Ritorno all'essere

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Vittorio Possenti

RITORNO ALL’ESSERE Addio alla metafisica moderna terzo volume della trilogia

Nichilismo e metafisica. Terza navigazione (2004) Il realismo e la fine della filosofia moderna (2016) Ritorno all’essere. Addio alla metafisica moderna (2019)

ARMANDO EDITORE

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Sommario

Introduzione 11 1. Filosofia dell’essere e ritorno al realismo. 2. La filosofia teo­retica e la metafisica come lotta per la verità. 3. Conclusione del ciclo filosofico moderno e ripresa della filosofia dell’essere. 4. Intorno al titolo. 5. Il metodo seguito. 6. Il nichilismo. 7. Filosofia, modernità, società. 8. Origine del volume.

Parte prima: ESSERE, VERITÀ, SAPERE

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Capitolo primo

La dialettica “ens-essentia-esse” e il realismo

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Sezione I – 1. Annotazione fondamentale: la struttura del sapere deve modellarsi su quella dell’essere. 2. Impossibilità di uscire dal linguaggio della metafisica. 3. Semantizzazzione dell’essere e dell’ente. 4. Partire dall’ente o dall’essere? 5. Dialettica “ens-essentia-esse”. 6. Ente, essere, differenza ontologica. Sezione II – 1. Sul realismo e su una sua distorsione. 2. Gentile e Severino sul realismo. 3. Il consenso all’essere e l’affermazione. 4. Veritas sequitur esse rerum. Da dove cominciare la dottrina dell’essere e del sapere? 5. Antifondazionalismo e realismo. 6. La filosofia dell’essere come “complexio oppositorum”.

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Capitolo secondo

La svolta esistenziale della metafisica dell’essere, l’intuizione intellettuale e il “Principio di Parmenide”

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1. L’essere esistenziale e l’esistenzialismo metafisico. 2. Chi parte dall’astratto, vi rimane. 3. L’intuizione intellettuale dell’essere. 4. Caratteri dell’intuizione intellettuale. 5. Come sorge l’intuizione intellettuale dell’essere? 6. Metafisica dell’essere e metafisica dell’intelletto. 7. Sulla percezione dell’essere e l’oggettivazione. 8. Il “Principio di Parmenide”, l’eternità dell’essere e la critica anticipata dell’Aquinate. 9. Filosofia esistenziale: maschile e femminile. Capitolo terzo

Il concetto del nulla e lo statuto del nonens

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1. Ens, nonens, nulla. 2. Il logicismo e l’ente di ragione. 3. La questione del nulla: Leibniz, Heidegger, Pareyson, Severino. Capitolo quarto

Essere, pensiero, verità

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Sezione I – 1. Essere e pensiero. Cominciamento dal pensiero o dall’essere? 2. Che cosa significa pensare e cercare la verità? 3. L’intenzionalità: intentio directa e intentio reflexa. 4. Verità: conformità e aletheia. 5. Digressione su Heidegger, la logica e l’intelletto. Sezione II – 6. Logica (formale e materiale) e metafisica; il tema del (dei) trascendentale (i). 7. I trascendentali non hanno contrario. 8. Kant e i trascendentali classici. 9. La metafisica, la grammatica e la distruzione della grammatica. 10. L’idealismo e la fine del sapere incontrovertibile. Annesso – Sulla conoscenza e l’intenzionalità. Capitolo quinto 121 Questioni logico-metafisiche Sezione I – 1. La dottrina delle quattro opposizioni. 2. Opposizione polare e opposizione dialettica. 3. Sul principio di

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identità. 4. Affermazione, negazione, differenza, negazione della negazione. 5. Differenza e diversum. 6. Vero-falso; bene e male. 7. Sostanza e relazione (reale e di ragione). 8. Nel rapporto tra negazione e nulla quale delle due è più originaria? 9. Omnis determinatio est negatio. 10. Intellezione degli indivisibili e olismo semantico. Sezione II – Il principio di immanenza, la logica dialettica e quella analitica.

Parte seconda: ESSERE E DIVENIRE

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Capitolo sesto

Divenire, poter essere, causalità

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1. La grande sfida elevata dal divenire. 2. La trasformazione o il divenire avvengono tra contrari, non tra contraddittori. 3. Potenzialità, sostrato-sostanza e mutamento. 4. Annotazione importante sulla “materia prima” e il formalismo assoluto. 5. Il disguido sul divenire. 6. Causalità e indeterminismo. 7. Causalità e principio di ragione. 8. Potenzialità in Heisenberg. 9. L’ente di ragione nelle scienze naturali. 10. Annotazione sulla causalità in Kant. 11. Causa sui. 12. Ulteriori considerazioni sul divenire, la temporalità e Bergson. Annesso sul caso. Capitolo settimo

Creazione dal nulla e big bang. Filosofia della natura e metafisica

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1. Premessa. 2. Scienza, filosofia, fede: i gradi del sapere. 3. Filosofia della natura, divenire e big bang. 4. Divenire e crea­zione: l’insormontabile differenza. 5. La causalità creante. 6. Ex nihilo nihil fit e Lucrezio. 7. Vertibilitas in nihilum? 8. Creazione senza Dio e S. Hawking. 9. Sull’eternità del mondo. 10. Libertà umana e libertà divina. 11. Antropologia.

