto, presidente del Collegio geometri e geometri laureati della provincia di Brescia, ha colto l’occasione dei propri essenziali saluti iniziali per entrare subito nel vivo dell’argomento, esprimendo il sentimento di tutti i professionisti coinvolti con il proprio operato nell’attività di Consulenti Tecnici d’Ufficio o delle parti affinché le nuove moderne procedure conducano ad una maggiore speditezza nella risoluzione delle cause; cercando di contribuire anche con questa azione ad accrescere, anche nello scenario internazionale, la percezione
dell’efficacia e dell’efficienza del sistema giudiziario italiano e nella considerazione l’affidabilità e l’economicità che è necessario sostenere. La dott.ssa Adriana Garramone , presidente del Tribunale di Brescia, ha infatti confermato, con dati straordinari alla mano, la diffusione del deposito degli atti telematici effettuata dai magistrati che testimonia l’impegno e la condivisione degli obiettivi. Diffusione che però deve necessariamente evolversi con il contributo delle categorie professionali per raggiungere ulteriori i gradi di sviluppo positivi auspicati.
I primi relatori del convegno hanno offerto ai partecipanti un sintetico ma esaustivo excursus del percorso di sviluppo ed affermazione del processo civile telematico (PCT) attraverso il raggiungimento della massa critica di soggetti da coinvolgere nella prima fase di innovazione digitale, per esempio le Amministrazioni comunali ed i Giudici di pace. Il dott. Simone Rossi, componente del Comitato ideatore di “Agenda Digitale Giustizia” ha sottolineato la prima necessità di operare una sintesi tra tutti gli iter procedurali dei Tribunali per creare una omogeneità a livello nazionale su cui porre
CTU A sinistra: tavolo dei relatori al convegno sul “Processo Civile Telematico”. Da sinistra arch. Laura Dalè, vicepresidente Ordine architetti; dott.ssa Adriana Garramone, presidente Tribunale di Brescia; ing. Paolo Pezzagno, vicepresidente Ordine ingegneri; geom. Giovanni Platto, presidente Collegio geometri.
Sopra: schema di architettura del sistema per il flusso di comunicazione/notifica. Sotto: la consultazione dei registri e del fascicolo informatico.
il fondamento del PCT. Il dott. Lorenzo Benini, magistrato del Tribunale di Brescia individuato quale referente per lo sviluppo del PCT, ha ricordato in particolare l’impulso fornito dai giudici verso il deposito telematico degli atti e la collaborazione con strutture d’informazione per risolvere le eventuali criticità degli applicativi. Le principali criticità sono state individuate nel deposito degli atti esterni da parte dei legali e dei consulenti tecnici, soprattutto per problemi pratici di lettura a video di alcuni documenti, citando ad esempio quelli relativi alle spese condominiali, che hanno determinato la scelta iniziale da parte di alcuni triIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 61
CTU Flusso di deposito attraverso la posta elettronica certificata.
bunali di associare la deposizione degli atti in forma cartacea a quelli in forma telematica, con conseguente doppio lavoro e vanificando gli obiettivi di riduzione dei costi. Il Tribunale di Brescia ha invece adottato da subito una strategia diversa agevolando in ogni modo il depo62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
sito telematico anche in conseguenza dell’istituzione di un “centro stampa”, realizzato con la collaborazione dell’Ordine degli avvocati, in supporto a quei professionisti meno abituati all’utilizzo delle risorse digitali. L’intervento conclusivo dei lavori mattutini del con-
vegno è stato affidato al dott. Salvatore Filocamo, delegato all’attuazione dei progetti di innovazione del Tribunale di Firenze, che ha ripercorso il cammino di sviluppo del PCT, ricordandone le principali scadenze: 1 dicembre 2009: valore legale per il deposito telema-
tico per le procedure esecutive immobiliari; 1 marzo 2014: valore legale per il deposito telematico per gli elaborati peritali nel contenzioso e lavoro; 30 giugno 2014: obbligo di deposito telematico per le procedure iniziate dal 30 giugno 2014;
CTU
Questa la spiegazione, seguendo la numerazione della figura: 1. Il depositante predispone l’atto e gli allegati, tipicamente utilizzando un apposito software applicativo. 2. Il software applicativo produce la busta telematica. 3. Il depositante predispone il messaggio di PEC (eventualmente attraverso lo stesso software utilizzato per la predisposizione della busta telematica), con destinatario l’indirizzo di PEC dell’ufficio giudiziario o dell’UNEP destinatario. 4. Il messaggio viene inviato al gestore di PEC del depositante stesso. 5. Il gestore di PEC del depositante restituisce la Ricevuta di Accettazione (RdA), che viene resa disponibile nella casella di PEC del depositante. 6. Il gestore di PEC del depositante invia il messaggio al gestore di PEC del Ministero della giustizia (GiustiziaCert). 7. Il gestore di PEC del Ministero della giustizia restituisce la Ricevuta di Avvenuta Consegna (RdAC); la busta si intende ricevuta nel momento in cui viene generata la RdAC. 8. La RdAC viene resa disponibile nella casella di PEC del depositante. 9. Il gestore dei servizi telematici effettua il download del messaggio di PEC. 10. Il gestore dei servizi telematici verifica la presenza del depositante (titolare della casella di PEC mittente) nel ReGIndE; nel caso in cui il depositante sia un avvocato, effettua l’opera-
31 dicembre 2014: obbligo di deposito telematico in tutte le procedure. La sessione pomeridiana si è aperta con il contributo offerto dall’ing. Paolo Prandini e dall’ing. Michele Vitiello, rispettivamente membro della Commissione informatica e membro della Com-
zione di certificazione, ossia viene verificato lo status del difensore; nel caso in cui lo status non sia “attivo”, viene segnalato alla cancelleria. 11. Il gestore dei servizi telematici effettua gli opportuni controlli automatici (formali) sulla busta telematica. 12. L’esito dei suddetti controlli è inviato con un messaggio di PEC al depositante, mediante un collegamento con il gestore di PEC del Ministero della giustizia. 13. Il gestore dei servizi telematici recupera la Ricevuta di Accettazione (RdA) dal gestore di PEC del Ministero. 14. Il gestore dei servizi telematici salva la relativa RdA nel fascicolo informatico. 15. Il gestore di PEC del Ministero invia il messaggio con l’esito dei controlli automatici al gestore di PEC del depositante. 16. Il gestore di PEC del depositante provvede a rendere disponibile l’esito dei controlli automatici nella casella di PEC del depositante. 17. Il gestore di PEC del depositante invia al gestore di PEC del Ministero la Ricevuta di Avvenuta Consegna (RdAC). 18. La RdAC viene recuperata dal gestore dei servizi telematici. 19. La RdAC viene salvata nel fascicolo informatico. 20. L’operatore di cancelleria o dell’ufficio NEP, attraverso il sistema di gestione dei registri, accetta l’atto, che viene così inserito nel fascicolo informatico. 21. Il gestore dei servizi telematici, all’esito del-
missione ingegneria forense dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Brescia. La presentazione affidata ai due professionisti ha consentito di ricordare gli strumenti necessari al consulente tecnico per ottemperare alle richieste del PCT, offrendo quindi una panora-
l’intervento dell’ufficio, invia un messaggio di PEC al depositante, collegandosi con il gestore di PEC del Ministero della giustizia, utilizzando il formato del messaggio previsto. 22. Il gestore dei servizi telematici recupera la Ricevuta di Accettazione (RdA) dal gestore di PEC del Ministero. 23. Il gestore dei servizi telematici salva la relativa RdA nel fascicolo informatico. 24. Il gestore di PEC del Ministero invia il messaggio con l’esito dell'intervento d'ufficio al gestore di PEC del depositante. 25. Il gestore di PEC del depositante provvede a rendere disponibile l’esito dell'intervento d'ufficio nella casella di PEC del depositante. 26. Il gestore di PEC del depositante invia al gestore di PEC del Ministero la Ricevuta di Avvenuta Consegna (RdAC). 27. La RdAC viene recuperata dal gestore dei servizi telematici. 28. La RdAC viene salvata nel fascicolo informatico.
