Catalogo delle opere del Gruppo Orogel SpA

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C ATA L O G O D E L L E O P E R E A R T I S T I C H E D E L G R U P P O O R O G E L S p A ( m a r z o 2 0 1 1 ) Archivio fotografico, collocazione e cenni biografici sugli autori, delle opere acquisite dal Gruppo Orogel SpA

Enrico SamorĂŹ fotografo

marzo 2011


INDICE DEGLI AUTORI

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4 11 16 20 28 35 37 38 41 44 45 46 50 53 54 56 58 60

Daniele Trevisan Leonardo Lucchi Massimo Pulini Ilario Fioravanti Alberto Sughi Lucio Trabucchi Mauro Maltoni Franco manlio Luciano Navacchia Gaetano Taiariol Ruggero Mazza Giuseppe Alesiani Nevio Bedeschi Pino Rosetti (Pirò) Lorenzo Sirotti Monica Spada Ennio Morlotti Francesco Bombardi

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Gianluca Bosello C. Romagnoli Gigino Falconi Capelli Vespignani Giuliano Trombini E. De Feo Alfredo Pettinari Antonio Andreucci Diego Palasgo Cirillo Murer

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note: Titolo dell’opera “il vicolo bianco Cereto G” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Daniele Trevisan Collocazione Ufficio di Presidenza

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DANIELE TREVISAN È nato a Burano (Venezia), vive e lavora a Trevignano (VE). Pittore assai noto, egli opera in tutta Italia, nella sua attività artistica ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti importanti in molti concorsi nazionali ed internazionali, ha partecipato a numerose mostre collettive, personali in numerose città Italiane ricevendo numerosi premi e riscuotendo attenzione e lusinghieri apprezzamenti dal pubblico e dalla critica qualificata. I suoi dipinti fanno parte di collezioni pubbliche e private, numerosi critici e la stampa hanno avuto espressioni di pregio per la sua arte. L’apertura mentale di Trevisan favorisce nella sua pittura uno sperimentalismo nei vari campi, una ricerca continua nel campo grafico rivolto ad una rappresentazione del movimento che diventa l’espressione di una dimensione temporale. Opere di formati diversi che si adeguano alla scomposizione o alla interazione per la scelta di tematiche paesaggistiche, luoghi, scene urbane

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che assumono spesso toni provocatori. Partendo da una rappresentazione reale, Trevisan esprime i suoi pensieri in un mondo contornato da una miriade di appellativi emozionali. Un richiamo al futurismo ripreso dall’artista in chiave più solare per la creazione di forme che esistono grazie alla sua elaborazione artistica. Un’arte astratta di forte valore evocativo ed emotivo che evidenzia il sentimento per allontanarsi dalla forma assoluta. I significati, nelle sue opere, sono espressi dai colori contrastanti e soffusi stesi con fluidità in macchie adiacenti, dalle linee poco marcate, dalle forme compositive e dalla luce che invade l’opera donando energia vitale alla rappresentazione. Un espressionismo che porta l’arte di Trevisan ad un sintomo profondo di un’arte astratta libera di movimenti sempre più rarefatti che si dissolvono nell’intera composizione. Artista dotato di qualità tecniche, estetiche e coloristiche, Trevisan continua il suo percorso pittorico in un mosaico sconnesso di velature che si avvicinano ad un illusionismo quasi tridimensionale. (Archivio Monografico dell’Arte Italiana - Aprile 2010)

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note: Titolo dell’opera “il Rosetta” Dimensioni “80 X 100” Tecnica Olio su tela Autore Collocazione Ufficio di Presidenza

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “21 X 32” Tecnica Autore Collocazione Ufficio di Presidenza

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “23 X 45 X 13” Tecnica Bronzo Autore Leonardo Lucchi Collocazione Ufficio di Presidenza (2/8)

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “15 X 44 X 15” Tecnica Bronzo Autore Leonardo Lucchi Collocazione Ufficio di Presidenza (2/8)

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LEONARDO LUCCHI Leonardo Lucchi nasce il 9 dicembre 1952 a Cesena. Studia all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza e si diploma nel 1970. Negli anni Ottanta è agli inizi della sua carriera e partecipa a diverse edizioni della Biennale Giovani, mentre allestisce le sue prime mostre personali in gallerie locali (Ravenna, Riccione, ecc…). Questo primissimo periodo della carriera artistica di Lucchi vede nascere figure equestri e umane: cavalli “… modellati negli scatti della corsa e nei ripiegamenti del riposo, studiati nell’attimo infinitesimale di un fotogramma…”; “uomini del circo, che continuano nelle loro esibizioni il mito della forza e della destrezza”. E comincia già da ora quella “ricerca che impressiona per l’equilibrio delle masse, il modellato quasi morbido, il chiaro significato di composizioni plastiche…”. Nel 1987 espone alla Galleria Athena di Modena e nel 1988 alla Galleria F. Russo di Roma. Queste personali segnano un nuovo corso nella produzione dell’artista che, sviluppando diversi temi si ripropone già nel 1991 a Roma, sempre alla Galleria F. Russo con una rassegna

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di opere inedite. E’ di questo periodo l’incontro col regista Pupi Avati che nei primi mesi del 1989 gira il film “Storia di ragazzi e ragazze”. I due artisti si erano conosciuti a Cesena in occasione della proiezione di un ciclo di film del regista bolognese che afferma: “… avevo intuito in lui capacità non comuni; è nata poi l’amicizia e la collaborazione professionale”. Nelle immagini del film le mani di Lucchi modellano un elefantino che, una volta essiccato e cotto, viene immerso nel bagno galvanico e reso brillante come se fosse una fusione d’argento. Era l’immagine illusoria di una ricchezza che non c’era; un soprammobile tanto di moda a quei tempi, che veniva regalato con beneauguranti auspici a chi si sposava. Nel 1989 un altro importante appuntamento lo attende in estremo oriente: un “Cristo risorto” ed un’imponente Via Crucis sono collocate nella Catholic Church of the Holy Trinity di Singapore, dove trovano posto anche le opere di altri artisti italiani. La Repubblica di San Marino gli chiede poi di realizzare due monete d’oro a corso legale da uno e due scudi,

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per commemorare il bicentenario della Rivoluzione Francese. La città di Cesena invece gli commissiona un grande monumento a Don Carlo Baronio, un umile sacerdote che ha significato molto per i poveri di questa città. Il gruppo scultoreo che si compone di cinque figure viene infatti donato alla città dagli stessi ex-allievi del prete cesenate. In seguito diverse altre statue monumentali si collocano a Cesena: ricordiamo il “San Pio da Pietrelcina” presso il convento delle Suore Cappuccine e il “San Giovanni Battista” presso la Chiesa Cattedrale. Nell’estate del 1991 Lucchi è invitato a Londra dall’Accademia delle Arti e delle Arti applicate, la più importante galleria d’esposizione italiana nella capitale inglese: Lucchi vi espone una trentina di opere che riassumono la sua attività artistica degli ultimi anni, un’attività attratta in particolar modo dalla gestualità naturale di delicate figure femminili e dallo studio del movimento in tutte le sue fasi. Alla fine del 1991 l’esposizione cesenate che inaugura lo spazio ricavato dalla settecentesca ex-Pescheria lo

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vede protagonista nella sua città. I successivi dieci anni sono un continuo succedersi di esposizioni e riconoscimenti (cfr. elenco mostre personali e collettive in questo sito) tra le quali vale la pena ricordare: * “25 Anni di Scultura in Europa” al Castello del Verginese di Ferrara, * “Le Forme del Fuoco” Montenapoleone Milano, * “L’Anima e le Forme” al Museo Civico Archeologico di Bologna (1997), curate dalla Fonderia Venturi Arte. Nel giugno del 2002 Lucchi inaugura il nuovo studio nel cuore della sua città: un ambiente vasto e luminoso, luogo di lavoro e di esposizione insieme, in cui l’artista continua il rapporto diretto instaurato col suo pubblico da anni: come già avvenuto in passato infatti, l’artista intende offrire un luogo d’incontro e di scambio culturale ed umano accessibile a tutti, nel quale si respiri quell’aria carica di emozioni e sentimenti che è alla base di ogni ispirazione ed espressione artistica.

