Jo-Anne Elikann
111 luoghi di New York che devi proprio scoprire A cura di Susan Lusk
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Premessa
© Emons Verlag GmbH Tutti i diritti riservati Copertina: iStockphoto.com/rimglow Titolo originale: 111 Orte in New York, die man gesehen haben muss Traduzione di Natalia Amatulli Progetto grafico: Eva Kraskes, da un’idea di Lübbeke | Naumann | Thoben Cartografia: altancicek.design, www.altancicek.de Informazioni di base sulle mappe: Openstreetmap, © OpenStreetMap-Mitwirkende, ODbL Stampato presso: B.O.S.S Medien GmbH, Goch Printed in Germany 2015 ISBN 978-3-95451-650-6 www.emonsedizioni.it Distribuito da Emons Italia Srl Via G. Dezza 11a 00152 Roma
Per più di vent’anni ho fatto un gioco affascinante con la città di New York: il sabato e la domenica mi lanciavo nell’esplorazione di quartieri a me sconosciuti, tanto che negli anni sono diventata una vera e propria turista nella mia città. Ho percorso strade e parchi, ho visitato negozi, gallerie, luoghi di preghiera e bar. Tra un sandwich e un caffè al diner o un hamburger e una birra al pub, attaccavo bottone con la gente del posto per saperne di più sul quartiere. Quando mi parlavano di un posto noto solo a chi abitava in zona, mi ci fiondavo subito. E ogni volta tornavo dalle mie escursioni carica di foto da far vedere a parenti e amici, e di storie da raccontare. Mai mi sarei immaginata che questo mio curioso hobby un giorno mi avrebbe dato la possibilità di scrivere un libro sui luoghi nascosti di New York o sugli aspetti meno noti delle sue attrazioni più famose. A conferma della fama della città come il posto dalle infinite possibilità, è successo l’insperabile: mi è stato chiesto di scegliere, tra le mie avventure, 111 luoghi che non si trovano nelle normali guide, da presentare tanto ai visitatori quanto a quei newyorkesi meno votati all’esplorazione della loro città. Ho passato più di un anno tra nuovi sopralluoghi dei miei tesori nascosti e nuove scoperte, documentando tutto con una raccolta di foto di alcuni must imperdibili della Grande Mela. Nel corso di questi viaggi tra le bellezze recondite di casa mia, ho incontrato artisti, storici, proprietari, uomini d’affari, curatori, giornalisti e avventurieri newyorkesi di ogni tipo: persone straordinarie che mi hanno trasmesso preziose conoscenze solitamente riservate agli addetti ai lavori o che mi hanno raccontato meravigliose storie proibite. Così, ora sono lieta di presentarvi la mia personale lettera d’amore a New York.
1__ A pesca a Sheepshead Bay Lupi di mare e persico striato
Sheepshead Bay è un piccolo villaggio di pescatori su una tranquilla baia popolata da anatre e cigni e prende il nome dall’omonimo pesce che prima si pescava comunemente qui. Nel XIX secolo questa era un’elegante meta turistica con tanto di ippodromo. Ciò che resta di quei tempi è il ponte pedonale di legno che tagliando la baia collega con Manhattan Beach. Oggi, ogni giorno la mattina presto, a mezzogiorno e a inizio serata sentirete i banditori che sui moli propongono charter di pesca su barche con nomi come Sea Queen VII, Marilyn Jean IV, Ocean Eagle V o Flamingo III. Sulle banchine le colorate insegne indicano i prezzi e il programma delle gite, che possono durare tutto il giorno, mezza giornata o solo la sera. Si esce tutto l’anno in cerca di un pescato che, in base alla stagione, comprende pesce azzurro, merluzzo, sogliola, sparidi, spigola e pesce persico. Scegliete una nave e preparatevi a una bella dose di aria fresca e grandi emozioni quando sentirete uno strattone alla lenza. I passeggeri sono un interessante mix di habitué, gente del mestiere e aspiranti pescatori alle prime armi. L’escursione vi porterà a tre miglia dalla riva, nell’Atlantico. Arrivati in acque ricche di pesci, il capitano grida: “Lanciare la lenza!”