IL piccolo TURCO che parlava TURCHESE

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PICCOLO TURCO CHE

ARLAVA TURCHESE P


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m o v i n g B O X p r o d u c t

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Stampato in 100 copie da La Nuova Tipolito Snc. Via Ganapini 19 - Felina - Castelnovo nĂŠ Monti (RE) nell'anno 2014


C’era una volta

un bambino

dagli occhi neri neri e dai capelli scuri. Aveva attraversato fiumi e camminato scalzo su altopiani, era salito sul cassone di un camion e aveva attraversato il deserto, si era lasciato alle spalle nuvole di polvere e aveva granelli di sabbia nelle orecchie. Arrivato in un piccolissimo paese con le case tutte bianche, aveva bevuto acqua fresca da una cascata, mangiato cous cous e camminato lungo una strada dritta e stretta. Cammina, cammina, aveva trovato davanti a sé alte dune di sabbia, ci si era arrampicato sopra e di là, di là c’era il mare, un mare grande e azzurro, piatto e bello come il cielo. Era un mare così grande che andava a finire dentro al deserto. Ormai era sera e il bambino era tanto stanco. Si sdraiò sotto una palma e si addormentò in un sonno senza sogni.

Al mattino

aprì gli occhi e vide due pescatori che lo guardavano.



- Come ti chiami piccolo? - chiese quello con la barba bianca e gli occhi azzurri. - A dire la verità non mi ricordo proprio… - e come disse queste parole, vide i due pescatori spalancare gli occhi per la sorpresa e darsi di gomito l’un l’altro. Infatti, appena il bambino aveva parlato, come per magia erano uscite dalla sua bocca lettere azzurre e blu. - Come non ti ricordi? Dove sono i tuoi genitori? - chiese l’altro - Io non ho genitori.

- Ma almeno ricorderai da dove vieni. - disse Barba Bianca. - Ho camminato e viaggiato per mesi e mesi, dormito sotto i camion e sulla sabbia. Vengo da un posto lontano, così lontano che il nome s’è perso per strada: mi si è staccato dalla testa ed è caduto chissà dove. - Davvero? Allora, hai gli occhi neri, i capelli scuri, e visto che quando parli dalla tua bocca escono delle lettere azzurre, ti chiamerò…ti chiamerò…Ti chiamerò il Piccolo Turco che parla Turchese. Ti piace? - disse Barba Bianca. - Mi piace. - disse il bambino e una grande M gli uscì dalle labbra e volò verso il mare spinta dal vento e si perse fra il blu delle onde. Mangiarono pesce in un capanno in riva al mare e, quando il sole fu alto nel cielo, ripresero a parlare sotto una grande palma.



- E adesso dove vuoi andare ? – chiese il pescatore più giovane dagli occhi castani e con i baffi neri. - Devo attraversare il mare , voi mi aiuterete? - chiese il piccolo. - Attraversare il mare? Tutto solo? Devi essere pazzo! - disse Barba Bianca. - Non sono pazzo, devo arrivare nella terra di là, dove dicono ci sia pace e abbondanza, e io so nuotare molto, molto bene. - Mmmmh Piccolo Turco, mi sa che tu non sai bene cosa ti aspetterà dall’altra parte. - disse Baffi Neri. - Il mio compagno ha ragione, piccolo. Pensaci bene, e sappi che a noi è proibito portarti nella terra di là dove tutto va al contrario. E' un mondo alla rovescia, dove si parla dalla fine all’inizio e si cammina all’indietro.


- Tutto quello che possiamo fare è arrivare fino al confine, in mare aperto, dove andiamo a gettare le nostre reti e lì lasciarti su una piccola barchetta, sperando che una grande nave ti presti soccorso e ti porti dall’altra parte. Ma non te lo consiglio proprio! Il bambino non volle sentir ragione e insistette talmente tanto che alla fine, pur a malincuore, i due pescatori acconsentirono a portarlo in mare aperto appena si fosse presentato un giorno di sole e bel tempo ed un mare piatto e tranquillo. - Davvero non vuoi cambiare idea? Non vuoi dividere fatica e qualche pesce con me e il mio compagno? - chiese Barba Bianca - No. Se non mi porterete voi, andrò da solo e vada come vada. - disse il Piccolo Turco che

parlava Turchese. Allora i pescatori costruirono una barchetta piccola e robusta, misero in un fagotto il loro pane più morbido, le acciughe più gustose e una giara d'acqua dolce dell’oasi e lasciarono il Piccolo Turco che parlava Turchese in mezzo al mare. - Và piccolo, và e che gli spiriti del cielo, del mare e della sabbia, ti assistano. - disse Barba Bianca, mentre Baffi Neri gli indicava la direzione in cui remare. - Grazie pescatori, grazie tante. Il bambino remò, remò, remò. Il mare era un po' tempestoso e la barchetta andava su e giù. Quando cominciava a perdere la speranza vide da lontano un barcone che si avvicinava e disse fra sé - Bene, benissimo: ecco quello che speravo.


Il barcone caricò il Piccolo Turco che Parlava Turchese. Era colmo di persone, persone affamate che divorarono in un baleno il buon pane e le acciughe dei pescatori e bevvero tutta l’acqua della giara, senza chiedere e senza ringraziare il piccolo. Il viaggio continuò giorni e giorni senza parole e senza gioia, ma con una gran fame e una gran sete. Tutto aveva un cattivo odore, tutto era diverso da come se lo era immaginato. Il Piccolo Turco che Parlava Turchese fissava triste il mare mentre il barcone avanzava lento.

Iniziava a chiedersi se anche nella terra di là tutto sarebbe stato così triste, quando vide in acqua un’ombra, che subito sparì. Chissà cos’era? Un orca? Una balena? Un polipo gigante? Un capodoglio? Chissà, forse era solo uno scherzo giocato dalla fame.


Venne la notte scura, umida e fredda in mezzo al grande mare antico, piatto e tranquillo. Tutto era buio a parte le stelle e tutti dormivano di un sonno profondo, ma non il Piccolo Turco che fissava malinconico il mare nero . Ad un tratto sentÏ l’acqua muoversi e qualcosa uscire dalle onde . - Ciao Piccolo Turco che Parla Turchese. - disse una voce che veniva dal mare. - Ciao! Chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo? - rispose il piccolo e mentre parlava grandi lettere blu e azzurre gli uscirono di bocca e finirono fra le onde. - Ti seguo da quando eri nella barchetta. - Ma chi sei? - Sono la Fata Delfina e vivo qui nel grande mare antico.


- Fata Delfina, sono così triste su questo barcone e grandi sono adesso i miei dubbi che la terra di là sia meglio di quella che ho lasciato. Forse questo lunghissimo viaggio non ha avuto senso ed io sono così stanco, ho così tanta fame e sete… - disse il bambino e mentre parlava, bellissime lettere turchesi gli uscivano di bocca e Fata Delfina guardava incantata. - Fame e sete mio piccolo amico? Aspetta un attimo. - Fece un grande salto e sparì in mezzo al mare, nella sua casa di sassi e conchiglie.


Dopo poco la fata tornò. - Piccolo Turco che Parla Turchese. - lo chiamò - Dimmi… - Ti ho portato i nostri dolcetti del mare e un po’ di aranciata degli abissi, tutta frizzantina e bollicine.. Il bambino non si fece pregare e pian piano, per non svegliare nessuno, divorò tutto in quattro e quattr’otto. - Gnam, gnam che bontà! - disse il piccolo. - Sono contenta che tu abbia apprezzato i dolcetti della nostra cuoca. Ti piacerebbe visitare il regno degli abissi? - disse la fata. - Sono stanco di stare qui e quasi quasi sono tentato di venir via con te. Fata Delfina piano piano si avvicinò alla barca. - Dai bambino mio, non aver paura, sali in groppa alla tua fata e ti porterò in un mondo magico e scintillante, dove gli occhi si incantano ad ogni passo. Il Piccolo Turco chiuse gli occhi e si lasciò scivolare in acqua .


Il mare era buio e profondo, ma Fata Delfina lo prese sulle sue spalle e lui non ebbe mai paura. La Fata lo condusse fino in fondo al mare, in fondo in fondo, e fece una magia con la sua bacchetta magica: gira, gira l’acqua, fece un tornado e il bambino poté respirare, vedere e sentire anche sott’acqua.

Lo portò nel castello degli abissi, dove vivevano centinaia e centinaia di delfini, due grandi balene e sette tartarughe giganti. - Ahhh finalmente ci hai portato il Piccolo Turco che Parla Turchese. - disse una delle balene. - Eh si, ecco il piccolo tesoro di cui vi parlavo. Cosa dici, bimbo mio, ti piace il nostro regno? Qui potrai restare quanto vuoi. Il Piccolo Turco che Parlava Turchese si stabilì nel regno degli abissi e finalmente, dopo tanto viaggiare, trovò una casa e tanti amici. Trascorse un mese. Ne passarono due e poi tre ma il bambino sentì nostalgia per il sole, la terra, i cammelli e gli alberi belli. La fata non tardò ad accorgersene.


- Ti vedo un po' malinconico disse. - Sai Fata Delfina, a dir la verità sento il desiderio di tornare sulla terra – e appena parlò la parola TERRA salì fra mille bolle verso la superficie del mare, in un gorgogliare di blu, azzurro e turchese. - Vieni, Sali sulla mia schiena e dimmi dove vuoi andare. - Voglio tornare da Barba Bianca e Baffi Neri i miei amici pescatori. - Andiamo, ti riporto a casa disse Fata Delfina. Arrivarono sulla spiaggia, il Piccolo Turco che Parlava Turchese salutò con un bacio Fata Delfina e corse verso la capanna di Barba Bianca e Baffi Neri.


I pescatori stavano aggiustando le reti e quando videro il bambino lo abbracciarono commossi. - Piccolo mio, credevo che il mare ti avesse preso con sé e il mio cuore non aveva pace. - E’ andata così in un certo senso, ma poi mi è venuta voglia di tornare qui e mi è passato il desiderio di scoprire il paese che sta al di là del mare. - Allora farai il pescatore con noi? - chiese Baffi Neri. - Certo, ma solo se mi racconterete ogni sera le favole del mare e del deserto - e quando disse FAVOLE una grande parola turchese uscì dalla bocca del Piccolo Turco e spinta da un venticello caldo e leggero salì alta in cielo, come uno strano aquilone blu, sempre più in alto, sempre più in alto fino alle nuvole. E fu così che Barba Bianca, Baffi Neri e il bambino, pescando pesci e raccontando favole, si svegliarono felici ogni mattino.


Il piccolo Turco che parlava turchese è una fiaba costruita a partire da un'idea di Enrico Marani papà di Anita, con le insegnanti Anna Tamburini, Sabrina Congiu, l'atelierista Barbara Quinti e la supervisione pedagogica di Simona Bonilauri. Autori delle grafiche e delle "parole liquide", i bambini di cinque anni della scuola Comunale dell'infanzia "Bruno Munari" di Reggio Emilia. “...Il bambino ha cento lingue cento mani cento pensieri cento modi di pensare di giocare e di parlare...” Loris Malaguzzi “Perché non facciamo una fantasia sull'alfabeto fantastico, imprevisto, con lettere tutte diverse di dimensioni, di forma, di materia, di colore; buttate per aria con allegria...” Bruno Munari

Primavera 2014

Scuola Comunale dell'infanzia "Bruno Munari”


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