IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITA
ANNO V n 38 a.c. PIRRI
EDITORIALE L’Europa ha due volti. Quello politico, assente e presunto, di cui oggi l’antiestetico sorriso della Merkel fa da diapositiva, e quello progettuale che noi genovesi associamo principalmente alle iniziative “Smart City” e “Creative Cities”. Se l’assenza cronica a Bruxelles di una linea politica condivisa sta portando al crollo e alla deriva del “sogno” tutto stelline gialle e sfondo blu, grazie ai due progetti europei , invece, qui a Genova stiamo imparando a immaginare la nostra città intelligente e creativa. Giusto? No. Perché in realtà nove genovesi su dieci non sanno di che cosa si stia parlando, nel caso di “Creative Cities” forse nemmeno uno su 50 è a conoscenza del progetto. Eppure entrambi contano ormai due anni e mezzo di lavoro alle spalle, il primo con l’obiettivo di progettare uno sviluppo urbano sostenibile per la città, il secondo per promuovere l’industria creativa, ovvero la capacità dei giovani imprenditori genovesi di inventarsi il proprio lavoro. Mi concentro su quest’ultimo, perché è bene sottolineare, ad esempio, che a Genova la maggior parte delle industrie creative (per utilizzare la definizione europea) non ha mai sentito parlare di “Creative Cities”. E se da una parte il Comune, considerando che avrebbe dovuto preoccuparsi tra le altre cose di fare un censimento per “capire il ruolo e l’importanza dell’industria creativa a Genova”, in due anni e mezzo ha raccolto un trafiletto sul Secolo XIX, organizzato una trentina di incontri che hanno portato alla realizzazione di un portale internet (genovacreativa.it) e di una pagina facebook con meno di 400 persone iscritte, dall’altra i distratti e individualisti creativi genovesi, a parte quei pochi che ad oggi hanno partecipato attivamente, hanno contribuito in maniera decisiva a rendere ancor più fumosa l’iniziativa. La stampa e i media genovesi, che il Comune definisce poco attenti a queste tematiche, si difendono bollando tali tematiche come inutili parole al vento. Insomma, una città che si morde la coda. Magari scopriremo sulla nostra pelle che assente e presunto è anche il secondo dei due volti europei, come logica conseguenza del primo. C’è da augurarsi che non sia così, nel frattempo, c’è da svegliarsi un po’ tutti, il che non guasta mai. con affetto, Gabriele Serpe
SOTTO LA LENTE
smart city industra creativa a genova
A VOXE DE ZENA
il peso dell'impercepibile cinema eden di pegli macchina del tempo a genova c'è vento a spasso per zena san lorenzo
di tutto un po'
lettere dalla luna viaggio a cracovia nice 2 meet u english penna sagace banni vino veritas liberamente
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il caffè degli artisti intervista ad alberto terrile fermata a richiesta cultura e finanziamenti il banditore l'ango lo di gianni martini
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varie ed eventuali lista distribuzione parla come mangi un zeneize all'inferno agenda EDITORE Associazione Culturale Pirri DIRETTORE Gabriele Serpe AMMINISTRAZIONE Manuela Stella, Marco Brancato GRAFICA E IMPAGINAZIONE Constanza Rojas COPERTINA Elisa Boccedi FOTO Daniele Orlandi, Diego Arbore REDAZIONE Manuela Stella, Matteo Quadrone, Claudia Baghino, Marta Traverso, Adriana Morando HANNO COLLABORATO Michela Alibrandi, Gianni Martini, Gigi Picetti, Sergio Alemanno, Gianluca Nicosia, Daniele Canepa, Michele Artinà, Giorgio Avanzino, Daniele Aureli COLLABORAZIONE ARTISTICA Emiliano Bruzzone, Alessandro Parodi COMMERCIALE Annalisa Serpe (commerciale@erasuperba.it) STAMPA Tipografia Meca CONTATTI www.erasuperba.it 0103010352 redazione@erasuperba.it Autorizzazione tribunale di Genova registro stampa n 22/08
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sotto la lente
SMART CITY, LA CITTà INTELLIGENTE Quali sono le reali prospettive per Genova e quali i progetti concreti? Ne abbiamo parlato con la coordinatrice Gloria Piaggio
di matteo quadrone
Fotografia di Daniele Orlandi
A due anni dalla candidatura di Genova Smart City–Città intelligente, fortemente voluto dall’ex sindaco Marta Vincenzi, abbiamo provato a tracciare un bilancio con la coordinatrice Gloria Piaggio di quello che è ancora un percorso lungo, un work in progress, di cui i genovesi sanno poco o niente. Una sfida che l’Unione Europea ha lanciato con l’obiettivo di creare una città che attiri gli investitori stranieri e contribuisca allo sviluppo sostenibile dell’imprenditoria locale, grazie all’incremento di tecnologie pulite ed efficienti e soprattutto a bassa emissione di CO2. . «Non parlerei di “progetto”, bensì di un processo che si pone l’obiettivo di trasformare la
città… e per raggiungere questo obiettivo esistono i progetti europei, ma non solo. Occorre anche stimolare i cittadini a modificare i propri comportamenti attraverso attività di formazione, sensibilizzazione e comunicazione». Ma per avviare il processo è necessaria una pianificazione strategica integrata, con la cabina di regia saldamente affidata al Comune di Genova. Nel novembre 2010, proprio a questo scopo, è stata creata l’associazione Genova Smart City, alla quale hanno aderito istituzioni, associazioni, centri di ricerca, università, imprese ed altre organizzazioni pubbliche o private. Il primo risultato – che ha consentito a Genova di entrare
“ufficialmente” nel circuito Smart City – è stato raggiunto nel febbraio di quest’anno, quando le tre proposte presentate dalla città di Genova sono risultate vincitrici in tutti e tre gli ambiti. Riceveremo 6 milioni di euro per la realizzazione dell’intero programma, un’importante scommessa e un’opportunità da sfruttare nel migliore dei modi. Scendendo nel dettaglio, per l’ambito “pianificazione strategica sostenibile delle città”, Genova ha partecipato con il progetto “Transform”, il cui obiettivo è quello di creare una linea guida comune contenente indicazioni strategiche flessibili per essere applicate nelle diverse realtà urbane. «Questo è il progetto più
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importante, da portare a termine nel giro di tre anni, dal 2013 al 2015», spiega Gloria Piaggio. Sono 6 le realtà coinvolte: Amsterdam, Copenhagen, Amburgo, Vienna, Lione e Genova, che si impegnano a studiare «lo stato dell’arte della pianificazione delle città smart, approfondendo anche casi specifici, nel caso genovese parliamo del progetto pilota “Mela Verde” che si svilupperà a Voltri, in un’area liberata dalle Ferrovie dello Stato, dove si studierà la realizzazione di un quartiere sostenibile. Partendo dall’elaborazione dei dati qualitativi e quantitativi, cercheremo di stilare un’agenda della trasformazione, un manuale della città smart, utile per le altre realtà europee che vorranno seguire la nostra strada». Per quanto riguarda l’ambito “riscaldamento e raffreddamento” Genova ha partecipato e vinto con il progetto “Celsius”. Il capoluogo ligure realizzerà una rete energetica locale alle Gavette, a Staglieno e una nuova rete di tele-riscaldamento e tele-raffreddamento che dovrebbe servire le utenze industriali, commerciali e residenziali della zona. Il progetto si svolgerà nell’arco di 4 anni, dal 2013 al 2016. «Ci siamo ispirati alle tecnologie all’avanguardia
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utilizzate in diverse città del Nord Europa – racconta Piaggio – un sistema di riscaldamento degli edifici che consiste nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni, di energia termica sotto forma di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore, prodotta da un’unica centrale termica. Vista la configurazione morfologica di Genova, è impensabile realizzare una rete particolarmente estesa. Però, sfruttando questa tecnologia innovativa, è possibile immaginare di convogliare l’energia in una zona di circa un kilometro (Gavette ma anche piazzale Adriatico)». Il terzo e ultimo progetto, nell’ambito “efficientamento energetico degli edifici”, si chiama “R2Cities”. Genova ha proposto la riqualificazione energetica di una porzione della famosa “Diga” di Begato, l’enorme palazzone di via Maritano, grazie al rifacimento dell’impianto energetico dell’edificio, la riqualificazione dei percorsi e il cambiamento dei sistemi di consumo. Anche questo progetto vedrà la luce tra 2013 e 2016. «Riguarderà solo una porzione della “Diga” – spiega Piaggio – circa 20 mila metri quadrati. La prima parte comprende un’attività di diagnosi della situazione attuale,
individuazione delle tecnologie adeguate per conservare l’energia, pianificazione dell’uso energia. A metà 2014 partiranno i progetti dimostrativi. Disseminazione e replicazione dovranno essere elaborate lungo tutti i 4 anni». Insomma, «gli stanziamenti sono stati confermati, ora siamo nella fase di negoziazione, dopo l’estate firmeremo l’accordo definitivo per dare il via ai progetti. Dobbiamo sfruttare l’occasione della disponibilità di un budget finanziario per sperimentare soluzioni alternative ed innovative che poi dovremo essere bravi a portare avanti con le nostre forze». E anche per questo Genova è in prima fila con altri progetti europei, già approvati, quali ad esempio «“Illuminate”, un progetto di sperimentazione dell’illuminazione al led, ad alta efficienza energetica e basso impatto ambientale, nella zona del Porto antico e dell’Acquario – racconta Piaggio – “Very school”, applicazione di strumenti di rilevazione del consumo energetico in un complesso scolastico di via Calamandrei a Voltri; “I-city”, piattaforma aperta di dati per consentire agli utenti di creare autonomamente le applicazioni che ritengono utili, favorendo la condivisione di contenuti tra amministrazione pubblica e cittadini».