. Ora viene il bello, e anche la paziente attesa. Non aspettatevi un giro da parco a tema. Su queste barche si lavora: molte sono dotate di strumenti elettronici di localizzazione del pesce e capitani e ciurma fanno sul serio, si guadagnano da vivere con la pesca e arrotondano facendo salire a bordo i passeggeri. Ai novellini senza equipaggiamento forniscono canna, mulinello, esca e consigli su come pescarsi la cena. Poi pensano loro a pulire e sfilettare il pesce. I bambini sono ben accetti e si esce sia con il sole che con la pioggia. Vestitevi in base alla stagione e al tempo. Potete comprare uno spuntino sulla barca, ma è meglio se vi portate qualcosa. Levate le ancore! 10
Indirizzo Emmons Avenue (tra East 21st e 28th Street), Brooklyn, New York 11235 | Mezzi pubblici Metro: Sheepshead Bay (B, Q). Autobus: B 4, B 36, B 49 | Orari Tutto l’anno con partenze giornaliere; visitare il sito web dei pescherecci per informazioni su orari e prenotazioni. | Un suggerimento Dopo una giornata in mare, assaggiate la clam chowder (zuppa cremosa di vongole) e altro ottimo pesce da Randazzo’s Clam Bar, in 21st Street.
2__ L’albero degli impiccati Appesi in Washington Square
Se gli alberi potessero parlare, l’olmo all’angolo nord-ovest di Washington Square Park avrebbe storie terribili da raccontare. Con i suoi 35 metri di altezza e il tronco spesso un metro e mezzo, è l’albero più vecchio di Manhattan, testimone silenzioso di trecento anni di storia della città. Sebbene le cronache non riportino alcuna impiccagione a questi rami, da tempo è conosciuto come Hangman’s Tree, l’albero degli impiccati. Sono molte le leggende sugli orrori del passato legati a questo albero, e col passare degli anni diventano sempre più dettagliate e plausibili. Si dice che, durante la Guerra d’indipendenza, i traditori venissero impiccati a quest’albero per poi essere interrati nella vicina fossa comune, accanto a indiani, schiavi, mendicanti e vittime di epidemie. Altre storie raccontano che i condannati della vicina Newgate Prison venissero fatti penzolare da questi rami. L’unica impiccagione documentata è quella di Rose Butler, una schiava accusata di aver dato fuoco alla casa del suo padrone. Fu giustiziata nel 1812, ma non fu appesa a quest’albero, bensì a un patibolo qui vicino, dove la domenica un boia-becchino eseguiva le condanne capitali la mattina e la sepoltura nel pomeriggio. Nel 1827 l’area fu trasformata in un parco, che oggi fa ufficiosamente parte del campus dell’università. Negli anni Sessanta divenne un ritrovo dei figli dei fiori (immortalati in Hair) e una mecca per attivisti politici che vi portarono leggende della musica come Bob Dylan e Buddy Holly. Tuttora il parco richiama una folla variopinta: bambini che sguazzano nella fontana, aspiranti musicisti, acrobati e coppie romantiche. Chi di giorno si avvicina all’albero degli impiccati incontrerà solo giocatori di scacchi, professori diretti all’università e cani al guinzaglio dei loro padroni. Ma di notte, secondo la leggenda, le anime dei morti escono dalle tombe e si mettono a volteggiare da un ramo all’altro. Unitevi a loro, se avete il coraggio. 12
Indirizzo Angolo nord-occidentale di Washington Square Park, Washington Square North (all’angolo con Macdougal Street), New York 10011 | Mezzi pubblici Metro: W 4 St (A, B, C, D, E, F, M), Christopher St-Sheridan Sq (1), 8 St-NYU (N, R), Astor Pl (6). Autobus: M 1, M 2, M 3, M 5, M 8, M 20 | Un suggerimento Nel 1956, nel Marshall Chess Club (23, West 10th Street), il tredicenne Bobby Fisher giocò e vinse la “partita del secolo”.