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Capitolo ottavo

Essere, apparire, scomparire. La tecnica e una diversa filosofia della tecnica

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Sezione I – 1. Esse est percipi? 2. Essere, apparire e immanenza. 3. Il sapere assoluto. 4. Apparire e scomparire. 5. Apparire e scomparire nell’evento della morte. Sezione II – 1. Tecnica e destino dell’essere. 2. Un’altra filosofia della tecnica

Parte terza: LOGICA, METAFISICA E DIALETTICA

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Capitolo nono

Excursus sulla dialettica

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Sezione I – La dialettica deve morire per far risorgere la metafisica. 1. Hegel e la dialettica. 2. Produttività del pensiero. 3. Il “ritorno a Hegel”. 4. Causalità e cominciamento dall’astratto. 5. Spaventa e la dialettica hegeliana. Sezione II – 6. La debolezza della dialettica secondo Aristotele e Tommaso d’Aquino. 7. Gentile, la dialettica, la logica (la distruzione della dottrina del sapere; la mistificazione dialettica; l’antiparmenidismo dell’attualismo; la sintesi a priori; l’assenza della causalità; il formalismo assoluto, l’immaterialismo e la corporeità; oblio dell’essere e tecnica) 8. Annotazioni sul pensiero “logico-teoretico” di B. Croce. 9. La dialettica e la filosofia della storia. Annesso – Opposizione reale, opposizione logica, opposizione dialettica. Capitolo decimo

Excursus sulla metafisica neoclassica, il neoparmenidismo e l’antiparmenidismo italiani

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Sezione I – 1. Il Maestro (Bontadini) e l’Allievo (Severino). 2. Creazionismo e anticreazionismo. 3. Il sapere incontrovertibile. 4. Digressione su Bontadini e Maritain. 5. Idealismo e realismo.

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Sezione II – L’invenzione-creazione logica del mondo: E. Severino. 1. Il tema del fondamento. Che cos’è la struttura originaria? 2. Idealismo e posizione severiniana sul realismo e sul logo. 3. La dottrina della predicazione. 4. L’essere formale, l’ente come sintesi, e l’identità intenzionale. 5. Tautologia, sintesi e identità. 6. Logica delle relazioni. 7. Dissoluzione della sostanzialità. 8. Essere e nulla. 9. Isolamento della terra 10. Una logica semantica trasformata in ontologia. 11. La logica dialettica e la contraddizione C. 12. La dialettica e l’assenza del finalismo. 13. Antropologia, persona, amore. 14. La vita e l’etica. Annesso – Appunti su Dike e la teologia cristiana. Sezione III – F. Balbo, la filosofia dell’essere e l’antiparmenidismo. 1. L’incontro con la filosofia dell’essere. 2. Diagnosi sulla crisi moderna e apertura della transizione. 3. Logica e metafisica. 4. Concezione dinamica dell’essere e antiparmenidismo. 5. Una filosofia del perfettibile. 6. L’integrazione umana. 7. Commiato. Sezione IV – Verità e carità.

Parte quarta: CONCLUSIONE DELLA METAFISICA MODERNA E RITORNO ALL’ESSERE

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Capitolo undicesimo

Sul nichilismo europeo

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1. Il nichilismo e la storia dell’essere. 2. L’epoca del compimento della metafisica (moderna). 3. Il nichilismo da Cartesio a Gentile. 4. Essere e Valore. 5. Heidegger sull’essere e sull’ente: una sorpresa. Capitolo dodicesimo

Maritain e la dottrina realista del sapere

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1. Una grande esplorazione del mondo del sapere. 2. L’opzione per il realismo. 3. Il progetto di I gradi. 4. Concetto,

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percezione dell’essere ed intuizione intellettuale. 5. Intermezzo sulla nozione di fatto. 6. Sul neopositivismo logico. 7. Fisica e scienze della vita. 8. Finito e infinito. 9. Elaborazione concettuale e linguaggio. 10. Scienza e sapienza. L’ordine delle sapienze e l’esperienza mistica. 11. Distinguere per unire nella modernità. 12. Commiato. Annesso – Gli orizzonti del sapere e il compito del realismo. Capitolo tredicesimo

L’alleanza socratico-mosaica e la terza navigazione

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Sezione I – 1. L’alleanza socratico-mosaica, il fallibilismo, la scienza. 2. Il realismo della fede biblica: religione e verità. 3. La distinzione mosaica, il vero nella religione e la Persona veritatis. 4. Libero arbitrio, libertà e lex nova. Sezione II – 1. Il concetto di terza navigazione (e la sua ripresa). 2. Il porto sicuro e la preparazione tardo-antica della terza navigazione. 3. Terza navigazione e dialettica. 4. Il Dio della metafisica e la Rivelazione. Sezione III – 1. Deellenizzazioni e rottura dell’alleanza socratico-mosaica. 2. Alcuni problemi. 3. Contro il disfattismo della ragione. Annesso – Pensieri diversi di Wittgenstein. 421 Conclusione 1. Contro la totalità. 2. Europa, filosofia, cristianesimo. 3. L’alienazione dell’Occidente. 4. Il rapporto con il mondo moderno. 5. Il postmoderno e il pensiero meridiano.

Indice dei nomi

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Introduzione

1. Filosofia dell’essere e ritorno al realismo. “Quello che prima si chiamava metafisica è stato, per così dire, estirpato fin dalla radice, ed è scomparso dalle scienze”1. La diagnosi di Hegel può entro certi limiti valere anche oggi, quasi duecento anni dopo, in specie in riferimento a Nietzsche, Heidegger, Severino che hanno preteso che la metafisica (occidentale) sia finita. L’oggi filosofico sarebbe un tempo sconsacrato, privo di un “santuario metafisico” e fortemente secolarizzato. Hegel ricercava il punto da cui operare il cominciamento della Scienza o sapere: anche noi dobbiamo porre la stessa questione. Egli rispose che occorreva partire dal pensiero puro, astratto e indeterminato a cui poi la logica aggiungeva in certo modo a priori le proprie categorie per ottenere “la vera e propria metafisica, ossia la pura filosofia speculativa” (p. 6), apparentemente raccordabile a quella greca. Da parte nostra sosteniamo che per rimettere in piedi l’edificio della Scienza, ossia la filosofia prima, occorre partire non dal pensiero, né dall’essere astratto e indeterminato della logica, ma dell’ente (ens) come trascendentale fondante e pregno di tutte le sue infinite determinazioni. Il cammino appare meno difficile di un secolo fa in quanto la filosofia moderna profondamente segnata dall’antirealismo si è conclusa, e le diagnosi sulla fine della metafisica stanno indietreggiando. La filosofia moderna è per noi un problema su cui meditare, e nello stesso tempo un ciclo che si è chiuso da molti decenni: 1

G.W.F. Hegel, Scienza della Logica, Laterza, Bari 1994, p. 3.

