Torino Barriera
Cultural Planning come strategia di rigenerazione urbana per l’area ex Incet
Tesi di Laurea
Collegio di Architettura Corsi di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile. A.A. 2013-2014
RELATORE Prof. Massimo Camasso
CANDIDATA Erika Fusaro
Dicembre 2014
Sommario 6
Premessa
Sezione A 12
INTRODUZIONE
16 1 Politiche territoriali e creatività 16 1.1 Logiche di Marketing applicate del territorio: City Marketing e City Branding 18 1.2 I processi di rigenerazione urbana e la cultura come risorsa 19 1.3 Città creative e sviluppo urbano 23 1.4 I presupposti della città creativa 28 2 Cenni sulle politiche culturali urbane in Europa 28 2.1 Contaminazioni d’oltre Oceano: le origini del Cultural Planning 32 2.2 Le politiche europee attuali 32 2.3 Un’ Agenda europea per la cultura 35 2.4 Il Piano Strategico Urbano 42 3 42 3.1 43 3.2 48 3.3 52 3.4 53 3.5 55 3.6 58 3.7
Gli strumenti dell’Unione Europea: le Capitali Europee della Cultura Nascita ed evoluzione del sistema “Capitali Europee alla Cultura” Da Capitale a Capitali Alcuni casi rilevanti Il progetto Vedrò Il libro verde delle Industrie Creative Esiti dell’attuazione della strategia Europa 2020 Forum Europeo per la Cultura
Sezione B 63 INTRODUZIONE 67 67 70 72 73 74
4 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5
Geografie post-industriali. Torino, l’arte ridisegna la città. Considerazioni sul P.R.G.C. I primi Piani Strategini della città Previsioni future: il Piano Strategico 2025 Connessioni con la candidatura di Torino a Capitale Europea alla Cultura Esempio di Cultural Planning a Torino: rigenerazione a Urban Barriera
Progetto B_Art: Artifici 83 85
4.6 Ricerca empirica: la mappatura degli edifici industriali abbandonati Schede Casi Studio Sezione C
121
INTRODUZIONE
124 5 Evoluzione del concetto di Loisir 124 5.1 Dal dopoguerra agli anni ‘90 125 5.2 il tempo libero oggi 126 5.3 Dal concetto di tempo libero a quelli di Event Marketig e Marketing Culturale 127 5.4 Il tempo per la cultura in Piemonte 136 150 151 151 153 153 155 156 158 159 159 161 164 164 164
6 6.1 6.1.1 6.1.2 6.1.3 6.1.4 6.1.5 6.1.6 6.2 6.2.1 6.2.2 6.2.3 6.2.4 6.2.5 6.2.6
Gli eventi della cittĂ di Torino Gli eventi del Lingotto Fiere La tipologia di eventi Frequenza, durata e tempi Bacino di attrazione, numero di visitatori, target di riferimento Pacchetto di attrazioni e servizi offerti Soggetti coinvolti: Organizzatori, Sponsor e Partnership A proposito di Artissima... Gli eventi diffusi La tipologia degli eventi Frequenza, durata e tempi Bacino di attrazione, numero di visitatori, target di riferimento Pacchetto di attrazioni e servizi offerti Soggetti convolti: Organizzatori, Sponsor e Partnership A proposito di Paratissima...
173
Proposta Progettuale
189
Conclusioni
193
Bibliografia
197
Appendice Interviste
Per immaginare e disegnare il futuro, occorre ragionare e intervenire sui principali trend del presente....
Domenico De Masi.
Sociologo e professore di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dove è stato preside della facoltà di Scienze della comunicazione.
Longevità Nel 2020 la popolazione mondiale sarà un miliardo in più di oggi. Non si tratta solo di bocche in più, ma anche di cervelli. Sarà possibile vivere fino a 730.000 ore, 30mila in più di oggi. Vivranno più a lungo le persone più scolarizzate e con relazioni sociali più intense. Quando si parla di longevità bisogna evitare l’equivoco di confonderla sic et simpliciter con la vecchiaia. Tecnologia Nel 2020 un chip sarà piccolo quasi quanto un neurone umano e la sua potenza supererà un miliardo di transistor. Tra meno di dieci anni dovremmo imparare a familiarizzare anche con una nuova generazione di robot, macchine sempre più umanizzate. Grazie all’informatica affettiva i robot saranno dotati di empatia. Economia L’Europa conserverà un primato ma dovrà cedere parte della sua ricchezza, le banche più importanti del mondo saranno in Cina e tornerà in auge il Mediterraneo. Queste alcune delle novità riservate dai prossimi anni. Nel 2020 il Pil pro-capite nel mondo sarà di 15.000 dollari, contro gli attuali 8.000, ma l’Occidente – osserva il sociologo – avrà ridotto del 15 per cento il proprio potere d’acquisto. Lavoro La chiave di volta del lavoro sarà la creatività. Nel 2020 i lavori manuali e quelli esecutivi saranno assorbiti dalle macchine o affidati a immigrati. I creativi occuperanno la parte centrale del mercato, più del 30 per cento, più garantita e meglio retribuita”. Androginia Il mondo sarà sempre più rosa. Nel 2020 le donne vivranno tre anni più degli uomini. Il 60 per cento degli studenti universitari, dei laureati e dei possessori di master saranno donne. Molte donne sposeranno un uomo più giovane di loro, molte avranno un figlio senza avere un marito. Etica Se vorremo avere successo, ci toccherà essere galantuomini. Così il sociologo riassume le trasformazioni che più incideranno sulle prassi nei prossimi anni. Nel 2020 il 70 per cento dei lavoratori lavorerà nel settore terziario, dove il vantaggio competitivo dipende dall’affidabilità delle prestazioni. Dunque la società postindustriale sarà più onesta e trasparente di quella industriale. Cultura Nel 2020 la cultura digitale soppianterà quella analogica e l’istruzione sarà intesa come formazione permanente. In passato ha dominato il modello di una produzione intellettuale di pochi per pochi, coi media siamo passati a una produzione di pochi per molti, mentre oggi siamo di fronte a una produzione di molti per molti. Domenico De Masi
Premessa I mutevoli cambiamenti della società moderna fanno emergere la necessità di nuovi strumenti, più adeguati a rispondere alle nuove e innumerevoli esigenze delle città; per anni si è cercato di gestire il territorio ricorrendo agli strumenti tradizionali della pianificazione, ma la globalizzazione e i movimenti di massa richiedono nuovi meccanismi, nuove strategie e sinergie, azioni e attori alternativi. Ciò che viene richiesto oggi dalle realtà urbane è una maggiore vivibilità, una maggiore efficienza dei servizi, la possibilità di usufruire degli spazi pubblici, la rigenerazione dei quartieri degradati ed il recupero degli edifici abbandonati appartenenti al patrimonio territoriale, ma soprattutto la partecipazione attiva degli abitanti nei processi di riqualificazione urbana. Spesso non ci si rende conto di quanto sia ricco di potenziale il nostro territorio partendo dalle architetture che spesso rimangono per anni scatole vuote in attesa di una nuova identità: uno o due eventi culturali all’anno non sono una risoluzione al problema, è necessario attribuire a questi spazi ruoli e funzioni permanenti. Ancor più spesso queste architetture vengono considerati dei non luoghi, senza tenere conto della precisa definizione che Marc Augè, padre del termine, attribuisce a questi spazi “Il non luogo è il contrario del luogo, uno spazio in cui colui che lo attraversa non può leggere nulla né della sua identità (né del suo rapporto con sé stesso), né dei suoi rapporti con gli altri o, più in generale, dei rapporti tra gli uni e gli altri (…). Certo il non luogo è questione di sguardo (…).”1 Lo stato dell’arte a Torino presenta realtà contrastanti e variegate; da un lato sono presenti architetture, appartenenti alla vocazione industriale di una volta, attualmente in stato di abbandono o nel migliore dei casi, utilizzate per macro eventi cittadini in virtù dei grandi spazi che le caratterizzano (come ad esempio Paratissima al M.O.I o a Torino Esposizioni). L’amministrazione comunale attribuisce una funzione pubblica a questi edifici ma, sebbene le previsioni presenti nei Piani Strategici indichino l’intento di coinvolgerli in processi rigenerativi, la maggior parte delle volte non si raggiunge l’obiettivo di restituire loro un’identità. Le cause di questi inadempimenti sono molteplici, ma probabilmente quello più rilevante è legato all’ambito territoriale in cui è collocato l’edificio: la maggior parte delle volte, infatti, il contesto è critico e caratterizzato da un mix sociale elevato, fenomeni di ghettizzazione e un livello di disoccupazione elevato; più in generale è un territorio apparentemente non preparato alla trasformazione. Altre realtà, invece, sono veri e propri modelli rigenerativi: esempi concreti di riutilizzo di spazi industriali abbandonati, grazie all’innesco di processi artistico-culturali di iniziativa prevalentemente popolare. 6
M. Augè, Disneyland e altri non luoghi, Bollati Boringhieri, Variantine, Torino, 1999, p.75.
In questa sede si cercherà di dimostrare come uno degli strumenti di pianificazioni più utili e completi possa essere quello del Cultural Planning da non intendersi come “pianificazione della cultura”, ma come un approccio culturale della politiche prima e della pianificazione urbanistica. La ricerca affronta diversi step di analisi; il primo è volto alla comprensione delle dinamiche collegate al Cultural Planning: dall’individuazione delle strategie di marketing di una città alla comprensione delle caratteristiche specifiche di una “città creativa”, dall’individuazione di alcune politiche culturali europee, come ad esempio la candidatura delle città a Capitali Culturali, sino all’osservazione degli effetti prodotti da determinate azioni in uno specifico contesto europeo. Il secondo step è più contestualizzato nell’ambito territoriale piemontese e consiste nell’individuazione degli strumenti giuridici attraverso i quali viene attuata la strategia del paese. In questo caso vengono presi in analisi i luoghi presenti nel contesto cittadino e usati come esempi di rigenerazioni riuscite o meno attraverso differenti fenomeni culturali. Musei, gallerie, festival, beni culturali, letteratura, cinema, performing arts, e più in generale le industrie creative, specialmente quelle che rappresentano il Made in Italy, rappresentano uno dei requisiti con maggiore potenziale del territorio poiché dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. É per questa ragione che il terzo step dell’analisi porta ad una classificazione del mercato degli eventi offerto dalla città di Torino. La proposta progettuale propone la rigenerazione di un contesto territoriale Barriera di Milano attraverso l’inserimento di una funzione studiata su misura per il quartiere interessato dalla rigenerazione e sfruttando il patrimonio architettonico presente, senza quindi necessariamente ricorrere alla costruzione di nuovi edifici. La proposta prevede l’adesione ad un bando pubblico promosso dall’amministrazione comunale per l’occupazione di alcuni spazi dell’ ex Incet, un edificio industriale dismesso e in via di rigenerazione. L’associazione che occuperà gli spazi ex Incet, si occuperà in primo luogo di riciclo creativo: si propone infatti nella raccolta degli scarti prodotti dall’industria o recuperati attraverso il contributo cittadino. Lo sguardo si rivolge principalmente al riciclo di materiale tessile e manifatturiero di cui è ancora ricca la città, per proporre nuovi metodi di recupero. L’azione di questo progetto andrà non solo ad agire in una sfera ambientale, legata al riciclo di materiali, ma più radicale: attraverso laboratori integrati, seminari e workshop, organizzati prima nelle scuole e poi nel resto del quartiere, si propone la sensibilizzazione dei residenti al tema di assoluta contemporaneità quale il riciclo e recupero di materiali di uso quotidiano sino a inglobare in questo processo il recupero dei luoghi abbandonati della città. 7
Sezione A
INTRODUZIONE Sezione A
Da tempo si guarda alla cultura esclusivamente come ad un bene immateriale che, se pur utile ad illuminare le menti e lo spirito, è ritenuto scarsamente produttivo dal punto di vista economico; nei casi di visioni di più ampio respiro è stato tenuto conto del suo valore al fine della crescita complessiva degli individui e delle comunità in cui vivono, ma negli altri casi si è guardato alla cultura come elemento “inutile”, penalizzandola ed emarginandola dall’attenzione delle istituzioni. L’attenzione fino ad ora si è prevalentemente concentrata sul culto del tempo libero, ignorando il potenziale di crescita e sviluppo dell’industria culturale e dei servizi creativi. E’ rappresentativo vedere che i soggetti economici impegnati nel settore culturale sono spesso considerati di secondo livello rispetto ad altri settori produttivi; la conseguenza di tale non curanza è l’inserimento della cultura e del suo sistema economico nell’insieme dei beni superflui oltre a garanzie contrattuali degli stessi operatori indiscutibilmente inferiori rispetto a quelli impiegati in altri settori produttivi. A rilento anche in Italia, forse in considerazione dei risvolti positivi delle significative esperienze internazionali, sta maturando la consapevolezza che la cultura è indispensabile per il welfare e può essere alla base della rinascita economica e di sviluppo del Paese. La cultura è divenuta in tempi relativamente recenti una priorità per il legislatore comunitario al fine di determinare il PIL (Prodotto Interno Lordo) ed è entrata a pieno titolo tra i diritti della società nonché strumento per la determinazione del BIL (Benessere Interno Lordo). L’industria e i servizi culturali-creativi, vettori del Made in Italy in tutto il mondo, attraversano oggigiorno un periodo di costante crescita ed evoluzione oltre ad assumere sempre più il ruolo di risorsa competitiva fondamentale per i diversi settori e per la loro influenza sull’intera economia nazionale. Attualmente il sistema culturale contribuisce al PIL nella misura del 5,4%1 pari al 74,9 miliardi di euro, che potenzialmente raggiungono gli 80 miliardi se si considerano tutte le istituzioni pubbliche e no profit; se a questa voce 12
associamo quella del turismo culturale, in evidente crescita rispetto agli altri flussi turistici, l’incidenza sul PIL rasenta il 20%. Se si considera inoltre l’effetto moltiplicativo che la cultura ha sull’economia di terzi settori, gli 80 milioni di euro passano a 214 miliardi con un incremento quasi triplicato. Il patrimonio storico-artistico italiano ha valore inestimabile, se pur strategico per la produzione culturale, risulta difficilmente quantificabile nelle forme tradizionali; nel territorio regionale i dati parlano di circa 1500 imprese nell’ambito culturale (spettacolo dal vivo, cinema, musica, ecc.) e di oltre 25.000 tra imprese individuali e piccole imprese nell’ambito dei servizi creativi (architettura, design, pubblicità, multimedialità, comunicazione, produzione software, ecc.) che danno occupazione a 77 mila addetti, pari all’7,3% delle imprese e al 5,8% degli addetti dell’intera economia regionale.
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1 Politiche territoriali e creatività
Logiche di Marketing applicate del territorio: City marketing e City branding L’attuale crisi economica ha portato all’introduzione delle logiche del marketing nella gestione del territorio, e a investire quindi sempre più risorse per rendere le città maggiormente attrattive e competitive. Il marketing del territorio si è sviluppato come applicazione degli strumenti per la valorizzazione di determinati contesti territoriali al fine di migliorare le condizioni e l’appetibilità dei luoghi agli occhi degli investitori e degli utilizzatori esistenti e potenziali; da circa vent’anni si assiste all’adozione da parte di molte città di tali strumenti per aumentare il proprio prestigio sulla base delle proprie capacità e qualità ed elaborare un’efficiente strategia di sviluppo. La competizione tra realtà territoriali fa leva su vari aspetti, prima fra tuttela dimensione economica e quella ambientale; la prima è rappresentata da quei fattori che favoriscono la leadership del territorio in specifiche attività economiche, la seconda invece è costituita dagli elementi inerenti la vita quotidiana, quali la fruibilità, vivibilità fisica e simbolica dei luoghi. L’offerta del marketing territoriale è costituita dal bene città e dai servizi in essa proposti; comprende le risorse materiali (la sua struttura urbanistica, il suo patrimonio immobiliare e culturale, i suoi servizi e infrastrutture, le caratteristiche del suo mercato locale, ...) e quelle immateriali (la natura immanente dei luoghi, i suoi valori sociali e civili, il know how produttivo e sociale, la distribuzione del reddito e del benessere, l’efficienza amministrativa). La domanda del marketing in un territorio è formata dagli abitanti, dai city users e dalle varie aziende, ma anche dai potenziali investitori esterni, dai turisti e dai potenziali residenti/frequentatori futuri. Le città agenti secondo una logica di marketing del territorio mostrano obiettivi operativi tra loro diversificati e integrati all’interno di una visione complessiva d’insieme; tra questi possono essere distinti obiettivi rivolti ai 16
soggetti autoctoni (la soddisfazione dei bisogni dei cittadini e delle imprese per migliorare la qualità della vita, accrescendo la fiducia riposta nelle amministrazioni locali e un senso profondo di appartenenza al territorio) e obiettivi rivolti ad operatori forestieri (attrazione di nuove attività economiche e produttive attraverso l’offerta di servizi e infrastrutture efficienti; l’attrazione di flussi turistici e la promozione di una nuova immagine). Da qualche tempo le amministrazioni, dai livelli gerarchici superiori a quelli inferiori, hanno fatto ricorso alle tecniche di marketing per costruire anche a livello internazionale un’immagine percepita dai diversi segmenti di pubblico di riferimento più vicina possibile all’identità comunicata dai diversi territori. Come conseguenza principale si sono sviluppate applicazioni particolari del marketing: dal City marketing al City branding, dal Destination branding al Place branding e così via. Il Destination branding si sviluppa nell’ambito del marketing turistico, mentre il Place branding è un termine ampio per caratterizzare una pluralità di luoghi tra loro diversi. Più interessante, ai fini di questa ricerca, la distinzione tra city marketing e city branding. Il City marketing è la promozione di una città o di una città o di una sua sotto unità territoriale, al fine di incoraggiare alcune delle attività presenti nel contesto; è uno degli elementi del processo di promozione della città il cui scopo è quello raggiungere e comunicare, attraverso un sistema politico complesso e coerente, una situazione con alta qualità della vita, efficienza dei servizi pubblici, promozione dei beni culturali e ambientali. Si ricorre ad un simile approccio per modificare l’immagine percepita di una città, al fine di incentivare il turismo o evitare l’emigrazione dei residenti. Un elemento caratteristico del city marketing è lo sviluppo di un nuovo simbolo, la realizzazione o riqualificazione di edifici del patrimonio immobiliare, investiti dalla responsabilità di costituire la nuova immagine della città. Deve inoltre essere detto che il patrimonio territoriale e quello culturale e tutti gli elementi che inducono al miglioramento del benessere cittadino si rivelano un vantaggio competitivo delle città in quanto scarsamente imitabili e immediatamente utilizzabili. Tale approccio commerciale ha portato alla concorrenza tra città - a livello regionale, nazionale ed internazionale per effetto della globalizzazione 17
- per l’attrazione degli investimenti pubblici e privati - soprattutto internazionali. Si assiste a simili fenomeni nei tentativi di attrarre eventi internazionali, come le Olimpiadi. Rivelatosi strumento fondamentale per le città che di continuo sono alla ricerca di nuovi investitori, il City marketing si è rivelato uno strumento significativo soprattutto nei casi in cui la competizione tra realtà contermini si basa su simili sviluppi territoriali e tecnologici; nei casi di territori vicini con caratteristiche molto diverse gli effetti prodotti dal City marketing si rivelano nettamente inferiori Il City branding, spesso erroneamente richiamato come sistema per la creazione di un logo che descrive una città, è invece un processo articolato messo in opera dall’amministrazione della città con il coinvolgimento di tutti gli stakeholders e le risorse presenti nel contesto, al fine di trasmetterne l’identità e renderla, appunto, identificabile tra i luoghi a livello globale. In virtù della crescente competizione tra territori innescata dalla globalizzazione, è fondamentale agli scopi dello sviluppo di una città e di un territorio essere riconoscibili sulla scorta delle caratteristiche funzionali e non (si richiamano alcuni elementi citati in precedenza: la sua struttura urbanistica, il suo patrimonio immobiliare e culturale, i suoi servizi e infrastrutture, le caratteristiche del suo mercato locale, ...). Le caratteristiche percepibili ai vari segmenti di popolazione sono le più variegate al punto tale da rendere complesso il generarsi di una determinata immagine auspicata che comunichi in modo adeguato l’identità di quel luogo. Si ricorre a tale scopo a elementi simbolici in grado di creare un dialogo viscerale con la città stessa e che parlino di essa in modo efficiente. I brands della città si manifestano come garanzie che devono essere soddisfatte, promesse da aggiornasi nel tempo, al fine di non deludere le aspettative del mercato e del pubblico in genere a cui ci si rivolge2.
I processi di rigenerazione urbana e la cultura come risorsa Per circa un decennio, a partire dalla fine degli anni ‘80, sono stati predisposti piani di rigenerazione urbana attraverso l’adozione di politiche di catalizzazione di investimenti e il ricorso agli strumenti di marketing e promozione dell’immagine delle città al fine di avviare uno sviluppo basato 18
sulle risorse culturali e sull’economia della conoscenza. Gli aspetti positivi delle politiche pubbliche urbane di questi anni sono stati, principalmente, tre (Bianchini 1994)3: a) il riutilizzo di edifici, o di parti consistenti di quartieri, degradati o abbandonati. Le difficoltà di sviluppo economico che hanno interessato molte città europee hanno indotto le pubbliche amministrazioni a ripensare l’utilizzo di questi edifici o di parti di città in funzione di un nuovo sviluppo basato sull’economia della conoscenza e dell’innovazione con particolare attenzione all’ambito culturale inteso come risorsa; b) questo cambiamento ha dato luogo alla nascita di nuove imprese e nuove professioni orientate alla cultura. Il numero di impiegati e la quantità di ricchezza prodotta non è stata, in generale, in grado di risolvere i problemi posti dalla crisi in termini di occupazione ma ha permesso di alleviare le criticità più immediate e fornito indicazioni per lo sviluppo futuro; c) l’insieme di queste decisioni di politica culturale urbana ha permesso a varie città, europee in primo luogo, di raggiungere una immagine internazionale caratterizzata da una identità che poggia su una stagione di rinascimento culturale. Nel medesimo arco temporale si rilevano casi in cui l’obiettivo della rigenerazione è stato perfettamente raggiunto e altri in cui non si è riusciti a raggiungere le condizioni minime per un cambiamento del loro sviluppo territoriale e quindi a portare a termine il percorso di rigenerazione.
Città creative e sviluppo urbano Le più recenti tendenze vedono la pianificazione strategica rappresentata dal Cultural Planning e caratterizzata dall’introduzione del concetto di creatività; si nota la tendenza a una valorizzazione culturale che vede la cultura come risorsa strategica e la creatività come elemento essenziale dei processi di sviluppo urbano e non solo come caratteristica della produzione culturale. Nel testo The Creative City (1995)4 di Charles Landry e Franco Bianchini si sostiene che “una creatività genuina comporta il pensare un problema in modo nuovo e dai suoi principi primi, la sperimentazione, originalità, la capacità di riscrivere regole, di essere non convenzionali, di scoprire tratti 19
comuni tra cose che appaiono assolutamente differenti; di guardare alle situazione in maniera laterale e con flessibilità”. A parere di Newell, Shaw e Simon (1962) la creatività coincide con il problem solving quando: “1. il prodotto del pensiero ha caratteri di novità e di valore (per chi pensa o per la sua cultura); 2. il pensare non è convenzionale, in quanto richiede modifiche o rigetto di idee accettate in precedenza; 3. il pensare richiede alta motivazione e persistenza o quando si dipana in un considerevole arco di tempo (sia con continuità che a intermittenza) o quando ha luogo con una elevata intensità; 4. il problema era stato posto in maniera vaga o mal definita, tanto che parte del lavoro è divenuta la riformulazione del problema in sé”5. Il termine “città creativa” (recentemente talvolta rimpiazzato da smart city), veste diversi significati costituendo talvolta la definizione di una nuova visione di sviluppo delle città incentrate su obiettivi specifici, che fanno riferimento al concetto di sostenibilità delle politiche urbane elaborate dalle istituzioni ai vari livelli. Definire la città creativa sarebbe incoerente con la variabilità della stessa creatività e non è fattibile stabilire quali requisiti debba avere una città per essere tale, ma dalla letteratura è possibile risalire alle precondizioni che i centri debbano valorizzazire sia il capitale sia il tessuto del milieu creativo6 (Grandi 2010). Secondo Roberto Grandi infatti “una prima tipologia delle caratteristiche proprie delle città creative, desunta dalle migliori pratiche urbane, fa riferimento alla presenza di aree di valorizzazione del capitale quali precondizioni per lo sviluppo urbano creativo”. Le fonti a cui ricorre Grandi sono la ricerca sulle Cities of the future: Global competition, Local leadership 7 e The art of City Making 8. • Capitale intellettuale e sociale: per confrontarsi nella sfida globale nell’ambito dell’economia delle conoscenza è doveroso verificare il detenere delle competenze, abilità e know how da parte della collettività e degli attori sociali presenti in loco. Laundry (2006) pone l’accento sul fatto che “le idee e il potenziale innovativo di una comunità” sono 20
Nella pagina affianco Fig. 5.1 - Cultura e Creatività, le città candidate a Capitali Europee della Cultura.
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comprese all’interno del capitale intellettuale e che il capitale sociale è rappresentato dalla “rete complessa delle relazioni tra organizzazioni, comunità e gruppi di interesse che costituiscono una società civile”; Capitale democratico: gli amministratori devono impostare un dialogo trasparente e responsabile con cittadini, innescando anche forme di partecipazione degli stessi ai processi decisionali per porre in atto quel processo di “democratizzazione della democrazia rappresentativa”; Capitale culturale: la cultura è un diritto e una risorsa in virtù della sua capacità di espandere il proprio ambito imprenditoriale promuovendo le professioni delle industrie della cultura e della creatività. Inoltre il capitale culturale consolida il “senso di appartenenza e la condivisione dell’identità, unica e distintiva, di un territorio espressa in forme tangibili e intangibili “(Ibidem); Capitale ambientale: le città consumano grandi quantità di risorse e devono adottare politiche per un ambiente sostenibile e sicuro. Capitale tecnico: la tecnologia deve essere a servizio dei cittadini nell’appagare i loro bisogni nel tempo. Sia bisogni di base quali i trasporti, l’abitazione, l’acqua e l’energia sia le nuove richieste per efficaci comunicazioni dalla banda larga al wi-fi distribuito. Capitale finanziario: l’aumento della domanda di servizi e la diminuzione delle disponibilità economiche delle persone impongono il ricorso a strumenti finanziari flessibili, spesso in partnership con il settore privato. Capitale di svago e tempo libero: una città acquisisce prestigio internazionale se è in grado di impegnarsi nell’intercettare degli investimenti, nei grandi eventi e nel turismo. Capitale creativo: “la capacità di collegare ciò che appare non collegato, di rilassarsi davanti all’ambiguo, di avere inventiva e originalità”.
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I presupposti della città creativa9 Secondo Laundry un ambiente creativo è un luogo - o un insieme di edifici, una parte di città, o un ambito territoriale maggiore - dotato delle infrastrutture per creare idee e invenzioni; è un contesto fisico dove differenti soggetti possano operare, e quindi avere accesso, in un contesto cosmopolita dove l’interazione innesca nuove idee, prodotti, servizi e istituzioni cooperando allo sviluppo economico. Grandi evidenzia che non esiste un contesto creativo che possa considerarsi un paradigma a cui riferirsi, ma dalla letteratura è possibile reperire gli elementi che esperti hanno indicato come specifici degli ambienti creativi; si riportano in seguito gli elementi individuati:
Fig. 5.2 - Le tre C di una città creativa. 23
1. “La prossimità e l’accesso a una varietà di saperi, idee e competenze professionali altamente qualificate. Fondamentali sono le università e centri di ricerca, servizi avanzati “(Santagata et al. 2009: 65); 2. Un tessuto imprenditoriale originale e “una base finanziaria adeguata che permetta iniziative sperimentali senza regolamenti troppo stretti” (Landry 2008: 140); 3. La presenza di quella classe creativa i cui indicatori, a parere di Richard Florida sono: talento, tecnologia, tolleranza. Il successo del testo di Florida, che presenta degli spunti interessanti per definire le caratteristiche dei milieu creativi, è dovuto, principalmente, alla sua presunta efficacia operatività e predittiva resa possibile dagli indici di talento, tecnologia e tolleranza che ricava nelle sue analisi e che utilizza per classificare le città in un continuum che va da quelle più creative a quelle meno creative. (…) Richard Florida (2002: 8) definisce in primo luogo “il nucleo centrale della classe creativa che include gli scienziati, gli ingegneri, gli architetti, i designer, gli educatori e formatori, gli artisti, i musicisti, chi si dedica all’entertainmet e coloro la cui funzione economica è creare nuove idee, nuova tecnologia e/o nuovi contenuti. Attorno a questo nucleo, la classe creativa si compone anche di un gruppo più ampio di professionisti creativi nel business, nella finanza, nella attività normativa, salute e campi correlati”. Si tratta, sempre a parere di Florida (Ibidem: 8): “di persone impegnate nella soluzione di problemi complessi che coinvolgono una grande quantità di giudizi ed opinioni indipendenti e che richiedono alti livelli di formazione o capitale umano. Inoltre tutti i componenti della classe creativa – sia che siano artisti o ingegneri, musicisti o informatici, scrittori o imprenditori – condividono un ethos creativo comune che valorizza la creatività, l’individualità, la differenza e il merito. Per i componenti della classe creativa ogni aspetto ed ogni manifestazione di creatività – tecnologica, culturale e economica – è interconnessa e inseparabile”. Questo “sentire comune” è particolarmente significativo allorché un territorio si propone di attrarre talenti che abbiano le caratteristiche della classe creativa di Florida. 5. Processi efficaci di diffusione dell’istruzione e densità di competenze ad alta qualificazione (Glaeser 2001) anche in riferimento alla totalità della forza lavoro. Questa caratteristica supera, in parte, uno di limiti del concetto di classe creativa di Richard Florida che non considera come l’esistenza delle condizioni urbane che favoriscono la presenza di una consistente classe creativa nascondono la necessità funzionale al mantenimento e sviluppo di una classe creativa forse altrettanto consistente numero di lavoratori con mansioni ripetitive e bassi salari. 6. “Consumi evoluti legati ad attività creative, ricreative e culturali. Si tratta di consumi legati a una maggiore predisposizione delle persone a spendere in questo genere di attività” (Santagata et al. 2009: 69). Città con queste caratteristiche hanno più elevate capacità di attrarre la “classe creativa” che vede questi luoghi non solo come piacevoli da vivere ma anche come l’occasione, essendo frequentati da persone con caratteristiche simili alle loro, di realizzare incontri e scambi di idee che costituiscono la materia prima della creatività. Questa tesi è espressa in maniera convincente da Elizabeth Currid (2007) riferita a New York City4 ma, in proporzioni diverse, è applicabile a tutte le città con una densità elevata di “classe creativa”. 7. “Un ambiente multidisciplinare e sinergicamente dinamico che ponga in relazione gli sviluppi nei campi delle scienze e delle arti” (Landry 2008: 140). 8. Instabilità strutturale in quanto le città creative sono luoghi non stabili e non confortevoli dove, come sostiene Hall (1998), le routine sono continuamente minacciate dalle classi creative. 9. Varietà e convivenza di culture e stili di vita diversi che favoriscano contesti sociali tolleranti, grazie anche alla presenza di processi comunicativi informali e spontanei. 10. Forte apertura culturale nei confronti di persone e idee perché “è soprattutto dagli influssi esterni che si stimolano i contesti esistenti a confrontarsi e rigenerarsi continuamente, impedendo la cristallizzazione di norme e di abitudini che col tempo divengono obsolete e imbrigliano la creatività” (Santagata et al. 2009: 73). 24
Note
1 “Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura - Rapporto 2014”, pp. 7-9. 2 R.Grandi, Creatività e politiche territoriali, cultura&creatività ricchezza per l’Emilia-Romagna, <<Rapporto Cultura Creativa>>, Assessorato alla Cultura, Emilia - Romagna, 2012, pp.17-19. 3 F. Bianchini, M. Parkinson (a cura di), Cultural Policy and Urban Regeneration: The West European Experience, Koinonia limited,Manchester, 1994. 4 C. Landry, F. Bianchini, The Creative City, Demos, London, 1995. 5 A. Newell, J.C. Shaw, C. Simon, Report on a general problem-solving program. Proceedings of the International Conference on Information Processing, The rand Corporation, USA, pp. 256–264. 6 L’ambiente urbano viene indicato nella letteratura internazionale col termine francese “milieu”, che significa il mezzo in cui sono, per così dire, immersi certi oggetti e attraverso cosa interagiscono; la città è anche un “ambiente” più o meno favorevole per l’impianto e lo sviluppo di quelle attività di base che assicurano lo sviluppo urbano. 7 Realizzata dalla Pricewaterhouse Coopers, una piattaforma di ricerca che fornisce servizi di vario genere, con l’obiettivo di individuare le aree più significative nella sfida sulla creazione delle strategie future di un territorio. 8 C. Landry, The Art of City Making, Mapset ltd, UK and USA, 2006. 9 R.Grandi, Creatività e politiche territoriali, cultura&creatività ricchezza per l’Emilia-Romagna, <<Rapporto Cultura Creativa>>, Assessorato alla Cultura, Emilia - Romagna, 2012, pp.28-29.
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Cenni sulle politiche culturali urbane in Europa Negli anni ’70 le politiche culturali in Europa occidentale definivano cultura ciò che veniva considerato “alta cultura”, in contrapposizione alla “cultura bassa” o “popolare”; l’obiettivo delle iniziative proposte, sulla base di un pensiero di un’uniforme accessibilità ai beni materiali e immateriali, era incoraggiare la fruizione di opere di un certo rilievo a quella parte di popolazione fino ad allora esclusa. Ebbe inizio quindi una crescente attuazione di politiche di decentramento atte ad incrementare la partecipazione sociale e politica dei cittadini ai processi decisionali fino ad allora prettamente pubblici. Questo periodo- la stagione della partecipazione e dell’accesso, ben più tardi giunta in Italia ha prodotto iniziative culturali che ponevano in discussione la distinzione tra “alta” e “bassa” cultura. La politica culturale iniziò a porsi l’obiettivo di ricostruire il contesto sociale facendo leva sulla cultura e garantendo l’accesso della stessa a tutte le categorie sociali.
Contaminazioni d’oltre Oceano: le origini del Cultural Planning Il termine Cultural Planning risale al 1979, quando Harvey Perloff1 lo suggerì come strumento per mezzo del quale le comunità potevano orientare le proprie risorse culturali al “duplice obiettivo della società: il raggiungimento dell’eccellenza artistica e il contributo della comunità”. Il concetto di Cultural Planning, pur mostrando evidenti risultati positivi soprattutto nelle realtà in cui gli interessi dell’arte lambiscono campi d’azione di altre discipline rivolte alle comunità - la formazione, l’urban design, la conservazione storica e il turismo culturale - è ancora poco diffuso tra i policy-makers europei2. Alla base di tale concetto vi è il considerare il territorio come ecosistema vivente, composto da risorse differenti che devono essere precisamente individuate a monte della strategia. 28
Mentre negli Stati Uniti le origini di tale pensiero possono essere fatte risalire ai programmi civici del New Deal e alla forte tradizione dei centri artistici comunitari a livello di quartiere, in Europa, dove tendono a prevalere le definizioni estetiche di cultura e dove le politiche per le arti sono raramente coordinate con altri tipi di politiche, il concetto di Cultural Planning ha avuto fino ad oggi un utilizzo molto ridotto. Emerge solamente il caso del Regno Unito, in cui, dai primi anni ‘70, le strategie di sviluppo del settore delle industrie culturali sono state almeno in parte costruite secondo un approccio che può essere interpretato come vicino all’approccio del cultural planning. La mancata sensibilità degli altri paesi europei all’approccio suggerito del Cultural Planning è dovuta al fatto che i policy-makers tendono ad interpretare la nozione di risorse culturali in modo piuttosto restrittivo, intendendole principalmente come patrimonio ereditato, trascurando la possibilità di potenziali sinergie tra sotto-settori delle economie culturali locali3. Tale approccio tende a considerare la pianificazione, non più nella sua accezione prettamente urbanistica, ma come disciplina poliedrica da cui scaturiscono differenti approcci politici pubblici fondati sull’interdisciplinarietà dell’approccio e quindi sul coinvolgimento di una varietà di attori sociali e sull’integrazione all’interno del processo pianificatorio delle discipline di carattere economico e sociale. Dalla ricerca svolta dal prof. Antonino Porrello4 si rileva che il raggiungimento degli obiettivi e i requisiti strategici dello strumento del cultural planning è garantito solo se lo stesso sia parte integrante di una strategia di più ampio respiro che sia rivolta allo sviluppo del territorio in termini economici, industriali, sociali e turistici; l’integrazione di differenti discipline in un progetto di ampia visione diventa fondamentale per permettere l’utilizzo strategico delle risorse culturali, e deve essere il fulcro della progettazione già al momento dell’ideazione di un intervento strategico su un territorio. In tal senso, la cultura cessa di essere considerata come settore di crescita di un territorio, ma piuttosto, come mezzo attraverso il quale creare lo sviluppo dello stesso; il Cultural Planning quindi non deve intendersi come “pianificazione della cultura”, ma come un approccio culturale alla politica e alla pianificazione urbana. Si tratta di una risorsa che può giocare un ruolo strategico nella politica del 29
marketing urbano in quanto le risorse culturali locali sono risorse immateriali che offrono un importante vantaggio competitivo perché non facilmente acquistabili o imitabili dai territori in competizione. La definizione di risorse culturali, elemento cruciale della politica del cultural planning, ci viene indicata da Franco Bianchini5 e fa riferimento alle seguenti caratteristiche: arti, attività dei media di massa e istituzioni; culture giovanili, delle minoranze etniche e di altre comunità di interessi presenti sul territorio; patrimonio storico, artistico, archeologico, gastronomico, dialetti locali e rituali; percezioni dell’immagine del territorio interne ed esterne, inclusi i cambiamenti intervenuti nel tempo e le possibili interpretazioni da parte dei differenti segmenti della popolazione, come i bambini, gli anziani, certe comunità etniche, ecc; ambiente naturale e quello costruito, inclusi spazi pubblici e spazi aperti; diversità e qualità delle strutture, dei servizi e delle attività culturali, di divertimento, di benessere e pratiche eno-gastronomiche; ambiente locale e istituzioni per l’innovazione intellettuale e artistica, inclusi l’università e i centri di ricerca pubblici e privati; il repertorio di prodotti e capacità produttive locali nell’artigianato, nell’industria e nei servizi, incluse le produzioni gastronomiche e le tradizioni di design. La metodologia per individuare le risorse culturali di un luogo prevede due tempi in particolare: il mapping e il strategy building (Lia Ghilardi 2010)6. Il mapping è la pre-condizione per identificare, far emergere e poi sfruttare il potenziale creativo di un territorio; consiste in una approfondita e rigorosa attività di mappatura delle sue potenzialità per individuarne gli assi distintivi. Una mappatura ampia della cultura locale è in grado di fornire informazioni strategiche ai decisori su come rispondere nella maniera più efficace ai bisogni locali massimizzando le opportunità. La descrizione del profilo culturale e creativo di un territorio dovrebbe così essere in grado di influenzare lo sviluppo politico, l’attrazione delle risorse e l’adozione di nuovi approcci da parte della pubblica amministrazione. Una delle condizioni per innovare il funzionamento della pubblica amministrazione è l’adozione di una struttura organizzativa che superi le divisioni tra dipartimenti modellate su distinzioni del campo culturale (in senso ampio) non più attuali. La definizione di strategy building nasce dal presupposto che le risorse 30
potenziali devono essere collocate in una cornice che identifichi obiettivi catalizzatori; la mappatura sarà adeguata se chi la elabora ha una chiara visione dei propri obiettivi, di chi guiderà il processo, delle ragioni che lo muovono e dei beneficiari. Una strategia di Cultural Planning efficace deve necessariamente tener conto delle percezioni prevalenti della cultura in un dato contesto per dare effettivamente peso alla promozione di un accesso diffuso. Il piano avrà importanza strategica se indurrà lo stringersi di legami tra gli stakeholders interessati, siano essi soggetti pubblici, associazioni private, gruppi di interesse, con il fine primo di massimizzare la potenzialità dello stesso piano e garantire il processo decisionale con idee e meccanismi innovativi. Il Cultural Planning potrà essere efficace solo se costituirà un processo socialmente inclusivo e innovativo nella metodologia attuativa. Per ottenere questo risultato è necessario che alcune delle caratteristiche delle metodologie delle pratiche creative proprie delle produzioni culturali (interdisciplinarietà, flessibilità, originalità, innovatività, apertura, sperimentazione) vengano assunte come pratiche operative delle amministrazioni locali (Lia Ghiraldi 2010).