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CREATIVE CITIES L'INDUSTRIA CREATIVA
A GENOVA Perdiamo posti di lavoro, che facciamo? Ce lo inventiamo. Questa è, in parole povere, l’industria creativa. Realtà imprenditoriale fondata sulla creatività individuale, sull’abilità e sul talento della persona, in grado di produrre ricchezza e posti di lavoro attraverso lo sviluppo e lo sfruttamento della proprietà intellettuale. Una realtà che oggi riguarda molti genovesi, piccoli gruppi o singole persone. La maggior parte di loro, però, ancora non sa che due anni e mezzo fa Genova ha ufficializzato la partecipazione a “Creative Cities”, un progetto europeo che ha come primo obiettivo proprio la promozione e la formazione dell’industria creativa. Genova partecipa insieme a Lipsia (Germania), Danzica (Polonia), Lubiana (Slovenia) e Pécs (Ungheria), ogni città ha il compito di riunire le imprese creative sul proprio territorio in un gruppo istituzionalizzato (ad esempio associazione) capace di interagire con i gruppi delle altre città per progetti di scambio, formazione e collaborazione. A meno di un anno dalla chiusura di Creative Cities (marzo 2013), l’obiettivo a Genova non è stato raggiunto:
«A metà dicembre 2010 c’è stata la convocazione degli stati generali dell’industria creativa – commenta Luigi Canepa, coordinatore del progetto - con la creazione di una pagina facebook e un comunicato stampa inviato ai giornali per invitare i creativi genovesi, però ci siamo fermati lì, non abbiamo avuto modo di proseguire con la ricerca sul territorio.» L’incontro avvenne al Teatro Hops, 150 persone presenti e due giornalisti. Perché non siete riusciti a proseguire con la ricerca? «I progetti europei consumano tante energie per rispettare le prassi e le metodiche che, almeno per me, non state così immediate – confessa Canepa - soprattutto in una realtà come quella italiana, le normative europee risultano molto più restrittive rispetto a quanto siamo abituati e queste sono difficoltà che è giusto considerare.»
di gabriele serpe
Convocati gli stati generali, nonostante la magra pubblicità e la magra risposta della città, il progetto è andato avanti: «A quel punto era importante creare un gruppo, un cluster, che istituzionalizzasse l’industria creativa a Genova. Sono nati tre gruppi di lavoro, di cui uno solo è arrivato in fondo, ovvero la creazione di un Contact Point sul web con la collaborazione del GAI (Giovani Artisti Italiani), si chiama genovacreativa.it. Un sito dove i creativi della città possono iscriversi, descrivere la propria attività. Una vetrina genovese anche per le altre città partner che a loro volta pubblicano su genovacreativa bandi, possibilità di incontro e offerte di lavoro. Ma non siamo riusciti a fare il passo decisivo per formare il cluster, l’associazione non è mai nata.» Tuttavia Genova è ancora in tempo per dare forma
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Fotografia di Daniele Orlandi
concreta al cluster dell’industria creativa. «Può essere anche che abbiamo sbagliato noi l’approccio – continua Canepa - o può essere che il progetto non sia stato di sufficiente interesse per i creativi genovesi, forse non è il lavoro in gruppo e il contatto con l’estero quello di cui queste attività hanno bisogno…». Cari creativi e imprese creative genovesi, c’è la possibilità di proporre progetti di scambio e azioni transnazionali, ma soprattutto la concreta opportunità di fare gruppo, di entrare in contatto con altri genovesi che operano in città nel campo della creatività, una rete utile per la crescita. La direzione cultura del Comune è a vostra disposizione per chiarimenti
e informazioni e per valutare le proposte nella persona di Fabio Tenore (ftenore@ comune.genova.it). Inoltre, “il sito genovacreativa è ad oggi ancora sottoutilizzato –afferma lo stesso Tenore - iscrivetevi, inserite la scheda della vostra attività. Inoltre sul sito i partner europei pubblicano proposte di scambio e di lavoro. In questo momento, ad esempio, c’è un’opportunità importante per i designer genovesi in quel di Lipsia… si chiama Designer Open, è una mostra mercato.” E’ importante ribadire che Creative Cities non prevede finanziamenti in denaro. Bensì, come detto, scambi di know how e di personale, esperienze condivise e collaborazioni sui progetti.
«Ora noi vogliamo creare reti e contatti fra i creativi genovesi – conclude Canepa - e fra quelli delle altre città partner. Un esempio è quello dell’associazione Genova Film Festival che con tutta probabilità organizzerà a Lipsia una rassegna di cinema tedesco”. L’auspicio di Era Superba è quello di fare il possibile, sfruttando l’occasione Creative Cities, per dare la giusta visibilità alla realtà genovese in questo campo così importante per il mondo del futuro. Sarebbe bello creare un appuntamento aperto a tutta la città in cui queste realtà imprenditoriali possano presentarsi innanzitutto ai propri concittadini e poi, grazie alla rete, ai cittadini europei.
STA MORENDO LA CULTURA PUGNALATA DAL PROFITTO! Ormai l’han capito tutti: siamo ridotti in questo Stato. La gestione bancaria dell’economia nazionale continua ad arricchire i ricchi a spese di poveri ulteriormente impoveriti. Fino a quando? Forse finché l’aggravarsi della precarietà economica, che moltiplica i disagi esistenziali, ci farà comprendere che quella depressione multipolare indotta che crea ansie alla gente non deve più generare personali sensi di colpa. La colpa di tutto ciò viene dall’alto, dal vertice di una piramide del potere che pesa sempre più sugli strati inferiori fino a schiacciare la base su cui si regge. Le amministrazioni locali lamentano in coro i tagli imposti dal governo, il governo incolpa la gestione franco-tedesca dell’Europa che a sua volta si dichiara vittima della crisi economica mondiale. E il palleggio delle responsabilità si ferma qui, non potendo poi accusare il sistema solare, visto che gli altri pianeti sono disabitati. Ma la costrizione di una catena è data dalla complicità di ogni suo anello, perché se anche uno solo si aprisse cesserebbe allora la limitazione della libertà. E invece la violenza della catena ben
salda non fa che aumentare la voglia di scatenarsi in una naturale opposizione, istintiva anche nei sani animali. Non dimentichiamo che in quella Grecia che viene usata come spauracchio per consolarsi del fatto che per ora c’è chi sta ancora peggio, nell’ultima rivolta popolare non c’erano solo black-bloc e supposte avanguardie rivoluzionarie ma, in prima fila con i bastoni, casalinghe e artigiani decisi appunto a scatenarsi. E da noi, a Genova, nella neo amministrazione eletta con l’assenso di poco più del 20% degli aventi diritto, come va? La notizia-civetta, sbandierata dallo strombazzare mediatico, riguarda il dibattito sull’IMU, tra chi è IMUsonito e chi è IMUnizzato. E la cultura, questa edificazione ancor più importante della seconda o terza casa? I titoloni parlano dell’abolizione della Notte Bianca come notizia più importante: costava troppo, anche se la dottoressa Rubino, a cui sono stati chiusi i rubinetti, ha sempre confermato che un tale evento garantiva la copertura degli sponsor. Ma la decisione più grave è stata quella di sottrarre alla cultura ben TRE MILIONI DI EURO così, senza discutere
DI GIGI PIC E T T I
il peso dell'impercepibile
molto. Menomale che siamo nella Professorcrazia… Questo conferma che la crisi della vocazione, così lampante in vaticano, colpisce anche l’insegnamento. Eppure la mente dei giovani può essere vista come un salvadanaio dove accumulare capitali di preziose conoscenze ed esperienze, anziché farne pattumiera di marci valori. La neo-assessora a turismo e cultura, Carla Sibilla, pare che abbia mantenuto un contegno… sibillino, ma in giro si dice che Carlo Repetti, inizialmente suggerito come più qualificato per tale incombenza, sia stato bocciato proprio perché si sarebbe strenuamente opposto a simili nefandezze. E non è vero che si potrà fare a meno di quel risparmio suicida: lo spazio tiranno mi impedisce il chilometrico elenco degli sprechi da eliminare, ma gli interessati lo conoscono bene, visto che se ne giovano da lungo tempo. Per non parlare delle ricche consulenze richieste da chi dovrebbe saper fare il proprio mestiere senza aiuti, visto che per questo è ben retribuito. Finisce la pagina, ma la storia non finisce qui, ci potete giurare.
