Era Superba n 47

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IL MENSILE GENOVESE A DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO VI n 47 a.c. PIRRI

COPPIE DI FATTO

REGISTRO DELLE

UNIONI CIVILI



EDITORIALE Nel giugno del 2008 faceva il suo esordio in città una rivista indipendente chiamata Era Superba. Cinque anni dopo, la rivista è sempre lì, ogni mese, fresca di stampa. Queste poche parole potrebbero già bastare, potrei chiudere l’editoriale qui e sentirmi soddisfatto, d’altronde non serve certo essere del settore per capire quanto sia difficile, senza mecenati e senza finanziamenti pubblici, portare avanti una pubblicazione mensile a distribuzione gratuita in una città come la nostra. Una pubblicazione mensile, tra l’altro, che non parla di gossip, di sport, di moda, di televisione, neanche di motori. La rivista in questione è giunta al quinto anno solare di vita pubblicando approfondimenti e inchieste, sulla città in cui viviamo, ma anche sul tempo che viviamo, dando voce agli artisti genovesi e alle loro opere, alle associazioni e alle realtà lontane dai riflettori. Come dire... tutto quello che un buon editore sconsiglia di scrivere per attirare investimenti e boom di lettori. Quella rivista mensile, oggi è un giovane gruppo editoriale composto da ragazzi e ragazze genovesi (l’età media è di 28 anni) con all’attivo un magazine online (erasuperba.it) aggiornato quotidianamente che segue linea e principi fondanti della rivista, una guida turistica cartacea “Genova e Dintorni” e un portale web dedicato (guidadigenova.it). Un bacino di utenza che ha raggiunto i 100.000 lettori ogni mese, una responsabilità, prima di tutto. Siamo felici dei risultati raggiunti, di mese in mese lavoriamo a testa bassa con tutta la passione e la professionalità possibile, consci ovviamente di avere ancora tanta strada da fare e tanti errori da commettere per maturare esperienza e crescere. Era Superba è nata in questo mondo malato di crisi economica e depressione, non ne ha mai visti altri, può solo immaginarli. A volte penso che sia proprio questo il vantaggio di cui godranno le nuove generazioni. Per il prossimo editoriale autocelebrativo appuntamento a giugno 2018. Con affetto, Gabriele Serpe

SOTTO LA LENTE

registro delle unioni civilI INTERvista a damiano fiorato

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A VOXE DE ZENA il peso dell'impercepibile rio fegino, rischio idrogeologico piste ciclabili a genova futuro del manicomio di quarto a spasso per zena: vecchia sturla

di tutto un po'

lettere dalla luna Diario di viaggio: bratis lava liberamente vino veritas intervista a LUYCKX GHISI

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il caffè degli artisti nuova vita del teatro hop intervista a nico la bucci intervista a stefano grattaro la poeti senza lanterna il banditore fermata a richiesta l'ango lo di gianni martini

varie ed eventuali

parla come mangi un zeneize all'inferno lista distribuzione agenda

DIRETTORE Gabriele Serpe EDITORE Associazione Culturale Pirri AMMINISTRAZIONE Manuela Stella, Marco Brancato RESP. GRAFICA E COPERTINA Constanza Rojas REDAZIONE Manuela Stella, Matteo Quadrone, Marta Traverso, Elettra Antognetti, Simone D’Ambrosio HANNO COLLABORATO Diego Arbore, Michela Alibrandi, Gianni Martini, Gigi Picetti, Gianluca Nicosia, Daniele Aureli, Claudia Baghino, Xenia Stresino, Emiliano Bruzzone, Edvard Munch, Roberto Marzano, Daniele Canepa COMMERCIALE Annalisa Serpe (commerciale@erasuperba.it) STAMPA Tipografia Meca CONTATTI www.erasuperba.it 0103010352 redazione@erasuperba.it Autorizzazione tribunale di Genova registro stampa n 22/08

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Dopo l’approvazione del Regolamento da parte del Consiglio Comunale, entro l’estate il Registro amministrativo sarà ufficialmente aperto: ecco i dettagli.

Genova ha detto sì al Registro amministrativo delle unioni civili. Finalmente. L’approvazione definitiva è arrivata dal Consiglio comunale martedì 21 maggio, poco prima delle 23, al termine di una discussione fiume durante la quale sono stati presentati ben 69 emendamenti e 2 ordini del giorno, per oltre 7 ore di acceso dibattito. Alla fine i voti favorevoli sono stati 27, 11 i contrari, 2 gli astenuti. Nonostante i tentativi ostruzionistici dell’opposizione, che avevano richiamato alla mente ben altri tempi della politica nazionale, la sensazione fin dall’inizio era quella di un’approvazione scontata, grazie al voto compatto della maggioranza. Una convinzione, tuttavia, che ha rischiato di sciogliersi come neve al sole in seguito a una diatriba tra la Segreteria generale e molti consiglieri sulla pubblicità dell’atto. Dopo diverse interruzioni dei lavori e un dibattito molto acceso, il chiarimento finale non ha convinto

A CURA DI SIMONE D'AMBROSIO

tutti i consiglieri: ad ogni modo, il Registro è sì da considerarsi pubblico, in quanto documento custodito dal Comune e accessibile a tutti gli uffici che ne avranno necessità, ma non potrà essere consultato liberamente da qualsiasi cittadino per questioni di privacy. Il regolamento non introduce un nuovo status giuridico, prerogativa statale, ma punta ad allargare alle coppie di fatto l’erogazione dei servizi dell’amministrazione comunale. Diritti e doveri non sono esplicitati nel testo elaborato dalla giunta: toccherà agli uffici di Palazzo Tursi ritoccare in questa direzione i diversi regolamenti di settore entro l’estate. Solo allora sarà ufficialmente aperto il Registro genovese delle unioni civili a cui potranno accedere due persone maggiorenni, non legate da vincoli di matrimonio, residenti e coabitanti nel territorio comunale. Evidente la soddisfazione del sindaco Marco Doria che ha


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sottolineato come il Consiglio comunale abbia realizzato uno degli impegni programmatici della giunta: «Si tratta di una decisione di grande valore civile, pur nei limiti delle competenze amministrative. Si riconoscono, infatti, diritti di persone e legami presenti e diffusi nella nostra società. Ritengo che tali temi debbano essere affrontati anche a livello legislativo». Sulla stessa linea Alberto Villa, presidente del PD Genova, che accoglie a braccia aperte il Registro: «Ringrazio Genova che oggi si è messa alla pari delle grandi città europee in materia di diritti civili. Sono convinto che questa ennesima dimostrazione di civiltà da parte dei genovesi contribuisca a far sì che anche il Parlamento italiano possa giungere a legiferare urgentemente in materia». Fugato il rischio di mal di pancia dell’ala cattolica, la compattezza della maggioranza ha goduto anche dell’appoggio del Movimento 5 Stelle, nonostante la bocciatura di un interessante ordine del giorno che avrebbe impegnato sindaco e giunta a farsi garanti presso le Regioni del riconoscimento in ambito sanitario dei certificati di unione civile come titolo di accesso ai servizi riservati ai soli familiari. «Votiamo sì – ha dichiarato il capogruppo grillino Paolo Putti – perché questo provvedimento va nella direzione di un ampliamento dei diritti delle persone. Trovo bellissimo che la stessa gioia che provo io ad avere una famiglia possa essere estesa ad altri». C’è anche chi avrebbe votato volentieri a favore del provvedimento ma ha cambiato idea

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vignetta di emiliano bruzzone

nel corso dell’ultimo dibattito in aula, come Enrico Musso: «Con questo regolamento – ha dichiarato l’ex senatore sembra si istituisca un’unione civile di serie b; non c’è motivo perché i provvedimenti valgano solo per due persone e non per un numero maggiore. Purtroppo, il Comune ha fatto una cosa fuori portata e quindi non ha gli strumenti per porla in atto nella sua completezza». Stupisce anche la posizione del consigliere Guido Grillo (Pdl) che avrebbe visto di buon grado il provvedimento, se non fosse stato per la bocciatura del proprio ordine del giorno. D’altronde anche

la dura opposizione dell’Idv è sembrata soprattutto una reazione al rifiuto in blocco di tutti gli emendamenti proposti dal capogruppo Anzalone. A proposito di emendamenti, gli unici a passare sono stati quelli proposti dalla maggioranza tramite Cristina Lodi (PD), che non ha fatto mancare un rimprovero alla giunta per non aver recepito a pieno i lavori della Commissione. Le modifiche inserite nel provvedimento finale hanno riguardato soprattutto aspetti formali, una ridefinizione delle condizioni di cessazione dell’unione civile e una sottolineatura dell’importanza del vincolo affettivo.


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Che cos'è il "Registro"? Cosa

si intende per "Unione Civile"? Intervista all'avvocato Damiano Fiorato di MARTA TRAVERSO

dam i ano

f i o r at o

Penso che il matrimonio sia una libera scelta e che chiunque debba essere libero di sposarsi con la persona che ama a prescindere dal sesso e dal genere. Penso anche che, trattandosi di libera scelta, chiunque abbia facoltà di scegliere di non sposarsi, ma che questo non pregiudichi il riconoscimento di un legame affettivo e della volontà di costituire una famiglia, con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono. Questa che ho appena espresso è un’opinione, che si può condividere o meno. La discussione sulle unioni civili andrebbe però basata sui fatti, ossia sulla presa d’atto che ogni provvedimento in materia va solo a legittimare o meno situazioni che già esistono. Alcuni numeri, solo per capire: in Italia ci sono 972.000 coppie che convivono senza essere sposate e il 25% dei figli nasce fuori dal matrimonio (fonte: Istat, report riferito al 2011), inoltre sono stimati circa 100.000 bambini nati o cresciuti in famiglie omogenitoriali (fonte: Arcigay). Per capire meglio, da un punto di vista giuridico, cosa comporta la recente istituzione del Registro a Genova, di seguito le considerazioni dell’avvocato Damiano Fiorato, responsabile giuridico nazionale e referente regionale di Equality Italia – Rete per i diritti civili, dirigente nazionale Arcigay e responsabile (con Daniele Ferrari) dello Sportello Legale di Approdo Arcigay, con sede in vico Mezzagalera.