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Le politiche europee attuali La cultura è stata inserita all’interno della normativa europea a seguito dell’adozione del trattato di Maastricht ed oggi oggetto dell’art. 167 del Trattato Funzionamento dell’Unione Europea in base al quale l’Unione Europea agisce al fine di “incoraggiare, promuovere e, se necessario, integrare le attività poste in essere dagli Stati Membri, contribuendo al pieno sviluppo delle culture degli Stati membri nel rispetto delle loro diversità nazionali e regionali, evidenziandone nel contempo il retaggio comune”.Oltre alle disposizioni di cui all’articolo 167, il Trattato di Lisbona fa più volte riferimento alla cultura: Nel preambolo: “l’ispirazione dalle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto”; L’art. 3 comma 3 del Trattato stabilisce che l’Unione europea: “Rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica, e assicura che il patrimonio culturale dell’Europa sia salvaguardato e valorizzato”; Nell’art. 6 del Trattato sezione “Categorie e settori di competenza dell’Unione”, si elencano le azioni che l’UE può adottare “per sostenere, coordinare o completare le azioni degli Stati membri” ribadendo che la cultura è una di queste aree; L’art. 300, comma 2, afferma che: “il Comitato è composto da rappresentati delle organizzazioni dei datori di lavoro, di lavoratori dipendenti e di altri attori della società civile, in particolare nei settori socioeconomico, civico, professionale e culturale”; costituisce il primo riferimento/riconoscimento delle organizzazioni culturali come membri della società civile, cambiamento di prospettiva che potrebbe aprire in futuro nuove strade di partecipazione democratica per questi importanti attori dl tessuto sociale.
Un’ Agenda europea per la cultura7 Il settore produttivo della cultura riveste un ruolo con numerose ripercussioni sociali, economiche e politiche soprattutto per la sua potenzialità di valorizzare il processo d’integrazione europea. Lo studio svolto da Roberta Dall’Olio8 evidenzia che sulla scorta di tali con32
siderazioni nel 2007 viene pubblicata la prima azione strategica fondata sulla cultura denominata “Comunicazione su un’ Agenda europea per la cultura in un mondo in via di Globalizzazione”. Nella stessa analisi si evidenzia, a dimostrazione della scelta della Commissione di coniugare crescita, comprensione interculturale e relazioni esterne, la proposta dei seguenti obiettivi: 1. promozione della diversità culturale e del dialogo interculturale; 2. promozione della cultura come catalizzatore della creatività; 3. promozione della cultura quale elemento essenziale nelle relazioni internazionali dell’UE. La Commissione ha in seguito integrato l’elenco come segue: 1. Favorire la diversità culturale e il dialogo interculturale incoraggiando: - la mobilità degli artisti e dei lavoratori del settore culturale e la circolazione di qualsiasi forma di espressione artistica; - il rafforzamento delle competenze interculturali e del dialogo in terculturale. 2. Cultura come stimolo della creatività - la Commissione, riconoscendo alle industrie creative e culturali il loro contributo fornito all’economia e alla competitività dell’Euro pa propone sia di promuovere la creatività in materia di istruzione; che di rafforzare le capacità organizzative del settore culturale po nendo l’accento sullo spirito di impresa e sulla formazione del set tore culturale alla gestione); - sviluppare partenariati efficaci fra il settore della cultura ed altri settori. 3. La cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali; tale prospettiva è supportata dall’adozione di misure allo scopo di: - proseguire il dialogo politico nel settore culturale e promuovere gli scambi culturali fra l’UE e i paesi extra UE; - l’accesso ai mercati mondiali dei beni e dei servizi culturali provenienti da paesi in via di sviluppo attraverso accordi che riconoscano un trattamento preferenziale o altre misure di assi stenza legate agli scambi; - appoggiarsi alle relazioni esterne per mettere in atto sostegni 33
finanziari e tecnici; - tener conto della cultura locale in tutti i progetti finanziati dall’UE; - intensificare la partecipazione dell’UE ai lavori delle organizzazio ni internazionali attive nel settore della cultura e all’iniziativa delle Nazioni Unite “Alleanza di civiltà”.
Per attuare le strategie indicate la Commissione ha proposto agli Stati membri il «metodo di coordinamento aperto» (MOC), che permette agli Stati membri di monitorare il loro operato coinvolgendo i diversi livelli di governance e la società civile. Questo metodo porterà al “Programma di lavoro per la cultura 2011-2014” in cui si riportano le priorità identificate dal Consiglio dell’UE9: • diversità culturale, dialogo interculturale e cultura accessibile e inclusiva; • industrie culturali e creative; • competenze e mobilità; • patrimonio culturale, compresa la mobilità delle collezioni; • cultura nelle relazioni esterne; • statistiche culturali. Un altro metodo introdotto dall’Agenda è il dialogo strutturato tra Commissione Europea e tutti gli attori della società civile nel settore culturale, compresi gli artisti e le industrie culturali. Nascondo sulla sorta di tale metodo le seguenti proposte: • identificazione dell’insieme dei protagonisti del settore culturale; • organizzazione di «Forum culturali» allo scopo di riunire tali soggetti • promozione della rappresentatività a livello europeo del parere degli stakeholder del settore; • sviluppo del dialogo sociale tra le diverse parti sociali del settore culturale; • promozione della dimensione culturale nei dibattiti pubblici europei facendo ricorso segnatamente alle rappresentanze permanenti della Commissione.
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Il Piano Strategico Urbano George Friedman in “I prossimi 100 anni” sintetizza “il principio fondamentale della pianificazione strategica: sperare per il meglio anche per il piano peggiore “.10 Agli inizi degli anni ’80 fece comparsa in prima linea nella realtà di San Francisco, per poi coinvolgere le città del Nord America e dell’Europa e, a seguire, le aree metropolitane di tutto il mondo, il Piano Strategico Urbano, strumento ideato per porre in risalto l’identità di un territorio e i metodi per valorizzarla mediante azioni coordinate di soggetti pubblici e privati in grado di adattarsi alle modifiche del contesto nel tempo. La pianificazione strategica è quel processo di pianificazione con il quale si fissano gli obiettivi di un sistema -nel nostro caso territoriale- e si individuano azioni e strumenti efficienti per conseguirli in una visione di medio/ lungo periodo. A seguito di un’attenta diagnosi delle risorse e debolezze territoriali, economiche e sociali, il Piano Strategico Urbano individua le attività in atto nell’ambiente naturale esterno, descrivendo così i risultati raggiunti; tale fase è fondamentale in quanto necessaria a definire una strategia che massimizzi le risorse locali. I Piani Strategici sono generalmente costituiti da una visione di lungo medio periodo, da una mission dell’organizzazione che delinea il pensiero che ha indotto il tessere delle relazioni necessarie per l’attuazione del piano e da una strategia di azione; rispondono, in linea di massima, ad almeno una delle seguenti domande:11 • Cosa facciamo ? • Per chi lo facciamo? • Come facciamo a eccellere? Alla base del ricorso a tale strumento vi era la volontà di innescare una reazione alla crisi economica e soddisfare le nuove esigenze emergenti tra le quali il desiderio delle città di una migliore qualità di vita e immagine per essere più competitive, l’ottenimento di un consenso tra le componenti di un territorio per avviare uno sviluppo sostenibile, il rag35
giungimento di una coesione e integrazione e il rinnovo dei meccanismi di governance metropolitana per innescare processi innovativi nel territorio. Gli obiettivi principali dei Piani Strategici Urbani possono essere riassunti nel seguente elenco: • coinvolgere, mediante processi partecipativi, differenti attori sociali privati nella definizione di una visione condivisa di città; • definire i punti di forza e quelli di maggiore debolezza del contesto nell’individuazione delle principali strategie di sviluppo locale; • individuare e sviluppare tutti gli aspetti delle città, integrando tra loro gli aspetti politici, culturali, sociali economici ed ambientali del contesto; • individuare distribuire in modo efficiente le risorse secondo un predeterminato ordine di priorità; • individuare gli interventi pubblici e privati da realizzare in modo coerente e integrato in una pianificazione strategica. I requisiti per l’efficacia di un Piano strategico possono essere descritti come segue: • approfondita ricerca multidisciplinare sulla città; • cooperazione tra enti pubblici e privati con lo scopo di concordare nuove forme di partnership, soprattutto nelle fasi di implementazione del piano; coinvolgimento nella fase partecipativa tutte le espressioni della società per incrementare il livello di fiducia reciproco tra la parte pubblica e i privati; • definizione delle priorità di azione e dei progetti chiave; • garantire una leadership credibile, responsabile e convinta; • considerare il Piano Strategico come strumento in grado di adeguarsi al cambiamento dell’ambiente socio-economico in cui interviene mediante un costante monitoraggio in tutte le fasi attuative; • adeguare le procedure della pubblica amministrazione ai nuovi parametri di governance del Piano Strategico. Nei casi in cui si è ricorso al Piano Strategico per dare un’immagine più moderna alle amministrazioni - generalmente casi gestiti da professionisti del campo urbanistico che riportano il loro operato in modo praticamente identico nelle varie realtà urbane in cui intervengono – si riscontra un man36
cato raggiungimento degli obiettivi prefissati anche per la debolezza della leadership territoriale. Secondo quanto rilevato dallâ&#x20AC;&#x2122;OCSE12, la maggior parte delle grandi aree urbane dei paesi avanzati non presentano ancora strutture di governance adatte ai nuovi compiti, che sono quelli di assicurare al tempo stesso prosperitĂ economica, coesione sociale, sostenibilitĂ ambientale e partecipazione dei cittadini. I problemi da affrontare riguardano la frammentazione delle istituzioni pubbliche locali, la mancata corrispondenza fra ambiti territoriali in termini amministrativi e funzionali, i limiti delle risorse finanziarie disponibili e la mancanza di processi decisionali trasparenti e responsabili nei confronti dei cittadini13.
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Note
1 Dean of the Graduate School of Architecture and Urban Planning di Los Angeles. 2 Il Policy making è un principio di precauzione che si basa sul non dar via libera alle innovazioni fino a che non si è sicuri dell’assenza di pericolosità. Si tratta di una precauzione politica: si sceglie di dare via libera ad una innovazione solo dopo aver stabilito forme decisionali trasparenti e con il coinvolgimento dei cittadini. 3 A. Porrello, E. Pozzoli, Dispensa di Sociologia Urbana Processi sociali e strumenti di governo del territorio: Il Cultural Planning, IUAV Facoltà di Pianificazione, 2004-2005. 4 Professore e Ricercatore IUAV settore scientifico-disciplinare-Sociologia dell’ambiente e del territorio, Facoltà di pianificazione del territorio. 5 Professore di politiche culturali e cultural planning alla Leeds Metropolitan University, a Leeds, Inghilterra. Dal 1995 al 2007 ha diretto il Master in European Cultural Planning alla De Montfort University di Leicester, sempre in Inghilterra. 6 Direttore di Noema Culture & Place Mappingche ha portato la sua esperienza pluriennale in mapping territoriale e cultural planning Lecce probabilmente per la candidatura della stessa a Capitale Europea della Cultura. 7 http://www.cr.piemonte.it/dwd/organismi/cons_euro/schede_UE/30_la_capitale_della_cultura_europea_e_la_politica_ dell.pdf, consultato il 15/10/2044. 8 Roberta Dall’Olio, Responsabile dell’Unità Unione Europea, Cooperazione Internazionale, Territoriale e Coesione Sociale di ERVET è stata eletta Vice-Presidente di EURADA. Si tratta dell’Associazione Europea di Agenzie di Sviluppo una rete di circa 120 agenzie regionali aventi sede nei Paesi dell’Unione Europea a 28, nei Paesi dei 38
Balcani occidentali e nel sud del Mediterraneo. 9 http://europa.eu/legislation_summaries/culture/cu0007_it.htm, consultato il 15/10/2044. 10 George Friedman, The Next 100 Years: A Forecast for the 21st Century, Black Inc. [2009], 2010, p. 69, «[...] the Chinese must use their growing economic strength to develop military options against the United States. They will simply be acting in accordance with the fundamental principle of strategic planning: hope for the best, plan for the worst». 11 J. Scott Armstrong, The Value of Formal Planning for Strategic Decisions: A Reply, in Strategic Management Journal, vol. 7, 1986, pp. 183–185. 12 OCSE- Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. L’OCSE è stata istituita con la Convenzione sull’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, firmata il 14 dicembre 1960,ed entrata in vigore il 30 settembre 1961, sostituendo l’OECE, creata nel 1948 per amministrare il cosiddetto “Piano Marshall” per la ricostruzione postbellica dell’economia europea. 13 Sul tema dell’accountability e della responsabilità sociale in ambito pubblico, cfr. Rendere conto ai cittadini. Il bilancio sociale nelle amministrazioni pubbliche(a cura di A.Tanese), Dipartimento della Funzione Pubblica -Programma Cantieri, Edizioni Scientifiche Italiane, 2004.
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Gli strumenti dell’Unione Europea: le Capitali Europee della Cultura
Nascita ed evoluzione del sistema “Capitali Europee alla Cultura” Istituita dal Consiglio dei Ministri del 13 giugno 1985 come la Città europea della Cultura, la Capitale europea nasce per contribuire al ravvicinamento dei popoli europei e trova fondamento nel considerare l’intero continente come un polo di sviluppo artistico e culturale di eccezionale ricchezza e di grande varietà. La manifestazione Capitale europea della Cultura intende “valorizzare la ricchezza, la diversità e le caratteristiche comuni delle culture europee e contribuire a migliorare la conoscenza reciproca tra i cittadini europei” (decisione 1419/1999/CE, art. 1). Concepito quindi come un mezzo per abbattere le distanze tra cittadini europei, la Città europea della Cultura venne istituita su iniziativa di Melina Mercouri1; dalla sua istituzione ha acquisito sempre più consensi anche in virtù del crescente impatto culturale e socio-economico sulle città designate. I primi programmi culturali risalgono al 1996 ed erano programmi aventi l’obiettivo di promuovere misure per la tutela del patrimonio culturale, dotare gli artisti di strumenti di sostegno finanziario, nonché assicurare assistenza per traduzioni letterarie e sostegno per eventi culturali. Dalla fine degli anni ‘90 la Città Europea della Cultura è diventata Capitale Europea della Cultura sostenuta dai finanziamenti del Programma Cultura 2000; furono il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione che, con decisione del 25 maggio 1999, integrarono questo evento nel quadro comunitario e introdussero una nuova procedura di selezione per le capitali al fine di garantire ad ogni membro dell’UE l’opportunità di ospitare a turno la manifestazione. Le Capitali Europee della Cultura fino a dieci anni fa venivano indicate su basi intergovernative: gli stati membri selezionavano con voto unanime le città più adeguate ad ospitare l’evento e la Commissione europea assicura42
va un sostegno economico per le città ogni anno scelte. Dal 2005, le istituzioni europee hanno preso parte alla procedura di selezione delle città che ospiteranno l’evento. In seguito la Commissione propose di creare il primo programma quadro a supporto della cultura dalla cui attività ha avuto origine Cultura 2000; Gli obiettivi specifici di Cultura 2000 vertevano alla promozione della mobilità transnazionale delle persone che lavorano nel settore della cultura, ad incoraggiare la circolazione transnazionale delle opere e prodotti artistici e culturali e a favorire il dialogo interculturale. Il successo del Programma ha costituito la spinta motivazionale per la promozione del programma Cultura 2007, per il quale è stato previsto un budget di 400 milioni; lo scopo del Programma consisteva nel sostegno delle operazione tra gli operatori della filiera artistica oltre che favorire un milieu culturale comune ai cittadini europei. Ai sensi dell’art.167 del Trattato, l’Unione ha destinato parte del Fondo Sociale Europeo e del Fondo per lo Sviluppo Regionale alle attività culturali, riconoscendo il contributo della cultura allo sviluppo regionale e locale: gli stanziamenti ammontarono a 6 miliardi di euro alla cultura per il periodo 2007-2013 per il finanziamento di operazioni di tutela e conservazione del patrimonio culturale, per lo sviluppo di infrastrutture culturali e sostegno ai servizi culturali, per un risanamento urbano delle città, per la promozione della piccola media impresa - PMI - e per le società dell’informazione. Infine è stata la creazione di un Osservatorio adibito ad esaminare il contributo della cultura allo sviluppo locale e regionale, esso costituisce uno strumento pratico per i politici e per gli operatori culturali.
Da Capitale a Capitali Dal 2009 vengono individuate ogni anno due capitali della cultura: una all’interno dei vecchi Stati Membri e l’altra all’interno dei nuovi. Seguirono aggiornamenti nelle procedure di selezione e la pubblicazione da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione, riguardanti l’ordine di designazione per la candidatura a Capitale europea della Cultura -ECOC-; dalla variazione nella procedura di sezione vennero individuate le città candidate nel prossimo fututo e si stabilì che ad ospitare la manifestazione nel 2019 insieme alla Bulgaria sarebbe stata l’Italia. 43
Le Capitali europee vengono individuate annualmente dal Consiglio, su indicazione della Commissione e di una giuria composta da sette alte personalità indipendenti ed esperte nel settore culturale. Per rendere più efficiente il processo di selezione, nell’ottobre del 2006 l’Unione Europea sottolineò, con apposita circolare, la necessità di creare sinergie competitive tra le città candidate; l’intento era quello di creare nelle città una nuova governance culturale che trovasse origine nella fase di candidatura per poi attivarsi concretamente durante l’anno di nomina a Capitale, favorendo quindi delle azioni di sviluppo culturale distribuite in un lasso di tempo più lungo rispetto al precedente sistema. In seguito alla nomina delle più recenti Capitali della Cultura, sono stati intrapresi differenti studi rivolti agli effetti prodotti dalla partecipazione dei cittadini nel processo decisionale; a tal proposito risultano utili le ricerche affrontate da Robert Palmer2 e Greg Richards3 sulle ECOC e lo studio Kea del 20094 svolto su richiesta dell’Unione Europea. Entrambi i rapporti evidenziano l’importanza dell’istituzione di nuovi sistemi di ascolto e partecipazione dei cittadini, nonché il loro conseguente coinvolgimento nella realizzazione e nelle fasi di monitoraggio, a proposito di ciò si riportano le parole dello studio Kea relativo alle nuove sinergie con i cittadini: “La cultura diviene un’opportunità di creare le condizioni per ragionare come comunità sulla centralità delle Industrie Culturali e Creative per lo sviluppo del territorio. Una partecipazione in grado, nel momento in cui le amministrazioni locali riescano a promuoverla adeguatamente, di determinare una straordinaria e rilevante crescita del senso di appartenenza della collettività connessa ad una nuova percezione positiva e dinamica della stessa”5. Ciò che quindi emerge dalle ricerche svolte nei territori che hanno ospitato la manifestazione di Capitale Europee della Cultura è la necessità di dotarsi di strumenti di analisi a monte del processo e strumenti di monitoraggio durante e dopo l’evento. A tal proposito il già citato studioso Greg Richards in un suo saggio evidenzia: “Uno dei maggiori cambiamenti di ECOC è costituito dal nuovo sistema di selezione, monitoraggio e valutazione, attualmente operativo. Le città del 2013 e 2014 sono state le prime ad essere selezionate con il nuovo metodo che ha sottolineato l’importanza di avere una proposta forte e bi44
lanciata che possa contare sul sostegno di una varietà di stakeholders di settori pubblici, privati e del volontariato crescenti. Il budget medio, che si aggirava sui 25 milioni di euro prima del 1995, è aumentato a 35 milioni nel periodo 1995-2004, a 50 milioni negli anni 2005-2011. Tale aumento è destinato a crescere ancora (…). Questa lievitazione è stata stimolata dal successo di Liverpool che, con un investimento di 140 milioni di euro nel 2008 ha dichiarato di aver raccolto benefici economici superiori a 900 milioni di euro”6. E’ stato fondamentale anche il contributo di Robert Palmer che nel suo studio analizza gli aspetti culturali, turistici, economici e sociali delle Capitali Europee della Cultura (periodo ’94-’04); la sua ricerca pone l’accento sull’importanza di cogliere l’occasione della candidatura per individuare nuove occasioni di sviluppo indicando a tal proposito come ottimale il ricorso alla pianificazione strategica basata sulla cultura. Palmer concentra i suoi studi sugli impatti generati dagli investimenti pubblici e privati inseriti all’interno di strategie di candidatura intraprese sulla scorta del capitale culturale e sociale acquisito.
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DA CAPITALE A CAPITALI 1985-2015
Fig. 3.1 - Elenco temporale delle Capitali Europee alla Cultura dal 1985 al 2015.
Alcuni casi rilevanti LabforCulture in collaborazione con Trans Europe Halles7 ha elaborato l’analisi “Capitali Europee della Cultura. Come fare tesoro della cultura: l’impatto delle Capitali Europee della Cultura sul settore culturale indipendente a livello locale”. Dalle letture svolte è stato riscontrato che le ricerche si stanno sempre più rivolgendo agli impatti positivi generati dall’essere ECOC: dal successo economico derivante dagli investimenti nella cultura e nella creatività, al senso di appartenenza ad un unico territorio. Nel rispetto delle linee guida per le Capitali Europee della Cultura, le città sono tenute a considerare quattro questioni fondamentali: 1. la visione e pianificazione strategica con specifici obiettivi rivolti al turismo culturale 2. il coinvolgimento della popolazione locale e integrazione della cultura locale 3. lo sviluppo di partnerships 4. il contributo dato alla città dal processo di candidatura e dal programma. Di seguito, verranno citati alcuni casi di ECOC che, in ragione alla loro candidatura e vittoria al concorso europeo, hanno introdotto alcune novità sull’approccio alla candidatura oltre a notevoli e concreti miglioramenti alle loro politiche interne.
Nel 2006 nasce a Pécs (Ungheria - Capitale europea della Cultura 2010) la Rete delle Università delle Capitali Europee della Cultura (UNeECC); la sua ideazione nasce dall’aver ritenuto indispensabile per le università e per gli istituti di istruzione superiore con sede nelle Capitali Europee della Cultura di ricorrere a tale rete per incentivare nuove collaborazioni istituzionali ed accademiche. Gli ambienti accademici divengono quindi laboratori di analisi dell’impatto della cultura nel rapporto con lo sviluppo economico e sociale dei territori. I parametri di valutazione più frequenti nelle analisi inerenti le ECOC mappate da LabforCulture e studiate dalla Rete delle Università riguardano il turismo, il marketing, l’economia, le infrastrutture e gli effetti sociali e cul48
Logo Pècs - Ungheria, Capitale europea della Cultura 2010.
turali elementi che permetto di verificare lo stato dei luoghi antecedente la candidatura e gli impatti invece successivi. Nello specifico, verrà riportato di seguito l’elenco dei parametri richiamati da LabforCulture: Parametri relativi all’economia: capacità della cultura di creare posti di lavoro, influenza delle Capitali Europee della Cultura sulla struttura economica della città, slancio all’economia provocato dal rilancio culturale, investimenti pubblici e privati per la riconversione degli spazi e per la modernizzazione delle strutture culturali, spesa privata per il consumo culturale, attrazione di nuovi investitori, effetti moltiplicatori a lungo termine sulle economie, (…). Parametri relativi al turismo: contributo dato dal turismo all’economia locale, sviluppo di una politica turistica razionale, inclusione della città tra le destinazioni turistiche di maggior successo, attrazione di visitatori; profilo dei visitatori delle Capitali Europee della Cultura e relativa spesa. Parametri relativi al marketing: impatto mediatico, cambiamento dell’immagine della città, creazione di un’immagine a lungo termine per la città e la sua cultura; miglioramento del marketing territoriale come strumento per il supporto e lo sviluppo dell’unicità e dell’attrattività della città, promozione dei prodotti creativi e delle strutture locali, partecipazione culturale. Parametri relativi alle infrastrutture: sviluppo complessivo delle infrastrutture culturali a lungo termine; stimolo e trasformazione dello sviluppo urbano; sviluppo di un nuovo design creativo.
Sibiu (Romania - Capitale europea della Cultura 2007) è stata la prima Capitale europea della Cultura tra i paesi entrati a far parte di recentenell’Unione Europea. Questa città ha concentrato buona parte delle sue politiche su azioni di nautra turistica; nel giro di un breve arco temporale è riuscita, grazie alla partecipazione attiva da parte della popolazione, ad attrarre un gran numero di turisti e migliorando così l’immagine della città; nei tre anni successivi all’evento, grazie ad un monitoraggio costante tra i residenti e i visitatori, si è riscontrato un costante ed elevato livello di qualità e con esso la buona riuscita dell’evento. 49
Pècs 2010.
Logo Sibiu - Romania, Capitale europea della Cultura 2007.
Lille (Francia - Capitale europea della Cultura 2004) ha puntato in modo particolare sul coinvolgimento di un ampio volontariato per ricevere e trasmettere informazioni e aggiornamenti, fornire assistenza nella realizzazione degli eventi e partecipare alle attività speciali. Più di 17.000 volontari di tutte le classi sociali hanno lavorato come Ambassadeurs a Lille, formando un vero e proprio sistema popolare di trasmissione delle informazioni. Uno degli obiettivi di Lille 2004 era la promozione della coesione sociale e la valorizzazione dell’orgoglio e della fiducia in sé tramite la promozione della creatività e delle esperienze culturali. Il risultato raggiunto è stato il coinvolgimento della comunità, un miglioramento dell’immagine della città e una maggiore partecipazione dei cittadini per le attività promosse durante tutto l’anno. Coerentemente a quanto sostiene la letteratura parlando di ECOC, “un fattore primario per il successo delle Capitali europee della Cultura è la mobilitazione degli abitanti locali, che costituisce un passo importante ed è considerata la fase preliminare di una strategia di comunicazione. Le Capitali Europee della Cultura che hanno avuto maggiore successo sono state invariabilmente appoggiate dai propri residenti” e Lille in questo è riuscita pienamente.
Il caso di Liverpool (Regno Unito - Capitale europea della Cultura 2008) va segnalata anche per Impact 08, iniziativa rilevante sia per l’approccio utilizzato per la “misurazione economica e sociale” degli impatti degli investimenti in Cultura e Creatività; un’analisi contemporanea dell’Università di Liverpool e dalla John Moores University di Liverpool per valutare gli effetti sociali, culturali, economici e ambientali di Liverpool Capitale Europea della Cultura 2008. Questa iniziativa si pone l’obbiettivo di “sviluppare un ‘modello di ricerca’ per la valutazione dell’impatto multiplo dei programmi di sviluppo basati sulla cultura, applicabili agli eventi del Regno Unito e altrove”. L’innovativo sistema metodologico contribuisce all’individuazione di efficienti metodi di monitoraggio e valutazione di impatto di cultura e creatività, evidenziando al contempo la portata del valore economico prodotto. 50
Logo Lille - Francia Capitale europea della Cultura 2004.
Liverpool - Regno Unito, Capitale europea della Cultura 2008.
L’Università e l’International Research Institute, hanno studiato gli effetti di Stavanger 2008 (Norvegia - Capitale europea della Cultura 2008) . L’arrivo dell’industria petrolifera nei primi anni ’60 fece diventare la città “la Capitale Petrolifera della Norvegia”. Nel 2008 insieme a Liverpool, Stavanger è stata la Capitale Europea della Cultura ed in tale occasione è stata avviata la ricerca per analizzare gli effetti prodotti dalla manifestazione constatando che puntare sulla cultura è stata la mossa giusta per il declino dell’industria del petrolio. La visione di sviluppo di Stavanger si riassume col concetto di “Open Port”, che si propone come parole chiave di un nuovo fattore di crescita la tolleranza, l’accoglienza, l’interculturalismo. Il motore innescato dalla competizione in ha alimentato la creatività e dato nuove prospettive alle forti identità e capacità locali in ambito culturale. La ricerca ha analizzato anche gli aspetti inerenti la partecipazione dei cittadini all’evento di Città europea della cultura e con particolare riferimento a quanto da loro percepito.
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Logo Stavanger - Norvegia, Capitale europea della Cultura 2008.
Il progetto Vedrò Per quanto riguarda l’italia, degno di nota è il caso di Vedrò, una rete nata per suscitare riflessioni sulle tendenze future dela nostra nazione e illustrare provocatoriamente nuovi scenari. Nel 2005, Vedrò era una rete di condivisione della conoscenza che coinvolgeva oltre 1500 persone. Lo scopo del lavoro svolto nel 2011 è stato quello di affrontare, nell’anno delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, il tema della cultura come elemento unificatore volto a rendere al meglio l’idea di Italia nel mondo. Il progetto prevedeva la costruzione di una piattaforma programmatica che potesse trasformarsi in una serie di proposte concrete per Italia 2019: Capitale Europea della Cultura. All’interno del progetto: a) nuove strategie di partenariato pubblico-privato, con particolare riferimento alle Fondazioni, per la valorizzazione dei beni culturali e artistici, partendo dalla salvaguardia e dalla valorizzazione dei Beni dell’Unesco; b) strategia per la costituzione di un Pentagono della cultura in Italia: uno strumento di politica estera culture-based per l’export nazionale affinché il Ministero degli Affari Esteri faccia della cultura il cuore della nostra strategia verso l’internazionalizzazione; c) affermazione del concept Mind In Italy per promuovere la produzione creativa, cognitiva e culturale come forma di supporto al Made in Italy, non in contrapposizione ad esso; uno degli obiettivi prevedeva la trasformazione del MiBac in Ministero dei Beni Culturali e dell’Industria Creativa; d) creazione di eventi locali organizzati da Vedrò sul modello Create a Buzz per la crescita dei cluster creativi in ambito urbano, stimolando così il riconoscimento da parte delle città dell’importanze delle reti sociali, dei luoghi di produzione/consumo prosuming della cultura; e) piano strategico degli eventi culturali urbani dal 2011 al 2020, passando per il Fourm delle Culture di Napoli 2013 e per l’Expo Milano 2015 come eventi-bandiera e ovviamente per la Capitale Europea della Cultura 2019. Si condivide il pensiero di Calari (2011) nel considerare queste analisi e queste proposte come un lavoro d’avanguardia e utili ad individuare nuova consapevolezza nazionale sulla necessità di costruire, con nuovi approcci e mezzi nella cultura e nella creatività, una nuova stagione di sviluppo sostenibile del Paese nella competizione internazionale. L’idea di fondo è, quin52
di, come ben sintetizza la rivista “Tafter” online del 8 luglio 2011, quella che in un’Italia che cresce poco, ci sia, invece, un’industria che cresce, quella culturale. Un vettore di sviluppo che, insieme alle città e ai grandi eventi, deve essere alla base di un piano strategico decennale che comprenda tappe come il Forum universale delle culture in programma a Napoli nel 2013, l’Expo 2015 di Milano e la auspicate Olimpiadi di Roma del 2020.
Il Libro verde delle Industrie Culturali e Creative (ICC) Il libro verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare”, parte integrante dell’Agenda europea per la cultura, nasce al fine di innescare quella competizione a cui l’Europa deve far fronte in seguito alla globalizzazione. Partendo dalla constatazione che le industrie culturali e creative possiedono tutti i requisiti per raccogliere la sfida, l’Europa ha iniziato quindi ad osservare i fenomeni creativi e innovativi generati dalla cultura. Le conclusioni di queste analisi costituiscono Il libro verde che illustra gli esiti inerenti: 1. I principali motori per lo sviluppo delle industrie culturali e creative 2. Lo sviluppo di industrie culturali e creative a livello locale e regionale 3. Gli effetti indotti dalle industrie culturali e creative 1. I principali motori per lo sviluppo delle industrie culturali e creative Sviluppo e diffusione delle tecnologie digitali dell’informazione e della comunicazione (TIC), sono elementi essenziali per il successo delle ICC che, modificando i modelli tradizionali di consumo, creano produzione e divulgazione competitiva sia in termini di costi che di quantità (si pensi alla digitalizzazione). Ne consegue la necessità delle imprese che agiscono nel campo culturale di condizioni appropriate e ad hoc per garantire un accesso equo al mercato, una divulgazione efficiente e un agire competitivo. Di conseguenza per migliorare il campo d’azione delle le industrie culturali e creative in un ambiente digitale, la Commissione proseguirà le due iniziative della strategia “EUROPA 2020” «Un’agenda europea per il digitale» e «l’Unione per l’innovazione» al fine di porre in atto una strategia che si fonda sulla proprietà intellettuale. La prima iniziativa, appunto Il libro verde, mira a soddisfare la necessità di fornire alle ICC nuovi spazi per la sperimentazione, l’innovazione e l’im53
prenditoria, per accrescere le capacità di interazione tra arti, istituzioni universitarie e iniziative pubbliche e private, oltre a incrementare la ricerca e, quindi, lo sviluppo. La Commissione ha inoltre ritenuto necessario, ai fini di una adeguata competizione, far fronte al fabbisogno di competenze che il campo culturale richiede e incoraggiare i partenariati tra le scuole d’arte, ii design, università e imprese. Per conseguire gli obiettivi prefissati Il Libro Verde affronta anche il problema dato dall’accesso al finanziamento e mira a far comprendere agli istituti di credito le potenzialità economiche delle ICC al fine di incentivare i finanziamenti o altri strumenti finanziari innovativi come il capitale di rischio. 2. Lo sviluppo di industrie culturali e creative a livello locale e regionale Le politiche e gli strumenti di supporto per le ICC non possono prescindere dal contesto locale e regionale; le strategie conseguenti devono coinvolgere differenti livelli territoriali, le relative figure responsabili e la società civile. Per quanto finora illustrato, politiche e strategie devono fondarsi sulla constatazione che la mobilità delle opere, degli artisti e degli addetti ai lavori in genere agevoli l’azione delle ICC dal contesto locale a quello globale aprendo nuove opportunità di mercato e lavoro, cooperando allo sviluppo artistico dell’intero contesto, promuovendo la diversità culturale e il dialogo interculturale; per garantire quindi, alle ICC di essere competitive a livello internazionale è necessario instaurare rapporti con paesi extraeuropei e incoraggiare le loro attività all’estero attraverso il dialogo da industria a industria, indagini, studi di mercati e rappresentanza collettiva in fiere internazionali. 3. Gli effetti indotti dalle industrie culturali e creative Le ICC, essendo parte integrante dei sistemi d’innovazione nazionali e regionali, soprattutto con la promozione dello sviluppo delle TIC, favoriscono il crearsi di un clima favorevole all’innovazione in Europa e di attività innovative in genere; questi effetti sull’economia e la società dovrebbero essere opportunamente sostenuti a livello istituzionale favorendo i legami tra ICC, istruzione, industria, ricerca ed amministrazione innescando partenariati 54
creativi. Il ruolo di interlocutore/intermediario generalmente svolto dalle regioni diviene quindi indispensabile in questo sistema. Fasi della candidatura a Capitali Europee della Cultura Il successo della manifestazione dipende dalla qualità del programma, dall’impegno delle autorità pubbliche, in particolare in termini di finanziamento, e dalla partecipazione degli interlocutori sociali ed economici della città. Il Consiglio dei Ministri dell’Unione europea (UE) è l’unica istituzione abilitata ad assegnare il titolo di «Capitale europea della cultura». La selezione viene organizzata in due fasi: la fase di preselezione e la fase di selezione. Sei anni prima dell’anno della manifestazione, ciascuno Stato membro interessato pubblica un invito a presentare candidature rivolto alle città che potrebbero essere interessate al titolo. Le città hanno dieci mesi di tempo per rispondere a tale invito, vale a dire per presentare un progetto di massima del programma per l’anno in questione (nel caso della Fig. 3.2, viene considerato il 2019). Una commissione, definita «Giuria», si riunisce quindi in ciascuno degli Stati membri interessati; la Giuria è composta da tredici persone: sei esperti nominati dallo Stato in questione, sette nominati dalle istituzioni europee. Sulla base delle risposte alle domande presentate dalle città, la Giuria sceglierà la rosa delle potenziali candidate. Le città preselezionate hanno successivamente alcuni mesi per sviluppare ed approfondire il loro programma. Il fascicolo dettagliato, che deve contenere un certo numero di elementi, viene presentato in occasione di una seconda riunione della giuria in ciascuno degli Stati membri in questione. Tale riunione si svolge nove mesi dopo la riunione di preselezione. La giuria raccomanda quindi una città per ogni Paese interessato e fornisce consigli relativamente agli sviluppi dei preparativi. Sulla base delle relazioni della commissione selezionatrice, ciascuno dei due Stati Membri presenta una candidatura alle istituzioni europee. Il Consiglio dei Ministri dell’Unione, su raccomandazione della Giuria, designa poi ufficialmente le due città che porteranno il titolo quattro anni dopo. Dopo la designazione, l’avanzamento dei preparativi della città viene segui55
Fig. 3.2 - Cronografia scadenze e termini per la candidatura
to e guidato da un comitato di esperti internazionali (definito: gruppo di monitoraggio e di consulenza), composto da sette personalità indipendenti designate dalla Commissione, dal Parlamento Europeo, dal Consiglio dei Ministri e dal Comitato delle regioni. Tre mesi prima dell’incontro tra il gruppo di monitoraggio e le autorità delle due città designate Capitali, le città devono presentare alla Commissione europea una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori riguardanti i programmi presentati in occasione della selezione e gli impegni assunti in tale occasione. Il gruppo di monitoraggio si basa su tale documento e sui contatti che ha con le città al momento della riunione, per redigere una relazione di sviluppo a metà percorso sullo stato dei preparativi della manifestazione e sulle disposizioni che restano ancora da adottare. Almeno otto mesi prima della manifestazione, il gruppo di monitoraggio incontra nuovamente le strutture incaricate della realizzazione dei programmi e le autorità delle due città designate Capitali, per valutare i lavori preparatori compiuti fino a quel momento e le disposizioni che restano ancora da adottare. A tre mesi dall’anno designato verrà attribuito il Premio Melina Mercouri alle Capitali Europee della Cultura.