a voxe de zena
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pegli LE RUSPE E I BOX CANCELLANO
IL CINEMA EDEN
di matteo quadrone e marta traverso
Fotografia di Daniele Orlandi
Il 28 giugno 2011 il Comune di Genova ha approvato il progetto per la costruzione di un autosilo a Pegli, tre piani interrati per un totale di 68 box auto. I parcheggi dovranno prendere il posto di quella che da trent’anni è la sede del cinema Eden, una delle poche sale cinematografiche attive nel Ponente e tra le pochissime arene estive dell’intero territorio comunale, che ospita anche spettacoli teatrali (come quelli della Compagnia Italiana di Prosa) ed eventi culturali di notevole importanza per il territorio. A quasi un anno di distanza, il 28 maggio scorso, l’avvio ufficiale dei lavori, durata prevista tre anni. Secondo la ditta appaltatrice il cinema sarà poi riaperto, anche se di
dimensioni minori rispetto alla sede precedente. Tuttavia Rocco Frontera, gestore dell’Eden, non è dello stesso avviso: «Una volta chiuso il cinema, riaprire dopo tre anni, con la conseguente disaffezione della gente, sarebbe molto difficile. Intanto ci sono due persone con un contratto a tempo indeterminato che perderanno il lavoro». Nel luglio 2008 un gruppo di cittadini ha costituito il Comitato per la difesa del sottosuolo del cinema Eden, con il sostegno della Curia (l’Eden è di proprietà dei padri Benedettini di Finale Ligure) e del Municipio Ponente. In questi anni si sono mobilitati attraverso assemblee, volantinaggi e raccolte firme, e hanno ottenuto
alcune modifiche rispetto al progetto iniziale (i box dovevano essere 120, su 4 piani). Venerdì 1 giugno c’è stato un corteo per le vie di Pegli con una forte presenza da parte dei cittadini. La protesta è stata raccolta anche da numerosi esponenti politici: nella prima seduta del nuovo consiglio comunale 15 consiglieri (primo firmatario Antonio Bruno, Federazione della Sinistra – vedi video con ”qrcode” ndr) hanno depositato una mozione firmata anche dall’ex candidato Sindaco del Movimento 5 Stelle Paolo Putti, chiedendo di sospendere i lavori in atto e di avviare la procedura per la revoca del permesso a costruire. Le problematiche legate al progetto non investono
a voxe de zena
solo la cultura. La costruzione dei box prevede il taglio di dodici platani sani piantati oltre 50 anni fa, ma soprattutto non tiene conto del rischio di una nuova frana dopo quella in via Dagnino del 2009, avvenuta proprio poco dopo la costruzione (tanto per cambiare un po’…) di un parcheggio sotterraneo. «In via Dagnino, a seguito di un intervento su una proprietà privata, c’è stato uno smottamento di terreno e alcuni palazzi contigui all’area hanno vissuto situazioni critiche e sono stati evacuati: è la dimostrazione di come il sottosuolo di Pegli sia terribilmente fragile», interviene Mauro Avvenente, Presidente del Municipio
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Ponente. L’opera si colloca in un tessuto urbano caratterizzato dalla presenza di palazzi dei primi del ‘900 che poggiano le antiche fondamenta a ridosso di una falda acquifera, particolarmente vicina alla superficie. I lavori porteranno inoltre gravi conseguenze sulla viabilità: «Il ponte di via Martiri della Libertà, sopra la ferrovia, è un ponte molto datato (intorno al 1870) e ha un limite di portata stringente – spiega ancora Avvenente – è probabile che i mezzi pesanti superino il tonnellaggio consentito per il passaggio e siano costretti a transitare per altre vie creando problemi alla viabilità di tutta la delegazione». Durante questo periodo
verrebbero inoltre ridotti, se non addirittura eliminati, i parcheggi lungo le vie interessate. Il condizionale è d’obbligo, perché nonostante l’avvio ufficiale dei lavori la nuova Amministrazione Comunale si è impegnata a verificare il progetto: lunedì 12 giugno si è svolto un sopralluogo nell’area del cinema Eden alla presenza dell’assessore con delega all’Edilizia privata, Francesco Oddone, di alcuni consiglieri comunali e di rappresentanti dei cittadini. «Credo che su questa vicenda sia necessario fare i dovuti approfondimenti – afferma l’assessore Oddone – Nei prossimi giorni studierò le carte e valuterò nello specifico per vedere cosa si potrà fare».
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Fotografia di Daniele Orlandi
a voxe de zena
MACCHINA DEL TEMP GIUGNO 2011 - La Regione Liguria pubblica la domanda di borsa di studio regionale erogata dall’ARSSU (azienda regionale per i servizi scolastici e universitari) per gli studenti iscritti all’Università di Genova e alle istituzioni di alta formazione artistica e musicale. Nel 2012 l’amara sorpresa: niente borse di studio per le matricole a causa dei troppi tagli. Nell’anno accademico in corso su 1908 richieste giunte da altrettante matricole ne sono state accolte appena 5, pari allo 0,27% e solo perché studenti disabili; fino a 2 anni fa l’Arssu riusciva a coprire il 100% delle domande di borse di studio. «Il diritto allo studio è fortemente a rischio», è l‘SOS lanciato dall’Arssu (Azienda Regionale per i Servizi Scolastici ed Universitari) in una lettera di alcuni giorni fa indirizzata alla Regione Liguria. Il presidente dell’Arssu, Francesco De Nicola, chiede l’apertura di un tavolo con Regione, Università e fondazioni bancarie per cercare di invertire un trend che impoverisce l’intera città. «Tale andamento negativo ha già determinato una fuga di studenti dalla nostra Università con un calo delle iscrizioni che in due anni ha portato a una perdita di oltre 500 studenti, dai 40.964 del 2009 ai 40.507 del 2011». GIUGNO 2011 – Viene presentato il nuovo Piano Energetico Ambientale Portuale (Peap) realizzato da Autorità Portuale di Genova, Provincia di Genova e fondazione Muvita. L’obiettivo è quello di abbattere di 20.000 tonnellate l’anno la CO2 emessa dal porto di Genova con 60 milioni di euro d’investimenti in nuove energie. Il Peap, che vuole trasformare lo scalo di Genova in un green port, è stato riconosciuto dalla Commissione Europea come partner ufficiale della campagna continentale per l’Energia Sostenibile. Il programma prevede l’utilizzo di nuovi impianti solari, fotovoltaici, eolici e per l’elettrificazione delle banchine istallati nelle aree portuali, con un beneficio potenziale di circa 200.000 tonnellate di emissioni di CO2 in meno entro il 2020 - GIUGNO 2012 - Si attende la presentazione ufficiale del progetto di Enel Green Power che prevede l’installazione nel Porto di Genova di 39 pale eoliche sulla diga foranea alte circa 30 metri per una potenza massima di 199kW. Se il progetto dovesse andare a buon fine, Genova sarà il primo porto italiano e uno dei primi al mondo a sviluppare un simile impianto in un’area portuale. I lavori di progettazione da parte di Enel sono nella fase conclusiva ed entro l’estate verrà ufficialmente presentato alle istituzioni un piano di investimento da 20 milioni di euro.
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DI s e rgio alemanno
A GENOVA c'e' Vento Lo scorso mese sono riuscito nella piacevole impresa di contraddire una mia opinione. Ci ho preso gusto, quindi non posso fare altro che proseguire su questa strada, evidenziando quanto spesso, purtoppo, le leggi sono appunto in contraddizione con i sentimenti ed altre emozioni che la vita giornalmente ci propone. Belin, una signora ottantenne è stata multata perchè ad Albenga dava cibo alle papere, perché il suo gesto mette in pericolo la “selvaticità” dell’animale che rischia se viene alimentato di non essere più in grado di farlo da solo! Aribelin, ma sono papere di città non siamo mica in un fiume dell’Amazzonia! E sono state prese a paragone le armate di cinghiali che invadono le abitazioni per nutrirsi... nocomment! E’ poi il caso dei cani beagle liberati per evitare loro torture terribili... certo le leggi vanno rispettate, ma belin le leggi dovrebbero far si che anche gli animali vengano rispettati. Bau...bau...miao... bek..,bek...!!!
a voxe de zena
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A SPASSO PER ZENA
SAN LORENZO La piazza che si apre davanti alla Cattedrale di San Lorenzo era nel Medioevo uno spazio pubblico dove si svolgeva la maggior parte della vita civile, economica e politica della città. A partire dal 1300, qui, aveva luogo la designazione del doge: erano riunioni popolari spesso tumultuose come quella in occasione dell’elezione di Simon Boccanegra (1339), primo doge di Genova (a cui si ispirò Giuseppe Verdi per la composizione dell’omonima opera), durante la quale, scalmanati avversari politici, appartenenti al vecchio regime, bruciarono, nel piazzale, i libri dei crediti della Repubblica, naturalmente, tra le grida esultanti degli spettatori. Nel quotidiano, mentre lungo i muri della chiesa stazionavano i besagnini, esponendo i loro prodotti ortofrutticoli, Piazza San Lorenzo era occupata dalle “caleghe” (dal latino callegarii, ovvero aste pubbliche), un variopinto mercato dell’usato non dissimile da quello che si tiene a Palazzo Ducale, la prima domenica del mese. Nel 1615, però, in seguito alla morte di un gabelliere per mano di un “repessin”, le autorità furono indotte ad abolire tale pratica. Incontro rituale era, poi, quello che si svolgeva durante la festa del santo patrono della città, San Giovanni
di adriana morando
Fotografia di Daniele Orlandi
Battista: per questa occasione, ci si recava a comprare le “benedizioni”, cioè foglie di noci, rami di sambuco e altre piante perché, secondo le antiche credenze, le erbe bagnate dalla rugiada di quella notte “magica” avevano straordinarie proprietà curative. Ma alla piazza sono legati anche episodi della storia di Genova non proprio bucolici: ne rimangono tracce sulla porta laterale della Cattedrale, Porta di San Gottargo, dove sono visibili i buchi impressi dai micidiali dardi delle balestre o le fenditure alla base delle colonne, conseguenze di un incendio divampato durante le lotte tra Guelfi e Ghibellini, nel 1296.
Ricordiamo, poi, che le chiese e le loro pertinenze godevano dell’immunità giudiziaria, diritto di asilo emanato da una bolla papale ed in essere fino al XVIII secolo. Non è difficile immaginare che qualche “furbetto” strumentalizzasse tale prerogativa per trarne un illecito vantaggio. E’ il caso di “o Serronetto”, lestofante settecentesco che aveva eletto a domicilio proprio la Cattedrale. In agguato e pronto a colpire, quando individuava l’oggetto delle sue malefatte, scendeva nella piazza, metteva in opera la sua bricconata e, con altrettanta rapidità, riguadagnava i “sacri” scalini dove era al sicuro dalle pene della
a voxe de zena
legge. Si racconta, ad esempio, che il mattino del 2 settembre 1729, con un suo provvido intervento, avesse liberato un camallo accusato per una questione di tabacco e nello stesso giorno avesse fatto oggetto di una fitta sassaiola i gendarmi di passaggio. Quel satanasso “che stando sopra la scala… fa tutto il giorno molte insolenze” fu infine preso e condannato a dieci anni da trascorrere nelle patrie galere ma, il giorno stesso, evase per rifugiarsi nella Chiesa degli Incrociati. Infine fa sorridere, oggi, la denuncia
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di un anonimo (1745) che segnalava “il disordine scandaloso di vedere, alla notte, uomini e donne frammischiati sopra la scalinata di San Lorenzo” o la riprovazione che veniva manifestata nei confronti di giovani nobili per un comportamento giudicato disdicevole: questi bricconi impenitenti solevano, infatti, bivaccare sulla piazza, nell’imminenza delle funzioni religiose, per “sbirciare” le caviglie delle giovanette che scendevano dalle carrozze. Tante storie, dunque, curiose, tristi o tragiche raccontate da una
piazza molto diversa da quella attuale perché, nel 1830, fu necessario un profondo restyling, demolendo alcuni edifici che erano stati costruiti a ridosso della cattedrale, al fine di restituirle un po’ di spazio. Il Palazzo dei Fieschi, che trovate, sulla sinistra, ponendovi con le spalle alla Cattedrale, è un esempio evidente di questo “recente” ridimensionamento: se guardate attentamente, potrete constatare, infatti, che ne è stata asportata una “fetta”, come si evince dalla facciata che risulta arretrata rispetto all’originale.