Cosa intendiamo per “unione civile”? “Unione civile”, in termini giuridici, non esiste. Si usa questa espressione – a mio avviso a sproposito – per indicare i Registri delle coppie di fatto che oltre cento Comuni italiani hanno adottato. Ho detto “a sproposito” perché, nel linguaggio tecnico, con l’espressione unione civile si fa più che altro riferimento a istituti equipollenti al matrimonio eterosessuale (esistenti in molti Paesi del mondo ma non in Italia), non al Registro che i Comuni possono istituire. Quest’ultimo è un mero strumento amministrativo che può avere ricadute molto utili nel vissuto quotidiano delle coppie di fatto. Io preferisco parlare di “Registro delle coppie di fatto” e di “coppie di fatto registrate”. In ogni caso, il Consiglio Comunale di Genova ha voluto adottare la definizione “Registro delle Unioni Civili”. Chi può iscriversi al Registro? Come espresso nell’articolo 4 della delibera di istituzione del Registro, approvata in Consiglio Comunale, «le coppie unite civilmente sono equiparate a tutti gli effetti alle coppie unite in matrimonio». La parola “coppie” è stata fortemente voluta e sottolineata negli emendamenti scritti da me e dai giuristi di Arcigay, presentati in Commissione e fatti propri da Pd, Sel e Lista Doria, e in un secondo momento anche dal Movimento 5 Stelle. La formulazione


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giuridica deriva dall’articolo 4 del Dpr 223/89, riguardante il Regolamento anagrafico della popolazione residente, secondo cui «per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune». Il Registro ha sostituito il termine “insieme di persone” con “coppie” ed escluso tutti i vincoli a eccezione di quello affettivo. Quali diritti avranno le coppie iscritte al Registro? Il Registro non conferisce di per sè alcun nuovo diritto a singoli o alle coppie. Il Comune non potrebbe mai attribuire nuovi diritti perché non ne ha il potere. Di fatto permette di evitare, nell’accesso ai sevizi erogati dal Comune (per esempio e primi fra tutti per quelli relativi ai figli), sperequazioni tra coppie sposate e coppie non sposate, coppie eterosessuali e coppie omosessuali. In secondo luogo, è uno strumento molto concreto perché certifica il “vincolo affettivo” contestualmente al rilascio dell’attestazione anagrafica di convivenza (la “convivenza anagrafica” è regolamentata dall’articolo 5 del Dpr 233/89 e riguarda chi convive per ragioni di studio, lavoro, religione, cure mediche etc, ndr). Com’è stato a Milano, il Registro - unitamente all’attestazione anagrafica - serve a fornire la prova legale della convivenza more-uxorio. La necessità di uno strumento del genere è evidente, per esempio, quando si discute del diritto al risarcimento per danno da uccisione del convivente more-uxorio, o della successione nel contratto di locazione post mortem. Si tratta di

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diritti già esistenti, ma che in concreto possono rivelarsi difficili da provare, in particolare per le coppie dello stesso sesso. L’adozione dell’attestazione anagrafica con l’esplicitazione del “vincolo affettivo” come motivo della convivenza permette di dare certezza giuridica a queste situazioni. Nel Registro possono essere infatti iscritte solo coppie non coniugate e non legate da vincoli di parentela, affinità, adozione etc (per parentela si intende la discendenza da uno stesso stipite - per consanguineità o per adozione - mentre l’affinita è il vincolo tra un coniuge e i parenti dell’altro coniuge, ndr). Le coppie conviventi, per esempio, già potevano calcolare in comune l’Isee, ma è una questione prettamente tributaria, che mette comunque in evidenza le lacune del nostro sistema, specie legislativo. Non vi sono dunque nuovi diritti né nuovi doveri a seguito dell’attuazione del Registro: il cittadino è tenuto a dichiarare

la verità nel momento in cui richiede l’iscrizione al Registro e da parte del Comune il dovere è quello del rispetto delle procedure d’iscrizione. Quali sono i prossimi passaggi, affinché il Registro diventi operativo? Affinché il Registro delle Unioni Civili diventi uno strumento utilizzabile mancano ancora alcuni passaggi amministrativi, il più importante dei quali è - a mio avviso - quello previsto dall’articolo 33 del Dpr 223/89, che prevede la possibilità per l’ufficiale di Stato Civile, da ordine del Sindaco o di un suo delegato, di rilasciare anche certificati ed estratti diversi da quello di residenza e di stato di famiglia: fra questi, appunto, anche l’attestazione di famiglia anagrafica per vincolo affettivo, che andrà a essere completata dall’attestato di iscrizione della coppia al Registro. Il prossimo passaggio sarà dunque una delibera di Giunta, che permetterà di applicare il Registro nei vari settori.

ILLUSTRAZIONE DI CONSTANZA ROJAS



IL PESO DELL'IMPERCEPIBILE 432 Hz CONTRO LA MUSICA CONDIZIONATACI DAL NAZISMO di Gigi Picetti

Continua con forza a livello nazionale ed internazionale il movimento che vuole abolire il golpe musicale imposto al mondo ancor’oggi dal nazista Goebbels dopo i tragici esperimenti sui deportati nei lager nel 1938 - ‘39. In quel tempo i feroci medici al servizio di Hitler avevano rilevato che innalzando il La di riferimento del diapason per l’accordatura di strumenti e voci dalla frequenza precedentemente serena di 432 Hertz a quella più alta di un solo scarso semitono (gli attuali 440 Hertz) l’ascolto prolungato provocava la vibrazione in risonanza del liquido dell’orecchio interno che generava nell’uditore un inconscio comportamento aggressivo e prevaricante verso persone considerate inferiori. Ci furono violenze tra reclusi con le vittime di chi adottava il triste stile del nazismo pur da internato. Per non ripetere ulteriormente i concetti già espressi rimando gli interessati lettori al numero precedente di Era, facilmente accessibile in rete su www. erasuperba.it e cliccando sulla copertina (dedicata all’emergenza lavoro) e poi su questa rubrica a pag 9. Stavolta voglio invece allargare il discorso alle

tante e diverse reazioni che han fatto seguito al divulgarsi della notizia e che oscillano tra gli opposti estremi del misticismo e dello scetticismo. E, come spesso accade, sono proprio quegli ultra mistici che si esaltano definendo i 432 Hertz “la chiave del magico suono dell’intero cosmo” che poi creano di rimando la schiera degli scettici che rifiutano in toto anche gli aspetti più fisiologicamente concreti del discorso. Sempre in rete, si possono consultare i vari approcci all’argomento su siti come quelli di Nicholas Caposiena, Flavia Vallega Krystael, Stuart Mitchell, Riccardo Tristano Tuis e soprattutto del noto Luca Francioso, musicista e docente. Per ulteriori ricerche

basta digitare 432 hz e si apre un mondo di informazioni su questa grave situazione sconosciuta ai più, che magari non sarà da sola determinante ma contribuisce sicuramente all’aumento della violenza nel mondo registrata da tutte le cronache contro le donne, negli stadi, e per reprimere le manifestazioni di dissenso. Con il Folk Club Oltremare fondato da Beppe Gambetta, di cui sono l’attuale responsabile, sto buttando le basi di un grande concerto con l’adesione dei tanti artisti al corrente della situazione per suscitare anche un’interrogazione parlamentare atta a ripristinare la precedente frequenza, abolendo almeno in Italia il nazidiapason. Voglio dedicare l’evento al finanziamento della Comunità di S. Benedetto al Porto che dopo la scomparsa di Don Gallo ha ancor più bisogno di tutto il sostegno necessario alla sua benefica attività. Saluti e mobilitazione per tutti.


a voxe de zena

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RIO FEGINO RISCHIO IDROGEOLOGICO MANCANO I SOLDI PER INTERVENIRE A breve partiranno i lavori per la realizzazione del nuovo ponte di via Ferri e la messa in sicurezza – parziale – del rio Fegino, in Val Polcevera, uno dei corsi d’acqua nostrani che desta maggiore preoccupazione perché, più di una volta (l’ultima nell’ottobre 2010), ha causato disagi e danni a persone e cose. La gara da 1 milione e 366 mila euro si è conclusa ai primi di maggio e l’appalto se l’è aggiudicato l’impresa edile Edil due s.r.l. di Sestri Ponente. Stiamo parlando dell’adeguamento idraulico del ponte di via Ferri sul rio Fegino e del primo tratto di rio a monte del ponte stesso. Dagli uffici comunali spiegano che a valle si è già intervenuti in due fasi, l’ultima circa 2 anni fa dal ponte di via Ferri in direzione della confluenza del rivo nel torrente

di matteo quadrone

Polcevera: «Solitamente si parte dalla foce per poi risalire il corso d’acqua – aggiunge Sergio Abbondanza, segretario dell’assessore ai Lavori Pubblici Gianni Crivello – Adesso dobbiamo adeguare il ponte per permettere di alzarlo e raddoppiare le carreggiate. Inoltre, abbasseremo l’alveo del rio a partire dal ponte di via Ferri in direzione monte fino all’altezza del traliccio dell’Enel (poco prima del ponte ferroviario di via Borzoli)». In pratica la vecchia struttura sarà demolita e ricostruita a fianco, in versione più alta e più larga. Il progetto contempla ben 2 anni di lavori: «Garantiremo il mantenimento del doppio senso di marcia – assicura il segretario dell’assessore ai Lavori Pubblici - realizzando prima il nuovo ponte dove sarà spostato il traffico veicolare. Dopodiché abbatteremo il vecchio». DIGHE GALANO, RIO FIGOI: LE CRITICITÀ SONO A MONTE I principali affluenti del torrente che attraversa Fegino sono il rio Figoi, che scende dal versante montuoso di Borzoli e due rivi minori: il Galano ed il Bordello che declinano dalla costiera di Fegino per poi ricongiungersi a valle di Salita Pianego e confluire nel rio Fegino nei pressi dei Giardini Montecucco. La presenza di tre antiche dighe – una lato Borzoli, sopra quello che fino ad una cinquantina di anni fa era il Lago Figoi (dove oggi si trova l’impianto sportivo comunale) e due sul versante di Fegino, lungo il rio Galano – garantiva il regolare deflusso delle acque. La zona tra Borzoli e Fegino ha sempre fatto i conti con i numerosi ruscelli che corrono sia in superficie


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che nel sottosuolo. Una costante dell’intera Val Polcevera. Il buon senso di una volta ha partorito soluzioni lungimiranti, quali il sistema di dighe che, storicamente, ha svolto egregiamente il proprio ruolo. Oggi, però, tali strutture sono circondate da foltissima vegetazione spontanea e necessitano di adeguata manutenzione. Le fotografie documentano, in maniera inequivocabile, come il tutto sia pressoché abbandonato a se stesso, in attesa di periodi più floridi. «A monte non siamo più intervenuti – conferma l’assessorato ai Lavori Pubblici di Palazzo Tursi – Ad eccezione di un intervento di somma urgenza dopo l’alluvione del 4 ottobre 2010». Lavori per lo sgombero del trasporto vegetale dagli invasi delle dighe Galano e Figoi: circa 22 mila euro per una pulizia sommaria realizzata in una decina di giorni. Poi più nulla. Tornando al rio Fegino, la popolazione non sembra convinta della bontà delle prossime operazioni. «Così non risolveranno un bel niente! – accusa Franco Traverso, residente e portavoce del Comitato per la riqualificazione di Fegino – La messa in sicurezza riguarderà solo la prima parte del torrente su via Borzoli, pressappoco fino all’altezza dell’impresa Alpitel. Il tratto più importante, quello che occorre sistemare con urgenza, non sarà toccato». In merito all’allargamento del ponte, secondo gli abitanti, esso è utile soprattutto per migliorare la viabilità dei mezzi pesanti. Sono note, infatti, le difficoltà di circolazione dei camion che quotidianamente transitano per via Ferri e via Borzoli. Ai fini della

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protezione dal rischio idraulico, invece, risalendo il rio Fegino in direzione Borzoli, la situazione, già a vista d’occhio, appare pericolosa. Una foltissima vegetazione riveste il letto del torrente e deborda addirittura dagli argini. In poche centinaia di metri sono presenti 3-4 passerelle che, in caso di piena, rischiano di trasformarsi in dighe artificiali. In particolare una di queste, un vero e proprio ponte con un franco idraulico di neppure mezzo metro: «È una struttura palesemente abusiva che va immediatamente eliminata – spiega Franco Traverso – Noi lo abbiamo segnalato agli uffici competenti ma finora nessuno è intervenuto». Salendo ancora, nei pressi dei Giardini Montecucco e Salita al Lago – alla confluenza degli affluenti nel rio Fegino - il quadro non migliora. Soprattutto il rio Figoi, capace di causare pesanti devastazioni nell’ottobre 2010, necessita di una messa in sicurezza. O perlomeno di una costante pulizia. «Il corso d’acqua non è curato, in particolare a monte – spiega Maurizio Braga del Comitato spontaneo per Borzoli e Fegino – in caso di forti piogge scendono massi, arbusti e tronchi d’albero. È qui che dovrebbero intervenire, piuttosto che a valle. Sono anni che non si esegue alcuna manutenzione, neppure sui due rivi che scendono dalla costiera di Fegino, il Galano e il Bordello». In cima a Salita al Lago, a fianco della “creuza” di via Burlo, costruzioni lasciate a metà sono l’impronta del tentativo di cementificazione a due passi dal rivo. I lavori, fortunatamente, sono stati bloccati. Ora rimane lo scempio di edifici abbandonati a se stessi, forse nella speranza

di una futura approvazione dell’intervento. «Il cantiere è stato sequestrato e da oltre 1 anno è abbandonato», sottolinea Maurizio Braga. Non c’è un cartello e nessun controllo sull’area, recintata ma facilmente accessibile da chiunque. È evidente il tentativo di speculazione edilizia per realizzare nuove residenze, in pratica con le fondamenta sull’acqua, dove anni orsono sorgeva un’antica casa di pietra dotata di mulino. Chi sperava in un secondo lotto di lavori – perlomeno sulla parte a monte del rio Fegino rimarrà deluso. «Ad oggi sono esclusi altri lavori – risponde Sergio Abbondanza, segretario dell’assessore ai Lavori Pubblici – Purtroppo non ci sono risorse sufficienti. Dobbiamo spiegarlo ai cittadini. I no, magari se motivati, possono anche essere accettati dalla popolazione». Confermando così l’intenzione del Comune di organizzare un momento informativo con i cittadini. Il refrain è sempre lo stesso: i soldi sono quelli che sono. Ovvero sempre meno. «Venerdì scorso si è svolto un incontro con il Municipio Ponente – racconta Abbondanza – A Sestri Ponente si sta formando un gruppo di volontari che hanno manifestato la volontà di occuparsi della manutenzione di alcuni rivi minori della zona. Stiamo cercando di capire come coordinarci per fare sistema – conclude il segretario dell’assessore Gianni Crivello – Questa potrebbe essere una soluzione anche per i quartieri di Fegino e Borzoli. L’unico modo per affrontare e risolvere i problemi del territorio, passa da una stretta collaborazione tra istituzioni e cittadini».