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In ottobre espone a Parigi, nella centrale Galerie Sibony, dove riscuote ampio successo di pubblico europeo e d’oltre-oceano e poco dopo, in novembre si svolge a Cesena l’importante antologica “Quiete e movimento nel gioco degli equilibri” presso le antiche sale di Palazzo Romagnoli. E’ una raccolta ampia e significativa di tutto il lavoro di Lucchi degli ultimi vent’anni nella quale si può cogliere e ammirare lo svolgersi di tutti i temi a lui cari e si staglia la sua predilezione per quegli “equilibri mirabili… baricentri impossibili…“, come vengono definiti dal critico d’arte Gustavo Cuccini nell’introduzione alla monografia pubblicata per l’occasione, che infondono stupore e meraviglia nel visitatore. Nel 2003 e 2004 Lucchi realizza diverse opere monumentali tra le quali ricordiamo il Gruppo scultoreo dedicato ai caduti della Seconda Guerra Mondiale, collocato presso il Cimitero di Terni e il monumento a Madre Teresa di Calcutta antistante l’Ospedale di Cesena.

e in Italia: a Palermo presso Seledi Art Gallery e a Roncofreddo nel Palazzo della Rocca da poco restaurato. A Natale 2004 Lucchi torna a Parigi (Galerie Ariel Sibony) con una nuova personale e nel 2005 espone per la prima volta in Svizzera a St. Gallen e in altre città. E’ presente inoltre, attraverso le gallerie che lo rappresentano in permanenza, alle più importanti fiere dell’arte contemporanea: Arte Fiera – Bologna; Expo Arte – Bari; Lineart – Gant (Belgio); Europ’Art – Ginevra (Svizzera) ed altre. Sue opere sono in esposizione permanente presso la Galleria F. Russo di Roma e in Francia presso le Gallerie Sibony di Parigi, Daudet di Toulouse, Raugraff di Nancy, Damon di Poitiers, Cimaise di Besançon e Platini di Annecy. (www.leonardolucchi.it)

Continuano intanto le mostre personali in Francia

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note: Titolo dell’opera “Dialogo con Leucò” Dimensioni “115 X 100” Tecnica mista su legno Autore Massimo Pulini Collocazione Sala Riunioni (B) 1° Piano

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MASSIMO PULINI Massimo Pulini è nato a Cesena il 15 agosto 1958, vive e lavora tra Montiano e Bologna. Attualmente è docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dopo aver insegnato in varie accademie italiane. La sua prima attività in campo artistico si svolge in qualità di pittore, come tale ha esposto, a partire dal 1976, in importanti gallerie private e pubbliche, sia italiane che internazionali. Ha partecipato, all’inizio degli anni Ottanta, a fondamentali mostre curate dai critici Maurizio Calvesi, Italo Tomassoni e Italo Mussa, che furono all’origine di raggruppamenti artistici, definiti rispettivamente: Anacronisti, Ipermanieristi o Pittura Colta. Successivamente ha affrontato un lungo tragitto di ricerca individuale, sempre in dialogo con la Storia della Pittura e con la memoria, che lo ha portato ad allestire vaste personali in Musei italiani, francesi e inglesi, come l’esposizione tenuta a Villa Adriana di Tivoli (1997) e le antologiche della Saline Royale di Besançon (1997), della Galleria

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Nazionale di Parma (1999) e all’Istituto Italiano di Cultura a Londra (2006). Da oltre un ventennio svolge ricerche nel campo della Storia dell’Arte, ed ha pubblicato vari saggi su importanti riviste scientifiche, come “Studi di Storia dell’Arte”, “Paragone”, “Nuovi Studi”, “ARTE/ Documento”, “Accademia Clementina” “Ars” ecc. I suoi saggi storici hanno aggiunto rilevanti novità al catalogo e ai documenti in merito all’attività di artisti come Lorenzo Lotto, Andrea Lilio, Guercino, Domenico Fetti, Pietro Ricchi, Michele Desubleo, Pietro Novelli, Alessandro Turchi ed altri. Oltre alle monografie sull’opera completa di Andrea Lilio (Motta Editore) e della pittrice bolognese del Seicento Ginevra Cantofoli (Editrice Compositori), ha curato le mostre “Guercino. Racconti di Paese” (Cento, Pinacoteca Civica, 2001); “Guercino. Le collezioni ritrovate” (Iglesias, Palazzina Bellavista, 2003) e la vasta monografica “Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del Seicento” (Rizzoli De

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Agostini) tenutasi a Palazzo Reale di Milano e al Museo Termini di Roma. A metà degli anni Ottanta, dopo aver esposto con una sala personale presso l’XI Quadriennale romana vince il concorso per una grande opera da collocarsi a Dallas (USA) nella hall di un complesso architettonico progettato da Philip Johnson, padre riconosciuto dell’architettura postmoderna. Nel 2000 viene invitato, ad allestire una sua composizione di opere pittoriche, all’importante rassegna retrospettiva sul “Novecento. Arte e Storia in Italia”, allestita presso le Scuderie Papali del Quirinale con la cura di Maurizio Calvesi e Paul Ginsborg (Skira). Nel 2002, su commissione dei Musei Vaticani, realizza la decorazione della volta di una delle stanze degli appartamenti papali, dipingendo due angeli reggistemma nel vestibolo della biblioteca del pontefice. Esegue il velario del teatro storico cesenate

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Alessandro Bonci con una gigantesca opera su tela. Nel 2005 la Romberg Arte Contemporanea di Roma gli dedica l’antologica dal titolo Gallerie parallele, a cura di Italo Bergantini. Nel 2006 è inserito nel progetto di catalogazione informatica 10 artisti per i Beni Culturali dell’EmiliaRomagna, a cura di Carmela Baldino e Claudia Collina. Per la casa editrice Medusa di Milano ha pubblicato in questi anni «Il secondo sguardo», «La mano nascosta» e “La parte muta”, una trilogia di libri sull’assenza, che tratta i temi della copia, dell’anonimato e dell’incompiuto artistico. Hanno scritto testi critici su Massimo Pulini: Mariano Apa; Adriano Baccilieri; Paolo Balmas; Rossana Bossaglia; Maurizio Calvesi; Luciano Caprile; Maurizio Cecchetti; Claudia Collina; Rosita Copioli; Roberto Daolio; Andrea Emiliani; Lucia Fornari Schianchi; Franco Solmi; Sabrina Foschini; Eleonora Frattarolo; Giuseppe Gatt; Sergio Guarino; Domenico Guzzi;

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Sir Denis Mahon; Gianluca Marziani; Gabriello Milantoni; Italo Mussa; Giancarlo Papi; Paolo Portoghesi; Concetto Pozzati; Carlo Ragghianti; Eugenio Riccomini; Lorella Scacco; Claudio Spadoni; Carlo Federico Teodoro; Italo Tomassoni; Marisa Vescovo; Marco Vallora; Claudia Zanfi. (Galleria Ariete)

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “32 X 23,5” Tecnica china Autore Ilario Fioravanti Collocazione Direzione Amministrativa