Fotografia di Daniele Orlandi
LETTERE
DALLA LUNA
r n at o o t o n o PS : s ra ! er s ulla T
Mi sono fermato al bar, una sosta prima di ripartire senza sapere dove andare. Puntato il gomito sul bancone attendo il mio turno, i baristi sono solo due e alle otto del mattino le richieste giungono da ogni angolo del minuto locale. “Un latte macchiato, caldo, grazie”. Devo avere la faccia di chi non ha un soldo in tasca o forse le croste negli occhi tipiche di un risveglio indesiderato, tanto mi ha guardato strano la ragazza dall’estetica lodevole che, ora di spalle, si appresta a preparare il mio latte. “Cosa ho detto di strano? E’da sfigati bere un latte caldo?” Mi sono intesito, l’occhiata perforante della giovane ha dato uno scossone alla mia frustrazione e ha prodotto un fastidiosissimo tiro ai nervi. Lei si volta come se nulla fosse e con un sorriso provocatorio: “Ci siamo svegliati male oggi?” Primo pensiero: tieniti il tuo latte di merda, non metterò mai più piede in questo schifo di posto. E, senza poterlo controllare, il primo pensiero si è tramutato in parola. Dal soffitto piomba con violenza fra i tavolini una stalattite di ghiaccio accompagnata dall’improvviso silenzio. Subisco gli occhi puntati addosso. Lei: “Che educazione… ormai l’ho fatto, tenga”. Senza pensarci un attimo, impugno la tazza e verso il latte aldilà del bancone, fra le stoviglie da lavare. “Vaffanculo”, mi dice la fanciulla graziosa. Alzo i tacchi e me ne vado, fra lo stupore generale. E’ vero, mi sono svegliato male stamattina. E dopo un’ora di camminata si fa spazio nella mia testa l’ipotesi che quell’occhiata perforante nascondesse in realtà un atteggiamento positivo da parte della barista nei miei confronti. Curiosità, attrazione a pelle… Che stupido. Stupido e impacciato. Ridicolo al cospetto di chi, estraneo, mi passa accanto. Mi sento in difetto. Sono passati solo due mesi da quando ho fatto ritorno sulla Terra e, se non ve ne foste accorti, sono frustrato. Mi sembra che tutti intorno a me, a qualunque ora, abbiano qualcosa da fare, qualcosa che li impegna a morte. Ho la sensazione che la gente all’imbrunire sia stanca e felice di rientrare a casa, per un buon piatto caldo e due ore di televisione. Ho la sensazione di non potermi adattare. Sono un alieno legale, cantava Sting... Potrei tornare sulla Luna o andare a fare domanda nell’esercito o magari nella legione straniera francese, parcheggi ideali per il mio disadattamento cronico, ma sono troppo vecchio, ormai. Vediamo cosa ne pensa questo robusto passante… “Scusi, signore… ha voglia di parlare un po’?!”, quello mi guarda esterrefatto e accelera il passo, proprio come se fossi un alieno, per giunta fuori legge.
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DI TUTTO UN po'
cracovia
il centro culturale
della polonia Se siete interessati a conoscere per il gusto stesso che il sapere infonde in chi lo detiene e se la vostra faccia si accartoccia in una smorfia di sofferenza sentendo pronunciare la parola crociera, allora Cracovia è la meta che fa per voi. La cultura a tutto tondo implica anche il gusto per l’equilibrio e la sobrietà. Infatti, se partite da Orio al Serio con un volo Ryanair degno di definirsi low cost (salvo poi venirvi il dubbio di avere bisogno di un’antitetanica una volta scesi!) e aprite gli occhi poco prima dell’atterraggio (che sarà delicato come la mano di un portuale sul fondoschiena di una meretrice) il viso vi si illuminerà di colpo: intorno a voi alberi, anzi boschi. E in questa stagione di un verde intenso. Insomma, un vero toccasana dopo la nausea provocata dal cemento made in italy che avete salutato al momento del decollo. Il clima che incontrerete nel mese di giugno è perfetto: Cracovia, infatti, gode di temperature miti quasi per tutto l’anno e anche i rigori dell’inverno non hanno niente a che vedere con quelli in cui incappereste andando, per esempio, a Varsavia (ugualmente affascinante seppur diversissima). Quando entrate in città, che è a misura d’uomo e perfettamente visitabile in un fine settimana “lungo”, andate
dritti verso la Città Vecchia (in polacco Stare Miasto) dove potrete deliziare il vostro palato artistico di architettura gotica, rinascimentale e barocca. Il cuore è la Piazza del Mercato, la più grande piazza medievale d’Europa, che ospita bellissimi palazzi del XVII e XVIII secolo, la Torre civica del Municipio, il Grande Mercato dei Tessuti e la Basilica di Santa Maria. Quest’ultima presenta due torri, una campanaria e una di guardia: non vi occorre troppa attenzione per udire allo scoccare di ogni ora la celebre chiamata a raccolta mai interrotta dall’invasione della città da parte dei Tartari. Attorno alla Città Vecchia dove un tempo si estendeva la cinta muraria, oggi sorge lo splendido
di Michele Archinà
giardino del Planty. E di nuovo il verde: non rimaneteci troppo male solo perché qui non regna l’edilizia urbana pacchiana di cui noi italiani andiamo fieri. A ciascuno le proprie tradizioni. A sud dello Stare Miasto incontrerete il Castello di Wawel che si erge sull’omonima collina, dove è conservata La dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci. Non fateci troppo affidamento perché per buona parte dell’anno è in prestito ai musei di tutto il mondo; informatevi prima qualora fosse una delle condizioni sine qua non del vostro viaggio. Vi suggeriamo, come sempre occorrerebbe fare in questi casi, di lasciarvi guidare dall’istinto senza farvi prendere dal panico tipico dei professori di
di tutto un po'
Storia dell’arte del Liceo: l’avidità associata alla cultura è quanto di peggio si possa immaginare di questi tempi. Prendetevi il vostro tempo. Se siete amanti della musica o semplicemente curiosi fate un salto al Piwnica Pod Baranami, il locale jazz da cui sono passati i più importanti musicisti polacchi dl Novecento. Letteralmente significa seminterrato sotto i bufali ma, al di là del nome prosaico, vale la pena passarci qualche ora. E’ un locale curato nei dettagli, ricco di passato eppure perfettamente a suo agio anche nel presente con musica dal vivo quasi tutti
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i giorni della settimana (quasi significa eccetto la sera in cui noi siamo a Cracovia). Non sorprendetevi se vedrete molte ragazze polacche bere una birra con la cannuccia: pare che sia normale da queste parti. Sul cibo e sul divertimento non siate parchi: il cambio è a nostro vantaggio e si mangia bene più o meno ovunque a prezzi accettabili. La Chlodnik ogòrkowy, tanto per fare un esempio, è un’eccellente zuppa di cetrioli e yogurt che viene servita fredda con una pallina di sorbetto alla menta: semplice ed estasiante. Al termine del vostro breve ma intenso soggiorno vi resterà
solo un rimorso: quello di non conoscere la lingua. Ovviamente parlano tutti inglese e molto meglio di noi italiani ma questa lingua è affascinante e ne sarete stregati (purché non commettiate mai l’errore di confonderla con il russo: non la prendono bene da queste parti!). Certo, vi consolerete dicendo a voi stessi che il polacco è una lingua inutile ma anche su questo abbiamo un’idea ben precisa: l’inutilità è un concetto inventato dagli uomini d’affare di tutto il mondo per non ammettere a se stessi che, per lavorare, hanno smesso di vivere.
Nice 2 meet u
ENGLISH
di daniele canepa
“Where does English come from?” La storia di una lingua è la storia delle persone che la parlano. Nel caso dell’inglese si individuano tre momenti: Old, Middle e Modern English, che segnano anche i passaggi della società inglese da tribale, a feudale, a capitalista. La prima fase inizia nel 449. Il vuoto di potere lasciato in Britannia dalle legioni imperiali richiamate a Roma è colmato da popoli provenienti dal nord della Germania, ovvero Angli (da cui England, “terra degli Angli”) e Sassoni. Essi parlano dialetti derivati dal protogermanico, l’antenato delle lingue germaniche odierne, tra le quali il tedesco. L’inglese oggi è ben diverso dall’Old English (OE), la cui eredità è comunque presente nel core vocabulary, il vocabolario della vita quotidiana, con parole come field (“campo”) o wife (“moglie”). Anche i Vichinghi, altra popolazione germanica il cui primo raid in Inghilterra risale al 787, contribuiscono al vocabolario dell’OE: sky (“cielo”) è una parola introdotta dai Vikings. Il Middle English inizia nel 1066 con l’invasione da parte di William the Conqueror di Normandia, che diventa sovrano inglese. Una nuova ruling class va al potere dando vita a una situazione in cui la corte parla francese normanno, il clero usa il latino, mentre l’inglese sopravvive nei ceti bassi. Oggi circa 10.000 parole inglesi sono di origine francese, specialmente in campo politico e giuridico. Due esempi su tutti sono quelli di government (“governo”) e court (“tribunale”), a testimoniare il ruolo giocato per secoli dal francese come lingua del potere in Inghilterra. La situazione muta con la Guerra dei Cent’Anni (1337-1453) tra Francia e Inghilterra. Nel 1362 per la prima volta il discorso di apertura del Parlamento è pronunciato in inglese: il suo status è ristabilito. Tuttavia, esso ha ormai acquisito una componente francese, combinata a quelle germanica e greco-romana. Nel XVI secolo il Modern English è pronto a diffondersi nel mondo: to go global, per usare un’espressione attuale.
