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I CARABINIERI A CAVALLO: GLI INIZI

DI TINO NICOLOSI

Gli zoccoli dello squadrone a cavallo forte di due ufficiali, cinque sottoufficiali e ventisette carabinieri calpestano la tenue erba di Grenoble sotto il comando del generale Alessandro Gliffenga. Era il 1815 ed i francesi costretti ad arretrare si asserragliarono a Genoble. Si procede al passo con i battiti cardiaci degli equidi ad una frequenza di 30/40 al minuto, si ordina il galoppo, il suolo inizia a vibrare dagli zoccoli battenti sul terreno e ad un certo punto il comandante ordina la carica! Con oltre 200 battiti al minuto di frequenza cardiaca e con una manovra militare mirata all’annientamento delle truppe nemiche, il 6 Luglio, per la prima volta vediamo la nascita del reparto dei Carabinieri Reali a cavallo che sotto il comando generale di De Latour difesero il nascente stato piemontese Italiano. L’arma dei carabinieri a cavallo sin da subito impresse la sua massima caratteristica militare per ardimento, impavidità, abnegazione ed estrema risoluzione durante le operazioni militari. Come la battaglia di Pastrengo nel 1848 rimasta famosa per la sua carica che salvò il sovrano Carlo Albero e dell’esercito piemontese. Con una manovra inaspettata il maggiore Negri di Sanfront resosi conto del pericolo ordinò un’ardimentosa carica di 300 Carabinieri a cavallo sbaragliando e sorprendendo le truppe nemiche austriache che si dispersero su tutta la linea di schieramento. Il Primo maggio di quell’anno permaneva ancora un battaglione dell’esercito austriaco a Pastrengo. Visto il coraggio e l’abnegazione dimostrata, che tra l’altro salvò la vita al sovrano, fu affidato al 2° e 3° Squadrone dei Carabinieri Reali il compito di respingere l’ultimo baluardo nemico. Quello che è successo, Oggi è motivo di orgoglio per tutto il popolo Italiano. Gli squadroni dei Carabinieri Reali iniziarono a schierarsi ed a preparare la paurosa carica temuta dai nemici. Bastò semplicemente apparire con lo schieramento in linea dei cavalieri a causare la rotta del reparto austriaco che in tutta fretta si ritirò verso Pescantina.

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L’utilizzo del cavallo in guerra fonda le sue radici sin dal medioevo dove solo i signori con i feudi potevano permettersi di possedere un cavallo e usarlo in battaglia per difendere le proprie terre. Da li ha sempre avuto una connotazione di grande prestigio sociale sino ad oggi che è segno distintivo di grandi valori e principi etici morali e di importanza sociale. Molti popoli in centinaia di anni hanno saputo specializzarsi in tecniche di guerra volte all’annientamento dell’esercito nemico. Tra i più importanti il comandante che utilizzò la cavalleria al meglio della propria funzione fu proprio Annibale che con la famosa tattica militare “manovre a Tenaglia” raggruppava gli eserciti nemici al centro e li annientava con la cavalleria proveniente da tutti i lati.

Ma con una storia millenaria alle spalle, con l’avvento di nuovi mezzi militari ben presto l’utilizzo della cavalleria è andato oramai a non avere più utilità tattica. Fu proprio l’invenzione della prima mitragliatrice che mise fine all’efficacia delle cariche purtroppo falciate dai colpi nemici.

Oggi con orgoglio ricordiamo le imprese audaci dei nostri cavalieri carabinieri a cavallo che pur in età moderna hanno saputo utilizzare con efficacia l’utilizzo della propria carica rendendo onore alla storia che ci lega alla nostra made patria.

L’Associazione Nazionale Carabinieri grazie ad una convenzione con l’ente Nazionale Guide Equestri Ambientali oggi promuove il bellissimo mondo dell’equitazione e del cavallo come rappresentanza e rispetto per questo bellissimo “amico” che ha il grande merito di aver fatto parte già da subito della fondazione del corpo dei carabinieri dove veniva stabilita la duplice esistenza di militari a piedi e militari a cavallo.

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