E n r i c o
M a r a n i
G A L V A N O M E T R I E s e t t e
p o e s i e
s e t t e
d i s e g n i
2018 Reggio Emilia
far delle spine​ ​elettrico ornamento
I sera di fine maggio papaveri perdono rosso per il sole vento di sillabe spinge via l’afa sogno un mondo con tre soli circondato da un grande oceano le spiagge sono di una sabbia nera e morbida l’acqua blu profonda il cielo bianco come neve cammino a piedi nudi e ogni passo non ha peso nell’aria il verso d’un animale nient’altro solo onde
II grani sassi e ottusi massi
acqua
roccia ficcata in altra roccia
goccia a goccia
meteoriti tagliano il cielo
mentre fuori in superficie
a strisce di stoffa
grande esplode il deserto
crateri
vento solare
notte attorcigliata
radiazioni tutto morte
il pianeta rosso era
e sabbia a pacchi
enorme lago sotterraneo a migliaia di profonditĂ
III
a tirar fili tra pareti
anche un attimo scappato
a tarar pesi
e parole che non escono
a far stoffe a maglia larga
arrivate lo stesso tagliate
tutto pende arrampicato
mute e penzolanti
Penelope di gancio in gancio
appese stese
e a colori
biancheria bella
mappe di strade attese ad unire rimescolare
IV lumi di luna fili sparsi al buio grumi vaghi di luce miliardi di anni fa or ora notte stellata tra onde blu pianeta rosso tutto si fa nero vortici e portici ellissi ed eclissi incastrata tra le case si libera orbita e va
V galvanometrie fili sospesi e appesi circuiti paralleli corrente alternata circolazione continua rame sangue fibra strade condotte reti ragnatele pulsano impulsi vene vanno arterie vengono scariche elettriche scorrono di cosa in cosa di casa in casa
VI Esplosioni plateali
senza baricentro e senza casa
saltano teste a coriandoli
rotolano parole a casaccio
schizzano al cielo parabrezza
spaccata dagli scogli
parole liquide
una schiuma di sillabe
digitare e spalmare
si gonfia senza controllo
spalmare e digitale
tutto detto e ridetto
nausea da cristalli liquidi
poi disperso e ricomposto si fa labirinto
ripresa dall'elicottero
discorso stanco
una ragnatela di dolore
retorica bugiarda a onde
si spande e allaga ma non si distinguono una marea di pensieri profughi
VII grappoli di cose luce accecante quasi buio lucciole in alto si è spaccato il tronco a schegge per parole solo calpestar di foglie nemmeno rami carne rampicante terra calca altra terra mescola vento caldo foresta d'ombra
Enrico Marani classe 1966, è appassionato di arti figurative che insegna anche come docente e musicista quando può. Ha curato la parte sonora di diverse installazioni collaborando con la Galleria Civica di Modena e Palazzo delle Papesse a Siena. Si ricordano le sonorizzazioni per il fotografo Paul Caponigro ed il pittore Andrea Chiesi. Ha collaborato con musicisti come Ursula Rucker, Tim Motzer, Christine Hanson, Gavin Friday e Steve Kilbey. Scrive poesie e crea immagini.
2 0 1 8 m o v i n g B O X p r o d u c t 0 0 0 3
website