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penna sagace
banni
L’India è sicuramente uno dei pochi paesi al mondo che non può lasciare indifferenti. Gli slum di “The millionaire”, gli ashram dove molti hippy sono andati a ritrovare loro stessi, i lussuosi alberghi di Delhi e le migliaia di nuove aziende hi-tech di Bangalore sono immagini che tutti noi abbiamo in mente e che, pur in netto contrasto tra loro, sono aspetti diversi della stessa realtà. Qui, più che in ogni altro luogo della terra, gli opposti si mescolano e danno origine a una società di cui è difficile comprendere l’essenza anche vivendola in prima persona. Recentemente ho trascorso alcune settimane in India per motivi di lavoro e questo mi ha dato la possibilità di vedere questo paese da un punto di vista diverso da quello dell’hippy o del vacanziere in cerca di svago. Prima di partire pensavo che in un paese che cresce a ritmi vertiginosi come l’India ci fossero dei ritmi di lavoro forsennati e un certo grado di organizzazione. Quello che ho trovato è invece un paese dove tutto scorre al rallentatore e dove anche la burocrazia italiana al confronto è un esempio di efficienza. Un’altra cosa che mi ha colpito è stata l’apparente disponibilità di chiunque lavorasse con me. Qualunque cosa chiedessi la risposta era “Yes sir” accompagnata da un sorriso e dal buffo (per noi occidentali) cenno della testa che in India viene usato per annuire. Dopo alcuni giorni ho scoperto mio malgrado che “Yes sir” è una risposta che viene data di default e che niente ha a che fare con la realtà. Questo implica che per sapere se qualcosa è stato fatto non ci si può limitare a chiedere ma bisogna sempre verificare di persona per evitare brutte sorprese. Leggendo il libro “In Asia” di Tiziano Terzani ho trovato una frase che può sintetizzare bene quale sia il mio pensiero sull’India. Queste parole gli furono rivolte dal suo vicino di casa alcune settimane dopo il suo arrivo a Delhi: “Se lei fosse andato a vivere negli Stati Uniti avrebbe avuto bisogno di dollari, ma lei è venuto in India. Qui ha bisogno di tempo”.
DI TUTTO UN po'
VINO V E R I TA S di gianluca nicosia
Eccoci a parlare più accuratamente della prima fra le tre denominazioni di Barbera citate nel numero precedente. Il BARBERA D’ALBA DOC. Questa DOC è prodotta in 54 comuni facenti parte del territorio collinare intono ad Alba nella provincia di Cuneo, all’interno delle Langhe. Il disciplinare di produzione, recentemente modificato ad aprile del 2010, prevede l’utilizzo di uve Barbera dall’85% al 100%, con l’eventuale aggiunta di uve Nebbiolo fino a un massimo del 15%. È un vino dal colore rosso rubino acceso con tonalità piene e riflessi purpurei; il profumo è ampio e complesso, caratterizzato da sentori di fruttato se giovane, di austerità giunto a maturazione, con fragranze che ricordano i frutti rossi. Il gusto è pieno, corposo e avvolgente, misto ad una leggera acidità tipica del vitigno che ne caratterizza la piacevole bevibilità. La gradazione alcolica minima è 12°. Per ottenere la denominazione BARBERA D’ALBA DOC SUPERIORE il vino deve essere ottenuto da uve aventi una gradazione alcolica complessiva minima naturale di 12,5° e sottoposto a un periodo di invecchiamento non inferiore a un anno in botti di legno di rovere o di castagno. Si serve a una temperatura tra i 16° e i 20° in calici ballon.
di tutto un po'
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Liberamente
a cura della psicologa
michela alibrandi
QUEL BATTICUORE IMPROVVISO CHE (PURTROPPO) NON É AMORE! Molte persone si sottopongono ad innumerevoli visite mediche per capire l’origine di quella tachicardia o senso di soffocamento che li colpisce all’improvviso senza apparente motivo, talvolta si spaventano a tal punto da chiamare il 118 e farsi ricoverare, con l’idea che ci sia un pericolo incombente di svenire, di perdere il controllo, di avere un infarto o di morire. In realtà si tratta di un sintomo di ansia che viene male interpretato ed enfatizzato fino ad arrivare all’attacco di panico. É difficile credere che “la testa da sola riesca a fare tutto questo casino!”, cioè che segnali del corpo così concreti e spaventosi possano derivare solo dall’ansia, ma é così! A questo punto la persona spesso inizia ad evitare situazioni che reputa pericolose, se guida la macchina non prende la sopraelevata o evita le gallerie perché non hanno vie di fuga, scansa i luoghi affollati o chiusi da dove, se si sentisse male, non potrebbe scappare, niente treni, aerei, metropolitane, cinema, ascensori, vicoli, talvolta non esce più di casa se non è accompagnato da un familiare. Commette così un altro grave errore di valutazione: ritiene che il pericolo derivi dall’esterno, dall’ ambiente,
Illustrazione di Alessandro Parodi
e non mettendosi più nelle situazioni che valuta come pericolose, non può ricevere una smentita. In realtà il vero pericolo proviene dalla “testa”, cioè dall’interpretazione sbagliata che la persona dà ai suoi malesseri, considerandoli come segni di un disastro imminente e non come normali conseguenze dell’ansia. L’ansia è accompagnata da una respirazione rapida e superficiale (iperventilazione) che causa tutti gli altri sintomi: se si impara a contrastare l’iperventilazione con una respirazione lenta e controllata, il resto del corpo reagirà di conseguenza, modificando
le altre risposte fisiche nella direzione di una maggior tranquillità. Certamente occorrerà poi un percorso di conoscenza di sé per capire i motivi della propensione all’ansia e perché il disturbo si è sviluppato proprio in questo momento della vita, ma se riusciamo a non farci spaventare dai sintomi dell’ansia e ad aspettare, respirando lentamente, che passi, gran parte del lavoro è già fatto! La respirazione lenta è un tranquillante naturale senza controindicazioni, sempre a disposizione. Per informazioni e contatti www.psicologo-genova.it
il caffè degli artisti
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Albertoterrile Intervista al fotografo genovese Alberto Terrile, fotografo genovese, classe ’61, ci ha accolto nel suo studio per un’intervista, ma più che un’intervista quest’incontro è diventato una meravigliosa finestra su vita, esperienze e aneddoti. Questa è la storia che ci ha raccontato. Tu hai vissuto il contesto artistico degli anni ’80. Com’era Genova in quel periodo? Una realtà vivace, ma massacrata dall’eroina che qui a Genova ha distrutto una generazione. Era una città in cui accadevano moltissime cose a livello musicale e creativo-artistico. Le gallerie presentavano nomi eccezionali, adesso tutto questo non c’è più. Ci sono tante iniziative appariscenti che fanno sembrare la città culturalmente vivace, ma sono cose già viste, niente di davvero innovativo.
Agli inizi della tua carriera hai detto no alla fotografia di moda, quindi al versante più redditizio di questo mestiere. Nonostante ciò hai scelto di viverci con questo mestiere… Come ti arrangiavi all’inizio? Era difficile allora come oggi, per di più a Genova: una città infinitamente snob, che era ed è fatta a cerchi chiusi, caste. Ho dovuto fare i sacrifici che qualunque giovane deve fare anche oggi: passare attraverso l’iter della fotografia da cerimonia per comprarmi l’attrezzatura; partire coi ritratti dei bambini. Il centro culturale francese organizzava iniziative e mi era stato proposto di fare un lavoro coi bambini delle scuole medie, che è piaciuto molto al direttore che ha voluto sapere di più su cosa facessi. Si è fatto lasciare
di claudia baghino alcune foto da portare a Parigi e far vedere a una gallerista. Nello stesso periodo alla Biennale di Venezia conosco, senza sapere chi fosse, l’assistente di Wim Wenders. Stessa situazione: le piacciono alcune foto che portavo con me e se ne fa delle copie da portare con sé. Queste cose accadono solo ogni tanto, poi magari passano dieci anni prima che ti capiti qualcos’altro di paragonabile. Bisogna avere pazienza e non scoraggiarsi. Negli anni ’90 ho lavorato molto bene a Genova, tanti ritratti su commissione. Ho dovuto lottare con la famiglia per dimostrare che sarei riuscito a mantenermi anche così, e comunque l’autosufficienza è arrivata dopo molti anni. Ho fatto copertine di libri e dischi, fotografia di teatro, tanta danza contemporanea. Oggi insegno, e per il resto faccio lavoro
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di ricerca. Questo è ciò che oggi mi interessa: le mie visite alla realtà sono centenari sofferenti di Alzheimer, la comunità transessuale genovese che abita i bassi, le giornate di insegnamento.
mettere questi personaggi in un contesto di quotidianità. Claudia Cardinale è in macchina che guarda fuori dal finestrino. Asia Argento aveva quindici anni, mi ha chiesto “cosa devo fare?”.