Fonte: http://pst.giustizia.it/PST/resources/cms/documents/Formato_messaggi_e_descrizione_f lusso_di_deposito.pdf
mica completa ed esaustiva della firma digitale – nelle diverse tipologie –, della posta elettronica certificata, della marca temporale, dell’iscrizione al ReGIndE con un’ampia disamina del percorso di comunicazione tra il professionista ed i Servizi online degli Uffici giudiziari.
In conclusione di evento la presentazione di alcuni software per la gestione del flusso di deposito degli atti, argomento già presentato ai lettori sul n. 4-2014 de “Il geometra bresciano”. ❑
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GEOLOGIA Alessandro Monacchi
Bonifica da ordigni bellici in cantieri che prevedono attività di scavo
L’utilizzo dell’indagine geofisica preliminare in aiuto al Coordinatore della Sicurezza in fase di progettazione per la valutazione dello specifico rischio bellico.
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a problematica conseguente il ritrovamento di eventuali ordigni bellici inesplosi nei suoli destinati a scavi o alla realizzazione di opere profonde è tutt’altro che risolta. La questione è stata affrontata dal legislatore anche sotto il profilo della sicurezza del lavoro attraverso la legge 1 ottobre 2012 n.177. La legge impone al coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione (CFP) la valutazione del rischio dovuto alla presenza di ordigni bellici inesplosi rinvenibili durante le attività di scavo, quindi al soggetto incaricato dal Committente, di stendere un Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) adeguato. In genere il CFP valuta il rischio quasi prevalentemente da ciò che si può dedurre dal consulto degli appositi archivi storici bellici, archivi non sempre dettagliati o adeguati a seconda delle aree geografiche in cui si deve intervenire. L’indagine geofisica preliminare è quindi uno strumento molto utile di valutazione nell’analisi di questo specifico rischio a disposizione del CFP. Quando i lavori di scavo coinvolgono profondità limitate l’indagine geofisica preliminare del sito dà una valutazione oggettiva del rischio bellico attraverso l’utilizzo di tecniche rapide ed economiche. Sono metodo64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
logie che si basano su principi fisici ben conosciuti e sensibili alla presenza di corpi metalli sepolti. Queste tecniche utilizzano strumenti come il gradiometro, l’elettromagnetometro e il georadar.
Il gradiometro è essenzialmente un misuratore della variazione del campo magnetico. Le variazioni nel campo registrato sono direttamente attribuibili alla presenza di masse ferrose sepolte. La metodologia di campagna consiste nel tracciare dei rettangoli sul terreno in corrispondenza delle zone da verificare.
Una volta impostata la sensibilità più opportuna, mantenendo la sonda a una distanza fissata rispetto al terreno e avanzando con velocità costante, si procede raccogliendo i dati, i cui valori possono poi essere graficati in mappe di intensità (del campo magnetico); le posizioni dei picchi (positivi e negativi) su tali mappe rappresentano tutte le anomalie riscontrate, che devono a questo punto essere interpretate per discriminare la possibile presenza di oggetti “obiettivo bellico”. L’elettromagnetometro è in grado di misurare rapidamente la conducibilità dei terreni consentendo di ubicare delle anomalie di fase e conducibilità imputabili a corpi metallici sepolti a profondità variabili. Del campo magnetico secondario, provocato dalla corrente elettrica indotta dallo strumento, sono rilevabili due componenti: quella in “quadratura di fase” con il campo primario e quella “in fase” con esso. Il georadar emette impulsi elettromagnetici attraverso un’antenna trasmettitrice. Tali onde si propagano nei mezzi investigati e procedono sempre più in profondità mentre parte dell’energia viene riflessa dagli oggetti metallici incontrati e ripercorre il tragitto inverso fino ad essere captata al ricevitore, sempre alloggiato nell’antenna. A seconda del tipo di trasduttore impiegato e dalla lunghezza dell’impulso inviato (nanosecondi) nonché
GEOLOGIA A sinistra, un esempio di gradiometro e uno schema di acquisizione dati in campagna.
In questa pagina in senso antiorario: un elettromagnetometro; strumentazione georadar antenna 400 Mhz; esempio di mappa interpretativa con due zone anomali presenti.
dell’ampiezza del tempo d’ascolto definito dall’operatore, verranno raggiunte profondità di investigazione più o meno consistenti. Il georadar è quindi un sistema elettronico, complesso e tecnologicamente avanzato, in grado di indagare i terreni e ricercare oggetti metallici sepolti con notevole dettaglio, utilizzando la riflessione di onde elettromagnetiche appositamente generate. La strumentazione permette di leggere un profilo del sottosuolo in tempo reale sul monitor del computer che analizza il “segnale di ritorno” evidenziando le anomalie presenti.
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utte le tecniche sopra rapidamen te illustrate generano, come risultato finale, delle mappe interpretative georeferenziate. In queste mappe si cerca di visualizzare, utilizzando colori diversi, la distribu-
zione di eventuali anomalie presenti sul sito di cantiere. In genere i colori che dal blu vanno verso in giallo rappresentano valori di fondo naturali dei terreni. Le anomalie associabili a possibili corpi metallici interrati (potenziali ordigni bellici) sono in genere rappresentati da concentrazione di colori rosso o ciano. L’indagine geofisica prelimi-
nare non può in nessun modo considerarsi sostitutiva alla bonifica bellica preventiva quando questa è ritenuta necessaria. ❑
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CONDOMINIO Da “Giornale di Brescia” 19 novembre 2014
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e spese per la ripartizione del riscaldamento non sono normate dal Codice civile, ma sono lasciate alle disposizioni del Regolamento di condominio. In mancanza di disposizioni nel regolamento allora ci si rifà al Codice (2° comma dell’art. 1123: ... se si tratta di spese destinate a servire i condomini in misura diversa le spese sono ripartite in proporzione all’uso che ciascuno può farne...). Se si vuole raggiungere la più equa ripartizione bisogna quindi conoscere il quantitativo di calore ceduto ad ogni appartamento. Questo oggi si ottiene solamente con la contabilizza-
Riscaldamento: per ripartire le spese il riferimento principe è il regolamento zione del calore. Cioè con valvole e contatore elettronico che riesce a calcolare il quantitativo esatto di calore ceduto all’unità immobiliare. Nel caso in cui non si riesca ad installare questi contacalorie si ripega su altri sistemi come la contabilizzazione dei volumi o degli elementi radianti. Tra i due sistemi è migliore quello della contabilizzazione degli elementi radianti, perché si riesce ad approssimare in modo migliore la quantità di calore ceduto. A più elementi corrisponde una maggiore quantità di calore ceduto all’ambiente. Inoltre misurando la tempe-
ratura dell’acqua in entrata si riesce a calcolare la resa degli elementi pia no per piano (supponendo che ai piani alti la temperatura dell’acqua sia più bassa e quindi la resa sia minore). Una semplice ed equa suddivisione delle spese può essere effettuata quindi contando tutti gli elementi presenti negli appartamenti di tutto il condominio e ricavarne una tabella millesimale. Esempio: Appartamento A 30 elementi; App. B 25 elementi; App. C 28 elementi. Totale 83 elementi. E quindi: A = 362 millesimi (30/83 x 1.000); B = 301 millesimi; C = 337 millesimi.