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ILARIO FIORAVANTI Verso i sette anni misi assieme dei soldi e comprai due cose: una bicicletta e il dizionario Melzi, in due volumi, un repertorio ricco di immagini da dove mi divertivo ricopiare, a mano libera, le tavole illustrative dei personaggi e guardavo con attenzione le riproduzioni delle opere di Masaccio, Michelangelo, Leonardo e altri grandi maestri del passato; passavo gran parte del tempo a riempire dei foglietti – tantissimi – di disegni, tutto quello che trovavo lo disegnavo. Disegnare era una necessità che ancora oggi, a distanza di tanti anni, sento fortissima. Il rapporto con l’immagine, con l’arte, fu precocissimo, ricordo che da ragazzino coi fratelli e la mamma, che era una ferrarese sposata con un cesenate, andavamo da Cesena, dove abitavamo, a trovare la nonna a Bondeno, a pochi chilometri da Ferrara, e, quando possibile, sfruttavamo le riduzioni ferroviarie legate all’ingresso delle grandi mostre ferraresi, erano gli anni Trenta. Fu l’occasione per vedere

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delle mostre straordinarie, e una in particolare mi rimase dentro, mi scioccò, una mostra fatta in una ricorrenza di un centenario ariostesco, sulla pittura ferrarese del Rinascimento. Lì ebbi modo di vedere il Compianto in terracotta colorata di Guido Mazzoni, una visione indimenticabile. Esposto in una delle sale del Palazzo dei Diamanti, in penombra, non immediatamente visibile, in una semioscurità che permetteva di scoprirlo solo un po’ alla volta, un crescendo di commozione che mi lasciò senza parole. In seguito, per volontà dei miei genitori, e così fu anche per i miei fratelli, mi iscrissi a ragioneria e conseguii il diploma, ma i miei interessi erano sempre più rivolti all’arte, infatti, in quegli anni, compravo riviste come «Corrente di vita giovanile» di Ernesto Treccani, sulla quale comparivano, oltre ai disegni dello stesso Treccani, quelli di Migneco e Manzù, e «Primato – Arti e Lettere d’Italia» dove, fra gli altri, collaboravano Maccari, Morandi, Rosai, Mafai, Guttuso,

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che, una frequentazione con alcuni artisti che avevano lo studio a Roma, fra gli altri Pericle Il disegno era sempre al primo posto, ma, in se- Fazzini con il quale instaurai un buon rapporto guito al diploma, cominciai a lavorare come ra- di amicizia. Fu una grande scuola, perché ebbi gioniere presso l’ECA, vi rimasi circa due anni. modo di vedere e approfondire le diverse tecniUn periodo di grande sofferenza e insoddisfa- che artistiche dall’incisione, alla scultura, alla zione che stava minando anche la mia salute, pittura che prima avevo esplorato prevalentefu così che ottenni il consenso dai miei genitori mente da autodidatta. di continuare gli studi e prendere un diploma al Liceo Artistico di Bologna, da privatista, per Durante gli anni dell’università aprii, a Cesena, poi iscrivermi alla facoltà di Architettura a Fi- nel torrione della rocca, uno studio assieme a renze. Una scelta che mi avrebbe permesso di Giovanni Cappelli, che avevo conosciuto qualcontinuare a disegnare e di coltivare la grande che tempo prima, quando venne a chiedermi passione per la pittura, la scultura e l’incisione. se avessi potuto aiutarlo a prepararsi per l’esaNegli anni dell’università ebbi modo di amplia- me di ammissione al Liceo Artistico di Bologna; re le mie conoscenze e cominciai ad entrare in aveva saputo che l’anno precedente vi avevo contatto con alcuni professori e architetti che conseguito il diploma. A noi si aggiunse il giovami permisero di visitare gli studi di alcuni scul- nissimo Alberto Sughi e in seguito – ma oramai tori e pittori, così continuai ad approfondire la le mie presenze allo studio si stavano diradanmia cultura artistica. Dopo la laurea, alla fine do a causa dell’impegno universitario – Luciano degli anni Quaranta, lavorai con l’architetto Caldari. Saul Bravetti, grazie al quale cominciai, anManzù, De Pisis, Carrà, Casorati e Tamburi.

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Mi distaccai precocemente da quel modo di fare pittura che si stava delineando fra le mura di quello studio, sentivo che la mia strada era un’altra, e cominciai a praticare – con maggiore interesse – le arti plastiche. Terminati gli studi mi dedicai alla professione di architetto senza, tuttavia, abbandonare il disegno che è sempre stato una costante della mia vita; gli stessi esecutivi dei miei progetti li eseguivo a mano libera, non riuscivo a costringerli in un incontro di linee rigide e impersonali. Nell’architettura trovavo un grande stimolo perché, in fondo, in essa vedevo la scultura per le forme degli edifici, la pittura per i giochi di colore e via di questo passo. Tutte le arti si possono ritrovare nell’architettura, a patto che l’architetto lavori col cuore, perché altrimenti si fa solo edilizia, e quella non vale nulla. Comunque negli anni Sessanta tornai a dedicare molto del mio tempo alla scultura, alla pittura e all’incisione e mi resi conto che l’avere continuato a disegnare, forsennatamente per tutti quegli anni,

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era stata la migliore scuola che avessi potuto ricevere. La padronanza delle diverse tecniche artistiche nasce dalla capacità di sintesi fra realtà e mondo interiore, e, in questo, il disegno mi fu utilissimo, il resto è solo pratica. In quegli anni partecipai ad alcune mostre collettive e personali, e realizzai opere per luoghi pubblici, ma l’attività principale era legata alla professione di architetto e questo, in qualche modo, mi portò a vivere con maggiore intimità e riservatezza l’altro aspetto della mia creatività. Solo parenti e amici conoscevano abbastanza approfonditamente le mie opere. Fu solo nel 1990 che grazie all’interessamento di Giovanni Testori realizzai la mia prima mostra importante di scultura, a Milano. Fu lo stesso Testori a curarla, provai una soddisfazione enorme; finalmente le mie opere prendevano vita fuori dal mio studio. Poi Testori, si ammalò e i progetti futuri si dissolsero, perché in quel momento mi sembrava che solo Testori avesse colto nel pro-

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fondo il senso della mia arte. In seguito partecipai ad altre mostre, ma sempre con minore entusiasmo, al punto che tornai a nascondere i miei lavori nella cerchia della mia quotidianità. Ma nel 1996 fui convinto, contro voglia, di organizzare una mia grande mostra personale alla Fondazione Tito Balestra di Longiano, ebbe un grande successo e lì rincontrai Vittorio Sgarbi, il quale, da allora, cominciò a dedicare una grande attenzione al mio lavoro. (www.ilariofioravanti.it)

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “80 X 60” Tecnica litografia su carta Autore Alberto Sughi Collocazione Direzione Amministrativa pagina - 24

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “80 X 60” Tecnica litografia su pietra Autore Alberto Sughi Collocazione Direzione Amministrativa

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note: Titolo dell’opera “A teatro” Dimensioni “80 X 60” Tecnica acquarello Autore Alberto Sughi Collocazione Direzione Amministrativa

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ALBERTO SUGHI Alberto Sughi nasce a Cesena il 5 ottobre 1928. Proviene da studi classici; artisticamente ha una formazione autodidatta: riceve i primi rudimenti dallo zio pittore e disegna con passione. Egli stesso racconta: “Il mio incontro con l’arte è stato senza dubbio favorito dalla presenza di uno zio pittore e dalla passione di mia madre che, con intelligenza, ha stimolato la mia inclinazione per il disegno. Posso quindi convenire di avere seguito una strada che proprio in famiglia mi è stata suggerita; ho cominciato a disegnare all’età di sei anni e non ho più smesso”. I dipinti dei primi anni ‘40, sebbene non privi d’interesse, appaiono solo un’anticipazione di quanto l’artista realizza a partire dal decennio successivo. Ampiamente padrone del proprio linguaggio pittorico, dipinge con lucida obiettività, frammista a punte di espressionistica resa formale, opere ispirate alla vita metropolitana. Si rivela al pubblico in una collettiva tenutasi al