Hai fotografato molti personaggi del cinema. Com’è immortalare questi soggetti? A un metro di distanza da Kieslowski respiravi una persona colta, interessante, ma normalissima, non griffata dalla testa ai piedi. David Lynch è una persona squisita, gentilissima, e anche in lui non ho mai visto quel lusso che si sposa col successo raggiunto. Ma, generalmente, nel ritrarre personaggi famosi e del cinema ti trovi a lavorare con persone che hanno mediamente un discreto ego. È capitato le prime volte che mi inginocchiassi sotto di loro per inquadrarli; ho visto che la cosa funzionava, perché tu sei ai loro piedi e ti guardano dall’alto. Un meccanismo che ho messo in pratica con molti di loro. Altman l’ho ritratto attraverso il braccio di una persona, io ero al tavolino di fronte. Ho sempre cercato di
Hai vissuto tutto il passaggio al digitale. Certo la progressiva democratizzazione dei costi per l’attrezzatura unita alla possibilità di pubblicare su internet i propri scatti ha generato un’ondata di fotografi improvvisati. Cosa pensi di questo fenomeno? Il digitale ha permesso a tutti di farsi le proprie fotografie a basso costo, e questo è un bene. Peccato che le masse siano spesso inconsapevoli e l’uso che viene fatto di queste cose è inconsapevole. Ci sono troppe cose fatte senza riflettere: qualunque forma d’arte deve avere una consapevolezza del fare, capire perché si sceglie un certo linguaggio, un certo mezzo artistico: deve rispondere alla tua interiorità. È inutile lavorare per successo e soldi, se vuoi fama e denaro non scegliere istanze artistiche, a maggior ragione in un
momento come questo in cui non ci sono soldi. Se dovessi dare un consiglio a un ragazzo che vuole intraprendere il percorso di fotografo cosa gli diresti? Secondo me l’arte dovrebbe scendere in profondità, scandagliare. In quest’ottica, quando insegno cerco sempre di trasmettere questo modo di vedere: fatelo per amore, perché è un’esigenza interiore. Troppo spesso si crede che la fotografia sia solo un insieme di nozioni e che una volta che le si possiede si è fotografi. Poi ci si ritrova sul campo e non si sa cosa fare perché si conosce la tecnica ma non si sanno approcciare situazioni e soggetti. Ora tutti vogliono fare fotografia glamour, ragazze dagli sguardi vuoti, in bilico su muretti e davanzali o in posizioni improbabili dentro fabbriche abbandonate, rigorosamente in due pezzi con dei tatuaggi in punti strategici. Tutti stanno facendo questa fotografia perché hanno visto che rende, nonostante la crisi. Ma è tutta roba leggera, superficiale. Le persone che fotografo io hanno un mondo nello sguardo. Fotografia di Ilaria Caprifoglio
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una storia, una foto
L’Espresso Valigia sopra, Io sotto. Seduto in attesa della partenza. Questa volta vado via. Biglietto fatto, saluti no: perfetto così. Portafoglio semipieno, stomaco semivuoto, cuore in accelerazione costate, treno in accenno di partenza. Dlin dlon: il treno numero 1512011… Oscuro il rumore con della musica. La voce metallica degli annunci mi ha sempre fatto ridere. Secondo me lo speaker parla sempre così, anche quando è a casa. Annuncio ritardo: le patate al forno saranno pronte tra 5 minuti, ci scusiamo per il disagio. Sorrido e poi smetto, sono pronto a fuggire: occhiali Ray Ban anni 80, sciarpa insolita e t-shirt di King Kong. Il disegno ritrae lo scimmione mentre si arrampica sul palazzo e lotta contro gli aerei: scena epica, tutti la ricordano. Nessuno si ricorda, però, di quanti piani è quel grattacielo. Io sì, perché penso a cose idiote. Sono io che sono strano o è l’essere umano a essere stupido in alcuni casi? King Kong non si fa queste domande; lui vuole donne e banane! Io invece vorrei un caffè, oggi non l’ho
preso. Il caffè è il mio paradosso: è una pausa veloce, contraddittoria. Penso al dopo e non la vivo. Cerco di impiegare meno tempo possibile, perché il tempo è denaro e nessuno me lo regala. Non riesco a prendere un caffè in santa pace e ignoro il processo invisibile di ogni cosa. Un caffè, ecco a te, grazie, addio. Invece no… C’è una vita dietro. Una lunghissima e infinita vita: l’idea, la semina, la raccolta, la selezione, la spedizione, la vendita, la macinazione, la degustazione. Io bevo in 30 secondi anni di lavoro. Devo riprendermi il tempo! Almeno per un caffè. Il tempo dona valore alle cose, una qualità. Il tempo è la chiave di tutto; se lo vendessero tutti lo comprerebbero. Salve, vorrei 10 minuti abbondanti. Sono 12, lascio? Esistono momenti che dovrebbero allungarsi, come se fosse possibile avere un extra time. Un’ora in regalo da usare per dormire, per vedere un tramonto, per rifare l’amore… Un attimo prima di morire. Avere un’ora in più per decidere se partire o restare. La fretta è cattiva consigliera diceva mia nonna. Io sto scappando... perché?
a cura di daniele aureli e daniele orlandi Non so neanche se sto facendo la cosa giusta, non ho avuto il tempo di riflettere. Il treno stava partendo ed io sono salito, tutto qui. Già, perché non siamo partiti? Tolgo le cuffie, lascio riposare Thom Yorke. Il mio vagone è quasi vuoto. Improvvisamente un annuncio: il treno partirà con 30 minuti di ritardo. Abracadabra. Ho chiesto un extra time e questa potrebbe essere la provvidenza… O un semplice guasto al motore. Scendo dal treno, niente è definitivo, tutto cambia, mi rimetto in gioco, sono solo e ho un po’ di tempo per pensare. Vado dritto al bar. Tiro fuori i soldi e opto per un caffè. Lentamente prenderò le mie decisioni. … Prendo il caffè e mi siedo al tavolo... da lontano una voce mi chiama. Prendo una bustina di zucchero, strappo l’angolo e lo butto via… la voce continua a cercarmi ed è sempre più vicina. Giro il cucchiaino più volte e si confondono le mie certezze. Sono a 10 minuti da salire o restare. Riconosco quella voce che ormai mi è accanto… è lei.
il caffè degli artisti
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CULTURA E FINANZIAMENTI
COMUNALI I bandi del Comune di Genova per i finanziamenti alla cultura, pubblicati in primavera, erano cinque: tre dedicati al teatro (prosa, dialettale e ragazzi), uno ai progetti culturali in genere e il quinto a favore di festival e rassegne. Vi proponiamo i risultati di quest’ultimo bando (nel prossimo numero pubblicheremo anche i risultati degli altri bandi), per il quale il Comune ha destinato un totale di 395.992,5 euro, così suddivisi: “Festival Internazionale
di Poesia” 39.600,00 euro - “Suq Genova” 34.335,00 - EchoArt “Festival del Mediterraneo“ 32.700,00 - “Circumnavigando Festival“ 22.737,50 - Teatro della Tosse ”La Tosse ai Parchi di Nervi” 22.500,00 - “Genova Film Festival” 22.000,00 - Teatro Garage “Ridere d’agosto ma anche prima” 18.750,00 - Teatri Possibili Liguria “Dialoghi sulla rappresentazione” 18.750,00 - Lunaria Teatro ”Festival di una notte d’estate”
18.725,00 - Teatro Cargo “Cargo estate” 16.575,00 - “Festival & Workshop di Jazz” 14.025,00 - “Festival dell’eccellenza al femminile“: 12.750,00 - “Festival Internazionale di Danza/Paesaggi Urbani” 11.475,00 - Filarmonica Sestrese ”International Music Festival – Meeting Giovani Musicisti” 11.250,00. (Per gli importi inferiori ai 10mila euro consultare l’elenco completo su www.erasuperba.it)
IL BANDITORE
Per avere maggiori informazioni sui bandi e scoprire altre opportunità per gli artisti visita www.erasuperba.it * MUSAE – Museo Urbano Sperimentale d’Arte Emergente, programma per valorizzare artisti emergenti che operano nelle arti figurative, plastiche, installazioni, videoarte, illustrazione, grafica d’arte, land art, body art, arti applicate, arti elettroniche e performative, musica, teatro e danza.. Aperto in ogni momento dell’anno. Requisiti: età compresa tra 18 e 35 anni. Per iscriversi caricare fino a tre opere sul sito www.eventomusae.com. * Un infuso un racconto. Concorso per racconti inediti in lingua italiana e a tema libero, lunghezza massima 2.000 battute. Info e invio materiale uninfusounracconto@gmail.com. Tutti i racconti saranno pubblicati sul sito www.infusidisardegna.it. Nove racconti saranno pubblicati anche nella collana I Racconti della tisana. Scadenza 30 luglio. * Concorso fotografico Le fontane di Genova. Foto inedita a colori o b/n che ritrae una fontana pubblica (no ambienti privati) nel Comune di Genova. Invio foto e modulo di iscrizione a acque.italiane@fondazioneamga.org . Premio: fotocamere ai primi tre classificati, pubblicazione di un volume sulle fontane di Genova edito da Liberodiscrivere e mostra fotografica. Scadenza 22 luglio. * Concorso fotografico Genova sospesa tra ieri e oggi. Fino a dieci immagini sulla trasformazione della città nei secoli. Premio: mostra presso la libreria Ultima Spiaggia a Camogli, al primo classificato spazio sul sito FotoGalleria.eu, stampa su tela, corso di fotografia e libri fotografici. Invio materiale e 12 € quota di iscrizione a concorso@fotogalleria.eu. Scadenza 15 luglio.
l' angolo di Gianni Martini
La strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 imprimerà il sigillo della strategia della tensione di marca fascista sull’uscita dagli anni ’70. Le piazze per un po’ non si riempiranno più perché le giovani generazioni, cresciute con i telefilm americani saranno occupate più a ballare che a pensare. I nuovi comportamenti sociali indicano un ritorno al privato in luogo di una dimensione di confronto/impegno collettive. In pochi anni etichette, case editrici, punti di aggregazione legate al “movimento” chiuderanno o diventeranno altro.
