#49 //LA RIVISTA GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITA //ANNO VI //AC PIRRI
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ERA
SUPERBA
Analizzare il bilancio previsionale del Comune di Genova porta ad una riflessione: consideriamo l’ente un punto di riferimento autorevole e determinante, capace di coordinare e sostenere lo sviluppo di una comunità o dobbiamo limitarci al ruolo di “cassa comune” per le fasce più deboli della popolazione e per il mantenimento dei servizi pubblici essenziali? La seconda ipotesi rispecchia fedelmente la realtà dei fatti. I comuni d’Italia hanno l’acqua alla gola, lottano per salvaguardare politiche sociali e servizi pubblici, ci mancherebbe altro, è giusto che sia così. Viene però da chiedersi: quanto spazio rimane per tutto il resto, quel “resto” che per forza di cose diventa marginale se paragonato alle grandi sfide di cui sopra? Prendiamo ad esempio la direzione “cultura e turismo” (il binomio, di per sé, racchiude di tutto e di più) a cui spettano nel 2013 meno di 5 milioni di euro. Eppure sono anni che sentiamo ripetere che il futuro di Genova passa attraverso la valorizzazione dell’offerta turistica. Abbiamo puntato le poche risorse a disposizione sul patrimonio museale di Strada Nuova e sulle attività di Palazzo Ducale e poi questa estate, tanto per fare un esempio, il punto di informazione turistica di piazza De Ferrari era chiuso per ferie e via Garibaldi era un cantiere a cielo aperto. Le città votate al turismo offrono audio e video guide in tutte le lingue, percorsi e itinerari ben curati e valorizzati anche fuori dal centro, segnaletica orizzontale e verticale per turisti in tutta la città, web e tecnologie, pullman, navette e battelli… Mancano i soldi pubblici per gli investimenti nel settore, manca una visione d’insieme, ma soprattutto manca l’iniziativa, le idee e il coraggio per realizzarle. Ma allora, dico io, se la direzione comunale non ha la forza per mettere in campo un’offerta turistica degna di questo nome, perché non farsi da parte? Partendo dall’esperienza “in grande” di Acquario e Porto Antico, perché non aprire ai privati incentivando gli investimenti nel settore da parte di piccoli e medi imprenditori invece che temerne la concorrenza? L’ente pubblico come mediatore e supervisore avrebbe comunque un ruolo determinante e, soprattutto, in linea con le proprie possibilità. A me sembra la storia del marito che per fare un dispetto alla moglie… Con affetto, Gabriele Serpe
//SOTTO LA LENTE //4 COMUNE DI GENOVA: BILANCIO 2013 //a voxe de zena //9 IL PESO DELL'IMPERCEPIBILE //10 MINI SCOLMATORE DEL FEREGGIANO //12 NAVEBUS //13 NUOVA SCUOLA IN PIAZZA DELLE ERBE //15 A SPASSO PER ZENA: LA MADDALENA //di tutto un pò //17 LETTERE DALLA LUNA //18 DIARIO DI VIAGGIO: FINLANDIA //20 LIBERAMENTE
DIRETTORE Gabriele Serpe EDITORE Associazione Culturale Pirri AMMINISTRAZIONE Manuela Stella, Marco Brancato GRAFICA E COPERTINA Constanza Rojas REDAZIONE Manuela Stella, Matteo Quadrone, Marta Traverso, Elettra Antognetti, Simone D’Ambrosio HANNO COLLABORATO Diego Arbore, Michela Alibrandi, Gianni Martini, Gigi Picetti, Gianluca Nicosia, Daniele Aureli, Claudia Baghino, Nicoletta Mignone, Emiliano Bruzzone, Roberto Marzano COMMERCIALE Annalisa Serpe (commerciale@erasuperba.it) STAMPA Tipografia Meca CONTATTI www.erasuperba.it 0103010352 redazione@erasuperba.it Autorizzazione tribunale di Genova registro stampa n 22/08
//20 IN VINO VERITAS //21 BOTTEGA DELLE FAVOLE //il caffè degli artisti //22 MICHELE MEZZALA BITOSSI //24 RECYCLE //25 POETI SENZA LANTERNA IL BANDITORE //26 FERMATA A RICHIESTA //27 L'ANGOLO DI GIANNI MARTINI //varie ed eventuali //29 PARLA COME MANGI //30 AGENDA
IL BILANCIO
2013
DEL COMUNE
DI GENOVA
Tutti i numeri del bilancio previsionale 2013 e un’intervista al professore Luca Gandullia che risponde alle nostre domande e a quelle dei lettori di Era Superba. Cerchiamo di fare chiarezza sull’approvazione di un documento fondamentale per la gestione della macchina comunale.
// simone d'ambrosio
L
’argomento non è certo dei più semplici, ma riguarda da vicino tutti noi genovesi e merita di essere approfondito. Con 22 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astenuti il Consiglio comunale ha approvato lo scorso 31 luglio il bilancio previsionale per l’anno 2013, ovvero il documento annuale di pianificazione e gestione economica e finanziaria del Comune che indica tutte le spese sostenute nell’anno solare (quindi in parte ancora da sostenere) e tutte le entrate utili per finanziarle. Si tratta perciò dello strumento indispensabile per programmare le attività della pubblica amministrazione e per destinare risorse ai servizi erogati dal Comune. In quella stessa occasione, con operazione degna del miglior Harry Potter, giunta e consiglieri avevano deciso di rinviare al giorno successivo, poi a settembre (poi, ancora, a fine ottobre), la tanto discussa delibera di indirizzo sulle società partecipate che apre alla parziale privatizzazione di Amiu, Aster e altre società in house. Una delibera di per sé non direttamente collegata al bilancio, ma che era diventata imprescindibile in seguito alla volontà del Partito Democratico di vincolare il proprio assenso al bilancio proprio a una radicale revisione del sistema delle società partecipate dal Comune di Genova. Così non è stato, anche perchè la decisione del Pd aveva scatenato le ire degli altri partiti di maggioranza Lista Doria, Sel e FdS. Al momento di andare in stampa la situazione è ancora in attesa di essere definita, la delibera è stata ritirata per poter aprire il confronto con i sindacati ed entro fine mese dovrebbe essere presentata in Consiglio. Non rimane che attendere gli sviluppi per capire quanto effettivamente verrà risparmiato nel capitolo spesa corrente alla voce partecipate nel 2014 e se ci sarà un prezzo da pagare in termini di servizi e occupazione.
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Di quanti soldi ha bisogno in un anno il Comune per svolgere i propri compiti? La risposta è 841 milioni e 725 mila euro, ovvero l’ammontare complessivo del bilancio previsionale del Comune di Genova per il 2013. Di questi, poco meno di 98,5 sono destinati alle varie direzioni amministrative: 36,5 milioni alle Politiche Sociali e 30 milioni a Scuola, Sport e Politiche giovanili mentre il restante terzo viene suddiviso tra tutte le altre direzioni, con particolare incidenza per Cultura e Turismo, Polizia Municipale e Sviluppo economico, tutti comunque al di sotto dei 5 milioni di euro. Tra i capitoli di spesa corrente (ovvero tutte le spese legate al funzionamento dell’ente e ai servizi erogati), i dati più significativi riguardano ovviamente le società partecipate. Parliamo di quasi 230 milioni di euro così suddivisi: 121,7 milioni ad Amiu (come vedremo, interamente coperti dalla Tares), 89,6 milioni ad Amt, 18,3 ad Aster. Di poco inferiore la spesa che riguarda il costo fisso del personale che ammonta a 222 milioni di euro per i poco meno di 6 mila dipendenti di Tursi.
Altre sostanziose voci di spesa sono, infine, i 49,5 milioni di accantonamento per il Fondo di svalutazione crediti (trattasi di perdite presunte su crediti nei confronti di soggetti valutati non capaci di saldare il debito), i 76 milioni di rimborso prestiti, i 37,7 di interessi e i quasi 54 per le spese generali. Dal lato delle entrate, invece, la voce principe è naturalmente rappresentata dai capitoli tributari (tasse, multe ecc) che portano nelle casse di Tursi 588 milioni di euro. Nel dettaglio, i fondi maggiori arrivano da Imu (279 milioni), Tares (121,7 milioni) e dal Fondo di solidarietà comunale introdotto nella legge di stabilità (107,6 milioni). Per quanto riguarda l’IMU, dopo le decisioni di settembre del governo Letta, i Comuni dovranno attendere da Roma il rimborso per i mancati introiti. Oltre a ciò il Comune riceverà dallo Stato solo 101 milioni. Mentre poco meno di 146 milioni sarà il gettito derivante da entrate extratributarie, tra cui i quasi 35 milioni preventivati dall’incasso di multe e i poco meno di 26 milioni derivanti dall’accesso a beni e servizi pubblici.