Forum Europeo per la Cultura Il Forum8, svoltosi a Bruxelles nell’ottobre 2011 ha radunato gli operatori di settore, dai policy makers a vari stakeholders, per discutere delle sfide del settore in un mondo digitalizzato e globalizzato, di nuovi modelli di impresa, delle nuove professionalità e competenze previste, nuove approcci e nuovi metodi d’investimento, innovative politiche e forme di incentivi da parte delle autorità regionali e locali. Il Forum ha organizzato diversi incontri rivolti alla promozione del ruolo della cultura anche nelle relazioni esterne e nella cooperazione allo sviluppo come strumenti necessario per il buon esito dei processi di democraticizzazione e transizione in alcuni paesi. Sono stati inoltre illustrati i nuovi fondi finanziari per il 2014-2020 Creative Europe (vedi scheda più avanti); si evidenzia l’argomento “Cultura un investi58
mento intelligente per le regioni europee?” di particolare interesse per le amministrazioni regionali e per il dibattito in corso sulle politiche pubbliche territoriali (local based policies); in tale ambito il gruppo di esperti EENC (Rete di esperti europei per la Cultura), nel ruolo di consulenti della Commissione europea, ha relazionato gli esiti del proprio operato ribadendo l’assoluta necessità di strategie integrate e adeguate al contesto globale, che vede l’acquisizione di ruoli protagonisti da parte dell’Asia ed altri Paesi terzi. E’ in tale sede che viene sottolineato come gli attori a livello locale stiano considerando nuove strategie di sviluppo in questa direzione, attraverso sistemi che tengano conto della varietà di attori da coinvolgere nei processi di governance delle politiche e dell’opportuna di integrazione tra fattori sociali economici, ambientali e di sviluppo urbano. Emerge inoltre come le autorità locali e regionali, anche attraverso le loro reti (smart cities smart regions) stiano svolgendo ricerche di sicuro interesse, realizzando un ambito fertile per lo sviluppo della “Piattaforma S3” (Smart Specialisation Strategies); la ricerca sostiene, quindi, la potenzialità dei livelli locali e regionali di meglio individuare le risposte ed i contributi necessari per favorire lo sviluppo conseguente il rafforzamento di un ambiente creativo (ecologia creativa), il favorire l’originarsi di reti tra gli operatori del campo culturale e dell’industria creativa, di politiche che considerino i rapporti tra società, economia sviluppo sostenibile.
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Note
1 Membro del Parlamento come esponente del PASOK, il Partito Socialista greco. Come ministro propose la creazione delle Capitali europee della Cultura, un progetto, poi realizzatosi, tendente a rafforzare i legami culturali all’interno dell’Unione Europea. La città di Atene fu, nel 1985, la prima di queste capitali. 2 Direttore della Culture and Cultural and Natural Heritage presso il Consiglio europeo dal 2004; R. Palmer è stato co-fondatore e direttore della Rea Associates, e un consulente indipendente per due Capitali europee della Cultura, Glasgow (1990) e di Bruxelles (2000). 3 Professore di Placemaking and Events presso la NHTV Breda University e professore di Leisure Studies at the University of Tilburg in Olanda; G. Richards ha lavorato come consulente indipendente per Barcellona, Londra, etc. Co-fondatore, assieme a R. Pamer della Rea Associates. 4 Società di consulenza culturale, è promotrice di attività concrete nei settori dell’arte, della cultura, dello sport, della creatività e delle industrie creative. La missione di KEA è anche quella mettere in luce il contributo della cultura e dello sport nella costruzione di un progetto comunitario europeo. http://www.keanet.eu/ 5 R. Calari, ICC e valore sociale, cultura&creatività ricchezza per l’Emilia-Romagna, in Rapporto Cultura Creativa, Assessorato alla Cultura, Emilia - Romagna, 2012, p. 76. 6 G. Richards, Le “Capitali europee della cultura”: evoluzione e successo dell’iniziativa, Tatanto Capitale Europea della Cultura 2019, percorsi attesi e visioni condivise, p.76, http://www.taranto2019.it/ wp-content/uploads/2013/06/BROCHURE-TACEC-2019-REV.-3.1.pdf, consultato il 60
16/09/2014. 7 Piattaforme Networking che forniscono un quadro dello stato di fatto relativo alla comunità culturale: fornisce informazioni relative all’arte e alla cultura delle nazioni europee. 8 http://culture-forum-2011.ec.europa.eu/documentation.jsp, consultato il 15/09/2014.
Bibliografia Sezione A J. Scott Armstrong, The Value of Formal Planning for Strategic Decisions: A Reply, in Strategic Management Journal, Vol. 7, 1986. F. Bianchini, M. Parkinson (a cura di), Cultural Policy and Urban Regeneration: The West European Experience, Koinonia limited,Manchester, 1994. C. Landry, F. Bianchini, The Creative City, Demos, London, 1995. C. Landry, The Art of City Making, Mapset ltd, UK and USA, 2006. Richards, G. and Palmer, R., European Cultural Capital Report, Vol. 2., ATLAS, 2009. G. Friedman, The Next 100 Years: A Forecast for the 21st Century, Black Inc., NY, 2009. M. Sassatelli, Identità, cultura, Europa le città europee della cultura, Franco Angeli, Milano, 2012. A. Porrello, E. Pozzoli, Dispensa di Sociologia Urbana Processi sociali e strumenti di governo del territorio: Il Cultural Planning, IUAV Facoltà di Pianificazione, 2004-2005. R.Grandi, Creatività e politiche territoriali, Cultura&Creatività ricchezza per l’Emilia-Romagna, in Rapporto Cultura Creativa, Assessorato alla Cultura, Emilia - Romagna, 2012. R. Calari, ICC e valore social, Cultura&Creatività ricchezza per l’Emilia-Romagna, in Rapporto Cultura Creativa, Assessorato alla Cultura, Emilia - Romagna, 2012. Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura , in Rapporto 2014. G. Richards, Le “Capitali europee della cultura”: evoluzione e successo dell’iniziativa, in Tatanto Capitale Europea della Cultura 2019, 2014. Sitografia Sezione A http://www.gazzettaufficialeunioneeuropea.it./ http://www.keanet.eu./ http://cultura.regione.emilia-romagna.it/ http://www.taranto2019.it/ http://www.esteri.it/ http://www.cr.piemonte.it/ http://culture-forum-2011.ec.europa.eu/ http://europa.eu/legislation_summaries/culture/ http://www.fitzcarraldo.it/ http://www.capitalicultura.beniculturali.it
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Sezione B
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INTRODUZIONE Sezione B
La ricerca svolta e descritta nel IV capitolo di questa tesi, tenta di individuare quali siano state le tappe fondamentali relative all’evoluzione urbanistica nella città di Torino; il filtro con il quale vengono esaminati i piani di Torino è rappresentato dall’analisi delle politiche culturali. Ancor prima di individuare i cambiamenti fisici della città, la ricerca persegue l’obiettivo di comprendere quali dinamiche e quali strategie siano state alla base delle trasformazioni urbane; quali i vincoli e le decisioni di varia natura prese dall’amministrazione pubblica e da tutti i soggetti convolti nella redazione dei Piani. Torino attualmente è un cantiere a cielo aperto: percorrendo in macchina la città, dalla cinta metropolitana sino a raggiungere il centro cittadino, si ha la netta percezione di una città in trasformazione; non c’è zona o quartiere che non sia marcato dalla presenza di una gru o di una centrale di betonaggio, ma che direttive seguono le trasformazioni? A che velocità procedono i cambiamenti urbani? Percorrendo a ritroso la normativa comunale si individuano tre tappe amministrative fondamentali, ciascuna caratterizzata da regole e obiettivi differenti, ma con comune denominatore il posizionamento di Torino ad un livello europeo: il Piano Regolatore Generale Comunale e i Piani Strategici. E’ in via conclusione l’elaborazione del Terzo Piano Strategico che, in base a recenti aggiornamenti, dovrebbe essere pubblicato a metà del mese di dicembre.
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Tab. 4.1 - Elenco Piani di importanza strategica per la cittĂ .
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Geografie post-industriali. Torino, la cultura ridisegnano la città. Considerazioni sul P.R.G.C. Le prime linee guida relative agli obiettivi e alle strategie di trasformazione della città vennero date dal Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) la cui Delibera Programmatica, iniziata nel 1987 e conclusa nel 1994, portò alla pubblicazione del Piano nel 1995. Il Piano, pensato e coordinato dallo studio Gregotti e Associati, individuava in sette punti le chiavi per il rinnovamento della città: 1. Promuovere la qualità ambientale del sistema metropolitano e delle sue componenti mediante la valorizzazione della collina e la sua tutela da ulteriori compromissioni, limitando gli interventi allo stretto completamento; favorire il recupero sociale, formale e funzionale del centro storico; progettare il miglioramento delle aree destinate a servizi, puntando alla loro riqualificazione e integrazione; 2. Rispondere alle carenze effettive delle abitazioni e alla domanda addizionale, che risulta dalla moltiplicazione dei nuclei familiari anche in una fase di popolazione totale decrescente, e dalle trasformazioni delle destinazioni d’uso inevitabilmente connesse co la crescente richiesta di spazi per le attività terziarie mediante una offerta aggiuntiva di residenze capace di rispondere, per localizzazione e tipologie, alle seguenti esigenze: decongestionare il centro storico, soddisfare la domanda di edilizia sociale (pubblica e privata convenzionata), elevare l’offerta di abitazioni in edilizia privata; “3. Assicurare una offerta, certa nelle previsioni urbanistiche e organica nelle localizzazioni, per gli insediamenti di attività terziarie emergenti e dei centri a sostegno delle attività produttive; 4. Regolare la permanenza nella città delle attività produttive compatibili, per tipo di lavorazione e organizzazione degli impianti; 5. Assicurare aree per l’insediamento di nuove attività produttive di alto contenuto tecnologico, che è opportuno si concentrino in zone ben servite e ad alta intensità di servizi, sulla base di collaudate esperienze di altre realtà metropolitane; 67
6. Favorire la riorganizzazione del sistema degli insediamenti delle attività minori (artigianali, commerciali), che oggi rendono congestionate vaste aree residenziali centrali e semicentrali, mediante la individuazione di zone dove ricentrare e agevolare la rilocalizzazione delle iniziative, la loro eventuale riconversione e la riqualificazione delle strutture esistenti; 7. Promuovere con la massima celerità alcune trasformazioni edilizie o di parti urbane che la Deliberazione stessa individua in quanto particolarmente significative del contenuto del Piano e attuabili anche singolarmente”.1 Le direttive sopra elencate portarono all’elaborazione di riforme strategiche per la trasformazione della città fra le quali l’individuazione di tre centralità: assi fisici sui quali concentrare le grandi trasformazioni. La prima delle centralità è la Spina, un lungo viale che attraversa da Nord a Sud la città, sulla quale si concentrano le funzioni di servizio pubblico. La Spina centrale congiunge delle aree urbane (Spine 1,2,3,4) coincidenti con le quattro grandi aree di trasformazioni previste dal Piano. La seconda centralità si sviluppa lungo l’asse di Corso Marche, sul quale sono previste funzioni di servizio metropolitano, mentre la terza delle centralità vede il fiume Po come asse di sviluppo per le attività di loisir e di riposo. Il Piano prevedeva come strategico il recupero di luoghi diffusi nell’area costruita, prevalentemente di natura industriale, sia per il loro valore storico sia per il contenuto sociale acquisito nel tempo. Il Piano propone la classificazione ed il riconoscimento di questi spazi per le loro caratteristiche fisiche e la loro trasformazione in luoghi nei quali la collettività possa identificarsi.2 Dalle linee guida sopra riportate è possibile osservare che il Piano Regolatore Generale e le successive varianti, prendono in considerazione la presenza di edifici industriali dismessi e ne propongono la riqualificazione in spazi per la collettività. Altra considerazione da fare è relativa alla strategia generale, infatti il piano non fornisce direttive specifiche relative alla cultura. Per questo aspetto sarà necessario attendere i piani strategici. L’effetto prodotto dagli obiettivi sopra elencati fu l’inizio, a partire dagli anni ‘90, dei grandi cantieri che ancora oggi sono presenti nella città e che accompagnano la trasformazione della stessa.
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Spina 4
Spina 3
Spina 2
The Gate
Spina 1
Fig. 4.1 - Individuazione Spina Centrale, Spine 1,2,3,4 e Progetto The Gate.
Fig. 4.2 - Progetto Mirafiori Nord nel periodo di applicazione al Piano Strategico 2000/2006.
Fig. 4.3 - Progetto Urban Barriera nel periodo di applicazione al Piano Strategico 2006/2011.
Fig. 4.3 - Sovrapposizioni trasformazioni. 69
I primi Piani Strategici della città Nell’anno 2000 è stata costituita l’Associazione Torino Internazionale: una struttura volontaria di governance, nuova nel suo genere, composta da 89 soci e attualmente presieduta dal Sindaco di Torino, Piero Fassino e dal suo vice Valentino Castellani. L’associazione è non solo riconosciuta a livello amministrativo, ma è composta per buona parte dagli enti della città e dai comuni della cinta metropolitana. A seguito dell’istituzione di questa associazione e grazie alle novità introdotte, Torino si è guadagnata il primato di città italiana ad aver elaborato e promosso un Piano Strategico. L’elaborazione del Primo Piano Strategico, pubblicato poi nel 2000, è avvenuta in un momento in cui già era alle porte la crisi dell’industria manifatturiera e della società fordista, dovuta al cambiamento socio-economico in atto nei paesi occidentali, che si manifestò 8 anni dopo. A Torino, come d’altronde in tutta la restante parte del mondo, si è assistito alla trasformazione del vecchio modello di organizzazione industriale: le città che per decenni si sono occupate della produzione di massa, sono state le più esposte ai cambiamenti, con perdite di posti di lavoro, necessità di reperire ingenti risorse per grandi investimenti tecnologici, ricerca pressante di nuovi tipi di produzione e mercati. Il primo dei due Piani Strategici, vedeva come centrale il raggiungimento dei seguenti obiettivi: • Torino metropoli europea • Torino ingegnosa, città del fare e del saper fare • Torino che sa scegliere: l’intelligenza del futuro e la qualità della vita che l’amministrazione intendeva perseguire attraverso sei linee strategiche. Dalla lettura del piano, emerge inoltre l’importanza e la rilevanza attribuita alla cultura come vettore per la rigenerazione del territorio; nello specifico, la V delle Strategie3 titolata “Promuovere Torino come città di cultura, turismo, commercio e sport”, prefigurava il raggiungimento dei seguenti obiettivi: 1. valorizzare e sviluppare il patrimonio culturale 2. coordinare le attività culturali e programmare eventi 3. di carattere internazionale 70
4. sviluppare l’industria turistica 5. posizionare la destinazione Torino/Piemonte nel mercato turistico nazionale e internazionale 6. sostenere la crescita e l’innovazione della rete commerciale 7. promuovere lo sport 8. utilizzare le Olimpiadi Invernali come motore di sviluppo e promozione internazionale. Il Primo Piano Strategico proponeva Torino come città culturale, dinamica e capace di legare nuove realtà imprenditoriali: un grande attrattore di flussi di visitatori, una più profonda integrazione fra i musei cittadini, una stagione internazionale di eventi teatrali, musicali e cinematografici potenziata, un nuovo polo che favorisca lo sviluppo di produzioni artistiche e culturali dei giovani. Ad una valutazione ex-post, è possibile osservare quanto il Piano Strategico abbia portato benefici alla città, non solo dal punto di vista dei miglioramenti urbani, ma anche nella nuova identità in cui i cittadini torinesi si sono potuti riconoscere. Successivamente, nei Capitoli 5 (Paragrafo 5.4) e 6, verranno eseguite una panoramica del Mercato Culturale offerto e un’analisi critica dei dati relativi al sistema degli Eventi della città di Torino. Il Secondo Piano Strategico venne pubblicato nel 2006 al termine delle Olimpiadi Invernali; il range di azione era stimato al 2011. Rispetto alla prima piattaforma programmatica, la nuova proposta scommette sull’economia della conoscenza, intesa non soltanto come valorizzazione delle risorse piemontesi, relative sia alla produzione immateriale e allo sviluppo di servizi, ma soprattutto come innalzamento del sapere diffuso nella società locale. L’area sulla quale si concentrano maggiormente questi processi è il territorio metropolitano, dove la diversificazione di funzioni, popolazione, interessi e possibilità raggiungono un ulteriore livello di complessità e dimensione alla città. Il volume restituisce un quadro del processo di programmazione, articolato in 4 aree tematiche quali: • territorio metropolitano • qualità sociale • potenziale culturale 71
• sviluppo economico. Dalle aree si sviluppano 12 direzioni d’intervento, corrispondenti ad ambiti specifici; ciascuna direzione è poi composta da un numero variabile di obiettivi (54 in totale) che fissano le determinazioni operative dell’intervento. Le 12 direzioni non rispondono a un ordine gerarchico, confermando la natura relazionale e ricombinante dell’approccio. L’aspetto importante sul quale si vuole porre l’attenzione è la rilevanza strategica che possiede ancora una volta la cultura.
Previsioni future: il Piano Strategico 2025 Un processo di rapida urbanizzazione, esasperato da una serie di problemi legati alla qualità della vita degli abitanti, sono le principali problematiche del futuro: entro il 2025 saranno oltre 5 miliardi gli abitanti che risiederanno in contesti urbani mentre in 135 aree metropolitane, il numero dei residenti supererà 4 milioni; agli inizi del nuovo millennio oltre il 60% della popolazione mondiale vive nelle città. A questa prima considerazione si devono inoltre aggiungere tutta una serie di problematiche quali: l’aumento della disoccupazione, i cambiamenti della condizione abitativa in termini quantitativi e qualitativi, il deterioramento delle infrastrutture e dei servizi sociosanitari, la diminuzione degli spazi pubblici, la crescita delle città per diffusione e dispersione degli insediamenti e conseguenti difficoltà ad organizzare servizi di trasporto pubblico collettivi e competitivi rispetto all’automobile. A fronte di un pronostico futuro per nulla felice, l’amministrazione pubblica ha elaborato il Terzo Piano Strategico la cui pubblicazione è prevista entro la fine dell’anno. Torino Metropoli 2025, questo è l’obiettivo che si propone di raggiungere l’amministrazione pubblica con la stesura del nuovo Piano Strategico. All’interno di un contesto europeo, i nuovi problemi metropolitani della Regione Piemonte richiedono uno sforzo primario nell’ottenere i finaniamenti europei: si richiede infatti una vera e propria base giuridica sulla quale fondare la propria politica urbana composta di strumenti metodologici, ma soprattutto finanziamenti atti ad offrire ai cittadini una città attrattiva quindi ricca di servizi e opportunità.
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Connessioni con la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura “L’avvio degli studi per il Piano strategico per la promozione internazionale di Torino avviene in questo momento non solo come conseguenza logica e coerente rispetto all’impostazione programmatica dell’Amministrazione, ma anche in risposta preventiva al pericolo reale, in assenza di decisioni adeguate, di restare ai margini di un movimento di rinnovamento che vede le più attive amministrazioni urbane europee lanciare programmi e progetti per migliorare la loro visibilità sul piano internazionale (…) La decisione del governo locale di predisporre un Piano strategico per Torino è in armonia con un crescente interesse che le istituzioni nazionali e comunitarie hanno nei confronti di quello che è il più grande patrimonio di ricchezza del continente Europa: le sue città, cariche non solo di problemi ma anche di storia, infrastrutture e risorse. (…) I vantaggi che Torino e il suo intero sistema territoriale sapranno offrire diventeranno decisivi per lo sviluppo della città e di tutto il Piemonte. Per queste ragioni, l’Amministrazione ritiene che sia giunto il momento di ampliare la promozione della città a livello internazionale, e conta di raccogliere intorno a questo obiettivo le migliori forze della città”.4 Dalle parole sopra riportate è possibile notare come tra i primi obiettivi dell’amministrazione vi fosse l’intento di posizionare Torino ad un livello internazionale probabilmente nell’ottica futura di farla diventare una Metropoli Europea. Due sono state le modalità con le quali si intendeva raggiungere l’obiettivo europeo: l’ottenimento dei un mega-events come ad esempio le Olimpiadi Invernali come, con il senno di poi, si è verificato, e della candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019. A confermare entrambe le tesi è la 5° Strategia del Primo Piano Strategico che, come precedentemente evidenziato, sottolinea la necessità di entrambe le candidature come opportunità per una Torino europea. L’identità della candidatura trova il suo punto di forza nella cultura intesa come capacità di trasformazione e possibilità di crescita. Per il compimento degli obiettivi, l’Associazione ipotizzava la costituzione di un organismo di gestione che potesse coordinare l’azione di candidatura per tutte e due gli eventi; l’organismo avrebbe coinvolto, a livello regionale, tutti i soggetti partecipanti al processo: dagli enti territoriali alle istituzioni culturali dell’area 73
metropolitana, all’Università e al Politecnico alle fondazioni bancarie, alle agenzie di promozione turistica, nonché la gestione dei rapporti con il Governo nazionale e con il Parlamento europeo. Tuttavia la storia dimostra che nel 2012, anno previsto per la consegna della documentazione necessaria alla candidatura delle città, Torino non abbia presentato alcun tipo di fascicolo. Tutt’altro che chiare le ragioni di questa omissione, strategia amministrativa? Inefficienza degli organismi? Gli enti che avrebbero dovuto occuparsi di questo aspetto non proferiscono parola, ma delle indagini svolte in questa tesi, si riscontrano pareri contrastanti (Appendice – Interviste 1-2-3).
Esempio di Cultural Planning a Torino: rigenerazione a Urban Barriera.5 Oltre al lavoro fatto alle Spine (1,2,3,4), esempio di intervento che può ricondurre al un tipo di progettazione urbana basata sui principi del Cultural Planning, scendendo più ad una scala territoriale di quartiere, è possibile individuare una zona di Torino interessata da interventi particolari: Barriera di Milano. L’ambito, situato nell’area nord della città di Torino e rientrante nel territorio della Circoscrizione 6, è caratterizzato da un nucleo centrale fitto e densamente abitato; da una fascia di edilizia residenziale pubblica concentrata principalmente lungo il confine orientale dell’area di intervento, tra le vie Bologna e Tollegno; da una corona di aree industriali dismesse, simbolo della passata tradizione industriale ed operaia della città e nello specifico di questo ambito. La storia di Barriera di Milano rappresenta infatti un capitolo rilevante nell’evoluzione della città di Torino non solo per la prima industrializzazione, ma anche per le molteplici ondate immigratorie incominciate nell’ultimo scorcio del secolo XIX. Sorgevano qui la Fiat Grandi Motori, la Fiat Ferriere, il Gruppo Finanziario Tessile, la Manifattura Tabacchi e tante altre medie e piccole imprese industriali. Dal punto di vista socio-demografico, il territorio è caratterizzato da un’elevata incidenza della popolazione straniera residente, prove74
niente per lo più dal continente africano e dai paesi nuovi membri dell’Unione europea. Si tratta di un’immigrazione stabile, con una composizione bilanciata per sesso e formata per lo più da nuclei familiari giovani con figli: insieme al quartiere Aurora, l’area presenta la più alta concentrazione di minori stranieri su tutta la città. La struttura per età della popolazione residente risulta caratterizzata, in linea con l’andamento cittadino (ma anche nazionale ed europeo) da una tendenza costante nel tempo alla senilizzazione, anche se con livelli più contenuti rispetto alla media torinese.6 Urban Barriera è un progetto avviato nel primo trimestre del 2011 dal Programma Integrato di Sviluppo Locale -PISU-, per lo sviluppo urbano finalizzato a innescare un processo di miglioramento complessivo dell’area di Barriera di Milano. Il progetto, che ha un costo complessivo di 35 milioni di euro, è stato redatto dalla Città di Torino e finanziato per 20 milioni dalla Regione Piemonte mediante la gestione dei fondi europei Por Fesr 2007-2013, e per la restante parte da fondi comunali o provenienti da ulteriori accordi con Stato e Regione per la realizzazione di interventi specifici. Il programma si compone di 34 interventi che opereranno sul piano fisico, economico, sociale del quartiere di Barriera Milano e interviene sul territorio favorendo la collaborazione e l’interazione propositiva tra tutti i soggetti attori e beneficiari della riqualificazione (Settori della Pubblica Amministrazione, realtà del territorio, associazionismo, istituzioni, cittadini, imprenditori, ecc.). Urban Barriera è l’ultimo nato dei programmi di rigenerazione urbana messi in campo dalla Città di Torino, e raccoglie la ricca esperienza maturata a partire dalla metà degli anni Novanta con progetti quali The Gate a Porta Palazzo o Urban 2 a Mirafiori. Nelle pagine successive verrà presentato uno dei 34 interventi volti ad operare sull’asse socio-culturale del territorio e a fornire ai suoi cittadini nuove opportunità di socializzazione, di fruizione culturale, di servizi alle persone, di relazioni mediante il coinvolgimento attivo 75
della cittadinanza e del vivace sistema associativo che rappresenta da sempre un carattere distintivo del territorio di Barriera. La Fondazione Contrada Torino Onlus all’interno del programma Urban Barriera di Milano indice un bando finalizzato alla realizzazione di un’opera d’arte/design su 13 superfici murarie presenti nel territorio di Barriera di Milano a Torino e alla declinazione del concept su oggetti d’uso comune. Il concorso “B.ART - Arte in Barriera” prevede come centrale l’utilizzo dell’arte come vettore della rigenerazione urbana in grado di interpretare, restituire e valorizzare la complessità e la ricchezza dell’identità e delle risorse del territorio. Descrizione progetto B_Art Artifici Artificio invade e rigenera il quartiere tramite l’arte in tre nature: • l’arte creata e prodotta • il processo produttivo dell’opera • l’arte comunicata, l’arte come segno Si costituisce una rete di nuovi landmarks e si offre un supporto all’opera di giovani artisti, coordinabile tramite le associazioni e realtà operanti in quartiere e in città. Si rendono queste tre vocazioni tangibili, rilevanti e coinvolgenti per il tessuto sociale del quartiere, articolandole nelle tre declinazioni di un intervento unitario: un Artificio è infatti una struttura composta da elementi metallici verticali di lunghezza variabile tra 0,50 e i 9,00 m che col suo disegno d’insieme caratterizzerà l’identità della parete cui é applicata. Ogni disegno è una porzione di un mondo fatto di continenti, regioni, quartieri che convergono in Barriera di Milano a costituirne la sostanza. Mini-Arti-ficio, il cubo creativo: l’arte viene messa in scena nella sua genesi e produzione. Un “volume parassita”, è posizionato al centro dell’installazione, e diviene uno spazio dove l’espressione artistica possa essere pensata, prodotta ed esposta. Artifici d’esposizione: su 4 facciate gli Artifici divengono “espositori dell’arte”, offrendo spazi di espressione a artisti di questa e altre zone: gli elementi verticali consentono tramite ancoraggio l’esposizione di opere d’arte periodicamente sostituibili. 76
Progetto B_Art:
Artifici GRUPPO DI LAVOTO Erika Fusaro Marco Frullo Gabriele Simonetta Giovanni Comoglio Stefania Maria Eusebietti Francesco MongiovĂŹ Tommaso Baudi di Vesme Gabutti
Fig. 4.2 - Concorso B_Art, Tavola 1- progetto Artifici.
Fig. 4.3 - Concorso B_Art, Tavola 2- progetto Artifici.
Note
1 Relazione Illustrativa, Volume I, Piano Regolatore Generale del Comune di Torino, pag. 17. 2 Relazione Illustrativa, Volume I, Piano Regolatore Generale del Comune di Torino, pagg. 20-40 . 3 Associazione Torino Internazionale, Piano strategico della CittĂ , Torino, 2000, consultato il 10/10/2014, pagg. 15 e seguenti. 4 Associazione Torino Internazionale, Piano strategico della CittĂ , Torino, 2000, consultato il 10/10/2014, pag. 10. 5http://www.comune.torino.it/urbanbarriera/, consultato il 18/09/2014. 6 http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ALBO_PRETORIO/ VARIANTI/200_preliminare/51_dossier_ pisu.pdf, consultato il 18/09/2014.
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Ricerca empirica: la mappatura degli edifici industriali abbandonati Si è cercato di mostrare in questa sede come siano già presenti a Torino esempi che hanno sfruttato la cultura e nello specifico arte e creatività come strumenti per una rigenerazione urbana. I casi studio analizzati, non sempre mostrano un processo rigenerativo perfettamente compiuto, in alcuni casi infatti, come ad esempio l’Ex M.O.I. o Torino Esposizioni, il problema sussiste ed è ancora in atto; tuttavia le motivazioni che legano la non riuscita del processo, esulano dalla competenza dell’evento o della funzione che alloggia in quel locale. Il problema è più radiale ed esteso al quartiere dove sono localizzati gli eventi. Si è scelto di suddividere (Fig. 5.4) gli edifici in base al momento in cui è avvenuta la loro di rigenerazione e di confrontare questo momento con i Piani Strutturali e Strategici precedentemente analizzati. Le trasformazioni di questi luoghi sono avvenuti in momenti diversi nel tempo, alcuni motivati dalle strategie dei Piani e quidi la loro primavera è coincisa con almeno una delle grandi rigenerazione della città, altri invece sono avvenuti in modo del tutto sconnesso quasi come fossero dei precursori delle direttive strategiche dei Piani.
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Casi Studio
Stato:
ATTIVO STAND BY DISMESSO IN RIGENERAZIONE L’elenco sopra riportato individua le forme artistiche oggi maggiormente praticate. Le Arti sono sono state suddivise in due macro-categorie: le Arti Visive e le Arti figurative. Nelle schede relative ai cai studio analizzati è stato indicato lo stato in cui al momento attuale si trova l’edificio. I fabbricati possono trovarsi in quattro condizioni possibili: attivo, stand by, dismesso oppure in corso di rigenerazione. 85
BUNKER
Via Niccolò Paganini n° 0/200 - Torino
Stato...
Sc h eda 1
ATTIVO
A cura di... Associazione Variante Bunker Dicono di loro... Una traccia della città industriale di ieri. Una finestra aperta sulle trasformazioni del domani. Una parentesi creativa a Scalo Vanchiglia. Oggi.
Rigenerazione
L’area dell’ex stabilimento SICMA (Società Italiana di Costruzioni Molle e Affini) entrò in attività negli anni ‘20 per poi essere abbandonata per inattività nel 2007. Negli anni sucessivi entra a far parte di un processo di rigenerazione urbana unico nel suo genere, sia per il tipo di funzioni internamente previste, sia per le sue caratteristiche di temporaneità; l’associazione URBE, insediatasi a Barriera Milano, sottoscrive con la Torino Quittengo Srl, proprietaria degli immobili, un contratto con scadenza fissata all’estate del 2012, successivamente prorogato. Nello stesso anno nasce il progetto culturale Bunker, attualmente gestito dall’Associazione Variante Bunker. Il progetto Bunker è stato inizialmente realizzato grazie al supporto tecnico e gestionale dell’associazione Reset. Il complesso è costituito da due gruppi di capannoni industriali e due volumi minori dei quali uno in particolare viene utilizzato periodicamente per eventi di vario genere.
Filosofia
L’associazione culturale che gestisce il Bunker incentiva la crescita di quei processi di sviluppo culturale in ambito urbano legati in particolar modo ai fenomeni di trasformazione urbana. Agli artisti vengono lasciate autonomia si scelta rappresentativa e libertà nella realizzazione delle loro opere; queste caratteristiche vogliono essere elementi di stimolo per l’area e allo stesso tempo porre rimedio a fenomeni di degrado.
Art attac...
L’insediamento artistico negli spazi del Bunker avviene nel corso dell’anno 2012 successivamente alla seconda edizione del Festival di Arte Urbana SUB URB ART. Murales, installazioni e poster art sono disseminati tra gli ex edifici industriali, non solo internamente, ma anche all’esterno e specialmente in via Niccolò Paganini. Artisti italiani e stranieri hanno la possibilità di esprimersi con la loro arte e nel contempo offrono esposizioni di arte urbana alla collettività. Alcune delle opere sono state realizzate direttamente al Bunker grazie alla collaborazione tra artisti e membri dell’Associazione; inoltre la realizzazione è agevolata dalla disponibilità di laboratori e capannoni in grado di accogliere attività artigianali ed artistiche.
Altri eventi
Fonti http://www.variantebunker.com/, consultato il 01/11/2014. Foto nella pagina affianco http://photoit.photoshelter.com/image/I0000uzfvxQ9_xss, consultato il 01/11/2014 MARCO SAROLDI, Opere sui muri di Bunker.
Il Bunker oltre agli spazi espositivi per artisti diffuse negli spazi, è un contenitore per eventi: nella scena del clubbing torinese propone serate profondamente legato alle origini industriali della musica elettronica, festival, party pomeridiani e open air contraddistinguono e completano l’offerta del luogo. Inoltre il Bunker si propone come luogo di condivisione e di fruizione nell’ambito della musica, aprendosi a co-produzioni e collaborazioni non solo tra gli artisti locali ma anche con protagonisti della scena musicale nazionale.
S ch eda 2 Stato...
DISMESSO
EX
M.O.I.
Via Giordano Bruno n° 181 - Torino
Foto in questa pagina http://paratissima.it/_/evento-2013/ consultato il 01/11/2014. Allestimento interno M.O.I. Opera Vincitrice Toro Dâ&#x20AC;&#x2122;acciaio 2013 - Simone Benedetto. Passerella Pafashion. Spazio interno soppalcato M.O.I.
Rigenerazione
M.O.I. - Mercati Ortofrutticoli all’ingrosso - la cui realizzazione si è conclusa nel 1933 secondo il progetto di Umberto Cuzzi: un grande complesso di edifici razionalisti destinati a contenere il più grande mercato di frutta e verdura del Piemonte. Nel decenni successivi, con il trasferimento delle attività commerciali per ragioni economiche, i Mercati generali vennero abbandonati a loro stessi e iniziarono così il loro lento declino. In occacione della XX Edizine dei Giochi Olimpici Invernali del 2006, venne bandito un concorso dall’amministrazione pubblica che prevedeva la realizzazione di un Villaggio Olimpico per Atleti e per Media. Il bando richiedeva inoltre il recupero e la trasformazione degli ex Mercati Ortofrutticoli in funzioni collegate all’imminente evento; i 25.000 mq dell’ex M.O.I., seguendo il progetto dell’ Arch. B. Camerana (progettista vncitore del concorso), vennero allestiti con uffici amministrativi, ristoranti, policlinico, negozi, etc.). Una volta terminate le Olimpiadi il M.O.I. viene nuovamene abbandonato. Sei anni più tardi, il M.O.I. inizia una nuova stagione di imprintig culturale: viene inaugurata all’interno l’XIII edizione di Paratissima (Paratissima C’est Moi).
Filosofia
L’eseperienza di Paratissima all’interno del M.O.I. è durata per due anni consecutivi. L’evento pareva aver abbandonato la sua natura itinerante e aver trovato la location perfetta: un luogo con una storia particolare, in attuale stato di abbandono e dall’achitettura consona ad ospitare un gran numero di persone ed artisti. «Dopo San Salvario, al Moi avevamo trovato la nostra nuova casa e a malincuore abbiamo deciso di lasciarlo», spiega Lorenzo Germak, fondatore e coordinatore di Paratissima. Un evento come Paratissima, avrebbe dovuto sancire la rinascita di questo spazio; tuttavia ad una mese di distanza dall’inizio della X edizione l’evento è costretto a cambiare sede ed a trasferirsi a Torino Esposizioni: una struttura pesantemente danneggiata dai vandali per oltre 40.000,00 Euro di danni
Art attac...
L’evento di Paratissima, mantendo la sua natura culturale e artistica anche negli anni in cui si è svolta all’interno del M.O.I. si è rivolta ad artisti, creativi, fotografi, illustratori, pittori, stilisti, scrittori, registi e designer emergenti, che non sono ancora entrati nel circuito ufficiale dell’arte, ed inoltre ad artisti affermati che desiderano sperimentarsi in un contesto dinamico rivolto ad una vasta platea. Il pacchetto di servizi amplia la sua offerta con aree didattiche, laboratori e workshop con l’obiettivo di innescare una partecipazione attiva: una connessione tra pubblico e giovani artisti durante i giorni dell’evento.
Ad oggi non sono previsti nuovi eventi.
Altri eventi
Fonti A.A.V.V., (a cura di) Città di Torino, Torino MOI da Mercati generali a Villaggio Olimpico, OfficinaCittà Torino/Racconti Multimediali, Torino, 2005. JENNI DOGLIANI, Dal 6 al 10 c’è Paratissima. Nell’ex M.O.I. la manifestazione diventa sempre più grande, in La Stampa Speciale, Torino 05/11/2013.
Corso Castelfidardo n° 22- Torino
Stato...
Sc h eda 3
STAND BY
Foto in questa pagina http://youngcurly.altervista.org/operae-independent-design-festival/, consultato il 01/11/2014. Allestimento esterno O.G.R. per i 150 anni dell’Unità d’Italia. http://operae.biz/edizione_precedente/edizione_2013/, consultato il 01/11/2014. Allestimenti interni per Operae 2013. Laboratori creativi Operae 2013.
Rigenerazione
O.G.R. - Officine Grandi Riparazioni - vennero realizzate nel 1864, in corrispondenza della tratta di collegamento tra le Stazioni di Porta Nuova e Porta Susa. La realizzazione delle Officine fu solo l’ennesimo grande progetto che coinvolse la rete ferroviaria italiana a partire dal 1848; sotto la guida del Regno Sabaudo vennero realizzati 835 chilometri di via ferrata collegano Torino a Genova, Novara, Susa, Pinerolo, Biella, Saluzzo, Casale, Alessandria, Ivrea. Inoltre iniziano i lavori per il traforo del Frejus verso la Francia, completato poi nel 1871. La realizzazione delle O.G.R ha portato non solo un cambiamento dal punto di vista dell’operatività delle due Stazioni esistenti, ma anche la generazione di un nuovo quartiere operaio sorto in prossimità dell’area: Borgo San Paolo che, solo nel primo decennio del secolo, passa da 4.000 a 20.000 abitanti. Nei decenni successivi le Officine vivono un periodo di grande di grande produzione e di manutenzione di vagoni e motori tuttavia, dalla conclusione delle due guerre, inizia il loro lento ma progressivo abbandono. Salvate dal Piano Regolatore del 1995, le Officine Grandi Riparazioni sono state oggetto di molte proposte di riuso che in parte si sono realizzate (ad esempio parte del raddoppio del Politecnico di Torino); ad oggi gli spazi delle Officine vengono occupati saltuariamente in occasione di grandi manifestazioni cittadine come ad esempio il 150° dell’Unità d’Italia nel 2011 e la mostra di design Operæ nel 2013.