Questo metodo non può sempre essere applicato, perché a volte sono presenti termoconvettori. In questo caso si ricorre ai volumi dell’ambiente. Il presupposto è che più volume c’è da scaldare e maggiore è il calore necessario. Com’è evidente, in alcune situazioni serve inevitabilmente dell’approssimazione, anche perché si sta parlando di un sistema che ha molti fattori in campo (la dispersione termica di un appartamento oppure la temperatura dell’acqua). ❑
La valvola termostatica è un dispositivo composto da una valvola alla quale è associato un termostato, che ha lo scopo di regolare l’apertura della valvola tenendo conto della temperatura ambientale. Negli impianti di riscaldamento le valvole termostatiche vengono applicate ai radiatori per regolare il flusso d’acqua in base alla temperatura richiesta allo scopo di evitare sprechi e migliorare il comfort stabilizzando la temperatura a livelli diversi nei diversi locali a seconda delle necessità.
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PROTEZIONE CIVILE Paolo Zizzi
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lle ore 23.59 del 24 novembre 2004, si è verificato un terremoto nell’area del Lago di Garda». La mattina del 25 novembre con questo titolo aprivano tutti i telegiornali e le testate giornalistiche italiane. Dopo dieci anni da quell’evento sismico, l’Assessorato alla Sicurezza e Protezione Civile della Regione Lombardia, la Provincia e la Prefettura di Brescia e i Comuni di Salò, Sabbio Chiese e Vobarno, hanno voluto ricordare quel drammatico avvenimento con una serie di iniziative di sensibilizzazione della popolazione gardesana e con l’organizzazione di due giornate, sabato 22 e domenica 23 novembre , dedicate allo svolgimento di attività tecniche per testare la macchina operativa. A questa iniziativa ha partecipato anche un gruppo di tecnici volontari appartenenti al Collegio dei geometri, all’Ordine degli ingegneri e all’Ordine degli architetti. Il Collegio geometri della provincia di Brescia ha risposto alla richiesta di collaborazione con l’invio di sette geometri membri della Commissione Protezione Civile. Sabato mattina, i tecnici interessati hanno ricevuto un sms in cui veniva comunicato che alle ore 9.02 si era verificato un sisma di magnitudo 5.2 in zona Salò-Valle Sabbia. Nel messaggio veniva anche notificato che, alle ore 12.00, tutti gli esperti valutatori si sarebbero dovuti presentare, presso il Municipio
A dieci anni dal sisma del Garda, prove tecniche per il censimento danni del Comune di Sabbio Chiese, dove era stato allestito l’Ufficio avente Funzione 9 (Censimento danni persone e cose). In seguito alle operazioni di registrazione e dopo aver ricevuto dettagliate informazioni sull’evento sismico, ai tecnici, suddivisi in gruppi, sono stati indicati gli immo-
mento danni presso il Municipio del Comune di Sabbio Chiese, dove hanno consegnato le schede AEDES compilate. Domenica, nella sola mattinata, si sono ripetute le stesse operazioni del giorno precedente. Durante un evento sismico, la macchina operativa che si
mità naturale meno drammatiche, dando alla popolazione colpita un immediato ed efficace supporto tecnico che abbia, si spera, anche un positivo effetto sul piano psicologico. ❑
bili per i quali era richiesta la valutazione di agibilità. Successivamente, le squadre si sono recate presso gli immobili assegnati ed hanno effettuato tutte le opportune valutazioni attraverso la compilazione della scheda AEDES. A conclusione delle attività di verifica, i gruppi sono rientrati all’Ufficio Censi-
mette in moto è molto complessa, ma durante lo svolgimento delle due giornate di esercitazione, tutte le forze coinvolte hanno dimostrato di poter operare in completa sinergia e in modo efficiente. L’organizzazione di simili iniziative è auspicabile per cercare di rendere le conseguenze di una qualsiasi cala-
Il gruppo di lavoro nella Sala Operativa con rappresentanti della Protezione Civile ed alcuni geometri del Collegio di Brescia coinvolti nell’esercitazione. Alla fase di sopralluogo per la compilazione delle schede AeDES hanno partecipato: Elisabetta Barba, Ivano Bellini, Emanuel Boninsegna, Nicola Ghidini, Mirco Giuseppe Melchiori, Paolo Zizzi.
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TECNICA Andrea Botti
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enzo Piano, archistar e senatore a vita, è ormai così famoso nel mondo che, com’è stato scritto, il suo nome precede i progetti come un brand, garanzia del risultato che nasce dalla sintesi fra arte e tecnologia d’avanguardia. Per lui «fare, costruire, è la più antica scommessa dell’uomo…e …Per fare bene bisogna capire e ascoltare...». Parole nelle quali è facile intuire la sintesi del suo rapporto con la materia, anche quella legata alla storia e alle tradizioni locali come la pietra che, attraverso le scelte dell’architetto genovese, si reinventa divenendo struttura, rivestimento, isolamento; massiva e leggera
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La pietra secondo Renzo Piano
ma sempre uguale a se stessa. Valletta City Gate è lo pseudonimo con il quale è conosciuto l’intervento, iniziato nel 2008 e firmato dallo studio Renzo Piano Building Workshop, per dare un nuovo volto alla capitale dell’isola di Malta. Un’operazione di ampio respiro, con l’ambizioso obiettivo di ri-definire l’identità di uno spazio urbano di antica memoria, attraverso la progettazione della sede per il Parlamento maltese, il recupero delle rovine dell’adiacente Opera House e la valorizzazione della porta di accesso alla capitale. Il sito, tutelato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, è posto a ri-
dosso delle mura cinquecentesche che perimetrano il centro storico e limitano un’area altimetricamente irregolare, segnata dalle numerose trasformazioni susseguitesi nel corso dei secoli, frutto di scelte spesso non troppo felici. Il nuovo Parlamento posto oltre la porta, all’ingresso della città, si presenta con la forma di due monumentali blocchi in pietra posti su pilotis: uno accoglie la camera del Parlamento, l’altro gli uffici amministrativi dei parlamentari, del primo ministro e dei leader dell’opposizione; al piano terra è collocato un centro culturale facilmente visibile anche dall’esterno.
Il rapporto con le pre-esistenze, i luoghi e la loro storia, unitamente a questioni anche di ordine meramente pratico ed economico, hanno indotto Renzo Piano a scegliere, per i rivestimenti e i completamenti, la pietra maltese, un calcare duro e compatto (risalente a 21 milioni di anni fa), dal caratteristico colore giallo paglierino con venature leggere di tonalità più scure, molto simile a quella Leccese. I componenti costitutivi conferiscono al materiale una compattezza, un colore ed una struttura uniche, inoltre, la presenza di frammenti di fossili, dona ulteriore fascino e ricchezza geologica. Le tipologie e-
TECNICA A sinistra, facciata in costruzione del palazzo del Parlamento maltese a La Valletta e, in questa pagina, particolare della stessa facciata.