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il compito da affrontare sta nel chiarire la situazione aporetica del moderno speculativo e superarla. Riprendere oggi la metafisica implica l’intento di andar oltre l’attuale chiusura nella finitezza, da cui notevole parte della filosofia non si è ancora liberata, senza che la concentrazione sul finito sia riuscita ad operarne una salvezza. Nel pensiero teoretico-contemplativo si esprime l’estraneità ad ogni pretesa che non sia quella del vero. Esso mira in maniera privilegiata al vero e alla gioia che ne segue, annunciati già dal Socrate platonico nel dialogo Apologia di Socrate, in cui questi ritiene di continuare a filosofare nell’Ade. Vi è certo una radice morale della metafisica come una radice metafisica della morale, in cui ne va di noi e del nostro destino, senza con ciò ridurre la prima alla funzione di proteggere e rassicurare dinanzi alla paura della morte: quanto viene cercato è la verità, non la sicurezza. La filosofia dell’essere, ossia la questione dell’essere e della metafisica, sarà il nostro cammino: la lettura del volume renderà progressivamente più chiaro il senso di tale espressione e le dottrine metafisiche fondamentali entro cui essa si sviluppa di epoca in epoca: vetera novis augere. Di questa tradizione, che include una metafisica, un’ontologia, una filosofia della conoscenza e un’epistemologia, vorremmo evocare due caratteri reggenti: la resistenza all’oblio dell’essere, che viceversa è diffuso in non poche scuole del pensiero moderno e contemporaneo; il suo carattere realistico, che le proviene da una dottrina della conoscenza saldamente legata al realismo. I due cespiti sono reciprocamente connessi: dove domina l’oblio dell’essere è assente il realismo il cui scopo è la conoscenza dell’essere; oggetto immediato della conoscenza reale è la conoscenza dell’essere. Nei due caratteri evocati si concreta un’attenta custodia del finito, senza con ciò dimenticare l’infinito. Il finito è reale, e il realismo della filosofia dell’essere se ne prende cura: non vale per essa l’idea che solo l’infinito è vero essere. Non pochi segnali indicano che è in atto un “ritorno al realismo” in varie scuole filosofiche attuali: personalismi ontologici e assiologici, fenomenologia, settori della filosofia della scienza e della filosofia analitica, posizioni critiche sul primato attribuito 12

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all’interpretazione. I discepoli della filosofia dell’essere, attestati su un realismo nativo in cui si sentono a casa propria, non possono che rallegrarsi di questo movimento, mentre ricordano con una punta di civetteria che nel loro caso non si tratta di ritornare al realismo dal momento che non l’hanno mai abbandonato. Vedono perciò con simpatia i pensatori e le scuole che si muovono in tale ambito, nell’attesa di un intenso dialogo. La ripresa del realismo nel XX secolo è accaduta per distinti cammini, ed ha interessato le scienze, la filosofia, la teologia. Vi è stato un realismo di vario colore nella scienza, proveniente dalla filosofia della scienza anglosassone, dal neopositivismo, dall’empirismo; e un realismo anch’esso pluriforme in metafisica, in specie quello della filosofia dell’essere di ascendenza grecomedievale, ma includente pure correnti dell’esistenzialismo, del marxismo, del neoaristotelismo, del razionalismo critico. Si può concedere senza difficoltà che queste scuole avessero un comune ma generico intento realistico e an­tiidealistico, e che andassero diversificandosi man mano che dall’assunto generale si procedeva verso più specifiche determinazioni. Mentre si veniva rafforzando l’esigenza realistica è parimenti proseguita l’istanza antirealistica ispirata alla riduzione del tema della verità al consenso, alla posizione che pone come oggetto del conoscere il linguaggio e non la realtà, pervenendo a due esiti che appaiono tanto strettamente connessi da formarne quasi uno solo: il rifiuto del concetto di verità come conformità (adaequa­ tio) del pensiero al reale, e l’imporsi di forme di nichilismo speculativo più o meno sviluppato. Realismo da un lato, antirealismo e nichilismo dall’altro sembra­no costituire esiti decisivi del pensiero del ’900. Volendo uscire dal vago, diremo che è realistica ogni filosofia che considera l’essere/il reale la causa e il contenuto del conoscere. Il realismo non eleva il concetto a misura dell’essere, ma fa dell’essere la misura del concetto, nel senso che sono le cose a risultare causa del sapere. Ciò implica che il trascendentale primario sia l’ens, non il verum. Nel realismo il pensiero non solo 13