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PISTE CICLABILI A GENOVA

AL VIA LA PRIMA FASE DEL PROGETTO Sei chilometri di piste ciclabili per pedalare in sicurezza, anche se non proprio in totale continuità, da piazza Montano fino allo stadio o alla Foce. Certamente non un’isola felice da record ma un traguardo importante nella direzione della mobilità sostenibile per una città, come Genova, che non ha nella pianura una delle sue peculiarità territoriali. Per raggiungere questo nobile obiettivo e non perdere 1,2 milioni di euro di finanziamenti messi a disposizione dal ministero dell’Ambiente, ma che teoricamente scadrebbero a fine agosto, il Comune deve ritoccare sensibilmente i tempi. «In questi mesi abbiamo intensamente lavorato al progetto grazie al protocollo firmato con l’associazione

di SIMONE D'AMBROSIO

“Amici della Bicicletta” – ha assicurato Anna Maria Dagnino assessore a Mobilità e Traffico del Comune di Genova - e ci siamo anche attivati per la progettazione dei ciclo-posteggi che entro giugno verranno allestiti nei Municipi (un intervento che prescinde dal finanziamento ministeriale, ndr). La città ha spazi molto stretti e c’è qualche difficoltà a recepire il concetto tradizionale di pista ciclabile. Tuttavia abbiamo concluso gli accordi con il Municipio per quanto riguarda il tratto di via XX settembre e presto inizieremo un percorso di condivisione anche con i commercianti, perché contemporaneamente dovrà essere riassestata la sosta».

FOto di Diego arbore

IL PIANO OPERATIVO DI DETTAGLIO L’avvio di questa fase del Pod (Piano operativo di dettaglio) per lo sviluppo della ciclabilità, la cui progettazione è attualmente nelle mani di Aster, dovrebbe consentire al Comune di ottenere una proroga sui finanziamenti per poter procedere con tutti i sei chilometri previsti. O almeno così si spera a Tursi. Il percorso, nella sua interezza, dovrebbe coinvolgere i tratti Fiumara – Piazza Montano | San Benigno – Terminal Traghetti | Itinerario ciclistico del centro storico – Porto Antico | Piazza De Ferrari – Stazione Brignole | Brignole – Stadio | Brignole – Questura, che andrebbero così a completare una rete più continua su tutto il centro cittadino. Ma, secondo l’architetto Giorgio Ceccarelli del Circolo Fiab Amici della Bicicletta, il rischio di perdere i fondi ministeriali è sempre più


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concreto: «I finanziamenti risalgono addirittura al 2006; non riesco a capire come il ministero possa concedere una proroga dopo ben sette anni di inerzia da parte del Comune di Genova». FINANZIAMENTI A RISCHIO, LE PROBLEMATICHE Ceccarelli, inoltre, sottolinea che difficilmente la realizzazione della pista ciclabile di via XX settembre potrà essere rapida e indolore: «Il percorso di condivisione del progetto con Municipio e commercianti è assolutamente corretto, ma per non perdere i finanziamenti andava iniziato molto tempo fa. Non basta, infatti, tracciare due strisce sull’asfalto e disegnare il simbolo di una bici. Ci vuole un’ordinanza che modifichi il traffico, la sosta e i sensi unici in via XX e nelle strade limitrofe. E quando si tratterà di escludere al traffico veicolare privato anche la corsia in discesa di via XX, si solleverà il solito polverone: il progetto si bloccherà e il 31 agosto passerà con un nulla di fatto e la conseguente perdita del finanziamento». Gli interventi su via XX settembre dovrebbero, infatti, consistere nella realizzazione di due corsie dedicate al flusso ciclabile, una per ogni senso di marcia, attigue ai marciapiede, andando così a modificare il tratto di carreggiata destinato ai mezzi pubblici sia in salita che in discesa, con la probabile completa interdizione al traffico privato. Se, per quanto riguarda l’arteria principale del centro genovese, le problematiche possono almeno teoricamente essere risolte, sistemando razionalmente i punti di accesso

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alla pista ciclabile e normalizzando il rapporto tra bici e bus, lo stesso non si può dire per altre zone coinvolte dal Pod. Le difficoltà maggiori riguardano il tratto Brignole – stadio, su cui è arrivato il veto assoluto del Municipio Bassa Val Bisagno, a causa di una potenziale perdita di circa una cinquantina di posteggi per le auto. Problemi anche sull’asse Brignole – Questura: in quest’area, benché Ceccarelli assicuri che il Municipio ne sia sostanzialmente all’oscuro, la pista dovrebbe passare a centro carreggiata, ma buon senso vuole che le biciclette siano più a contatto con il contesto commerciale e con i tratti pedonali piuttosto che con le auto. Senza considerare il fatto che, per giungere a centro strada, bisognerebbe in qualche modo attraversare le altre corsie. Le cose non vanno meglio neppure in quei tratti di raccordo che, insieme con i 6 nuovi chilometri, dovrebbero completare la viabilità ciclabile nel centro cittadino. Se, per quanto riguarda il centro storico e il Porto Antico ci si può anche accontentare, Ceccarelli ritiene assolutamente non accettabile la situazione che riguarda via Buozzi: «Qui – spiega il membro di Amici della Bicicletta – con l’allestimento della stazione di bike sharing, nel 2009 era stata realizzata una pista promiscua ciclabile-pedonale, poi rimossa per fare spazio ai lavori del deposito Metro e dei sovrastanti parcheggi. Oltre alla criticità in fase di cantiere, con notevoli rischi per la sicurezza, i problemi potrebbero continuare anche a lavori terminati dato che sembrerebbe che la nuova progettazione non preveda più il tratto ciclabile».

Una situazione che, se confermata, rischierebbe di inficiare la bontà dell’intero progetto di mobilità sostenibile a Genova. BIKE SHARING, UN SERVIZIO DA RILANCIARE I sei chilometri ciclabili, infatti, dovrebbero funzionare anche come tentativo di rilancio del bike sharing, il servizio di noleggio bici, attualmente in mano a Genova Parcheggi, che naviga in cattive acque, un po’ per atti di vandalismo, un po’ per gli elevati costi di manutenzione. «La conversione alla mobilità sostenibile – sostiene Clizia Nicolella, consigliere comunale Lista Doria – è una mentalità che si sviluppa lentamente e in maniera organica: il bike sharing ha senso se accompagnato da percorsi adeguati perché altrimenti non si può realizzare neppure il minimo di fruibilità richiesta. È necessario che da parte dell’amministrazione ci sia la volontà di dar seguito ai finanziamenti ottenuti e aspettarne i frutti con pazienza, altrimenti il risultato rischia di essere assolutamente controproducente». Un concetto che, secondo Ceccarelli, non è ancora stato interiorizzato dall’amministrazione comunale: «Il traguardo dei 15 km di pista ciclabile da Voltri a Nervi e altrettanti nelle valli è ancora molto lontano dalla cultura politico amministrativa del Comune di Genova. Un peccato perché nel frattempo si perdono finanziamenti sostanziosi, come gli ultimi 5 milioni di euro messi a disposizione dal Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate, NdR) per l’ambiente e a cui avrà accesso, ad esempio, il Comune di Arenzano».


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EX MANICOMIO DI QUARTO

BUONE NOTIZIE PER IL FUTURO DELL' AREA Svolta decisiva per il futuro dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto. Regione Liguria, Comune di Genova, Asl 3 ed Arte Genova (Azienda Regionale Territoriale per l’Edilizia) si preparano a siglare un Accordo di programma per definire la ridistribuzione degli spazi e le destinazioni d’uso all’interno del complesso, al fine di mantenere i servizi esistenti e potenziarli mediante la realizzazione della piastra sanitaria per il levante cittadino con il trasferimento a Quarto delle funzioni attualmente svolte in via Bainsizza 42. Inoltre, una porzione di area pubblica, sarà destinata a servizi di quartiere, funzioni culturali ed aree verdi. Per fare ciò si rende necessario un vorticoso giro di valzer che rimette in discussione tutti i beni immobiliari coinvolti nell’ultima “cartolarizzazione”, quella dell’autunno 2011 che aveva sancito la vendita ad Arte Genova della parte più antica del complesso: i padiglioni storici ospitanti i servizi sanitari per pazienti psichiatrici, disabili, anziani, con l’esclusione dei padiglioni 7, 8, 10 (l’unica piccola ala rimasta di proprietà dell’Asl 3). Il cambio di indirizzo politico, suscitato dal vasto movimento di opinione promosso da singoli cittadini e realtà associative (riunitesi nel Coordinamento per Quarto), trova conferma nell’accordo di programma che ribalta la situazione, prevedendo i seguenti scambi. Da Arte Genova ad Asl 3: blocchi 1, 2 , 3, 11, 12, 13, 14, 18, 19, 20, 22, 23 e 24; da Asl 3 ad Arte Genova: blocchi 7, 8, 10; palazzina C ex amministrazione,

di matteo quadrone

foto di daniele orlandi

edificio in uso al Servizio Strade della Provincia di Genova e diverse aree limitrofe a quest’ultimo. Dunque le funzioni pubbliche saranno preservate in gran parte dei padiglioni storici, in particolare la prima porzione, quella che si affaccia sulla strada (via Giovanni Maggio), dove dovrebbero trovare posto: la piastra sanitaria per il levante, funzioni culturali e servizi per il quartiere (di cui dovrebbe farsi carico l’amministrazione comunale). Il verde pubblico (qualcuno azzarda addirittura la definizione “parco pubblico”), invece, dovrebbe sorgere sul lato nord del complesso. Ai futuri acquirenti privati sarà destinato circa 1/3 dei padiglioni storici, gli edifici sopracitati (palazzina C, Servizio Strade della Provincia) e numerosi mq di terreni edificabili. Le funzioni caratterizzanti saranno residenza e alberghi. Restano comunque alcuni punti critici che destano perplessità. In particolare le modalità e i tempi del trasferimento dei servizi sanitari dall’attuale sede di via Bainsizza

42 nell’ex ospedale psichiatrico, operazione non menzionata nell’accordo, al fine di evitare periodi di scopertura nell’offerta dei servizi di assistenza sanitaria sul territorio. Inoltre, per ora non sono state individuate con chiarezza le aree a parcheggio pubblico di accosto alla piastra sanitaria e rimane la criticità legata alla viabilità di accesso al complesso. L’area che si affaccia sulla strada, insieme a 3 palazzine (casa delle infermiere, ex sedi del direttore e dell’economo) e allo storico corpo centrale, sono già proprietà di Valcomp II (società partecipata da Fintecna Immobiliare), in virtù della prima cartolarizzazione del 2008. Di conseguenza, per garantire un agevole accesso agli spazi pubblici, Asl 3 e Comune dovranno per forza sedersi ad un tavolo e negoziare con l’attuale proprietario.. In altri termini, quello che la Regione ha venduto alla società di Fintecna, dovrà essere riacquistato da un’altra istituzione pubblica. Una vicenda che ha dell’incredibile.