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TECNICA In alto, porta di accesso a La Valletta e l’Opera House della medesima città.
stratte si differenziano tra loro per il colore, l’omogeneità, la compattezza e l’età, quella impiegata per questo intervento è stata estratta da una cava appositamente aperta a Gozo, la seconda isola dell’arcipelago maltese1. La ricerca di un dialogo fra le molteplici componenti del progetto ha indotto il progettista a valutare, per ciascuno degli interventi previsti, differenti modalità d’impiego della materia litica: soluzioni tradizionali per l’Opera House, scelte d’avanguardia per il Parlamento. Nel primo caso la pietra locale è stata impie70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
TECNICA Dettaglio delle mura di La Valletta.
gata per risarcire lacune e rivestire i monumentali volumi dell’ingresso; nel secondo caso, come una pelle tecnologica, è divenuta il possente involucro al quale affidare nuove funzioni oltre a quella puramente estetica. Del resto l’aspetto energetico è un dato importante per un edificio a “emissione
zero di CO2”, ancora più importante se l’apporto di energia, recuperata dalla pietra, per riscaldare e raffreddare gli ambienti, consente un’autosufficienza del 100% per il riscaldamento invernale e dell’80% per il raffreddamento estivo. Inoltre la presenza di brises-soleil integrati nella tessitura muraria
e posizionati secondo l’inclinazione dei raggi solari modula la luce che penetra all’interno dell’edificio e contribuisce al controllo climatico. La realizzazione delle facciate ventilate ha richiesto un intenso e inedito lavoro di progettazione tecnologica: le lastre impiegate nel rivestimento, da 0,65 x 4,86 x 5,00 metri sono ricavate da blocchi con dimensioni di circa 5 x 5 x 5 metri, armate con barre metalliche (in modo da prevenire eventuali cadute di frammenti in caso di rottura dei blocchi) e completate con i brise-soleil di circa 4,90 metri. Tutte le lavorazioni sono state eseguite con macchine a controllo numerico e gli assemblaggi realizzati a secco, mediante sistemi di ancoraggio in grado di garantire una corretta gestione delle tolleranze. Il progetto, inteso come processo di ricerca condotto in collaborazione con il mondo della produzione ha consentito, ancora una volta, la nascita di una nuova soluzione linguistica e tecnologica. Del resto l’architetto genovese aveva già dimostrato di saper sfruttare sapientemente le proprietà fisicomeccaniche della materia litica con la realizzazione della nuova aula liturgica di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e le sue arcate in pietra disposte radialmente (la campata principale di 45 metri di larghezza rappresenta il più grande arco portante in pietra mai realizzato)2.
Analogamente la pietra è protagonista anche nel progetto per il MUSE, il Museo della Scienza disegnato dallo studio Renzo Piano Building Workshop nell’area ex Michelin di Trento. Parte integrante di un vasto piano di recupero sviluppato su una superficie di 11 ettari comprendente anche edifici ad uso residenziale commerciale e direzionale, il MUSE (dimensioni in pianta di metri 130X35) presenta due livelli interrati e cinque fuori terra destinati ad ospitare: funzioni pubbliche indipendenti quali biblioteca, mediateca, sala conferenze da 100 posti e relativo foyer; spazi destinati alla didattica e la ricerca; uffici direzionali ed amministrativi; servizi, magazzini e, ovviamente, le aree dell’esposizione, parte fondante del museo. Fra i materiali maggiormente impiegati: legno, metallo, vetro ma soprattutto pietra in tre varietà: Botticino, Rosso di Trento3 e Verdello 4 . Il Botticino ed il Rosso di Trento sono presenti nei rivestimenti del museo e degli edifici per uffici, in particolare quest’ultimo è stato tagliato al verso per i rivestimenti e al contro per gli altri impieghi. Il Verdello è presente nei prospetti nord e sud mediante manufatti bocciardati sostenuti meccanicamente da una sottostruttura metallica, e in parte delle pavimentazioni esterne, in particolare quella adiacente al canale che attraversa il grande parco di sei ettari in cui sorge il complesso. La preIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 71
TECNICA Veduta parziale di un prospetto e, sotto, la pavimentazione della grande hall del “Muse” di Trento.
rato a Padova nell’autunno del 2013. Il Tavolo, simbolo della Biennale, è nato con l’intento di illustrare le 58 migliori opere selezionate dalla giuria internazionale del Premio e si presenta ripartito in sette possenti blocchi di pietra per una lunghezza complessiva di 20 metri, appoggiati al terreno attraverso dei supporti regolabili in acciaio, quasi invisibili, per lasciare la scena alla sola pietra. Il piano di appoggio è levigato in modo da garantire una lettura dei caratteri del litotipo. Il materiale scelto è noto anche come Giallo di Vicenza 6 e viene estratto da cave in galleria, con un sistema di coltivazione cosiddetto “per vuoti” valenza delle pietre locali, materiali a Km zero, ha influito in maniera determinante sull’ottenimento della certificazione LEED Gold5 del quale la costruzione può oggi fregiarsi. Quando l’aspetto statico viene meno e l’opera d’architettura lascia il posto all’elemento d’arredo la materia si racconta attraverso una esaltazione delle peculiarità geologiche, come nel caso del Tavolo dell’Architettura progettato per la Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Cappochin”, inaugu72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
TECNICA La pavimentazione esterna e una parete interna del “Muse”. Sotto, due vedute del “Tavolo dell’architettura” a Padova.
rosso mattone. Presenta stiloliti con concentrazioni di minerali argillosi ed ossidazioni di colore rosso scuro. Le macchie più chiare sono generalmente derivate da componenti organiche. Per una descrizione vedi: C. Ligabò, Il marmo è protagonista al museo sta in “Informatore del marmista” n. 621, Ed. Giorgio Zusi, Verona, 2013 4
È un calcare nodulare, abbastanza compatto con frattura concoide. Questa roccia presenta colore verdastro con stiloliti corrispondenti a livelli marnosi con pirite dispersa.
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Per saperne di più vedi A. Botti, Linee guida LEED…ora anche per le pietre naturali, “Il geometra bresciano” n. 1/2012.
6 La cava di provenienza si trova a Grancona (Vi) sui colli Berici e in essa vengono coltivate la pietra Gialla e la pietra Grigia. Il passaggio cromatico, dovuto a un processo chimico, è netto come si può notare anche in uno dei blocchi utilizzati che presenta appunto un angolo grigio nella massa gialla.
ossia, scavando gallerie di circa ml 8 x 8 e lasciando pieni di pari dimensione a sostenere i carichi dei terreni soprastanti. ❑
Note 1 L’arcipelago maltese è costituito dalle isole di malta, Gozo e Comino. Qui affiorano una serie di rocce esclusivamente sedimentarie (prevalentemente carbonatiche e carbonatico-marnose) di età Oligocene-Miocene Superiore comprendente diverse formazioni quali: Calcare Corallino Superiore (usato per calce e cemento), Sabbie verdi, Argille azzurre (usate per la ceramica), Calcare a Globigerina (utilizzato come pietra da costruzione), Calcare corallino inferiore (utilizzato come pietra da costruzione e materiale per
calce e cemento). Per una descrizione vedi: A. Bertolazzi, Le facciate di pietra del Parlamento di Malta in “L’Informatore del marmista”, n. 633, Ed. Giorgio Zusi, Verona, 2013. 2
Per saperne di più vedi A. Botti, Geografia Litica: pietre pugliesi, “Il geometra bresciano” n. 6/2013.
Fonti iconografiche Le immagini relative al Valletta City Gate sono tratte dalla cartella stampa di Marmomacc 2014 - Renzo Piano Building Workshop e Malta - Una inedita facciata in pietra per il Nuovo Parlamento a cura di Angelo Bertolazzi, Vincenzo Pavan. Per le immagini relative al Muse si ringraziano: Massimo Zarucco - Ufficio Stampa PAT, Alessandro Gadotti - Archivio Trento Futura, Roberto Nova.
