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1.1 L’amore incondizionato e quello “a condizione di

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Prologo

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L’AMORE INCONDIZIONATO E QUELLO “A CONDIZIONE DI…”

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È veramente bellissima la descrizione data da Ronald Laing (2010) di amore in-condizionato, di quella sensazione piena che hanno provato i bambini che si sono sentiti amati, protetti, rispettati e valorizzati dai propri genitori.

“Tutti dovrebbero poter tornare indietro con la memoria ed essere certi di aver avuto una mamma che amava tutto di loro, anche la pipì, anche la cacca. Chiunque dovrebbe poter essere sicuro che la mamma gli voleva bene giusto perché era lui e non per quello che avrebbe potuto fare. Altrimenti non ci si sente in diritto di esistere, si sente che non si sarebbe mai dovuti nascere. Non importa cosa succede poi a questa persona, non importa se soffre, può sempre

guardare indietro e sapere che può essere amato. Può amare se stesso: non può più rompersi. Ma se non può tornare su queste cose, allora può rompersi. Ci si rompe soltanto se si è già a pezzi.”

Nel suo libro “L’Io diviso” lo psichiatra scozzese riferisce l’esperienza dell’amore incondizionato alla presenza di un attaccamento, in cui il genitore rappresenta la base sicura per il proprio figlio.

L’amore a scadenza o condizionato è invece quello che prevede una prestazione da fornire all’adulto come prova di amabilità (ovvero il poter essere degno di ricevere amore).

Per essere amato il bambino è costretto a dimostrare qualcosa che gli viene richiesto dall’altro:

“ti voglio bene solo se fai il bravo”, “ti voglio bene se vai bene a scuola”, “ti voglio bene se sei il migliore nello sport”.

Non c’è nulla di gratuito per me: tutto quello che ricevo ha un prezzo così alto che pur di sopravvivere, sacrifico l’adulto che avrei voluto essere.

Ha origine da questo tradimento di me stesso, il non sapere “chi sono”, ma avere ben chiaro cosa vogliono gli altri da me e chi devo diventare per loro.

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