a voxe de zena

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A SPASSO PER ZENA

vecchia sturla Il quartiere che oggi è individuato come Sturla esiste in virtù delle suddivisioni amministrative operate in epoca moderna: lo compongono unità territoriali un tempo di pertinenza di S.Martino d’Albaro e S.Francesco d’Albaro, che prima del 1874 erano comuni autonomi, oltre a luoghi dove sorgevano piccoli borghi marinari o interni poi accorpati e progressivamente inglobati dallo sviluppo urbano.​ Sebbene nell’accezione comune si indichi come Sturla la zona a est di via Orsini, i confini toponomastici sono leggermente diversi: da via al Capo di S.Chiara la linea di confine percorre via Caprera, comprende piazza Cadevilla e sale lungo via Sclopis, via Pio X, via Riese, via Marras e via dell’Ombra che si immette in Corso Europa.​Anticamente queste zone erano caratterizzate dalla presenza di paesini, residenze di villeggiatura, orti e boschi. Nonostante l’urbanizzazione, alcuni nuclei antichi sono sopravvissuti, e di altri è ancora possibile individuare le tracce in singole vie. Borgo di Vernazzola a parte (ne abbiamo già parlato in “A Spasso per Zena”, Era Superba numero 8) tra gli antichi insediamenti, poco conosciuti dai genovesi, vi sono Vico del Pesce e Vernazza. Vico del Pesce (oggi il toponimo è rimasto ad indicare un vicolo dell’antico abitato tra Via dei Mille e Via del Tritone) si affaccia sulla spiaggia di Sturla ed è separato da Vernazzola da una breve collinetta. La parola “vico”, in questo caso, deriva da vicus nella

di claudia baghino

genovacollezioni.IT

sua accezione significante “paese” (Paese del Pesce), a indicare quindi la vocazione prettamente marinara del borgo. Per immergersi in questo spaccato di Genova dove il corso del tempo nulla ha potuto, basta scendere da via Zoagli o risalire da via del Tritone all’altezza dei Bagni Sturla. Qui, come in altri punti del litorale cittadino, sbarcarono S.Nazario e S.Celso e, in memoria del loro approdo, fu edificata una chiesa a loro intitolata, poi mutata in oratorio, attestata nei documenti dai primi del Trecento e ancora presente fra le piccole case. Di questo antico nucleo, oltre al già citato Vico del Pesce, è rimasta anche la creuza via del Bragone (percorribile già da via dei Mille all’incrocio con via Tabarca), il resto è stato cancellato dall’apertura delle moderne direttrici e dalla nuova edilizia. Vernazza era invece il nome della parte alta di Vernazzola (sebbene la via che oggi porta il nome di questo antico borgo rientri nel quartiere di S.Martino), lungo la via di

collegamento al mare che aveva il suo “centro direzionale” nell’antica piazza della chiesa di San Rocco a Borgoratti (ancora in piedi fra le case di via Borgoratti e via Timavo). Vernazza era un paese di via, sviluppatosi per garantire sosta ai viaggiatori. Oggi possiamo scovare tracce di quel passato lontano scendendo dalla “piazzetta” di San Martino (Piazza Marcello Remondini) o imboccando via dell’Ombra da corso Europa, via Vernazza conduce in via Pontetti dove anche i palazzoni che si arrampicano verso Bernabò Brea nascondono un fascino particolare, conservano ancora alle loro spalle quei tipici cortili che rimandano ai film in bianco e nero del neorealismo italiano. Lo stacco fra le minute casette del borgo e il traffico imbestialito di Via Isonzo è di forte impatto, ma basterà attraversare la strada e proseguire lungo via Bottini per provare a ricostruire il percorso dell’antico tracciato e raggiungere la chiesa di Sturla e quindi la spiaggia di Vernazzola.



lettere dalla luna

LETTERE

DALLA LUNA Mi piacerebbe fare come Grillo, andare in piazza, salire su un palco davanti a migliaia di persone e mandare tutti a fare in culo. Lì sul momento sarebbe una grande liberazione. Lo faccio da quassù... mi sentite? Eh lo so, non è la stessa cosa, siete tutti troppo lontani. Che poi a voler essere sinceri sono io che mi sono autospedito in quel posto, a gambe incrociate sull’estremità sud di una qualsiasi falce di Luna. Fuori dai giochi. Ecco ci risiamo, inizio a innervosirmi. Ho letto l’editoriale del Direttore...vi confesso una cosa... Era Superba l’ho fondata io. Cosa c’entra, direte voi, tale affermazione con le prime righe di questa lettera? C’entra, c’entra... “ho fondato era superba” è il mio mantra, me lo ripeto sempre per ricordarmi che prima di accettare una vita da esule sulla Luna qualcosa di buono sulla Terra l’ho combinato. E allora mi calmo, il nervoso passa, il risentimento verso il mondo si placa. L’ho lasciata lì sulla Terra la vostra Era Superba, laddove al grande acume giornalistico con cui si è sempre riusciti a trasformare vip, gossip, Amici, X Factor e belinate varie in notizie di cultura, oggi si aggiunge anche un quotidiano genovese che si definisce “indipendente” (un po’ come dichiararsi vergini e astemi all’uscita di un bordello, dopo un secolo di orge e festini). Quando diedi i natali ad Era Superba pensai che forse parlare di qualcosa di minimamente serio e utile alla collettività rifiutando le simpatiche e puerili logiche che governano l’editoria poteva essere una buona idea. Già allora, però, non mi sembrava così originale come trovata e mi chiedevo: perché non lo fa nessuno? Perché l’etica non porta denaro, ti fa “rimanere nella nicchia”, “la gente ha voglia di distrarsi non di pensare!”, solo fatica e poca riconoscenza... oggi conosco le risposte alla mia domanda, ma me ne fotto allegramente; anche perché ora la patata bollente è rimasta nelle mani dei ragazzi che laggiù, sul vostro pianeta, ogni giorno popolano la redazione, a me ormai non tange più nulla. Io non porto più i calzini e libero il mio alluce al firmamento. Baci e saluti.

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DI TUTTO UN po'

DIARIO DI VIAGGIO

br at is l ava e slovacchia Giuseppa Koshkova è un’infermiera che vive a Bratislava e ogni mattina si reca in stazione per prendere il treno che la porta a Vienna dove inizia il suo turno all’ospedale generale della capitale austriaca. Quindici anni fa, durante una vacanza in Austria, avevamo conosciuto alcune ragazze che ci avevano invitato a passare una giornata con loro nella capitale slovacca. A quei tempi era necessario il passaporto per passare la dogana ed essendo dotati della sola carta d’identità ci aspettava un mesto ritorno a casa con qualche giorno a disposizione prima di riprendere gli studi. Giuseppa era seduta in una kaffeehausen del centro di Vienna, leggeva distrattamente un libro ascoltando le nostre conversazioni su come poter superare il confine. Il pomeriggio era fresco e una densa pioggia restava attaccata ai vetri appannati del locale, un giornalaio chiudeva la saracinesca mentre le luci del teatro iniziavano a scaldarsi per l’arrivo dei primi signori in abito scuro. Siamo rimasti senza parole quando Giuseppa si è seduta al nostro tavolo dicendo che ci avrebbe potuto aiutare, la nostra diffidenza iniziale fu spezzata dal suo aspetto che ispirava fiducia. Il suo italiano era discreto, il nonno era calabrese di nascita ed emigrato nei primi anni del novecento in Germania per lavorare nelle miniere di Rammelsberg,

di diego arbore

FOto di Diego arbore

in seguito fu deportato in Austria a causa della guerra, trovò pace in Slovacchia per ragioni sentimentali… Ci ha proposto di passare in treno la frontiera la mattina successiva e che se ci fossero stati problemi ci avrebbe pensato lei grazie alle sue conoscenze in dogana ferroviaria. Abbiamo passato il confine senza problemi, Giuseppa ci avrebbe riportato indietro il giorno dopo e ci ha lasciato liberi di scoprire la città, non abbiamo trovato le ragazze ma al loro posto abbiamo conosciuto la bellezza e il fascino immortale di storia e cultura che scorre lungo le acque impetuose del Danubio, uno dei fiumi più lunghi e grandi d’Europa. Quella è stata la prima stretta di mano fra me e Bratislava,

nel tempo è diventata una tappa annuale per trascorrere weekend lunghi o capodanni alternativi e divertenti ma sempre con un regolare passaporto. La città è piccola ed è abitata da poco meno di mezzo milione di persone che vivono nel tranquillo centro storico dominato dal castello oppure nelle zone più periferiche e malfamate oltre il Danubio. La signora Giuseppa non poteva che abitare a Petralka, uno dei peggiori e mal tenuti quartieri, ma pur di risparmiare due soldi abbiamo soggiornato nella sua modesta casa in più di un’occasione dormendo su un divano e un materassino da mare gonfiato in soggiorno. Rimangono nella memoria i suoi gulash e il pollo farcito legato con ago e filo di sartoria, le zuppe con corpi


FOto di Diego arbore

estranei galleggianti e le colazioni di pane secco tostato e marmellata di frutta sconosciuta, tutto però era preparato con l’amore di una persona altruista e sola. Petralka è un quartiere popolare e mal frequentato soprattutto nelle ore serali, molte persone vivono in edifici obsoleti e dimenticati e altre in case più moderne e ben arredate ma comunque in un contesto più economico rispetto al centro storico. Nei giorni di mercato il quartiere si ferma per lasciare il posto a banchi di frutta non proprio in buono stato a causa anche delle basse temperature, altri banchi vendono materiale storico e articoli bellici come elmetti e maschere antigas, spille e cappelli dell’armata rossa, binocoli usati e vecchi cartelli con scritte in cirillico. Dopo un giro perlustrativo ci si reca in centro, superando il parco Sad Janka Krala dove una torre con un UFO (così viene chiamato) con al suo interno un ristorante panoramico, svetta tra gli alberi. Il parco è stato anche luogo di riprese del video “Sei nell’anima” di Gianna Nannini, dove si riconosce la torre in più di un fotogramma. Superato il parco si attraversa il

ponte che cavalca il Danubio e si arriva ai piedi del castello che domina la città. Il lato del colle che costeggia il Danubio è formato da piccole grotte e gallerie naturali dove trovano alloggio i senzatetto, meglio non curiosare al loro interno. Tuttavia Bratislava è tranquilla e vivibile, il centro storico negli ultimi dieci anni è stato rimodernato con la pavimentazione delle strade e la ristrutturazione dei palazzi, questo ha permesso l’aumento di attività commerciali. Nei primi anni non era così, una coltre di nebbia copriva le vecchie case dalle finestre consumate e le strade erano poco frequentate, l’ambiente sembrava più povero ma sicuramente più affascinante e molto più malinconico. Lungo le vie del centro si trovano statue in ferro che rappresentano personaggi di ogni genere, un operaio che esce da un tombino è il più famoso, centinaia di turisti si fermano a fotografare e farsi immortalare con lui mentre Napoleone si appoggia su una panchina e da un angolo di un vicolo un paparazzo è pronto a scattare un fotografia. Una sera siamo usciti molto stanchi dal Circus Barok, una discoteca sul fiume, abbiamo deciso di prendere un taxi,

una vecchia skoda verde militare che non aveva per niente l’aspetto di un taxi e il conducente guidava freneticamente parlando al telefono con tono forte in lingua slovacca. Il mio amico era dietro che dormiva, io stavo seduto sul sedile posteriore osservando la strada con sospetto, i palazzi e le case lasciavano il posto a fitte trame di alberi in fila come soldati e luoghi isolati. Accostò in una piazzola e ci chiese il conto con un coltello, abbiamo svuotato il portafoglio ma fortunatamente eravamo senza carte di credito e il cambio era a nostro favore, la cosa preoccupante era tornare indietro a piedi ma una cosa era sicura, non avremmo chiamato un taxi. Abbiamo seguito la strada, le luci e il Danubio fino ad arrivare al ponte quando ormai il sole iniziava timidamente a sorgere, alcuni raggi rimbalzavano sulla nebbia mattutina, altri invece brillavano sull’erba bagnata del parco indicando la strada di casa. Petralka deserta sembrava ancora più povera e un gatto malconcio cercava cibo tra i rifiuti. Siamo arrivati a casa e Giuseppa aveva preparato un’abbondante colazione con uova, latte e pane tostato accompagnato dalla sua marmellata di arance fatta in casa.