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È un calcare nodulare, abbastanza compatto con frattura concoide dal colore rosso vivo, rosso scuro, talvolta anche
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CULTURA
L’Albero della vita di Expo: cosa bresciana Franco Robecchi
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razie all’intraprendenza progettuale e alla tenacia dei nostri imprenditori, Brescia avrà un ruolo di fortissimo impatto d’immagine ad Expo 2015. La realtà che si riconosce nell’Associazione Industriale Bresciana ha predisposto piani di affiancamento ad Expo, mirati alla valorizzazione della realtà produttiva del proprio territorio. Aib ha costituito un Comitato per Expo 2015, coordinato dal presidente del Comitato Piccola Industria, Giancarlo Turati, che ha creato situazioni di presenza sia all’interno che all’esterno dell’Esposizione, sia in Milano che in Brescia e nel territorio bresciano. Il programma, inevitabilmente laborioso e fitto di ostacoli ricorrenti, ma finalmente in via di concretizzazione, ha raggiunto l’acquisizione di un’autentica punta di diamante, che sarà piantata nel cuore dell’esposizione universale e sotto gli occhi di venti milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo. Si tratta del cosiddetto Albero della Vita, la scultura-
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architettura che sarà il monumento simbolo del grande evento. Sino dai tempi della prima Esposizione universale, nella Londra del 1851, le Esposizioni sono state rappresentate da un edificio-emblema. Nel 1851 quell’emblema fu rappresentato dal grande padiglione unico, il celebre e immenso Crystal Palace, oggetto culto nella storia dell’architettura, ma tutti conoscono il più celebre oggetto simbolo di un’Expo, la Tour Eiffel, eretta per l’Esposizione universale parigina del 1889. I meno giovani ricorderanno anche il cosiddetto Atomium, dell’Esposizione universale di Bruxelles del 1958, con la sua forma poliedrica a sfere collegate da tubi percorribili, riferita non tanto ad un atomo ma al cristallo del ferro. Inoltre vi furono la grande ruota panoramica dell’Esposizione di Chicago, del 1893, e il totem infantile e gigante, dell’Esposizione di Osaka, del 1970. Milano decise di chiedere a Marco Balich, produttore e crea-
CULTURA A sinistra, in piccolo: il pavimento michelangiolesco del Campidoglio, che ha ispirato il disegno dell’Albero della vita.
L’Albero della vita nella prefigurazione progettuale, come voluta dall’ideatore, Marco Balich. Sono evidenziati anche alcuni effetti di luci.
tore di spettacoli televisivi e di grandi eventi, fra i quali alcune cerimonie di apertura di Giochi olimpici, di ideare una struttura-spettacolo, come manufatto emblematico di Expo 2015. Balich disegnò una torre, secondo una radicata tradizione, che vuole le torri grandi oggetti di riferimento spaziale, ma anche visivo e simbolico. La torre milanese doveva però essere un’architettura viva, animata, una torre palcoscenico e scenografia cinematografica. Fu immaginata al centro di un laghetto rotondo, circondato da alcune gradinate per spettatori. Sul pelo dell’acqua fu pensato un reticolo, come un pizzo, che tracciava il disegno a losanghe che si dilatano a raggiera voluto da Michelangelo per il pavimento della piazzetta del Campidoglio romano. Nel fulcro di quella rosa le linee si avviluppano su uno stelo che sale per 35 metri, svasandosi in sommità, come un calice sul quale si stendono le linee che provengono dalla base e dal tronco, che tornano ad aprirsi per creare la grande svasatura che ha un diametro di 45 metri. Balich ha detto che questa struttura doveva essere “un albero che raccoglie i nostri
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CULTURA
semi migliori e li porta in alto, per offrirli al mondo”. In effetti, l’avvitamento del reticolo parte da una piattaforma di radici, si avvolge come una spirale idrovora e sboccia in sommità con un andamento a grande tromba, che assorbe alla base e diffonde in cielo. La struttura inoltre, come si è detto, sarà anche una macchina scenografica, poiché in essa sono raccolti migliaia di punti luce che, coordinati a un impianto per la diffusione di fumi colorati e ad un impianto acustico per l’emissione di musiche, daranno spettacolo per gli spettatori di tutta l’Expo e in particolare per quelli seduti attorno al lago e nella piazza che lo contiene, per l’appunto chiamata Lake Arena. Il tutto è di fronte al grande e bellissimo Padiglione Italia, l’edificio che ospita quanto il nostro Paese intende mostrare al mondo. La grande struttura fu chiamata Albero della vita, con ascendenze culturali che risalgono alla Bibbia. A sponsorizzare l’opera si mise in primo piano la Coldiretti, ovviamente coinvolta in un’Expo che ha per motto di missione “Nutrire il pianeta Energia per la vita”. Per il progetto e parte delle spese di esercizio l’associazione dei coltivatori ha versato due milioni di euro, ma l’effettiva costruzione dell’albero è rimasta a lungo controversa e in pericolo. Ad esempio, Vittorio Sgarbi, con il consueto snobismo provocatorio, ha definito la struttura “una carnevalata o un’americanata 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
CULTURA Fra i grandi monumenti di Expo sopravvissuti alla chiusura della manifestazione vi è la Tour Eiffel, sulla quale si esercitarono tuttavia in molti per cercare di “migliorarla”. In basso, l’Atomium dell’Expo di Bruxelles del 1958.
buona per Las Vegas”. Poiché i bresciani pensano che avvicinarsi a Las Vegas non sarebbe una cattiva idea, almeno sul piano economico, che non esclude i Bronzi di Riace e il Colosseo, fu fatta a Diana Bracco, commissario del Padiglione Italia, la proposta di affidare a Brescia la costruzione dell’Albero della vita. Un’idea brillante e molto impegnativa, che è stata accettata. Dopo mesi di percorsi ad ostacoli, di stop and go, di negazioni e di rilanci, cui i bresciani hanno sempre opposto una forza di ottimismo e di fattività, il progetto dell’Albero della vita ha superato le perplessità del commissario unico di Expo Giuseppe Sala e il giudizio del magistrato Raffaele Cantone, dell’Autorità nazionale anticorruzione. A fine novembre sono arrivati gli assensi definitivi, sulla linea di confine dei tempi di fattibilità. Per l’operazione, che costerà ai bresciani circa tre milioni di euro, si è formato un consorzio temporaneo di aziende, circa 25, con sei capolista, per impegno tecnico ed economico, radunate sotto la bandiera esaltante del motto “Orgoglio Brescia”. Aib e Camera di commercio sono tra i protagonisti, anche per iniziative che si svolgeranno in Brescia e nella provincia, essendo partecipi anche il Comune e la Provincia. Il palazzo dell’ex tribunale, di
via Moretto, ospiterà una sorta di show room dell’imprenditoria bresciana, mentre all’interno di Expo si è ottenuto di avere una “sei giorni” dedicata a Brescia. I “fuori expo” saranno inoltre frequentati da una fitta serie di soggetti bresciani che esporranno e presenteranno la realtà del nostro territorio, promuovendo l’economia e la conoscenza, anche culturale. La struttura dell’Albero della vita si avvarrà dell’esperienza dei bresciani come costruttori in ferro, ma saranno coinvolte anche aziende esperte nella lavorazione del legno che rivestirà gran parte della struttura. Non è per ora definito il destino della grande torre dopo la chiusura dell’Esposizione, come spesso è avvenuto per i grandi oggetti simbolo delle Esposizioni universali. Si pensi che anche la Tour Eiffel doveva essere smontata, alla fine della manifestazione. Sarebbe auspicabile che l’impegno economico e tecnico per la costruzione non fosse sfruttato solo per i sei mesi di vita dell’Expo. Ma la previsione riguarda un po’ tutto il quadro del futuro dell’area e dei padiglioni dell’Esposizione. Ad oggi, solo il Padiglione Italia è previsto come non effimero, mentre le sorti dell’area hanno incontrato la diserzione delle aste di vendita per il post-Expo, inIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 77
CULTURA La cupola geodetica dell’Expo di Montreal; il Needle Space dell’Expo di Seattle, ancora oggi attrazione della città americana; il totem gigantesco dell’Expo giapponese di Osaka.