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1946 nella sua città. Nel medesimo anno soggiorna brevemente a Torino (lavora come illustratore per la Gazzetta del Popolo). Alberto Sughi visita nel 1948 la Biennale di Venezia e resta fortemente impressionato da una natura morta di Fougeron. Egli stesso nel 1954 scrive: “Ne parlammo appassionatamente. Non ci sfuggiva che Fougeron si proponeva di guardare con veemenza in faccia alla realtà”. Nel 1948 Sughi si trasferisce a Roma dove vi rimane fino al 1951. Qui conosce diversi artisti fra cui Marcello Muccini e Renzo Vespignani che fanno parte del “Gruppo di Portonaccio”. Questo incontro risulterà fondamentale sia dal punto di vista umano che artistico. Ritorna a Cesena nel 1951. Il periodo successivo (fino al 1956) segna il passaggio da un “realismo sociale” ad uno “esistenziale”. A certa critica che considera la sua pittura di que-

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collettiva alla Galleria Gian Ferrari di Milano di cui, oltre a Sughi, fecero parte Banchieri, Ferroni Giannini e Luporini: “Tutti insieme si ritrovano a dire di no alla pittura del Novecento italiano fra le due guerre: al suo lirismo, alla sua purezza, alla sua esemplarità emblematica: puntando per converso sul contenuto, sui valori ieri così spregiati del ‘racconto’, dell’illustrazione’. È dunque una pittura sociale, la loro? Anche. È comunque una pittura che chiede la diretta partecipazione emotiva e psicologica dell’astante, e non, come quelle di Morandi, Carrà e Rosai, la pura delibazione estetica: necessariamente un po’ teatraIn quegli anni si continua a parlare di Sughi sop- le, perciò, nella ricerca degli effetti illusivi, dei pratttuo dentro il contesto dominante del reali- trucchi, delle apparizioni, dei colpi di scena... E smo come per esempio fa Antonello Trombadori Sughi, infine: venuto su alla pittura a Roma, tra che accosta quello di Alberto Sughi a quello di Vespignani e Muccini, e cresciuto poi in Romagna, nella natia Cesena. Anch’egli, come gli altri, si Edward Hopper. è opposto fin dal principio della sua attività alle E nel 1963 assieme al tema del realismo emerge sublimi poetiche novecentesche: e lo ricordiamo, quello della pittura sociale come si legge nell’in- dieci anni fa, immerso fino al collo nella cronatroduzione che Giorgio Bassani fa ad una mostra ca nera del neorealismo postbellico. Più tardi ha gli anni e di quelli subito successivi come angosciante Alberto Sughi risponderà: “Fin dalle prime personali tenute a Roma, negli anni ‘50, feci una curiosa scoperta: sembrava d’obbligo, a proposito del mio lavoro, parlare di tristezza e di solitudine; basti ricordare qualche articolo di giornale... Ma io non ho mai adoperato un colore grigio per sembrare più triste od uno più rosa per alludere alla speranza. Quando si dipinge, la mente e la mano procedono con altra determinazione e fermezza. Il fine della pittura non è quello di commuovere, ma piuttosto quello di rappresentare”.

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sentito evidentemente il bisogno di decantare i propri contenuti, di fare bello e grande anche lui. Ed eccolo, infatti, in questi suoi ultimi quadri, risalito alle fonti più vere del proprio realismo: a Degas, a Lautrec: classicamente maturo, ormai, per accogliere e far sua perfino la lezione di Bacon, tenebroso stregone nordico...”. Agl’inizi degli anni ‘70 Alberto Sughi lascia lo studio nella Rocca Malatestiana di Cesena, e si trasferisce nella casa di campagna di Carpineta, nelle verdi colline della Romagna. E’ in questo periodo che inizia a lavorare all’importante ciclo La cena. Si tratta di una evidente metafora della società borghese in cui si ritrova un certo ‘realismo’ tedesco alla Grosz e alla Dix, avvolto da un’atmosfera quasi metafisica che isola ogni personaggio congelandolo all’interno della scena. Sembra proprio trattarsi di “un’ultima cena” come scrive G. Amendola, di un congedo immaginario della borghesia dell’Italia del miracolo economico.

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Sono questi gli anni in cui Sughi partecipa attivamente (ma forse anche per l’ultima volta), e lo fa come consigliere comunale, alla vita politica. Le nuove opere vengono esposte per la prima volta nel 1976 alla Galleria La Gradiva di Firenze e saranno pubblicate in un volume degli Editori Riuniti con introduzione di G. Amendola e testi dello stesso Sughi e di Raimondi. Ettore Scola sceglie come manifesto del suo film “La terrazza” uno dei dipinti della Cena e Mario Monicelli si ispira alle atmosfere ed ai colori di Sughi per “Un borghese piccolo piccolo”, come egli stesso rivela in una intervista a Gian Luigi Rondi su “Il Tempo” (dicembre 1976): “Con Vulpiani, il direttore della fotografia, ci siamo orientati su Alberto Sughi. E su Edward Munch. Una Roma molto grigia che si perde, con delle luci che via via vanno smorzandosi, con dei contorni sempre meno visibili...”. Nel 1978 La cena viene presentata a Mosca alla Galleria del Maneggio.

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Nel 1980 Sughi lavora ad un altro importante ciclo narrativo “Immaginazione e memoria della famiglia”. Con il grande trittico “Teatro d’Italia”, dipinto tra il 1983 e 1984 l’occhio di Sughi si ferma un’altra volta sulla società. Teatro d’Italia è infatti una grande allegoria sociale che come dice lo stesso artista “..presenta o, se si vuole, elenca i personaggi della nostra ‘commedia’, non va oltre; ma attraverso la suggestione della forma consente di riflettere, ognuno come crede, su uno stato delle cose, del nostro tempo, della nostra esistenza”. Nel febbraio del 1993 il Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, nomina Alberto Sughi presidente dell’Ente Autonomo Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma. Ma nel gennaio dell’anno successivo, non ravvisando la possibilità di operare fruttuosamente e infondo ascoltando del tutto quel suo spirito tendenzialmente anarchico e profondamente ribelle che gli avvistò per primo Valentino Martinelli, Sughi si dimette

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dall’incarico. Nel 1996 dipinge “Indizi e frammenti” venti opere con le quali Sughi si “riconnette ai luoghi della urbana solitudine” per usare le parole di Antonio Del Guercio, o se si vuole alla “solitudine pubblica” come la chiama Giorgio Soavi. Il ciclo “Indizi e frammenti” del 1996 è per qualche verso un’anticipazione di “Notturno” l’ultimo dei cicli che Sughi ha dipinto nel ‘900. Per quanto l’oggetto dei quadri di Sughi sembri cambiare e sia cambiato continuamente, non cambiano invece l’interesse e le motivazioni più profonde che legano Alberto Sughi alla pittura e che lo stesso ribadiva una volta di più in una intervista del 2003 di Luigi Vaccari a Vittorio Sgarbi e Alberto Sughi intitolata sui destini della pittura: “A me interessa misurare la mia pittura con certi personaggi, atmosfere, ambienti. Quando dipingo non mando messaggi e non dò giudizi. La pittura mostra, non argomenta. Quando dipingo, non penso di creare un capolavoro: lavoro ad un qua-

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dro che aggiusto e riprendo e modifico, seguendo un percorso che non ha alcun riferimento con una ragione pratica. è proprio questa mancanza assoluta che mi fa realizzare un dipinto che può far riflettere anche chi lo guarda. E sono convinto che il lavoro del pittore non finisca col suo quadro: finisca negli occhi di chi lo guarda. Se non ci fosse la possibilità di reinventarlo, di adoperare per noi stessi l’esperienza che il pittore fa sulla tela, allora si, la pittura muore”. Nel 2000 Sughi riceve il premio Michelangelo, Pittura, Roma. L’interesse per Sughi e il suo lavoro è rimasto sempre e rimane oggigiorno, vivo ed alto non solo in Italia ma anche all’estero ed oltre Oceano. Sughi ha infatti partecipato a tutte le grandi mostre che hanno proposto all’estero la vicenda dell’arte italiana. Recentemente (ottobre 2004) la website australiana Artquotes.net, gli dedica lo spazio riserva-

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to all’artista del mese; mentre il suo dipinto “La Sete” fa da copertina al numero 54, 2004/5, della rivista di poesia Americana Westbranch, rivista biennale pubblicata dalla Bucknell University in Pensilvanya. Nel Maggio 2005 NYartsmagazine.com ha dedicato all’artista un’intera pagina dal titolo “Ideologia e Solitudine” e al presente Alberto Sughi scrive per Absolutearts.com, la grande directory d’arte del Columbus nell’Ohio, il suo blog/diario in rete, mensile, occupandosi prevalentemente del tema artista e società. Il 28 novembre dello stesso anno il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato ad Alberto Sughi il prestigioso premio De Sica, destinato a personalità di rilievo nel campo delle arti, della cultura e delle scienze.

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “110 X 85” Tecnica Olio su tela Autore Collocazione Sett. Controllo Qualità 2° Piano

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note: Titolo dell’opera Dimensioni “80 X 70” Tecnica olio su tela Autore Lucio Trabucco Collocazione Sett. Controllo qualità ufficio di direzione

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LUCIO TRABUCCO Lucio Trabucco è nato a Venezia nel 1951, vive e opera a Noale in via del Lazzaretto, 16/b/5. Dopo il conseguimento del diploma presso l’Istituto d’Arte di Venezia, frequenta la scuola libera del nudo all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Attraverso mostre personali, collettive, inviti, partecipazioni a concorsi nazionali, contatti e ricerche, ottiene vivaci consensi di critica e di pubblico.

il suo modo di stravedere. La natura appare e dispare, si accende e si spegne, diventa vivida nei lampi corruschi, oppure morbida come il trascolorar dell’aria ...” (Paolo Rizzi)

Sulla sua attività di pittore hanno scritto saggi su quotidiani e riviste specializzate; sue opere si trovano in gallerie d’arte moderne pubbliche e private, in varie parti d’Italia e all’estero. “La sua pittura è una seducente mistione di realtà e fantasia. In genere lo sguardo allungato sul fondo riporta brani di natura colti con rispetto della realtà, secondo un brio tipicamente veneziano; ma via via che ci si avvicina al primo piano l’oggetto della visione si sfalda, si rovescia nell’immaginazione, freme e vibra in una dissoluzione lirica. È un coagularsi di barbagli di luce, di screziature finissime, di colpeggiature, vapori, sfocature, trasparenze, vibrazioni estrose. Questo è, appunto,

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Titolo dell’opera “Ricordi” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Franco Ferrari Collocazione Sett. Controllo qualità ufficio di direzione

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Titolo dell’opera “Verso la deriva” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Mauro Maltoni Collocazione Sett. Controllo qualità ufficio di direzione

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Titolo dell’opera Dimensioni “69 X 47” Tecnica Stampa Autore Franco Manlio Collocazione Ufficio Spaccio Orogel

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Titolo dell’opera Dimensioni “70 X 50” Tecnica Olio su tela Autore Collocazione Uffici di direzione Resp. Acquisti pagina - 39

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Titolo dell’opera “Composizione” Dimensioni “80 X 90” Tecnica Olio su tela Autore Luciano Navacchia Collocazione Uffici di direzione ex presidenza pagina - 40

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LUCIANO NAVACCHIA Nato a Cesena nel 1946, qui vive e lavora. Attivo fin dagli anni ‘60, nel decennio 1970 – ‘80, ha preso parte alle iniziative di un gruppo di pittori cesenati, coi quali ha realizzato tutta una serie di rassegne. Numerose, le personali e le collettive, i riconoscimenti e le attenzioni che hanno accompagnato il suo ormai lungo impegno nel campo dell’arte, nel cui ambito ha sperimentato varie tecniche pittoriche, con una predilezione per il carboncino e i colori ad olio, spesso usati a spatola.

le divisioni interne ad andamento geometrico, con un’evidente tendenza alla verticalità. L’impatto emotivo, immediato, fa intuire il pessimismo di fondo dell’artista, le sue inquietudini, i suoi interrogativi sul significato dell’umano esistere. Presente in altre opere è l’interesse per il sociale. (Profilo dell’Artista curato da Flavia Bugani) Hanno scritto di Lui:

Silvia Arfelli - MarcellO Azzolini - Vittoria In Navacchia si manifesta la tensione Bellomo - Mario Bocchini - Luciano Bertacchini espressionista: nelle composizioni, - Salvatore Bologna - Gastone Breddo - Lia all’accentuato sintetismo di forme e tinte Briganti - Remo Brindisi - Flavia Bugani - Enzo corrispondono strutture delle quali, mediante Dall’Ara - Odette Gelosi - Elio Giannessi tratti neri, fortemente incisivi, tali da far Gaetano Landolina - Walter Magnavacchi - Fanny ulteriormente risaltare le più vivaci stesure Monti - Orlando Piraccini - Romano Pieri - Mario cromatiche presenti, sono scandite e rimarcate Portalupi - Rosanna Ricci - Stefano Santuari -

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Domenico Storari - William Tode - Umberto Zaccaria. ANTOLOGIA CRITICA “Navacchia predilige una personale estrinsecazione dell’io che si consolida in esondazioni abbrunate di colore e di struttura secondo una sintesi pittorica dialogante con incisive trasparenze di toni. Nel prevalente verticalismo delle linee di forza, l’artista costruisce sfondi densi di atmosfere frementi entro architetture oscurate, in cui una traccia di colore ardente si fa diffusione di luce e vettore di potente suggestione…” (Enzo Dall’Ara)

umana più intensa non tanto come indagine formale ma come riflessione su momenti di vita. Quel che interessa al pittore sono i contenuti: il colore, di conseguenza si adegua al tema e il segno incide profondamente l’immagine creando vari momenti di racconto (ovviamente da interpretare) anche nell’ambito della stessa opera…” (Rosanna Ricci)

“L’artista romagnolo, che conosco da tanti anni, ha saputo maturare giorno dopo giorno, una sua identità artistica, che ha fatto tesoro di certa lezione neofigurativa degli anni sessanta, pensiamo agli interni di Sughi e di Cremonini, per quello squallore esistenziale e quelle atmosfere caduche e frustranti, di creature umane sempre “Luciano Navacchia traduce nelle sue opere pensose o assorte in malinconie struggenti, contenuti di carattere esistenziale e talora ammutolite da indicibili solitudini e drammi sociale. Non disdegna il paesaggio, ma la sua umani. La figura umana è protagonista principe naturale inclinazione lo conduce verso la figura della sua ricerca, proposta in una miriade di

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stacciature, rifrangenti, convergenti, altre che si sommano e si caricano di vaghe proiezioni e scomposizioni formali. Le sue tonalità sono rese in una chiave sottesa, minore, dal vago sapore crepuscolare che mi rimanda alla mente un Tranquillo Cremona, per quel gesto pittorico che deforma euritmicamete le forme, rese, con una grazia ed una sensibilità rare. Pittura gestuale, rapida, sapiente, sensibilissima che sa sempre fermarsi sul baratro del possibile manierismo. Navacchia è un artista di vaglia e di solido temperamento, colorista misurato, tonale che raramente urla con timbri dissonanti, perché resterà sempre un poeta romantico, malato di struggimenti, a volte compiaciuti, ma sempre resi con una sensibilità acutissima permeata di poesia e temperamento raffinato.” (William Tode)

dell’insieme. Una soluzione che nelle arti si rintraccia soprattutto nella danza e raramente nella architettura. Egli lotta permanente col vuoto. Sente che il vuoto ci accerchia e bisogna testimoniarlo, ma sente anche che esso deve essere sorpreso in velocità e stordito con i colori, usati quasi con ammiccamenti precubisti… Colori ragionati e assaporati con delizie stagionali, come avrebbero potuto goderne gli impressionisti maturi…” (Stefano Santuari)

“… Navacchia vuole stringere due dimensioni antitetiche dell’anima: la distanza e l’unità

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Titolo dell’opera “Sintesi di un paesaggio” Dimensioni “80 X 70” Tecnica Olio su tela Autore Gaetano Taiariol Collocazione Uffici di direzione ex presidenza pagina - 44

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Titolo dell’opera “Borgata Umbra” Dimensioni “70 X 70” Tecnica Olio su tela Autore Ruggero Mazza Collocazione Uffici di direzione ex presidenza

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Titolo dell’opera “Malinconie d’autunno” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Giuseppe Alesiani Collocazione Uffici di direzione ex presidenza

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Titolo dell’opera “Velate Malinconie” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Giuseppe Alesiani Collocazione Uffici di direzione generale

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Titolo dell’opera “Incontri” Dimensioni “70 X 80” Tecnica Olio su tela Autore Nevio Bedeschi pagina - 49

Collocazione Uffici di direzione generale

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NEVIO BEDESCHI Nato a Faenza (Ra), frequenta la Scuola di Disegno “Tommaso Mainardi” sotto la guida di Roberto Sella e Francesco Nonni e consegue il diploma di maestro d’arte all’istituto Statale “G. Ballardini”. Inizia l’attività artistica verso la metà degli anni Cinquanta, cimentandosi nella pittura e nelle varie tecniche grafiche con opere d’impianto realista e ispirandosi alle tematiche sociali. Legato a canoni sostanzialmente figurativi, l’artista propone un personale linguaggio espressivo ricco di simbologie e di elementi trasfigurativi della realtà visibile, relazionata ad altri scenari talora scaturiti dalla storia, talora offerti dalla cronaca del suo tempo. Attualmente Nevio Bedeschi vive e lavora a Faenza dove svolge anche un’intensa attività didattica e di promozione in campo artistico (Ca’ la Ghironda)

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Titolo dell’opera “Velate Malinconie” Dimensioni “50 X 35” Tecnica Stampa Autore Pino Rosetti Collocazione Uffici di direzione generale (71/200) pagina - 51

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Titolo dell’opera “Vento solare” Dimensioni “50 X 35” Tecnica Stampa Autore Pino Rosetti Collocazione Uffici di direzione generale (172/200) pagina - 52

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PINO ROSETTI (PIRO’) “L’odissea del colore in Pirò”

rossi, blu, versi, crea un notevole movimento cosmico come il fauve Matisse. Si può parlare Osservare le opere di Pirò è come percepire anche di affinità spirituale e artistica con l’energia vibrante della natura, e in ciò questo Chagall e Klee. Infatti lo stile pittorico di questo talento marchigiano è come un sogno pittore continua il messaggio impressionista. Egli trae i motivi ispiratori del suo fantastico dell’anima, un tempo irreale; le sue atmosfere universo creativo da un attento sguardo alla vita sono agravitazionali, egli compie viaggi interiori principalmente del mare; come leit-motiv nei e coloristicamente ne tratteggia il linguaggio in suoi quadri egli evidenzia vele-speranza spinte spazio onirico, come nell’epica lotta nei cieli da forti venti su tempestosi mari punteggiati da tra San Giorgio e il drago (tema trattato nella storia dell’arte da V. Carpaccio - 1502 - e dal gabbiani. L’iconografia della vela, a volte, ha note Tintoretto - 1533). o nella giocosità di delfini religiose, come in Madonna del mare”, altre e gabbiani sospesi fra astri e terra. Attraverso fome allegoriche che danzano in ritmo fiabesco, volte simboleggia invece delle bandiere. Pirò narra anche con poetica romantica le egli sembra condurre il fruitore a misteriose e vicende storiche di San Benedetto martire o siderali armonie, sintesi queste, di un dialogo l’attesa paziente sulla riva delle spose dei emozione che riesce ad intessere con i colori di marinai, che ci ricordano le figure monolitiche un raggio di luce. dei “Malavoglia” di G. Verga. (Giovanna Berretta) Questo Artista, pur essendo un ottimo disegnatore, è innanzitutto un colorista che con la sua accesa gamma cromatica di gialli,

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Titolo dell’opera Dimensioni “50 X 35” Tecnica Olio su tela Autore Lorenzo Sirotti Collocazione Non collocato pagina - 54

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Titolo dell’opera “La fabbrica degli esseri” Dimensioni “50 X 35” Tecnica Olio su tela Autore Monica Spada Collocazione Non collocato

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MONICA SPADA Monica Spada nasce nel 1959 a Forlì dove vive e lavora. Il suo rapporto con l’immagine inizia nei primi anni ‘80 quando si occupa di fotografia su cui interviene pittoricamente. Comincia a dipingere nel 1985. La sua crescita come pittrice avviene a contatto con il gruppo forlivese ECLISSI dove sono riuniti alcuni artisti romagnoli che puntano al recupero della figura in periodo di tardoconcettuale e transavanguardia. La sua pittura segue un percorso molto personale e dipinge a lungo senza esporre sino al 1994, anno in cui partecipa alla sua prima collettiva patrocinata dal Comune di Meldola (Fc) ‘’LA DIFFERENZA”, curata da Enrico Lombardi. Continua ad esporre, con regolarità le sue opere in mostre personali (fra cui ricordiamo: ‘’Prima della forma’’ 2001 - ‘’Nel sogno dello spazio’’ 2005 - ‘’Interni e figure’’ 2006 - nel 2010 “Affacciarsi” presso IL VICOLO Galleria Arte Contemporanea) e rassegne collettive in Italia (fra cui ricordiamo: ‘’Le figure’’ 1998 - ‘’Il ritratto della memoria-Shoah’’ 2005 ‘’Labirinto:

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mito, edificio, danza’’ 2006 -’’Vit’Arte’’ 2009 - ‘’90x90 ..pensando a Tonino Guerra’’ 2010). Nell’aprile 2000 la rivista Arte Mondadori le dedica un ampio e dettagliato articolo. Negli ultimi anni inizia un rapporto di collaborazione culturale con il “Vicolo” di Cesena e Marisa Zattini che la invita a mostre collettive e ne pubblica le opere sulla rivista Graphie. Si sono occupati del suo lavoro: 
Francesco Giardinazzo, Enrico Lombardi, GianRuggero Manzoni, Rocco Ronchi e Marisa Zattini. (www.monicaspada.it)

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Titolo dell’opera “Natura morta verde” Dimensioni “60 X 50” Tecnica litografia Autore Ennio Morlotti Collocazione Non collocato

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ENNIO MORLOTTI Ennio Morlotti, uno dei principali protagonisti della vicenda artistica italiana ed europea del secondo Novecento, è nato a Lecco, sul lago di Como, il 21 settembre 1910 in una famiglia in cui il padre era invalido di guerra e la madre faceva la maestra.

ottenendo il massimo dei voti. Nel 1937, grazie agli introiti giunti dalla vendita di tre quadri esposti in occasione di un concorso per il paesaggio lecchese, effettuò un viaggio a Parigi dove vide le opere originali degli amati Cézanne e Picasso.

Nel 1940 entrò nel gruppo di Corrente che si ispirava alla rivista universitaria “Corrente di vita giovanile”, diretta da Ernesto Treccani, seguendone l’orientamento espressionistico francese, da Van Gogh fino ai Fauves. Biografia di Ennio Morlotti Nel 1945 si sposò con Anna e l’anno seguente si Nonostante le dure condizioni di vita di quegli iscrisse al partito comunista al quale aderì per anni, si dedicava allo studio dell’arte antica sei mesi ; fu questo un anno difficile sul piano nelle chiese e nei musei, interessandosi anche economico ma proficuo sul piano culturale, di arte contemporanea, sino a conseguire da poiché firmò il Manifesto del Realismo, aderì al Fronte Nuovo delle Arti ed effettuò la sua privatista la maturità artistica a Brera. Licenziatosi dalla fabbrica, si trasferì a Firenze prima mostra personale alla galleria II Camino e si iscrisse all’Accademia, dove, seguito da di Milano. Felice Carena, si diplomò con una tesi su Giotto, Vissuta la prima infanzia scolare in collegio, dove per altro eccelleva nello studio, cominciò nel 1923 a lavorare come contabile in un oleificio, quindi fino al 1936 come impiegato in un colorificio e operaio in una fabbrica meccanica.

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nel 1950, nel 1952 assieme al Gruppo degli Otto, nel 1954 con una sala presentata da Giovanni Testori (distruggendo le opere esposte subito dopo), nel 1962 vincendo il premio (ex equo con Capogrossi) riservato ad un artista italiano, nel 1964 all’interno della sezione “Arte d’oggi nei musei”, nel 1972 con una sala personale, nel 1988 con un’altra personale nel padiglione dedicato all’Italia e nella sezione dedicata E’ poi, subito dopo la XXIV Biennale di Venezia alla rassegna “Il Fronte nuovo delle Arti alla (1948), dove espose assieme a tutti gli artisti Biennale del 1948”. del Fronte Nuovo delle Arti, che si definì la posizione di Morlotti, il quale assieme a Birolli Nel 1986 e nel 1992 viene invitato alla si staccò dai componenti “realisti” del gruppo. Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma. In quell’anno, grazie alla borsa di studio fattagli avere da Lionello Venturi, avrebbe potuto risiedere a Parigi per due anni assieme a Renato Birolli, ma dopo due mesi rientrò a Milano poiché non riusciva a dipingere ; nonostante ciò aveva conosciuto e visitato lo studio di Picasso, aveva incontrato Braque, Dominguez, De Stael, Sartre e Camus.

E’ proprio negli anni ‘50 che produsse alcune tra le opere capitali dell’arte informale, non solo italiana, ma anche europea, sicuramente collegate all’esperienza di autori quali Wols, Fautrier, De Stael, ma anche Pollock e De Kooning. La Biennale ospitò numerose volte le sue opere,

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Le più importanti mostre complessive dell’ultimo decennio, sono quelle del 1987 a Locarno a Milano, e del 1994 a Ferrara, effettuata dopo la morte, avvenuta il 15 dicembre 1992 a Milano. (www.settemuse.it)

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Titolo dell’opera Dimensioni “100 X 70” Tecnica Mista Autore Francesco Bombardi Collocazione Non collocato

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Titolo dell’opera “Appuntamento al cinema” Dimensioni “50 X 50” Tecnica Olio su tela Autore Gianluca Basello Collocazione Uffici direzione tecnica

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GIANLUCA BOSELLO Gianluca Bosello è nato a Cesena nel 1970, città dove attualmente risiede e svolge la sua attività artistica. Fin da bambini ha nutrito un profondo interesse per il disegno e le arti figurative in genere. Nel 1985 incomincia a dipingere e a partecipare a concorsi e a rassegne d’arte, avvalendosi dei consigli e suggerimenti di vari pittori, tra i quali Romolo Tassinari prima e Romano buratti in seguito. Dal 1995 frequenta un corso di perfezionamento tenuto dal pittore forlivese Ido Erani, che gli permette di cogliere e intraprendere segreti e nuove tecniche pittoriche, per proseguire con tenacia e costanza in una continua ricerca artistica ed una propria formazione individuale.

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Titolo dell’opera Dimensioni “50 X 80” Tecnica Olio su tela Autore C.Romagnoli Collocazione Direzione commerciale pagina - 63

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Titolo dell’opera “Figura in rosa in attesa dell’angelo” Dimensioni “60 X 70” Tecnica Olio su tela Autore Gigino Falconi Collocazione Non collocato pagina - 64

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GIGINO FALCONI Gigino Falconi inizia a dipingere a sedici anni, nel 1952 si diploma in ragioneria e due anni dopo ottiene la maturità presso il Liceo Artistico di Pescara.

e la Davigo a Torino, suscitando l’interesse di autorevoli critici d’arte e della stampa.

Contemporaneamente tiene mostre personali a Francoforte, Colonia, Dusseldorf, Parigi, New Lavora insegnando disegno presso la scuola me- York, Toronto, Hamilton, Tokio e partecipa a nudia della sua città, e affina la tecnica copiando merose rilevanti rassegne in Italia ed all’estero. un migliaio di dipinti e disegni, arrivando così a Le pubblicazioni monografiche sul ciclo piottoconoscere i segreti tecnico-coloristici dei gran- rico dedicato a D’Annunzio e sul recente ciclo Ossessioni vengono presentate dall’On. Vittorio di Maestri di ogni secolo. Sgarbi. Comincia ad esporre nelle principali manifestazioni artistiche che trovano luogo in Abruzzo, e Falconi realizza, oltre ai dipinti, numerose openel 1961 inaugura la sua prima mostra persona- re grafiche ed illustra diversi volumi di amici poeti, tra cui Leonard Cohen, Enzo Fabiani, le alla galleria “Il Polittico” di Teramo. Giuseppe Rosato, Alberico Sala e Benito SabloNel 1975 abbandona l’insegamento per dedicar- ne. Vive e lavora tra Montone in provincia di si completamente alla pittura. Il suo metodo di Teramo e la Capitale. Lavora in esclusiva per lavoro si sviluppa nel corso degli anni per cicli la Galleria d’Arte Cinquantasei di Bologna che pittorici che, esposti nelle più prestigiose gal- propone le sue opere nelle più importanti fiere lerie italiane, fra cui la Giulia a Roma, la Forni e in prestigiose gallerie italiane. (www.giginofalconi.it) a Bologna, la Appiani Arte Trentadue a Milano

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Titolo dell’opera Dimensioni “55 X 40” Tecnica carboncino Autore Capelli Collocazione Non collocato pagina - 66

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Titolo dell’opera Dimensioni “60 X 45” Tecnica litoafia su carta Autore Vespignani Collocazione Non collocato pagina - 67

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Titolo dell’opera “L’Attesa Dimensioni “28 X 28” Tecnica Olio su tela Autore Giuliano Trombini Collocazione Non collocato pagina - 68

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GIULIANO TROMBINI Pittore e grafico, è nato a Tresigallo di Ferrara nel 1953. Pittore Professionista espone per prima volta nel 1970. Le sue opere sono scelte per illustrare libri e romanzi. Dopo varie ricerche tra il surrealismo e il simbolismo, a metà degli anni 80 inizia il ciclo “il Carnevale di Venezia”, che presenta in numerose mostre personali in varie Gallerie d’Arte Italiane. Negli anni 90 la sua ricerca prosegue con il ciclo “Omaggio a Modigliani” e “Figure dell’attesa” che ha realizzato nell’ultimo periodo. Giuliano Trombini ha presentato numerosissime personali, oltre alla partecipazione alle fiere Nazionali di: Bologna, Padova, Milano,Vicenza, Palermo, Reggio Emilia, e Internazionali di: Nizza, Melburne, Gent, Budapest, Ginevra. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Numerosi cataloghi d’Arte, riviste d’arte e quotidiani hanno parlato della sua pittura. (www.lartediarredare.it)

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Titolo dell’opera “L’attesa” Dimensioni “30 X 50” Tecnica Olio su tela Autore Collocazione Non collocato

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Titolo dell’opera Dimensioni “100 X 100” Tecnica Mista Autore E. De Feo Collocazione Non collocato pagina - 71

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Titolo dell’opera “Studio di apostolo” Dimensioni “50 X 70” Tecnica Mista Autore Alfredo Pettinari Collocazione Non collocato pagina - 72

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ALFREDO PETTINARI Il suo percorso di studi si è svolto all’Accademia di Brera, dove l’attitudine alla pittura, rivelatasi precocemente, ha trovato lalveo più idoneo ad incanalarla e a fornire al futuro artista tutti gli strumenti tecnici necessari. La sua attività artistica si è svolta in Italia, soprattutto a Cesena, presso l’Abbazia dei Benedettini di cui ha dipinto l’Ultima Cena e le vetrate e per la quale nutre una particolare predilezione. E’ proseguita in varie parti del mondo, a New York, Singapore, Giappone (Nagasaki), Malesia, Portogallo. Tuttavia, il suo sogno è sempre stato quello di poter dipingere nel suo ambiente, fra la sua gente, accanto alla sua famiglia. Lui stesso ricorda, con tenero sguardo retrospettivo, un episodio della sua infanzia, in cui, con entusiastica quanto ingenua baldanza, si propose al Parroco per affrescare le pareti spoglie della chiesa. Desiderio legittimo, che ha già parzialnicnte trovato una risposta nel 2001 con l’esecuzione

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di un ciclo pittorico in cinque quadri, dedicato alla Madonna Immacolata, collocato nella Cappellina omonima della Chiesa di Tavazzano. Ora il percorso sempre più affinato del Maestro lo ha portato a dipingere questa mirabile Ultima Cena, che ne evidenzia la maturità e insieme la ricerca di uno stile espressionistico veramente originale. Le immagini da lui rappresentate esprimono una verità, una forza e una vitalità sorprendenti e offrono allo spettatore la possibilità di addentrarsi in un itinerario artistico e spirituaLe quanto mai avvincente. (www.ultimacenapettinari.it)

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Titolo dell’opera Dimensioni “50 X 60” Tecnica Autore Antonio Andreucci Collocazione Non collocato pagina - 74

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ANTONIO ANDREUCCI Nato a Cesena il 6 novembre 1937. Vive fra Firenze e Cesena dove risiede Tra le sue più recenti manifestazioni espositive si richiamano: * la personale allestita presso la Galleria Comunale d’Arte “Leonardo da Vinci” di Cesenatico - 15 giugno 1995. * la personale organizzata, su invito, alla Biennale “Architectural drawings in Florence, NOW 4” allestita dalla società delle Belle Arti Circolo degli Artisti “Casa di Dante” - 2 dicembre 1995. * la personale allestita presso la Galleria Comunale “Il Loggiato” di Cesena - 29 giugno 1996. * la personale allestita presso la Sala dell’arco nei quartieri monumentali della Fortezza da Basso in occasione della Mostra dell’Artigianato a Firenze - maggio 1997. (www.antonioandreucci.com)

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Titolo dell’opera Dimensioni “100 X 70” Tecnica Mista Autore Collocazione Stabilimento 2 piano 1 pagina - 76

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Titolo dell’opera “Antichi splendori” Dimensioni “30 X 50” Tecnica Mista Autore Diego Palasgo Collocazione Stabilimento 2 sala riunioni

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DIEGO PALASGO Diego Palasgo nasce a Noale Ve nel 1954 ed inizia a dipingere nel 1977. Per molti anni partecipa a concorsi e collettive d’arte esibendosi in numerose extempore. Negli anni ‘90 sperimenta la pittura polimaterica fino ad ottenere un sapiente equilibrio di forme e colori, segni e materie. Intensifica la sua partecipazione a piu’ significative mostre personali. Vincitore di numerosi concorsi nazionali ottiene i riconoscimenti della critica e della stampa specializzata, tra cui :ra dell’Artigianato a Firenze - maggio 1997. 1992 - Viene premiato con la medaglia d’argento dal Presidente della Repubblica On. O. Luigi Scalfaro al concorso internazionale, citta’ di Legnago VR

del Veneto e della Provincia di Venezia.. 1998 - Viene premiato con la medaglia di bronzo dal Sommo Pontefice S.S. Papa Giovanni II alla Biennale d’arte, S.Maria di Sala VE. 2002 - Realizza un’opera per il Museo dell’Automobile Carlo Biscaretti di Ruffia Torino. 2004 - Con l’alto patrocinio della Repubblica Italiana, Comunita’ Europea, Regione Veneto, Universita’ degli Studi di Venezia, Centro Internazionale Studi di Economia Turistica, Provincia di Venezia, Assessorato al Turismo, G.A.L. Venezia Orientale, realizza l’opera destinata alla promozione del Parco Archeologico diffuso per la valorizzazione e la tutela della “Via Annia”.

1995 - Un’opera entra a far parte della collezione 2005 - Viene premiato con la Medaglia d’Argento della Galleria Civica Citta’ di Moncalieri (To). 1995 - Premio artistico della Giunta Regionale dal Presidente della Repubblica On. Carlo

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Azeglio Ciampi alla Biennale d’Arte, Citta’ di alla mostra permanente del museo dell’Unita’ D’Italia di Teano CE Osio BG. 2005 - Realizza l’opera “Abitare l’Acqua”, progetto dell’Ente Parco Regione Fiume Sile, per la salvaguardia dell’ambiente acquatico, con il patrocinio della Repubblica Italiana, Comunita’ Europea, Regione Veneto, Provincia di Venezia, Padova, Treviso, G.A.L. Veneto Orientale. . 2005 - Ottiene l’incarico di realizzare le opere del “Premio Altino”, destinate a persone che si sono distinte nell’anno per la loro attivita’: culturale, sportiva, professionale.

Dal 2005 le opere di Palasgo vengono regolarmente presentate su Televendite di “elite Shopping.tv4”. 2008 - Presente nel Museo Judetean Gorj Città di Targu Jiu (Romania) (www.diegopalasgo.com)

2006 - Un opera entra a far parte dell a Collezione permanente del Museo dell’Unita’ d’Italia Citta’ di Teano (Ce). 2006 - Invitato ad esporre alla Biennale dell’Unita’ d’Italia presso la Galleria Eventi Mondadori di Venezia. Un’ opera viene donata

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Titolo dell’opera Dimensioni “50 X 70” Tecnica Litografia Autore Collocazione Stabilimento 2 uffici piano 1 (30/200) pagina - 80

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Titolo dell’opera “Aspettando la primavera” Dimensioni “60 X 70” Tecnica Olio su tela Autore Cirillo Murer Collocazione Stabilimento 2 uffici piano 1

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CIRILLO MURER CIRILLO MURER è nato a Quinto di Treviso, nel 1948. Da qualche decennio partecipa attivamente alla vita artistica e culturale italiana, distinguendosi per le sue interpretazioni di motivi ambientali rivisti e trasfigurati nell’individuazione simbolica. La sua grafica, che comprende cartelle di acqueforti e serigrafie è divulgata, con successo, in Europa e America. Ha esposto nelle principali città italiane e nelle migliori gallerie. Partecipa a collettive, a manifestazioni d’arte, anche e soprattutto per invito, a concorsi a carattere nazionale, ottenendo sempre premi e riconoscimenti. Per la sua originale ricerca pittorica continua a interessare la critica più attenta e qualificata. (www.galleriasignorini.it)

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