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DI TUTTO UN po'

a cura della psicologa michela alibrandi

Liberam e nt e SI PARLA CON LA BOCCA, CON GLI OCCHI, CON LE MANI... Quali sono le parole giuste per comunicare una brutta notizia o per far capire in modo chiaro le nostre emozioni? Ogni comunicazione che avviene faccia a faccia è composta da diversi elementi; il primo è il “canale di comunicazione verbale” che consiste nell’insieme di parole che scegliamo per dare l’informazione e che si modifica in base al contesto e al rapporto tra le persone coinvolte. Il secondo è il “canale di comunicazione paraverbale”, che comprende tutto ciò che riguarda la voce, quindi il ritmo, il tono, il volume, la dizione e il silenzio come forma di comunicazione. Il terzo è il “canale di comunicazione non verbale”, che riguarda gesti e movimenti del corpo e degli occhi e la mimica facciale. Una nota ricerca degli anni ‘70 (Albert Mehrabian), ha dimostrato che ciò che viene percepito di una comunicazione è al 55% il linguaggio non verbale, al 38% il paraverbale e solo al 7% le parole. Per quanto ricerche successive abbiano messo in discussione tali percentuali, è sempre risultata la prevalenza del canale non verbale sugli altri. di xenia stresino Esistono sei emozioni fondamentali: la gioia, la paura, la rabbia, il disgusto, la tristezza, la sorpresa. Ognuna è innata, universale e caratterizzata da espressioni facciali univoche ed immediatamente riconoscibili dagli altri; per questo avvertiamo la necessità di parlare di persona quando vogliamo che il nostro messaggio sia trasmesso con meno equivoci possibili, oppure il motivo per cui aggiungiamo le “faccine”, gli smiles, ai nostri messaggi scritti: la comunicazione delle emozioni tramite questi simboli permette di risolvere le ambiguità insite in un sistema di comunicazione prevalentemente verbale e, in www.psicologo-genova.it sostanza, di farci capire meglio.

a cura di gianluca nicosia

VINOVERITAS Lo Sforzato detto anche Sfursat di Valtellina è un vino DOCG la cui produzione è consentita nella provincia di Sondrio. La zona di produzione è caratterizzata da pendii compresi tra il fiume Adda e una quota di livello di metri 600 s.l.m., all’ interno dei comuni di Ardenno, Tirano, Piateda, Ponte in Valtellina, Villa di Tirano (frazione Stazzona) e Albosaggia. Questa DOCG è stata istituita con decreto del 07/04/2003. Lo Sforzato viene prodotto con uva Nebbiolo in percentuali da 90 a 100%, eventualmente completato da vitigni autoctoni (pignola, tossola, prugnola), Pinot Nero, Merlot. I grappoli una volta raccolti vengono esposti su graticci e lasciati appassire in modo da concentrare gli zuccheri. Il vino ottenuto è lasciato invecchiare un anno a partire dal 1° gennaio successivo alla vendemmia. Il colore è rosso rubino con eventuali riflessi granato, l’odore è intenso ed ampio con sentori di frutti maturi. Il sapore è di grande morbidezza, asciutto, strutturato e di carattere, con eventuale percezione di legno. Il titolo alcolometrico minimo del vino è 14%. Va servito alla temperatura di 18°C, accompagna portate a base di carni rosse o di selvaggina da pelo lungamente cotta in intingolo, le bottiglie più morbide e dotate di maggior residuo zuccherino possono essere servite con formaggi saporiti, intensi e lungamente stagionati.


di tutto un po'

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LUYCKX GHISI

LA SOCIETÀ DELLA

CONOSCENZA “Stiamo vivendo uno dei cambiamenti più significativi della storia: la trasformazione delle strutture di credenze della società occidentale. Nessun potere politico, economico o militare può competere con la potenza di un cambiamento della mente. Modificando la loro immagine della realtà, gli uomini stanno cambiando il mondo.” Inizia così, citando il pensatore americano Willis Harman, la prima parte del libro elettronico “La società della conoscenza”, scritto da Marc Luyckx Ghisi, autore belga ed ex-membro della Cellule de Prospective della Commissione Europea, l’équipe di intellettuali creata oltre vent’anni fa con lo scopo di immaginare il futuro dell’Europa. Nel suo libro, Luyckx Ghisi analizza in modo chiaro e accessibile la fase di transizione attraversata dalla nostra società, stretta tra due epoche caratterizzate da valori e modelli molto diversi tra loro. Prof. Luyckx Ghisi, lei afferma che siamo nel mezzo di un cambiamento epocale. Potrebbe spiegare qual è l’epoca che ci stiamo lasciando alle spalle? «Inizierò raccontando una storia. Circa 30 anni fa lavoravo alla Cellule per Jacques Delors (Presidente della

Commissione Europea nel periodo 1985-95, ndr), il quale ci chiese uno studio sulle prospettive dell’economia europea fino al 2030. Giungemmo al risultato che la società industriale era al capolinea. Per capirne le ragioni fu sufficiente porsi la seguente domanda: quando sarà costruita una nuova fabbrica, si assumeranno diecimila operai oppure si propenderà per una squadra ristretta di ingegneri che controllino un gruppo di robot progettati per la produzione? La risposta era chiara, così come era evidente già allora che in Europa, nel giro di pochi anni, si sarebbero persi circa venti milioni di posti di lavoro nel settore industriale». Il che ci porta dritti verso una nuova epoca… «Esattamente. L’unica via percorribile è quella di entrare nella società della conoscenza, post-capitalista e post-industriale, dove lo strumento di produzione non è più rappresentato dalla macchina, ma dalla mente umana, la quale condivide in rete il proprio sapere, creando, appunto, conoscenza secondo una logica win-win, nella quale tutti traggono un beneficio scambiandosi esperienze condivise. Con il termine “rete” non mi riferisco soltanto a internet che pure ha una sua

di daniele canepa

rilevanza in questo passaggio, ma intendo affermare che il lavoro non sarà più organizzato secondo le rigide strutture piramidali tipiche della società industriale. In questo modo le aziende metteranno al centro la persona e le sue competenze. Nella società della conoscenza, un manager intelligente dovrà avere come prima preoccupazione che il suo “capitale umano” sia abbastanza soddisfatto da tornare a lavorare nella sua azienda il giorno dopo». Una trasformazione che andrà ben aldilà del semplice cambiamento degli strumenti di produzione... «Si tratta senza dubbio di un mutamento molto più profondo. In generale, stiamo cambiando paradigma, ovvero il modo in cui ci relazioniamo con la realtà circostante. Veniamo da un sistema di valori della civiltà moderna industriale di tipo patriarcale, basato sulle tre “C” di Conquista, Comando e Controllo e fondato sulla sofferenza, sulla morte violenta, sulla disparità tra i sessi e sullo sfruttamento del pianeta. La civiltà industriale ci ha condotti a spolpare le risorse della Terra ed è evidente che non può funzionare, in quanto mette a repentaglio il futuro delle prossime generazioni».


il caffè degli artisti

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L A N U OVA V I TA D E L T E AT R O H O P A LT R OV E

di simone d'ambrosio

Finalmente l’Hop Altrove ha trovato una nuova famiglia. E anche molto numerosa. Almeno per i prossimi nove anni, a gestire gli spazi del cinquecentesco Palazzo Frattinati – Cambiaso sarà la nascente Associazione temporanea di scopo “Punto G”, che vede coinvolti alcuni dei principali protagonisti della realtà culturale genovese, ovvero Arci, Comunità di San Benedetto, Circolo culturale Punto G – Belleville, Disorderdrama, Narramondi e Laboratorio Probabile. Musica, teatro, cinema, battaglie per i diritti, la legalità e l’antimafia e cibo a chilometro zero: questi, e tanti altri, gli ingredienti vincenti del nuovo hubculturale, che si candida a tornare punto di riferimento del centro storico genovese. «Non sarà né una passeggiata né un pranzo di Gala» ammette Domenico “Megu”

Chionetti della Comunità di San Bendetto. «Ci siamo ritrovati a discutere di business plan e offerte economiche ma non si tratta certo di un’operazione commerciale. Per le associazioni come le nostre l’obiettivo non è certo fare soldi ma dobbiamo comunque pensare di chiudere almeno in pareggio». È soddisfatto, il Megu, di poter dare vita a questa nuova avventura, a pochi passi dalla bottega di vico Mele, “In sciä stradda”: un’occasione per la Comunità di rinnovare il legame e l’impegno sociale con la “Città Vecchia”, iniziato già a fine anni ’70 con la bottega di vestiti usati “Ciacchi”. Il progetto dell’Altrove è la testimonianza che anche dopo don Andrea Gallo, la Comunità di San Benedetto non molla la presa, anzi raddoppia: «Perché, adesso che non c’è più – dice Chionetti – è ancora più vero

il messaggio del Gallo: “Noi siamo quello che facciamo e non quello che diciamo”». Difficile capire con precisione quando la nuova vita dell’Altrove verrà ufficialmente battezzata perché mettere insieme tutti i pezzi di un puzzle così variegato è opera alquanto complessa. «Oltre ai tempi formali previsti dal bando (un mese, ndr) – spiega Stefano Kovac, coordinatore di Arci Genova – e a quelli legati all’istituzione formale dell’associazione, gli spazi necessitano anche di alcuni interventi strutturali. Dobbiamo capire se mettere i classici tapulli alle emergenze e aprire il prima possibile o prevedere una ristrutturazione più articolata. Insomma, siamo già parecchio in ritardo ancora prima di partire perché, ad esempio, per programmare una stagione teatrale ci si dovrà accontentare dei buchi disponibili che hanno le compagnie». Ma la colpa non è certo di Arci & co. se i tempi si sono dilatati fino all’inverosimile. Le lungaggini della gara sono state evidenti fin da subito: il bando, che l’assessore Sibilla aveva annunciato in dirittura d’arrivo a ottobre dello scorso anno, è stato in realtà aperto poco prima di Natale per concludersi, in seguito a proroga, a fine febbraio. Al momento dell’apertura delle buste per verificare le offerte sono giunti sopravvissuti solo 3 (Punto G, Altrove Spazio e Lilith) dei 7 progetti ufficialmente presentati, scesi in realtà a 5 ancora prima delle analisi qualitative.


il caffè degli artisti

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per vedere le opere www.lavorodellartista.it

NICOLA

BUCCI

il lavoro dell'artista

di MARTA TRAVERSO

Genovese, classe 1961, definisce se stesso «anima anfibia» fino a metà degli anni Ottanta, quando decide di porre una cesura tra il suo percorso artistico e quello della ricerca filosofica, prediligendo la seconda. Le sue opere sono state recentemente esposte a Palazzo Ducale nella collettiva Il lavoro dell’artista. Un percorso genovese 1977 - 1989. Cos’è il “lavoro dell’artista”? Il titolo della mostra richiama il cambiamento di paradigma economico di quegli anni, da società industriale a centralità del lavoro culturale, intellettuale e tecnologico. Tutto è partito dalla personale postuma di Rolando Mignani, allestita nel 2011 a Villa Croce. Rolando, morto nel 2006, è stato una delle figure più importanti nella fase di sperimentazione tra arte e scrittura visuale. Non “artista” perché a quei tempi si voleva prendere le distanze dal concetto di “arte” in senso critico e accademico: si preferiva l’espressione “operatori culturali”. Non eravamo un collettivo: apparteniamo a diverse generazioni