fine affidato ad una pianificazione urbanistica cui attenderanno docenti universitari. Se i milanesi decidessero per la demolizione anche dell’Albero della vita, i proprietari bresciani pensano ad un ultimo sforzo economico per il trasferimento della struttura a Brescia. E si apre l’interrogativo sulla possibile collocazione. Perché non pensare ad una riva del fiume Mella, dove le luci si rifletterebbero nell’acqua, magari non distante dalle Fornaci di Ponte Crotte, il vero e suggestivo monumento dell’imprenditoria storica bresciana? Per l’occasione, proprio quelle tre fornaci, splendido e pittoresco reperto dell’archeologia industriale, potrebbero finalmente essere restaurate e trovare quella valorizzazione che conver-
rebbe agli imprenditori, all’immagine estetica e alla cultura di tutta la città. L’Albero della vita è ancora da definire anche sul piano ingegneristico e i tempi per la produzione sono quelli che mettono a dura prova l’efficienza professionale. Brescia non fallirà e l’orgoglio sarà non solo di imprenditori, professionisti e maestranze, ma di tutti i bresciani. ❑ 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6
CULTURA Un’ipotesi di collocazione in Brescia dell’Albero della vita, se dovesse essere rifiutato da Milano. L’industria bresciana dal passato al futuro.
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Novità di Legge a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Finalità della rubrica è di contribuire all’informazione sull’emanazione di leggi, decreti e circolari pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. I lettori della rivista che sono interessati ad approfondire i contenuti delle norme sopra elencate potranno consultare gli organi ufficiali (GU e BURL) presso il Collegio dei Geometri. Decreto Ministero del Lavoro e Politiche Sociali 22 luglio 2014 (Gazzetta Ufficiale 8 agosto 2014 n.183) Applicazione delle disposizioni del Titolo IV del D.leg.vo n.81/2008 agli spettacoli musicali, cinematografici e teatrali ed alle manifestazioni fieristiche. Il provvedimento attua il decreto “del fare” (D. L. 69/2013 convertito in legge dalla L. 98/2013), nella parte in cui ha introdotto il nuovo comma 2-bis dell’articolo 88 del Testo Unico dell’Edilizia di cui al D. Leg.vo 81/2008, prevedendo l’applicazione delle disposizioni concernenti i cantieri temporanei o mobili anche agli spettacoli musicali, cinematografici e teatrali e alle manifestazioni fieristiche, tenendo conto delle particolari esigenze connesse allo svolgimento delle relative attività, e demandando altresì l’individuazione di tali necessità ad un apposito decreto interministeriale, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro. Il provvedimento definisce dunque in sostanza quando e con quali specifiche modalità è necessario applicare le norme del Testo Unico concernenti la sicurezza nei cantieri temporanei e mobili negli spettacoli e nelle fiere.
Decreto Ministero Beni e Attività Culturali 13 maggio 2014 (Gazzetta Ufficiale 20 settembre 2014 n. 219) Approvazione delle linee guida applicate all’articolo 182 del Coldice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42 e successive modificazioni, concernente la disciplina transitoria del conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaborazione restauratore di beni culturali.
(Gazzetta Ufficiale 29 settembre 2014 n. 226) Disciplina del fondo di garanzia “Prima casa” di cui all’art.1, comma 48, lett.c) della Legge 27 dicembre 2013 n.147 Il fondo è mirato alla concessione di garanzie su finanziamenti connessi all’acquisto ed agli interventi di ristrutturazione ed accrescimento dell’efficienza energetica di unità immobiliari, site sul territorio nazionale da adibire ad abitazione principale del mutuatario.
Decreto Legge 12 settembre 2014 n. 133 (Gazzetta Ufficiale 12 settembre 2014 n. 212) Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.( c.d. Decreto sblocca Italia)
Deliberazione CNG 22 luglio 2014 n. 6 (Bollettino Ufficiale Ministero Giustizia 15 agosto 2014 n. 15) Regolamento per la formazione professionale continua degli iscritti all’Albo dei Geometri e Geometri Laureati ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di aggiornamento professionale, la cui violazione costituisce illecito disciplinare. Il regolamento entra in vigore dal 1 gennaio 2015, e da questa data sostituirà il precedente, che riportava data novembre 2009 ed era entrato in vigore nel 2010.
Deliberazione CNG 22 luglio 2014 n. 7 (Bollettino Ufficiale Ministero Giustizia 15 agosto 2014 n. 15) Regolamento sul professionista affidatario di più di tre tirocinanti e sui corsi di formazione professionale alternativi al tirocinio (Allegato A)
Decreto Ministero Giustizia 13 agosto 2014 (Gazzetta Ufficiale 24 settembre 2014 n. 222) Regolamento recante la determinazione dei criteri e delle modalità per la formazione degli amministratori di condominio nonché dei corsi di formazione per gli amministratori condominiali
Decreto Ministero Giustizia 3 ottobre 2014 n. 139 (Gazzetta Ufficiale 23 settembre 2014 n. 221) Regolamento recante modifica al decreto Ministero della Giustizia 18 ottobre 2010 n.180, sulla determinazione dei criteri e delle modalità di iscrizione e tenuta del registro degli organismi di mediazione e dell’elenco dei formatori per la mediazione nonché sull’approvazione delle indennità spettanti agli organismi, ai sensi dell’art 16 del decreto legislativo n. 28 del 2010.
Decreto Ministero Economia e Finanza 31 luglio 2014
Decreto Ministero Lavoro e Politiche Sociali 9 settembre 2014
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(Gazzetta Ufficiale 12settembre 2014 n. 2129 Modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza (Pos), del piano di sicurezza e coordinamento (Psc) e del fascicolo dell’opera (Fo), nonché del piano di sicurezza sostitutivo (Pss).
Deliberazione Giunta Regione Lombardia 1 agosto 2014 n. X/2279 Bollettino Ufficiale S. Ord. 7 agosto 2014 n. 32) Programma degli interventi del Piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica – art 1, comma 112, della Legge 27 di-
cembre 2013 n.147 – finalizzati all’adeguamento dei servizi din fognatura e depurazione afferenti agli aggiornamenti interessati da procedure di infrazione comunitaria.
Deliberazione Giunta Regione Lombardia 11 luglio 2014 n. X/2129 (Bollettino Ufficiale S. Ord. 16 luglio 2014 n. 29) Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombardia (l.r.1/2000, art 3, c 108, lett.d).
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a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Intervento di recupero sottotetto e oneri Ho presentato una SCIA per un recupero di un sottotetto. Nella documentazione ho allegato il prospetto per la determinazione della classe dell'edificio nello stato di fatto e in quello di progetto. L'edificio passa dalla classe III alla VI. Nel prospetto di autoliquidazione degli oneri ho calcolato un costo di costruzione dato dal costo base maggiorato della percentuale dovuta per la classe VI moltiplicato per la superficie del nuovo sottotetto oggetto d'intervento, considerata al 40%, poiché il rimanente 60% della stessa era già stato corrisposto a suo tempo al momento della realizzazione della stessa SNR trasformata ora in SU. Il tecnico comunale mi corregge l'autoliquidazione calcolando il costo di costruzione ottenuto dalla differenza fra il contributo di costruzione dell'edificio in classe VI e dell'edificio in classe III interessando pertanto tutte le superfici di tutti 3 i piani dell'edificio e non solo la superficie del sottotetto con notevole differenza di importo, poiché l'incidenza del costo base di costruzione maggiorato per il passaggio in classe VI interessa anche le superfici degli altri piani non oggetto d'intervento e non solo la superficie del sottotetto. La liquidazione del tecnico comunale è corretta? geom. A. C.