3__ L’antica sinagoga Da Ellis Island a Eldrige Street
Nel XIX secolo le strade di Lower East Side brulicavano di gente, cavalli e carriole. Immigrati italiani, russi e polacchi abbondavano e le numerosissime famiglie erano costrette ad ammassarsi negli spazi angusti dei casermoni. In mezzo a quella miseria, i luoghi di culto erano un porto sicuro e un punto di ritrovo. La sinagoga di Eldridge Street, uno dei primi templi degli Stati Uniti costruito dagli ebrei provenienti dall’Europa orientale, venne aperta nel 1887 grazie ai contributi dei benestanti della comunità e a un’ipoteca. Ancora oggi i fedeli si riuniscono in una piccola sala al piano terra per le preghiere del venerdì e del sabato. Da qui partono anche le visite guidate: guide esperte svelano interessanti dettagli storici, spiegando ad esempio perché il lampadario centrale è appeso a testa in giù – una cosa assolutamente sensata quando si passò dalla luce a gas alle lampadine a incandescenza. Qui si trova anche l’arca in cui sono custoditi i rotoli della Torah, più antica dell’edificio stesso. Al piano di sopra, quello principale, il bell’ingresso non è in grado di prepararvi a quello che vedrete una volta entrati nella grande sala di preghiera: uno vero spettacolo! Il soffitto stellato alto 15 metri, i lucernari, i vetri piombati, i candelieri d’ottone, le gallerie e i marmi dipinti furono così concepiti per trasportare quelle persone, normalmente stipate in tristi case popolari, in un posto sia sublime sia ultraterreno. Possiamo solo immaginare la gioia che provavano quei fedeli stanchi e disperati e il piacere con cui venivano qui per pregare e socializzare, al riparo dal caos e dalla frenesia del mondo. La sinagoga fu chiusa negli anni Cinquanta e per decenni rimase inutilizzata, fino a quando, nel 1986, venne riscoperta e divenne monumento nazionale. Nel 2007, 20 anni e 20 milioni di dollari dopo, riaprì le porte. Oggi ospita concerti, esposizioni e festival: e sarebbe bello credere che ci sia qualcuno là fuori a esaudire le preghiere. 14
Indirizzo 12, Eldridge Street (tra Canal e Division Street), New York 10002, Tel. +1 212.219.0302, www.eldridgestreet.org | Mezzi pubblici Metro: East Broadway (F), Grand St (B, D), Canal St (6). Autobus: M 9, M 15, M 22, M 103 | Orari Dom-gio 10-17, ven 10-15, sab e nelle festività nazionali ed ebraiche chiuso | Un suggerimento Per farsi un’idea più realistica sulla vita degli immigrati in quell’epoca, visitate il Lower East Side Tenement Museum, al 97 di Orchard Street.