Filosofia
Cantieri O.G.R Torino è il nome attribuito agli spazi dalla Società Consortile OGR-CRT che si occupa della gestione ed organizzazione degli stessi. La vision che accompagna i membri fondatori della cocietà e anche le istituzioni coinvolte è quello di creare un luogo di sperimentazione e di produzione nell’ambito delle culture contemporanee, una piattaforma in cui armonizzare il dialogo e la collaborazione tra diverse discipline, un laboratorio in cui le persone possono incontrarsi per una contaminazione reciproca di idee.
Art attac...
Con un ritmo tutt’altro che costante, i padiglioni dei Cantieri O.G.R. vengono allestiti per manifestazioni di grande impatto sociale; ad esempio, nell’anno 2011, in corrispondenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, i Cantieri vennero allestiti con una mostra interamente dedicata al nostro Paese e nello specifico ricordava Torino prima capitale italiana. Nell’annno 2013 è il design che trova nelle OGR la perfetta location. Gli spazi vengono infatti allestiti dallo staff di Operæ: un festival che accoglie ogni anno circa 70 espositori provenienti da tutta Europa, due arene per incontri e dibattiti, due laboratori permanenti e altrettante aree riservate ai numerosi workshop in calendario. Per i dettagli sull’evento si vedano le schede relative agli eventi riportante nel Cap....e in Appendice A
Altri eventi
Ad oggi è in cantiere un nuovo un nuovo progetto ancora inedito che propone di unire
Fonti STEFANO MUSSO, Le officine: la fabbrica per antonomasia del borgo, in <<Rivista Museo Torino>>, Speciale OGR, 2011. SIMONETTA BOSSO, Operæ 2013. Il design indipendente alle OGR di Torino, http://www.notenews.it/index.php/stile/item/1416-oper%C3%A6-2013-il-design-indipendente-alle-ogr-di-torino, consultato il 17/22/2014.
Sch eda 4 Stato...
STAND BY
TORINO
EXPO
Corso Massimo d’Azeglio n° 15 - Torino
Foto in questa pagina http://paratissima.it/_/evento-2013/ consultato il 01/11/2014. Allestimento interno M.O.I. Opera Vincitrice Toro D’acciaio 2013 - Simone Benedetto. Passerella Pafashion. Spazio interno soppalcato M.O.I.
Rigenerazione
Torino Esposizioni è un complesso fieristico la cui realizazzione risale al 1938 secondo il progetto di Ettore Sottsass. La prima funzione dell’edificio era collegata all’arte infatti, anche chiamato “Palazzo della Moda”, ospitava le mostre delle produzioni sartoriali. Tra il 1950 e il 1960 la struttura subì alcune trasformazioni a causa dei danneggiamenti provocati dai bombardamenti del 1943: il completamento del padiglione centrale con un salone absidato, a opera dell’architetto Biscaretti di Ruffia e una nuova copertura autoportante di voltini prefabbricati progettata da Pier Luigi Nervi. Sempre a Nervi si deve l’aggiunta di un nuovo grande padiglione che si sviluppa sul lato destro di via Petrarca. Torino Esposizioni viene intensamente utilizzato nel corso degli anni ‘60 e ‘70, diventando sede espositiva per il Salone dell’Automobile e di numerosi altri eventi fieristici. Dal 1989 l’attività fieristica viene trasferita al Lingotto. In occasione dei XX Giochi Olimpici invernali del 2006, il Padiglione laterale, già denominato “Padiglione Giovanni Agnelli”, è stato ristrutturato per ospitare un impianto di hockey su ghiaccio per una capienza di 4.320 posti. Dopo anni di vuoto - l’ultimo evento è stato «Days of the dinosaur» del 2012, mostra con 41 esemplari di creature preistoriche - riapre e si candida a sede per ospitare eventi temporanei come Operæ 2014 e la decima edizione di Paratissima.
Filosofia
La filosofia che spinge Operae e Paratissima è quella di sostenere la creatività. Operae è un manifestazione che riguarda l’arte dell’autoprodotto mentre, con una visione più ampia Paratissima sostiene l’arte in tutte le sue forme. Entrambi gli eventi offrono un pacchetto di servizi completo di workshop, laboratori, incontri, contest e progetti speciali per innescare la partecipazione attiva degli artisti e del pubblico all’evento.
Art attac...
Gli artisti di Paratissima sono i creativi (pittori, scultori, fotografi, illustratori, stilisti, registi, designer, architetti) emergenti, che non sono ancora entrati nel circuito ufficiale dell’arte, e i nomi affermati che desiderano mettersi in gioco in un contesto dinamico rivolto ad una vasta platea.
Altri eventi
Torino esposizioni, nonostante il riscontro positivo e i grandi numeri di pubblico registrati dagli ultimi due eventi (Operæ 2014 e Paratissima), complici l’elevato costo d’affitto e la difficoltà di manutenzione, non riesce a mantenere la sua natura di polo espositivo. Perseguendo il disegno delle grandi strategie territoriali del P.R.G.C. rispetto al sistema ambiente (asse fluviale e parco del Valentino) e a quello universitario, è obiettivo dell’amministrazione pubblica realizzare uno dei fulcri del sistema culturale della città. Il progetto prevede la rifunzionalizzazione dell’edificio a biblioteca civica, ma non solo: il complesso di ospiterà le nuove aule della facoltà di Architettura del Politecnico, spazi per la ricerca e il Teatro Nuovo restaurato. Fonti ANDREA ROSSI, La seconda vita di Torino Esposizioni comincia dal design, in La Stampa Torino, 08/10/2014. http://www.comune.torino.it/geoportale/prg/cms/media/files/ ALBO_PRETORIO/COMUNICAZIONI/Torino_Esposizioni_Protocollo_Intesa/allegato1_Masterplan.pdf, consultato il 08/10/2014.
EX
BELLEVILLE Stato...
Sc h eda 5
DISMESSO
Via Caraglio n° 101 - Torino
Foto in questa pagina http://www.urban-reuse.eu/?pageID=casi_torino&cID=belleville, consultato il 04/11/2014. Vista esterna dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio e dei margini del lotto. http://www.torinotoday.it/cronaca/riqualificazione-belleville-via-caraglio-torino-vendita-privati.html, consultato il 04/11/2014. Candiere per la realizzazione del Campus universitario.
Rigenerazione
Il primo nucleo dell’edificio venne costruito nel 1942, e successivamente ad una serie di ampliamenti avvenuti tra gli anni ‘50 e ‘60 viene destinato a funzione scolastica: un luogo nel quale gli operai neo-assunti venivano addestrati al loro futuro lavoro. A seguito della dismissione dell’edifico e delle condizioni di abbandono del lotto, il PRGC approvato a metà degli anni ‘90, definisce l’area come zona urbana di trasformazione: una parte del lotto viene ceduta a privati per la costruzione di edifici residenziali mentre, la parte restante, verrà acquisita dal Comune. L’idea iniziale dell’amministrazione comunale, era quella di destinare l’ex area Lancia a spazi pubblici per il gioco e lo sport, per l’istruzione ed a parchegg; tuttavia, non riuscendo nell’obiettivo, il affida lotto ed edificio a tre associazioni giovanili con assegnazione tramite bando pubblico. Da questo momento ha inizio la storia di Belleville: un luogo gestito dai giovani per i giovani. Nel 2004 grazie alla consulenza della Fondazione Fitzcarraldo e ad un progetto architettonico esecutivo elaborato da progettisti scelti dalle associazioni stesse, viene definito un progetto gestionale. Nelle estati del 2004 e del 2005 vengono organizzati festival estivi di un certo successo all’interno del cortile, con il contributo anche della Circoscrizione. La vita dell’edificio non dura però un anno di più, infatti nel gennaio del 2006, un incendio distrugge la struttura e con essa il sogno di Belleville.
Filosofia
Agli artisti venivano lasciate autonomia di scelta rappresentativa e libertà nella realizzazione delle loro opere; queste caratteristiche potrebbero essere state lo strumento necessario alla rigenerazione del luogo. I fatti collegati all’incendio del 2006, dimostrano come lo sforzo fatto dalle associazioni non fosse ancora sufficiente per la rigenerazione completa del luogo.
Art attac...
L’insediamento artistico negli spazi del vecchio progetto Belleville avvengono nel corso degli anni 2004/2005/2006; tra gli ex edifici industriali, sia internamente che esternamente, erano presenti murales e graffiti prodotti da artisti italiani e stranieri prevalentemente residenti in piemonte.
Altri eventi
Nell’ex zona industriale di Borgo San Paolo, promosso da Fabrica SGR attraverso il Fondo immobiliare Erasmo, verrà realizzato un moderno campus universitario. La struttura, che a regime ospiterà circa 550 posti letto, si inserisce nel più ampio piano di “Torino Città Universitaria” studiato dall’amministrazione comunale. La struttura offrirà oltre agli alloggi degli studenti un mix di servizi accessori come aule studio, aree comuni, internet point, connessione wi-fi, copisteria, bar, palestra, lavanderia a gettone, etc.
Fonti http://www.urban-reuse.eu/?pageID=casi_torino&cID=belleville, consultato il 04/11/2014. PHILIPE VERSIENTI, Una residenza universitaria sulle ceneri dell’ex Belleville, Torino Today, http://www.torinotoday.it/cronaca/riqualificazione-belleville-via-caraglio-torino-vendita-privati.html, consultato il 04/11/2014. PHILIPE VERSIENTI, Belleville venduta ai privati? la circoscrizione dice no, Torino Cronaca, 15/07/2011.
S ch eda 6 Stato...
ATTIVO
via Limoni n° 24 - Torino
Foto in questa pagina http://europaconcorsi.com/projects/111839-Giovanni-Fassiano-Cesare-Roluti-Fondazione-Merz, consultato il 10/11/2014. BEPPE GIARDINO, Allestimenti museali interni Fondazione e vista esterna dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio.
Rigenerazione
Ex complesso appartenente alle Offcine Lancia e precisamente adibito a centrale termica, la sede della Fondazione Merz è un edificio industriale degli anni Trenta di proprietà della Città di Torino e situato in Borgo San Paolo. Il progetto di ristrutturazione e restauro completato nell’anno 2004 e sostenuto da fondi privati e pubblici (Città di Torino e Regione Piemonte), ha coinvolto l’intero edificio, non solo adeguandolo alle normative vigenti, ma anche ridefinendo gli spazi interni e tenendo conto delle finalità culturali per le quali la Fondazione è nata. L’edificio ha una superficie complessiva di 3.200 mq dei quali 1.400 destinati ad area espositiva articolati su tre livelli e comprendenti un’area esterna. La Fondazione venne istituita nel 2005 dopo che lo sguardo lungimirante di Mario Merz scelse questo luogo come contenitore delle sue opere. Ad oggi l’edificio è attivo e perfettamente funzionante; rappresenta l’emblema della rigenerazione di un luogo industriale abbandonato.
Filosofia
La Fondazione Merz, ospita quasi la totalità delle opere di Mario Merz con lo scopo di conservarlo, tutelarlo, renderlo accessibile e comprensibile al pubblico; si alternano inoltre progetti espositivi temporanei di artisti invitati a dialogare e a confrontarsi con lo spazio e i lavori di Mario Merz. Inoltre la fondazione promuove la ricerca sull’arte contemporanea e si fà promotrice di iniziative culturali variegate.
Art attac...
Le mostre che vengono fatte all’interno della Fondazione riguardano l’arte contemporanea e include pittura, scultura, installazioni di vario genere, fotografia, video e in alcuni casi vengono anche organizzate Performing arts dal vivo.
Altri eventi
La Fondazione ospita inoltre eventi ed attività educative per diventare un luogo di incontro e confronto con altre discipline legate alla cultura contemporanea, ma soprattutto un punto di riferimento per la ricerca e l’approfondimento dell’arte, attraverso l’Archivio Merz, le pubblicazioni ed una biblioteca specializzata.
Fonti http://fondazionemerz.org/, consultato il 04/11/2014. http://europaconcorsi.com/projects/111839-Giovanni-Fassiano-Cesare-Roluti-Fondazione-Merz, consultato il 10/11/2014.
Via Carlo Bossoli n° 83 - Torino
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ATTIVO
Foto in questa pagina http://www.hiroshimamonamour.org/, consultato il 04/11/2014. Concerto dal vivo e viste esterne dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio. consultato il 04/11/2014. Danza della Pizzica.
Rigenerazione
Ex complesso studentesco di proprietà pubblica, viene acquisito dall’associazione Hiroshima Mon Amour che, grazie al supporto di numerosi Sponsor, riesce a sostenere lo spazio e a mantenerlo in attività. L’edificio si articola su più spazi oltrepassando la hall di ingresso verso destra è possibile raggiungere la Sala Majakovskij mentre, al fondo del corridoio prospiciente l’ingresso, al piano interrato è collocata la Sala Modotti. Lo spazio è composto inoltre di 4 punti bar, guardaroba e un giardino esterno. L’Associazione nata nel 1986, si occupa dal 1996, della produzione e dell’organizzazione di spettacoli e di eventi culturali all’interno dello spazio.
Filosofia
La filosofia dell’Associazione è mutata nel tempo, infatti l’obbiettivo iniziale consisteva nella sola promozione di artisti emergenti principalmente nel settore della musica. Nel tempo, pur privilegiando l’arte e le culture giovanili, Hiroshima Mon Amour ha superato la dimensione locale, diventando nel corso degli anni un punto di riferimento nazionale ed internazionale per i grandi concerti di musica.
Art attac...
L’attività dell’associazione Hiroshima Mon Amour è ricca e variegata: spazia dalla produzione musucale all’organizzazione e allestimento di concerti con artisti di fama nazionale e internazionale. Inoltre Hiroshima è conosciuto per le stagioni teatrali, nightclubbing e promuoviamo eventi esclusivi di intrattenimento.
Altri eventi
Lo spazio è stato, nel tempo, sede di molteplici spettacoli e iniziative editoriali come ad esempio l’inaugurazione Biennale Giovani Artisti (1997), Smemoranda Comic Festival (dal 1994 al 2001), inaugurazione Torino Film Festival (2001, 2002), TecnoTeatro, rassegna di arte e tecnologia (dal 1998 ), 1°, 2°, 3° Notte Olimpica (2006), etc...Alcuni eventi proseguono anche oggi.
Fonti http://www.hiroshimamonamour.org/pagina.aspx?ID=150&LV=0, consultato il 04/11/2014. http://www.hiroshimamonamour.org/hma_presentation.pdf, consultato il 10/11/2014.
Fig. 14 - Assonometria distributiva del luogo.
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ATTIVO
via Vittorio Andreis n° 18/10 - Torino
Foto in questa pagina http://torino.repubblica.it/young-turin, consultato il 10/11/2014. MIRIAM CORGIAT, Batna: lo street fashion tra ricerca e suggestioni. http://www.artedifferenza.it/blog/?p=435, consultato il 10/11/2014. L’arte di fare la differenza http://dev.cortiledelmaglio.it/location.php, consultato il 10/11/2014. Forme d’arte al Cortile.
Rigenerazione
Assieme all’attuale Arsenale della Pace, il Cortile del Maglio fa parte di un grande complesso architettonico (1775-1778) di Borgo Dora; assieme costituivano l’armeria militare della città. In seguito ai bombardamenti del 1852, la Regia Fabbrica delle Polveri ormai rasa al suolo, venne trasferita in una località più adeguata e lontana dal centro abitato; lo stabilimento di Borgo Dora venne invece destinato ad ospitare alcune delle lavorazioni del Regio Arsenale di Torino. L’ Arsenale e il Cortile del Maglio ricostruiti e rifunzionalizzati, rimasero in attività fino al 1982; in seguito, una parte del complesso divenne di proprietà del Comune di Torino che lo diede in gestione al Servizio Missionario Giovani (SERMING), fondato nel 1964 da Ernesto Oliviero. La piazza coperta del Cortile del Maglio è definita da una superficie quadrata di 40 metri di lato. Il padiglione in legno che la sovrasta è sostenuto da alberi metallici inclinati che delimitano l’antico maglio. La trasformazione partì nel 1994 e terminò nel 2001.
Filosofia
Il Cortile del Maglio, è sede dell’Associazione Cortile del Maglio; essa si dedica alla promozione e alla riqualificazione del quartiere Borgo Dora tramite l’organizzazione e gestione di eventi ed iniziative socio-culturali, che hanno luogo all’interno del Cortile del Maglio e dell’adiacente Cortile dei Ciliegi.
Art attac...
Importante reperto storico conferisce a questo spazio suggestivo di tramutarsi facilmente in sede di svariati tipi di eventi: spettacoli teatrali, saggi di danza, concerti, mostre, fiere e altro ancora.
Altri eventi
Il Cortile ha assunto nel tempo sempre più la funzione di luogo nevralgico per eventi ed attività educative, workshop, laboratori di varia tipologia. Fonti http://www.museotorino.it/view/s/12ad2639c1e84b6d894c9d8d606cd7a2, consultato il 18/11/2014. http://dev.cortiledelmaglio.it/location.php, consultato il 18/11/2014. http://dev.cortiledelmaglio.it/pdf/statuto_acm.pdf, consultato il 18/11/2014.
SPAZI COMMERCIALI BAR E RISTORANTI STUDI PROFESSIONALI LABORATORI ARTIGIANI
Fig. 16 - Planimetria distributiva del luogo.
Foto in questa pagina http://www.nietzschefabrik.com/, consultato il 12/11/2014. MAREN OLLMANN E FRANCESCA MAGISTRI, forme d’arte alla N. Fabrik.
via F.Nietzsche n° 171 - Torino
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Rigenerazione
Fondata nel 1919 da Vittorio Pasteris, la fabbrica era dedita alla produzione di pneumatici per autotrazione. La prima sede della fabbrica, sita in via Stradella n°12, era conosciuta in tutta la nazione per aver utilizzato il caucciù, secondo il modello Americano, come materia prima per la ricopertura delle gomme; la fabbrica trasferì la propria produzione nello stabilimento di Sassi, poco prima delle seconda guerra mondiale. Una volta terminata la guerra, l’attività indutriale riprese gradualmente fino a raggiungere il suo apice negli anni ‘50, quando venne acquistato uno stabilimento a Salerno con l’intento di sviluppare la distribuzione delle gomme nel Centro-Sud. A metà degli anni ‘60 la produzione gradualmente diminuì e nonostante i tentativi di mantenere in vita la fabbrica, la struttura venne abbandonata e l’attività chiusa. Dopo anni di dismissione, all’inizio degli anni ‘70, la fabbrica ricominciò a vivere grazie a piccole attività artigianali stanziatesi all’interno dei locali.
Filosofia
L’associazione Nietzsche Fabrik viene istituita nel 2007, ed è prevalentemente composta da artigiani e artisti. L’obiettivo e la ricerca dell’Associazione è quella di promuovere la collaborazione tra le varie entità presenti: artigiani al servizio del design, artisti e aziende che da sempre si sono distinte per la cura particolare nella realizzazione dei propri prodotti. La ricerca inoltre, ambisce a nuove proposte di materiali e di tecnologie, in collaborazione con designer, architetti e artisti di levatura internazionale.
Art attac...
Nietzsche Fabrik persegue i propri intenti attraverso l’ideazione e l’organizzazione di produzioni a carattere interdisciplinare: rassegne internazionali o appuntamenti dedicati a musica, arti visive e performative, letteratura, design, moda. Progetti fondati su una poetica di scambio e contaminazione.
Altri eventi
Workshops, mostre, installazioni audio e video di artisti locali e internazionali, concerti di bands e djs provenienti da Europa e oltreoceano, performance visive e sonore, reading con autori e musicisti, incontri con personalità di fama internazionale nel campo dell’arte, dell’architettura, presentazioni di produzioni design-in-site, sono le attività che vengono parallelamente organizzate all’interno del Nietzsche Fabrik.
Fonti http://www.nietzschefabrik.com/content/, consultato il 12/11/2014
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ATTIVO
via Cigna째 211 - Torino
Foto in questa pagina http://www.dlso.it/site/2014/01/28/fine-before-you-came-spazio-211-foto-report/, consultato il 10/11/2014. ANDREA PAGANO, musica live. http://www.comune.torino.it/scatTO/archivio/2007, consultato il 10/11/2014. Un murales dello Spazio 211 http://www.spazio211.com/ Eventi paralleli
Rigenerazione
Vecchia propretà della Soc. Delta Autotrasporti che ottenne la concessione di licenza edilizia per un fabbricato uffici e un capannone, il complesso venne realizzato nell’ ottobre 1973. Tuttavia la Variante 17 al Piano Regolatore Generale del 1959, anche chiamato Piano dei servizi”, richiedeva il rispetto dei nuovi standard legislativi con la conseguenza della parziale distruzione dell’immobile. I movimenti spontanei di quartiere innescarono subito una battaglia per la salvaguardia di queste aree; tuttavia, solo nel caso di via Cigna 211, la salvaguardia ebbe successo. Nel 1976 L’amministrazione pubblica, con l’ennesima variazione al piano, decreta gli Edifici Delta di pubblica utilità. Nel 1982 lo Spazio oggi chiamato 211 divenne sede d’incontro per giovani e per anziani.
Filosofia
Come citato all’interno del sito dello Spazio 211, la filosofia che muove gli associati del luogo è racchiusa nella frase dello scrittore inglese E. M. Forster «Il regno della musica non è il regno di questo mondo; accetta anche coloro che la raffinatezza l’intelletto e la cultura hanno indistintamente rifiutato».
Art attac...
Le attività artistiche vengono svolte all’interno dallo spazio 211 sono collegate principalmento alla musica: concerti e serate di rilievo nella scena del clubbing torinese, dai ritmi jazz a quelli elettronici animano il locale durante tutto l’anno. D’estate viene organizzato sul giardino esterno lo Spaziale Summer Festival, particolarmente adatto a ospitare importanti manifestazioni live.
Altri eventi
Lo Spazio 211 è anche sala prove, studio di registrazione e sede di corsi attinenti al mondo della musica; e poi ancora movie e videoclip, spazio arte free, expo, “warm up show”.
Fonti Associazione Culturale “Officina della Memoria” (a cura di), Storia della Barriera di Milano dal 1946, Stargrafica - Grugliasco (To). p. 187. http://www.museotorino.it/view/s/8f1210ca707443b9acf44cded5cd2f33, consultato il 17/11/2014. http://www.spazio211.com/, consultato il 17/11/2014.
via Mantova n째 34 - Torino
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ATTIVO
Foto in questa pagina https://www.flickr.com/photos/caffebasaglia/4237895922/in/set72157623122163850, consultato il 17/11/2014 Comandante Macaco, Saturday night http://www.arcipiemonte.it/torino/affiliati/ciopp-caff-basaglia
Rigenerazione
Gli spazi ora occupati dal Caffè Basaglia fanno parte di un complesso architettonico progettato da Pietro Fenoglio all’inizio del Novecento per ospitare gli studi cinematografici della Società Ambrosio. La Società Anonima Ambrosio, nota poi semplicemente come Ambrosio Film, viene fondata nel 1907 e presto diviene un’impresa di successo nella città: nel corso degli anni successivi, infatti, la società acquisisce altri terreni attigui al primo, fino ad essere in grado nel 1911, di fruire di un’area piuttosto estesa tra via Catania, via Mantova e via Modena. Con l’approssimarsi della prima guerra mondiale le case cinematografiche entrano in crisi, e gli edifici costruiti per tali attività vengono spesso riconvertiti ad industrie di altro genere, infatti il teatro di posa dell’Ambrosio viene adibito a opificio militare (costruzione di eliche per aeroplani). Una volta terminata la guerra si tenta di riprendere l’attività, ma nel 1924 la Società si dichiara fallita. Le proprietà vengono vendute nel 1929 alla Società Edifici Civili e Industriali, per passare in seguito più volte di proprietà: ora le palazzine ospitano studi professionali, centri culturali, locali di spettacolo, mentre il teatro di posa è stato riconvertito ad open space per architetti e grafici. Nel 2008 venne inaugurato il Caffè Basaglia e diviene un centro di animazione sociale e culturale appartenente alla rete dei circoli ARCI.
Fonti http://www.museotorino.it/view/s/1ad4bdb9bd1043078898cc709c80f839, consultato il 18/11/2014. http://www.caffebasaglia.org, consultato il 18/11/2014.
Filosofia
Gli organizzatori del Caffè Basaglia mostrano una certa sensibilità dei confronti di persone con patologie psichiatriche: si propone di attuare una saldatura tra coloro che attraversano un disagio psichiatrico e la comunità locale. La struttura ospita un ristorante dove lavorano a turno come aiuto cuochi e camerieri una ventina di pazienti colpiti da malattia psichiatrica, cinquanta volontari, due barman e due cuochi di professione.
Art attac...
Esposizioni pittoriche, graffiti, mostre fotografiche sono le espressioni artistiche che margiomente si susseguono all’interno del Caffè Basaglia.
Altri eventi
Workshops, mostre, installazioni audio e video di artisti locali e internazionali, concerti di bands locali, sono le attività che vengono parallelamente organizzate all’interno del Caffè.
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Foto in questa pagina http://www.cascinaroccafranca.it/index. php?option=com_morfeoshow&Itemid=53, consultato il 29/11/2014.
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EUT 2: Cascina Roccafranca- Via Edoardo Rubino, 45; EUT 3: Ex-Fergat- via Millio, 20; EUT 4: San Donato Campidoglio Parella via Medici 28; EUT 5: Ex Stabilimento CIR- via Stradella, 192- Principessa Isabella, via Verolengo, 212; EUT 6: Via San Gaetano da Thiene, 6; EUT 7: non presente. EUT 8: Lungo Dora Savona, 30; EUT 9: Via Bossoli, 72/a; EUT 10: Mausoleo della Bela Rosin, strada Castello di Mirafiori.
Rigenerazione
EUT - Ecomuseo Urbano Torino. Rete museale-di interpretazione di Torino, sono spesso sedi delle circoscrizioni della città. Spazi fisici nei quali si concentrano più funzioni dalle connotazioni culturali e sociali: dalle mostre temporanee d’arte alle attività formative rivolte alle scuole, dagli incontri/seminari ai centri di documentazione. Gli Ecomusei coinvolgono l’intero territorio urbano, attraverso le 10 Circoscrizioni (a EUT 1 fanno riferimento le altre 9, mentre EUT 7 è in via di sviluppo) che ospitano un loro Centro di Interpretazione e Documentazione Storica. Il luoghi all’interno dei quali si collano gli Ecomusei sono edifici di valore storico per la città, collegati alle tante memorie della Torino del Novecento e nei quali il cittadino, prevalentemente residente nella rispettiva cicoscrizione, vi si identifica. Uno dei progetti meglio riusciti di Ecomuseo Urbano e oggi centro di aggregazione attivo a pieno titolo è la Cacina Roccafranca. La cascina, simbolo dello sviluppo della Fiat Mirafiori, era in stato di avanzato abbandono da molti anni, finchè nel 2002 venne acquistata dall’associazione Urban 2. E’ stata oggetto di un importante intervento di riqualificazione iniziato nel 2004, che permette oggi di restituire agli abitanti del quartiere una struttura pubblica di 2500 mq completamente ristrutturata.
Filosofia
L’EUT si propone di essere il luogo di contaminazione culturale dove, attraverso processi partecipati tra amministrazione e cittadini è possibile scoprire positività, criticità e cambiamenti della Torino contemporanea. Non è solo un museo del passato e della memoria, è soprattutto un laboratorio per leggere la dimensione del contemporaneo e per costruire un futuro condiviso.
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All’interno degli EUT vengono svolte attività culturali e ricreative. Spazi di progettazione partecipata, su tematiche legate alla vita quotidiana, luoghi di aggregazione, informazione, elaborazione di progetti rivolti a tutti i cittadini; spazi capaci di creare sensibilità e occasioni di confronto sui temi ad essi dedicati (Consumo Consapevole, Spazio Donne, Miralibri, Leggermente, iniziative multiculturali e per l’integrazione, ecc.). In alcuni casi come nel caso della Cascina Roccafranca possono trovarsi incubatori di idee e progetti. Uno spazio in cui le persone possono portare idee, desideri, proposte e trovare qualcuno in grado di accompagnarli nella realizzazione.
Altri eventi
All’interno degli EUT le associazioni locali hanno un ruolo fondamentale; sono infatti le varie realtà che operano nel territorio a “riempire” di contenuti, idee e progetti le varie attività previste.
Fonti http://www.comune.torino.it/circ2/cm/pages/ServeBLOB.php/L/ IT/IDPagina/1063, consultato il 18/11/2014. http://www.urban-reuse.eu/?pageID=casi_torino&cID=EUT, consultato il 18/11/2014. Foto in questa pagina MICHELANGELO DELU’, Ex Fergat, Torino- via Spalato, https://www. flickr.com/photos/ikimuled/12631164514/in/photolist-kfb29wkf8Lie-kf9owz-kf8K76-e4kgA8/, consultato il 29/11/2014.
CENTRI DI PROTAGONISMO G I OVA N I L E
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1. CECCHI POINT: via A. Cecchi, 17 2. OFFICINE CAOS: piazza Montale,18 3. EL BARRIO: strada Cuorgnè, 81 4. CASA ACMOS: via Leoncavallo, 27 5. TEATRO DELLA CADUTA: via Buniva,24 6. CAP 10100: orso Moncalieri 18 7. EX CARTIERA: via Fossano 8 8. EX CASERMA LA MARMORA: Corso Ferruccu 65/a
Foto in questa pagina http://www.sistemateatrotorino.it/, consultato il 20/11/2014. Attività culturali svolte nei Centri. http://www.cecchipoint.it/, consultato il 20/11/2014. Panoramica esterna del Cecchi Point.
Rigenerazione
I Centri per il Protagonismo Giovanile sono spazi collegati e aderenti alla rete To&Tu. Sono spazi di aggregazione presenti su tutto il territorio cittadino gestiti da associazioni giovanili in collaborazione con il Settore Politiche Giovanili della Città di Torino e le Circoscrizioni. Il luoghi all’interno dei quali si collano i Centri erano prevalentemente edifici dismessi di valore storico per la città; grazie alle attività svolte all’interno e alla cura degli associati, questi spazi hanno trovato una nuova identità. Ne è un valido esempio il Cecchi Point. Vecchio edificio industriale semidistrutto a causa dei bombardamenti della guerra, è attivo come Cecchi Point dal 2002 nel contesto del Progetto Adolescenti e Giovani ed è gestito dall’Associazione “Il Campanile” ONLUS.
Filosofia
L’obiettivo dei centri è quello di offrire opportunità educative e artistiche ai giovani del territorio e della città attraverso l’offerta di un calendario di eventi culturali vasto e articolato e l’organizzazione di laboratori e corsi aperti a tutti. Questi spazi sono incubatori multiculturale che si offre come spazio di incontro e di fruizione di musica e spettacoli per promuovere il protagonismo giovanile e combattere il disagio sociale.
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All’interno dei centro vengono svolte attività culturali e ricreative che spaziano dai concerti agli spettacoli performativi, corsi di molteplice natura culturale e laboratori.
Altri eventi
Ciascun Centro si caratterizza per lo spazio che offre ai diversi linguaggi artistici, che attraversano il mondo giovanile (musica, teatro, produzioni video, arti grafiche, pittura, ecc.), mettendo a disposizione dei giovani che li frequentano sale prove e di registrazione musicale, strutture teatrali, impianti musicali, audio-video e multimediali.
Fonti http://www.urban-reuse.eu/?pageID=casi_torino&cID=EUT, consultato il 18/11/2014. http://www.comune.torino.it/infogio/spazi/cosasono.htm, consultato il 18/11/2014. http://www.museotorino.it/view/s/010e61ef9e2348458ca2f3e83792af2f, consultato il 18/11/2014. Foto in questa pagina attività interne al Cecchi Point, http://www.cecchipoint.it/, consultato il 20/11/2014. attività interne alle Officine Caos, http://www.belfioredanza.it/ pub/lab_ninarello_2014.php, consultato il 18/11/2014.
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ATTIVA
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MANIFATTURA TA B A C C H I
Corso Regio Parco n째 142 - Torino
Foto in questa pagina http://www.dago-art.it/galleria/bangladesh_hijras-121576, consultato il 17/11/2014 SHAHRIA SHARMIN, Hijras https://www.flickr.com/search?sort=relevance&text=manifattura%20tabacchi%20torino, consultato il 17/11/2014 ANDREA MARELLI, Area Macchine
Rigenerazione
Il complesso della Manifattura Tabacchi è stato costruito tra il 1758 e il 1768 dal team di progettazione diretta da G.B. Ferroggio e dal colonnello F. A. Devincenti, dove precedentemente sorgeva Villa del Viboccone. L’edificio venne costruito non solo ad uso industriale per la produzione di tabacchi, ma anche con le residenze degli operai; esso rappresenta un tipico e significativo esempio di edilizia settecentesca per l’industria di committenza statale. La Manifattura venne ingrandita negli anni ‘50 dell’800, l’ingrandimento portò la chiusura del cortile centrale con due maniche e l’ampliamento della zona delle tettoie e dei depositi ad Est. Nel 1996 si concluse il ciclo produttivo della manifattura e tra la fine degli anni ‘70 e ‘80 del 900 vennero ristrutturate quasi tutte le maniche, abattuta la cappella l’alloggiamento della centrale elettrica. Nell’anno 2002 con l’approvazione della variante al PRGC, venne assegnata una destinazione a servizi pubblici all’area portando così alla realizzazione di un centro di immatricolazione universitario. A partire dal 2012 parte dell’ex Manifattura Tabacchi, non ancora in funzione, venne predisposta a esposizioni museali e ad un programma culturale che vertiva alla fusione di arte, musica, teatro.
Filosofia
Nata a partire dal 2005, l’Associazione Culturale Ladiesbela, con il contributo della Regione Piemonte e la collaborazione della Circoscrizione VI, da avvio al progetto di rigenerazione di una parte degli spazi dell’ex Manifattura. Il progetto nasce con l’obiettivo di restituire carattere e identità al quartiere post-industriale, in forte stato depressivo causato del lento e progressivo abbandono dello stabilimento.
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Ultima delle mostre che stata all’estita all’interno della’Ex Manifattura è quella relativa all’Internazionale d’Arte LGBTE il cui tema trattato quest’anno è i 7 vizi capitali. Pittura, scultura, fotografia e spettacoli dal vivo riempiono gli spazi dell’edificio restituendogli il valore e il prestigio di un tempo.
Altri eventi
Dal 6 al 30 novembre 2014 gli ex spazi industriali della Manifattura Tabacchi ospiteranno per un mese la quarta edizione di Photissima Art Fair&Festival – promosso da Fondazione Artévision e con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Brera e della Galleria d’Arte Moderna di Genova Nervi.
Foto nella pagina affianco http://www.isottabellomunno.com/sacredcream, consultato il 17/11/2014 ISOTTA BELLOMUNNO, Sacredcream https://www.flickr.com/search?sort=relevance&text=manifattura%20tabacchi%20torino, consultato il 17/11/2014 ALESSANDRA ZEN, Ex Manifattura Tabacchi Fonti SOCIETA’ DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI (a cura di), Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, 2 Volumi, Dipartimento Casa-Città del Politecnico di Torino, Torino, 1984, p. 570. http://www.artribune.com/2012/06/torino-unestate-allex-manifattura-tabacchi/, consultato il 17/11/2014. http://www.lgbtearts.com/home/,consultato il 17/11/2014. http://www.unito.it/unitoWAR/page/istituzionale/edilizia/progetti_edilizia6?id=878359, consultato il 17/11/2014.
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I.N.C.E.T. Via Cigna n° 99 - Torino
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IN RIGENERAZIONE
Foto in questa pagina FUSARO ERIKA, vista interna della manica in vendita. FUSARO ERIKA, vista esterna dell’ingresso principale dell’edificio e della caserma dei carabinieri. FUSARO ERIKA, vista interna, dettaglio strutturale. FUSARO ERIKA, vista interna degli spazi a disposizione delle attività specifiche del proponente.
Rigenerazione
L’ Ex I.N.C.E.T. - Industria Cavi Elettrici Tedeschi - compresa tra le vie Cigna (a ovest), Cervino (a nord), Banfo (a est) e corso Vigevano (a sud), venne fondata dai fratelli Tedeschi nel 1888. Collegata all’industria produttrice di energia elettrica, L’ex I.N.C.E.T raggiunse da subito un ruolo rilevante nel panorama industriale della città e contribuì al miglioramento della vita sociale del borgo dove sorgeva. L’industria prese numerosi meriti non solo per la produzione, ma anche per la ricerca svolta nel settore. Nel secondo dopoguerra l’Azienda venne assorbita dalla Pirelli, fino a quando l’attività non cessò nel 1968 a seguito del trasferimento in una nuova sede. A seguito della dismissione il sito rimase abbandonato fino all’inizio del 2009. Alcune parti dell’area sono già state sottoposte ad interventi di recupero: gli edifici che si affacciano su via Cigna e parte di via Cervino i quali ospitano uffici e spazi commerciali dei magazzini dell’abbigliamento FACIT e la nuova caserma dei carabinieri. La restante parte di edificio è in via ristrutturazione architettonica.
MANICA OVEST
Filosofia
La strategia che accompagna la progettazione di quest’area mira alla trasformazione in uno spazio polifunzionale di matrice culturale, ricco di servizi destinati alla collettività e che ambisce a diventare un punto di riferimento per i residenti di Barriera e per l’intera città.
Art Attac
Per arrivare a definire nel concreto quali saranno le attività ospitate nella struttura e da chi saranno gestite, la Città di Torino ha studiato un procedimento nuovo nelle modalità di attuazione. La prima fase è stata la pubblicazione di un avviso per la raccolta di manifestazioni di interesse: un bando informativo e non vincolante per ambo le parti, destinato a verificare le idee e le proposte di gestione provenienti dai potenziali fruitori.
Altri eventi
La seconda fase consiste nell’assegnazione, tramite bando pubblico, dei piani primo e secondo della manica sud dell’ex complesso industriale Incet, per la realizzazione di un Centro di Open Innovation. FACIT AREA INTERESSATA
NIDO E SCUOLA MATERNA
Fig. 30 - Assonometria generale del luogo.
Fig. 4.5 - Schema planimetrico processi rigenerativi casi studio.