- io sono il più giovane - ma siamo uniti da una costellazione di valori comuni. Quali sono i valori che caratterizzano il tuo percorso di ricerca? La riflessione metalinguistica sull’arte. Ovvero: non solo realizzare opere, ma utilizzarle come strumento di riflessione sull’arte, sui suoi linguaggi, sul rapporto con il pubblico, riprendendo le teorie espresse da Jacques Lacan, Walter Benjamin, Guy Debord e altri. Descrivi la tua opera. È una sinestesia di diversi linguaggi: disegno, fotografia, fotocopia, “fotografia della fotografia”. Un preludio a quella che oggi si chiamerebbe multimedialità. Si tratta della prima mia opera esposta in una mostra personale, nel 1981. Le diverse tavole partono dall’obiettivo fotografico per indagare le dimensioni stratificate dello sguardo: la persona ritratta che guarda in macchina, poi che guarda la propria immagine fotografata, il riflesso nello specchio e così via. Nell’opera originaria si terminava con una cornice vuota

e uno specchio: lo spettatore, dopo aver guardato la sequenza di tavole (o meglio, “essere stato guardato” dal soggetto ritratto), avrebbe concluso il percorso guardando se stesso. La premessa è la teoria di Lacan secondo cui l’uomo è spettatore di se stesso, ma anche un’opera di Giulio Paolini del 1967, dal titolo Giovane che guarda Lorenzo Lotto, e il fatto che in quegli anni - nel cinema - Jean-Luc Godard ha sovvertito per la prima volta la regola del “non guardare la macchina da presa”. Ci parli del testo Considerazioni inattuali? Non è un catalogo della mostra, ma un insieme di riflessioni che contestualizzano una “archeologia del presente”: siamo così immersi nella nostra contemporaneità che non la vediamo, il salto nel passato è un paradigma per comprendere meglio l’oggi. Il testo contiene altri due testi, Attualità di Marx e No future, stralci di saggi scritti subito dopo il G8 del 2001. Sarà edito da De Ferrari, ma si può leggere anche sul sito della mostra (www. lavorodellartista.it, sezione “Testi”).


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ST E FA N O

il caffè degli artisti

G R AT TA R O L A

INTERVISTA ALLO SCULTORE GENOVESE

di claudia baghino

Stefano Grattarola, genovese classe ’69, è uno scultore. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti si è specializzato nella lavorazione del marmo e della pietra; lavora in Italia ma anche all’estero, dove le sue opere di dimensione ambientale sono esposte in luoghi pubblici. Ecco cosa racconta circa il suo lavoro e la sua ricerca artistica. Di solito l’artista lavora prima di tutto in virtù di un’esigenza interiore, seguendo soltanto una propria necessità espressiva. Tu crei per te stesso o anche per chi guarderà i tuoi lavori? «Lavoro per me stesso, è una necessità, se ho fortuna gli sforzi vengono incanalati dentro una ricerca più vasta che a quel punto si autoalimenta, diventando anche messaggio per fruitori esterni, ad ognuno libera interpretazione, quello che spero è trasmettere sensazioni, far vibrare corde». La maggior parte degli artisti con cui ho avuto modo di parlare condivide lo stesso senso di sfiducia e inquietudine verso il mondo circostante, che si esplicita poi nell’aspetto delle opere…. ritrovo parte di questa inquietudine anche nelle tue immagini... «Indubbiamente anche io sono molto attratto dalla parte oscura del pensiero, è molto più facile lavorare sul dramma dell’esistenza invece che sul piacere del vivere, nei momenti di comunione con se stessi e con l’esterno difficilmente ho trovato stimoli per poter iniziare a “pensare”».

Hai lavorato in tutto il mondo con opere di dimensione ambientale poste in luoghi pubblici. Esiste un filo conduttore fra i diversi lavori? «Le opere di dimensioni monumentali che ho realizzato in giro per il mondo sono la realizzazione degli stessi concetti in scala più grande, per gli scultori purtroppo è difficile ottenere appalti per grandi lavori, la possibilità di partecipare ai simposi internazionali di scultura è un buon compromesso per vedere l’opera nelle sue giuste proporzioni con un minimo di riscontro economico». È possibile limitarsi al bozzetto in gesso delegando la traduzione al materiale definitivo a mani altrui… Tu come ti comporti? «Conosco colleghi e amici che delegano la realizzazione definitiva del lavoro ad altri, non è il mio caso al momento, per motivi etici e per motivi economici; l’avvalersi di laboratori artigiani esterni comporta a monte una grossa mole di lavoro da smaltire, e conseguentemente la disponibilità economica pagata dai committenti, nessuno spenderebbe soldi senza già essere sicuro di piazzare il lavoro». È possibile vivere di arte qui, oggi? «Sul solito tema andare via o no da Genova si parla già fin troppo, personalmente ritengo che in questa epoca la differenza tra una città e l’altra sia ben poca. Il lavoro di clandestinità potrà dare i suoi frutti a lungo andare, e non parlo di jetset o gratificazioni economiche, parlo di onestà e verità della ricerca, l’aspetto più importante».


MARIA PIA ALTAMORE

Letteralmente emersa dall’“Antro della Poesia” di P.za Matteotti, durante una performance poetica in surreale concomitanza con l’arrivo del “Rally della Lanterna”, Maria Pia Altamore, visto il successo ottenuto, è stata artefice della simbolica vittoria della poesia sull’assordante rombo dei motori. Meglio nota come attrice comica, nel ruolo di poetessa verseggia in modo lieve ma sorprendente, insinuandosi in angoli insoliti con il sentimento e lo humour che la caratterizzano anche nella vita.

SORRIDEVO

Per l’occasione ho indossato il mio miglior sorriso me lo sono cucito talmente bene che durante la messa sorridevo, sorridevo… Incontrai lo sguardo di rimprovero del prete che con un cenno mi invitò a uscire. Io mi strappai il sorriso e lo abbandonai sulla panca!

BANDITORE

IL

di roberto marzano immagine a cura di xenia stresino

POETI SENZA LANTERNA

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* Spot of red concorso artistico indetto da Avis per sensibilizzare sulla donazione di sangue. Realizzare un video di 30-60’’ per una campagna di comunicazione sociale, la giuria è guidata da Oliviero Toscani. Il filmato va caricato sul sito Zooppa.it. Ai vincitori la partecipazione al 14° Circuito Off (Venezia, 28 - 31 agosto 2013) e premi in attrezzature. Scadenza: 15 luglio. * Porto, Motore, Azione concorso per sceneggiature inedite di cortometraggi a cura di Genova Film Festival e Autorità Portuale di Genova. Candidatura online sul sito di Genova Film Festival, ogni autore può partecipare con più sceneggiature. Nessuna quota di iscrizione. Premio di 600 € all’opera vincitrice, che sarà girata e ambientata nel Porto di Genova. Scadenza: 15 luglio. *Opera Education scrittura del libretto di un’opera lirica per ragazzi tra 6 a 14 anni, che sarà rappresentata durante Expò 2015 e poi in tournée in Italia ed Europa. Iscrizione online su operaeducation.org, bando aperto a scrittori under 30. Al vincitore 3.000 € di anticipo sui diritti d’autore. Scadenza: 20 luglio. *Intransito bando per autori di spettacoli teatrali under 35, a cura di Comune di Genova, La Chascona, Officine Papage, Teatro Akropolis e Teatro dell’Ortica. Ammesse solo opere inedite, nessuna quota di iscrizione. La rassegna per autori e compagnie emergenti si terrà a novembre 2013, messa in scena di 6 spettacoli e 1.250 € al vincitore. Scadenza: 31 luglio.


foto di Pietro Ciavattini

Fermata a richiesta:

una storia, una foto babbo natale non esiste mio nonno sì

di Daniele Aureli

Babbo Natale non esiste… è qualcuno con dei chili di troppo che fa felice i bambini portando regali che qualcun altro ha deciso di regalare: tutto qui! Barba finta, pochi capelli e niente renne a Dicembre. Al massimo, una multipla bianca stile taxi: per viaggiare comodi senza farsi notare. Nessuno mi ha mai detto questa verità, l’ho scoperta da solo e solo poi ho capito perché ogni Natale mio zio andava al bagno alle 23:30 e ritornava sempre dopo un’ora. Io pensavo fossero le tre fette di panettone al cioccolato a stimolare la sua lunga assenza... invece era tutto un imbroglio! Pensare che quando avevo sei anni sono stato sveglio ad aspettare l’arrivo di Babbo Natale fino a tarda notte; ero seduto sulle scale con una coperta sulle spalle, uno sguardo assonnato e le mani strette fra le cosce… ma niente da fare. Nessun regalo, qualche lacrima e un mal di schiena che ancora si fa sentire. Il giorno dopo ho ricevuto la macchinina telecomandata: proprio il regalo che volevo. Come faceva a saperlo? Aveva i super poteri e leggeva nel pensiero? Babbo Natale era diventato il mio eroe!!! Solo poi ho scoperto la verità: era una menzogna; come tutti gli altri. Come la Befana, Batman, Willy il Coyote, Shakespeare e Rocco Siffredi: tutti miti che non esistono. È tutta una bugia, come il lecca lecca che mai si consuma… io non l’ho mai trovato! Maledetto Willy Wonka e maledetti Umpa Lumpa. Erano piccoli, colorati e all’apparenza onesti. Poi, quando mio nonno… tra i suoi mille consigli mi ha detto… “E’ troppo tardi per gli onesti”, io mi sono illuminato.

Da quel momento ho scalzato Bukowski al secondo posto tra le citazioni preferite, Marty McFly al terzo e mio nonno in cima al podio. Se lo meritava… è sempre stato lui il mio vero mentore, ed è stato l’unico che non mi ha mai detto bugie. Aveva solo un problema: il desiderio di avere un nipote perfetto… allora io un giorno gli ho detto: “il pianoforte è affascinante ma si scorda al minimo movimento, alla chitarra si possono staccare le corde, l’ascensore si può bloccare, all’accendino finisce il gas, il deodorante spray inquina l’ambiente, lo shampoo delicato anticaduta costa troppo, il portafogli è sempre vuoto, il porta monete pesa troppo, l’anello ha una forma pressoché perfetta, ma se dato alla persona sbagliata ti incastra per tutta la vita, la cintura dei pantaloni ha bisogno quasi sempre di un altro buco, il fine primo tempo dei film spezza l’incantesimo, il caffè contiene caffeina, il the la teina, il latte è poco digeribile, la coca cola è un ottimo sgrassante, l’acqua naturale non disseta, l’acqua frizzante è troppo frizzante, la birra gonfia e fa ruttare, lo zucchero è proibito ai diabetici, l’uovo esce dal culo della gallina, l’insalata non sa di niente, il cuba libre ti ubriaca, la cannuccia è un po’ da gay, il gelato ha troppe calorie, l’automobile inquina, il letto crea dipendenza, le cartine stradali sono incomprensibili, le foto si sbiadiscono, le scarpe si consumano, i vestiti si restringono, i fiori appassiscono, i sassi sono tristi, gli alberi non possono correre, gli uccelli non parlano, il mandarino contiene i semi, la mela anche, il cocomero idem. Non c’è niente di perfetto, allora perché devo esserlo io?” … Da quel giorno mi ha sempre sorriso.


l' angolo di Gianni Martini Con il numero 45 ho terminato un articolo iniziato oltre 2 anni fa (n19). Sento tuttavia l’esigenza di alcune puntualizzazioni, non certo per chiudere un tema di grande attualità e destinato a rimanere aperto, nel gioco delle interpretazioni, ma per essere meglio compreso, data la complessità dell’argomento.