Mi sembra si vogliano complicare sempre le cose semplici e ormai collaudate da tempo. Innanzi tutto c'è da precisare che l'articolo 64 della legge regionale n. 12 del 2005 definisce "ristrutturazione edilizia" l'intervento di recupero dei sottotetti esistenti (comma 2) e lo stesso articolo, al comma 7, prevede la corresponsione degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché del costo di costruzione, calcolati sulla volumetria o sulla slp resa abitativa, secondo le tariffe comunali vigenti, come se si trattasse di una nuova costruzione. Mi sembra quindi facile determinare la volumetria resa abitabile, per altro necessaria per definire l'altezza media ponderale, alla quale si applicano le tariffe degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria per le nuove costruzioni della zona in cui avviene l'intervento. Per quanto riguarda il costo di costruzione si deve compilare il prospetto ministeriale del 1977, determinare la classe dell'intero edificio, inserendo tutte le Su e Snr, le eventuali caratteristiche particolari, ma separando le Su e le Snr soggette a contributo, cioè quindi, solo quelle che si rendono abitabili e assoggettandole alla quota del contributo. Si determina, in questo modo, la Sc alla quale applicare il costo base di _ 403,77 (non maggiorato), per calcolare il costo dell'intervento, come nuova costruzione. A questo costo si applicherà la percentuale corrispondente alla classe dell'edificio sopra determinata, sempre per nuovi interventi. Geom. Antonio Gnecchi
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Cambio d’uso da superficie non residenziale a superficie utile Devo presentare una pratica dove trasformerò due stanze attualmente a soffitta che hanno già i requisiti di abitabilità tali da non dover ricorrere alla normativa sul recupero del sottotetto, in due camere da letto. Quindi trasformazione di SNR in SU. Discutendo preliminarmente con il tecnico comunale sulla onerosità dell'intervento ho proposto la corresponsione del costo di costruzione moltiplicando il costo base maggiorato o no, secondo della classe dell'edificio che risulterà dalla compilazione del modello ministeriale, per la superficie utile delle due stanze considerata al 40%, per la corrispondente aliquota degli edifici esiste. Considero la superficie al 40% perchè secondo me il 60% a SNR è già stato corrisposto in passato. Il tecnico comunale invece dice che devo pagare per tutta la superficie perchè esercito la volontà di cambio d'uso ex novo e del costo di costruzione eventualmente corrisposto sulla precedente SNR al 60% non si può più tener conto perchè riguarda un precedente diritto a costruire ormai esercitato e per il quale il titolo abilitativo è ormai scaduto da tempo. Chi ha ragione? geom. A; C.
Mi sembra che nella domanda si faccia un po' di confusione tra quello sostenuto dall'interessato e dal tecnico comunale. Gli interventi edilizi, come più volte ripetuto in passato, sono da individuare tra quelli dell'articolo 27, comma 1, della legge regionale n. 12 del 2005, il cui titolo abilitativo è desumibile dall'articolo 33 (permessi di costruire) o dall'articolo 41 (Dia o Scia) stessa legge, fermo restando quelli previsti dall'attività edilizia libera per i quali non è necessario alcun tiolo abilitativo (rilasciato o assentito). L'art. 52 della LR n. 12/2005 sul mutamento della destinazione d'uso precisa alcune ipotesi, distinguendo quelle connesse o non comportanti la realizzazione di opere edilizie. Le prime, sempre e comunque conformi alle previsioni urbanistiche comunali, sono ammesse mediante la manutenzione straordinaria, il restauro e risanamento conservativo o la ristrutturazione edilizia che definiscono la qualificazione tecnico-giuridica dell'intervento, come specificato al primo comma. Le seconde, sempre e comunque conformi, sono soggette esclusivamente a preventiva comunicazione dell'intervento al comune. Il terzo comma dell'art. 52 stabilisce inoltre che qualora la modifica della destinazione d'uso sia intervenuta nei dieci anni successivi all'ultimazione dei lavori, il contributo di costruzione (quindi oneri + costo) è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata al momento dell'intervenuta variazione. In questo ultimo caso è chiaro che il progetto originario avrà previsto destinazioni d'uso diverse da quelle che si intendono proporre e per le quali è già stato pagato il contributo di costruzione, ma non nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione (es. stanze
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adibite a residenza da destinare a uffici). Se escludiamo quindi i casi in cui il mutamento di destinazione d'uso avvenga senza l'esecuzione di opere edilizie (comma 2 e 3, LR 12/05), la presentazione di "una pratica" che trasforma "due stanze in due camere" potrà prevedere un intervento di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, oppure di ristrutturazione edilizia, come sopra detto. In primo luogo escludo il fatto che il pagamento di un precedente eventuale contributo determini una riduzione parziale o totale del nuovo contributo relativo al nuovo intervento edilizio, fuori dall'ipotesi di cui al terzo comma della LR n. 12/05. Se i lavori e le opere da eseguire si identificano tra gli interventi di ristrutturazione edilizia, il contributo di costruzione (oneri + costo) è dovuto ai sensi dell'art. 43 della legge regionale n. 12/2005 (comma 1), secondo quanto stabiliscono i successivi articoli 44, commi 8, 9 e 12, e 48, comma 6, stessa legge. Ne deriva quindi che per gli oneri di urbanizzazione o si determina il volume virtuale (CME opere/403,77 x 4) e si applicano le tariffe comunali per le ristrutturazioni edilizie, oppure si chiede vengano applicate le stesse tariffe sul volume reale (trasformato da snr a su), mentre per il costo di costruzione si determina la classe dell'intero edificio e si applica la percentuale corrispondente a tale classe per interventi di recupero edilizio, sul costo dell'intervento (CME opere da eseguire). Da quanto sopra si deduce quindi che il calcolo del contributo è più semplice di quanto esposto nel quesito da parte dell'interessato e da parte del tecnico comunale, ma soprattutto è quello corretto e previsto dalle norme sopra richiamate. geom. Antonio Gnecchi
PdC art. 73/bis L.R. 12/2005 Sto progettando un intervento di manutenzione straordinaria a una copertura in amianto e ho deciso, insieme con il committente, di sfruttare l'Art. 73/bis della LR 12/2005 per poter alzare un po la pendenza del tetto che attualmente è del 10%. La paesaggistica in soprintendenza è già andata a buon fine ma ora si presenta un problema con il Comune di Rovetta: non sanno come formulare il PdC con convenzione (comma 2). Per chi non lo spesse il comma due prevede che "Nel caso in cui il sopralzo dia luogo a un piano sottotetto o a vani con caratteristiche di abitabilità nel regime ordinario o in quello derogatorio del recupero dei sottotetti ai fini abitativi, l'intervento è assoggettato a permesso di costruire convenzionato ove sia stabilito che la superficie non è utilizzabile ai fini abitabili, salvo che l'avente titolo inoltri separata o contestuale istanza di atto abilitativo per la trasformazione della superficie o del volume ai fini residenziali." Il mio cliente non ha al momento la forza economica per il recupero del sottotetto ma predisponiamo il tutto per il futuro, quindi devo convenzionare il pdc con il Comune. Il suddetto Comune e quelli a me limitrofi non hanno mai avuto una casistica del genere e non sanno come procedere, quindi vanno con metodo "a caso": all'inizio mi dicono che essendo una convenzione va siglata con atto, poi mi dicono che convenzione significa dare/avere e che devo pagare degli oneri, poi l'assessore mi dice che mi fa pagare oneri ma sotto forma di diritti di segreteria; insomma, non sanno che pesci pigliare e nemmeno io. Ho sentito alcuni tecnici più esperti di me ma non sanno cosa consigliarmi, ergo eccomi qui a chiedere aiuto.