4__ Arte in metropolitana Life Underground
Nelle ore di punta i newyorkesi preferiscono scappare dalle strade intasate e stiparsi in metropolitana, dove migliaia di turisti si affannano a studiare il percorso sulle mappe. Si sa, questo è il modo migliore per spostarsi da un posto all’altro. Quello che invece è meno risaputo è che, passando la MetroCard, si aprono le porte di un’enorme galleria d’arte. Negli anni Ottanta in questi tunnel è nata una delle più grandi installazioni pubbliche del mondo. La maggior parte dei pezzi è fatta di materiali duraturi: vetro, terracotta, mosaici, bronzo. In tutto, sono più di 300 le opere che abbelliscono le fermate, spaziando dalla musica, all’arte digitale, alla fotografia. I frettolosi passeggeri spesso non le notano nemmeno, ma è impossibile non vedere le bizzarre sculture di bronzo della Life Underground di Tom Otterness, che popolano le banchine e le scale della fermata 14th Street-Eighth Avenue. Le figure caricaturali indugiano in una silenziosa derisione del popolo dei viaggiatori, rappresentando ironicamente l’avidità, la sete di potere e lo status sociale. (“Ehi, guarda quel piccoletto lì sulla panchina come si tiene stretto il suo sacco di soldi!”.) Il livello intermedio della stazione più animata della città è abbellita dal Times Square Mural del maestro della pop art Roy Lichtenstein. Tra gli altri imperdibili: Flying Home Harlem Heroes and Heroines di Faith Ringgold (125th Street, Manhattan); Oculus di Kristin Jones e Andrew Ginzel (Chambers Street, Manhattan); Happy World di Ik-Joong Kang (Flushing-Main Street, Queens); My Coney Island Baby di Robert Wilson (Stillwell Avenue, Brooklyn); City of Fight di Romare Bearden (Westchester Square, Bronx). Particolarmente d’effetto, Masstransiscope di Bill Brand, che sembra animarsi alla maniera dei flip-book passando in treno tra De Kalb e Myrtle Avenue, a Brooklyn. Viene da pensare che fuori dal finestrino volino razzi e dischi volanti. 16
Indirizzo a) Times Square Station, 42nd Street and Broadway, New York 10036, b) 14th Street/8th Avenue Station, New York 10011. Per gli altri luoghi consultare il sito: www.nycsubway.org/perl/artwork | Orari Quasi tutte le stazioni della metropolitana sono aperte 24 ore su 24, chiamare il 511 per ulteriori informazioni. | Un suggerimento Il Transit Museum Shop a Grand Central Terminal (42nd Street e Vanderbilt Avenue) vende poster e souvenir con le opere della metropolitana.
5__ L’atrio del Chrysler Building Un prezioso triangolo
Il Chrysler Building è tra le stelle più luminose dello skyline di Manhattan. Dopo il tramonto, con le luci accese, il suo pinnacolo d’acciaio brilla come una preziosa tiara. I dettagli esterni, molti ispirati alle automobili Chrysler degli anni Venti, richiamano da un lato radiatori, mozzi, ruote e decori del cofano, dall’altro urne alate, aquile, ostensori e gargoyle. Eppure l’aspetto più glorioso di questa torre iconica si trova al piano terra, in un atrio stranamente triangolare, il più ricercato di tutta New York. Questo palazzo art déco, su quell’arteria principale che è 42nd Street, è l’incarnazione dello zeitgeist americano di quell’epoca, caratterizzata da una rapida industrializzazione, nuove tecnologie e dalla fiducia nel progresso sociale. La monumentale pittura murale di Edward Turnbull sul soffitto dell’atrio (uno dei dipinti più grandi al mondo) si intitola Energy, Result, Workmanship, and Transportation. Allungate il collo e camminate lentamente per osservare aerei, treni, transatlantici e squadre di operai (con le facce prese in prestito dagli artigiani che costruirono l’edificio). L’affascinante interno dell’atrio orchestra una sinfonia di colori vorticosi, forme geometriche, superfici lucenti e materiali esotici: muri di marmo rosso africano, pavimenti di marmo giallo di Siena, finiture in marmo blu e onice ambra. Dettagli cromati e raffigurazioni dell’età delle macchine quasi sconvolgono i sensi. Anche le porte dei 32 ascensori sono indimenticabili capolavori intarsiati, con rare varietà di legno per dare uno spettacolare sapore déco ai motivi egiziani a forma di fiore di loto. Quando fu aperto, nel 1930, per qualche mese fu l’edifico più alto del mondo (subito surclassato dall’Empire State Building). Ma le sue ambizioni più elevate, il messaggio sociale, l’eroismo e l’ottimismo sono ancora oggi ben radicati in uno dei tesori più preziosi di New York: il suo atrio. 18
Indirizzo 405, Lexington Avenue (all’angolo con 42nd Street), New York 10174 | Mezzi pubblici Metro: Grand Central-42 St (4, 5, 6, 7, S), Autobus: M 1, M 2, M 3, M 4, M 42, M 101, M 102, M 103 | Orari Lun-ven 8-18 | Un suggerimento Per una vista mozzafiato sul Chrysler Bulding e un omonimo cocktail, andate da Upstairs, il lounge bar sul tetto del Kimberly Hotel (145, East 50th Street).