La raggiunta consapevolezza dell’impossibilità di arrivare all’apertura di una fase rivoluzionaria, gettò nello sconforto – come si è già scritto – più di una generazione, sia in senso politico che anagrafico. Si iniziò quindi a parlare di “riflusso”, già verso la fine degli anni ’70. Questo fenomeno sociale fu caratterizzato da specifici comportamenti collettivi – almeno a livello giovanile – primo fra tutti il rifiuto di tutto ciò che potesse costituire una qualche forma di “impegno”. Ovviamente, fu innanzitutto l’impegno politico a crollare vertiginosamente, ma anche, più genericamente, l’impegno e la riflessione culturale, fattori entrambi indispensabili per qualsiasi azione autenticamente creativa e innovativa. Nel dilagare del riflusso vorrei ricordare qualche dato, per costituire un minimo di ambientazione storica, sollecitando la nostra memoria. Nel 1978 verrà eletto presidente della Repubblica Sandro Pertini, anziano leader e figura carismatica di quella parte del partito socialista che mal tollerava la svolta rampante e “imprenditoriale” di Bettino Craxi. Questa elezione è certo figlia di
quel nuovo clima politico che portò il PC al sorpasso della DC. Sempre nel ’78 verrà invece eletto Papa Wojtyla, grande comunicatore, pontefice “moderno” nelle apparenze, ma schierato in realtà su posizioni conservatrici, quasi a esorcizzare le aperture, più vicine a Papa Giovanni XXIII, che Papa Luciani aveva espresso nei suoi 33 giorni di brevissimo pontificato (tra l’altro la sua uscita di scena così repentina ha lasciato non pochi dubbi…). Tra il ’78 e il ’79 inizieranno a dilagare, in una Tv ormai a colori, telefilm e telenovele americani, portatori sani del “virus terribilis” dell’idiozia indotta. Due film, “Il cacciatore” e “Apocalipse now” saranno i primi dedicati alla guerra in Vietnam, mostrando atrocità e crudeltà commesse da ambo le parti. Nel 1979 arriverà il “walkman”, oggetto con cui inizierà a modificarsi la maniera di ascoltare musica, in senso sempre più “comodo” e superficiale. E penso che a chiusura di questo arco di 20 anni così denso di cambiamenti e fatti importanti, vada collocata per il significato che ebbe in relazione alla storia di quel periodo, la strage
fascista della stazione di Bologna (85 morti e 200 feriti). La strategia della tensione siglò nel sangue di quest’ultimo assurdo e folle episodio, l’uscita da un arco di tempo in cui i cosiddetti “poteri occulti” cercarono costantemente di stroncare con le bombe i progetti di emancipazione sociale e le spinte al cambiamento delle classi lavoratrici, di cui un primo segno di una diversa presenza nella società fu dato dai fatti di Genova del 30 giugno del 1960. Ecco, in questa rapida ricostruzione spesso ho nominato la musica – centro delle nostre considerazioni – solo marginalmente. Ma è proprio così che occorre procedere, secondo il mio tipo di approccio, ovviamente. Come scrissi all’inizio, per comprendere al meglio le produzioni artistiche, per coglierne la carica espressiva autentica occorre parallelamente indagare (descrivere, comprendere) i contesti storico-sociali in cui quelle nuove idee sono germogliate e maturate. Solo successivamente si potrà così arrivare ad una valutazione più obbiettiva delle specifiche produzioni artistiche.
l ista
d i st r i b u z i o n e
ERA SUPERBA
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ESPOSITORI FISSI Piazza Dante (attraversamento pedonale di fronte casa Colombo) Via XII Ottobre (attraversamento pedonale di fronte bar Moody) Via Assarotti 11R (Rapid Service Mosca) Matitone (ingresso lato levante) Ospedale Galliera (atrio principale) Monoblocco Ospedale San Martino (atrio monoblocco), Berio Cafè (c/o Biblioteca Berio via del Seminario) Sestri Ponente (Biblioteca Bruschi-Sartori, Via Biancheri zona stazione FS) CENTRO
Piazza Dante (espositore attraversamento pedonale) Via Fieschi/Seminario (Berio Cafè) Via Ceccardi (Librerie Feltrinelli) Piazza della Vittoria (XO, Bar Vittoria) Piazza Colombo (Ma.Ma.Cla, Manhattan) Via Cesarea (Teatro della Gioventù) Via XII Ottobre (espositore attraversamento pedonale) Via Assarotti (Rapid Service Mosca) Fontane Marose/ Via Garibaldi (Edicola Fontane Marose, BookShop Palazzo Tursi, Baribaldi, Guitar Land) Zona Maddalena (edicola via Maddalena, La Lepre, Teatro HOP Altrove, Pub i 4 Canti, GloGlo Bistrot) Via Cairoli/Piazza Meridiana (Les Aperitif, Cafè Monticelli, O Caffè, Libreria Bozzi, Ghetto Blaster) Zona San Lorenzo/ Giustiniani (Bar Pasticceria Da Giuse, Little Italy) XXV aprile/ Casana (Bar Baruffa, Bar 25, Bar Antica Casana, Cafè de Paris) Matteotti/ Porta Soprana (Informa Giovani, Mentelocale, Bar Boomerang) Zona piazza Erbe/ Via di San Bernardo (Le Corbusier, Passextout, Moretti, Taverna degli Alabardieri) Soziglia (Klainguti, Almanacco) Via San Luca/ Fossatello (Edicola Fossatello, New Boarder Fossatello, Pasticceria Cavo, Caffetteria Lomellini) Piazza del Carmine (Bar Marika) Largo Zecca (La Fermata) Via Balbi/ Santa Brigida (Università di Lettere Balbi 4, Scienze Politiche/Giurisprudenza Balbi 5 (accoglienza), Università Lingue, Polo Universitario, Antica trattoria Lupo) Porto Antico (Università di Economia, libreria Porto Antico, Bigo Cafè, Museo Luzzati, Antica Vetreria del Molo, Biblioteca De Amicis, Bicu)
CARIGNANO
Ospedale Galliera (atrio principale)
CASTELLETTO
Piazza Manin (Alle Volte)
NERVI
Passeggiata Anita Garibaldi (Blue Marlin, Bagni Medusa) Via Oberdan (gelateria Gaggero, gelateria Chicco, Bar Piazzetta, Al Castello Pub), Via Capolungo (ristorante Da Lina)
QUINTO
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QUARTO DEI MILLE
Lungomare Via Quarto (Caffè Balilla) Priaruggia (Sede Gruppo Editoriale Era Superba, Bar Tino) Piazza Nievo (Circolo Ricreativo Dario Fazio)
ALBARO
Boccadasse (Creperia La tartana) Via F. Cavallotti (Hobby sport junior, Posh, Bar Sereno, Pecora Nera) Via De Gaspari (Tonitto, piscine di Albaro) Via Gobetti (Bar Brio) Via Nizza (Belli che aneti) Via Piave (bar Piave)
SAN MARTINO
Ospedale San Martino (atrio Monoblocco) Corso Europa (Università Scienze motorie, Università di Medicina e Scienze Naturali)
FOCE
Piazza Rossetti (Bisquit Cafè) Corso Torino (Il Salotto) Corso Buenos
Aires (Il baretto) Via Finocchiaro Aprile (La Rosa dei Venti), Via Pisacane (Il Bar) Piazza Palermo (bar Foce) Via Rivale (bar Movie, bar Boom) Via di S.Zita (bar Mediterraneo) Viale Brigate Partigiane (Bar Night&Day) Via Trebisonda (Checkmate Club) Via Casaregis (Happy Hour) Via Rimassa (Molinaro)
SAN FRUTTUOSO
Piazza Giusti - Manzoni (Bar Don Chisciotte, Sportello del cittadino) MARASSI Via del Chiappazzo (scuola di musica ‘Music Line’) Corso De Stefanis (Social Photo) Corso Sardegna (Hot Pizza)
VOLTRI
Via Camozzini (Farmacia Serra, Voltri Cafè, Bar Luigi, Bar Roma) Passeggiata mare (Fuori Rotta) Piazza Odicini (Circolo Anpi Odicini, La Bottega del Goloso 2), Via S.Ambrogio 18r (Kapitombolo), Piazza Lerda (New Gibò, bar Gli Archi) Stazione FS (Bar Stazione)
PRa
Via Prà (Bar Nuovo Cafè Rolando, Tony e Giò,104 Rosso, Bar Grisù) Via Fusinato (Caffetteria degli archi) Via Murtola (Bar Flò) Fascia di Rispetto (bar pizzeria Il Gufo 2)
PEGLI
Via Pegli (La Tana dei Golosi), Largo Calasetta (circolo Rari - Nantes), Lungomare di Pegli (Bar Pasticceria Amleto, Alma Cafè), Pontile Milani (Bar chiosco), Piazza Rapisardi (Bar Franca), Via Parma (Bar Angelo), Via della Maona/Odisso (Bar Christian’s), Stazione FS (edicola), Via Martiri della Libertà (Bar le Palme)
MULTEDO
Via Ronchi (Cafè Restaurant La Porcigna) Via Dei Reggio (Molli Malone’ s Guinnes Pub)
SESTRI PONENTE
Via Biancheri (espositore fisso lato stazione), Via Merano (Aquarius), Via Soliman (Bar New Sensation, Biblioteca Civica Bruschi Sartori), Via Ginocchio (Tumbler), Vico al Gazzo (Les Barriques), Via Sestri (Le Petit Cafè, Maestrale, La caffetteria, Librerie Coop, Bar il Fragolino, L’Arte dell’Espresso, Bar Tentazioni, Caffè degli archi, Pit Stop), Via Menotti (Merendò), Piazza Baracca ( La sosta del buongustaio)
CORNIGLIANO
Via Cornigliano (Pintori dolce e salato, Music Bar Ikebana, Zerodieci)
SAMPIERDARENA
WTC/ Via di Francia (Le Cafè, Snack Bar, La Torre, Le Delizie della Lanterna) Via Sampierdarena (Bar Il piacere del caffè) Piazza deò Monastero (Bar Perditempo)
RIVAROLO
Piazzale Guerra (Biblioteca Cervetto), Via Rossini (Bar Ciacci, Mastrolibraio)
CERTOSA
Via Jori (Bar Pinin)
BOLZANETO
Via Orietta Doria (Bar Pippo) Piazza Rissotto (Bar Goccia di Caffè)
PONTEDECIMO
Piazza Pontedecimo (Bar Margherita)
* Durante la stagione estiva distribuzione anche presso Baraonde Beach, Pippy Island di Cogoleto e nelle stazioni ferroviarie di Cogoleto e Arenzano)
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MANGI
parla come mangi Mettete poi la farina sulla spianatoia, unite il sale, le uova e il passato di boraggine. Impastare il tutto sino ad ottenere un composto omogeneo, poi stendete la pasta con il mattarello sulla spianatoia e lasciatela riposare per 20 minuti ricoperta da un telo; formate poi un rotolo, ripiegando in tre parti la sfoglia, e tagliatelo a listarelle di 1 cm di larghezza. Lasciate asciugare le tagliatelle per 1 ora. Questa pasta si può condire con la salsa di noci, con il ragù di carne e pancetta, o con il burro fuso o con un sughetto di verdure.