Sapete come potrei procedere? Grazie anticipatamente e buon lavoro. geom. C. M.
Il permesso di costruire convenzionato non è altro che un titolo abilitativo come quelli generici nel quale va fatto riferimento all'atto di convenzione da stipulare tra il soggetto attuatore ed il comune. Il comune deve quindi procedere, mediante l'approvazione di uno schema di convenzione tipo per l'attuazione degli aspetti planovolumetrici, secondo gli indirizzi della Giunta Comunale che definisca dei criteri per l'approvazione di permessi di costruire convenzionati in sostituzione di piani attuativi. Il dirigente o il responsabile della'area tecnica dell'Urbanistica deve pertanto, mediante determinazione, approvare questo schema di convenzione tipo volto a disciplinare gli interventi soggetti al convenzionamento per gli aspetti planovolumetrici. La convenzione, da sottoscrivere tra il soggetto attuatore degli interventi da eseguire con permesso di costruire e il comune è rogata da un notaio o dal segretario comunale, mentre la competenza a sottoscrivere tutti gli atti ad essa conseguenti l'attuazione degli strumenti urbanistici sono di competenza dei dirigenti del Settore Urbanistica. Lo schema di convenzione tipo, poi, è una classica convenzione urbanistica, del tipo di quelle che regolano gli strumenti urbanistici attuativi, contenente le premesse e una serie di articoli che regolano tutti gli aspetti previsti dal progetto e degli accordi e impegni assunti nei confronti con l'amministrazione comunale, quali: articolo 1 - Disposizioni preliminari ed allegati alla convenzione documenti ed elaborati tecnici, articolo 2 - Obbligazioni di carattere generale articolo 3 - Ambito dell'intervento articolo 4 - Obiettivi dell'intervento articolo 5 - Contenuti dell'intervento articolo 6 - Cessioni di aree e realizzazione opere per urbanizzazione primaria articolo 7 - Concorso ai fabbisogni urbanizzativi: cessione di aree e realizzazione opere di urbanizzazione secondaria, monetizzazione delle aree. articolo 8 - Contributo stimato articolo 9 - Modalità di attuazione e varianti al progetto articolo 10 - Convenzionamento alloggi (se previsto) articolo 11 - Garanzie articolo 12 - Certificato di destinazione urbanistica articolo 13 - Subentri articolo 14 - Spese e tasse. geom. Antonio Gnecch
Recupero di sottotetto senza modifica della sagoma Sto predisponendo un progettino per poter usufruire del volume dell'attuale sottotetto che supera il minimo urbanistico per essere considerato tale, al fine di ottenere dei vani di abitazione in più a favore dell'unità immobiliare, senza creare una nuova unità abitativa. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/6 - 83
LA PAROLA AGLI ESPERTI
Preciso che l'immobile è in zona vincolata alla quale è richiesto il mantenimento dello stato di fatto ecco perchè non si vuole procedere con il sopralzo. Situazione: classica casa unifamiliare degli anni '60 a piano unico abitativo più solaio con minimo di imposta di 1.00 e massimo 3.06. Proposta: "spostare" l'imposta minima a 1.70/1.80 al fine di arrivare ad una media ponderale di 2.40. Domande: - sotto il punto di vista della pratica, essa si può collocare come manutenzione straordinaria, visto che il volume esiste, ma cambio la destinazione d'uso del solaio, ovvero da snr attuale a su, oppure mi devo appellare per forza al recupero del sottotetto ai fini abitativi? - le altezze minime imposte dai RLI, 1.80 e 2.10, devo sempre rispettarle o vado in deroga anche su esse? - in caso che si debba rispettare i parametri di altezze minime imposte dal RLI, posso realizzare abbaini che mi consentano il raggiungimento non solo dei RAI,ma anche la lieve modifica di falda per ottenere le altezze minime di cui sopra, mantenendo il colmo e la gronda attuale? Grazie geom. L. S.
Il recupero del sottotetto ai fini abitativi è consentito anche in zone sottoposte a vincolo, senza il sopralzo del fabbricato, sempre che vengano rispettate le condizioni e le prescrizioni di cui all'articolo 63 e seguenti della legge regionale n. 12 del 2005, garantendo l'imposta minima di mt. 1,50 e l'altezza media ponderale di mt. 2,40 (1,80
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+ 3,06): 2, e tutte le altre prescrizioni igienico sanitarie riguardanti le condizioni di abitabilità previste dai regolamenti. C'è però da precisare come la stessa legge regionale 12/05 classifica tali interventi come ristrutturazione edilizia ai sensi dell'articolo 27, comma 1, lettera d), stessa legge, per cui non è possibile affermare che "sotto il punto di vista della pratica, essa si può collocare come manutenzione straordinaria", indipendentemente dal fatto che non cambia il volume, ma solo la destinazione d'uso (parziale) del fabbricati, e nulla rileva che si passi da una snr ad una superficie utile per ritenere tale intervento di ristrutturazione edilizia, senza considerare si tratti di un intervento che è rivolto a trasformare l'organismo edilizio mediante un insieme sistematico di opere che portano ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Nel contesto dell'intervento di recupero edilizio, che va in deroga ai limiti ed alle prescrizioni degli strumenti di pianificazione comunale vigenti ed adottati, è possibile derogare anche l'altezza utile interna, dal momento che gli spazi ricavati nel sottotetto devono assicurare l'altezza media ponderale di mt. 2,40, restando comunque l'obbligo di osservare tutte le altre prescrizioni, quali le superfici dei singoli locali, accessori o servizi ed i rapporti aeroilluminanti. Mi sembra ovvio che per rispettare i rapporti aeroilluminanti si possano aprire abbaini, finestre, lucernai come prevede l'articolo 64.comma 1 della LR n. 12/05. Per quanto riguarda, invece, la modificazione delle falde del tetto, lo stesso articolo sopra citato consentirebbe tale intervento, ma non questa possibilità non si concilia con quanto detto nel quesito là dove si afferma che "l'immobile è in zona vincolata nella quale è richiesto il mantenimento dello stato di fatto", precludendo l'eventuale sopralzo che, diversamente sarebbe possibile se il comune non avesse deliberato l'inapplicabilità delle disposizioni che promuovono il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti. geom. Antonio Gnecch
Aggiornamento Albo
Iscrizioni all’Albo con decorrenza 17 novembre 2014 N. Albo Nominativo
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Tradate (Va) 01/10/1978
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Fusetti Ivan
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 17 novembre 2014 N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
6308
Baitelli Marco
Seriate (Bg) 29/07/1991
25036 Palazzolo s/Oglio (Bs) Via Bornico Trav. II 48
Dimissioni
4768
Cartaino Sergio
Brescia 06/06/1976
25128 Brescia Via F. Baracca 12
Dimissioni
3617
Rasori Giuseppe
Brescia 10/04/1957
25124 Brescia Via Repubblica Argentina 14
Dimissioni
Il mondo di B. Bat.
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Anno XXXIX N. 6 novembre-dicembre2014
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