6__ The Back Room Tabù in una tazza da tè
Questo è forse l’unico bar al mondo dove i buttafuori ti invitano a entrare: “Il Back Room? Lì giù!”. Scendendo i gradini si arriva in una viuzza buia; poi una scala di ferro arrugginita conduce davanti a una porta chiusa. Un po’ di coraggio e si entra. La luce è crepuscolare eppure tutto sfavilla di vita. I sorridenti avventori ballano e tubano vicino a un mobile bar a specchio in pieno stile anni Venti. Donne spigliate azzardano occhiate lascive dai quadri. Qualche scalino più su, in un lounge elegante, l’atmosfera si riscalda: divani di velluto rosso, tavolini alti e oggetti d’arte che si accompagnano elegantemente alle fiamme del camino e al luccichio dei lampadari. Celebrando i tempi in cui l’alcol era proibito e poteva essere consumato solo di nascosto, il Back Room serve i suoi cocktail “camuffati” in tazze da tè, le bottiglie di birra in sacchetti di carta, la birra appena spillata nelle tazze e la grappa nelle tazzine. In città sono tanti i bar alla moda che si fanno passare per speakeasy, le vecchie bettole segrete dei tempi del proibizionismo, ma questo locale notturno lo è davvero. All’epoca si entrava dalla porta posteriore di Ratner’s, un ristorante sulla Lower East Side che notte e giorno ha servito pezzi grossi del calibro di Al Jolson, Fanny Brice, Groucho Marx e gangster come Bugsy Siegel, Lucky Luciano e Meyer Lansky. Dopo aver consumato le loro prelibatezze Kosher, gli illustri ospiti si dileguavano nella back room, il “retrobottega”. Ancora oggi qui si possono incontrare personaggi famosi che organizzano party sfrenati nel segreto “Back of the Back Room”. Brindate ai ruggenti anni Venti fino alle prime luci dell’alba! Qui è rimasto tutto uguale: i weekend sono sempre travolgenti, per assistere ai concerti jazz nel Lucky’s Lounge ci vuole una parola d’ordine e l’ultima domenica del mese i Poetry Brothels (i “bordelli poetici”) sfidano ogni morigeratezza. 20
Indirizzo 102, Norfolk Street (tra Delancey e Rivington Street), New York 10002, tel. +1 212.228.5098, www.backroomnyc.com, info@backroomnyc.com | Mezzi pubblici Metro: Essex St ( J, M, Z), Delancey St (F), Grand St (B, D). Autobus: M 9, M 14, M 15, M 21 | Orari Dom-lun 19:30-2, mar-gio 19:30-3, ven-sab 19:30-4 | Un suggerimento Se i bagordi vi hanno messo fame, sappiate che, il venerdì e il sabato, lo Schiller’s in Rivington Street saprà saziarvi fino alle tre del mattino.
7__ Il bancomat di cupcake Dolce è la notte
È l’una di notte e tua moglie, incinta, ha uno di quegli incredibili attacchi di fame. Tre del mattino: hai ballato e bevuto così tanto che all’improvviso ti viene un buco allo stomaco. È l’alba: il tuo coinquilino si sveglia, ha avuto un incubo, Willy Wonka, la fabbrica di cioccolato e un’incredibile voglia di dolce lo tormentano. Uno stato di disperazione che tutti conosciamo fin troppo bene. Che fare a quest’ora della notte? Nessun problema: prendete il primo taxi e fatevi portare al distributore di fronte a Bloomingdale’s. Non per prelevare contanti, stupidi! Ma per un… cupcake! Leggete con dita bramose e tremanti cosa ha da offrire il touch screen, proprio come fareste con il bancomat della vostra banca. La procedura è semplice, ma dover scegliere un solo cupcake potrebbe essere molto complicato. Siete indecisi tra zucchero e cannella, limone e cocco e banana e cioccolato? Prendeteli tutti! Ci sono addirittura i “cupcake per cani”, così da accontentare anche il vostro amico a quattro zampe. La macchina accetta fino a quattro ordini per volta. Scegliete, inserite la carta di credito (no, non accetta contanti), e voilà! Si apre una porticina e il goloso bottino si materializza sotto forma di una bella scatola rosa e marrone. Apritela e tuffatevi in questa dolce soddisfazione! Spinkles, una pasticceria con sede a Beverly Hills specializzata in straordinari cupcake gourmet, è una delle principali cause di questa moda. L’idea di un bancomat 24 ore su 24 è nata quando la fondatrice Candace Nelson era incinta e, sì, aveva delle voglie notturne. Da allora i distributori sono attivi tutto l’anno, tutto il giorno e tutta la notte, e offrono 20 tipi di cupcake appena sfornati (ogni macchina può contenerne 800!), per la gioia di chi soffre di attacchi di fame notturna, dei patiti dell’alta pasticceria o di chi semplicemente ama tutte le macchine che dispensano roba da mangiare. Dolce è la notte, a New York. 22
Indirizzo 780, Lexington Avenue (tra East 60th e 61st Street), New York 10065, www.sprinkles.com/cupcake-atm, atm@sprinkles.com | Mezzi pubblici Metro: 59th St (4, 5, 6), Lexington Av/59 St (N, Q, R). Autobus: M 1, M 2, M 3, M 4, M 15, M 31, M 57, M 68, M 101, M 102, M 103 | Orari 24/24, 7/7 | Un suggerimento Gli amanti del dolce saranno soddisfatti anche nel vicino Dylan’s Candy Bar, fondato dalla figlia dello stilista Ralph Lauren.
8__ Batman incontra Poe Insospettabili complici
Edgar Allan Poe è il padre del poliziesco moderno e Batman è un maestro della lotta al crimine. Voler instaurare un collegamento tra un gigante della letteratura del XIX secolo e un “supereroe” del Novecento può sembrare bizzarro, eppure qualcosa in comune tra queste due “vite” c’è: il Grand Concourse nel Bronx. Nel 1846 Poe affittò una casetta di legno nell’allora rurale Bronx: sperava così di offrire sollievo alla moglie Virginia, malata di tubercolosi, che però morì poco dopo. Poe, che in quelle stanze scrisse Le campane e Annabel Lee, vi rimase fino alla morte, nel 1849. Col tempo il Grand Concourse si trasformò in un vivace viale residenziale. Nel 1913 la casetta di Poe fu spostata dall’altra parte della strada, in un parco poi battezzato con il nome del maestro del brivido. All’interno sono rimasti alcuni pezzi originali, tra cui uno specchio graffiato e il letto in cui morì Virginia, e delle guide vi condurranno attraverso le stanze. Accanto al Poe Cottage è stato costruito un centro visitatori, la cui struttura riprende la sagoma delle ali spiegate di un corvo, con tanto di tegole simili a delle piume scure: un omaggio alla famosissima poesia di Poe. I fan arrivano da tutto il mondo per vedere di persona dove viveva e lavorava il maestro della suspense e per godersi gli eventi musicali in sua memoria, che si tengono nel gazebo del 1925. Ciò che unisce i due eroi è una storia poco conosciuta: nel 1939, su una delle panchine del parco si incontravano due amici, Bob Kane e Bill Finger, che meditavano sull’idea di un personaggio dei fumetti di nome Batman. Si vedevano regolarmente per fare il punto e discutere sul modo di superare l’enorme successo del rivale Superman. Fu qui che le loro menti partorirono il caratteristico costume da pipistrello, la spalla Robin e i diabolici nemici. Non c’è da meravigliarsi se molte delle più oscure avventure di Batman sono inconfondibilmente ispirate ai racconti di Poe. 24
Indirizzo Poe Cottage: 194th Street e Kingsbridge Road, Bronx, New York 10458; Poe Park Visitor Center: 2640, Grand Concourse, Bronx, New York 10458, tel. +1 718.365.5516 | Mezzi pubblici Metro: Kingsbridge Rd (B, D, 4). Autobus: BX l, BX 2, BX 9, BX 12, BX 22, BX 28, BX 32, BX 34 | Orari Poe Park: tutti i giorni 7-22; Visitor Center: mar-sab 8-16; Poe Cottage: gio-ven 10-15, sab 10-16, dom 13-17 | Un suggerimento Da piccolo il regista Stanley Kubrick viveva da queste parti e si dilettava al Loew’s Paradise Theater (188th Street e 2403, Grand Concourse) con le pellicole più cupe della cinematografia.
9__ Bocce al Vagabondo Qui si rotola, non si lancia
Quando, all’inizio del XX secolo, il nonno di Ernest Vogliano, attuale proprietario del ristorante, aprì Il Vagabondo, fece costruire anche un campo da bocce interno per attirare gli immigrati italiani dell’Upper Est Side, che amavano particolarmente questo gioco. Questo luogo d’incontro, dove si poteva giocare a bocce e bere caffè espresso, diventò molto popolare quando iniziò a servire anche alcol, panini e spaghetti. Nel 1965, il locale raggiunse numeri da record, tutti ormai venivano a deliziarsi con autentici piatti italiani e a divertirsi con la novità delle bocce. L’affluenza era così alta che presto furono annesse due case vicine. Il bar è famoso per il fascino dei tempi andati e per la bella atmosfera. Una porta per le sale sul retro conduce a sinistra a una saletta molto frequentata e a destra al campo da bocce, di dimensioni più piccole rispetto ai normali campi all’aperto. Per evitare che con un balzo colpiscano chi sta pranzando, le palle di legno vengono fatte rotolare invece di essere lanciate. Inoltre, al posto del tradizionale pallino, come boccino si utilizza un anello di metallo. La sfida è tra due giocatori che si alternano per centrare il bersaglio con quattro palle ciascuno. Si assegna un punto per la boccia che alla fine si trova più vicina all’anello: vince chi totalizza per primo undici punti. Mentre vi godete lo spettacolo, deliziatevi con il vino e i sostanziosi piatti italiani che vengono serviti in questo ristorante. La star dei cuochi Emeril Lagasse ha definito il vitello alla parmigiana del Vagabondo come il migliore del mondo. Per dessert vi verrà proposta la bocce ball, una palla di gelato ricoperta di cioccolato fondente. Non potete giocare durante il pasto, ma la vostra partecipazione prima o dopo aver consumato è molto auspicata. Il che forse non vi dispiacerà, sapendo che qui si sono cimentati con le bocce anche vip del calibro di Cindy Crawford e Tom Hanks. 26
Indirizzo 351, East 62nd Street (tra la First e la Second Avenue), New York 10021, tel. +1 212.832.9221, www.ilvagabondo.com, bocce@ilvagabondo.com | Mezzi pubblici Metro: Lexington Av/59 St (4, 5, 6, N, R), Lexington Av/63 St (F). Autobus: M 15, M 31, M 57, M 66, M 101, M 102, M 103 | Orari Lun-ven 12-15 e 17:30-23, sab 17:30-23:30, dom 17:30-23 | Un suggerimento Proprio dietro l’angolo, da Dangerfield’s, il cabaret più antico di New York, si ride ogni sera fino alle lacrime.