// Nel 2013 le direzioni comunali possono fare affidamento su un plafond complessivo (limite massimo di spesa) di 98 milioni e 487 mila euro. A goderne maggiormente il settore delle Politiche sociali a cui andranno 36,5 milioni di euro e quello della Scuola, sport e politiche giovanili per cui sono previsti 30 milioni di stanziamenti. I restanti 30 milioni (circa) suddivisi fra tutte le altre 30 direzioni, compresa Cultura e Tursimo a cui vanno meno di 5 milioni. «È evidente – ha sottolineato l’assessore al Bilancio Francesco Miceli – che se non avessimo previsto la manovra fiscale che porterà nelle casse comunali quasi 25 milioni di euro, tutto il plafond a disposizione delle varie direzioni sarebbe stato assorbito quasi interamente da Terzo Settore e Scuola e Sport». Direzione generale Gabinetto del sindaco Segreteria organi istitituzionali Avvocatura Personale e relazioni sindacali Corpo di polizia municipale Urbanistica SUE e grandi Progetti Mobilità Sistemi informativi Politiche delle entrate e tributi Patrimonio e demanio Cultura e turismo Scuola sport e politiche giovanili Politiche sociali Sviluppo economico Ambiente, igiene, energia Stazione unica appaltante e servizi generali Area servizi
Manutenzione infrastrutture e verde pubblico Comunicazione e promozione della città Programmi riqualificazione urbana e politiche della casa Pianificazione e sviluppo organizzativo Statistica e sicureza aziendale partecipate Integrazione processi e manutentici e sciluppo dei municipi Smart City Decentramento funzioni cimiteriali Servizi civici, legalità e diritti Ragioneria Vice Segretario Generale Vicario Area tecnica Municipi
FOTO DI DANIELE ORLANDI
// Abbiamo chiesto a Luca Gandullia – docente di Scienza delle finanze e Finanza regionale e degli enti locali a quella che un tempo si chiamava Facoltà di Scienze Politiche, nonché presidente del Master in “Innovazione nella Pubblica Amministrazione”, e già addentro alla realtà della civica amministrazione genovese con la presidenza di Sportingenova – di aiutarci a capire qualcosa in più su questo documento per molti troppo astruso. Partiamo dalla delicatissima questione delle società partecipate, che ha messo in seria crisi la maggioranza di Palazzo Tursi. «Quello delle società partecipate resta un nodo irrisolto a Genova, come in tante altre città. Il superamento del “capitalismo municipale” stenta a compiersi per resistenze ideologiche e sindacali. A mio avviso correttamente, alcune forze politiche a Genova hanno posto il tema della riforma delle società partecipate come precondizione all’approvazione del bilancio 2013. Vi è la necessità di compiere scelte ineludibili, che vanno dalla liquidazione di società non in grado di stare sul mercato (come si è fatto per SportinGenova nel 2010), alla dismissione di società la cui proprietà pubblica non ha alcuna motivazione economica o a società dove l’ingresso di soci privati, anche di minoranza, potrebbe portare benefici di efficienza e capacità manageriali». Sul tema delle partecipate, un lettore di Era Superba ci ha inviato un quesito piuttosto interessante: “Non trovate che la trasparenza nei bilanci delle partecipate sia carente? Sul bilancio del Comune possiamo vedere solo a quanto ammontano i trasferimenti dell’ente nelle casse delle partecipate, ma se poi andiamo sul web a cercare i loro bilanci
non ci sono o sono di difficile consultazione. Addirittura leggendo quello di Aster, da profano, sembrerebbe persino un’azienda in piena salute…” «L’osservazione corrisponde al vero. I rapporti tra Comune e società partecipate sono opachi. Da diversi anni si lamenta la perdita di controllo del Comune sulle proprie società partecipate. Per aumentare la trasparenza dei bilanci delle società partecipate la Giunta Vincenzi aveva previsto un’apposita Agenzia/Autority comunale che tuttavia a distanza di quattro anni dalla sua costituzione non ha prodotto i risultati attesi». Veniamo al bilancio preventivo per il 2013: la situazione finanziaria del Comune è preoccupante o in linea con la realtà nazionale? «La grave situazione finanziaria del Comune di Genova non sorprende. Per Genova, come per le altre maggiori città italiane, si riflettono gli effetti delle pesanti manovre finanziarie attuate, all’insegna dell’austerità, dai governi centrali negli ultimi tre anni, manovre che hanno gravato in misura preponderante sulle autonomie locali. L’intero comparto della finanza comunale nel nostro Paese soffre le conseguenze di una crescita eccessiva degli apparati burocratici avvenuta nel corso degli anni ’90, rivelatasi poi insostenibile già prima dell’aggravarsi della crisi economica. Il sovradimensionamento delle strutture comunali è ancora più marcato nelle città, come Genova, che registrano un calo progressivo della popolazione residente». Ci aiuti a fare un po’ di ordine tra i tanti numeri di questo bilancio previsionale. «Nelle stime della giunta le risorse mancanti nel 2013 rispetto all’anno precedente ammontano a 80 milioni di euro, circa il 10% della spesa comunale complessiva; la metà è costituita da minori trasferimenti statali. Per farvi fronte sono state previste riduzioni di spesa per circa
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50 milioni di euro, di cui 13 relativi alla spesa per il personale e 1,7 milioni come risparmi delle spese generali (spending review). Altri 14 milioni derivano, invece, da non meglio precisati risparmi relativi al servizio del debito comunale, probabilmente in parte frutto della ricontrattazione di alcuni mutui. Le risorse ancora mancanti (circa 30 milioni) sono reperite attraverso l’aumento dell’IMU sulla prima casa (21,6 milioni) e l’aumento dell’IMU sulle abitazioni in locazione a canone concordato (1,5 milioni circa). Nel complesso, escludendo aggiustamenti contabili (quali i minori accantonamenti al fondo svalutazione crediti), la manovra finanziaria del Comune si compone per oltre la metà sull’aumento della pressione fiscale (IMU) e in misura minore su riduzioni di spesa (in primis quella sul personale)». A proposito di spesa per il personale. Facendo nostro uno spunto lanciato da un attento lettore di Era Superba, quanto è giusto aumentare la pressione fiscale sui cittadini, quando, benché in costante diminuzione, la voce più pesante nelle uscite di parte corrente è di gran lunga rappresentata dagli oltre 220 milioni di euro per il personale (quasi un quarto del totale)? «La struttura amministrativa del Comune è fortemente sovradimensionata rispetto alle necessità, tanto più che la popolazione genovese è in costante diminuzione. Occorreranno anni prima che, tramite il blocco del turnover o la mobilità, il Comune possa tornare a dimensioni più efficienti. Nel frattempo ogni possibile riduzione di spesa andrebbe privilegiata rispetto all’aumento della pressione fiscale sui cittadini genovesi». Fin qui i freddi numeri. Ma che cosa ne pensa? «Emergono tre ordini di considerazioni: la prima è che la manovra genovese soffre di gravi incertezze, soprattutto se si considerano i recenti provvedimenti dello Stato per quanto riguarda l’IMU il cui mancato incasso da parte dei Comuni dovrà essere rimborsato. Se così non fosse, a meno di ulteriori riduzioni di spesa difficilmente realizzabili a distanza di tre mesi dalla fine dell’anno, sarebbe inevitabile reperire le risorse facendo leva su altri strumenti tariffari e fiscali, in primis le tariffe sui servizi comunali e la Tares. E, data la natura
regressiva di questi prelievi, gli effetti sarebbero fortemente iniqui. Una seconda considerazione riguarda i risparmi di spesa, che appaiono significativi sul versante della spesa per il personale (anche grazie al blocco del turnover), mentre sembrano molto timidi sugli altri comparti. Dalla spending review, ad esempio, derivano solo 1,7 milioni di euro di risparmi. Infine, non si prevedono entrate nuove da dismissioni (immobiliari e societarie), che avrebbero potuto attenuare gli effetti dell’aumento della pressione fiscale e/o ridurre l’attuale stock di debito comunale (circa 1,3 miliardi di euro n.d.r.), con conseguenti benefici sul servizio del debito». Come vede il futuro delle casse di Tursi nei prossimi anni, considerato che i tagli proseguiranno e che il Comune non potrà più indebitarsi? «Occorrono azioni incisive per scongiurare situazioni di pre-dissesto. Va in primo luogo accelerata la costituzione della Città Metropolitana affinché i costi dei beni e servizi pubblici siano sopportati non solo dai cittadini residenti nel Comune di Genova. In questa occasione andrebbe anche ridefinito il perimetro dell’intervento pubblico da parte del Comune, che dovrebbe concentrare la propria azione sui servizi istituzionali e su quelli fondamentali (quelli sociali in primis) e dovrebbe, laddove possibile, assumere un ruolo di regolatore, anziché di gestore diretto dei servizi pubblici. Andrebbe, inoltre, condotta internamente una seria ed approfondita azione di spending review che attraverso l’individuazione delle determinanti della spesa comunale, consentisse di eliminarne le inefficienze; in questa direzione va anche adottata, su ampia scala, la metodologia dei costi standard, in linea con quanto è già stato elaborato dalla COPAFF (Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale) a Roma. Sul piano fiscale e tariffario, per evidenti ragioni di equità, andrebbe generalizzato l’utilizzo del nuovo ISEE per l’accesso ai servizi e alle prestazioni sociali, con la conseguente compartecipazione al costo dei servizi graduata in funzione della capacità economica dei cittadini». Ringraziamo il professor Gandullia per i preziosi contributi e i lettori di Era Superba per l’attiva partecipazione all’intervista.
// GIGI PICETTI // IL PESO DELL'IMPERCEPIBILE
La salute: un patrimonio che non va dilapidato
Scrivo questo pezzo per Era a un tavolino esterno del bar Luccoli, tra gli ultimi sussultanti bagliori dell’estate: è sabato pomeriggio e, come sempre in questo giorno, dalla sala superiore scende il coro di voci de “I Recugeiti” la squadra di canto dei trallaleri. E io di cosa scrivo? Ma sì, di quell’argomento che dovrebbe stare a cuore a tutti: vivere più a lungo possibile in salute fisica e mentale. In fin dei conti l’Associazione dei Consumatori mi ha nominato responsabile del Mangiarsano Liguria e per tale incarico mi procuro aggiornate informazioni da fonti competenti e prive di interessi speculativi. Ma non è un’impresa facile mantenersi sani, oggi che gli inquinamenti permeano l’intero orbe terracqueo: si può stare attenti a cibi e bevande, rifornendosi ai vari mercatini dei produttori e distributori diretti anziché dalle supernegoziate mummificazioni chimiche delle multinazionali, ma non si può selezionare l’aria che respiriamo. Quella che anche fuori città è ricca (si fa per dire…) non solo dell’anidride solforosa delle automobili cantata dal grande Lucio Dalla ma anche di
ozono, monossido di carbonio, benzene, biossido di azoto e polveri sottili, tutte sostanze nocive registrate oltre gli ottimistici limiti di sfondamento (dei polmoni?). Poi col tempo arrivano assortiti disturbi chiamati riduttivamente “acciacchi”: bruciori di stomaco, dolori articolari, stress alternato ad abulia, stitichezza, mal di schiena, insonnia o sonno agitato. E la gente si precipita da quei costosi e presuntuosi esperti visti come maghi. Mi viene in mente Walter Grophius, esponente della Bauhaus, che definiva gli specialisti “persone che fanno sempre gli stessi errori”. Ma anziché ammalarSI (riflessivo, ammalare se stessi”) e poi tentare di curare le malattie, è molto meglio curarsi della salute, cioè fare in modo di restare sani. E come? Con gli apporti della natura che per millenni ci hanno evoluto e che non sono valorizzati dalla chimica farmaceutica che preferisce ricavare dal petrolio la maggior parte delle medicine. Di recente ho scoperto il benefico Ganoderma Lucidum. Cos’è? L’estratto di un fungo presente sul tronco di querce secolari in un parco biologico
della Malesia, riserva naturale protetta. Si assume già gustosamente miscelato a caffè, cappuccino, cioccolata e the verde. E’ conosciuto da 4000 anni ma solo nel luglio dell’anno scorso il nostro Mi(ni)stero della Salute lo ha decretato integratore alimentare officinale: infatti agisce sui sistemi immunitario, cardiovascolare ed epatico, stabilizza la glicemia, è antiallergico, è antinfiammatorio e favorisce sonno sereno, equilibrio psicofisico e relazionale. A me e a chi conosco ha fatto così bene che ho deciso di unirmi alla capillare distribuzione amichevole diretta, ad irrisorio prezzo base, scelta dalla produzione originale per evitare che se ne impadronisca una grossa marca, sofisticandola ed imponendola con roboante pubblicità da ricaricare pesantemente sul costo ai consumatori. E non voglio neanche utilizzare “Era” per una propaganda pur rivolta al benessere. Chi ha capito mi chiami al 349.5506561, chi è scettico è anche responsabile delle proprie azioni al timone della barca della vita, libero di condurla in porto o al naufragio. Saluti e salute a tutti!
MINI SCOLMATORE
DEL FEREGGI ANO
C'È CHI DICE NO La logica è quella di sempre: la grande opera – anche se stavolta paradossalmente in versione “mini” – lava le coscienze e dà l’unica risposta possibile al problema. Il nodo del contendere è soprattutto politico, prima di essere una questione di ingegneria idraulica. Parliamo del progetto per lo scolmatore del Fereggiano presentato in pompa magna presso il Municipio Bassa Valbisagno dal Sindaco Marco Doria e dall’Assessore comunale ai Lavori Pubblici Gianni Crivello. Una galleria di 3,7 Km che risalirà la città da Corso Italia fino a Quezzi (precisamente in via Pinetti – altezza via Ginestrato) per intercettare l’acqua del torrente Fereggiano e convogliarla a mare. La soluzione progettuale prescelta è quella del prolungamento di circa 2,8 Km della galleria rimasta incompiuta del vecchio progetto per il “deviatore” del Fereggiano – poco più di 900 metri sviluppati in direzione monte a partire dall’altezza dei Bagni Benvenuto, lavori realizzati negli anni ’90 e poi stoppati dalla Magistratura – che sarà dunque utilizzata a fini idraulici per la captazione della portata di morbida e di piena dei rivi Fereggiano, Rovare e Noce. Inizialmente, però, sembrava che i progettisti fossero orientati a sostenere la soluzione che prevedeva la realizzazione di una nuova galleria di 3,3 Km parallela a quella esistente e che avrebbe rappresentato un vero e proprio primo lotto dello scolmatore definitivo. La scelta di Comune, Regione e Provincia (l’unico ente ad aver espresso dubbi in merito), invece, è stata diversa. Tuttavia, se mai un giorno dovessero rendersi disponibili le risorse per costruire l’agognato scolmatore del Bisagno del quale si parla da tempo immemorabile – costo che oscilla tra i 230 e i 265 milioni di euro secondo le ultime valutazioni – la galleria che si intende realizzare sarà destinata a diventare una galleria di servizio (a fini di manutenzione) rispetto a quella principale.
COSTO COMPLESSIVO E COPERTURA FINANZIARIA La copertura finanziaria dell’opera desta qualche perplessità: i 45 milioni di presunto costo complessivo arriveranno dal finanziamento del Piano Città dell’ex Governo Monti (25 milioni), dalla Regione Liguria (5 milioni) e dal Comune di Genova (15 milioni mediante l’accensione di un mutuo). Occorre sottolineare che tali fondi, sulla carta, dovrebbero garantire solo la captazione dell’acqua del Fereggiano. «Con il ribasso d’asta potremmo riuscire ad avere margine anche per costruire le opere di presa del Noce e del Rovare», dichiara l’assessore Crivello. Vale a dire due mini tunnel che capteranno l’acqua dei due rivi attraverso dei pozzi: costo altri 14 milioni (dunque per un totale di 59 milioni e non 45) che al momento non ci sono. L’iter approvativo – partito l’8 agosto scorso con la Conferenza dei Servizi in seduta referente – è proseguito con la presentazione delle osservazioni entro il 6-7 settembre, una delibera del consiglio comunale per la variante al PUC, l’accensione del mutuo entro dicembre e, per la prima metà di gennaio 2014, l’approvazione del progetto definitivo del primo lotto del canale scolmatore del Bisagno. Seguirà la gara d’appalto e l’amministrazione conta di poter partire con i lavori – che dureranno 4-5 anni – nell’ottobre 2014. LE VOCI FUORI DAL CORO L’assenza di un quadro economico completo denunciata dai consiglieri M5S e il voto contrario di Rifondazione Comunista per quanto riguarda il Municipio Valbisagno sono le sole voci contrarie in un coro unanime di approvazione. «Il mini-scolmatore del Fereggiano è una cosa ben diversa dallo scolmatore del Bisagno il cui costo era stimato in 153 milioni dal progetto definitivo del 2008 (più 100 milioni destinati
// MATTEO QUADRONE
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alle opere generali di riqualificazione idraulica e paesistica dell’alveo e del bacino), che aveva ricevuto l’assenso preventivo del Consiglio superiore dei lavori pubblici nel marzo dello stesso anno – spiega Giuseppe Pittaluga, consigliere Rifondazione Comunista – un intervento diverso nell’origine del finanziamento, nei costi, negli obiettivi. E soprattutto nella reale effettiva utilità. Viene proposta l’idea di convogliare il Fereggiano verso Corso Italia attraversando il sottosuolo sconosciuto di un territorio vasto ed in equilibrio assai precario, con un tubo dalle dimensioni ridotte, che non riceverà i due rivi Rovare e Noce. Sono diverse le criticità riscontrate nel progetto da analizzare e approfondire. Ad esempio la sottostima dell’apporto di materiale solido trasportato dal Fereggiano che potrebbero intasare la “presa” dello scolmatore. La piena del 2011 ha alzato il livello del greto del Fereggiano di almeno 5070 centimetri: decine di tonnellate di legni e detriti sono stati in seguito asportati. Per non parlare di un intero versante a picco costituito dai materiali di risulta della Cava e contenuto da muri costruiti negli anni ‘40». Secondo Pittaluga l’operazione oggi in discussione avrebbe come obiettivo prioritario la possibilità di “vendersi”, per buone, le aree interessate dal problema e da questo vincolate, in primis l’ex mercato di Corso Sardegna. «Del resto - continua Pittaluga - anche nella recente Conferenza
dei Servizi i pareri erano discordanti: la Provincia, ente che ha maggiore competenza e conoscenza delle problematiche, si è espressa criticamente». La contrarietà al progetto nella sua versione minimale viene espressa con forza anche dagli ambientalisti, Legambiente e Wwf su tutti. «Concordiamo con la posizione del Commissario straordinario della Provincia di Genova Piero Fossati che ha espresso dubbi in merito. Secondo noi i costi dell’opera proposti dal Comune non sono per niente realistici. Con 45 milioni di euro non mettiamo in sicurezza il Fereggiano - afferma Andrea Agostini di Le gambiente - inoltre, nel caso in cui in futuro si liberassero le risorse necessarie per costruire il vero canale scolmatore del Bisagno, lo scavo oggi previsto sarà pressoché inutile e si dovrà realizzare un altro scavo per la galleria principale: in pratica, stiamo per spendere 45 milioni per una galleria di manutenzione, mi sembra una scelta folle. La messa in sicurezza del Fereggiano passa attraverso interventi meno costosi e realizzabili in pochi mesi, anziché in anni – continua Agostini – come la demolizione degli edifici situati nell’alveo (e la ricollocazione delle persone in posti più sicuri), l’abbassamento del letto del torrente in via Pinetti ed altri interventi di questo genere, ad esempio la revisione idraulica delle decine di caditoie presenti, ma completamente ostruite, in tutta la valle del Fereggiano».
NAVEBUS, UNA RISORSA
PER RESIDENTI E TURISTI Un finanziamento regionale di 350 mila euro in bilico fino alla fine dell’anno. Il futuro della Navebus, il servizio di trasporto pubblico via mare che in meno di 30’ porta da Pegli (Molo Archetti) al Porto Antico di Genova, è appeso a una sottile linea rossa. Ne sono ben consapevoli i cittadini del ponente che stanno promuovendo una raccolta di firme per sensibilizzare la Regione a mantenere in vita il servizio. Un’operazione già compiuta qualche anno fa, con oltre 18 mila adesioni raggiunte in un mese, e che diede i frutti sperati. «Recentemente – spiega il presidente del Municipio VII Ponente, Mauro Avvenente – ho incontrato l’assessore regionale ai Traporti, Enrico Vesco, il quale mi ha assicurato che entro la fine dell’anno sarà presa una decisione. Tagliare il finanziamento vorrebbe dire rinnegare un vettore comodo, pulito, puntuale, non inquinante, tipico di una città di mare e utile sia per i cittadini che per i turisti.». Non dello stesso avviso sembra essere Anna Maria Dagnino, assessore alla Mobilità del Comune di Genova, che si è lasciata scappare un alquanto sintetico ma molto emblematico «per me potrebbe anche chiudere». Certo Dagnino ha ben altre gatte da pelare riguardo il futuro e il presente di Amt, ma considerato che dall’azienda non filtrano altri commenti, è facile intuire che i “ponentini” non avranno grande sostegno nella loro battaglia da parte di Palazzo Tursi. «Bisogna sfatare un mito» torna alla carica Avvenente. «Non è vero, come sembra circolare da più parti, che la chiusura definitiva di Navebus comporterebbe il risanamento delle casse di Amt. L’azienda in tutta quest’operazione non ci mette il becco di un centesimo di euro e non è
assolutamente detto che, in caso di eliminazione del servizio, la Regione sarebbe disposta a convogliare i 350 mila euro nella casse di Amt, che già riceve un finanziamento diretto da piazza De Ferrari. Semmai da questo servizio, gestito sì come trasporto pubblico locale ma curato dalla Cooperativa battellieri del Porto di Genova, Amt non ha altro che da guadagnarci». Attraverso un accordo che risale a circa tre anni fa, infatti, in seguito al dimezzamento dei fondi previsti nei primi anni per il servizio Navebus, pur di mantenere in vita questa modalità di trasporto, i battellieri concordarono nel suddividere equamente con Amt tutti i proventi superiori ai 300 mila euro. «Non sono cifre da capogiro – chiosa Avvenente – ma Amt dovrebbe avere tutto l’interesse a far sì che il vettore rimanesse attivo perché, pur non costando nulla, porta comunque qualcosa nelle casse». Secondo le ultime cifre, rese note dalla Compagnia dei battellieri, ogni anno sono circa 350 mila gli utenti della Navebus. Il battello pubblico non è vitale solamente per i pendolari ma mette in atto un meccanismo virtuoso che consente di includere nei percorsi turistici anche le bellezze del ponente. «Per noi ponentini – spiega il presidente Avvenente – si tratta di un’occasione importantissima di promozione e di sviluppo per iniziative di riqualificazione come sta avvenendo per Villa Duchessa di Galliera, i restauri di Villa Pallavicini e Villa Doria, la Fascia di Rispetto, il Museo Navale, quello di Archeologia. Anche grazie alla Navebus, il ponente può proporsi come punto di aggregazione della popolazione e offrire la possibilità di visitare eccellenze del nostro territorio finora rimaste un po’ nascoste».
// simone d'ambrosio
//12 A voxe de zena
// elettra antognetti
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PIAZZA DELLE ERBE A GENNAiO L'APERTURA
DELLA NUOVA SCUOLA È ancora aperto il cantiere di piazza delle Erbe per la costruzione del nuovo edificio scolastico, che dovrebbe riunire gli alunni delle scuole medie Baliano e delle elementari Garaventa. Tuttavia, sembra che si sia giunti alla fase finale: i lavori saranno terminati entro il 31 ottobre 2013 e gli alunni e il personale scolastico potranno utilizzare la nuova struttura a partire da gennaio 2014, trasferendosi in piazza delle Erbe dopo la pausa natalizia. L’edificio, che sarebbe dovuto essere ultimato nei primi mesi del 2012, è costato al Comune 3.501.906,67 euro (iva esclusa): un investimento importante e soprattutto un evento molto sentito e atteso dai cittadini del centro storico, che di recente (giugno 2013) si erano riuniti in un corteo per le vie del centro, per sollecitare la fine dei lavori. Gli Assessori ai Lavori Pubblici e alle Scuole, Sport, Politiche Giovanili del Comune di Genova, Giovanni Crivello e Pino Boero, illustrano la situazione allo stato attuale: «I lavori si stanno concludendo ed entro il 31 ottobre prossimo l’immobile verrà consegnato alla Civica Amministrazione dal Responsabile del Cantiere, l’ingegner Innocentini. Il ritardo della consegna è imputabile a vari fattori: due varianti sopraggiunte in corso d’opera, dovute alla presenza di antiche cisterne e locali interrati emersi nel corso degli scavi archeologici; il rinvenimento di manufatti in calcestruzzo armato; la necessità di effettuare opere provvisionali e consolidamenti, non previsti, alle pareti dell’ex Oratorio; infine, la modifica della fondazione dei locali ove è prevista la riserva idrica. I contatti con i genitori sono stati mantenuti attraverso vari incontri: dapprima, le riunioni del 3 aprile e 11 giugno, a cui ha partecipato il Presidente del Consiglio d’Istituto (rappresentante la componente genitoriale), e inoltre quella del 29 aprile, istituita su richiesta del Comitato genitori della scuola Garaventa. Durante gli incontri, i tecnici
hanno illustrato le difficoltà incontrate e la programmazione dei lavori. Confermiamo che l’impegno dell’Amministrazione, d’accordo con la Direzione Didattica competente, è di attivare l’immobile ad uso scolastico dal gennaio 2014, compatibilmente con i tempi tecnici (certificazioni, collaudo ecc.), nonché con il trasloco degli arredi». Proseguono gli Assessori: «Per quanto riguarda la situazione attuale, la facciata degli ultimi tre piani è stata colorata e sono stati tolti i ponteggi; sono stati montati gli infissi; all’interno procedono i lavori di finitura (co-
loritura dei muri e piastrellatura dei bagni)». Dal Municipio I Centro Est, anche Fabio Grubesich, Assessore e Vicepresidente, conferma: «Dopo il primo rinvio, la scuola avrebbe dovuto essere inaugurata nell’autunno 2013. Tuttavia, già dall’ultimo sopralluogo effettuato era emersa l’impossibilità di rispettare questa data e siamo stati costretti a rivedere il cronoprogramma. Oggi si dà come termine ultimo dicembre, previa effettuazione di un ulteriore sopralluogo per constatare lo stato dei lavori. Se l’esito risultasse positivo -come auspichiamo-, l’ingresso nei nuovi locali potrebbe avvenire a partire da gennaio 2014».
“Buona la birra, tapas per tutti i gusti, il tutto ad un prezzo economico” (Valentina, Genova) “Bella idea per rilanciare la Maddalena e il locale è davvero carino” (Manuela, Genova) “Idea originale, cibo per tutti i gusti e il personale è davvero cordiale. Il locale che mancava a Genova!” (Simone, Genova) “Ambiente giovane e allegro in un luogo storico della città” (Gabriele, Genova)
A SPASSO PER
ZENA // LA "MANGIACORTA" ALLA MADDALENA
In collaborazione con Yeast, Amaddalena e Civ. Un estratto del testo guida scritto appositamente per la “Mangiacorta” del quartiere della Maddalena (21/9/2013) // GABRIELE SERPE
G
enova città del contrasto. Regale e sudicia, tronfia e sommessa. Due facce indissolubilmente legate fra loro, come una moneta. La Maddalena, uno degli antichi sestieri della Città Vecchia, ne è l’emblema. Le minuziose decorazioni del Palazzo Spinola in piazza Pellicceria e l’instabile profilo di Vico Droghieri, lo sfarzo della bella Strada Nuova e a pochi passi le signorine di Vico Salvaghi. E pensare che, come uno scherzo del destino, dove ora si distende via Garibaldi un tempo sorgevano case popolari, umili botteghe e… il postribolo pubblico. Si chiamava via Montalbano, veniva regolarmente appaltata ogni 5 anni e le “pubbliche mogli” pagavano le tasse, 5 genovini al giorno; avevano il sabato libero, la domenica andavano alla messa rigorosamente vestite di giallo e, a S.Giovanni, seguivano la processione dietro l’effige della Maddalena, loro protettrice. Discendendo Vico del Ferro si torna a respirare l’odore della casbah, si scende sino allo stretto budello di Via dei Macelli di Soziglia dove in tempi remoti scorreva il torrente Rialto e, anche grazie alla vicina presenza dell’acqua, avevano sede i macelli della città. Dalla rossa facciata sopra la piazza dei Macelli i balconi piangono verdi fronde sotto l’inaspettato quadrato di cielo. Superato l’incrocio con il buio nascondiglio della Luna (è tutto vero, l’ho vista più di una volta riposare in quel pertugio), si svolta in Vico della Rosa per sfociare nell’arteria principale dell’antico sestiere, Via della Maddalena, le cui origini si perdono nel tempo. Le voci straniere si mischiano in un piacevole concerto che nel quartiere scandisce regolare lo scorrere delle ore, dall’alba al tramonto. Superati i compiti balconcini di piazza Cernaia dominati dalle grandi finestre, si prosegue lungo il medievale Vico dietro il Coro di San Luca. Piazza De Franchi arriva all’improvviso, un respiro veloce, protetta dalla ferrosa ringhiera e illuminata dal bianco e nero del Palazzo Brancaleone Grillo e dalle sue generose finestre che affacciano sul buio di Vico Mele. Il maestoso portale merita una brusca frenata. Vico dei Greci rivela in bella posa il campanile delle Vigne, ma è solo un attimo. Subito quell’odore tipico misto alcol e piscio ti accompagna nelle zozze viscere di Vico dell’Amor Perfetto, sino all’omonima e minuscola piazzetta teatro della leggenda popolare che narra l’amore platonico fra il re di Francia Luigi XII e la povera Tomasina, morta suicida. Un breve passaggio nella trafficata Via degli Orefici ed ecco Piazza delle Vigne, luogo di incontri ravvicinati, come se si trattasse della piazzetta del paese, fra tazze di the e tazzine di caffè, calici di vino e bicchieri di birra, dialetto genovese, lingua araba e mugugno facile… Si risale, adesso, per attraversare le vene nude e crude della Maddalena: Vico Libarna, Via Galera e Vico Salvaghi. Qui la “legge Merlin” ha ancora difficoltà di applicazione, le signorine ti osservano e chissà cosa riescono a rapire di te, chissà cosa hanno capito. L’occhiolino veloce è un fiore sparato dal cannone, nell’istante in cui gli sguardi si incrociano. Sullo sfondo il fianco stanco e sbiadito del Palazzo Rosso, fra cosce brune e panni stesi, mentre si discende Vico Angeli per tornare in Via della Maddalena.
lettere dalla luna 17//
LETTERE
DALLA LUNA Vi invio dal Satellite una constatazione franca e dolorosa: non sono più in grado di attendere, nel senso che non sono più capace. Non mi sembra che sia passato tanto tempo da quando sono tornato quassù, forse il ricordo terreno dell’attesa è ancora troppo fresco per accettarne senza batter ciglio la totale assenza. D’altronde che altro siamo noi se non attesa? Si attende un oggetto, poi un evento, poi un appuntamento, una data importante. Poi l’evento dopo e quello dopo ancora, un altro oggetto, un’altra data importante. Si procede a balzelli, si genera aspettativa per mantenere caldo il sangue nelle vene. Portatori sani di dipendenza. L’attesa come la nicotina. Quando non riusciamo a mettere a fuoco l’obiettivo su cui riversare decisi il bisogno di attendere o magari il giorno atteso è ancora troppo lontano nel tempo, la crisi d’astinenza ci rende ciechi, crea false aspettative e obiettivi fasulli, getta semi sulla roccia. Niente da fare, neanche più quello, io ho completamente disimparato ad attendere, come il fumatore che non sa più portare alla bocca la sigaretta; pur ricordandosi il gesto, lo immagina, ma non riesce a riprodurlo.
//18 di tutto un po'
DIARIO di
VIAGGIO FINLANDIA TAMPERE, HELSINKI
Leggevo “Caduta libera” di Nicolaj Lilin quando uno scrollone mi ha fatto capire che l’aereo stava iniziando la fase di atterraggio. Superate le mille isole che formano uno spettacolare arcipelago siamo entrati dentro una nuvola per poi uscire sopra le verdi foreste finlandesi. Le punte degli alberi parevano grattare la pancia dell’aereo e la pista di atterraggio ancora non si vedeva. Improvvisamente è apparsa una piccola striscia di asfalto, le ruote si appoggiano dolcemente e l’aereo si ferma dopo un’iniziale brusca frenata. L’aeroporto di Pirkkala è uno dei più piccoli che io abbia mai visto, la sala d’attesa è composta da alcune sedie in legno come quelle di scuola, un bar al piano superiore e uno shop di souvenir chiuso se il personale è impegnato nelle operazioni di check-in. Ho preso la navetta che con sei euro mi ha portato nel centro di Tampere in compagnia di alcuni studenti italiani che scontavano il loro periodo di Erasmus. Tampere sorge tra i laghi Nasijarvi e Pyhajarvi che hanno una differenza di altitudine di 18 mt, il centro è piccolo e scarno di grosse attrattive e neanche troppo ben frequentato, in contrapposizione la natura esplode in tutte le sue forme appena si esce dalla città. I ristoranti si contano sulle dita di una mano e non tutti ispirano fiducia, inoltre i prezzi dei piatti sono alti e l’istinto mi ha guidato verso il
primo fast food disponibile, la catena Hesburger, l’omologo finlandese del McDonald’s con la differenza che i nomi dei panini sono scritti in finnico e di conseguenza è difficile fare delle scelte, fortunatamente l’inglese unisce tutto il mondo e un cheeseburger e delle crocchette di pollo sono facili da ordinare. Il primo giorno di buon mattino ho camminato sulle sponde del lago inferiore, lungo tutto il suo perimetro si percorre un sentiero dentro a un parco naturale, gabbiani, corvi, aironi e cormorani popolano le rive in attesa di qualche pesce da mangiare. Ho riposato su un prato che terminava con una piccola spiaggia, decine di persone godevano del caldo eccezionale, mi sono spogliato e immerso nel lago, nonostante la temperatura esterna le acque sono gelide a causa dell’escursione termica che avviene nelle ore notturne. Rigenerato e ancora inconsapevole del raffreddore che sarebbe arrivato dopo poche ore, mi sono incamminato verso il centro per pranzare. Dentro un palazzo della via principale ho trovato un vecchio mercato in legno, Kuppahalli, al suo interno banchi di carne di renna, alci e scatolette di orso, negozi di souvenir ed economici ristorantini, ho ordinato una zuppa di pesce con trancio di salmone da leccarsi i baffi e una pentola di cozze in umido. Il pomeriggio ho preso una bici a noleggio per visitare il lago superiore e un parco a nord della città, dopo tre ore di pedalate mi sono dedicato allo shopping nel piccolo centro di Tampere e terminare la giornata con una sontuosa cena da Hesburger. Il mattino seguente ho preso il treno alle 8 del mattino per Helsinki, i costi dei trasporti sono altissimi ma il servizio è di un’eccellenza unica, la puntualità, la pulizia, il Wii-Fi gratuito e funzionante, il servizio di ristorazione, le poltrone con lo schienale retraibile, l’attacco per la corrente e per le cuffie della radio rendono il viaggio estremamente comodo e piacevole. Questo è quello che avrei scritto se non avessi preso il treno di ritorno in classe economica, gente ammassata come bestie al macello si spartiva un fazzoletto di spazio tra un vagone e l’altro, per un attimo mi sono sentito a casa. Ad Helsinki ho prenotato una stanza presso l’ostello dello stadio olimpico, una volta sceso dal treno ho cercato le indicazioni e ho attraversato a piedi il parco con lo splendido lago
// diego arbore
che separa la stazione dallo stadio. Lungo le sue rive ci sono due piste, una ciclabile e una pedonale dove ad ogni ora del giorno centinaia di persone si tengono in forma facendo sport immersi nella natura pur essendo in centro città. Non immaginavo che l’ostello fosse parte integrante dello stadio, si trova infatti nella curva e l’idea di dormire in quel posto così originale mi affascinava sempre di più. Helsinki è una città molto elegante, il centro è pulito e in ordine ed è facile veder passare alcuni senzatetto con grossi sacchi pieni di lattine e bottiglie vuote che inserite in appositi macchinari di smaltimento rifiuti differenziati pagano dieci o venti centesimi, un modo intelligente per tenere occupate le persone e rispettare l’ambiente. Il mare mi attirava come una calamita trascinandomi fino al porto dove ho pranzato con un ottimo trancio di salmone fresco e verdure, preso un caffè e fumato una sigaretta tra banchi di frutta e pesce fresco che si alternano sulla banchina del porto dove mendicanti e artisti cercano di spillare qualche moneta ai numerosi turisti che si aggirano alla ricerca di un battello per visitare le isole. Sulle note di “Spaced Cowboy” di Sly & the Family Stone sono salito a bordo della nave Mulligan per un tour di circa tre ore
attraverso l’arcipelago, tempo necessario per vedere fari e verdi isolette con piccole case in legno, avvistare una foca, una coda di balena e ammirare il panorama della città vista da un’altra prospettiva. Sui gradini della grande cattedrale in legno che domina Helsinki, seduto tra coppie di innamorati e turisti giapponesi intenti a fotografare ogni cosa, scaldato dagli ultimi raggi di una splendida settimana di sole, attendevo il tramonto, nelle orecchie passava Paolo Conte, nulla sembrava più appropriato di “Diavolo Rosso” e quelle bambine bionde, con gli anellini alle orecchie. Il buio e il freddo dell’inverno reprime l’entusiasmo degli abitanti di Helsinki che esplode nelle stagioni più calde con manifestazioni artistiche e concerti lungo le vie della città dove tutto è più allegro e anche un viaggiatore solitario trova compagnia. Il mio viaggio in Finlandia sarebbe finito il giorno successivo quando avrei preso il traghetto per Tallin, ma quello è un altro viaggio. Un altro adesivo è stato attaccato sulla mia valigia, profumi, luoghi e persone di questa esperienza rimarranno sempre vivi nella mia mente come una fotografia da archiviare nell’album dei ricordi di una vita in giro per il mondo.
//20 di tutto un po'
//LIBE //RA MEN// TE// www.ps icologo-genova.it
//in vino veri tas//
// psicologa michela alibrandi
LA GIOIA CONTAGIOSA DELLA GRATITUDINE // Si brontola, ci si lamenta e l’umore va giù, sempre più giù, al contrario quando si dice o si pensa “grazie” arriva il buonumore! Spesso per abitudine focalizziamo la nostra attenzione su quello che non va, troppo caldo, troppo freddo, troppo o poco lavoro, pochi soldi... Quanti si riconoscono in questi pensieri?! Attenzione però perché questo atteggiamento provoca nella nostra mente un dialogo interno negativo, in cui al ricordo di una sventura segue quello di un’altra, vera o presunta, fino a trovarci quasi inconsapevolmente ricolmi di tristezza. Proviamo invece ad indirizzare questo processo verso la felicità e resteremo stupiti! Spostiamo la nostra attenzione su ciò che di bello siamo ed abbiamo: “Ho un tetto sopra la testa”, “Ho da mangiare”, “Ho un corpo che funziona”, “sono intelligente, simpatico” o altre caratteristiche positive e dopo ogni frase pensiamo “Grazie!” Non è importante chi ringraziamo, possiamo indirizzare il nostro grazie al destino, a Dio, a me stesso, ai miei cari… qualunque sia il destinatario, in base alle nostre convinzioni, il buonumore arriverà comunque subito! Poi proviamo ad essere grati verso il prossimo, gli sconosciuti e le persone che ci vivono accanto e che spesso diamo per scontate. Riempiamo la giornata con dei grazie detti con il sorriso ed occhi negli occhi, e chissà che un po’ di positività non ritorni indietro ad arricchire la nostra stessa vita.
// gianluca nicosia
L’ AMARONE DELLA VALPOLICELLA DOCG // è un vino rosso prodotto all’ interno di un’area comprendente 19 comuni della provincia di Verona denominata Valpolicella. Tra i più importanti citiamo Negrar, Fumane, Marano, Sant’Ambrogio, San Pietro di Cariano, Mazzane, Illasi, Colognola ai Colli, Grezzana e Montecchia di Crosara. Esiste anche la sottodenominazione Valpantena che si ha in località Quinto di Valpantena e Grezzana. I vitigni con cui è consentito produrlo sono: Corvina veronese dal 45% al 95%; Corvinone che può sostituire il precedente nella misura massima del 50%; Rondinella dal 5% al 30%. Altri vitigni a bacca rossa non aromatici, ammessi alla coltivazione nella provincia di Verona fino ad un massimo del 15% con un limite del 10% per ogni singolo vitigno. La caratteristica principale è data dall’appassimento delle uve prima della vinificazione. Il colore è rosso carico tendente eventualmente al granato con l’invecchiamento, l’odore caratteristico, accentuato, il sapore è pieno, vellutato, caldo. Curiosità: il nuovo epiteto Amarone per indicare il Recioto Amaro o Recioto Secco, nasce nella primavera del 1936 nella Cantina Sociale Valpolicella, al tempo con sede presso Villa Mosconi ad Arbizzano di Valpolicella. Il capocantina Adelino Lucchese, palato e fiuto eccezionali, ritrova una botte dimenticata in cantina e spillando il Recioto Amaro dal fusto di fermentazione, esclama: “Questo non è un Amaro, è un Amarone!”. Il capocantina aveva regalato alla Valpolicella la parola magica e il direttore Gaetano Dall’Ora la usò subito in etichetta.
DI tutto un po' 21//
LA BOTTEGA DELLE
FAVOLE IL PROGETTO DI ANNA MORCHIO Le mamme leggono le favole ai loro bambini per farli addormentare: un concetto semplice, che ha riguardato la prima infanzia di quasi tutti noi. A volte, tuttavia, ci sono mamme che preferiscono non affidarsi ai vari Walt Disney, Fratelli Grimm e compagni, ma scelgono di inventare loro stesse le fiabe da raccontare. Il progetto creativo di Anna Morchio (grafica e creativa genovese) è iniziato così, come lei stessa ci racconta: «Ho due bambini e ho compreso fin da subito che il sistema più veloce per avere la loro attenzione e farmi ascoltare è raccontare storie: prediligo le fiabe inventate sul momento, come faceva mia madre con me, ricordo che narrava a me e mio fratello alcuni grandi capolavori della letteratura “riadattati” perché potessimo capirli. In seguito ho iniziato a scrivere alcune storie e a proporle agli editori: inizialmente non ho ricevuto risposte, poi una casa editrice mi ha proposto la prima pubblicazione. La scrittura mi è sembrato un buon metodo perché le storie che inventavo non andassero perdute, potessero rimanere conservate». Da qui nasce La Bottega delle Favole, un progetto che coniuga la narrativa per l’infanzia e le potenzialità del digitale. Le fiabe infatti vengono proposte in forma scritta (.pdf ed .epub, consultabili online o
// marta traverso
stampabili) e in .mp3. «Ho diversi amici che si sono offerti di illustrare, leggere o musicare le mie favole, o di aiutarmi a scriverne di nuove. Inoltre una mamma di origine canadese mi sta aiutando per la traduzione in inglese delle fiabe, così che possiamo offrire un servizio bilingue. La mia priorità al momento è ampliare la rete di contributi, soprattutto da parte di genitori che non vogliono veder perse le fiabe che raccontano ai propri figli. In secondo luogo sto sviluppando il filone parallelo delle fiabe personalizzate: uno dei miei primi esperimenti è stato con un’amica, a cui ho proposto di realizzare delle fiabe-bomboniere per i Sacramenti dei suoi figli - in sostituzione alle bomboniere tradizionali - con storie in cui loro stessi fossero i protagonisti. In seguito, grazie anche alla mia esperienza di allieva in corsi di improvvisazione teatrale, ho realizzato alcuni laboratori di inventafavole in cui gli stessi bambini contribuivano attivamente alla creazione delle fiabe. Ho per esempio partecipato al Nininfestival di Bogliasco e presto saranno online le fiabe lì prodotte». Il progetto futuro di Anna è di creare un’associazione dedicata all’espressività e creatività infantile: «Al momento è solo un’idea, ma insieme ad altre due mamme vogliamo attivare iniziative per i nostri figli e altri bambini. Siamo anzitutto alla ricerca di una sede, per questo teniamo sempre d’occhio le vostre inchieste sui beni immobiliari pubblici attualmente in disuso, per capire se ci può essere qualcosa attinente alle nostre possibilità». Le favole di Anna si possono consultare e acquistare sul suo sito web (www.labottegadellefavole.it).
//22 il caffè degli artisti
MICHELE “MEZZALA” BITOSSI:
LA MUSICA E I NUMERO6 // claudia baghino
Dall’esordio nel 1998 con i Laghisecchi, passando per i Numero6, fino ad arrivare alla pubblicazione del suo primo album da solista (con lo pseudonimo di Mezzala). Il genovese Michele Bitossi è una poliedrica figura di musicista presente sulla scena musicale indie italiana da quindici anni e con all’attivo ben 9 dischi pubblicati. «Amo scrivere canzoni. Lo faccio di continuo e credo lo continuerò a fare per tutta la vita, a prescindere dal fatto che vengano pubblicate o che raccolgano consensi. Sono letteralmente ossessionato dalla creazione di brani nuovi, mi appaga tantissimo trovare nuovi giri di accordi su cui cantare melodie e parole». Michele ha ripercorso con noi gli anni di carriera, parlando di passioni, idee, progetti presenti e futuri. L’intervista completa è disponibile sul nostro sito (www.erasuperba.it), pubblichiamo qui i passaggi più significativi.
Hai vissuto la musica della scena indie ’90-’00, che non è certo quella di adesso. Cosa è cambiato secondo te in questi anni? «Intanto, molto banalmente, a quell’epoca i dischi si vendevano ancora, cosa che adesso non accade più, tranne rarissimi casi. In generale c’era molta meno congestione di band, cantautori, musicisti di quella che c’è adesso. Di conseguenza un album, quando usciva, se era buono, riusciva a godere della giusta attenzione per il giusto periodo di tempo, si potevano innescare di conseguenza certe dinamiche promozionali e i progetti, se meritevoli, venivano gratificati in una maniera quanto meno sensata, anche dal punto di vista live. Chi non meritava difficilmente arrivava a fare un disco, perché esisteva ancora un buon grado di meritocrazia e selezione, dovute soprattutto al fatto che non era ancora possibile realizzare album professionali con equipaggiamenti digitali e poco costosi. Adesso escono cento dischi, ep, singoli al giorno, migliaia di ragazzi pubblicano musica senza autocensura, tutto è diventato semplicissimo grazie al web e alle applicazioni musicali che sono nate negli ultimi anni. Io, pur avendo un’etichetta, sono il primo che le adopera per diffondere la mia musica e quella dei gruppi che produco. Ritengo però che si sia arrivati ormai a una
situazione fuori controllo. Dischi bellissimi vengono dimenticati dopo una settimana per fare spazio a valanghe di nuove cose, molte delle quali scadenti, false, inutili. C’è una gran confusione, emergere è sempre più difficile. Detto tutto questo, però, credo che le belle canzoni vincano sempre, a prescindere da tutto. E oggi, a differenza di qualche anno fa, è molto più agevole farle ascoltare potenzialmente a tutto il mondo con due o tre click su una tastiera di un pc». Come è cambiato in tutto questo tempo il tuo approccio alla musica? «Beh, da un punto di vista tecnico posso dirti che, rispetto a quando ho iniziato, adesso è molto più semplice e immediato realizzare per i fatti propri dei provini di canzoni nuove con un suono piuttosto completo e professionale. Questo influenza certamente, almeno per me, il versante produttivo, rendendolo più razionale, veloce e organico. Un altro aspetto significativo è quello relativo al fatto che, ormai, si ragiona sempre meno per album ma c’è un forte ritorno all’ascolto e alla valorizzazione di canzoni singole. Uno strano ritorno a quel che succedeva negli anni sessanta che parte però da presupposti diversi, presupposti a cui accennavo prima (gli mp3, i-tunes, youtube, l’estrema velocità di fruizione e di consumo..)».
Ben si conoscono le difficoltà che stanno nel riuscire a fare di una passione una professione. A fronte dei tanti risultati raggiunti, oggi ti senti sicuro e fiducioso o percepisci precarietà come agli inizi? «Credo che per fare musica con velleità di un certo tipo in Italia sia obbligatorio essere fiduciosi. Io lo sono da sempre, diversamente avrei fatto come i tantissimi (alcuni anche di gran talento) che ho visto abbandonare in momenti di difficoltà. Credo sia una questione di motivazioni e di carattere: c’è chi smette di suonare e di scrivere perché non è in grado di fronteggiare degli insuccessi o non vede soddisfatte le proprie aspettative. O forse, semplicemente, realizza di essere tagliato per una vita più comoda. Sì perché, se è vero che sono sempre e comunque fiducioso è altrettanto vero che mi sento assolutamente un precario. Di sicuro non vivo di Numero6 o di Mezzala, ma faccio vari lavori inerenti all’ambito musicale. Sono padre di famiglia, mi devo dare molto da fare. Un aspetto interessante, che mi riguarda come riguarda parecchi altri miei colleghi, è la percezione che la gente ha di quel che facciamo, quasi sempre in un modo o nell’altro poco aderente alla realtà delle cose. Si va da chi non riesce proprio a considerare quello del musicista come un vero e proprio lavoro, a meno che tu non sia superfamoso, chi si stupisce quando viene a sapere che faccio anche altri lavori oltre a suonare».
Nell’ultimo disco dei Numero6 “Dio c’è” i testi gettano lo sguardo sul presente disastrato che vediamo oggi. Secondo te a cosa deve e può servire la musica adesso, per chi la fa e per chi la ascolta? «I testi degli ultimi due dischi dei Numero6 sono abbastanza diversi da tutto quello che ho scritto in precedenza. Anche sollecitato dai miei compagni ho cercato di essere più diretto e di parlare meno di questioni personali, cosa che invece ho fatto nel mio album solista a nome Mezzala. Ho iniziato a scrivere delle storie, immedesimandomi in una serie di personaggi, cercando di utilizzare una tecnica narrativa che mi affascina parecchio, ossia quella del “narratore inattendibile”. Nello specifico di “Dio c’è” in effetti ci sono dei riferimenti alla situazione socio politica italiana. Questo non vuol dire però che quando scrivo voglia pontificare chissà cosa. Esprimo semplicemente un punto di vista, condivisibile o meno. Non so dirti a cosa deve o può servire la musica adesso, è un discorso troppo complicato che richiederebbe pagine e pagine. Ho l’impressione che la musica ultimamente venga molto “maltrattata” sia da chi la fa sia da chi la ascolta. Personalmente la musica mi serve a vivere, e non mi sto riferendo certo a questioni prosaicamente economiche ma a qualcosa che riguarda l’ossigeno necessario a respirare».
//24 il caffè degli artisti
"RECYCLE ITALY",
A GENOVA CI OCCUPIAMO DI AREE FERROVIARIE DISMESSE // marta traverso
Il Laboratorio Recycle ha sede presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Quest’anno ha organizzato il concorso fotografico Forgo(at), un bando finalizzato a mettere in risalto gli spazi abbandonati o dimenticati della nostra città. Sono state selezionate 20 fotografie che saranno in esposizione dal 10 al 25 ottobre nella mostra collettiva “Forgo(at)” presso i locali di Villa Imperiale a San Fruttuoso. Ma il concorso e l’evento made in Zena non sono un’iniziativa isolata, bensì rientrano nel progetto di ricerca su scala nazionale “Recycle Italy” che si occupa di rifunzionalizzare spazi urbani dimenticati. Il concorso nasce dal significato originario del termine riciclare, ovvero il rimettere in circolazione, riutilizzare materiali di scarto, elementi che hanno perso valore e/o significato. Un tema molto caro anche a noi di Era Superba, che ogni giorno ci impegniamo a segnalare luoghi abbandonati che meriterebbero nuova vita. Coordinatrici del bando sono Beatrice Amoretti e Alessia Ronco Milanaccio, che stanno lavorando a questo progetto nell’ambito della loro tesi di laurea magistrale in “Design del prodotto e dell’evento”. Abbiamo chiesto loro qualche dettaglio su questa iniziativa: «Il concetto di Recycle è l’applicazione del riciclo e recupero di materiali all’architettura e agli spazi urbani: si tratta di un progetto di dottorato di ricerca che coinvolge ben undici Facoltà italiane, ciascuna su un particolare filone. Obiettivo della ricerca è mappare le aree di interesse e comprendere come “riciclarle”, sotto quale forma renderle nuovamente fruibili alla cittadinanza. Genova, nello specifico, si occupa di aree ferroviarie
Approfondimento da erasuperba.it: San Fruttuoso, Terralba e Piazza Giusti: quale futuro per le aree FS? dismesse e una parte della ricerca si concentra sull’asse di Terralba. Abbiamo collaborato a questo progetto, che ci piacerebbe sviluppare anche dopo la laurea magistrale, per far iniziare a prendere coscienza dei numerosi luoghi dimenticati di Genova (da qui il nome del concorso che rimanda al verbo inglese “to forget”, dimenticare, ndr), restituirli alla città e dare loro un nuovo valore, individuando nuove destinazioni d’uso e proposte di riqualificazione. Gli spazi abbandonati non devono essere percepiti come un onere, ma come una potenzialità». Nel corso della mostra saranno presentati un libro e i risultati della ricerca: gli aggiornamenti sono consultabili tramite la pagina Facebook “Recycle Genova”.
di roberto marzano immagine a cura di Nicoletta mignone
POETI SENZA LANTERNA //FABRIZIO CASAPIETRA Se è vero, ed è vero, che Genova è terra di poeti e cantautori, Fabrizio Casapietra genovese lo è a tutto tondo. Chitarrista atipico e ispirato poeta, attraverso la sua voce graffiante fonde le due arti con sagace maestria. Con dirompente originalità si distingue, e non poco, in un panorama nel quale sono spesso dominanti omologazione e scopiazzo... Figlio e padre delle sue stesse visioni incanta indifferentemente lettori e ascoltatori, destreggiandosi in entrambi i ruoli con seducente genuinità. GOCCE Camminano, lente, senza ascoltare strette strette, dall’altra parte: solo un soffio le offende, le palleggia, un ‘ecco!’ non visto che non eccede mai, le fa nevischio: lancio senza temuto rischio, gettito senza moneta: gocce pronunce senza voce, stirano briciole senza esito, né disastro: caduta mai pagata a nessuno, gocce che incontrano sorelle presenti...
*
IL
BANDI
TORE
*Municipio
Centro Est, assEgnazione locali: cinque bandi per locali da destinare alle associazioni che si occupano di infanzia, soggetti deboli e mondo femminile, siti in via di Mascherona, Salita Superiore San Rocchino, Vico San Cristoforo, Salita del Prione e Vico Indoratori. Info e sopralluoghi 010 5572304 – 74572. Scadenza 18 ottobre
*Obiettivo
patrimonio puBblico: concorso fotografico a cura dell’Agenzia del Demanio, per ritrarre edifici e luoghi di proprietà dello Stato. Nessuna quota di partecipazione. In palio 3.000 € al primo classificato, 2.000 € al secondo e 1.000 € al terzo. Info e invio materiali agenziademanio.it. Scadenza: 30 ottobre.
*Inferno,
Dante Alighieri: mostra collettiva a San Giovanni di Pré, a cura dell’associazione culturale La Tela. Opere di pittura, scultura e fotografia ispirate alla prima cantica della Divina Commedia. Info e invio materiali la-tela@libero.it. Scadenza: 10 novembre.
*Critica
in MOVimento: bando per la migliore recensione video di un festival o spettacolo teatrale, di danza o di cinema. A cura di Studio28Tv e Fondazione Cariplo. Biglietto di ingresso gratuito per eventi e spettacoli convenzionati con il concorso. In palio 1.000 € al vincitore. Info e invio materiali www.studio28.tv. Scadenza: 15 dicembre.
//26 il caffè degli artisti
FERMATA A RICHIESTA // Quando nel cuore della notte ti svegli vuol dire che qualcosa non va… Da una notte insonne Dedicata al Bianconiglio Musica consigliata: Pink Floyd – Time Bevanda sconsigliata: caffè Quadro di Francesco Capocci Quando nel cuore della notte ti svegli vuol dire che qualcosa non va… Non è il cuore della notte, è il preambolo del giorno. Il giorno che si prepara, che si veste per uscire… uscire fuori, farsi vedere, alla scoperta, gridare a tutti che anche lui c’è. Quando ti svegli nel preambolo del giorno, vuol dire che qualcosa non va. Un Ticchettio. Sempre più forte, prima non lo sentivo. Forse è una bomba, un ordigno che sta per esplodere. Tutto finisce nell’ultimo secondo del conto alla rovescia. Una luce fortissima, un rumore assordante, macerie a terra e una vita che finisce. Silenzio. Pausa. Ascolto. No… non è una bomba; è solo l’orologio in cucina. Non lo sopporto. Dopo un po’ diventa intollerabile. Salgo in piedi sopra la sedia e tolgo l’orologio bianco dal chiodo che lo sorregge. Lo prendo. Lo fermo. Tolgo le pile. Lo uccido. … È morto. Non parla più, lo riappendo. Scendo dalla sedia e mi risiedo. Ho ucciso il tempo, mi merito una sigaretta. Tabacco, cartina, filtro… il filtro non ce l’ho, mi devo ingegnare: un biglietto da visita spunta dal tavolo, dietro a un bicchiere di vetro con un po’ d’acqua rimasta (bevo l’acqua e prendo quel biglietto). Bicornia Rossi. Numero di telefono 33426ecceteraeccetera. Perché ho un biglietto di Bicornia Rossi se non conosco nessuno con questo nome? Quale sarà poi il nome? Forse non lo saprò mai. Strappo un pezzo di quel biglietto, la forma geometrica di un rettangolo. Lo arrotolo a forma di esse. Rimangono le ultime due cifre del numero telefonico: quattro e sei. Domani gioco questi due numeri, magari è un segno. Preparo la sigaretta. Ventinove secondi: record personale. Accendino… accendino… accendino? Eccolo in tasca. Accendo, fermo, mi rilasso. … Una macchina passa in strada. Non conosco il modello, non so chi la guida, sento solo il rumore. Forse dei ragazzi nel momento post-festa; fanno ritorno a casa ascoltando un po’ di musica. Una musica scelta non dal guidatore, ma da uno dei passeggeri. Una canzone italiana che tutti sanno a memoria, per cantarla insieme. Con le canzoni straniere si rischia sempre di fare brutte figure e pessime stonature. Oppure no… un uomo, solo. Stereo spento. In cerca di una donna con una sigaretta accesa: un po’ di soldi per un po’ d’amore. La sigaretta finisce, l’amore anche, i soldi di conseguenza. L’uomo torna a casa, soddisfatto della prestazione. … Il pensiero ha bruciato il mio tabacco. La sigaretta è finita. La spengo, la butto e decido di smettere di fumare. Anche oggi. Mi ripeto che questa volta faccio sul serio. Anche oggi. Silenzio. Mi alzo. Spengo la luce della cucina. Clic. Vado in camera, accendo la luce. Clic. Metto a posto tabacco, sigarette e stop. I filtri devo averli persi. Mi immergo nel letto. Una fuga dal mondo. È stata una fuga dal mondo. Un attimo solitario di un uomo comune, che il mondo non saprà mai. Un momento intimo, senza dire una parola; per non farmi sentire dal mondo… Il mondo frenetico, rapito, cronometrato. Quando uno si sveglia nel preambolo del giorno vuol dire che qualcosa non va. Forse avevo solo bisogno di uccidere il tempo. Clic. Buio. // DANIELE AURELI, pagina fb: 2ue
// l'angolo di gianni martini Bentornati dalle vacanze! Siete pronti a ripartire per nuove letture? Bene… gli articoli di questa stagione vorrei dedicarli alla “forma-canzone” con particolare attenzione, ovviamente, alla canzone italiana e specificamente alla canzone d’autore. Cercherò di tratteggiarne la storia, i filoni stilistici, le “scuole”, descrivendo anche qualche aspetto formale. Come dire… buona lettura!
La canzone è una forma musicale di grandissima popolarità e notevole potenziale espressivo - comunicativo. Ognuno di noi ha certamente una o più canzoni che negli anni ha amato o a cui si sente maggiormente legato. Magari semplicemente perché una canzone gli ricorda episodi della sua infanzia della sua adolescenza ecc… Insomma le canzoni – è noto – muovono i ricordi, legate come sono a volti, vicende personali e/o collettive racchiuse nella nostra memoria. Ma oltre a questi aspetti psicologici, affettivi e privati (anche quando riguardano migliaia di persone) ci sono caratteristiche che rendono la canzone immediatamente un “oggetto sociale”. Anzi, possiamo certamente sostenere che la canzone sia già frutto di un’attività sociale: la canzone è indice di (e spesso favorisce le) relazioni sociali. Banalmente, si scrivono canzoni per poi cantarle o perché siano cantate da qualcuno. Anche la canzone “rimasta nel cassetto”, in realtà avrebbe voluto spiccare il volo verso il mondo. Ben difficilmente qualcuno scriverebbe solo ed esclusivamente per se stesso, in quel caso, come dire, si tratterebbe di “canzoni catatoniche”… Magari si scrive e poi vien meno il coraggio di fare ascoltare le proprie canzoni agli altri per paura dei giudizi (ecco una possibile genesi per le canzoni che rimangono nel cassetto…). Ma d’altra parte qualsiasi “oggetto ideale” – come è una canzone nella fase embrionale – diventa una canzone vera e propria solo quando qualcuno inizia ad ascoltarla, ossia quando diventa socializzabile/comunicabile/ripetibile/giudicabile. La popolarità e/o il successo rappresentano poi una ulteriore sfaccettatura che riguarda (e necessariamente segue) la creazione/produzione di una canzone. A questo punto mi sembra utile inserire un distinguo tra “popolarità” e “successo”. Certo, un brano di successo diventa, per forza di cose, popolare, nel senso di “conosciuto a livello di massa”. Ma il termine – almeno in un’accezione del suo significato – mi sembra che rimandi ad un contesto storico particolare e recente. Le canzoni (e i cantanti-interpreti) di successo sono esplicitamente un fenomeno successivo alle consistenti innovazioni tecnologiche – applicate alla realtà/mercato dei mass media – che hanno caratterizzato la prima metà del ventesimo secolo: la radio; le tecniche di registrazione; il disco e poi la cassetta audio, la televisione, la possibilità di amplificare ed elaborare il suono ecc…E parallelamente il formarsi/nascere dell’industria culturale, che tutti questi mezzi ed opportunità offerte dalla tecnologia userà a spada tratta, abusandone. Però il successo può anche finire, essendo legato molto spesso alle mode. Quindi una canzone/cantante di successo dopo non molto tempo potrebbe sparire dalla memoria, all’insegna dell’effimero. Il termine “popolare”, invece, mi sembra maggiormente legato alla memoria, al ricordo: la popolarità si guadagna, è frutto di un lavoro costruito nel tempo, un traguardo, non il risultato di invasive strategie promozionali e pubblicitarie; c’entra relativamente con i risultati delle vendite e le Hit parade. Prendiamo ad esempio Blowin’ in the wind, We shall overcome, O sole mio, Il ragazzo della via Gluck, Fischia il vento, La canzone del sole, Nel blu dipinto di blu (Volare). Queste sono canzoni “popolari” perché rimaste nella memoria storica e ne vanno ad arricchire la tradizione musicale. E in quanto vanno a sedimentarsi negli strati più o meno profondi della tradizione/ costume/cultura di una collettività, le canzoni diventano traccia/segno/simbolo/icona sonora di quella stessa comunità. Ogni canzone, anche la più dimenticata, costituisce comunque la traccia di un particolare periodo storico. Tuttavia, in quanto prodotto culturalmente complesso, la canzone diventa, da elemento semplicemente residuale, “segno” di quel determinato periodo: fornendoci delle informazioni (aspetti formali e strutturali, caratteristiche del giro armonico, rapporto col testo, tecniche di registrazioni e supporto audio eventuale…) ci aiuta ad identificarlo. Se poi quella canzone fosse (o fosse stata) molto popolare, addirittura potrebbe assurgere a simbolo di un’epoca, una vicenda storica, una comunità, un gruppo di persone. Canzoni-simbolo possono considerarsi : Like a rolling stone di B. Dylan, La locomotiva di F. Guccini, Bella ciao, Sapore di sale di G. Paoli, Satisfaction dei Rolling Stones, e ovviamente altre...
1. Centro Storico di Genova Via San Bernardo: quanto può incidere sul territorio e nel sociale un’attività commerciale? Sono trascorsi due anni dalla mia apertura e il mio obiettivo è sempre stato quello di essere un punto di riferimento soprattutto per gli abitanti della zona, attraverso il lavoro, la presenza (durante l’estate appena trascorsa, il locale restava aperto spesso dal mattino fino a tarda notte) e la qualità del servizio, nel mio piccolo, allontanare la paura e la ritrosia per la zona, tra le più belle e antiche del Centro Storico. 2. La cucina può avere una funzione educativa soprattutto per i più giovani? Certamente. Spesso i più giovani non sono adeguatamente informati sulla buona cucina e sul corretto utilizzo delle bevande alcoliche. Credo che un personale valido debba anche occuparsi, attraverso la competenza e la passione per questo lavoro, di informare l’utenza e di creare con la stessa un rapporto di fiducia; in questo modo il cliente avrà gli strumenti per bilanciare il gusto alla salute.
parla come mangi 29//
MANGI Questa è una variante tutta genovese del più classico risotto alla zucca. 300 gr. riso (Vialone o Carnaroli), 250 gr. di zucca gialla fresca, 3 pomodori, 1 cipolla tritata, 25 gr. burro, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, 1 dl. di brodo, parmigiano grattugiato, sale e pepe di mulinello. Preparazione Mettete a soffriggere nel burro e olio il trito di cipolla; appena rosolata, unitevi la polpa di zucca, precedentemente pulita, privata dei senza semi e dei filamenti e tagliata a cubetti. Mescolate e lasciate insaporire per 10 minuti. Versate poi i pomodori tagliati a piccoli dadi, regolate di sale e pepe, fate cuocere per altri 10 minuti e aggiungete poi il brodo. Trascorsi circa 20 minuti, a fiamma bassa, unite il riso e fate cuocete, mescolando spesso, per altrettanto tempo. A riso ancora caldo mantecate con abbondante parmigiano. Aggiungete a piacere anche del pepe o qualche fogliolina di salvia.
Abaco - Abachìn Abate - Abòu Abbagliare - Abarlugâ Abbaino - Abæn Abbastanza - Abàsta Abbattuto - Abaciocòu Abitudine - Àndio A caso - Abrétio Accappatoio - Pêtenadô Accendere - Açénde Accidente - Açidénte Acciuga - Anciôa
//RISO E ZUCCA
PICCOLO dizionario
GENOVESE
LETTERA "A"
Acclamare - Avoxâ Accordare - Acordâ Accorgersi - Acòrzise Acerbo - Bózzo Aceto - Axòu Acquazzone - Derûo d’ægoa Addirittura - Adreitûa Afferrare - Aberâ Affettuoso - Câo Affittare - Afitâ Affresco - Pitûa Agitare - Sciâtâ
//AGENDA
EVENTI
// FINO AL 29 SETTEMBRE EXPO DELLE ASSOCIAZIONI DEL TERZO SETTORE. Concerti, spettacoli, dibattiti, laboratori per bambini, seminari, proiezioni. Ex ospedale psichiatrico di Genova Quarto. // FINO AL 13 OTTOBRE -H 21 LA STRANA COPPIA il capolavoro di Neil Simon con la The Kitchen Company. Teatro della Gioventù, domenica ore 17, lun chiuso. // DAL 29 SETTEMBRE -MOSTRA ROBERT DOISNEAU PARIS EN LIBERTÉ. Robert Doisneau e Parigi: un binomio inscindibile tra uno dei più grandi fotografi francesi e la città che ha amato e immortalato con il suo obiettivo.Palazzo Ducale, intero 11 euro. Orari: da martedì a domenica (ore 10-19), lunedì (ore 14-19) // DA VEN 27 SETTEMBRE A DOM 6 OTTOBRE -EXPò VALLESTURA: fiera campionaria, laboratori tematici, degustazioni a tema, convegni, concerti, spettacoli, torneo di scacchi giganti e molto altro ancora. Rossiglione // VENERDì 27 SETTEMBRE -H 19.30 SAGRADELLAPOLENTAE DEI FRISCEU DI BACCALA’. Polenta al cinghiale, ai formaggi, funghi e salsiccia, frisceu dI baccalà, carne alla brace, patatine fritte, pomodori e dolci. Poggio (Bogliasco). -FESTA DI FINE ESTATE. Piazza Rapisardi, Largo Calasetta, Via de Nicolay: degustazioni e musica. Quartiere di Pegli // VENERDì 27 E SABATO 28 SETTEMBRE -H 21 RICORDO DI DON GALLO. La comunità di San Benedetto organizza una proiezione del film Una canzone per il paradiso di Nicola Di francescoantonio. Teatro Albatros Rivarolo, ingresso libero // SAB 28 E DOM 29 SETTEMBRE -CARUGGINCURSA: gara podistica nel centro storico per bambini, adulti, disabili. Prevista anche la corsa sui tacchi a spillo. Domenica gara competitiva (10 km) e non (5,7 km). Centro storico -SAGRA DELLA FARINATA. Lungomare di Pegli -H 19 SAGRA DELLA POLENTA E DEL FUNGO PORCINO. Via Bolzaneto 14, Genova
// SABATO 28 SETTEMBRE -H 21 CLAUDIO BISIO E MICHELE SERRA: Poetastri. Recital satirico e reading bizzarro. Spettacolo a sostegno del teatro dell’Archivolto (sede dello show). Ingr 30€, ridotto abbonati 25€ // DOMENICA 29 SETTEMBRE -APRIAMO CORSO ITALIA: chiusura al traffico veicolare e appuntamenti di arte e cultura e nuova edizione di Casson’Art. Corso Italia // MARTEDì 1 OTTOBRE -H 18 ARCHITETTURE IN DIALOGO. L’Autore Enrico Pinna interviene con lo psicanalista Cosimo Schinaia. La Feltrinelli // MERCOLEDì 2 OTTOBRE -H 19 CINETRUOGOLI: Cold - di Cory Richards, 19 min. Patabang - di Andrea Frigerio. Wild One: A history about Philippe Ribiere - di Breceljnik Jure, 70 min. Piazza Truogoli di Santa Brigida // GIOVEDì 3 OTTOBRE -H 18 INCONTRO CON SILVIA AVALLONE. L’autrice di Acciaio incontra il pubblico in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo Marina Bellezza. La Feltrinelli // DA VEN 4 A DOm 6 OTTOBRE MOSTRA INTERNAZIONALE DEI CARTOONISTS. Mostra dedicata ad Ivo Macchiavello. Antico Castello sul Mare di Rapallo // DA VEN 4 A DOM 20 OTTOBRE -H 15/20 NON E’ UN PAESE PER VECCHI? Un immaginario viaggio a tappe per l’Italia, condotto attraverso i lavori di sette giovani artisti italiani e stranieri. Sala Dogana Palazzo Ducale // SABATO 5 OTTOBRE -H 20SAGRADELACAPRACONPOLENTA.Zoagli -H 22 SERATA DEEPdub: Dubass, Lion’s Way, Ganja Farmers, Levante Massive. Csoa Zapata // DOMENICA 6 OTTOBRE -H 10/19 MERCATO DI FORTE DEI MARMI. Biancheria per la casa, abbigliamento firmato, pelletteria, made in Italy. Porto Antico - H 21 NERI MARCORÈ E GNU QUARTET: Neri in Quartet, Comicità e canzone d’autore. Teatro dell’Archivolto, ingresso 30€, ridotto abbonati 25€ // LUNEDì 7 OTTOBRE KRYSTIAN ZIMERMAN: concerto con pianoforte - Ludwig van Beethoven. Teatro Carlo Felice // VENERDì 11 OTTOBRE -H 20.30 LA CONQUISTA DEL CERVINO. SINFONIA DI UNA MONTAGNA. La grande epopea dell’alpinismo, intrecciata con la storia della recente unità d’Italia. Teatro Duse, da 17 a 25 euro
SCOPRI ALTRI EVENTI SU ERASUPERBA.IT // SABATO 12 OTTOBRE -H 15/19 COMING OUT 2013. Evento in occasione della giornata in cui si celebra l’importanza di non nanscondere agli altri il proprio orientamento sessuale. Via San Vincenzo // SABATO 12 E DOMENICA 13 OTTOBRE -MOSTRA DEL FUNGO E SAGRA DELLA BALLOTTA. Stand gastronomici, mostra micologica, musica e castagne per tutti. Gattorna -CAMPIONATO ITALIANO DI COSTAL ROWING 2013. Porto Antico // DOMENICA 13 OTTOBRE -H 12 SAGRA DELLA CASTAGNA. Borgo Fornari -CASTAGNATA e concerto del gruppo spontaneo “Trallallero”, torte e mercatino del riuso. Pareto (Valbrevenna) -H 12 POLENTATA E CASTAGNATAA MONTOGGIO // DA MARTEDì 15 A DOMENICA 20 OTTOBRE -H 2030 BALLATA DI UOMINI E CANI DEDICATA A JACK LONDON con Marco Paolini. Teatro Duse, domenica ore 16, biglietti da 17 a 25 euro // DA MER 16 OTTOBRE A DOM 3 NOVEMBRE -H 20.30 POKER: humour perfido e tagliente, ritmo incalzante, personaggi spinti fino all’estremo in una situazione senza scampo. Teatro Duse, lunedì chiuso, domenica ore 16 // DA VENERDì 18 A DOMENICA 20 OTTOBRE -H 20.30 IO SONO IL PROIETTILE. Regia Edoardo Ribatto. Una storia della Russia negli anni ’60 raccontata come un thriller psicologico del nuovo millennio. Cantiere Campana, Teatro della Tosse // DA SABATO 19 OTTOBRE -H 20.45 UN PICCOLO GIOCO SENZA CONSEGUENZE. Una commedia divertente fino alle lacrime ma anche capace di far immedesimare il
pubblico in almeno uno dei protagonisti. Teatro della Gioventù. Domenica ore 15.30, lunedì chiuso // MARTEDì 22 OTTOBRE -H 21 STEFANO BOLLANI: Piano Solo, concerto. Teatro dell’Archivolto, ingresso 30 euro, abbonati Archivolto 25 euro // DA MER 23 OTTOBRE A DOM 27 OTTOBRE -H 20.30 ATTENTI A QUEI 3/DUE Tullio Solenghi, Maurizio Lastrico ed Enzo Paci in uno spettacolo di caabret. Teatro della Corte, biglietti da 17 a 25 e // DAL 23 OTTOBRE AL 3 NOVEMBRE FESTIVAL DELLA SCIENZA. Incontri, laboratori, spettacoli e conferenze per raccontare la scienza in modo innovativo e coinvolgente. L’11esima edizione è dedicata alla bellezza. // VENERDì 25 E SABATO 26 OTTOBRE ELECTROPARK 2013, un evento culturale dove la musica elettronica è arte e conoscenza. Finale del concorso Make Your Sound! oltre ai workshop didattici sulla progettazione e produzione musicale elettronica. Sala Dogana Palazzo Ducale // SABATO 26 OTTOBRE -H 21 OBLIVON ‘l’H è muta?. Cinque formidabili attori e cantanti, da dieci anni il gruppo teatrale più cliccato del web. Politeama Genovese, prezzi da 25 a 30 euro // SABATO 26 E DOMENICA 27 OTTOBRE -H 10/20 TOUR ENOGASTRONOMICO UNITA’ D’ITALIA. Mostra-mercato che esalta le tipicità regionali enogastronomiche. Piazza Matteotti // DA MAR 29 OTTOBRE A VEN 1 NOVEMBRE -H 20.30 DISCORSI ALLA NAZIONE: monologo di Ascanio celestini. Teatro della Corte, prezzi da 17 a 25 euro