Certamente il rapporto che si muove lungo l’asse giovaninovità-cambiamento riveste un ruolo centrale nella nostra riflessione. In questa devastata epoca caratterizzata da un consumismo di segno/senso sempre più isterico, i “giovani” costituiscono un segmento di mercato importantissimo. Molte aziende producono quasi esclusivamente per i giovani (che, considerando il mito del “restare sempre giovani” può significare una dilatazione dell’età fino a oltre i 30 anni). Tuttavia occorre ricordare il significato radicale in cui, lungo tutto l’articolo, abbiamo inteso la parola novità, legandola ad una esplicita intenzionalità di cambiamento sociale, da realizzarsi attraverso un rifiuto dello stato di cose presenti. Novità - quindi - non come ultimo atto di una filiera produttiva (l’ultimo modello di automobile, cellulare, computer, videogioco, abbonamento a Sky ecc…), ma come “progetto di vita” che ha trovato modo di esprimersi lungo un ventaglio di comportamenti sociali che andava dallo spontaneismo più ingenuo e di scarso significato politico, alle forme di organizzazione in gruppi di orientamento marxista-leninista o maoista; da correnti libertarie più o meno visionarie ai deliri dei gruppi armati: tutti, partendo dalla loro angolazione si sentivano partecipi di un durissimo scontro con la società borghese, e si riteneva che fosse in gioco o un rovesciamento

rivoluzionario della situazione o la barbarie. Ma oggi - ripeto - un giovane (diciamo tra i 14 e i 30 anni) dove/quando/ come intercetta i fermenti di novità, ammesso che ne esistano? Parlando di musica, questi non escono certo dai palinsesti tipo MTV, RTL, DJTV e meno che mai dai talent show. Forse qualcosa potrebbe arrivare dalla rete o dai circuiti informali facenti capo ai centri sociali; forse da qualche etichetta indipendente che ancora resiste; forse da qualche autoproduzione a rischio di rimanere sconosciuta per sempre. Ma intendo buttar lì una domanda un pò provocatoria: i “giovani” intendono/desiderano effettivamente cambiare, ossia abbandonare questo sistema di produzione sempre più allucinato; i “giovani” si rendono conto della mutazione antropologica ormai avvenuta e sono disponibili a rifiutarsi di essere parte disumanizzata di questo mellifluo e terribile ingranaggio che con i modi suadenti e “innocenti” della pubblicità continua a programmare le nostre vite, mandandole in rovina quando diventano superflue per i processi produttivi? T. V. Adorno e M. Horkheimer tra gli ultimi anni 40 e l’inizio dei 50 avrebbero parlato di “società amministrata” dove tutto, anche le nostre vite, vengono programmate e gestite lasciandoci l’illusione di essere liberi. Non so. In giro vedo molto disorientamento. Percepisco che la musica non

svolge più quel ruolo trainante come negli anni ’60 e ’70. Ma l’aspetto più grave è che non è stata sostituita da alcunché. Forse la mutazione antropologica, di cui parlarono anche Pasolini e Gaber, ha già raggiunto dei livelli di avanzamento davvero preoccupanti. Le azioni di dissenso anche quando appaiono “rumorose”, in realtà, non mettono in discussione niente di fondamentale, anestetizzate tra un “Porta a Porta”, un “Matrix” o “Servizio pubblico” e l’altro. Nel frattempo molte persone, non trovando più un qualcosa in cui riconoscersi, anziché scendere in piazza, giustamente incazzate, decidono, drammaticamente di togliersi la vita. Anziché unirsi in una dimensione e appartenenza collettiva optano per una disperata scelta individuale. Ecco, questi sono i veri segni del tempo, “nuovi”!!! E come se compressi in rapporti sociali sempre più allo sbando e senza avere a disposizione utopie praticabili, la nostra capacità di prefigurare, anche attraverso la musica si fosse rattrappita. Auguri…


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parla come mangi

MANGI

VERDURE RIPIENE Ingredienti (per 6 persone) 8 zucchini, 4 melanzane di media dimensione, 4 peperoni, 4 cipolle bianche abbastanza grosse, 4 pomodori, 200 gr di pane raffermo, pangrattato, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, latte, 200 gr di carne trita o prosciutto cotto o mortadella (le dosi variano in base ai vostri gusti), 2 uova, aglio, prezzemolo, maggiorana, olio, burro, sale. Preparazione Pulite tutte le verdure e lessatele (ad eccezione dei pomodori) in acqua bollente per una decina di minuti. Intanto, mettete il pane spezzettato in una terrina a bagno nel latte per farlo ammollare. Scolate le verdure, lasciatele raffreddare e scavatele togliendo la polpa (conservatela per il ripieno), avendo cura di mantenerle comunque di un certo spessore. Fate rosolare la carne in una padella con dell’olio d’oliva e poco burro, salatela, e una volta cotta unitela al pane raffermo. Mettete poi la polpa delle verdure, la maggiorana, il sale, il parmigiano, le uova, un filo d’olio, il prosciutto o la mortadella a piacere e mescolate bene. Prendete poi le verdure svuotate, riempitele con il ripieno preparato, cospargetele di pangrattato e mettetele in una teglia ben unta d’olio a cuocere in forno per mezz’ora a 180 gradi.

Testo tratto dall’omonimo libro di Bruno Gattorno canto IX

Fêua da porta, da solo sensa çillà aspeto o Ducca che primma o poi dovviá torná, anche se o ma dito… (tranquillo, no ëse freido comme o giasso, mi no te lascio in te questo mondo basso, ai dïai devo parlà, a porta averta devan lascià). Mentre ansçioso, con i poëti in sce porte stemmo aspetá, se sente ûnn-a spûssa in te l’äia che te ven quæ de cacciâ, in te quella nûvia maleodorante sciorte fêua ûnn-a bestia tûtta insanguinante, ûnn-a stria con tre teste pinn-e de bisce de tœscego infettá, e con a bocca averta a ne vœiva roziggiâ: - Ti veddi… me dixan i poëti, quelle bestie cornûe, nïatri l’emmo zà conosciûe ûnn-a a lè a Megèra, che a canta l’averno, Aletto in scia só drïta o cianze in eterno, in to mezo ghe o Tixifon, che de parlà manco o le bòn - A n’ammia quell’idra, con quelli êuggi trasformane a ne voæ tûtti in schêuggi, con e man se semmo

coverti, comme chi ben se asconde, mentre sentimmo o vento vegní sciú da e stúrbie onde, o sciuscia, o stròscia, e ramme o fa scigoâ o l’inghêogge a Gorgogna cacciandola torna in ta só fogna. Quell’aggiûtto vegnûo da lontan o lea ûn ángio, mandóu da o Segnô a dane ûnn-a man. Con ûn bacco o fa segno ao sciumme che o se asciuga in ten barlûmme. (Annæ) o dixe o ángio, (Sensa tormento che a porta ve arvo in te ûn momento) sûbito drento semmo entræ, ma pe ringraziâlo, inderre se semmo giè, ma quell’ángio da o müro bón, finio o leiva a só misción. Appenn-a intrôu, in te quello bailamme, i êuggi intorno gïo, e da ogni parte ghe de sciamme che i dïai addêuvian comme çerci pe croví e anime con di coverci, e mí: (Meistro? chi sòn quella gente, seppellia li drento in te quelle fosse che san de relento?) e le a mi’: (L’erexïa ha la piggiè, e in to fêugo sòn stæti condannæ, oua vegni caminemmo, via da e sciamme e da e tombe se ne anemmo).


l ista

d i st r i b u z i o n e

ERA SUPERBA

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Gli espositori fissi si trovano in Piazza Dante (attraversamento pedonale di fronte casa Colombo), Via XII Ottobre (attraversamento pedonale di fronte bar Moody), Via Assarotti 11R (Rapid Service Mosca), Matitone (ingresso lato levante), Ospedale Galliera (atrio principale), Monoblocco Ospedale San Martino (atrio), Sestri Ponente (Biblioteca Bruschi-Sartori, Via Biancheri zona stazione FS) e Vanuart (Vico del Fico 84 r)

CENTRO

Piazza Dante (espositore attraversamento pedonale), Via Fieschi/Seminario (Berio Cafè), Via Ceccardi (Libreria La Feltrinelli), Piazza Colombo (Ma.Ma.Cla, Bar Manhattan), Via Cesarea (Teatro della Gioventù), Via XII Ottobre (espositore attraversamento pedonale), Via Assarotti (Rapid Service Mosca), Fontane Marose/ Via Garibaldi (Edicola Fontane Marose, BookShop Palazzo Tursi, Baribaldi, Guitar Land), Zona Maddalena (edicola via Maddalena, La Lepre, bar Piazza Posta Vecchia, Pub i 4 Canti, GloGlo Bistrot), Zona San Lorenzo/ Giustiniani (Bar Pasticceria Da Giuse, Nouvelle Vague), XXV aprile/ Casana (Bar Baruffa, Bar 25, Bar Antica Casana), Matteotti/ Porta Soprana (Informa Giovani, Mentelocale, Bar Boomerang), Zona piazza Erbe/Via di San Bernardo (Giardini Luzzati, Alabardieri Taberna Storica, Teatro della Tosse, Cantine Embriaci) Via San Luca/ Fossatello/via del Campo (Pasticceria Cavo, Caffetteria Lomellini, Museo Viadelcampo29rosso), Via Cairoli (Les Aperitif, Barpagianni, O Caffè, Libreria Bozzi, Ghetto Blaster e Gelateria Profumo di Rosa), Piazza del Carmine (Bar Marika, Bar 8 rosso), Zona Largo Zecca (La Fermata, Mescite), Via Balbi/ Santa Brigida (Università di Lettere Balbi 4, Scienze Politiche/Giurisprudenza Balbi 5 accoglienza, Università Lingue, Polo Universitario, Antica trattoria Lupo), Porto Antico (Università di Economia, libreria Porto Antico, Museo Luzzati, Antica Vetreria del Molo, Biblioteca De Amicis)

CARIGNANO - CASTELLETTO

Ospedale Galliera (atrio principale), Piazza Manin (Alle Volte)

FOCE

Piazza Rossetti (Bisquit Cafè), Corso Buenos Aires (Il baretto), Via Finocchiaro Aprile (La Rosa dei Venti), Via Pisacane (Il Bar), Via Rivale (bar Movie, bar Boom), Via di S.Zita (bar Mediterraneo), Via Trebisonda (Checkmate Club)

ALBARO

Via F. Cavallotti (Hobby sport junior, Hobby Sport, Posh), Via De Gaspari (piscine di Albaro), Via Gobetti (Bar Brio), Via Boccadasse (B&B Boccadasse)

SAN MARTINO

Ospedale San Martino (atrio Monoblocco), Corso Europa (Università Scienze motorie, Università di Medicina e Scienze Naturali)

QUARTO - QUINTO - NERVI

Lungomare Via Quarto (Caffè Balilla), Via Schiaffino (O’Connor Pub), Priaruggia (Sede Gruppo Editoriale Era Superba, Bar Tino), Via Antica Romana di Quinto (Bar La Pianata), Via Gianelli (Bar Colombo), Via Oberdan (gelateria Gaggero, gelateria Chicco, Green Store)

SAN FRUTTUOSO - Marassi - MOLASSANA - PRATO

Piazza Giusti – Manzoni (Bar Don Chisciotte, Sportello del cittadino), Via Paggi (teatro Garage), Via Monticelli (PharmaSPA, Centro erboristico Monticelli), Via del Chiappazzo (scuola di musica ‘Music Line’), Via Adamoli (Piscina Sciorba) Via Struppa altezza piazza Suppini (edicola)

SAMPIERDARENA

Piazza Modena (teatro dell’Archivolto)

CORNIGLIANO

Via Cornigliano (Pintori dolce e salato, Music Bar Ikebana), Via Nino Cervetto (Biblioteca Guerrazzi/Città dei mestieri), Via Muratori (VillaBombrini)

SESTRI PONENTE

Via Biancheri (espositore fisso lato stazione), Via Soliman (Biblioteca Civica Bruschi Sartori), Vico al Gazzo (Les Barriques), Via Sestri (Le Petit Cafè, La caffetteria, Bar il Fragolino, L’Arte dell’Espresso, Libreria Mondadori)

MULTEDO

Via Ronchi (Cafè Restaurant La Porcigna), Via Dei Reggio (Molli Malone’ s Guinnes Pub)

PEGLI

Via Pegli (La Tana dei Golosi), Largo Calasetta (circolo Rari – Nantes), Lungomare di Pegli (Bar Pasticceria Amleto, Hotel Mediterranèe), Pontile Milani (Bar chiosco), Piazza Rapisardi (Bar Franca), Via Parma (Bar Angelo), Via della Maona/Odisso (Bar Christian’s), Stazione FS (edicola), Via Martiri della Libertà (Bar Gianni)

PRA'

Via Prà (Bar Nuovo Cafè Rolando, Tony e Giò, Bar Grisù), Via Murtola (Bar Flò)

VOLTRI

Via Camozzini (Farmacia Serra, Voltri Cafè, Bar Luigi, Bar Roma), Passeggiata mare (Fuori Rotta), Piazza Odicini (Circolo Anpi Odicini, La Bottega del Goloso 2), Via S.Ambrogio 18r (Kapitombolo), Piazza Lerda (New Gibò), Stazione FS (Bar Stazione), Via Biscaccia – Mele (Cartiera 41)

RIVAROLO

Piazzale Guerra (Biblioteca Cervetto), Via Rossini (Bar Ciacci, Mastrolibraio)

CERTOSA

Via Jori (Bar Pinin)

BOLZANETO

Via Orietta Doria (Bar Pippo), Piazza Rissotto (Bar Goccia di Caffè)

PONTEDECIMO

Piazza Pontedecimo (Bar Margherita)


agenda

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SCOPRI ALTRI EVENTI SU ERASUPERBA.IT

DA MERCOLEDI’ 19 GIUGNO

-H 21 LA STRANA COPPIA. Il capolavoro di Neil Simon con la The Kitchen Company. Teatro della Gioventù. Domenica ore 17, lun chiuso.

DA GIOVEDI’ 20 A LUNEDI’ 24 GIUGNO

-H 21 LIMPIDOFESTIVAL 2013 spettacoli e laboratori teatrali con il gruppo Limpido. Teatro Garage -H 21.30 FESTA DEL SOLSTIZIO. L’osservatorio Astronomico del Righi apre le porte per osservazioni della volta celeste e dei pianeti. Via Mura delle Chiappe, 44

DA VENERDI’ 21 A DOMENICA 23 GIUGNO

-H 19.30 CREVARINVADE. Musica, focaccette e solidarietà. Concerti di: venerdì One Night Band, Born in the Sixties, Deriva, sabato SconVoltri, Audio80, Lele delle Scimmie, domenica Madame Blague, No Man Eyes. Anpi Campenave, Crevari

SABATO 22 e DOM 23 GIUGNO

-H 19.30 SAGRA DEL PESTO. Ottime ricette a base di Pesto alla Genovese e Grigliate miste, buon vino e musica. Soms Fratellanza Pontedecimo, via Isocorte. Dom anche alle ore 12.30

DOMENICA 23 GIUGNO

-H 18 GIARDINI DI CARTAPESTO. Musica live con MAKADAM ZENA, U CARBUN aka MARCO X, URIBA’, BERNARDA PROD-ACTION, BOBBY SOUL. Giardini di Plastica, ingresso libero

LUNEDI’ 24 GIUGNO

-H 21.30 LIBERO CINEMA IN LIBERA TERRA. Festival di cinema itinerante sui beni confiscati alle mafie a cura dell’Associazione Libera e Cinemovel Foundation. Villa Bombrini di Cornigliano

MARTEDI’ 25 GIUGNO

-H 21 GIOVANNI ALLEVI IN CONCERTO. Santa Margherita Ligure, biglietti da 25 euro

MERCOLEDI’ 26 GIUGNO

-H 18 I SIGNORI DELLA GREEN ECONOMY. L’autore Alberto Zoratti presenta il libro. La Feltrinelli

GIOVEDI’ 27 GIUGNO

-GREEN CARPET. Nel centro storico di Rapallo i ristoranti offrono, piatti e bevande, aperitivi happy hour e drink. Musica dal vivo e spettacoli. Rapallo -H 21 PAOLO BENEGNU’ IN CONCERTO. Ad aprire il live due delle indie band italiane più cool del momento: Fast Animals and Slow Kids e Iori’s Eyes. Villa Bombrini di Cornigliano

DA GIOVEDI’ 27 A DOMENICA 30 GIUGNO

-H 20.30 FESTIVAL POP DELLA RESISTENZA. Quinta edizione a cura di ARCI Genova. Villa Bombrini di Cornigliano, ingresso gratuito

VENERDI’ 28 GIUGNO

-H 18 WHO SHOOT YA? Federico Traversa (Sandman) e Andrea Napoli raccontano insieme a Tormento dei Sottotono la storia del duplice omicidio più famoso della storia del rap, quello di Tupac e Notorius Big. La Feltrinelli -H 21 ANDY MITTO & THE GROOVE MAKERS. Ritmi reggae e ska. Villa Bombrini di Cornigliano

DA VENERDI’ 28 A DOMENICA 30 GIUGNO

-VINTAGE IN PORTO. Mostre, eventi, concerti, workshop e dibattiti aperti al pubblico. Piazza delle Feste, ingresso libero. Ven 1730/2330, sab 12/2330, dom 9.30/20 -H 19 SAGRA DELLA GRIGLIATA. Stand gastronomici e musica dal vivo. Pieve Ligure

DA VENERDI’ 28 A LUNEDI’ 1 LUGLIO

-CUORE DI CLOWN. Workshop con Peter Ercolano per imparare l’arte del clown. Ostello SuGenova Per informazioni sui costi e iscrizioni 347 0382118/ silviamastrangelo@tiscali.it.

SABATO 29 GIUGNO

-H 19 THE IRISH PARTY. Menù con penne alla Kilkenny e stufato alla Guinness, accompagnato da fiumi di birra e da musica live. Torrazza, Sant’Olcese -H 21 ANTEPRIMA FESTIVAL TEATRALE DELL’ANTICO ACQUEDOTTO. Ugo Dighero presenta lo spettacolo comico Rimbocchiamoci le natiche. Palestra E. Rollero – via Piacenza


agenda

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-H 21.30 ANNI DI ORTODOSSIA. Mitica reunion dei CCCP con Zamboni, Baraldi, Fatur, Enriquez (Bandabardò). In apertura il live soundclash di Tarick1 e dei Magellano. Villa Bombrini di Cornigliano

carne grigliata, crostata di marmellata, il tutto a 15 euro bevande escluse. Fontanegli -H 23 PARTECIPARTY. Festa con dj set elettronico, rum&bass, rock, trash. Monte Fasce, ingresso libero

DOMENICA 30 GIUGNO

DOMENICA 7 LUGLIO

-H 10/19 RADUNO FIAT 500. Piazzale Mandraccio, Porto Antico -H 21 THE HEARTBREAKS LIVE. Definiti dalla stampa come “la band più interessante al momento in Inghilterra”. Villa Bombrini di Cornigliano

DA LUNEDI’ 1 A DOMENICA 7 LUGLIO

GENOVA FILM FESTIVAL 2013. Sedicesima edizione del più importante evento cinematografico ligure e fra i più apprezzati a livello nazionale. Oltre 100 proiezioni in programma presso il Cinema The Space del Porto Antico di Genova

MARTEDI’ 2 LUGLIO

-H 18 AMIN, CHE È VOLATO GIÙ DI SOTTO. La nuova indagine della redattrice-detective più appassionata e ironica del noir italiano, Nadia Morbelli. La Feltrinelli

MERCOLEDI’ 3 LUGLIO

-H 21 GOA BOA FESTIVAL. Ministri e Venus in concerto. Arena del Mare del Porto Antico, Ingresso 10 euro con drink

DA MERCOLEDI’ 3 A SABATO 13 LUGLIO

-IL GRAN BAZAR DE LE MILLE E UNA NOTTE. Spettacolo estivo a stazioni di Amedeo Romeo e Emanuele Conte. Giardini Luzzati, biglietto 15 euro

GIOVEDI’ 4, VEN 5 E SABATO 6 LUGLIO

-LA SAGRA URBANA. Tre giorni di teatro per ragazzi, artisti di strada, musica, stand gastronomici. Villa Bombrini di Cornigliano

-H 2130 PULCINELLA. UN TANGO PER VIOLETTA. Spettacolo a cura di Deos, ensemble di danza contemporanea. Piazza delle Feste, Porto Antico

DA VENERDI’ 12 A DOMENICA 14 LUGLIO -H 19 SAGRA DEL TORTELLO. Stand gastronomici e musica. Località Montepegli, Rapallo -H 17 FESTEATRO DI STRADA. 6 ore di esibizioni al giorno, 8 spettacoli tutti diversi, 6 compagnie artistiche, laboratori per bambini, un gruppo musicale. Villa Bombrini di Cornigliano -H 23 RADICI FESTIVAL DELL’ENTROTERRA. Dj set reggae e dub, degustazioni, mercato contadino ed escursioni. Possibilità di campeggiare. Ex Colonia di Renesso, Savignone

MERCOLEDI’ 10 LUGLIO

-H 22.30 DAUGHTER IN CONCERTO. Mootic festival. Teatro Arena Conchiglia, Sestri Levante.

GIOVEDI’ 11 LUGLIO

-H 21 GOA BOA FESTIVAL. Cody Chesnutt e Zibba Almalibre in concerto. Arena del Mare del Porto Antico, Ingresso 15 euro con drink

VENERDI’ 12 LUGLIO

-H 21 GOA BOA FESTIVAL. Tom Tom club, Mr Puma, Raptus in concerto. After show La Valigetta show case. Arena del Mare del Porto Antico, Ingresso 15 euro con drink

SABATO 13 LUGLIO

-H 21.15 LA MUSICA DEL MONDO. Paolo Agnello in concerto. La voce e la chitarra di un Cantautore fra i più significativi della scuola genovese, accompagnato alla chitarra da Alessio Siena. Palazzo Rosso

-H 19 SAGRA DEL PANSOTO conditi con salsa di noci, sugo di funghi e crema ai carciofi, frittura di pesce con patatine fritte, torta al limone, il tutto a 15 euro bevande escluse. Fontanegli -H 21 GOA BOA FESTIVAL. Motel Connection, Tomakin in concerto. After show Aukan Arena del Mare del Porto Antico, Ingresso 15 euro con drink

VENERDI’ 5 E SABATO 6 LUGLIO

SABATO 13 E DOMENICA 14 LUGLIO

DA VENERDI’ 5 A DOMENICA 7 LUGLIO

MARTEDI’ 16 LUGLIO

VENERDI’ 5 LUGLIO

-H FESTA DELLA BIRRA A MELE. Stand gastronomici e musica. Area campo sportivo di Mele -H 19 IL RE RAVIOLO. Stand gastronomici, musica e ricette liguri. Cogorno

SABATO 6 LUGLIO

-H 19 SAGRA DEL RAVIOLO. Ravioli con pesto, ragù e crema ai funghi porcini. Secondo a base di

-H 18 SAGRA DELLA CAPPONADDA. San Rocco di Camogli, domenica tuto il giorno -H21 GIORGIO PERDONACI. Divertissement teatrale che prende l’avvio dalle canzoni di Gaber (il Giorgio del titolo) per rendere omaggio al cantautore milanese alla sua musica, al suo teatro, ma non solo. A cura della Compagnia della Pozzanghera. Arena del mare, Porto antico.



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