Tagliatelle di Boraggine INGREDIENTI 350 gr di farina, 150 gr. di foglie di borragine, 3 uova, sale PREPARAZIONE Pulite e lavate la borragine, lessatela per 10 minuti con poca acqua salata. Dopodichè strizzatela bene eliminando tutta l’acqua e passatela nel passaverdure.
A CURA DI BRUNO GATTORNO - canto I À meitæ do camín da nòstra vitta, me sòn despèrso in t’ûnn-a boscaggia scûa, perchè a stradda meistra a l’ea smarrïa. E in quanto a dî comme a l’ea brûtta e crûa quella foresta sarvæga, coscì aspia e fòrte che solo a pensâghe, a fronte zà a me sûa! No saviæ comme ghe segge intròu, tant’eo piggiòu da-o sêunno che a stradda bonn-a eivo abbandonòu. Ma arrivòu ai pê de’ûn bricco, con gran fadiga, la dovve a valle a finiva ho chêu o m’aveiva streito da o spavento, arço i êuggi in sciù, e veddo zà ae sò spalle vestíe da i rággi do pianeta a lûxe… che a mostra a stradda pe no perde a meta, comme chi cu’ûn anscia sciuppâ, o sciorte fêua d’in te onde, o l’ammia i mòuxei, e serio o i stâ a ammiâ.
Dòppo esime ûn pö pösòu, repiggio o viaggio pe n-a spiaggia deserta finchè i pê no me se sòn fermæ in quell’ænn-a avèrta, ma ecco te –o –li, ûnn-a fëa liggia e regaggia d’ûn bèllo manto covèrta,davanti a me bottezza a lòccia, a gia, e tanto a m’impedisce o mæ camin, che ciù vòtte hò tentòu de vegnî via. O tempo o l’ea ao prinçipio do matin eo sô o montava sciù con e stelle ch’ean zà con lê, quando l’amô divin creòu o l’avéiva quelle cöse belle. Scicchè de sperâ ben con a lûxe eìvo öccaxion, quella fëa in te l’ôa do mattin dovve ciù döçe a lè a stagión… a vista all’ assomeggiâva a ûn leon. Páiva che questa fëa a vegnisse incontra a mí con a testa èrta, a lea ûnn-a lüa brûtta, tûtta pelle e ossamme, cárega de ogni fæto de gente gramme.
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SEGNALA I TUOI EVENTI eventi@erasuperba.it
I FEStiVAL -LILITH FESTIVAL- 21/22/23 giugno Palazzo Ducale. Tre serate di musica e di incontri per esplorare la nuova scena cantautorale al femminile
-CREVARI INVADE - 22/23/24 giugno, Crevari. Tre giorni di musica, cibo, bevande, beneficenza e allegria. Dalle ore 20.30 musica live, focaccette di Crevari, hot dog, salsiccia, braciole, spiedini, porchetta, wurstel, hamburger, birra e sangria. Il ricavato va in beneficenza.
-FESTIVAL DELLE PERIFERIE - 21/24 giugno, Villa Bombrini (Ge Cornigliano). I concerti live di alcune delle migliori band emergenti genovesi: 21/6 Bianco Plumbeo, Missiva, AUDIOgraffiti, Zirkus der Zeit, Still Leven. 22/06 Antonio Sgorbissa, Monelli Antonelliani, iBosio, Statuto. 23/06 Seele Brennt, PEK, Gabriele Finotti & Misfatto, Temple of Deimos, Edda. 24/06 Hydra, Efem System, Dogzilla, Demetra Sine Die, Tarick1.
-MOJOTIC FESTIVAL - 22 giugno/19 luglio/4 agosto, Sestri Levante. Patrick Wolfe (22/6, Teatro Arena Conchiglia) pop sofisticato con un esclusivo concerto acustico con diversi e originali strumenti musicali. Bonnie ‘Prince’ Billy (19/7, Teatro Arena Conchiglia) repertorio a cavallo tra folk, country e blues. Silent Disco (4/8, Baia del Silenzio)
-QUESTI POSTI DAVANTI AL MARE Marina Genova Aeroporto
Rassegna di musica cantautorale: sabato 23 giugno Piji, sabato 7 luglio Carlot-ta, sabato 21 luglio Giua & Armando Corsi
-FESTIVAL DEL MEDITERRANEO – Dal 28 giugno al 7 luglio Castello D’Albertis, Porto Antico piazza delle Feste. I temi di questa edizione sono l’acqua e il fuoco, come simbolo della condizione delle culture mediterranee.
-GREEN NIGHT FESTIVAL - ARTE MARE SCIENZA – 29 giugno/1 luglio, Santa Margherita-Portofino Escursioni, attività terrestri e marine, laboratori per adulti e bambini, aperitivi con la scienza, spettacoli ed eventi.
-SESTRI JAZZ – Marina Genova Aeroporto ore 21.30
Concerti jazz con: sabato 30 giugno HB Quintet, sabato 14 luglio Felice Reggio Quartet, sabato 28 luglio Open Frontiers International Project
-ALEMANTE FESTIVAL – 30 giugno Fascia di rispetto di Prà. Un evento a scopo benefico di caba-
ret, musica e solidarietà. Il ricavato è destinato a un reparto dell’ospedale Gaslini. Partecipano i migliori cabarettisti e musicisti del panorama genovese e nazionale, super ospiti Ale e Franz. Inoltre, concerti, degustazione delle focaccette di Crevari e di altre specialità.
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-GENOVA FILM FESTIVAL – 2/8 luglio Cinema The Space Porto Antico
Il più importante evento cinematografico ligure e fra i più apprezzati in Italia con oltre 120 film. Lezione di cinema, un omaggio a Gassman, un focus sul cinema tedesco contemporaneo con il Festival di Lipsia. Concorso nazionale per cortometraggi e documentari con 30 film in gara e poi anteprime, incontri con gli autori, workshop, proposte editoriali.
-FESTIVAL IN UNA NOTTE D’ESTATE – 5 luglio/15 agosto Piazza San Matteo - Palazzo del Principe. Festival di prosa e non solo, dedicato al tema dell’identità
-GOA BOA FESTIVAL - 6/27 luglio
Quest’anno il festival organizzato dall’associazione Psyco si svolge al Porto Antico e a Villa Serra. Questo il programma: Porto Antico, Arena del Mare: 6 luglio Ben L’Oncle Soul e Brunori Sas; 7 luglio Balkan Beat Box e Almamegretta & Raiz; 8 luglio – Morrisey e Kristeen Young; Villa Serra: 13 luglio Negrita, 22 luglio Mr Vegas, Mellow Mood e Raphael (reggae), 27 luglio Banco Del Mutuo Soccorso e Le Orme
-LUCI SUI FORTI ALLA LANTERNA – 3/15 luglio, Parco della Lanterna di Genova
Spettacoli suggestivi itineranti nel parco e nel Museo della Lanterna. 3-8/7 Gente di Mare, 9/7 Le due facce della Lanterna -Momenti di Danza, 10-15/7 Peter Pan ti porto con me Il Faro della follia
-FESTIVAL TEATRALE DELL’ANTICO ACQUEDOTTO – 8/21 luglio, Valbisagno, lungo l’itinerario dell’Antico Acquedotto 8/7 Mauro Pirovano e i Liguriani, 15/7 Luigi Marangoni e Bobby Soul, 18/7 Beppe Casales, 20/7 Teatro dell’Ortica porta in scena “Il Grande Tempio”
-FESTA DEL SOLE - 13/14 luglio, Lido di Vesima. La festa reggae più famosa di Genova si trasferisce in riva al mare.
LE SAGRE
EVENTI CONSIGLIATI
Trofie con 4 sughi diversi+dolce+bevanda tutto a 10 euro
atro della Gioventù. Una trilogia comica di Sir Alan Ayckbourn. Il teatro rimane aperto 7 giorni su 7 anche durante l’estate per l’iniziativa “RESTATE A TE-
SAGRA DELLE TROFIE - 22/23 giugno, Sori
SAGRA DEL PESTO ROSSIGLIONE 24/25
Le conquiste di Norman - Sino al 5 agosto, Te-
SAGRA DEL RAVIOLO CASALINGO - 29 giu-
ATRO”. Solid Rock Fest – 30 giugno, Giardini Luzzati
gno/1 luglio, Borgo Fornari. Gli stand gastronomici aprono alle 19. E’ previsto un intrattenimento musicale oltre che un vasto menù ricco di specialità liguri e non solo
(centro storico Genova). Musica e solidarietà in favore delle popolazioni emiliane. Previsti i concerti di L.A.Roxx,Cocks, None, Russ Ultra Vixen, Monkey Liver, Chiara Labina, Marta Moretti, I Gruppi della Scuola Musicale Musichiamo
IL RE RAVIOLO – 29 giugno/1 luglio, Cogorno
Vintage in Porto – 30 giugno/1 luglio Porto Antico
GAMBERONATA - 29 giugno/ 1 luglio, Pieve Li-
Samuele Bersani in concerto – 11 luglio ore 21
SAGRA DELL’ASADO – 5/6/7 luglio, Chiavari
J-Ax in concerto – 13 luglio Arena del Mare Porto
SAGRA DELLA CAPPONADDA - 7/9 luglio
Scossi dal sisma - 20/21/22 luglio, Torrazza
giugno, Rossiglione. Apertura stands ore 19.30
Apertura stands ore 19.30
gure. Apertura stand ore 19, sabato alle 21 concerto dei Buio Pesto campo sportivo Caperana San Rocco di Camogli
SAGRA DELLO STOCCAFISSO - 13/15 luglio via Molinetto di Voltri
di Genova. Orari: sab h 11/23,30, dom 10/20
Arena del Mare Porto Antico di Genova. Prezzi da 28 a 40 euro Antico di Genova. Prezzi da 25 a 28 euro
(Sant’Olcese) Torneo con 8 squadre miste con stand gastronomici musica dal vivo giochi e lotteria. Il ricavato è destinato alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto