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VALUTA, CONSIDERA, CONTROLLA E MONTA!
DI TINO NICOLOSI
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Da oltre 15 anni mi occupo di sinistri, centinaia di casi valutati e passati sotto la lente di ingrandimento degli esperti del settore. Penso di essermi preso una specializzazione ad honorem in incidenti equestri. Vorrei spendere in questo articolo qualche parola per fare un focus su una realtà che coinvolge tutti i maneggi d’Italia e soprattutto il nostro bellissimo quanto complesso settore. L’equitazione è passione, cuore, è libertà, la stessa che ci porta ogni giorno a prendere in mano la spazzola ed iniziare a toelettare il nostro amico cavallo e svolgere con lui le quotidiane ore di attività, ma è anche “rischio”. E quanto impatta sull’equitazione il problema della sicurezza? Negli ultimi anni questo è un tema sempre più trattato, a causa proprio dell’elevata casistica di sinistri del settore. È così che sorgono spontanee alcune domande: Quali sono gli errori più comuni? E soprattutto, quali sono le dinamiche che consentono il verificarsi dell’incidente stesso? Cercherò di rispondere a queste domande con la franchezza che mi è derivata dall’esperienza documentata negli ultimi 10 anni.
Molti sinistri accadono per semplice superficialità, una tra le quali abbinare il cavallo non idoneo alle capacità dell’atleta oppure lasciare che l’atleta inesperto espleti le sue mansioni senza un’adeguata supervisione. Fortunatamente in percentuale, la maggior parte dei sinistri sono veri e propri casi di infortunio e cioè senza nessuna responsabilità di alcuno, ma la sottile linea tra la responsabilità e il caso fortuito a volte lascia dei dubbi. Controllare le attrezzature, valutare l’idoneità dell’atleta sull’attività che andrà ad espletare, monitorare il lavoro del binomio, considerare le varianti di rischio dell’attività stessa, utilizzare correttamente tutti i dispositivi di sicurezza individuale che il settore mette a disposizione, sono le basi per evitare spiacevoli inconvenienti. Disattendendo ad una delle sopraindicate “attenzioni” pone sia l’istruttore che il centro a inevitabili spiacevoli eventi.
Gli errori più comuni sono spesso legati alla leggerezza con cui l’allievo stesso si pone verso le attività che va a svolgere, ma una buona Guida e un buon Istruttore, come d’altronde in qualsiasi altra attività sportiva, mette in guardia l’allievo e abbatte la probabilità che si verifichi qualsiasi evento dannoso per se stesso e per gli altri.
Gli anni hanno insegnato che per prevenire il verificarsi di questi eventi è la formazione rivolta agli allievi e soprattutto agli istruttori, prendere consapevolezza che esistono procedure idonee atte a salvaguardare il benessere dell’allievo e del cavallo stesso. Molte sentenze oggi intervengono con dei chiarimenti su questi casi e la Giurisprudenza stessa sta creando dei precedenti per ogni casistica su cui improntare le future sentenze, ma ogni sinistro, ogni evento dannoso o doloso è sempre diverso da altri e fare una valutazione accurata sull’evento stesso può a volte condizionare la decisione e spesso e volentieri la condanna in ultimo appello. Vi sono due articoli del Codice Civile con cui ogni circolo ippico o istruttore si dovrà confrontare e spesso rispondere, l’art. 2050 e l’art.2052. Per chi li conosce sa benissimo che l’attività sportiva equestre deve essere proposta in totale sicurezza per l’allievo e quindi deve ottemperare assiduamente a tutte quelle accortezze che l’equitazione stessa richiede. Entrano qui in gioco i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) strumenti fondamentali per espletare l’attività in totale sicurezza per l’allievo. In caso di contenzioso saranno proprio loro a decretare la vostra professionalità e la vostra osservanza della cura dell’atleta stesso. I dispositivi prevalenti sono il Casco protettivo e il corpetto protettivo. Sul primo dispositivo di sicurezza ormai non vi è nessun dubbio sulla sua utilità, sul secondo dispositivo vi è ancora qualche perplessità.
Il classico corpetto protettivo va utilizzato prevalentemente sugli atleti minorenni al fine di salvaguardare le parti del corpo che possono ricevere maggiormente sollecitazioni, cioè la colonna vertebrale. Gli anni e l’innovazione hanno portato all’evoluzione di questo sistema portando alla creazione di sistemi di protezione che riescono a salvaguardare con maggiore integrità le parti anatomiche più sensibili dell’atleta durante la caduta, parliamo dell’EquiAirBag. L’ideatore Fabio Colombo, che già sviluppa sistemi analoghi per il settore motociclistico, si batte da anni per alzare il livello di sicurezza del settore equestre promuovendo e divulgando questo dispositivo, e ponendo l’attenzione dell’utente finale sul verificare sempre che i dispositivi in commercio siano contrassegnati come DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) sottolineando che la sicurezza dell’atleta durante le attività sportive deve essere al primo posto. Colombo ci spiega: “L’importante è che le protezioni, sia airbag che rigide siano certificate come DPI (dispositivi di protezione individuale) per capirlo basta che sul prodotto sia presente la dicitura EN1621 oppure EN13158. Il protettore semplicemente CE non significa che sia un DPI, anzi per nulla, se lo fosse sarebbe etichettato EN 1621 o EN13158. Se non è indicato significa che non è un DPI, quindi non è un protettore da utilizzare. Questo aspetto è anche discriminante in caso di sinistro e davanti a un giudice che deve prendere delle decisioni può fare la differenza.”
Gli strumenti esistono, basta solo utilizzarli. Equiairbag rappresenta l’innovazione sul campo equestre, un dispositivo che funziona esattamente come un Airbag che in meno di 80 millesimi di secondo si apre e protegge tutte le parti anatomiche sensibili del cavaliere in caso di caduta.
In equitazione il tema “sicurezza” ha sempre avuto una sua rilevanza e lo sviluppo delle attività negli ultimi anni, lo mette oggi in primo piano sull’agenda degli obbiettivi da raggiungere e cioè far espletare l’attività in totale sicurezza con professionalità, serietà e preparazione. Quanto impatta questo argomento sull’equitazione? Tantissimo, ogni spiacevole evento crea la situazione ideale per cambiare sport e questo oggi il settore non se lo può permettere proprio perché ha bisogno di crescere sempre di più garantendo all’utente finale la totale sicurezza dell’attività stessa. Su due bambini che cadono, almeno una delle due famiglie fa cambiare sport al proprio figlio. A voi la scelta!