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è pensiero dell’essere, ma è manifestativo dell’essere, in virtù di una originaria apertura del soggetto conoscente a quest’ultimo. Per tale motivo in ogni impostazione realistica si verifica una certa unità di gnoseologia e metafisica, del problema del conoscere e di quello dell’essere, che attiene alla natura stessa del conoscere (intellettuale e sensibile), quale atto unente: l’idea o concetto unifica sotto la sua luce il soggetto conoscente e la cosa conosciuta, come l’atto della sensazione il soggetto senziente e la cosa sentita. Valide ragioni spinsero Kant a determinare la natura dell’illuminismo come coraggio e volontà di sapere, come scelta di impiegare la ragione. Con un diritto forse più origina­rio la divisa del realismo antico e nuovo potrebbe suonare: abbi il coraggio di conoscere l’essere, esse cognoscere aude. Il realismo prende avvio come filosofia dell’esperienza, di un’esperienza intesa non come mera recezione sensibile del mondo al modo dell’empirismo, o come costruzione del mondo al modo dell’idealismo, ma come presenza: presenza delle cose e dell’essere al pensiero. Presenza pregna di un contenuto intelligibile da conoscere, in cui consiste l’infinito compito del pensare. Di conseguenza la filosofia realista vale come sistematica aperta, che si arricchisce con la vita, socraticamente volta a superare le pretese di un sapere irrigidito, ma non per questo completamente filia temporis. Nel programma del realismo ha nel corso delle epoche mante­ nuto valore il richiamo al “senso comune”, quali che siano state le oscillazioni di significato di tale termine. Il senso comune raggiunge verità e certezza, ma non in modo scientificamente consapevole e riflesso. L’idea di cui si nutre è che esista una comprensione originaria del mondo e di sé che avvolge l’uomo prima di ogni forma di sapere esplicito, ed in cui per lo più inesplicitamente il soggetto si trova. A partire da tale origina­rio “stare nell’essere” da parte dell’uomo, prende sviluppo la conoscenza di senso comune, assicurata sulle cose. Da essa poi si svolge, perfezionandosi e approfondendosi, la conoscenza filoso­fica, criticamente scandagliata e argomentata, che si esplica nell’ontologia attraverso il concetto, ma di cui l’esperienza anticipante era 14

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una pregustazione. Il vertice del realismo – ossia la conoscenza dell’esistenza tramite l’intelletto – può legittimamente assumere il nome di intellettualismo esistenziale: qui l’intelligenza cerca di dire, operando al livello dell’essere in quanto essere e mettendo in campo tutte le risorse della conoscenza, l’esperienza dell’esistenza che ha compiuto. 2. La filosofia teoretica e la metafisica come lotta per la verità. Frequente è la persuasione che non sia più possibile edificare filosofie (e teologie) speculative e con un certo grado di sistematicità. Il secondo aspetto può non essere essenziale, mentre il primo lo è, poiché se si rinuncia ad ogni approccio teoretico il senso stesso del vero e del falso viene meno. Indubbiamente la filosofia speculativa dovrà risultare meno pingue di quanto fosse nei sistemi dell’idealismo e vestire i panni dell’essenziale. Eppure senza di essa il discorso filosofico finisce per evitare i nuclei più alti ed ardui, limitandosi perlopiù all’antropologia e all’etica. Nel dispiegarsi molteplice della tensione dell’intelletto verso il vero, di cui la ricerca metafisica è parte notevole, l’essere umano trova un appagamento che orienta la vita e che si mostra nella sua libertà come quiete contemplativo-veritativa. Nella grandiosa “Premessa” alle lezioni sulla filosofia della religione Hegel sostiene: “La religione, che si occupa di Dio, non può avere altro fine ultimo che Dio stesso… il nostro scopo è conoscere Dio”2. Qui per noi tale scopo più modestamente sarà quello di conoscere l’essere, e di abbozzare una risposta alla domanda che già risuonava in Aristotele “che cosa è l’essere?”. Nella metafisica Dio è un punto d’arrivo perché l’intelletto metafisico sta nel finito e raggiunge a fatica l’eterno, anche nella domenica della vita quando gli scopi mondani e gli affanni indietreggiano un poco. La filosofia, in specie quella teoretica, è una lotta per la verità, ed in essa ne va di noi stessi. Non che la filosofia sia di per sé salvifica, 2 Lezioni sulla filosofia della religione, a cura di E. Oberti e G. Borruso, Zanichelli, Bologna 1973, vol. I, p. 61 e 65.

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ma è ricerca di verità e forse richiesta implicita di salvezza, di come e dove cercare qualcosa o qualcuno che consideri il mio io, il mio tutto, e offra una speranza. La metafisica non è introduzione alla vita devota, ma introduzione alla conoscenza dell’essere, del mondo, dell’io e di Dio. 3. Conclusione del ciclo filosofico moderno e ripresa della fi­ losofia dell’essere. In precedenti lavori abbiamo elaborato un’analisi del pensiero moderno, che ha permesso di raggiungere taluni asserti di sintesi su di esso e la sua chiusura3. Li presento subito all’attenzione del lettore perché costituiscono la tessitura fondamentale della diagnosi sul pensiero moderno: a) il profondo dualismo tra pensiero-essere che è accaduto tra Cartesio e Kant con ulteriori successive riprese antirealistiche; b) la partenza dal momento logico-astratto invece che dal concreto, che è vizio insito in molte forme di pensiero dialettico o logica dialettica che spesso incorporano un inganno o un preteso sapere (percorso da Hegel a Gentile e oltre); c) l’accento posto sul carattere univoco invece che analogo dell’essere; d) la grave indeterminazione (per non dire il fondamentale errore), in cui il tema primario e decisivo del divenire è stato lasciato in punti alti della modernità filosofica; e) la cesura spirituale e storica operata dal nichilismo che spesso si è legato all’immanentismo e all’ateismo. Questi punti nodali riceveranno attenzione nel volume, maggiormente là dove nei precedenti studi ad essi non era stato dedicato che uno spazio minore. Cercheremo di mostrare come la metafisica dell’essere rivendichi l’originalità del suo progetto e del suo metodo, e il valore del suo modo universale di conoscere. In particolare porremo in guardia contro quella seduzione dell’a­ stratto in rapporto dalla scarsa cura del concreto, che si osserva in varie forme di antirealismo e di dialettismo. Secondo A. Forest il consenso all’essere e alla vita ci libera dalla attrazione dell’astratto: il concreto non è in alcun modo un insieme o una qualche 3 Cfr. in specie Nichilismo e metafisica. Terza navigazione, Armando, Roma 2004, e Il realismo e la fine della filosofia moderna, ivi, 2016.

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sintesi di principi logici4. Per questo motivo dedicheremo attenzione critica a diversi problemi al confine tra Logica e Metafisi­ ca, dove più netto è l’errore logicistico-idealistico e dialettico di raggiungere il reale partendo dal momento logico e da quello dialettico. Anche nel presente volume sosterremo che la più potente dialettica speculativa non sta nel logicismo dialettico, bensì nella triade ens-essentia-esse, più originaria e reale di ogni altra poiché prende le mosse dal trascendentale ens. Muovendo dall’ente la filosofia dell’essere non parte in maniera apriorica, parte da quanto consta per ascendere verso conoscenze ultime e verso l’assoluto: forse si potrebbe perfino dire che è una filosofia a posteriori (personalmente mi considero un filosofo a posteriori). Talvolta ammiro i filosofi e le filosofie a priori che partono dall’assoluto, vi si installano con pericolosa sicurezza e irriflessa nonchalance, e da lì intendono dirci come stanno le cose, edificando sistemi superbi ai loro occhi e a quelli di una parte del pubblico. Tuttavia l’ammirazione si arresta presto dinanzi ad un elemento: quello per cui non ritengo che l’apriori sia la via giusta, che il finito si possa installare di primo acchito nell’assoluto, nell’origine, nell’inizio. Quindi non la percorro: mi sembrerebbe di giocare ai dadi e di non prendere sul serio il reale. La conclusione della filosofia moderna e la fuoriuscita da essa, che a mio parere accade con Heidegger e soprattutto con Maritain, e la ripresa della “terza navigazione” operata dalla metafisica di Tommaso d’Aquino, non comportano il dileguarsi del pensiero moderno, ma di quella parte preponderante che, partendo dall’antirealismo, è approdata al trascendentalismo e all’ateismo. La posizione che difendiamo è difficilmente equiparabile al “continuismo” che vede nel moderno una continuazione dell’antico e del medievale, o alla cesura irrevocabile tra la modernità e l’intero passato come in La legittimità dell’epoca moderna di H. Blumenberg. Migliore strada è quella di un’ermeneutica di profondità sui cardini del pensiero moderno. Ciò suggerisce che, pur essendo 4 Cfr. A. Forest, Du consentement à l’être. La structure métaphysique du concret selon Saint Thomas d’Aquin, Librairie Philosophique J. Vrin, Paris 1956.

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l’inizio moderno categoricamente espresso nel cogito, esso ha ospitato uno svolgimento non unitario e in maniera crescente polare, in cui uno dei due lati – quello dell’antirealismo assoluto – è venuto meno con lo scacco dell’attualismo gentiliano, e ha così riaperto la strada alla ripresa della filosofia dell’essere. La critica alla filosofia speculativa avanzata dal nichilismo, dal marxismo e dall’attualismo di Gentile è ormai alle nostre spalle. La ripresa della filosofia dell’essere come capace di futuro importa che essa possieda virtualità inespresse, per cui la sua vicenda non può essere ricondotta a evento del passato e limitata alle fasi antica e medievale. La tesi che la filosofia moderna si è conclusa da tempo, come elaborata in Il realismo e la fine della filosofia moderna (2016) e quella secondo cui la Seinsphiloso­ phie è in potenza attiva verso il futuro si richiamano e si corrispondono, per cui la chiusura dell’una può favorire la ripresa dell’altra5. L’autentica razionalità e “laicità” del pensiero consiste oggi nella ripresa della domanda sull’essere e della questione ontoteologica. La tradizione della Seinsphilosophie, una delle massime di cui si sostanzia la storia della filosofia, prospetta la sua permanenza nel pensiero postmoderno: dopo esser rimasta alquanto a lungo marginale nel corso della filosofia moderna, si è mostrata nuovamente vitale verso la metà del XIX secolo e nel corso del XX, segnalando la sua capacità di sviluppo e di attenzione ai nuovi problemi. Tale filosofia rivela meglio se stessa nel momento in cui si confronta con la storia e mette alla prova le sue dottrine primarie. Essa non è di destra o di sinistra, non 5 Il titolo Il realismo e la fine della filosofia moderna può essere ritenuto troppo assertivo. Fine non significa però disfatta del pensiero moderno, ma conclusione e forse esaurimento del suo ciclo speculativo che ha dato molto, che ha aperto temi nuovi e domande nuove, ma che nella persuasione di chi scrive si è scontrato coi nuclei primari di cui si è appena detto, e su cui non ha offerto soluzioni attendibili. Va da sé che la conclusione della metafisica moderna non significa “fine della modernità”, abbandono della civiltà e cultura moderne. Dopo l’uscita di Il realismo si è svolto un importante dibattito sulle posizioni del volume presso il CNR/Iliesi, sotto l’impulso del prof. Riccardo Pozzo. Il dibattito è stato pubblicato come volume digitale presso l’Iliesi col titolo Realismo Metafisica Modernità. In margine al volume di Vittorio Possenti “Il realismo e la fine della filosofia moderna”, a cura di C. Dalfino e R. Pozzo, Roma 2018, e di ciò ringrazio vivamente i curatori del volume e i promotori A. Lamarra e R. Palaia. Dal volume ho ripreso alcuni brani delle mie risposte.

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occupa una posizione nello spazio ma nello spirito, non è gelosa della verità, fa proprio l’immortale detto secondo cui veritas, a quicumque dicatur, a Spiritu Sancto est. È la struttura concettuale della filosofia dell’essere nella sua portata ontologica e gnoseologica che è in gioco, e che viene messa alla prova nel confronto con pensatori e filosofie della modernità: su questo andrà valutata la ricerca impegnativa qui svolta. Ciò significa che il dibattito è e rimane squisitamente filosofico, e che l’autore assume impegni speculativi. Senza disconoscere la profondità e l’importanza di vari pensatori moderni di grande rilievo, opino che la tradizione della filosofia dell’essere abbia ottime chances di offrire una soluzione migliore ai temi da loro sollevati e di rivitalizzare la sua fecondità in rapporto alle nuove questioni, perché una filosofia si mantiene in atto se incontra filosofi capaci di filosofare secondo la sua forma e se è in grado di fronteggiare con rigore i nuovi temi. 4. Intorno al titolo. La formula “Ritorno all’essere” insieme al riferimento al pensiero moderno del sottotitolo potrebbe sollevare fastidio ed obiezioni del tipo “a prima della modernità non si torna”, “è una strana pretesa quella di ritornare a qualcosa”, dal momento che la modernità è volta in avanti: ritorno all’essere non significa un ritorno alle culture premoderne né a mondi passati. Essendo il filosofare ricerca della verità dell’essere, il ritorno all’essere è per ogni filosofia una necessità inespiabile, è il mirare al luogo della sua origine e del suo destino, ed ogni epoca filosofica ha assoluto bisogno di ciò, che sia moderna, postmoderna o premoderna. Ritornare all’essere è un invito perennemente valido poiché esso può essere obliato o la sua identità confusa. Vi sono stati pensatori essenziali nel moderno che si aggiungono a quelli dell’antichità e del medioevo, e in taluni pochi casi geni filosofici di prim’ordine. Non si vuole dunque negare la grandezza della metafisica moderna né i suoi fondamentali apporti. L’idea che si vorrebbe esprimere è che essa non abbia fatto i conti a dovere 19

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con l’essere, ossia che forte sia stato in essa l’oblio dell’essere, e che in ciò si possa ravvisare il suo filo di continuità (nonostante molte e notevoli differenze su altri piani), onde il suo ciclo si è concluso; l’addio è prendere atto della sua fine, mentre e nuovamente incombe la necessità di un diverso inizio. 5. Il metodo seguito. Il metodo impiegato cerca di coordinare la determinazione speculativa e l’approccio storiografico, allo scopo di comprovare storiograficamente la posizione teoretica individuata. In diverse pagine ricorreremo al metodo speculativo e “rammemorante”: il secondo aggettivo vale come richiamo e ricordo della vicenda millenaria e profonda della metafisica, rimemorata secondo questa o quella dottrina primaria del suo organismo. Difficilmente si potrà mettere in dubbio che la scoperta platonica del mondo delle idee è stata l’atto inaugurale del pensiero metafisico, espresso poi da Platone con la metafora della seconda navigazione, in cui si apre l’accesso alla sfera dell’intelligibile o soprasensibile; l’idea come il vero essere, l’ontos on, ciò che è stabilmente o il veramente essente (cfr. Fedro 247 e 3-4). Riflettere sui testi di maestri del pensiero è appunto un esercizio rammemorante di alto rilievo e fecondità per l’oggi filosofico, perché quanto è stato detto un tempo su solide basi è un acquisto per sempre: rimane vero che una filosofia che non ha radici antiche diventa presto vecchia. Per conferire sostanza alla posizione fondamentale della Seinsphilosophie, esposta in Nichilismo e Me­ tafisica e in Il realismo, e qui approfondita e ampliata su numerosi nuovi temi, è stato effettuato un confronto serrato con grandi filosofi della modernità avanzata (Kant e dopo Kant) e della contemporaneità. Ciò ha consigliato di citare con una certa frequenza e di mettere in campo considerazioni puntuali e riflessioni critiche ad hoc. Spesso la diversità di posizioni tra la filosofia dell’essere e gli autori cui ci riferiamo appare così radicale che occorre tracciare una via “altra” e risposte alternative, risultando senza sbocco il cammino teoretico da essi proposto. 20

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Vi è un carattere di controversia nel volume, che non è secondario, ma che risulta necessario per tratteggiare tra le tante dottrine sul realismo, l’intelletto, l’essere, lo spirito e la metafisica il cammino che sembra migliore. Nel dibattito si accende il fuoco della ricerca e si elabora un cammino. Sostenendo una posizione speculativa lontana da quelle prevalenti nella modernità filosofica, diventa imperativo un dialogo fitto e discernente per non parlare a vuoto. E questo dialogo obbliga al severo esercizio di prospettare analiticamente le posizioni che riteniamo più fondate nel momento stesso in cui esercitiamo il discernimento e la critica verso le altre. Per questo si è avuto cura non solo di rilevare distanze e differenze, ma di presentare con una certa attenzione le soluzioni che secondo il nostro avviso risultano più solide. Il volume svolge una impostazione teoretica del problema dell’essere; non avanza quindi l’intento storiografico di esporre in maniera neutrale fasi o problemi della vicenda della filosofia. La profonda diversità di visione non ci impedisce di vedere in Hegel un pensiero fascinoso, dotato di un alto, poetico e drammatico sentimento dell’incessante mobilità della vita; in Gentile l’ardimento confidente di nuove vie per lo spirito e lo slancio verso un futuro eternamente rinnovantesi. In Heidegger l’insistita e necessaria domanda sull’essere e sull’essente e la ricerca su un aldilà della metafisica, temi che interrogano profondamente; in Bontadini la ricerca di rigore teoretico e di un intento conciliativo in cui la modernità metafisica ritrovi un orientamento neoclassico alla luce della lezione classica; in Severino il richiamo e la memoria dell’eterno, e l’indicazione sistematica della “pianura della verità” cui siamo già da sempre destinati. Nessuna tra queste visioni ci è estranea, nonostante l’insanabile diversità di elaborazione gnoseologica e ontologica tra le soluzioni proposte in questo volume e quelle – tra loro assai lontane e spesso inconciliabili – presenti nei pensatori citati. Potrà la filosofia dell’essere raccogliere nella sua casa quanto vi è di grande ed autentico in loro? E diventare una casa comune? 21

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6. Il nichilismo. Il tema del nichilismo mantiene in Italia, forse più che in altri Paesi, una perdurante attualità, che si concreta nei molti lavori sull’argomento da 50 anni in qua6. D’altro canto “nichilismo” è un termine polimorfo e ubiquo, quasi un passepartout, che assume significati molto differenti secondo i diversi autori e le loro fondamentali opzioni teoretiche, morali e religiose. Uno dei primi atti da compiere consiste di determinarne il contenuto per evitare equivoci rischiosi, e chiarire di che cosa si parla. “Nichilismo” non è un nome da prendere al volo, in quanto è inflazionato come pochi altri. L’estrema plasticità, per non dire la sua disperante vaghezza, rende virtualmente possibile ogni diagnosi. Siamo in una situazione molto simile a quella sarcasticamente evidenziata da Sartre in rapporto all’esistenzialismo, anch’esso nel secondo dopo guerra un termine talmente usurato e polivoco da non significare letteralmente più nulla (cfr. L’esistenzialismo è un umanismo). Opportunamente L. Casini ha presentato il nichilismo come “un contenitore vuoto delle più divergenti prospettive e interpretazioni dell’uomo e del mondo”7. In Nichilismo e metafisica mi sono sforzato di assegnare al termine un significato definibile e comprensibile. Il pensiero metafisico e trascendente si mostra più capace di intendere e andare alle fonti epocali del nichilismo di quanto non sia possibile per altre scuole filosofiche. È dunque un pensiero che ha preso atto dell’avvento del nichilismo, e che lo ha attraversato, superato e dissolto. Anche Nietzsche, e soprattutto lui, è da tempo alle nostre spalle, quel Nietzsche di cui non pochi hanno trattato sostenendo la sua insuperabilità entro la filosofia moderna: eppure lo svolgimento della volontà di potenza non ha condotto all’oltreuomo, ma alla potenza neutra e fredda della tecnica che rende oggetto l’altro. Tale processo risolve in sé tutto il pensiero moderno? Come ha mostrato A. Del Noce la filosofia moderna non è un processo unitario verso il nichilismo e l’ateismo, ma include diversi filoni, 6 Sul fatto che il nichilismo sia stato e sia al centro dell’interesse di numerosi pensatori italiani cfr. Andrzej Kobylinski, Etyki Nihilstycznej, Varsavia 2014. 7 “Ambiguità del nichilismo”, Per la filosofia, settembre-dicembre 2004, p. 61.

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che partendo da Pascal e Cartesio arrivano a Vico, Rosmini, Marx e Kierkegaard. La persuasione che mi ha mosso è che dopo quasi due secoli in cui il nichilismo è stato uno dei massimi temi della filosofia, era tempo che la filosofia dell’essere si facesse presente con una diagnosi elaborata in merito, dal momento che i grandi tomisti del secolo scorso non hanno dedicato attenzione diretta al tema (e lo stesso ha fatto il Concilio Vaticano II che ha trattato dell’ateismo, ma niente del nichilismo). La tradizione filosofica in cui mi riconosco manifestava un acu­ to bisogno di essere prolungata, rivitalizzata, messa alla prova in rapporto alle sfide provenienti dal nichilismo. Ci si è perciò indirizzati ad elaborare un’idea di nichilismo che fosse più integra e vera delle due nozioni di nichilismo massimamente diffuse nella filosofia mondiale, ossia quella di Nietzsche e quella di Heidegger. Nell’endiadi “nichilismo e metafisica” la congiunzione e non è un vel ma un aut: nichilismo (teoretico) e metafisica abitano su monti opposti e là dove c’è un termine non vi può essere l’altro, essi risultano mutuamente esclusivi. 7. Filosofia, modernità, società. Mi preme mettere in luce che il carattere del volume non è di giudicare l’epoca moderna, la sua civiltà, la sua storia, entro cui vivo, ma di meditare e valutare il ciclo della modernità filosofica, in specie sul versante schiettamente speculativo-metafisico. La ricerca si colloca nel quadro della filosofia prima, non della filosofia della storia e della cultura. La posizione qui prospettata sostiene la necessità della metafisica nella cultura umana e la sapienza razionale che le è consustanziale; insieme vede però l’immenso e drammatico terreno della vita, dell’azione, della religione, del rapporto con l’altro, in cui la libertà ha il potere di fare e di disfare, di amare o odiare, di trincerarsi nell’egolatria o di camminare insieme fin dove possibile. Nel filosofare si manifesta un pensiero vivente, capace di tenere insieme l’Essere, l’Amore, la Libertà. Una certa ripresa metafisica è già in atto e qualcosa inizia a cambiare rispetto alla diagnosi, severa ma fondata, che H. Jonas 23

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avanzava in alcune conversazioni raccolte nel 1993 in tedesco e pubblicate in italiano nel 2000. Egli scriveva che a quel tempo si assisteva ad una “autocastrazione della filosofia che si è negata completamente non solo il coraggio, ma addirittura il diritto di esprimersi così come si esprimeva una volta la filosofia. Vuol essere anch’essa il più analitica possibile. Di conseguenza ci si può aspettare ben poco aiuto al momento da questo orientamento della filosofia”8. Jonas stigmatizza la rinuncia della filosofia a farsi valere come fonte autonoma di conoscenza, non subordinata alla scienza, e ritiene che tuttora vi sia da imparare dal pensiero classico. Questo ruotava intorno alla triade “Dio, uomo, mondo”. Poco oltre la metà del ’900 si riteneva che la metafisica fosse morta per sempre e che l’unico oggetto della filosofia fosse l’essere umano, mentre il mondo era assegnato alla Fisica scientifica e Dio messo da parte. Era inoltre per tanti chiaro che le scienze umane quali la sociologia, la psicologia, l’antropologia e il comportamentismo avrebbero soppiantato la riflessione antropologica e morale. Oggi il panorama è mutato: si ammette che le scienze umane possono offrire un contributo al pensiero morale, ma non possono sostituirlo: gli interrogativi etici primari sono onnipresenti e ciò tiene in vita la filosofia morale come disciplina inaggirabile. Inoltre il fascino straordinario che emana dalle ricerche della fisica dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo, e dalle teorie sull’origine e la fine dell’universo, sviluppate nella cosmologia scientifica e filosofica, può svolgere un ruolo notevole per il rilancio del pensiero teoretico, aiutandolo a superare l’estrema restrizione che la filosofia della modernità matura ha operato della triade “Dio, uomo, mondo”, restringendola solo all’uomo. La destinazione sempre e nuovamente necessaria per la meditazione filosofica è il pieno recupero della triade Dio-uomo-mondo. 8. Origine del volume. Per numerosi anni ho coltivato il progetto di preparare un’edizione “definitiva” (se questo termine ha senso) 8 H. Jonas, Sull’orlo dell’abisso. Conversazioni sul rapporto su uomo e natura, Einaudi, Torino 2000, p. 140.

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di Nichilismo e metafisica, notevolmente cresciuto nelle successive edizioni dopo la prima del 1995 che compariva con il titolo Il nichilismo teoretico e la “morte della metafisica”. Poi, dopo l’uscita di Il realismo e la fine della filosofia moderna, è prevalso l’orientamento a sviluppare in un nuovo libro le prospettive della filosofia dell’essere sul realismo, l’ente, la dialettica, il divenire, etc. Il presente volume si può intendere come un poscritto ai due appena citati: un poscritto che si è allargato in maniera considerevole a temi nuovi e all’approfondimento di questioni già presenti in precedenza9. Ne fa fede anche il fatto che tutti i capitoli, tranne uno, sono inediti.

9 Segnalo i saggi in cui il tema del nichilismo (e del realismo) è svolto secondo specifici punti di vista: Sull’essenza del nichilismo teoretico e la “morte della metafisica”, “Filosofia”, anno XLIV, fasc. I, gennaio-aprile 1993, pp. 3-53; Filosofia e nichilismo, “Humanitas”, n. 3, 1999, pp. 354-363; Nichilismo: una risposta inevasa, “Per la filosofia”, n. 66, gennaio-aprile 2006, pp. 33-47; Il nichilismo europeo come estrema “tribulation de Sophie”, “Iride”, n. 47, aprile 2006, pp. 105-120; Verità violenta? Sulla crisi del contemplare come nuova “tribulation de Sophie”, in AA.VV., Metafisica e violenza, Vita e Pensiero, Milano 2008, pp. 107-124; Fi­ losofia, ragione, nichilismo. Appunti su “Fides et ratio”, “Iride”, a. XII, n. 26, gennaio-aprile 1999, pp. 107-122; AA.VV., Nichilismo relativismo verità, a c. di V. Possenti e A. Massarenti, Rubbettino, Soveria 2001; Annotazioni su Heidegger, il nichilismo, il dualismo, “Aquinas”, n. 1-2, 2005, pp. 275-288; L’alleanza socratico-mosaica. Postmetafisica, deellenizzazione, terza navigazione, “Aquinas”, nn. 1-2, 2009, pp. 175-206; La sfida del nichilismo giuridi­ co, “Studi Cattolici”, nn. 617/18, luglio-agosto 2012, pp. 508-510; Biopolitica, biodiritto, nichilismo tecnologico, “La società”, n. 4, luglio-agosto 2013, pp. 609-627; The problem of Nihilism in “Fides et ratio”, AA.VV., Faith and Reason, St. Augustine’s Press, South Bend, Indiana 2001, pp. 181-194; Cristianesimo e vita civile nella società postsecolare: la sfida del nichilismo giuridico, “Notes et documents”, n. 15, septembre-décembre 2009, pp. 41-50; Relativismo e nichilismo nell’ordine politico-giuridico, in AA.VV., Direito e Justiça, volume especial 2008, Universidade Catolica Portuguesa, Lisbona 2008, pp. 203-236; Legge naturale e nichilismo giuridico, “Studi Cattolici”, n. 631, settembre 2013, pp. 580-587; Realismo diretto e verità, in AA.VV., Perché essere realisti. Una sfida filosofica, a c. di A. Lavazza e V. Possenti, Mimesis, Milano-Udine 2013, pp. 19-49; Ontosofia esistenziale e risposta al nichilismo in J. Maritain, AA.VV., Verità e bellezza in Jacques Maritain, a cura di G. Botta e E. Mauri, Studium, Roma 2016, pp. 48-68.

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