Bibliografia Sezione B A.A.V.V., (a cura di) Città di Torino, Torino MOI da Mercati generali a Villaggio Olimpico, OfficinaCittà Torino/ Racconti Multimediali, Torino, 2005. Associazione Culturale “Officina della Memoria” (a cura di), Storia della Barriera di Milano dal 1946, Stargrafica, Grugliasco (To), 2005. Società dgli architetti e degli ingegneri (a cura di), Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, 2 Volumi, Dipartimento Casa-Città del Politecnico di Torino, Torino, 1984 P. VERSIENTI, Belleville venduta ai privati? la circoscrizione dice no, in Torino Cronaca, 2011. S. MUSSO, Le officine: la fabbrica per antonomasia del borgo, in Rivista Museo Torino, Speciale OGR, 2011. P. VERSIENTI, Una residenza universitaria sulle ceneri dell’ex Belleville, in Torino Today, 2012. J. DOGLIANI, Dal 6 al 10 c’è Paratissima. Nell’ex M.O.I. la manifestazione diventa sempre più grande, in La Stampa Speciale, Torino, 2013. A. ROSSI, La seconda vita di Torino Esposizioni comincia dal design, in La Stampa Torino, 2014. Tesi Sezione B V. Inguaggiato, Arte nei processi di riqualificazione urbana, dissertazione finale del Dottorato di Ricerca in Pianificazione Urbana, Territoriale e Ambientale - XXI Ciclo, Politecnico di Milano, 2006. C. Mossetti, Abuso riuso : strategie responsabili nell’ambiente urbano, rel. A. Mela, M. Camasso, Politecnico di Torino, 2011. L. Cretelli, G. Mazzei, RED : rigenerazione edifici dismessi : ipotesi di un processo che rigeneri eidfici pubblici dismessi utilizzandoli come strumento di riattivazione economica, rel. G. Cavaglià, Politecnico di Torino, 2013. Sitografia Sezione B http://www.variantebunker.com/. http://photoit.photoshelter.com/image/. http://paratissima.it/ http://youngcurly.altervista.org/operae-independent-design-festival/. http://operae.biz/edizione_precedente/edizione_2013/. http://www.comune.torino.it/. http://www.urban-reuse.eu/. http://www.torinotoday.it/cronaca/. http://europaconcorsi.com/. http://fondazionemerz.org/. 118
http://www.hiroshimamonamour.org/. http://torino.repubblica.it/. http://www.artedifferenza.it/. http://dev.cortiledelmaglio.it/. http://www.nietzschefabrik.com/. http://www.museotorino.it/. http://www.spazio211.com/. http://www.museotorino.it/. http://www.caffebasaglia.org/. http://www.sistemateatrotorino.it/. AttivitĂ culturali svolte nei Centri. http://www.cecchipoint.it/. https://www.flickr.com/. http://www.lgbtearts.com/. http://www.unito.it/. http://www.comune.torino.it/urbanbarriera/. http://www.comune.torino.it/portapalazzo/.
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Sezione C
INTRODUZIONE Sezione C La cultura è un incubatore: non si può pensarla esclusivamente come un oggetto da difendere, come il destinatario di fondi pubblici (importantissimi, sia chiaro) senza i quali non c’è scampo dall’oblio. La cultura è, invece, uno schema d’attacco (…) La cultura è quello che ci permetterà, che permetterà all’Italia se non tradirà la sua anima, di affrontare e vincere le battaglie difficili che la aspettano, di conquistarsi un futuro alla sua altezza. Per farcela, l’Italia deve fare l’Italia. (Io Sono Cultura , 2014)1. Il Capitolo V trae spunto da una riflessione sulle potenzialità dell’arte, della creatività , più in generale, della cultura; ci si riferisce in questa sede a quella cultura che la costante brama di potere e la grande cecità della classe dirigente del Paese hanno oscurato, ma che presenta tutti i requisiti per essere lo strumento di ripresa dalla crisi dei nostri tempi. Gli eventi di una città quali festival, fiere, esposizioni museali, letteratura, cinema, performing arts, quindi tutte quelle attività produttive che non rappresentano in sé un bene culturale, ma che dalla cultura traggono linfa creativa e competitività, costituiscono l’insieme di prodotti dalle industrie creative. A seguito di un’analisi sull’evoluzione del concetto di Loisir nel tempo, sono stati presi in analisi alcuni degli eventi che si susseguono nella città di Torino nell’arco di un anno; un’analisi qualitativa e critica di queste manifestazioni ha permesso di avanzare alcune considerazioni sull’impatto che tali eventi hanno nel territorio e su come essi possano contribuire al suo sviluppo e favorire le dinamiche sociali. La città di Torino è ricca di eventi culturali, di luoghi capaci di ospitare queste manifestazioni (patrimonio architettonico) ed è inoltre terreno fertile per l’industria creativa; l’interazione tra questi tre elementi costituisce la linfa vitale per la rinascita dell’Italia e la loro cooperazione, se ben organizzata, può elevare la qualità urbana della una città. Ecco dunque che luoghi abbandonati o dismessi nella città potrebbero ritrovare un’identità e non rimanere scatole vuote e inattive. 121
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L’evoluzione del concetto di Loisir Dal dopoguerra agli anni ‘90 Post-materialistic theories focus on a different in value system among the old and young generation in the Westwrn world. The older generation thant grew up with high unemployment in the 1930s and hardship during experience for most of their life. A core value for them in securety an material prosperity. Such values are more taken for granted among later generations. The new generation are, therefore, more interested in “post-materialistic” values system. This process, which was to take place gradually and unnoticed, was called the silence revolution.2 L’analisi di Gartner W.C. e Lime D.W. svolta sui cambiamenti sociali del 1900 può offrire qualche spunto per interpretare i cambiamenti sociali in atto in questo periodo storico. Il fenomeno che viene definito dai due studiosi come Rivoluzione Silenziosa, confronta il cambiamento di valori della vecchia società industriale, cresciuta con l’elevato tasso di disoccupazione del 1930 e che ha vissuto le due guerre Mondiali, con i principi della nuova società (la società post-industriale); l’aver vissuto in una situazione disagiata per la maggiore parte del tempo ha fatto nascere nella vecchia generazione il desiderio e la continua ricerca di sicurezza e di prosperità materiale. Tali valori si sono rispecchiati poi nelle generazioni successive che hanno ricercato sempre di più valori “post-materialisti”, ossia legati alla cura personale del corpo e dell’anima oltre che ai rapporti sociali. Il termine loisir viene introdotto con l’avvento della società industriale quando, al ridimensionamento degli orari lavorativi si affiancò il distacco del lavoro dai ritmi della natura e della vita quotidiana ed una razionalizzazione del lavoro (di Gasparini,1994; da Ferrari, 2000)3; la diminuzione delle ore di lavoro unitamente ad un maggior controllo del carico di mansioni all’individuo, venne garantita una quantità di tempo libero e la successiva necessità di organizzarlo. Tuttavia, a seguito di un’analisi svolta da Sonia Ferrari sulla base di dati Istat raccolti sino alla fine degli anni ‘90, è possibile constatare che sebbene il 124
ridimensionamento degli orari di lavoro e l’aumento del tempo libero, non aumenta né il tempo dedicato ad attività religiose, né quello per attività politiche come ad esempio il volontariato. S. Ferrari dimostra infatti, che nel 1999, il 27,2 % della popolazione italiana di età superiore ai 14 anni ha incontrato i propri amici tutti i giorni e il 27,9 % lo ha fatto più volte alla settimana4. Ecco dunque che la rivoluzione silenziosa si fa via via più significativa quando, negli anni successivi, ad un aumento del tempo dedicato al divertimento, ad attività creativa, all’auto realizzazione, al relax, al benessere, alla crescita delle potenzialità del corpo e dello spirito, in una società in cui creatività, soggettività e qualità della vita diventano valori unitamente condivisi. (De masi, 1999; da Ferrari, 2000)5.
Il tempo libero oggi S. Ferrari, unendo più concetti espressi da suoi predecessori studiosi afferma che : Il loisir, pertanto, comprende attività caratterizzate dall’assenza di fini di lucro o di qualunque forma di utilitarismo e di necessità, non dettate da ideologie o credo religiosi e legate al divertimento individuale o di gruppo, al piacere estetico, alla creatività e così via. Il loisir è caratterizzato dalla finalità dell’autorealizzazione e dalla libertà di scelta intesa come eliminazione degli obblighi familiari e sociali e autogestione dei tempi individuali, quindi dalla discrezionalità nella soddisfazione dei bisogni psico-fisici dell’individuo.6 La definizione di S. Ferrari trascura tutto quel gruppo di attività culturali che vengono principalmente svolte nel tempo libero, che per essere svolte devono necessariamente essere pagate. A tal proposito negli Stati Uniti dilaga la generazione dei baby-boomers: ragazzini che credono fortemente della ricreazione come diritto e non come privilegio e che spendono di più per svaghi e tempo libero che per altri bisogni anche di prima necessità. La moltiplicazione e diversificazione delle attività di loisir, e la crescente domanda ad esse destinata, hanno generato consumi di beni e servizi per il soddisfacimento dei bisogni collegati allo svago in misura tale a determina125
re lo sviluppo del divertimento di massa e la successiva nascita di una vera e propria industria del tempo libero o entertainment industry. Tuttavia, un fenomeno molto rilevante del mercato del loisir, da non sottovalutare, è rappresentato dalla crescente dicotomia fra il segmento della popolazione dotato di tempo libero, ma di poche risorse economiche, ed il segmento di persone che dispongono di elevati redditi, ma di scarso tempo libero. Nell’analisi riportata nel Capitolo 6, relativa agli eventi che si sviluppano nella città di Torino nell’arco di un anno, si cercherà di mettere a confronto il pacchetto di servizi offerti in aggiunta alla popolazione nelle varie manifestazioni; il mercato degli eventi culturali offre oggi prodotti attraenti e propone un elevato numero di attività in un tempo limitato.
Dal concetto di tempo libero a quelli di Event Marketing e Marketing Culturale L’elemento che caratterizza e rende particolarmente attrattivo ogni evento è la durata limitata nel tempo …. il successo degli eventi, inoltre, è legato alla loro dinamicità, intesa come capacità di evolversi e di presentarsi in modo differente nei diversi luoghi e nei vari momenti in cui si manifestano. Ciascun evento è unico poiché, anche se ripetuto nel tempo, non ha mai le stesse caratteristiche, che dipendono da un insieme di fattori quali la durata, l’organizzazione, i partecipanti, la progettazione, la sede, il programma e così via...7 Il concetto di evento non è contemporaneo o proprio dell’età moderna, la prima forma di evento può essere datata ad ancor prima la nascita di Cristo, quando ad Atene periodicamente venivano svolti i tornei olimpici di competizione sportiva. Oggi, come allora, le Olimpiadi vengono considerate fenomeni ciclici di massa poiché il loro bacino di utenza è mondiale, tanto da essere definite dagli studiosi contemporanei come mega-events o hallmark events (Ferrari, 2002 pp.68 e ss). La crescente competizione, anche a livello internazionale, fra le città, e l’atmosfera culturale che si respira dall’introduzione del fenomeno Capitali Europee alla Cultura, hanno dato avvio a differenti strategie di marketing 126
per la città, rivolte sia ai residenti o city users sia a potenziali investitori e visitatori. Il concetto di turismo degli eventi (o eventi tourism) è nato negli anni ‘80 quando, per favorire lo sviluppo di flussi turistici nei periodi di bassa stagione e nei week-end, le agenzie turistiche unitamente ad organi culturali locali hanno scommesso sugli eventi come risorsa turistica. L’evento, a seconda della sua portata, è capace di migliorare la visibilità e quindi l’immagine della città ospitante aumentandone la notorietà al di là dei confini regionali o nazionali; attrae investimenti e finanziamenti moltiplicando gli effetti economici non solo dell’area urbana, ma anche delle imprese aderenti all’iniziativa, incentiva il livello di occupazione migliorando la qualità della zona da un punto di vista sociale. Tuttavia, è possibile che alcuni eventi non riscontrino alcun beneficio nel territorio, ma che addirittura danneggino l’ambiente, come è avvenuto nel 1989 a Venezia in occasione del concerto dei Pink Floyd8. Durante gli anni ‘80 gli eventi diventano oggetto di ricerca accademica all’interno di facoltà di Economia e Marketing, prima negli Stati Uniti, poi nel resto del mondo. D. Getz, uno tra i primi studiosi ad aver concettualizzato l’evento, nel suo testo Event Management avent tourism, Cognizant Communication, riconosce nella durata limitata nel tempo la chiave che rende l’evento un fenomeno attrattivo; Ferrari amplia il concetto precedente riconoscendo anche nella dinamicità un tratto imprescindibile dell’evento. Entrambi concordano nel considerare ogni evento unico e dipendente da un insieme di fattori quali la durata, l’organizzazione, i partecipanti, la progettazione, la sede, il programma etc.
Il tempo per la cultura in Piemonte Sulla base della Relazione Annuale relativa all’anno 2013 svolta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte - OCP, si esporranno alcune considerazioni relative all’aspetto culturale vissuto dalla popolazione piemontese nel tempo libero. Risulta interessante constatare come il Marketing Culturale possa essere un settore in grado di sopravvivere anche senza il supporto di finanziatori pubblici e privati. A testimoniare questa tendenza sono i dati elaborati 127
dall’OCP: 244,5 milioni rappresentano la somma investita della spesa pubblica e dai soggetti privati per la cultura nel 2012. Rispetto al 2011 il settore culturale perde circa 72,8 milioni di Euro confermando il trend negativo degli ultimi anni; questo calo può essere spiegato dalla necessità del comune di Torino di rientrare nel Patto di Stabilità costringendo quindi l’Amministrazione a rientrare in misura drastica negli investimenti riducendo di oltre 50 milioni di euro le risorse per la cultura9. I dati mettono in evidenza che la sezione musei e beni culturali hanno concluso l’anno 2013 con esito positivo, registrando oltre 5 milioni di visite spalmate tra l’area metropolitana e i musei e i beni regionali 10; si evidenzia inoltre che lo scorso anno abbia visto la ripresa del cinema sia a livello nazionale, sia in quello regionale, con un aumento non solo dei biglietti venduti, ma anche degli incassi registrati al botteghino. In Piemonte, per la programmazione effettuata sui 246 schermi delle 77 sale cinematografiche presenti, sono stati venduti circa 8 milioni di biglietti per un incasso complessivo, rispetto al 2012, superiore al +3%11. Per quanto riguarda le biblioteche civiche piemontesi si contano alla fine del 2012, quasi il 2,8 milioni di utenti entrati almeno una volta nelle strutture, di questi circa 450.000 sono iscritti al prestito12. Nello stesso anno in Piemonte, aumentano quantità e livello di incassi delle rappresentazioni dal vivo, incremento probabilmente dovuto alle attività legate ai concerti di musica leggera e alle commedie musicali. Allo stesso tempo si registra una riduzione della domanda per gli spettacoli teatrali13. Dati di notevole rilevanza sono quelli relativi all’attività espositiva fieristica ed al sistema della produzione culturale; Nel 2013 sono ben 7 le mostre regionali, tutte prevalentemente concentrate nel centro storico della città, presenti della classifica delle 50 mostre più visitate in Italia14. Sebbene le esposizioni tenute alla Gam hanno ottenuto un grande coinvolgimento le mostre impressioniste di Degas (2012) e per Renoir (2013), le mostre più visitate sono quelle inserite nei percorsi del Museo Nazionale del Cinema, a Palazzo Madama e al Museo dell’Automobile. Da sottolineare è l’attenzione rivolta alle arti contemporanee e alla capacità attrattiva delle fiere ad essa dedicata; in questo senso Paratissima e Artissima si manifestano come fenomeni di massa, confermato anche dalla loro posizione ai vertici nella classifica delle fiere dell’arte. I dati relativi al sistema della produzione culturale in Piemonte sono sin128
tomatici di quanto questo settore possa essere uno strumento di rinascita per la città, non solo per la quantità di prodotti realizzati e la loro successiva vendita, ma anche per la capacità di creare nuovi impieghi lavorativi. Nel 2012 si registrano più di 33 mila imprese creative registrate attive nei diversi comparti della produzione culturale in Piemonte, che rappresentano più del 7% delle realtà attive nel settore in Italia15.
Fig. 5.1 - Dati relativi alle Industrie culturali e alle industrie creative. 129
Fig. 5.2 - Dati relativi alle risorse economiche piemontesi. 130
Fig. 5.3 - Dati relativi allâ&#x20AC;&#x2122;offerta culturale piemontese. 131
Note
1 “Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura - Rapporto 2014”. 2 Gartner W.C., Lime D.W., Trends in outdoor recreation, leisure and tourism, CABI Publishing, New York, 2000, (pp. 43 e ss.), docenti di economia applicata e di svliluppo economico presso l’Università del Minnesota. 3 Ferrari S., Event Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, CEDAM, Padova, 2002, (pp. 7-8), docente di Marketing presso l’università degli studi della Calabria-dipartimento di scienze aziendali e giuridiche 4 Nel 1999 il coinvolgimento in attività di volontariato ha coinvolto il 7,5%, 1,5 degli italiani ha scolto attività gratuite per partiti, mentre il 5,9% ha partecipato a comizi ed il 3,6% a cortei. La pratica religiosa sebbene abbia subito una diminuzione della partecipazione tra gli anni 1993-98, risulta elevata infatti nel 1999 registrava quasi il 36% di partecipazione da parte della popolazione. Un’altro dato interessante è quello riferito agli incontri con gli amici. Infatti i dati evidenziano che il 27,2% della popolazione ha incontrato i propri amici tutti i giorni, mentre 27,9% lo ha fatto più volte alla settimana. 5 Ferrari S., Event Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, CEDAM, Padova, 2002, (p. 19). 6 Ferrari S., Event Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, CEDAM, Padova, 2002, (pp. 7-8). 7 Ferrari S., Event Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, CEDAM, Padova, 2002, (p. 40-41). 8 Video http://video.ilgazzettino.it/index.jsp?videoId=37242&sectionId=65&t=pink-floyd-a-ve132
nezia-25-anni-dopo-come-i-tg-rai-raccontarono-levento, il Gazzettino, consultato il 09/09/2014. 9 MiBac, Regione Piemonte, Pubblica Amministrazione, Fondazioni Bancarie, Consulte ed elaborazione OCP. 10 Associazione Torino Capitale Europea, Regione Piemonte ed elaborazioni OCP. I dati registrano circa 4 milioni di visitatori nei musei dell’area metropolitana, fra i quali si segnalano per rilevanza il Museo Egizio, il Polo Reale ed il Museo della Juventus, e 1 milione di visitatori nei musei e beni regionali. Si conferma dunque un’attenzione del pubblico piemontese maggiore rispetto all’anno 2012 con il 2,5 mila abbonati in più e un aumento dell’8,5% delle visite con abbonamento. 11 Agis – Cinetel. L’incasso complessivo per l’anno 2013 è stato di 46,52 milioni di euro che tuttavia sono prevalentemente imputabili alla provincia di Torino: nel resto del piemonte infatti gli incassi e le presenze sono leggermente diminuiti. 12 Regione Piemonte – Direzione Cultura, Turismo e sport – Settore Biblioteche, Archivi ed Istituti culturali ed elaborazioni OCP. 13 SIAE ed elaborazioni OCP. In poco meno di 11 mila rappresentazioni dal vivo sono stati venduti 2,13 milioni di biglietti, per una spesa complessiva al botteghino pari a 38 milioni di euro; tuttavia il teatro continua ad essere in difficoltà infatti rispetto al 2010 sono stati venduti 114 mila biglietti in meno con una riduzione del 9% del numero delle rappresentazione e del 16% degli incassi. 14 Giornale dell’Arte, Associazione Torino città Capitale Europea ed elaborazione OCP. Torino in ascesa con Venaria Reale, stabile con il Museo nazionale del Cinema in ottava posizione (ma -40mila visitatori),
in calo con il Museo Egizio, in parte penalizzato dalla parziale chiusura per i lavori di raddoppio della superficie espositiva. Dati in calo, invece, nei quattro musei della Fondazione Torino Musei (Gam, Palazzo Madama, Mao e Borgo medievale): 296.499 biglietti staccati (e 1.089.475 persone coinvolte nelle diverse attività, anche gratuite) contro i 432.409 del 2011 e 1.272.066 ingressi c’è anche da dire però che il 2011 è stato l’anno delle grandi celebrazioni per il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia. 15 Fondazione Symbola, Unionecamere, AIDA, Corecom ed elaborazione OCP. Le imprese piemontesi hanno prodotto nell’anno di riferimento un valore aggiunto pari al 6,4 miliardi di euro, dando occupazione a circa 121 mila addetti, in aumento dell’1,8% rispetto al 2011.
133
6
GLI EVENTI NELLA CITTA’ DI TORINO (...)...Quello che ne rimane è un tempo in cui si è liberi di fare tutto fuorché fare nulla: turismo, socialità, loisir, ricreazione, sport, cultura, educazione, volontariato sono alcune delle molte possibilità che ci vengono offerte e che si contendono le nostre serate e i nostri giorni festivi. I contenuti si sono moltiplicati e sono mutati anche i formati; si sono rimessi in discussione i tempi e i luoghi delle pratiche e dei riti ed è sempre più confusa la distinzione tra pubblico e privato: le notti diventano “bianche” e piene di vita, ci si riappropria dello spazio pubblico per incontri e dibattiti, il mondo di Internet rimane aperto 24 ore al giorno, si predilige la location architettonica inusuale al posto dello spazio tradizionalmente deputato per assistere a una performance artistica e nessuno si scandalizza se anche i centri commerciali propongono concerti e spettacoli estivi al pari di festival blasonati1. (Alessandro Bollo, 2014) In questa sede di immagina Torino e gli eventi che vi avvengono come una costellazione di punti o di stelle più o meno pulsanti; l’intensità luminosa delle stelle può essere paragonata al riscontro che l’evento ottiene nella città, mentre il suo irraggiamento ne rappresenta l’effetto prodotto.Per misurare l’intensità luminosa e l’irraggiamento dell’evento-stella, è stata svolta un’indagine sul capoluogo piemontese e più precisamente sugli eventi che si svolgono nella città nell’arco di un anno; lo strumento utilizzato per la classificazione rimanda agli studi eseguiti da Ferrari e all’elaborazione dagli studi di Getz prima di lei2. Si cercherà di illustrare nelle tabelle di seguito riportate la ricca offerta di attrazioni che offre la città di Torino nell’arco di un anno; vasto e variegato, il mercato degli eventi è capace di soddisfare le esigenze di più range di età, passioni specifiche e svariate curiosità. Il contesto competitivo è, quindi, denso di prodotti, servizi ed esperienze che si sviluppano di anno in anno e che vanno a colmare frammenti e interstizi di un tempo vincolato e cadenzato dai ritmi e frenesia del nostro quotidiano. 136
Fig. 6.1 - Individuazione eventi centro cittĂ .
Fig. 6.2- Individuazione eventi quadrante Sud.
Fig. 6.3- Individuazione eventi quadrante Nord.
Fig. 6.4- Individuazione eventi quadranti Est-Ovest. 137
Fig. 6.5 - Individuazione eventi, figura riassuntiva.
EVENTI
TIPOLOGIA CELEBRAZIONI
Festival, carnevali, eventi religiosi, commemorazioni,......
EVENTI ARTISTICI / DI INTRATTENIMENTO
Concerti, altri spettacoli, mostre, premiazioni artistiche,......
EVENTI D'AFFARI / COMMERCIALI
Fiere, mercati, meetings, conferenze, convegni,......
COMPETIZIONI SPORTIVE
Professionali e amatoriali
EVENTI EDUCATIVI E SCIENTIFICI
Seminari, workshop, congressi,......
EVENTI RICREATIVI
Giochi, sport non competitivi, passatempi,......
EVENTI POLITICI / CIVICI
Inaugurazioni, visite di autoritĂ , cerimonie di investitura,......
EVENTI PRIVATI
Celebrazioni personali (annievrsari, feste familiari, riti) ed eventi sociali (feste, riunioni),...... Tab. 6.1 - Tipologia di eventi; fonte: elaborazione S.Ferrari da Getz (1997).
Getz (1997) individua otto eventi di categorie pianificati, considerando sia quelli di tipo pubblico che quelli privati. In genere soltanto i primipossono essere grandi eventi, sebbene in alcuni casi, quando riguardano personalitĂ pubbliche o del mondo dello spettacolo, anche i secondi possono interessare vaste platee; entrambe le categorie possono racchiudere eventi speciali. 140
ARTISSIMA
EXPO CASA
Competizione internazionale di arti visive contemporanee _direttore artistico Sarah Cosulich Canarutto
Esposizione di design del prodotto e di arredamenti per la casa
MANUALMENT
Rassegna della Manualità Cre
TIPOLOGIA CADENZA
XXI edizione; cadenza annuale
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circa 50.000 a pagamento -
TIPO DI ACCESSO
+*
AMBITI SPAZIALI DI LOC.
PACCHETTO DI ATTRAZIONI OFFERTE
TIPO DI ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI COINVOLTI A VARIO TITOLO PRINCIPALI FONTI DI RISORSE FINANZIARIE
circa 16.000 a pagamento -
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giovani, adulti, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d'affari residenti e turisti, esperti e non esperti
molteplici
5 / 9 Euro
giovani, adulti, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d' residenti e turisti, esperti e non
aree destinate ad eventi spe
singola
singola
Lingotto Fiere, Torino (Padiglioni 1 / 2 / 3)
Lingotto Fiere, Torino , Palazzo Cavour, Torino, museo diffuso: mostre in la città
Oval, Lingotto Fiere, Torino
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori e di altre attrazioni quali:
un evento fondamentale ed un evento minore:
più eventi minori:
One Torino #2 con Shit and Die
To be Eco con Non si butta via niente!
Una mostra di ventiquattro opere patchw realizzate a più mani.
esposizione che mira a trasmettere attraverso il linguaggio dell'arte la visione della condizione umana sottoforma di corpo, il lavoro, i vizi, la morte.
sezione dedicata al design ecosostenibile prodotto da giovani designer.
palcoscenico aperto a tutte le forme di performance contemporanea.
sezione dedicata agli sposi.
Rivoli, GAM -Galleria d'arte moderna-,Fondazione Merz, Fondazione Sandretto Rebaudengo, Pinacoteca Agnelli, PAV -Parco arte vivente, MEF -Museo Ettore Fico
area dedicata alla botanica.
esposizioni temporanee in altri musei torinesi:
TEMA
regionale / nazionale
circa 45.000
aree destinate ad eventi speciali
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turismo culturale, turismo d'affari, residenti, esperti visitatori che ritornano
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LI Edizione; cadenza annuale
3 giorni
DURATA E TEMPI
intrattenimento per scopi di apprendimento (workshop, seminari), aree lettura ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE Organizzazione:Artissima srl Main Partner:UniCredit Patrocinio: Città di Torino e Provincia
Vivere nel verde
seminari, incontri su appuntamento con esperti del settore, intrattenimento per i bambini ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE Organizzazione: GL events Italia S.p.A. Partner: Turismo Torino, Provincia Convention Bureau e Aefi - Associazione Esposizioni e Fiere Italiane
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
* tutte le analisi partono dall'anno 2014 considerato come anno zero
Speciale idea sposa
bigliettazione, sponsorizzazioni
** Fonte: mia elaborazione da Ferrari (2002)
White
C'era una volta...
concorso di Patchwork dedicato a Lalla A
Le Scuole di Ricamo
area dedicata alle scuole di ricamo con e
corsi di ricamo Bandera, laboratori creativi, il giovedì dei b la bottega del pittore
ASSENZA DI TEMA PRINCIPA
Organizzazione:Blu Nautilus srl Media Partner: Radio Grp, Quotidi Piemontese, Hobby Bay
bigliettazione, sponsorizzazi
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cadenza annuale
Salone dedicato all'edilizia e all'architettura sostenibile
Business Matching
VI Edizione; cadenza annuale
XXVII Edizione; cadenza annuale
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3 giorni regionale
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2 giorni
regionale
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a pagamento -
7 / 10 Euro
aree destinate ad eventi speciali
aree destinate ad eventi speciali
singola
Lingotto Fiere, Torino (Padiglione 5)
attro opere patchwork
Bistrot di ArTò
area dedicata al cibo ed ai prodotti – rigorosamente artigianali – della tradizione piemontese.
TEMA PRINCIPALE
e:Blu Nautilus srl
Radio Grp, Quotidiano ay
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l’accesso alla manifestazione è consentito solo agli iscritti paganti turismo culturale, turismo d'affari, turisti, esperti visitatori che ritornano, esperti del settore
aree destinate ad eventi speciali singola
singola
Oval, Lingotto Fiere, Torino
un evento fondamentale un evento minori: One by One
visite guidate in cantieri e siti di particolare rilievo nei termini di sostenibilità; le visite verranno svolte assieme ai progettisti.
Oval, Lingotto Fiere, Torino
un evento fondamentale e più eventi minori sviluppati come business matching e workshop: Willis Italia
La messa in sicurezza delle opere d'arte di fronte ad eventi improvvisi e naturali
Ferpi Cultura
Cultura, Europa Creativa, internazionalizzazione: il ruolo delle relazioni pubbliche
IL PROGETTO AMIEX4young
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camo Bandera, il giovedì dei bambini, ga del pittore
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circa 25.000
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un evento fondamentale ed un evento minore:
k dedicato a Lalla Abrate,
4 giorni
giovani, adulti, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d'affari, residenti e turisti, esperti e non esperti
:
mo
Art & Museum exibithion exchange
Salone dell’artigianato d’arte e del design quotidiano
4 giorni
ento -
AMIEX
RESTRUCTURA
un pacchetto esclusivo per i giovani operatori culturali in fase di formazione
convegni, laboratori tematici, sfilate di moda, mostre e seminari, iniziative b2b ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE Organizzazione:Confartigianato, CNA,
Casartigiani Partner: Regione Piemonte, Unioncamere e Camera di commercio Patrocinio: Città di Torino e Provincia
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
convegni tenuti da professionisti del settore, incontri con un team di esperti, iniziative b2b, Restruc Tour recupero, ristrutturazione Organizzazione: GL events Italia S.p.A. Partner: Turismo Torino, Provincia Convention Bureau e Aefi - Associazione Esposizioni e Fiere Italiane
bigliettazione, sponsorizzazioni
mostre scientifiche, grandi esposizioni internazionali, convegni tenuti da professionisti del settore, convenzioni con i musei della città, workshop tematici ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE Organizzazione:GL events Italia S.p.A. - MAF Servizi Main Partner:Città di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Fondazione Roma Arte-Musei P. del Consiglio dei Ministri, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, M. degli Affari Esteri, M. dell’Interno, M. dello Sviluppo Economico, ENIT, Giovani Artisti Italiani, British C., Consolato di Germania a Milano
Patrocinio:
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
Tab. 6.2 - Eventi nella città di Torino.
AUTO MOTO RETRO'
ALFA MITO Club to Club
SALONE DEL GUSTO e TERRA MADRE
TORINO C
Salone dedicato al motorismo storico
Festival di musica, arte e cultura elettronica
Salone internazionale del gusto e Terra Madre
Salone e mostra fume
XXXII Edizione; cadenza annuale
XIV Edizione; cadenza annuale
X Edizione; cadenza biennale
XX Edizione; cade
TIPOLOGIA CADENZA
BACINO DI ATTRAZIONE
5 giorni
3 giorni
DURATA E TEMPI
regionale / nazionale / europeo
NUMERO DI VISITATORI
circa 52.000 a pagamento -
TIPO DI ACCESSO
18 Euro
TARGET DI RIFERIMENTO
giovani, adulti, single, famiglie con bambini, non esperti, collezionisti, esperti appassionati di auto d’epoca e da corsa.
AMBITI SPAZIALI DI LOC.
aree destinate ad eventi speciali singola
SEDE
PACCHETTO DI ATTRAZIONI OFFERTE
Lingotto Fiere, Torino (Padiglioni 1 / 2 / 3)
un evento fondamentale e più eventi minori: Automotoracing
SERVIZI OFFERTI
TEMA TIPO DI ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI COINVOLTI A VARIO TITOLO
PRINCIPALI FONTI DI RISORSE FINANZIARIE
5 giorni
nazionale
regionale / nazionale /europeo
circa 25.000
circa 200.000
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10- 70 Euro
giovani sopra i 16 anni, adulti tra i 25-35 anni, esperti di musica elettronica.
+* molteplici
Lingotto Fiere, Torino (Padiglione 1 - Sala Rossa) Teatro Carignano, Hiroshima Mon Amour, quartiere San Salvario
un evento minore: A Great Symphony For Torino
a pagamento -
12 - 20 Euro
3 gio
regionale / n
circa 25 a pagamento
turismo culturale, turismo d'affari, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti appassionati, visitatori
giovani, single, bambini, non espe esperti appassion
aree destinate ad eventi speciali
aree destinate ad
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Oval, Lingotto Fiere, Torino
singo
Lingotto Fier (Padiglio
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori e di altre attrazioni quali:
un evento fondam insieme di eventi m attrazioni quali:
Premio Pietro Micc
Expo tuning Torino
parallelo e connesso a: Torino incontra Berlino + contemporary Art connesso a: Contemporary Art Week + MiTo
Laboratori del gusto
dimostrazioni di guida sportiva e seminari tenuti da esperti
pacchetto ingresso + hotel, riutilizzare spazi del patrimonio architettonico
laboratori con famiglie e bambini, laboratori, riduzioni se iscritti a Slow Food
Bring & Buy, perform workshop, confere esperti fum
ARCA DEL GUSTO E AGRICOLTURA FAMILIARE
ASSENZA DI TEM
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
Organizzazione:Joint venture tra BEA
Organizzazione:Associazione Culturale Situazione Xplosiva Main Partner:Mito Alfa Romeo, Absolute trasform today
bigliettazione, sponsorizzazioni
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Srl
* tutte le analisi partono dall'anno 2014 considerato come anno zero
** Fonte: mia elaborazione da Ferrari (2002)
talenti dei comics che c performance dal vivo, in grande formato.
Organizzazione:Slow Food, Regione Organizzazione: Vittorio Pavesio Producti Piemonte e Città di Torino, in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Main Partner:Lurisia, Garofalo, Lavazza, Novamont, DHL express, Intesa San Paolo
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
bigliettazione, sp
TORINO COMICS
MOUVEMENT
alone e mostra mercato del fumetto
Festival di musica dance
MiTo
TORINO DANZA
Festival internazionale di musica
ARCHITETTURA IN CITTA'
Festival internazionale di danza
Festival di Architettura
XIV Edizione; cadenza annuale
IV Edizione; cadenza annuale
. Edizione; cadenza annuale 3 giorni
IX Edizione; cadenza annuale 8 giorni
VIII Edizione; cadenza annuale 18 giorni
34 giorni
regionale / nazionale
regionale / nazionale
regionale / nazionale
circa 25.000
-
circa 105.000
a pagamento -
10 - 11 Euro
a pagamento -
31 Euro
giovani, single, famiglie con mbini, non esperti, collezionisti, perti appassionati di fumetti.
giovani, single, non esperti, esperti appassionati di musica dance.
e destinate ad eventi speciali
aree destinate ad eventi speciali
singola
Lingotto Fiere, Torino (Padiglioni 2 )
evento fondamentale e un eme di eventi minori e di altre azioni quali:
singola
Lingotto Fiere, Torino (Padiglioni 5 )
un unico evento fondamentale.
a pagamento -
variabile
turismo culturale, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti appassionati, visitatori
ti dei comics che competono in una ormance dal vivo, in tecnica libera su de formato.
a pagamento -
5 giorni regionale / nazionale circa 6.000 libero
12 - 30 Euro
turismo culturale, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti appassionati di danza
più aree
più aree
molteplici
molteplici
turismo culturale, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti appassionati di danza
+*
molteplici
Alfateatro, C. di San Filippo, Santuario della Consolata, Auditorium G. Agnelli - Lingotto, C. di San Giovanni, Scuola Holden, Auditorium Rai Arturo Toscanini, C. di San Leonardo Murialdo, Teatro Astra, Biblioteca Musicale Andrea della Corte, Teatro Carignano, C. di Santa Rita, Teatro Colosseo,....
Teatro Regio, Teatro Astra, Piccolo Regio Puccini, Limone Fonderie Teatral
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori e di altre attrazioni quali:
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori e di altre attrazioni quali:
mostre al Basic Village
/Made.it
mostre in città
Torino Mostre
mio Pietro Micca
nazionale / europeo con gemellaggio Torino - Lione
18 concerti realizzati in chiese teatri e altri spazi che toccano tutte le circoscrizioni delle periferie. La musica arriva a chi non può arrivare alla musica.
sezione integrata a Torino Danza, ma autonoma come calendario. L’obiettivo è quello di incentivare la collaborazione tra gli artisti più affermati accanto ad alcuni degli emergenti.
Architetture Delpiano, Area ex Fiat Avio, Ass. culturale Qubì, Back Light, Barriera di Milano-La Bottega Aperta, Borgo Campidoglio-C. di Sant’Alfonso, Borgo Campidoglio, Castello del Valentino-Salone d’Onore, C&C Galleria, Ex Curia Maxima-Sale Multimediali, Film Commission Torino Piemonte, Galleria Caracol Arte Contemporanea, Galleria Microma, ....
insieme di eventi:
mostre fuori città
& Buy, performance dal vivo, rkshop, conferenze tenute da esperti fumettisti
sconti su biglietti Italo, Torino Palestre, Taxi, Museo del Risparmio
laboratori per bambini, concerti nelle circoscrizioni della città
prezzo agevolato sul biglietto d'ingresso per gli abbonati
convegni tenuti da professionisti del settore, dibattiti aperti a tutti, laboratori
SENZA DI TEMA PRINCIPALE
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
RITORNO AL FUTURO
Organizzazione:Teatro Stabile di Torino Main Partner:Compagnia di San Paolo,
Organizzazione: Fondazione OAT con l’Ordine degli Architetti di Torino Main Partner:Fondazione OAT con l’Ordine degli Architetti di Torino Patrocinio: Città di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte, Camera di Commercio, Collegio Costruttori, Politecnico di Torino e CNAPPC
bigliettazione, sponsorizzazioni
bigliettazione, sponsorizzazioni
anizzazione:
o Pavesio Productions e Art OFF
liettazione, sponsorizzazioni
Organizzazione:Movement EntertainmentOrganizzazione To:Fondazione per la Cultura, Città di Torino Direzione Cultura, Main Partner: Regione Piemonte, Città di Torino e Camera di Commercio
bigliettazione, sponsorizzazioni
Educazione e Gioventù, Fondazione Teatro Intesa Sanpaolo, SNCF Regio Main Partner:Comuni di Milano e Torino, Intesa Sanpaolo, Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio di Milano e Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
SAN SALVARIUM EMPORIUM#4
TORINO FILM FESTIVAL
promuove la visibilità alla creatività artigianale italiana attraverso esposizioni e fiere in zone strategiche di Torino.
Festival del cinema _direttore artistico Emanuela Martini e Paolo Virzì
Festival dedicato a tutte le tipologie di spettacolo dal vivo.
IV Edizione; cadenza annuale
XXXII Edizione; cadenza annuale
XXXII Edizione; cadenza annuale
4 giorni non consecutivi
9 giorni
12 giorni
nazionale / europeo con gemellaggio Torino - Berlino
nazionale / europeo
regionale / europeo
TORINO FRINGE FESTIVAL
Festiva
TIPOLOGIA CADENZA DURATA E TEMPI BACINO DI ATTRAZIONE NUMERO DI VISITATORI TIPO DI ACCESSO TARGET DI RIFERIMENTO
AMBITI SPAZIALI DI LOCALIZZAZIONE SEDE
PACCHETTO DI ATTRAZIONI OFFERTE
-
-
circa 11.000
libero
a pagamento - 5-10 Euro
a pagamento - 8 Euro
giovani, anziani, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d'affari residenti e turisti, esperti e non esperti, visitatori one visit only un quartiere della città molteplici
Piazza Madama Cristina nel quartiere di San Salvario, Stezione metropolitana di Porta Nuova, Astoria, Lombroso 16, Casa del Quartiere
più eventi minori: Tanz Salvario
evento nato per inaugurare la rassegna “Torino Incontra Berlino 2015” .
parallelo a: Torino incontra Berlino + Contemporary Art SERVIZI OFFERTI
TEMA TIPO DI ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI COINVOLTI A VARIO TITOLO
PRINCIPALI FONTI DI RISORSE FINANZIARIE
turismo culturale, giovani, anziani, single, residenti, non esperti, esperti, visitatori che ritornano, visitatori one visit only
apertura delle attività commerciali dell’Associazione Commercianti San Salvario per brunch, mostre, incontri, proiezioni cinematografiche e musica.
molteplici
a
turismo giovani, an
aree de
molteplici
Circolo oltre Po, Garage Vian, Cubo Officine Corsare, Magazzi sul Po, Caffè des arts, Unione culturale, Spazio ferramenta, Ambharabar, CAP 10100, ....
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori
un evento fo eventi mino
ToStreet
Fruit
Moving TFF
proiezione di film vincitori nelle passate edizioni
TorinoFilmLab Meeting Event sezione dedicata alla promozione di registi emergenti e centro nevralgico per le co-produzioni internazionali. Assegnazione di 4 premi.
-
Organizzazione:Associazione Emporium Main Partner: Container coworking+showroom
Organizzazione eMain Partner: Museo Nazionale del Cinema-Fondazione Maria Adriana Prolo
Patrocinio: Città di Torino e Circoscrizione 8
* tutte le analisi partono dall'anno 2014 considerato come anno zero
r
Multisala Conema Massimo, Multisala Reposi, Multisala Lux, Sala Mostre del Palazzo della Regione
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
sponsorizzazioni, vendita diretta
+*
più aree
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
Associazione culturale NeArCh
giovani, anziani, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d'affari residenti e turisti, esperti e non esperti, visitatori one visit only
V Ed
pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni ** Fonte: mia elaborazione da Ferrari (2002)
sezione di spettacoli che avvengono in strada.
After to Fringe
serate a tema Fringe
brunch con gli artisti, seminari con esperti del settore, dibattiti aperti al cittadino
festival bologne (dell’illustrazion arti visive, del f Operae.
laborato convegni t
TUFFI DI PANCIA
Organizzazione:Associazione Culturale Torino Organizza Fringe, nove compagnie teatrali quali: Le Sillabe, Main Partn CRAB, Kataplixi Teatro, OPS – Officina Per la Scena, e Compagnia d La ballata dei Lenna, I Fools, La TurcaCane, Onda Patrocinio d Larsen, Cerchio di Gesso Main Partner:Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione per la Cultura Torino, Sistema teatro Torino, Teatro Stabile pubbliche, bigliettazione, sponsorizzazioni
bigliett
o
OPERAE Festival del Design indipendente
ORIENTAL DESIGN WEEK Esposizione di design orientale _direttore artistico Anna Maria Salinari
I Edizione
L’INTERNAZIONALE D’ARTE LGBTE Competizione di arti visive contemporanee _direttore artistico Sara Pedron
THE OTHERS Galleria di arti visive contemporanee _direzione artistica composta da Olga Gambari, Roberta Pagani e Stefano Riba
VII Edizione; cadenza annuale
IV Edizione; cadenza annuale
3 giorni
6 giorni
40 giorni
4 giorni
regionale / europeo
regionale
regionale
regionale
V Edizione; cadenza annuale
circa 18.000
-
-
circa 20.000
a pagamento - 5 Euro
libero
a pagamento - 7 Euro
a pagamento - 5 Euro
turismo culturale, turismo d'affari, giovani, anziani, single, residenti, non esperti, esperti
giovani, anziani, single, famiglie con bambini turismo culturale e turismo d'affari residenti e turisti, esperti e non esperti,
giovani, single, turismo culturale, residenti, esperti e non esperti
aree destinate ad eventi speciali
aree destinate ad eventi speciali
aree destinate ad eventi speciali
singola
singola
Torino Esposizioni
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori
turismo culturale, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti, visitatori che ritornano
+*
singola
Promotrice delle Belle Arti
Ex Manifattura Tabacchi
un unico evento fondamentale.
un unico evento fondamentale.
singola
l’ex carcere Le Nuove
un unico evento fondamentale.
Fruit
festival bolognese di autoproduzioni (dell’illustrazione, della grafica, della fotografia, delle arti visive, del fumetto) trasferitosi per l'occasione a Operae.
laboratori per adulti e bambini, convegni tenuti da professionisti del settore
esibizioni artistiche live
JOONGLA
MAKE A BRIDGE MOVING IN THE CITIES
Organizzazione:Bold S.r.l. Main Partner: Camera di commercio di Torino
Organizzazione:Tomato Catch Up, Studio
na, e Compagnia di San Paolo a Patrocinio di: Politecnico di Torino
o,
bigliettazione, sponsorizzazioni
Akka
Main Partner: Compagnia di San Paolo Patrocinio: Circoscrizione 8, Città di Torino,
-
-
S.A.L.I.G.I.A. (7 vizi capitali)
THE WILDE SIDE
Organizzazione:Associazione Koiné con la Fondazione Artevision Main Partner: EloVir92
MAO, Regione Piemonte
sponsorizzazioni
Organizzazione:Ventundodici Srl Main Partner: Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
Patrocinio: Regione Piemonte, Città di Torino, Provincia di Torino
bigliettazione, sponsorizzazioni
bigliettazione, sponsorizzazioni
PARATISSIMA
RESET FESTIVAL
Competizione internazionale di arti visive contemporanee _direttore artistici staff Associazione Ylda
dedicato ai #NewBoomers
JEZ
Festival di musica
Festiv
TIPOLOGIA CADENZA
X edizione; cadenza annuale
DURATA E TEMPI NUMERO DI VISITATORI TIPO DI ACCESSO TARGET DI RIFERIMENTO
4 giorni
circa 85.000
-
libero
libero
turismo culturale, turismo d'affari, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti appassionati, visitatori che ritornano, visitatori one visit only
molteplici
Torino esposizioni
Piazza Vittorio Veneto, Murazzi, Cap10100 e la sede di Turin Eye, nel cuore del Balòn a Borgo Dora.
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori ParaSopije
esposizione di opere artistiche di giovani artisti e creativi provenienti da tutta l’area dei Balcani, oltre che le principali istituzioni e le aziende operanti in Macedonia.
G@P
Una sezione sostenibile con opere d’arte, a budget controllato, destinate ad un target di collezionismo giovane.
The Dark Side of Beauty
percorso espositivo che riprende le inquietudini dell’immaginario gotico, saturo di sfumature decadenti e notturne.
promuovere la creatività, intrattenimento culturale per la città, vetrina conoscitiva per giovani artisti, riutilizzare spazi del patrimonio architettonico
TEMA TIPO DI ORGANIZZAZIONE E SOGGETTI COINVOLTI A VARIO TITOLO PRINCIPALI FONTI DI RISORSE FINANZIARIE
ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE Organizzazione:Paratissima, Associazione Ylda, Cut for Art Main Partner:Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio, Fondazione CRT, Molecola, Red Bull Regione Piemonte, Città di Torino, Confartigianato Torino, CNA Piemonte
Patrocinio:
bigliettazione, sponsorizzazioni
* tutte le analisi partono dall'anno 2014 considerato come anno zero
regionale /
libero salvo d
turismo culturale, giova bambini, non esperti, esperti a ritornano, v
+*
singola
SEDE
SCOPO PRINCIPALE
turismo culturale, giovani, single, non esperti, esperti appassionati, visitatori
+*
AMBITI SPAZIALI DI LOCALIZZAZIONE
PACCHETTO DI ATTRAZIONI OFFERTE
regionale
regionale / nazionale / europeo
BACINO DI ATTRAZIONE
III edizion
VI edizione; cadenza annuale
5 giorni
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori Torneo Deezer
Competizione musicale tra band
Aftershow 2014 Concerto a pedali con i Pagliaccio
I Pagliaccio si esibiranno in un concerto semovente, in cui il pubblico stesso dovrà seguire i musicisti in bicicletta, sui pattini o correndo.
promuovere la creatività, intrattenimento per la città, vetrina conoscitiva per giovani musicisti MUSICA ORIZZONTALE Organizzazione:ResetFestival Main Partner:Gnammo, BlaBlaCar e Soundreef
sponsorizzazioni
** Fonte: mia elaborazione da Ferrari (2002)
P.za Vittorio Veneto, P.za Castello, P.za Carlo Auditorium RAI, Conservatorio Giuseppe Ver Teatro Vittoria, Blah Blah, Cafè Des Arts, Ca Tabisca, La Drogheria, LAB, Magazzino sul
un evento fondamentale e un insiem FringeJezzFestival sezione off del Torino Jazz Festival
JezzOnThe Road
una tre giorni in preparazione dell'evento prin
Il Jezz della Liberazione
A partire dal tema della Liberazione è stato or calerà il pubblico nell’atmosfera degli anni ’40
Il Tram del TJF
Una vettura in giro per tutta la città, che porta
intrattenimento culturale per la ci musicisti, incoraggiamento alla pa
ASSENZA DI T
Organizzazione:Fondazione per la C Main Partner:Intesa San Paolo, Irenn Patrocinio: Regione Piemonte, Città di To
bigliettazio
JEZZ FESTIVAL
SALONE DEL LIBRO
Festival di musica Jezz
Mostra/mercato internazionale del libro
III edizione; cadenza annuale
XXVIII edizione; cadenza annuale
7 giorni regionale / nazionale / europeo
culturale, giovani, anziani, single, famiglie con perti, esperti appassionati d musica Jezz, visitatori che ritornano, visitatori one visit only
+*
5 giorni
regionale / nazionale
regionale / nazionale
circa 300.000
circa 45.000
a pagamento -
aree destinate ad eventi speciali
aree destinate ad eventi speciali
singola
Oval, Lingotto Fiere, Torino
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori Salone OFF
ne dell'evento principale
ne
erazione è stato organizzato un percorso storico e musicale che sfera degli anni ’40 e della musica swing.
libero salvo diversamente indicato
5-10 Euro
turismo culturale, turisti, esperti visitatori che ritornano, esperti del settore
molteplici
Festival
X Edizione; cadenza annuale
turismo culturale, turismo d'affari, giovani, anziani, single, famiglie con bambini, non esperti, esperti, visitatori che ritornano, visitatori one visit only
Castello, P.za Carlo Alberto, P.za S.Carlo, P.Za Carlina, P.za Valdo Fusi, torio Giuseppe Verdi, Museo Diffuso della Resistenza, Teatro Carignano, h, Cafè Des Arts, Caffè del Progresso, Caffè Elena, Dance Space, Flora, Il AB, Magazzino sul Po, Murazzi del Po lato sinistro, Music on the River.
tale e un insieme di eventi minori
Percorso Riflessivo
comunità di persone provenienti da esperienze, culture, religioni differenti che nel percorrere «un pezzo di strada insieme» esprimono l’urgenza di mettersi in dialogo e aprire nuove vie alla conoscenza, la ricerca e la crescita.
6 giorni
circa 200.000 libero salvo diversamente indicato
TORINO SPIRITUALITA'
il Salone del Libro «diffuso»: libri, autori e spettacoli fuori dai padiglioni fieristici, tra le vie e i quartieri di Torino, nel centro e in periferia, e nei Comuni della provincia.
Veneto
Sezione dedicata alla regione nel Padiglione 3
molteplici
Il Circolo dei lettori, Borgo Medievale, Teatro Regio, Teatro Carignano, Teatro Gobetti, Teatro Vittoria, Scuola Holden, MAO Museo d’Arte Orientale, Biblioteca di Scienze Religiose, Eremo del Silenzio, EXKI, Cinema Massimo, Teatro Cardinal, Magazzini Oz, Chiesa di S. Filippo Neri, Centro Culturale Dar al-Hikma, Spazio Valdese CO7, Casa Valdese, ....
un evento fondamentale e un insieme di eventi minori Fuochi. Il moto del sangue e degli spiriti. Sedi:
Teatro Agnelli
Sedi:
Libreria Torre di Abele
Sedi:
Libreria G. Arpino
Sedi:
Casa del Quartiere
Sedi:
Casa del Quartiere
Resistenza di Pace
Francesco Brach Papa
“Nella notte ora piena del suo stupore”. Il sacro e il sublime nell’arte L'intelligenza del cuore
a la città, che porta il jazz in luoghi magari inconsueti.
turale per la città, vetrina conoscitiva per giovani amento alla partecipazione locale al mondo Jezz ASSENZA DI TEMA PRINCIPALE
ndazione per la Cultura Torino FCT San Paolo, Irenn emonte, Città di Torino, Confartigianato Torino, CNA Piemonte
bigliettazione, sponsorizzazioni
intrattenimento culturale per la città, vetrina conoscitiva per giovani scrittori VENETO REGIONE OSPITE Organizzazione: GL events Italia S.p.A. Main Partner: Ministero Regione Piemonte, Città di Torino, Provincia di Torino
bigliettazione, sponsorizzazioni
intrattenimento culturale per la città, incoraggiare l'avvicinamento sociale a tematiche spirituali e filosofiche CERCA IL SIGNIFICATO Organizzazione:Torino Spiritualità c/o Circolo dei Lettori Main Partner: Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione CRT, Teatro Stabile Torino, Sistema Teatro Torino
sponsorizzazioni
Gli eventi del Lingotto Fiere Costruito per le attività fieristiche ed eventi culturali del vicino Lingotto, il Lingotto Fiere è un complesso architettonico composto da oltre 70.000 mq di superficie coperta e da circa 62.000 mq di aree esterne. La distribuzione interna degli ambienti è articolata in 4 padiglioni di ampia superficie (da 7.600 a 18.000 mq), da 4 sale convegno (rossa, gialla, azzurra e blu), da 4 sale meeting di dimensioni più contenute, 2 ristoranti, 5 bar e da uno spazio esterno che permette il parcheggio di crica 5.500 veicoli; inoltre, in occasione della XX edizione dei Olimpici Invernali di Torino 2006, è stato realizzato un edificio olimpico da 20.000 mq di superficie oggi adibito a centro polifunzionale: l’Oval. La progettazione dell’Oval è stata realizzata dallo studio inglese HOK SVE Ltd in collaborazione, per le diverse fasi della progettazione architettonica e ingegneristica, con lo Studio Zoppini di Milano. Il centro fieristico ospita ogni anno grandi manifestazioni come ad esempio il Salone Internazionale del Libro, il Salone internazionale del gusto, Club to Club, Artissima, etc., che verranno analizzati nei paragrafi successivi.
Lingotto Fiere
OVAL Oval a Lingotto Fiere
LINGOTTO ESPOSIZIONI
Fig. 6.6 - Schema planimetrico Lingotto Fiere. 150
La tipologia degli eventi Le grandi superfici che caratterizzano il complesso fieristico ospitano ogni anno una media di 50 eventi; le manifestazioni svolte all’interno del Lingotto Fiere hanno una notevole risonanza nel panorama fieristico torinese, non solo grazie alla capienza dei padiglioni che garantiscono la coesistenza di stand espositivi e del pubblico che vi partecipa, ma anche grazie all’organizzazione ed alla gestione degli spazi. Utilizzando come strumento di classificazione la Tab. 6.1, è possibile constatare che su un totale di 50 eventi all’anno più della metà sono di tipologia-genere artistico/di intrattenimento rientrando comunque in una sfera di natura più economica e d’affari. Salone del Libro, Salone del Gusto, Artissima, Manualmente sono solo alcuni dei nomi di eventi che trovano nell’Oval una sede ideale, negli ultimi 10 anni sono stati privilegiati tutti quegli eventi che hanno a che fare con l’autoprodotto e l’artigianato, il design e le arti figurative. Ciascuno degli eventi analizzazi nella Tab. 6.2, prendono come riferimento gli studi eseguiti da S. Ferrari. Sebbene tutti gli eventi presentano prevalentemente un carattere culturale, offrono un pacchetto di servizi completo non solo al pubblico, ma anche all’espositore ed al probabile cliente; infatti, grazie ad una serie di iniziative b2b si garantisce all’artista una vetrina ad ampio spettro d’utenza dove presentare i suoi prodotti e dall’altra parte una garanzia di qualità per l’azienda o il singolo interessati all’acquisto.
Frequenza, durata e tempi Com’è possibile osservare dalla Fig. 6.7, gli eventi che si susseguono all’interno del Lingotto Fiere avvengono con una frequenza annuale ed hanno durata variabile da 1 a 10 giorni massimo; sono distribuiti in modo omogeneo durante tutto l’anno solare, indice di una strategia studiata dagli organizzatori per mantenere vivo l’edificio in modo continuo, attraendo visitatori anche in periodi dell’anno nei quali la città è meno affollata (gennaio-aprile da verificare). Rispetto agli eventi che avvengono in altri luoghi della città, non vi è mai una sovrapposizione di manifestazioni all’interno del Lingotto Fiere; determinanti in questo senso sono i tempi tecnici di 151
Panoramica interna del Lingotto Fiere
Fig. 6.7 - Calendario degli eventi a Lingotto Fiere. 152
allestimento e disallestimento tra un evento e l’altro.
Bacino di attrazione, numero di visitatori, target di riferimento Facendo riferimento al bacino di attrazione risulta necessario fare una distinzione tra i partecipanti all’evento, sia di coloro che espongono che il pubblico in visita. Per quanto riguarda gli espositori è interesse degli organizzatori avere un bacino molto ampio nazionale/internazionale; una delle strategie che maggiormente si usa a tal proposito è quella di avere un Paese straniero ospite. Relativamente ai visitatori si riscontra innanzi tutto che sono aumentati negli ultimi anni: è passato da un riscontro prevalentemente regionale (città di Torino e città metropolitana) ad un sempre più crescente pubblico (200 Mila persone per Artissima, 300 Mila persone per Salone del Gusto) di cui un consistente numero di europei e extra europei: ad esclusione di alcuni eventi minori, buona parte delle manifestazioni registrano un aumento del 10% di stranieri3. Negli ultimi anni l’utilizzo dei social network come Facebook, si è dimostrato utile per avere una previsione del numero di partecipanti ancor prima dell’inizio dell’evento (il metodo consiste nell’accumulare il maggior numero di “Mi piace” sulla pagina dell’evento). Il target di mercato è molteplice; nella maggior parte dei casi gli eventi organizzati all’interno di Lingotto Fiere sono aperti a tutti: famiglie, singoli, bambini e anziani, esperti e non esperti. Dati interessanti sono quelli relativi al one visit only e al visitatore che ritorna; relativamente alle indagini svolte sul campo si è potuto osservare che nella maggior parte dei casi il visitatore capitato all’evento vi è poi tornato nelle edizioni successive.
Pacchetto di attrazioni e servizi offerti Tutti gli eventi, come osserva anche Ferrari su elaborazione di Shostack, sono difficilmente composti da una singola manifestazione, infatti la maggior parte delle volte sono composti da un pacchetto di attrazioni offerte che completano il servizio proposto e rendono l’esperienza dell’evento ricca di varie attrazioni per ogni genere di utenza, al fine di accrescere il livello di soddisfazione dei clienti e differenziare il servizio rispetto alla concorrenza. Secondo quanto sostenuto da succitati studiosi, tali elementi rap153
Laboratori creativi con i bambini a Salone de Gusto - Terra Madre
presentano le reali fonti del vantaggio competitivo, si citano ad esempio le iniziative organizzate all’interno del Salone del Gusto e Terra madre, in cui sono stati allestiti laboratori creativi e workshop per le scuole di tutte le età e per famiglie. E’ quindi possibile notare come l’evento diventi non solo un momento dove passare il tempo libero, ma diventa un momento culturale, di condivisione e di apprendimento.
Fig. 6.8 - L’evento come pacchetto di servizi: l’esempio di un concerto. Fonte: S.Ferrari su modello di Shostack. 154
Soggetti coinvolti: Organizzatori, Sponsor e Partnership Gli eventi del Lingotto Fiere vengono generalmente finanziati da un insieme di partner e sponsor che, sebbene varino da un evento all’altro, contribuiscono economicamente, e in parte logisticamente, all’evento. In merito ai finanziatori ufficiali le fondazioni e le banche sono quelle di maggior rilievo; fra le strategie di ricerca e sviluppo adottate dalle organizzazioni, viene solitamente previsto nel loro piano annuale di budget, una quota di denaro destinata alle attività di sviluppo della città. Inoltre, vi sono gli sponsor che contribuiscono alla realizzazione dell’evento dal punto di vista economico, ma anche partecipandovi attivamente nell’allestimento di stand all’interno della mostra (solitamente sono ristoranti o pizzerie). Si riscontra quindi il cambio netto dei ruoli; mentre un tempo il promotore era di natura prevalentemente pubblica, ora la situazione è cambiata: la figura dell’Ente, come Regione, Comune, Provincia e Città, contribuisce economicamente solo in minima parte, talvolta dando il patrocinio senza contributo economico, lasciando il ruolo di finanziatore e organizzatore a differenti Stakeholders privati. Tale cambiamento condiziona inevitabilmente gli aspetti inerenti gli introiti derivanti dagli eventi: la quota partecipativa e la bigliettazione. Per quota partecipativa s’intende la quantità di denaro che ogni partecipante deve versare per per esporre opere/prodotti all’evento in questione; questa cifra varia di anno in anno e in base alla tipologia di evento. La bigliettazione invece riguarda tutto il pubblico visitatore dell’evento e varia range di minimo 5 sino ad un massimo di 30 Euro, tuttavia vengono stipulate delle convenzioni e agevolazioni ad esempio per studenti o per gruppi. Lingotto Fiere fa parte del gruppo francese GL Events, un’azienda che fornisce a livello mondiale soluzioni e servizi integrati per gli eventi che coprono i tre principali segmenti del mercato: congressi e convegni; eventi culturali, sportivi e politici; fiere ed esposizioni per gli operatori professionali e il grande pubblico. Nello specifico GL Events Italia S.p.A. si occupa di tutta l’organizzazione 155
degli eventi che avvengono all’interno di Torino Esposizioni; opera - come proprietario di quartieri fieristici e organizzatore di eventi e manifestazioni. GL events Italia è inoltre titolare di quote di partecipazione nei quartieri fieristici di Bologna e Rimini e dal 2005 di PadovaFiere S.p.A.
A Proposito di Artissima... Artissima: Fiera internazionale di arte contemporanea con sede a Torino (prima Torino Esposizioni poi Lingotto Fiere). Allestita per la prima volta nel 1993, ogni anno A. propone al pubblico opere di artisti contemporanei (italiani e non), dando anche ai nuovi talenti la possibilità di farsi conoscere; è un osservatorio d’eccezione sugli sviluppi delle arti visive, nonché un appuntamento culturale molto atteso non solo dagli specialisti ma anche dal grande pubblico e dalla stampa. A. è un marchio Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino ed è promossa dalla Fondazione Torino Musei. 4 La citazione di Artissima all’interno dell’enciclopedia Treccani è indice del fatto che è una fiera riconosciuta sicuramente a livello nazionale, e che la quantità di visitatori stranieri (dai dati raccolti nell’ultima edizione il 70 % delle persone presenti proveniva dall’estero, Europa, Stati Uniti, Brasile, Medio Oriente5) confermano anche a livello internazionale, europeo e mondiale. Artissima nasce nel 1993 da una iniziativa di tipo privato: una fiera interamente dedicata all’arte contemporanea, dove musei, fondazioni e istituzioni pubbliche e artistiche del territorio vengono invitati ad esporre le opere della propria collezione; sebbene le opere esposte fossero di nota prestigiosità tanto da avere una riconoscibilità non solo a livello nazionale ma anche internazionale, il pubblico della mostra era prevalentemente composto di artisti, collezionisti, galleristi esperti del mestiere. Complici la ricerca sul campo e il desiderio di portare l’arte verso un bacino più ampio di persone, grazie anche ad un ricco pacchetto di servizi offerto, Artissima registra un quantità di pubblico crescente divenendo un vero e proprio fenomeno di massa. Tre anni fa, in corrispondenza di una variazione sul piano organizzativo, Artissima aggiunge tra le varie caratteristiche il 156
Grafica Artissima 2014
connotato di museo diffuso: parallelamente alla mostra, vengono organizzati una serie di eventi satellite svolti all’interno di altri luoghi d’arte come il Museo di arte contemporanea di Rivoli, la GAM-Galleria d’arte moderna, la Fondazione Merz, la Fondazione Sandretto Rebaudengo, la Pinacoteca Agnelli, PAV -Parco arte vivente, MEF - Museo Ettore Fico, Palazzo Cavour. Ulteriore elemento a coronare il pacchetto Artissima dell’ultima edizione è stata l’inaugurazione della mostra, allestita fra le stanze di Palazzo Cavour, SHIT AND DIE interamente curata ed organizzata da Maurizio Cattelan in collaborazione con Myriam Ben Salah e Marta Papini. Titolo poco convenzionale e opere scelte con il chiaro intento di stupire il pubblico, sono solo due delle caratteristiche della mostra; tali strategie di Marketing e una accentuato atteggiamento competitivo, la longevità dell’evento e il numero di persone che ogni anno visitano la mostra (50.000 quest’anno) dimostrano che il sistema funziona e che contribuisce alla vita culturale ed economica della città.
157
M.Cattelan e lo staff di SHIT AND DIE
Gli eventi diffusi Vi è una sostanziale differenza tra gli eventi che vengono svolti all’interno del Lingotto Fiere rispetto a quelli che si susseguono in altri luoghi della città: l’allestimento in uno spazio singolo piuttosto che un evento distribuito in più luoghi/location. Il sistema distributivo degli stand espositivi interni al Lingotto Fiere è prossimo alle forme mercatali di vendita (non è un caso che buona parte degli eventi che vi avvengo all’interno prendono il nome di mostre/mercato), tuttavia, passeggiare all’interno dei grandi magazzini riconduce alle immagini evocate da Robert Venturi all’interno di Imparare da Las Vegas “La persuasione commerciale dell’ecclettismo da bordo stradale ha invece un impatto evidente sul vasto e complesso scenario del nuovo paesaggio caratterizzato da grandi spazi, alte velocità e programmi complessi. Stili e insegne stabiliscono connessioni tra molti elementi, lontani tra loro e rapidamente percepiti. Il Messaggio è fondamentalmente commerciale(...)”.6 Come evidenzia la Tab. 6.2, altre forme di eventi che si susseguono nell’arco di un anno a Torino, difficilmente vengono organizzati in una singola location. A questi eventi attribuiremo il nome di eventi diffusi. Spesso il numero di luoghi coinvolti supera la decina e aumenta da un anno all’altro. Il Torino Fringe Festiva, la cui comparsa nel panorama delle stagioni degli eventi è relativamente recente (2013 anno della I edizione), già dal primo anno coinvolge circa 20 luoghi diversi sedi delle performance. Quest’anno ai luoghi dell’anno precedente, si sommano una serie di spazi nuovi che ospitano laboratori e workshop creativi oltre ad eventi satellite To Street nelle piazze della città. Il Torino Jazz Festival, che rispetto all’appena nato Fringe, ha segnato molte tappe storiche nel panorama degli eventi performativi piemontesi, ha avuto negli anni un sempre maggior consenso sia tra il pubblico che tra i locali disponibili ad ospitare l’evento infatti, mentre le prime edizioni vedevano il Jazz Club come unico protagonista, l’ultima edizione segna ben 13 locali impegnati e 6 Palchi cittadini allestiti tra Auditorium e Piazze.7 Molti dei luoghi abbandonati e dismessi appartenenti al patrimonio 158
Torino Fringe Festival 2014 , Piazza Vittorio Veneto, foto: Elisabetta Riccio
post-industriale della città, hanno trovato in eventi di questo genere una nuova ragione e una nuova identità; emblema di questa rinascita culturale è il Bunker: da ex stabilimento SICMA (Società Italiana di Costruzioni Molle e Affini) entra a far parte di un processo di rigenerazione urbana unico nel suo genere a partire dal 2007, sia per il tipo di funzioni internamente previste, sia per le sue caratteristiche di temporaneità; l’associazione URBE, insediatasi a Barriera Milano, sottoscrive con la Torino Quittengo Srl, proprietaria degli immobili, un contratto con scadenza fissata all’estate del 2012, successivamente prorogato. Nello stesso anno nasce il progetto culturale Bunker, attualmente gestito dall’Associazione Variante Bunker. Il progetto Bunker è stato inizialmente realizzato grazie al supporto tecnico e gestionale dell’associazione Reset (collegata all’omonimo evento musicale della città). Il complesso è costituito da due gruppi di capannoni industriali e due volumi minori dei quali uno in particolare viene utilizzato periodicamente per eventi di vario genere.8
La tipologia degli eventi Dall’analisi svolta è possibile osservare che eventi di questo genere sono prevalentemente artistici e di intrattenimento tuttavia, considerato il successo riscontrato nella città e le adesioni sempre maggiori dei soggetti convolti, possono essere considerati fonti economiche e commerciali. Vista la partecipazione di un vasto pubblico, l’evento costituisce una vetrina per l’artista che si esibisce o che espone le sue opere dandogli così la possibilità di nuove opportunità lavorative o collaborative e di crearsi una rete di conoscenze.
Frequenza, durata e tempi Analogamente agli eventi che si susseguono all’interno del Lingotto Fiere, anche gli eventi diffusi avvengono con una cadenza annuale ed hanno durata variabile da 1 a 8 giorni al massimo, con un picco di durata di 40 giorni nel caso dell’Internazionale d’Arte LGBTE, svoltasi all’interno della Manifattura Tabacchi. Tuttavia, a differenza del Lingotto, gli eventi diffusi nella città non sono distribuiti in modo omogeneo durante l’anno solare: si evidenzia un picco nel mese di novembre, in corrispondenza del week end delle arti 159
Locale interno Bunker con performance art
Fig. 6.9 - Calendario degli eventi diffusi nella cittĂ . 160
contemporanee WACD (o Contemporary arts Week) e un picco prima di luglio durante la stagione primaverile. (Fig. 6.9)
Bacino di attrazione, numero di visitatori, target di riferimento Gli eventi artistici e culturali coinvolgono ogni anno un numero maggiore di visitatori, che mostrano un atteggiamento sempre più attivo ed individualizzato nei confronti dell’arte (Bonomi, 1997; p.124); tra i tipi di eventi si possono ricordare avvenimenti legati a diverse forme d’arte (mostre di pittura e di scultura, spettacoli teatrali, cinematografi, musicali, di danza, etc.) che possono essere, gratuiti o a pagamento, specialisti o meno, temporanei (generalmente in grado di attrarre considerevoli flussi di visitatori) o permanenti. Esemplare della non casualità della sovrapposizione degli eventi è il caso di Paratissima come confermato da Damiano Aliprandi (Appendice – Intervista3): Paratissima nasce come evento Off di Artissima ed è necessario che essa avvenga in contemporanea all’evento madre; attribuendo all’Off un carattere opposto a quello di Artissima, Paratissima si presenta come un evento dai contenuti simili ad Artissima, ma diametralmente opposto nelle caratteristiche. La scelta del periodo di allestimento dell’evento The Others può però essere ricondotta a ragioni di natura turistica. Damiano Aliprandi (Appendice – Intervista 3) sottolinea la dipendenza degli eventi che avvengono contemporaneamente ad Artissima per una questione legata alla tipologia di pubblico: Artissima essendo un evento di portata internazionale, richiama un pubblico vasto e di altre nazionalità. Sebbene sia una realtà meno conosciuta all’estero, Paratissima sta lavorando nella direzione dell’internazionalizzazione: quest’anno è stato inaugurato Paratissima Scopije, il primo programma collegato all’arte balcanica. La sovrapposizione di questi eventi è comunque sintomatica di una strategia condivisa dall’amministrazione comunale e dagli organizzatori di eventi. Facendo riferimento ad un’analisi svolta dalla Camera di Commercio relativamente agli anni 2011 e 2012 su pubblico partecipante alla WACD sono emerse le seguenti osservazioni: • Il WACD rappresenta il momento clou dell’intero anno; 161
• Il pubblico presente in città che entra nelle gallerie è molto diverso da quello abituale; • Il pubblico non specialistico è sempre più numeroso, non sempre interessato all’acquisto ma attento verso gli eventi dalle gallerie; • Generale contrazione dei big spender; • Ampliamento del segmento di acquirenti interessati ad opere di costo più contenuto (sotto i 5 mila euro); • Per le gallerie, il valore aggiunto di Artissima e degli altri eventi del WACD riguarda soprattutto il ritorno di immagine. • Capacità del WACD di mantenere alta l’attenzione del mondo dell’arte contemporanea su Torino, confermando il suo primato almeno su scala nazionale; • Generale preoccupazione sulle prospettive future del sistema torinese dell’arte contemporanea che mantiene un vantaggio sugli altri competitor (Milano e Bologna in primis) più per demeriti altrui che per meriti propri; • Rispetto allo scenario internazionale il WACD rappresenta uno strumento di marketing territoriale e di attrazione di pubblico qualificato.9 Osservazioni che confermano le argomentazioni portate e analizzate in questa tesi.
162
Affluenza Paratissima 2014
Artissima
Operae
Paradesign
Paratissima
Photissima
The others
TOTALE
< 25
14%
15%
34%
23%
17%
15%
19%
25/35
26%
39%
34%
32%
43%
40%
33%
36/45
19%
22%
14%
18%
19%
12%
18%
46/55
20%
11%
9%
13%
11%
22%
15%
> 55
21%
13%
9%
14%
10%
10%
15%
TOTALE
100%
100%
100%
100%
100%
100%
100%
Fig. 6.10 - Le fascie di età della manifestazione. Analogamente a quanto scritto dall’indagine svolta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte, il pubblico del WADC è prevalentemente femminile e piuttosto giovane, con il 70% composto da under 45. La fascia di età tra i 25 e i 35 anni risulta essere la più rappresentata e quella che ha registrato la maggior espansione – insieme agli under 25 - rispetto al 2011. Focalizzando l’analisi sui tre eventi di arte contemporanea, il pubblico di Artissima si caratterizza per una maggiore distribuzione del pubblico sulle diverse fasce di età, mentre a The Others e Paratissima si presenta maggiormente attrattivo verso il target degli under 35 che, in entrambi i casi, rappresenta più della metà dei visitatori. 2012 2011
AREA METROPOLITANA TORINO
AREA METROPOLITANA TORINO ITALIA
70%
64%
10%
10%
19%
ITALIA
20%
ESTERO 1%
ESTERO 6%
Fig. 6.11 - La provenienza dei visitatori (confronto con il 2011). Il 30% del pubblico del WADC non proviene dalla provincia di Torino, solo l’1% dall’estero mentre il 19% arriva dal resto dell’Italia, soprattutto dall’area milanese. In valori assoluti, si stima che i visitatori provenienti da fuori Piemonte e che si sono recati a Torino per gli eventi del WACD sono stati poco meno di 17 mila. Rispetto al 2011 la principale variazione riguarda la forte riduzione delle presenze straniere (-5%), si mantiene invece costante l’incidenza del pubblico di provenienza nazionale e cresce la presenza di torinesi (+6%). 163
Pacchetto di attrazioni e servizi offerti Anche nel caso degli eventi diffusi, analogamente a quanto osservato nel caso del Lingotto Fiere, gli eventi principali sono sempre collegati ad eventi satellite che, grazie alla presenza di più luoghi compartecipanti all’evento, possono essere dislocati in più zone della città. Workshop, laboratori integrati tra genitori e figli, banchi di ascolto, conferenze, seminari di apprendimento sono solo alcune delle iniziative promosse dai vari organizzatori degli eventi; anche in questo caso sono questi gli elementi a costituire il valore aggiunto dell’evento per l’attrazione di ogni genere di clientela, la fonte di vantaggio competitivo.
Roberto Albano e i bambini diel ParaFuture
Soggetti coinvolti: Organizzatori, Sponsor e Partnership Molto più nel caso degli eventi diffusi, rispetto a quanto osservato per Lingotto Fiere, si assiste ormai ad un cambio netto dei ruoli: da un Main Partner di natura pubblica, si assiste ora alla continua ed estenuante ricerca di finanziatori privati. Fondazioni bancarie, Camera di Commercio sono di solito i principali finanziatori privati degli eventi, la restante parte di contributo proviene dagli Sponsor che partecipano attivamente all’evento portando i loro prodotti all’interno della fiera; ad esempio Paratissima era sponsorizzata da Casberg e Molecola come Parner ufficiali nonché primi finanziatori e da un’altra serie di società minori.
A Proposito di Paratissima... La storia di Paratissima è per un Torinese storia nota10: 4 ragazzi che organizzano la loro mostra d’arte in un appartamento di via Po con un gruppo di amici11. Quell’appartamento vide il passaggio di un gran numero di gente (300 persone) e il frastuono che creò fu talmente grande da arrivare alle orecchie dell’amministrazione pubblica. Paratissima nasce con un obiettivo molto preciso: dare visibilità alle energie creative di giovani e meno giovani che, altrimenti, non potrebbero accedere ad altre opportunità di valorizzazione. Per un artista, oppure un designer, Paratissima rappresenta una vetrina qualificante, capace cioè di 164
Organizzatori prima edizione Paratissima
“fare curriculum”, di intercettare un pubblico qualificato (gallerie, curatori, collezionisti, critici, etc.), di offrire opportunità di incontro e confronto con altri artisti/creativi. Paratissima negli anni si è sviluppata grazie alla partecipazione di sempre più artisti e creativi, espandendosi in location sempre più ampie ed impegnative. Per quattro anni si è fermata a San Salvario, accompagnandone il processo di valorizzazione e riqualificazione in atto. Nel 2012 ha ripreso la sua anima itinerante e si è spostata in un altro quartiere, pur mantenendo a San Salvario tutta la parte dedicata al design. I paragrafi seguenti traggono spunto da riflessioni nate a seguito dell’esperienza di collaborazione diretta all’interno dell’evento di Paratissima. On o Off? Paratissima nasce come evento Off di Artissima, ma cosa vuol dire oggi Off? La stessa domanda è stata posta a Damiano Aliprandi, direttore dell’associazione Ylda e co-organizzatore all’evento assieme a Lorenzo Germak, Daniele Ratti, Alessandro Stillo, Francesca Canfora, Roberto Albano, Davide Giglio e tutto lo Staff Paratissima. Aliprandi sostiene che Off oggi, sia un termine sdoganato, ad esempio Salone del Libro e Salone del Gusto svoltesi a Lingotto Fiere il termine Off che accompagna alcuni eventi paralleli sta a significare il fatto che tali vengono svolti in un padiglione staccato ovvero quello dell’Oval. Tuttavia nell’ambito del panorama Torinese il termine Off è stato per la prima volta introdotto con Paratissima. Il connotato era quello di evento staccato, indipendente e dai caratteri contrari rispetto quello main di Artissima. Era una contrapposizione, la richiesta di attenzione da parte di artisti emergenti e non entranti dell’ottica delle gallerie e dei collezionisti d’arte. Alessandro Stillo aggiunge un’ulteriore Postilla dicendo che Off equivale a Fringe ovvero un evento Off o anche detto Fringe è un evento indipendente che si affianca ad un evento principale e che in qualche modo lo completa o che in un qualche modo che costituisce la faccia alternativa. E’ questo il caso di eventi come il Fringe festival o il Jazz Festival. L’evento Paratissima ha subito notevoli variazioni nel tempo dalla prima 165
Ingresso Torino Esposizioni Paratissima 2014
esposizione in via Po. Ci sono delle tappe che tuttavia hanno più di altre segnato la sua storia. 2006 - 2010 San Salvario: un matrimonio lungo sei anni Paratissima a San Salvario pareva aver trovato la sua perfetta dimensione: un luogo marginale, ma con all’interno un insieme di cittadini volenterosi a cambiare il modo di vivere e l’immagine del loro territorio, quindi il cittadino del quartiere era predisposto mentalmente al cambiamento. Il quartiere era allora caratterizzato da tanti luoghi di medio piccola dimensione (botteghe) adatte a contenere all’interno 1-2 esposizioni artistiche, quindi le strutture erano consone ad accogliere le opere. L’area era vasta poiché partiva da Corso Vittorio per poi arrivare fino a Corso Raffaello e si diramava in tutte le strade di San Salvario. Nel 2011 però accadde l’inevitabile: più di 500 artisti richiesero la partecipazione a Paratissima, oltre 200 spazi furono occupati, numeri tali da non riuscire più ad essere gestiti dagli organizzatori nel quartiere di San Salvario. Gli artisti si lamentavano per la non sufficiente visibilità visto il decentramento nei 200 spazi, i residenti denunciavano l’entità significativa dei flussi in un singolo quartiere e il diluvio del novembre 2011 costituì l’evento ultimo per decidere lo spostamento di Paratissima. Paratissima al M.O.I., vale la pena investire? Nel 2012 Paratissima cambiò location e riprese la sua natura itinerante. Quest’anno si è spostata al M.o.I., un edificio in linea con la strategia dell’evento di rigenerare spazi industriali in stato di abbandono; lo spazio è più circoscritto e talmente esteso da garantire la visibilità a tutti gli artisti. Nel 2014 Paratissima cambiò nuovamente sede. Damiano Alibrandi sostiene che lo spostamento di Paratissima al M.O.I. sia dipeso anche dal clima non accogliente che si respirava a Borgo Filadelfia che, rispetto al San Salvario, presentava e presenta caratteristiche notevolmente differenti, primo fra tutti il fatto che non era un quartiere in trasformazione quando si è insediata Pratissima e quindi il popolo del quartiere non era pronto mentalmente ad accogliere un evento simile.
166
Paratissima a San Salvario 2007
Paratissima a Torino Expo, uno sguardo dall’interno. Oltre alla situazione non felice del quartiere di Borgo Filadelfia, ma anche complici le condizioni in cui si trova il M.O.I. (stima delle opere di manutenzione necessarie dell’impianto elettrico di oltre 20.000,00 Euro), Paratissima ha dovuto cambiare location a poche settimane dall’apertura ufficiale. La localizzazione a Torino Esposizioni presenta alcune caratteristiche positive e altrettante negative: fra le positive c’è sicuramente il fatto che Torino Esposizioni è vicino alla sua prima casa San Salvario e, sebbene Damiano Aliprandi sostenga che la vicinanza sia solo ideale, una sede più congeniale agli utenti, in buona parte degli utenti studenti universitari che popolano la zona. Altro aspetto positivo è sicuramente il fatto di avere uno spazio unico quindi più facilmente organizzabile e controllabile. Inoltre Torino Esposizioni è un luogo che nasce con la funzione di esposizione quindi la luce diffusa quasi museale, è perfetta per un’esposizione artistica di tipologia prevalentemente pittorica e scultorea. Gli aspetti negativi riscontrati riguardano prevalentemente la natura stessa dell’evento. Paratissima nasce con lo scopo di essere una vetrina per artisti emergenti, perché dunque gli artisti occupavano dunque i bordi della mostra e non i centro, il cuore dell’edificio? Il cuore dell’edificio invece era composto dalla zona G@P, dedicata alle gallerie, al Paraphotò curato e diretto da Davide Giglio e la The Dark side of Beauty gestita e diretta da Francesca Canfora, dallo staff anche chiamata zona gold. Nuove professioni? Le nuove identità del museo richiedono figure professionali nuove. A tale scopo sono nati, negli ultimi anni, numerosi percorsi formativi come il master primo livello Sistemi e professionalità dei musei d’arte contemporanea (2003), rivolto a 20 neolaureati e nato da una collaborazione tra il Castello di Rivoli e l’Università di Torino (DAMS) o i seminari e corsi su temi legati al marketing e management dello spettacolo e dei beni culturali proposti dalla Fondazione Fitzcarraldo, in particolare corsi per responsabili di progetti culturali e corsi di progettazione internazionale. Inoltre, negli staff curatoriali e di comunicazione dei centri d’arte, sono spesso presenti neolaureati che seguono stage sulla programmazione culturale. 167
Gruppo N.I.C.E. Paratissima 2014
Le scelte del Castello di Rivoli e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sono in linea con le politiche di internazionalizzazione con una conseguente ricerca di curatori con percorsi, formativi o professionali, all’estero (nella maggior parte dei casi si tratta di esperienze negli Stati Uniti). Anche Paratissima da quest’anno introduce una nuova figura: le ragazze N.I.C.E. New Indipendent Curatorial Experience. Dopo aver seguito un corso per curatela ed allestimento artistico, le ragazze si sono viste impegnate in prima persona nell’allestimento di un’area espositiva. Pur non essendo ancora possibile delineare i risvolti di tali esperienze, si riportano le interviste fatte ad alcune delle operatrici impegnate in N.I.C.E. (Appendice – Interviste 4,5,6)
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Note
1 A. Bollo, Il marketing della cultura. 2 Ferrari S., Event Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, CEDAM, Padova, 2002, (p. 42-45). 3 M. Paglieri, Sarah Cosulich: â&#x20AC;&#x153;Artissima, una grande edizione anche per gli affari. Crescono gli stranieriâ&#x20AC;?, http://torino. repubblica.it/cronaca/2014/11/10/news/ sarah_cosulich_artissima_una_grande_ edizione_anche_per_gli_affari_crescono_gli_stranieri-100226454/, consultato il 15/11/2014. 4 Treccani.it http://www.treccani.it/ enciclopedia/artissima, consultato il 15/11/2014 5 Redazione Artissima, Artissimam un bilancio. Parla Sarah Cosulich Cannaruto, http://insideart.eu/2014/11/14/artissima-un-bilancio-parla-sarah-cosulich-canarutto/, consultato il 15/11/2014. 6 R. Venturi, D. S. Brown, S. Isenour, Imparare da Las Vegas, il simbolismo dimenticato della forma architettonica, Quodlibet, Macerata, 2010. p.30. 7 http://www.torinojazzfestival.it/eventi/luoghi/#.VHcqKzGG_T8, consultato il 27/11/2014. 8 http://www.variantebunker.com/, consultato il 27/11/2014. 9 R. Albano, A. Bollo, L. Carnelli, A. Gariboldi, Indagine sul pubblico del Week-End delle Arti Contemporanee di Torino, http://www.ocp.piemonte.it, consultato il 15/09/2014. 10 https://www.youtube.com/watch?v=YFI3bhXt4Pg, viedo prima edizione di paratissima, consultato il 15/09/2014.
169
Bibliografia Sezione C D. De Masi, il futuro del lavoro, Rizzoli, Milano, 1990. I. Calvino, Le città invisibili, Mondadori, Milano, 1993. Z. Bauman, Il disagio della postmodernità, Mondadori, Milano, 1997. M. Augè, Disneyland e altri non luoghi, Bollati Boringhieri, Variantine, Torino, 1999. Gartner W.C., Lime D.W., Trends in outdoor recreation, leisure and tourism, CABI Publishing, New York, 2000. N. Bourriaud, Postproduction, come l’arte riprogramma il mondo, Postmedia, Milano, 2004. P. Virilio, Città Panico, Cortina editore, Milano, 2004. Z. Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma-Bari,2006. S. Ferrari, Eventi Marketing: i grandi eventi e gli eventi speciali come strumenti di marketing, Cedam, Padova, 2007. S. Marini, Architettura parassita, strategie di riciclaggio per la città, Quodlibet Studio, Macerata, 2008. G. Amendola, La città postmoderna : magie e paure della metropoli contemporanea, Laterza, Roma-Bari, 2008. G. Amendola, Tra Dedalo e Icaro : la nuova domanda di città, Laterza, Roma-Bari, 2010. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino, 2011. C. Bordoni, La Società Insicura, convivere con la paura del mondo liquido, Aliberti editore, Reggio-Emilia, 2012. R. Venturi, D. Scott Brown, S. Izenour, Imparare da Las Vegas, il simbolismo dimenticato della forma architettonica, Quodlibet, Macerata, 2012. R. Albano, A. Bollo, L. Carnelli, A. Gariboldi, Indagine sul pubblico del Week-End delle Arti Contemporanee di Torino, Osservatorio culturale del Piemonte e Camera di commercio, 2012. M. Paglieri, Sarah Cosulich: Artissima, una grande edizione anche per gli affari. Crescono gli stranieri, 2011. Fondazione Symbola-Unioncamere, Io sono Cultura , in Rapporto 2014. Sitografia Sezione C https://www.youtube.com/. http://www.ocp.piemonte.it/. http://www.torinojazzfestival.it/. http://www.variantebunker.com/. http://www.treccani.it/. http://video.ilgazzettino.it/. http://paratissima.it/_/. http://www.artissima.it/. http://www.resetfestival.it/. 170
http://www.orientaldesignweek.it/. http://www.lingottofiere.it/. http://www.tofringe.it/. http://www.torinospiritualita.org/. http://www.torinostrategica.it/. http://operae.biz/. http://www.theothersfair.com/it/#homepage/. http://www.torinofilmfest.org/.
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PROPOSTA PROGETTUALE
Cultural Planning come strategia di rigenerazione urbana per lâ&#x20AC;&#x2122;area ex Incet
Contesto di Intervento Il progetto si inserisce all’interno del quartiere Barriera di Milano. L’area è compresa tra cinque arterie stradali nevralgiche di collegamento tra il traffico entrante da nord est nella città, ed il centro storico della stessa; gli assi risultano essere Corso Venezia (coincidente con la Spina Centrale) ad Ovest, via Sempione a Nord, via Bologna ad Est, Corso Novara e Corso Vigevano a sud. L’ambito di intervento, che si sviluppa su una dimensione di 2,3 chilometri quadrati, ospita circa 53 500 abitanti. Come descritto nel IV Capitolo (Paragrafo 4.5), dal punto di vista socio-demografico, il territorio è caratterizzato da un elevato mix sociale: si tratta di un’immigrazione prevalentemente africana composta in egual misura da donne e uomini e formata per lo più da nuclei familiari giovani con figli. Nel primo trimestre del 2011 ha preso avvio, nell’ambito analizzato, Urban Barriera: un progetto di trasformazione urbana, l’ultimo nato dei programmi di rigenerazione urbana messi in campo dalla Città di Torino, che raccoglie la ricca esperienza maturata a partire dalla metà degli anni Novanta con progetti quali The Gate a Porta Palazzo o Urban 2 a Mirafiori. Urban Barriera è un programma di Sviluppo Locale -PISL- redatto dalla Città di Torino e finanziato per 20 milioni dalla Regione Piemonte mediante la gestione dei fondi europei Por Fesr 2007-2013 e per la restante parte, da fondi comunali o provenienti da ulteriori accordi, per la realizzazione di progetti specifici, tra Stato e Regione. E’ all’interno dei 34 progetti di rigenerazione che l’amministrazione prevede il recupero dell’ex edificio industriale ex Incet. Perchè l’ex Incet Da fabbrica di cavi elettrici a fabbrica di idee e servizi: l’ex Incet si colloca all’interno di un progetto più ampio di rigenerazione urbana, ovvero quello di Barriera di Milano. Dopo una lunga azione di bonifica ambientale e la realizzazione della nuova caserma dei carabinieri, l’amministrazione si sta occupando della ristrutturazione dell’ex edificio industriale con l’obiettivo di trasformarlo in un nuovo spazio di aggregazione. Cinque sono le macro aree previste dall’amministrazione all’interno dei magazzini ex Incet: aree per il coworking, spazi dedicati allo svago e ad attività ricreative, spazi per 173
le attività specifiche delle associazioni o dei collettivi, una piazza semicoperta per attività ludiche. Inoltre, all’interno della lottizzazione prenderanno presto avvio i lavori per la realizzazione di una scuola materna. L’edificio è inoltre localizzato in un luogo strategico poiché prossimo ad industrie di produzione o trasformazione tessile che si intende coinvolgere nella proposta progettuale. Il progetto prevede La proposta progettuale persegue l’intento di rigenerare l’ambito territoriale di Barriera di Milano fissando come prima regola la non costruzione di nuovi edifici, ma sfruttando il patrimonio architettonico di cui è già ricca l’area. Coerentemente ai principi del Cultural Planning, la proposta progettuale persegue l’obiettivo di adottare un approccio culturale alla politica e alla pianificazione urbana e di portare cultura, nello specifico arte e creatività, in quei luoghi dove se ne percepisce l’assenza. La proposta progettuale intende avvalersi della capacità di una funzione di innescare processi virtuosi di rigenerazione; nello specifico si propone l’affidamento di alcuni ambienti collocati all’interno dell’ex-Incet, ad una o più associazioni culturali, singole o riunite, la cui attività possa collimare con il tema del riciclo. Si utilizza quindi il riciclo creativo come strumento di sensibilizzazione per la collettività. Sarà compito delle associazioni organizzare laboratori integrati al sistema scolastico del quartiere, oltre al coinvolgimento attivo dei genitori e di tutti i residenti; s’intende avvicinare la popolazione al tema del recupero di materiali di scarto (come ad esempio l’utilizzo di tessuti) e la loro reintegrazione in nuovi processi produttivi. Attraverso gli artisti facenti parte del team associativo e specializzati sul tema del riciclo creativo, s’intende impiegare i materiali recuperati nella produzione di nuove forme d’arte. L’intento dell’Associazione Culturale non si esaurisce alla sensibilizzazione della popolazione al riciclo dei materiali, ma mira ad un progetto più grande di riciclo/rigenerazione di luoghi abbandonati della città; si reputano fondamentali le iniziative autonome “che partono dal basso” della popolazione, mirate a riqualificare aree degradate della città partendo, in pri174
mo luogo, dagli edifici abbandonati che vi risiedono. La popolazione deve essere considerata come attore principale nel processo rigenerativo della città è per questo che si reputa fondamentale un attento e mirato processo di sensibilizzazione all’argomento. Il ruolo dell’Associazione non si intende unico e specifico per l’ambito di Barriera Milano, ma una delle sue qualità principali si prevede sia l’adattabilità: il processo innescato a Barriera Milano potrebbe essere il primo di una serie di azioni di sensibilizzazione localizzate in altri ambiti della città. L’ Associazione potrebbe essere infatti coinvolta attivamente nella fase preliminare della riqualificazione di un’area. L’Associazione Culturale possiede le potenzialità di diventare nel tempo una vera e propria impresa. Grazie al coinvolgimento attivo di membri qualificati in studi differenti. Si prevede l’ideazione dei nuovi brevetti o di nuovi pacchetti impresa incentrati nel tema del riciclo, che potrebbero divenire una nuova fonte di reddito.
175
OBIETTIVI
GLI OBIETTIVI DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE SONO:
Sensibilizzare la collettività al tema del riciclo Senbilizzare la collettività al tema degli edifici abbandonati e del loro potenziale riciclo/rigenerazione Innescare processi virtuosi di rigenerazione che vedono i cittadini come protagonisti 176
DI COSA SI OCCUPA
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE DI OCCUPA DI PIU’ MANSIONI:
Organizzazione di workshop nelle scuole del quartiere o nei locali dell’Ex Incet Organizzazione di laboratori partecipati con i residenti (anziani e ragazzi, italiani e stranieri, famiglie o singoli) Partecipare attivamente nei processi rigenerativi di altri quartieri degradati promuovendone le attività di riciclo Produzione di opere artistiche e di design attraverso il riciclo creativo 177
IL TEAM
IL RICICLO CREATIVO AL PRIMO POSTO......!
IL TEAM DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE SI PREVEDE COMPOSTO DA LAUREATI E NON LAUREATI PROVENIENTI DA PERCORSI PROFESSIONALI DIFFERENTI E NELLO SPECIFICO DEI LAUREATI:
Architetti specializzati nel campo della sostenibilità Antropoligi culturali Sociologi e Urbanisti Grafici Esperti in Marketing Esperti in Telecomunicazioni e Media Diplomati presso l’Accademia di Belle Arti che lavorano con materiali di recupero Ingegneri specializzati in materiali
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DISTRIBUZIONE INTERNA DELL’ Ex Incet
L’ASSOCIAZIONE E’ INSERITA IN UN CONTESTO CREATIVO:
L’amministrazione prevede all’interno dei magazzini dell’ex incet attività culturali e creative principalmente di promozione giovanile: Aree per il coworking Spazi dedicati allo svago e ad attività ricreative Spazi per le attività specifiche delle associazioni o dei collettivi (INTERESSATO AL BANDO PUBBLICO) Piazza semicoperta per attività ludiche Area per attività ristorative 179
IL CONTESTO OPERATIVO
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE PUO’ OPERARE IN PIU’ CONTESTI OPERTIVI:
L’adattabilità è una delle caratteristiche principale dell’Associazione culturale, essa infatti può operare in tutti quei contesti territoriali degrati o che richiodono attività partecipate volte alla rigenerazione di un territorio. Nel caso di Barriera di Milano l’Associazione interviene in un contesto caratterizzato dalla presenza di edifici ex industriali oggi inutilizzati mentre, dal punto di vista sociologico l’area è caratterizzata da un elevato mix sociale. Le attività organizzate dall’Associazione culturale promuovono la partecipazione tra cittadini italiani e stranieri, giovani e anziani oltre che nuclei familiari. 180
CAPACE DI CREARE CONNESSIONI Nuova Bertolino
Cayre
ex Incet
Aboglas
Confitex
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE PUO’ CREARE CONNESSIONI LAVORATIVE CON LE INDUSTRIE DEL LUOGO:
L’Associazione culturale propone attività riguardanti il riciclo creativo. Per questa ragione, tra i compiti iniziali del team, vi sarà quello di procacciare il materiale di scarto delle industrie. L’Associazione avrà quindi il compito di creare una rete di approvigionamento delle materie prime iniziando dalle fabbriche del luogo. 181
Spazi di aggregazione
Murales by Millo
Murales by Millo
Spazi di aggregazione pi첫 rifacimento cortile
Nuova Palestra
PARTECIPAZIONE AL BANDO PUBBLICO
La Città di Torino ha indetto un bando pubblico, con scadenza lunedì 15 dicembre 2014, finalizzato all’assegnazione dei piani primo e secondo della manica sud dell’ex Incet, per la realizzazione di un Centro di Open Innovation. L’iniziativa è volta a favorire l’insediamento di attività mirate a promuovere con servizi innovativi lo sviluppo d’impresa. Secondo le disposizioni del bando gli spazi dovranno ospitare attività finalizzate a: Generare idee innovative applicando approcci nuovi e multidisciplinari, che sappiano favorire lo scambio e la contaminazione di saperi sociali, economici, tecnologici Sviluppare la costruzione di comunità creative aperte e collaborative, anche di rilevanza sovralocale/internazionale Accelerare lo sviluppo di idee in progetti imprenditoriali innovativi e sostenibili. 184
PROSPETTIVE FUTURE
DIVENTIAMO UNA START-UP!
L’Associazione cultura mira a diventare una Start Up: un’impresa specializzata nell’ambito del riciclo creativo, ideatrice di progetti brevettabili e la successiva vendita di royalties. 185
BUSINESS PLAN
Come richiesto dal bando pubblico, è stato elaborato un piano economico finanziario settennale con una descrizione dei costi fissi e variabili e dei ricavi necessari per garantire l’equilibrio economico e finanziario del progetto. COSTI: - Costi Fissi: - Canone Annuale; - Assicurazioni; - Consumo energetico; - Costi vari amministrativi (compresi interessi finanziamento). ARREDAMENTO FRUTTO DI DONAZIONI VOLONTARIE DA ARTISTI DEL TEAM.
- Costi Variabili: - Costi relativi all’organizzazione dei corsi; - Costi relativi alla concessione spazi espositivi; - Costi relativi alla realizzazione manufatti destinati alla vendita; RICAVI: - Quote di iscrizione corsi effettuati in ambito scolastico: - corsi destinati alla scuola primaria; - corsi destinati alla scuola secondaria di primo grado; - corsi destinati alla scuola secondaria di secon do grado; - quote di iscrizione annuale attività dopo scuola; - concessione spazi espositivi; - ricavi medi derivanti dalla vendita manufatti artigianali;
Oltre alle quote associative, si prevedono finanziamenti iniziali provenienti da fondi bancari e da donazioni volontarie.
Sulla base dei dati stimati allâ&#x20AC;&#x2122;interno del Business Plan, si prevede il rientro economico a partire dal settimo anno di attivitĂ dellâ&#x20AC;&#x2122;Associazione culturale.
CONCLUSIONI
Attraverso il percorso di analisi eseguito sul territorio torinese, supportato ed integrato da interviste dirette semi-strutturate, è possibile elaborare le seguenti considerazioni: gli edifici abbandonati della città, spesso contestualizzati in aree già caratterizzate da un elevato degrado ambientale e dalla forte presenza di microcriminalità, presentano invece del potenziale latente che, attraverso operazioni mirate, possono trovare una nuova identità e contribuire alla nuova immagine della città. Il percorso di ricerca ha confermato l’inadeguatezza – di cui da tempo si discute - dei tradizionali metodi di pianificazione urbanistica nell’agire in termini efficaci e tempestivi nel territorio, nonché la necessità nuovi approcci e nuove politiche urbane che possano rispondere, tra gli altri, al problema degli edifici dismessi; tra gli strumenti che maggiormente si adattano alle dinamiche contemporanee i Cultural Planning si sono rivelati i più adatti al tema della riqualificazione del patrimonio edilizio e culturale esistente. Lo studio ha inoltre messo in evidenzia i dati relativi al sistema della produzione culturale piemontese dell’anno 2012, riportati nel Capitolo 5, che si mostrano sintomatici di quanto il settore culturale possa essere considerato come strumento di rigenerazione e sviluppo per la regione: si registrano più di 33 mila imprese creative attive in Piemonte nei diversi comparti della produzione culturale (incremento equivalente al 2,1 % rispetto ai dati del 2011) e 121 mila nuovi posti lavoro. E’ ragionevole quindi pensare non solo che il trend continui la salita, ma che possa essere questa la chiave giusta per lo sviluppo del territorio. Dall’analisi sugli eventi, svolta nel Capitolo 6, si dimostra come l’evento culturale, considerato uno dei simboli del manifestarsi culturale in una città, possa contribuire all’economia di un territorio e di conseguenza al suo sviluppo: eventi diffusi nella città come il Fringe Festival o Torino Jezz Festival, di anno in anno vedono l’aggiungersi di via via sempre più spazi disposti a divenire nuove sedi dell’evento in questione. Tuttavia, si sottolineano due elementi che contrastano con l’evoluzione territoriale. Da un lato vi è l’amministrazione pubblica che, sebbene si faccia promotrice di Torino Internazionale (associazione culturale che dal 2000 si occupa della redazione dei Piano Strategici della città), si avvale ancora di strumenti di pianificazione obsoleti. Inoltre, si rilevano alcuni casi in cui 189
gli enti pubblici quali Regione, Provincia, Città e Comune, non riescono a sostenere economicamente l’evento culturale, e altri casi in cui addirittura lo contrastano. Sintomatico a questo proposito è il caso dell’Oriental Design Week, evento orientato a combinare la cultura nazionale con quella orientale, che non è stato riconosciuto dall’Amministrazione torinese come evento culturale, determinando in tal modo l’assenza di partner o aziende in genere che rappresentassero l’Italia. Il secondo fattore che limita le strategie culturali di sviluppo per la città, è legato più ad una dimensione sociale; si porta ad esempio il caso di Paratissima. L’evento culturale si è svolto volto per sei anni a San Salvario, un quartiere noto per l’elevato mix sociale e la microcriminalità; in questo caso l’evento ha fortemente contribuito alla rigenerazione del quartiere, fenomeno che non avrebbe mai potuto affermarsi se a monte non ci fosse stata la predisposizione mentale dei residenti ad accettare il fenomeno. La stessa cosa non si è tuttavia verificata a Borgo Filadelfia, dove i residenti non solo non hanno compreso i benefici legati al manifestarsi dell’evento culturale, ma hanno dimostrato un atteggiamento repulsivo nei suoi confronti. In che modo quindi avrebbe potuto Paratissima contribuire allo sviluppo di Borgo Filadelfia e, nello specifico, rigenerare il M.O.I. attribuendovi una nuova identità se i cittadini non erano pronti ad accoglierlo? Altro aspetto emerso nella ricerca è l’impossibilità di considerare l’evento culturale come il solo elemento rigeneratore di un luogo o di un edificio, né tantomeno quella di poter attribuire una nuova funzione a uno spazio; si pensi a tal proposito a Torino Esposizioni che quest’anno ha ospitato Operae e Paratissima, ma che, al termine degli eventi, è tornato ad essere una scatola vuota. Nell’ottica dell’occupazione costante degli spazi (luoghi), il ragionamento risulta errato se si ritiene di dover individuare una funzione che occupi l’edificio nei mesi in cui non ospitano eventi; al contrario la domanda da porsi è quella di come poter ottenere degli spazi all’interno di Torino Esposizioni, del M.O.I. o di qualsiasi altro luogo con simile funzione, per fare l’evento. Attraverso l’analisi eseguita in diversi casi studio della città di Torino, è possibile leggere una rigenerazione dei luoghi avvenuta attraverso strategie culturali, e nello specifico, attività riguardanti arte e creatività. In alcuni 190
casi, la rigenerazione di questi luoghi può partire “dall’altro” quindi rientrare in una precisa politica amministrativa di rigenerazione; è questo l’esempio di luoghi come le OGR o ancora gli Ecomusei Urbani. Altri casi invece dimostrano come l’associazionismo giovanile o più in generale i movimenti che partono “dal basso”, possano dimostrarsi efficaci per la rinascita di un luogo e del quartiere dove esso è inserito; si portano ad esempio il caso del Bunker oppure del Nietzche Fabrik o di come ad esempio l’ex Belleville prima del suo incendio del 2006. Altri edifici appartenenti a questa categoria possono essere ad esempio i Centri di Protagonismo Giovanile, di iniziativa giovanile e successivamente riconosciuti dall’amministrazione. Si ritiene che la conclusione progettuale proposta in questa sede possa far fronte alle problematiche individuate e contribuire attivamente allo sviluppo e alla rigenerazione di tutto il territorio piemontese. La proposta progettuale presenta l’inserimento, attraverso l’adesione al bando pubblico, di una funzione studiata su misura per il quartiere interessato dalla rigenerazione, sfruttando il patrimonio architettonico presente. L’azione di questo progetto, si ritiene strategica non solo per l’identità dell’ex edificio industriale Incet, ma anche per i benefici che potrebbe portare all’intero quartiere. L’Associazione culturale che risponderà al bando per l’attribuzione degli spazi ex Incet, si potrebbe cimentare in differenti aspetti inerenti, ad esempio, l’arte contemporanea, l’artigianato, il riutilizzo dei materiali di scarto, e si farebbe promotrice di attività legate all’attività svolta; in questa ricerca si è guardato verso le più recenti tendenze dell’arte contemporanea che vedono come protagonisti i materiali riciclati o il riciclo in se: laboratori integrati, seminari e workshop, organizzati prima nelle scuole e poi nel resto del quartiere, proposte di sensibilizzazione dei residenti al tema del riciclo e recupero di materiali di uso quotidiano sino a inglobare in questo processo il recupero dei luoghi abbandonati della città. Inoltre l’Associazione si farebbe promotrice delle iniziative culturali legate al riciclo concorrendo così al benessere del cittadino, con le attività svolte e i meccanismi che da queste potrebbero innescarsi, ma contribuirebbe innanzi tutto alla trasformazione di luoghi e ambiti che richiedono una spinta rigenerativa.
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Bibliografia
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Appendice
Intervista 1 DATA: 09/11/2014 INTERVISTATO: Alessandro Bollo RUOLO: Responsabile della Ricerca e Consulenza c/o Fondazione Fitzcarraldo. Ideatore e responsabile editoriale di Fizz. Prof. c/o Politecnico di Torino. LUOGO: Fondazione Fitzcarraldo
MARKETING CULTURALE Cosa si intende per Marketing Culturale? La crisi economica mondiale e il ridimensionamento della finanza pubblica di settore hanno velocizzato un processo che sta mettendo in discussione le modalità canoniche con cui si è prodotta e sostenuta, perlomeno negli ultimi due secoli, un certo tipo di cultura. In Italia la situazione appare, per certi versi, ancora più complessa e contraddittoria. Se da un lato è indubbio che l’arte e la cultura facciano parte del nostro dna, che il nostro territorio sia “un museo a cielo aperto” impreziosito ovunque da ricchezz storiche, artistiche e paesaggistiche – senza cadere però nei luoghi comuni che vorrebbero il nostro paese detentore addirittura della metà del patrimonio mondiale di beni culturali – , dall’altro soffriamo di una visione spesso statica e “posizionale” del nostro patrimonio culturale. La nostra eredità storica e artistica rischia, paradossalmente, di impegnare tutte le risorse e le progettualità nella tutela e nella conservazione dell’esistente. Il nostro patrimonio deve essere adeguatamente valorizzato, bisogna realizzare esperienze culturali che siano di qualità e significative sia per la popolazione locale sia per i turisti, favorire l’accessibilità, migliorare la comunicazione e la mediazione dei molti e latenti significati inscritti nelle città, nelle opere d’arte, nei paesaggi, negli spettacoli di teatro che spesso rimangono nascosti e inascoltati dalla maggior parte della popolazione. È il territorio che rende l’evento unico nel suo genere oppure è l’evento che caratterizza quel territorio? Dipende, ci sono alcuni casi con dei grandi eventi che hanno caratterizzato il territorio come ad esempio il Festival di Salisburgo e Spoleto Festival in cui c’è una forte associazione per la quale la capacità, la qualità e la forza dell’evento ha trascinato poi un brend di territorio. Ci sono casi in cui avviene esattamente l’opposto: un’idea culturale buona ma supportata da una serie di fattori che possono essere riassunti con non accoglienza del luogo. Dipende molto da contesto a contesto. Quello che bisognerebbe fare è una progettazione molto 197
attenta a lavorare in modo interlocale ovvero progettazione locale, quindi calata nel territorio e caratterizzata dalla partecipazione con i suoi abitanti, però poi bisogna sforzarsi a creare delle dimensioni lunghe con altri territori sia nazionali sia all’estero. Bisogna sempre viaggiare in questo doppio binario: un’occhio fuori e un’occhio alle potenzialità del luogo in esame. L’unire la rete lunga con la rete corta diventa una sfida progettuale interessante. Ci sono più spesso delle realtà che lavorano o solo a livello locale o solo sulle reti lunghe il quale emblema sono le cattedrali o navicelle calate in un territorio che però non hanno nessun nesso con esso. Quindi sia l’eccesso di provincialismo sia la navicella calata nel territorio sono realtà poco funzionali e inefficienti. Torino da questo punto di vista ha sviluppato una biodiversità di proposte sia sulla rete lunga che sulla rete corta; quello sul quale bisognerebbe più lavorare è quello relativo al modello culturale: cioè spazi dove produco cultura e non solo consumo.
L’EVENTO E IL LUOGO L’evento può essere utilizzato come strumento di rigenerazione di uno spazio/quartiere? Quello che si dovrebbe fare sarebbe individuare dei momenti di confronto tra l’opinione pubblica e il portatore di interesse e quindi dei tavoli sui quali discutere di progettualità, vocazioni e sualla sostenibilità. Sarebbe interessante vedere se esistono già delle proposte convincenti in merito alla vocazione generale e alla funzione che in qualche modo declina questa vocazione. Più che delle idee ci vuole un progetto, intergazione armonica di più settori tale per cui in questi spazi si crei vitalità, posti di lavoro, risorse economiche etc. In questo modo, se la proposta è convincente ed è sostenuta da un equipe capace, l’amministrazione potrà decidere le modalità con le quali potrà poi affidare e la logica di affidamento (project financing, bando, etc.). Paratissima al Moi ha dimostrato che un evento può non avere un effetto duraturo nel tempo. Quali dinamiche, anche spontanee, dovrebbero innestarsi nel luogo per far si che non rimanga inattivo nei mesi che lo separano dall’evento? Questo è un tema centrale per tutta una serie di cose, tra l’altro io ho rilasciato un’intervista a Faenza al festival di impresa e cultura e coordinavo un workshop sugli spazi industriali e ho rilasciato proprio un’intervista su questo tema. Da un lato abbiamo una vasta disponibilità di spazi industriali derivati dalla produzione post-fordista delle città, un ultimo censimento dice che il 3% delle città ha a che fare con edifici industriali in abbandono che rappresentano delle opportunità, ma anche dei vincoli molto grossi. Il tema degli spazi industriali è un tema che ha ormai 40 anni, Glasgow a metà degli anni ‘80 ed è stato affrontato in modo diverso e si è creata a proposito anche una certa mitologia cioè che di fatto creare dei cluster creativi, di spazi di incubazione di attività negli spazi industriali fosse un automatismo per generare vitalità per riposizionare la città e questo ha portato alla rigenerazione di molti spazi urbani con una forte dominanza creativa come Factory ad Helsinki piuttosto che Marsiglia, Glasgow piuttosto che l’Olanda. Oggi però la situazione è molto diversa rispetto a 10/15 anni fa, in primo luogo perchè la situazione economica è molto diversa: i grandi investimenti immobiliari 198
fanno grosse difficoltà, ci sono dei problemi economici da parte dei comuni e in generale degli enti pubblici a partire dai costi di gestione alla manuntenzione ordinaria e straordinaria, le bonifiche di questi spazi industriali e quindi da un lato questo sollecita il riutilizzo di questi spazi, dall’altro la sostenibilità di questi spazi. Paratissima 2014 avrebbe dovuto svolgersi per il secondo anno consecutivo all’interno dell’ex M.O.I. nel quartiere di Borgo Filadelfia, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Che genere di investimenti/azioni dovrebbero, secondo lei, essere fatti dall’amministrazione o da altri soggetti per non lasciare inutilizzati spazi di questo genere? Cultura e creatività possono essere una soluzione per rigenerare questi spazi però ci deve essere alle spalle un progetto urbano molto forte, neppure la collaborazione tra pubblico e privato risolve il problema e lo spazio di Paratissima insegna nel senso che non bastano le decine e migliaia di metri quadrati al Moi, se poi non ci sono delle condizioni abilitanti da parte dell’amministrazione pubblica che consentano ai soggetti di operare. Per condizioni abilitanti vuol dire che si è passati dalla logica del contributo in cui l’amministrazione erogava dei fondi ad una situazione dove i soldi non ci sono più e quindi vengono meno i contributi però l’amministrazione deve almeno metterti nelle condizioni di operare bene: da un lato l’amministrazione ti dice devi essere bravo tu più imprenditore, muoverti con le tue gambe, diversificando le fonti di entrata e devi anche leggere queste opportunità che io ti do che sono ad esempio la disponibilità di spazi, però allo stesso tempo devo metterti nelle condizioni dal punto di vista normativo e burocratico di usare questi spazi. Non ha senso comunque andare a costruire degli spazi ex novo quando esistono già degli spazi dove produrre e fare esperienze di cultura. In questi spazi non di può solo ragionare solo nel senso di consumo di cultura ovvero basato sulla fruizione (faccio un teatro o un cinema perchè qualcuno va a vederli), ma l’aspetto interessante è che questi sono degli spazi ibridi e dovrebbero essere pensati anche progettualmente come degli spazi ibridi, ci sono sicuro dei momenti di fruizione, ma ci sonoanche dei momenti di produzione e condivisione, si crea una sorta di serendipity anche dal punto di vista produttivo.
TORINO CAPITALE EUROPEA ALLA CULTURA La sua opinione sulla non candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2019. Non si è candidata perchè non aveva tanto senso che si candidasse nel senso che aveva già avuto un ciclo espansivo molto forte nei confronti delle attività culturali, aveva già avuto le olimpiadi come grande evento, comunque ha già avuto una sua ciclicità forte, aveva già definito un suo posizionamento culturale. Secondo me in quel periodo non era sentita l’esigenza di candidarsi a Capitale Europea alla Cultura; non è stata un decisione dell’amministrazione però queste cose nascono normalmente da due matrici, una matrice dal basso, quando c’è un’esigenza forte dal territorio che reclama questo tipo di sfida, Matera ad esempio, la città che ha vinto, vi era un forte associazionismo giovanile già a partire dal 2008, i giovani quindi pensavano che una delle occasioni di riscatto di rigenerazione e roposizionamento di una città che viveva una grossa crisi di identità, sociale ed 199
economica potesse passare per la cultura, quella voce è diventata poi un pochino più robusta anche dal punto di vista delle intenzioni culturali, quando si è capito che quella specie di provocazione iniziale poteva diventare un percoso fattibile a quel punto c’è stata una sorta di istituzionalizzazione del processo, per cui le associazioni sono state assorbite da un comitato che poi è diventata una fondazione perchè il tipo di sfida, complessità e di finanziamenti richiesti richiamavano da un’associazione destrutturata di ragazzi ad una cosa che fosse in grado di affrontare quel tipo di complessità. L’atra dinamica è invece una dinamica top down cioè quando la città decide di candidarsi perchè quello è un pezzo per il suo riposizionamento. Torino questo tipo di scelta l’aveva già fatta a partire dalla metà degli anni 1990 con il primo piano strategico; già allora si era detto che il riposizionamento di Torino doveva anche passare per i processi culturali creativi che poi nel secondo piano strategico sono diventati conoscenza in senso lato, quella roba lì aveva dei progetti che si sviluppavano a cascata e le olimpiadi sono state un volano molto forte anche per il contributo culturale. Torino è arrivata già scarica alle Capitali Europee perchè quel percorso l’aveva già fatto, c’è stato anche il cambio di amministrazione in quegli anni e ci sono anche state delle realtà che hanno provato a candidare Torino, un mondo associativo che poi ha anche redatto un dossier “La candidatura di Torino a «Capitale Europea della Cultura» 2019 “, che era però un dossier molto parziale che diceva una serie di cose e una serie di soggetti che però non erano molto rappresentativi e quindi non hanno fatto breccia. Le Capitali Europee in generale sono strumenti di rigenerazione urbana, di riposizionamento, delle piattaforme di sviluppo, non solo per i fondi perchè alla fine il premio che arriva è di 1,5 milioni, su un bilancio di 50 milioni, i restanti 48,5 milioni te li devi trovare tu; ci sono quindi soldi del Ministero, della Regione etc. La Capitale Europea funziona in quei territori dove è necessario creare un’identità e quindi è servita a Matera a Perugia, Siena insomma in tutte quelle regioni che si trovano in quelle condizioni dove si trovata Torino dieci anni prima.
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Intervista 2
DATA: 14/11/2014 INTERVISTATO: Alessandro Stillo RUOLO: Art Director at Fondazione Triulza, Co-Art Director Paratissima LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
MARKETING CULTURALE Secondo il Rapporto Annuale 2013 sulla cultura in Piemonte svolto dall’Osservatorio Culturale del Piemonte, sono più di 33 mila le imprese creative registrate attive nella produzione culturale piemontese, che rappresentano più del 7% delle realtà attive nel settore in Italia. Può essere questa la via dunque per la rigenerazione del nostro territorio? Se si, in quale direzione e quali misure dovrebbe prevedere ancora l’amministrazione pubblica? Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta è sicuramente si, non solo perchè noi siamo operatori del settore, ma perchè è evidente che in Piemonte c’è stato e c’è un trend che va in questa direzione e poi perchè qualsiasi cosa aumenti la competitività e la produttività del territorio è ben accetta e in questo senso l’atre e la cultura sono ssolutamente importanti e prioritarie. Per quanto riguarda quelo che dovrebbe fare l’amministrazione pubblica, la questione vera secondo me è andrebbe posta in modo diverso: oggi l’amministrazione pubblica non è più il mejor competir o il primo stakeholder, ma è un primus inter pares spesso inters pares e basta, non è neppure il primo perchè ci sono le amministrazioni pubbliche, comune e regione togliamo la provincia che ormai è andata, le fondazioni bancarie in particolare CRT e San Paolo e la Camera di Commercio, stanno molto investendo in questo settore, il Politecnico ugualmente quindi ci sono degli incubator c’è questa prefigurazione delle OGR. Quindi sicuramente il panorama è più variegato evidentemente ma non c’è un coordinamento di chissà che tipo. Quindi cosa si dovrebbe fare? Io, credo che già si stiano facendo delle cose buone, quello chemanca sono due cose basic che sono 1. dei servizi gratuiti veri ed efficienti comuni che le strutture possano non pagare (uffici, telefoni, uffici stampa, anche qualche fornitore, consulenze fiscali tributarie; 2. dei fondi, che potrebbero essere concepiti come fondi rotativi. Spesso il termine di Marketing Culturale viene affiancato da altri due concetti quali Industria Creativa e Mercato degli Eventi. Questi due concetti contribuiscono allo sviluppo di un territorio? Se si, in che 201
modo? Certo che contribuisco allo sviluppo del territorio bisogna però distinguere: il Mercato degli eventi è un pezzo importante ma circoscritto della strategie culturali di un territorio, cioè per sviluppare un territorio dal punto di vista cultura servano delle strategie di medio-lungo periodo (medio periono equivale a 2-3 anni, mentre lungo periodo significa 4-5 anni). L’Industria creativa sta alla base assieme al tessuto culturale di una città, mentre il marketing culturale è un pezzo di tutto questo. Il mercato degli eventi è connesso con il Marketing Culturale, ma può anche non esserlo. Io credo che quello che conta oggi sia la strategia culturale, ovvero una forma di Marketing culturale che vede nel mercato degli eventi una forma di azione; ti dico questo perchè il italia e all’esterno abbiamo spesso assistito a dei casi di inversione della prospettiva in cui il Marketing culturale sostituiva la strategia culturale portand al mercato degli eventi. Il mercato degli eventi è meraviglioso, il problema è che se è solo mercato degli eventi risponde ad una strategia che è solo quella del Marketing culturale. Il Marketing culturale può essere utilissimo a coinvolgere il cittadino, il territorio ed a promuovere il territorio fuori dalle cinte daziarie, fuori dalla regione e fuori anche dalla nazione di appartenenza, il problema è che questo non può sostituirsi alla strategia culturale altrimenti bisognerebbe che tutte le città del mondo facessero gli impressionisti e la neve: mostra di livello medio che c’è stata qualche anno a Torino che però ha registrato 200 mila visitatori. Secondo lei che ruolo possiedono gli eventi culturali nel panorama italiano e nello specifico nella realtà piemontese? La strategia culturale di Torino è stata quella di accreditarsi nel campo dell’arte contemporanea. Cattelan con Shit and Die, è Marketing culturale pur essendo anche una produzione artistica di un certo livello, però è comunque un’azione di Marketing altrimenti la mostra non l’avrebbe chiamata Shit and Die, l’avrebbe chiamata inun altro modo: attraversamenti, paesaggi...perchè l’ha chiamata Shit and Die? Perchè è Marketing. La strategia culturale è quella di dire: Vogliamo che Torino ed il Piemonte diventino il punto di riferimento per l’atre contemporanea dell’italia e di tutto il mondo? Ecco quindi che vengono organizzate delle fiere e messe in relazione tra loro, facciamo in modo di avere musei di alto livello, etc. Il mercato degli eventi esiste, ma come d’altronde esistono tanti altri mercati come quello dell’arte contemporanea, quello delle mostre, va benissimo ma sono solo un pezzetto di tutta la strategia; l’industria creativa è un pezzo importante che però in qualche modo sta attecchendo adesso da una Strategia, quella di Torino, che è nata 15 anni fa.
L’EVENTO E IL LUOGO L’evento può essere utilizzato come strumento di rigenerazione di uno spazio/quartiere? Si, ad esempio un evento come le Olimpiadi è stato un toccasana per la città, c’è da dire però che l’amministrazione ha fatto costruire degli edifici senza poi sapere a cosa destinarli una volta terminato l’evento. 202
Paratissima al Moi ha dimostrato che un evento può non avere un effetto duraturo nel tempo. Quali dinamiche, anche spontanee, dovrebbero innestarsi nel luogo per far si che non rimanga inattivo nei mesi che lo separano dall’evento? Secondo me la domanda è mal posta e qui torniamo al mercato degli eventi. Un evento come Paratissima, dovrebbe localizzarsi in una struttura che c’è a prescindere. Tutti si pongono il problema di capire che cosa ci deve essere tra una paratissima e l’altra, ma il problema che ci si dovrebbe porre è quello di capire in che modo liberare uno spazio nei 10-15 giorni in cui viene vatto l’evento, non cosa fare tra una paratissima e l’altra. Se io devo pormi il problema di trovare un’occupazione in spazi che non sanno come venire altrimenti occupati da un anno altro, c’è qualche cosa di sbagliato nell’approccio. Quello che non va è che M.O.I. E Torino Esposizioni sono dei buchi neri. La domanda più corretta sarebbe: perchè i Bandi di assegnazione del M.O.I. vanno deserti? L’anno scorso è stato emesso un bando dall’amministrazione per l’occupazione di una parte degli spazi, però alla fine non si è presentato nessuno. Le due realtà che lo coordinano non sono capaci ad organizzarsi, la prima è il comune e la seconda dell’Associazione Parco Olimpico, una struttura di proprietà pubblica ma di diritto privato. Paratissima 2014 avrebbe dovuto svolgersi per il secondo anno consecutivo all’interno dell’ex M.O.I. nel quartiere di Borgo Filadelfia, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Che genere di investimenti/azioni dovrebbero, secondo lei, essere fatti dall’amministrazione o da altri soggetti per non lasciare inutilizzati spazi di questo genere? Beh per sistemare il M.O.I. servirebbe un investimento non indiferente, sono per per l’impianto elettrico bisognerebbe spendere una cosa come 1 milione di Euro. Quegli spazi dovrebbero essere usati al meglio delle loro capacità sixt antibus rebus (locuzione latina traducibile con stando così le cose). Oggi la città non ha soldi quindi dovrebbe cominciare a dire “ bene costruiamo degli studi d’artista” per dire...Allora diamogli 100 Euro al mese senza il riscaldamento, il concetto è che se lì è popolato, il luogo non viene vandalizzato. Allora quando arriva ad esempio Paratissima, si trova una situazione medio-sana. Dall’altra parte questo non è stato fatto perchè in questo senso c’è una carenza di strategia da questo punto di vista. In più c’è da dire che nessuno ha avuto il coraggio di calcolare i costi reali di avere una struttura che giorno per giorno si degrada sempre di più. Per cui, per non fare degli studi d’artista, non si utilizza una strutta. Io comunque da co-organizzatore di Paratissima sono stato molto soddisfatto di Torino Esposizioni come luogo per la manifestazione. Per l’artista che espone Torino Esposizioni è un luogo ottimale per più ragioni: la luce, l’esposizione, la posizione del luogo, le pareti, per la fruibilità, per essere un unico spazio; le opere vengono assolutamente valorizzate. Dal punto di vista artistico quella E’ la struttua.
RELAZIONI CON ALTRI EVENTI
Alcuni eventi spesso vengono definiti e accompagnati dal termine inglese “Off”. Cosa rende un 203
evento Off rispetto ad un altro? Un evento Off o anche detto Fringe è un evento indipendente che si affianca ad un evento principale e che in qualche modo lo completa o che in un qualche modo che costituisce la faccia alternativa. Il primo Fringe è nato ad edimburgo e si è via via gonfiato fino a diventare quasi più importanti dell’evento principale. Il caso di Paratissima è un fenomeno assolutamente autonomo e indipendente. Artissima e Paratissima sono due eventi culturali dai caratteri differenti, tuttavia il loro legame è indissolubile. Come può essere letto il connubio tra questi due eventi? Quali le potenzialità? Quali le problematiche? C’è una fortissima relazione di contenuti, ma non c’è nessun genere di connessione tra le due organizzazioni. Paratissima nasce perchè c’è Artissima. Io credo che sarebbe utilissima una collaborazione, anche dialettica e più battagliera, ma di certo non fare finta che non ci sia anche Paratissima.
TORINO CAPITALE EUROPEA ALLA CULTURA La sua opinione sulla non candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2019. Io credo che sia per più ragioni, la prima è che la Strategia culturale di Torino è nata 15 anni fa, quindi prima rispetto ad altre realtà e di conseguenza la sua candidatura a Capitale Europea non è servisse più di tanto; poi credo ci fosse stata un po’ di insipienza dall’altra parte e poi ancora c’è da dire che le capitali culturali sono delle realtà medio piccole, invece Torino è una realtà differente. Io sono serenamente convinto che Torino sia una città ricca di cultura, cultura che in molte volte è stata ostacolata anche dagli enti locali, non è che lavorare a Torino con l’amministrazione sia proprio una passeggiata. Torino, secondo me è una delle città che più in Italia ha promosso il municipalismo: l’ente locale ad un certo punto è diventato lui il promotore di eventi attraverso differti formule, pagava e comandava; oggi secondo me si sconta questo fatto: le stesse persone prima coinvolte sono persone che si sono formate nella logica del “l’amministrazione organizza l’evento”, lavorare in un’altra logica, che è una logica di relazione, implica un approccio e una messa in discussione profandamente divera; il comune era abituato a promuoverli lui gli eventi, adesso non c’hanno più soldi e gli tocca andare agli eventi degli altri e facilitarli, ma non è la stessa cosa. Torino rispetto al panorama culturale nazionale. Torino ha deciso negli anni ‘90 di prendere la direzione dell’arte e della cultura, prima degli anni ‘90 c’erano il Castello di Rivoli e la Gam che rissquotevano un certo successo. Quello che tu vedi ora è il risultato di una strategia culturale. Oggi, all’estero, Torino non è più conosciuta come la città di Rivoli o della Gam, ma per Artissima, Paratissima etc. Tutti eventi comunque nati dopo un processo strategico.
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Intervista 3
DATA: 18/11/2014 INTERVISTATO: Damiano Aliprandi RUOLO: Presidente Ylda, Co-Art Director Paratissima, Ricercatore per Fondazione Fitzcarraldo. LUOGO: Associazione Ylda, via Mazzini, 25, Torino.
MARKETING CULTURALE Secondo il Rapporto Annuale 2013 sulla cultura in Piemonte svolto dall’Osservatorio Culturale del Piemonte, sono più di 33 mila le imprese creative registrate attive nella produzione culturale piemontese, che rappresentano più del 7% delle realtà attive nel settore in Italia. Può essere questa la via dunque per la rigenerazione del nostro territorio? Se si, in quale direzione e quali misure dovrebbe prevedere ancora l’amministrazione pubblica? Per imprese creative si considerano un ampio spettro di aziende che poco hanno a che fare le une con le altre. Tra le aziende creative ci siamo noi di Paratissima così come un’azienda che produce filmati e documentari, c’è uno studio di architettura, un teatro, una grande cooperativa che lavora per il sociale e ci mette la cultura dentro. E’ necessario capire nello specifico cosa siano le imprese culturali creative. Nel rapporto annuale du Symbola già là hai un’idea. Quel rapporto è nato per esigenze politiche, fondalmentantalmente per mostrare che la cultura è un Driver di sviluppo e quindi ci hanno scritto tutto quello che è il panorama piemontese. Queste imprese possono con considerarsi strumenti rigenerativi per il nostro paese, a patto che producano fatturato, posti di lavoro e attività capaci di produrre un certo impatto sul territorio e che questo impatto sia sostenibile. Un’azienda che fa filmati sul mercato globale, ma che ha una sede operativa a Torino rientra sulle 30.000, ma ha 0 impatti su Torino perchè la produzione la fa in un altro posto, i contatti vengono fatti in un altro posto è a Torino, ma potrebbe essere in un qualsiasi altro posto nel mondo. Altri soggetti come ad esempio un’azienda che fà visite guidate a Torino produce qui e quindi crea nuove possibilità nella città. Bisognerebbe educare i cittadini, educarli al concetto del riciclo alla pulizia, il rispetto per i beni culturali che visita, un comportamento etico anche nei confronti dell’alimentazione. Quindi questo è il frame work generale. Ci sono delle imprese che grazie alla creatività riescono qualche volta a trasformare quella creatività in capacità imprenditoriale. In alcuni casi quella capacità ha una presa diretta nel territorio, ma non sempre alle volte si vede il contrario e cioè che creatività e cultura prendono spunto da un territorio ma devono avere una visione 205
più globale e quindi non è come una volta che facevi la tua aziendina in una strada e in qualche modo ci avevi a che fare con le altre persone di quella e ad esempio ci facevi una festa, contribuivi a tenerla pulita. Adesso la situazione molto diversa, uno studio di architettura come Argent de Posh è a Torino, ma lavora in altre parti del mondo. Che cosa potrebbero fare le amministrazioni e nello specifico quella piemontese? Creare in contesto migliore affinchè aziende creative di questo genere non scappino e vadano in un altro paese. Torino ha dei grossi limiti in questo senso, il primo è che ha un passato industriale vincolante ovvero la Fiat che ancora non è riuscita a scrollarsi di dosso quindi a quanto pare non ci tiene tanto alla possibilità di essere qualche cosa di diverso, tra l’altro adesso la fiat se ne è anche andata da Torino quindi è proprio rimasta senza padre. Dall’altra parte c’è anche un problema di collegamenti con le infrastrutture, se l’azienda ha bisogno di un mercato globale per vivere a Torino, Torino è ancora troppo periferica malgrado la vicinanza con Milano e la sua vicinanza con la Francia, quindi con l’europa, infatti Torino era un tempo l’avamposto europeo dell’Italia, adesso invece è schiacciata da Milano economicamente, quindi i soldi girano lì, anche nell’arte, Torino ha questa capacità di rendere meno ansiose le persone quindi c’è la possibilità di sperimentare e incubare delle aziende, ma quando poi le imprese arrivano ad un certo livello, come ad esempio la nostra, si trovano ad evere a che fare con il fatto che è mal collegata, che Caselle è un pessimo aeroporto che di treno, anche da Milano ce ne sono pochi, che per arrivare qui in macchina c’è da fare un sacco di strada e se tu da Torino devi andare a lavorare all’estero devi quasi sicuramente andare a Malpensa o a Roma. Quindi Torino ha dei limiti infratrutturali e poi culturali perchè il torinese è poco imprenditore rispetto al milanese, si lancia poco, tende a lavorare molto sul suo e a vedere un po’ con sospetto tutto quello che esce fuori da canoni prestabiliti. Torino è una città cadente in forte declino adesso, ha vissuto degli anni positivi grazie anche non solo alla presenza delle Olimpiadi, ma anche al Piano strategico che avevano studiato in modo condiviso le amministrazioni. Adesso quel piano nn c’è più, si vive alla giornata, abbiamo un Comune e una Regione che sono sull’orlo del commissariamento mancano delle risorse anche per le attività culturali di base, e quindi dal mio punto di vista sono molto sfiduciato sul futuro di Torin che va di pari passo con il futuro dell’Italia. Spesso il termine di Marketing Culturale viene affiancato da altri due concetti quali Industria Creativa e Mercato degli Eventi. Questi due concetti contribuiscono allo sviluppo di un territorio? Se si, in che modo? Innanzi tutto definiamo il concetto di territorio, ci sono tante scale di grandezza, un territorio può essere un quartiere come può essere una nazione. Un territorio può essere totalmente in declino oppure essere ricchissimo quindi un territorio può essere tante cose. Sia le industrie creative che il mercato degli eventi possono contribuire alla crescita di un territorio da due punti di vista, il primo riguarda la sua maturità ad affrontare certi temi relativi alla creatività e alla cultura. Se invece ci troviamo in una situazione simile a quella in cui siamo trovati al M.O.I. Deve dell’arte e della cultura non gliene fregava niente, era in preda ad un declino soprattutto mentale che li portava a dover soppravvivere giorno dopo giornoe non ad investire in processi di 206
lungo periodo, sono anche poco familiari con le pratiche artistiche perchè non le vanno a vedere. Hai un tipo di commercio diverso dall’ambito culturale come può essere lo studio di un designer, di un architetto o di terziario avanzato, non c’è questa familiarità con ambiti di un certo livello culturale e creativo. Il fatto di intervenire con delle attività culturali genera degli attriti alle volte molto forti.
L’EVENTO E IL LUOGO L’evento può essere utilizzato come strumento di rigenerazione di uno spazio/quartiere? Quando noi siamo andati al M.O.I, pensavamo di fare del bene: portiamo l’arte e la cultura, ma ci siamo trovati di fronte delle persone che non erano preparate, non erano interessate. Se ad esempio prendiamo in considerazione un altro quartiere della città come ad esempio San Salvario, nel giro di cinque giorni abbiamo trovato negozi che hanno fatto una mappa e che hanno messo degli artisti dentro. E’ la stessa città ma con quartieri differenti, ma a San Salvario Paratissima ha trovato un quartiere che stava crescendo, stava emergendo con le sue aasociazioni i suoi commercianti e i suoi abitanti che erano predisposti al cambiamento di un quartiere problematico e pericoloso per diventare invece un quartiere creativo e bohemien, c’era uno scopo comune di andare nella medesima direzione. Non era un consapevole, però lo facevano tutti. Paratissima è arrivata in quel momento di trasformazione e c’è stato uno sposalizio tra le due parti. Maturo è stato l’atteggiamento del commerciante di San Salvario che diceva “Va bene, ti pago una quota d’iscrizione per avere all’interno del mio negozio un artista, mi impegno per tre giorni con questo artista, lo faccio perchè desidero cambiare il mio territorio, questo è un sostegno forte.Uno dei limiti che io vedo spesso parlando con le persone che si occupano di questo tema è considerare il territorio come un’entità con le braccia aperte a prescindere quando si trattano temi creativi o culturali, non è mai così. Ci sono stadi di maturità diversi. Per esempio un quartiere come quello del M.O.I. Avrebbe richiesto un’attività preventiva di qualche anno per preparare le persone, un processo partecipato dunque. Un’impresa creativa non andrà mai a Borgo Filadelfia, pechè non c’è un’atmosfera creativa. Il terziaro avanzato, quindi le industrie creative, vanno là dove c’è un territorio che ha un offerta di servizi che intercettano il desiderio di un creativo che è quello di essere stimolato. Così come gli eventi, non lasciano segno se il contesto all’interno del quale sono inseriti non è stimolante. Paratissima al Moi ha dimostrato che un evento può non avere un effetto duraturo nel tempo. Quali dinamiche, anche spontanee, dovrebbero innestarsi nel luogo per far si che non rimanga inattivo nei mesi che lo separano dall’evento? Paratissima sarà sempre vetrina per giovani emergenti, mail mio sogno è che diventi una vetrina per artisti di tutta Europa, mettendo in conto che comunque Torino è difficile da raggiungere. Esportiamo in format e facciamo Paratissima anche fuori. L’unico modo per farci conoscere in Europa è proprio questo, portare il nostro format e ricrearlo da un’altra parte. Stiamo lavorando per fare un kit tool con delle linee guida per fare 207
paratissima nel tuo paese, richiamando quindi al concetto di Paratissima di 10 anni fa: amici che esponevano in un appartamento. Paratissima 2014 avrebbe dovuto svolgersi per il secondo anno consecutivo all’interno dell’ex M.O.I. nel quartiere di Borgo Filadelfia, ma qualcosa non è andato secondo i piani. Che genere di investimenti/azioni dovrebbero, secondo lei, essere fatti dall’amministrazione o da altri soggetti per non lasciare inutilizzati spazi di questo genere? Paratissima non tornerà mai al M.O.I. Perchè il territorio non è pronto. Paratissima il prossimo anno continuerà a fare quello che già ora fa, quindi fare un evento in posti predisposti ad accoglierlo. Il discorso cambia se ci fosse una situazione migliore dal punto di vista economico come qualche anno fa quando l’amministrazione dava anche 50/60 Mila Euro per eventi di questo genere, adesso che non ci sono più questi finanziamenti chi le fa queste cose? Chi riesce a farle? Nel caso di Paratissima, è possibile trovare persone e risorse che preparano il territorio fino però ad un certo punto. Paratissima ha raggiunto un livello di conoscenza che anche in un posto come Torino Esposizioni che all’esterno ha poco territorio riesce a vivere; è reale la vicinanza a San Salvario, ma è una vicinanza tutt’altro che reale, è solo mentale; buona parte delle persone che vivono a San Salvario non si spostano. Torino Esposizioni è un contenitore e basta e così facendo Paratissima perde di sicuro la connotazione territoriale; d’altronde era impossibile per Paratissima rimanere a San Salvario perchè il territorio era diventato un limite: paratissima era diventata troppo grande e creava un richiamo di persone talmente grande da creare un vero e proprio disturbo per il quartiere. In più era cambiata l’economia del quartiere, c’erano infatti un sacco di luoghi sfitti, dopo Paratissima non c’è stato più un posto libero e i commercianti potevano contare su una quantità di gente costante tutto l’anno. I soldi che portava l’evento di Paratissima nel mese di novembre non erano più sentiti come necessari, il numero degli artisti aumentava e posto dove metterli non ce ne era più perchè non c’erano più sfitti; era dunque necessario avere una nuova location. Per rimanere a San Salvario non avremmo potuto sviluppare Paratissima.
RELAZIONI CON ALTRI EVENTI Alcuni eventi spesso vengono definiti e accompagnati dal termine inglese “Off”. Cosa rende un evento Off rispetto ad un altro? Off vorre dire alternativo, non istituzionale, in realtà adesso off a Torino assume un altro connotato: Salone del libro e Salone del gusto fanno il loro evento off poiché al di fuori della sede principale dove avvene l’evento main. Artissima usa il termine off riferendosi all’esposizione di Cattelan. E’ un termine un po’ troppo utilizzato in gerale perchè dire off “fa figo”. Io sono più affezionato al nostro off cioè un evento separato e dai connotati differenti anche opposto, un po’ come Salone e Fuori salone a Milano. 208
Artissima e Paratissima sono due eventi culturali dai caratteri differenti, tuttavia il loro legame è indissolubile. Come può essere letto il connubio tra questi due eventi? Quali le potenzialità? Quali le problematiche? Paratissima è totalmente differente da Artissima: Paratissima è una festa, Artissima sono tutti ingessati, Paratissima è sempre in movimento mentre Artissima viene fatta sempre nello stesso posto, etc. Dal punto di vista organizzativo noi dialloghiamo con alcuni membri dello staff, ma non con la direttrice. Abbiamo proposto delle collaborazioni, ma in realtà non sono interessati. Finchè Paratissima non acquisisce un pubblico internazionale dipende da Artissima il ruolo di attrattore per stranieri. Da questo punto di vista siamo noi di Paratissima siamo un evento parassita per Artissima perchè succhiamo parte del pubblico internazionale; per quello siamo in contemporanea e non staccati nel tempo.
TORINO CAPITALE EUROPEA ALLA CULTURA La sua opinione sulla non candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2019. Non ci sono le competenze per farlo nel senso che Matera è stato un progetto che ha vinto e che ha anche lavorato molto prima della candidatura e ha scelto un professionista Paolo Verri che guardacaso ha lavorato a Torino e che guardacaso è stato cacciato, perchè aveva indivuduato uno sponsor alternativo alla Fiat per il festeggiamento dei 150 anni dell’Unità di Italia, aveva trovato la Volkswagen, per questa ragione è stato cacciato, è andato a Matera e la città ha vinto. Uno come Verri lavora per anni inun territorio che per anni supporta quel tipo di candidatura e quindi i materani, come in Puglia i leccesi, si crea un processo di condivisione costante per cui una massa critica di persone e soggetti supporta la candidatura e arricchichisce la candidatura di progetti, non è una cosa vuota. Torino forse avrebbe potuto farla, però non so chi avrebbe potuto dal punto di vista delle competenze, perchè quelli che conosco io che sono persone Ancient Regim non credo avrebbero avuto la capacità di farlo, secondo probabilmete perchè di opportunità, dopo le Olimpiadi già Torino ne aveva avuta. Devi considerare queste candidature come eventi che non portano soldi diretamente, ma dà un forte contributo in comunicazione, i soldi ed i finanziamenti deve trovarli in altro modo. Matera ha trovato aziende e finanziamenti per sostenere alcuni progetti, l’Europa non dà nulla. A Lecce hanno tirato fuori 2,5 Milioni di Euro da finanziatori salentini che facevano progetti dentro la candidatura. Le statistiche dimostrano che per il fatto di diventare Capitali Europee alla Cultura, si innescavano dei meccanismi forti e rigenerativi a lungo termine; a Genova ad esempio rifecero il porto.
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Intervista 4
DATA: 23/11/2014 INTERVISTATO: Sara Covanti RUOLO: Curatrice Artistica N.I.C.E. LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
Come siete entrate nel “sistema Paratissima”? Grazie al nuovo progetto NICE (New Indipendet Curatorial Experience) nato in occasione della decima edizione di Paratissima. Quanti artisti espongono nella vostra area e qual è stata l’idea di base che ti ha portato a scegliere loro? Nella mostra Place to Be espongono 17 artisti scelti sulla base dell’attinenza della loro ricerca artistica con il tema affrontato nella mostra: la questione dell’abitare declinata nelle sue molteplici sfaccettature. Pensi che questa esperienza di Paratissima possa diventare un trampolino di lancio per la vostra attività futura? In che modo? Credo che tale esperienza costituisca un momento importante nella mia formazione, offrendomi l’opportunità di confrontarmi con una realtà multiforme, dinamica e complessa come quella di un evento della portata di Paratissima e offrendomi inoltre la possibilità di mettermi alla prova nella gestione e organizzazione in prima persona di una mostra collettiva. Ciononostante, sono convinta della necessità di approfondire ulteriormente ed in modo più specifico la mia conoscenza riguardo il mondo della curatela prima di poter avviare un eventuale attività in questo ambito. Alla luce di ciò, non ritengo di poter considerare questa esperienza a Paratissima un trampolino di lancio. Cosa manca ancora a Paratissima? Cosa cambiereste del format attuale? Credo che quest’anno Paratissima sia arrivata ad un buon compromesso tra la sua vera natura, ovvero il fatto di essere una fiera d’arte in cui chiunque può iscriversi ed esporre per cinque giorni i propri lavori e un livello di qualità più alto e ricercato che era possibile trovare nelle gallerie presenti a G@p e nei progetti speciali. Il pubblico era molto soddisfatto, tutti si sono resi conto di questa nuova strada che Paratissima ha intrapreso, 210
più qualità continuando a dare a tutti la possibilità di esporre. Torino Expo è uno di quei tanti casi di edifici che, al termine dell’evento momentaneo, rimangono vuoti e inattivi. Se doveste immaginare di attribuire a questi luoghi una nuova funzione, quale sarebbe? Non sono torinese ma credo sia una vergogna che il comune non faccia nulla per utilizzare durante tutto il corso dell’anno location come Torino Esposizioni e l’Ex Moi. è una vergogna che questi luoghi vengano abbandonati a sé stessi per tutto l’anno e che prendano vita solo nei cinque giorni di Paratissima o nel week end di Operae. Questi luoghi, ideali per ospitare fiere ed eventi d’arte e non solo, vengono presi d’assalto dai vandali e se il comune non inizia a fare qualcosa tra qualche anno questi luoghi non saranno più agibili e la città verrà privata di edifici ricchi di storia. Credo che una buona idea sarebbe creare spazi di coworking per gli artisti di cui è ricca Torino, spazi in affitto per chi non si può permettere un proprio studio o per chi pensa che dalla collaborazione e lo scambio di idee possano nascere progetti interessanti.
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Intervista 5
DATA: 23/11/2014 INTERVISTATO: Roberta Finessi RUOLO: Curatrice Artistica N.I.C.E. LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
Come siete entrate nel “sistema Paratissima”? Sono entrata nel sistema paratissima grazie alla mia iscrizione al corso per giovani curatori N.I.C.E., ho conosciuto paratissima dopo varie ricerche in internet sempre inerenti ad un corso di curatela. Quanti artisti espongono nella vostra area e qual è stata l’idea di base che ti ha portato a scegliere loro? Nell’area dedicata alla mia mostra esponevano 14 artisti eterogenei (fotografi, scultori e pittori), ognuna di noi doveva scegliere un tema collegato al titolo di una canzone che sarebbe poi divenuto anche il titolo della mostra stessa. Scelto il tema e il titolo si è poi passati al database degli artisti iscritti a paratissima, sono stati guardate tutte le opere caricate su ogni pagina personale e attraverso queste fotografie ognuna di noi ha composto la sua lista di artisti. Gli artisti sono poi stati contattati e insieme abbiamo discusso del progetto e delle opere più idonee a rispettare il tema e l’idea di partenza. Il tema da me scelto è stato quello del viaggio non solo fisico ma anche mentale, ho scelto come canzone Altrove di morgan perché oltre al titolo anche il significato si collegava bene all’idea e al concetto della mostra e analogamente ho inserito gli artisti che a mio avviso potessero esprimere al meglio in mio concetto di altrove. Pensi che questa esperienza di Paratissima possa diventare un trampolino di lancio per la vostra attività futura? In che modo? Si, penso che questa esperienza possa essere un buon inizio per la mia attività futura infatti oltre a permettermi di imparare anche praticamente come si cura una mostra dalla nascita al disallestimento mi ha permesso di relazionarmi con moltissime persone artisti, staff, pubblico e anche media e di creare contatti. Ho capito che non bisogna per forza essere legati alle istituzioni pubbliche per poter lavorare a mostre o altri eventi culturali ma che molto spesso è meglio essere autonomi e indipendenti. Partecipare a Nice mi ha permesso inoltre di relazionarmi con le altre curatrici instaurando un rapporto di fiducia e stima reciproca che sicuramente ci 212
porterà a collaborare nuovamente e al più presto. Infine penso che per chi partecipa a Paratissima ed è residente a Torino sia un’opportunità davvero da non perdere perché oltre ad apprendere permette veramente di instaurare un rapporto con moltissime persone nei più svariati ambiti che porterà sicuramente a future collaborazioni di lavoro. Cosa manca ancora a Paratissima? Cosa cambiereste del format attuale? Purtroppo aver visto paratissima una sola volta non aiuta a rispondere a questa domanda anche perché l’allestimento della mostra non ha permesso di vivere appieno tutto il resto che è stato paratissima. Posso dire che secondo me il paraLive e il paraFashion andrebbero sicuramente migliorati così come il paraVideo. Ho trovato bellissimo il paraFuture penso che sia un settore che può veramente alzare il livello qualitativo di paratissima. In definitiva non cambierei radicalmente nulla dell’attuale format apporterei solo alcune modifiche. Torino Expo è uno di quei tanti casi di edifici che, al termine dell’evento momentaneo, rimangono vuoti e inattivi. Se doveste immaginare di attribuire a questi luoghi una nuova funzione, quale sarebbe? Penso che luoghi come Torino Expo andrebbero sfruttati e riqualificati in modo da non arrivare a situazioni come quella di operae o paratissima che si sono trovati senza impianto elettrico e costretti a investire moltissimi soldi per riportare in sicurezza questi luoghi. Aree come queste dovrebbero essere utilizzate come spazi polifunzionali magari permettendo alle associazioni culturali pagando una piccola quota di poter sfruttare questi luoghi. Penso sempre che puntare sul futuro dei bambini e dei ragazzi contribuisca a non far rimanere i bambini a casa davanti alla tv tutto il pomeriggio e che permetta ai ragazzini di occupare al meglio il loro tempo senza farli diventare piccoli vandali per noia. Esattamente non saprei però indicativamente potrebbero essere laboratori creativi oppure scuole di danza o di skatebord; tutte quelle attività che attirano i ragazzi e che sicuramente farebbero volentieri se avessero uno spazio adibito.
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Intervista 6
DATA: 27/11/2014 INTERVISTATO: Federica Corlazzoli RUOLO: Curatrice Artistica N.I.C.E. LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
Come siete entrate nel “sistema Paratissima”? Durante il mese che mi separava dalla laurea (in Comunicazione e società presso l’Università degli Studi di Milano) ho iniziato a domandarmi cosa avrei voluto fare dopo. Mi ha sempre affascinato il mondo dell’organizzazione eventi e dell’arte e stavo infatti terminando il corso di specializzazione in Curatela di mostre ed eventi artistici presso lo IED di Milano. In una delle tante notti insonni, navigando tra vari siti ho trovato il corso N.I.C.E. e ho scelto di cogliere l’occasione al volo anche se il corso sarebbe iniziato solo una settimana dopo la mia laurea. Quanti artisti espongono nella vostra area e qual è stata l’idea di base che ti ha portato a scegliere loro? Nella mia area esponevano sedici artisti. La scelta non è stata per nulla facile, a fine luglio abbiamo iniziato a guardare nel database i profili dei 600 artisti iscritti a Paratissima ed abbiamo dovuto fare una scelta iniziale senza poterli contattare e non sapendo se le opere da loro caricate sarebbero poi state anche quelle che avrebbero voluto portare a Paratissima ( in moltissimi casi non è stato così). Ognuna di noi doveva scegliere un tema qualsiasi attorno al quale costruire la propria mostra, trovare più di dieci artisti che incarnassero con le loro opere il concetto che avevo io in testa è stato molto difficile e dopo vari progetti lasciati a metà per mancanza di artisti ho scelto di costruire il mio progetto curatoriale attorno al tema della soggettività della percezione. Pensi che questa esperienza di Paratissima possa diventare un trampolino di lancio per la vostra attività futura? In che modo? Spero e credo di sì. Durante Paratissima mi sono potuta mettere in gioco e ho capito quali sono le mie competenze e su cosa devo lavorare di più per acquisire maggiori abilità. Duranti i cinque giorni della manifestazione sono passate oltre 82mila persone ed ho avuto la possibilità di crearmi diversi contatti e possibili collaborazioni future circa progetti legati al mondo dell’arte. 214
Cosa manca ancora a Paratissima? Cosa cambiereste del format attuale? Credo che quest’anno Paratissima sia arrivata ad un buon compromesso tra la sua vera natura, ovvero il fatto di essere una fiera d’arte in cui chiunque può iscriversi ed esporre per cinque giorni i propri lavori e un livello di qualità più alto e ricercato che era possibile trovare nelle gallerie presenti a G@p e nei progetti speciali. Il pubblico era molto soddisfatto, tutti si sono resi conto di questa nuova strada che Paratissima ha intrapreso, più qualità continuando a dare a tutti la possibilità di esporre. Torino Expo è uno di quei tanti casi di edifici che, al termine dell’evento momentaneo, rimangono vuoti e inattivi. Non sono torinese ma credo sia una vergogna che il comune non faccia nulla per utilizzare durante tutto il corso dell’anno location come Torino Esposizioni e l’Ex Moi. è una vergogna che questi luoghi vengano abbandonati a sé stessi per tutto l’anno e che prendano vita solo nei cinque giorni di Paratissima o nel week end di Operae. Questi luoghi, ideali per ospitare fiere ed eventi d’arte e non solo, vengono presi d’assalto dai vandali e se il comune non inizia a fare qualcosa tra qualche anno questi luoghi non saranno più agibili e la città verrà privata di edifici ricchi di storia. Credo che una buona idea sarebbe creare spazi di coworking per gli artisti di cui è ricca Torino, spazi in affitto per chi non si può permettere un proprio studio o per chi pensa che dalla collaborazione e lo scambio di idee possano nascere progetti interessanti.
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Intervista 7
DATA: 09/11/2014 INTERVISTATO: Franco Idda RUOLO: Artista LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
A quante edizioni di Paratissima ha partecipato? Questa è la terza. Con che opere si è presentato quest’anno? Quest’anno ho portato solo le sculture che faccio di pietra e legno, è un lavoro che dura dal 2006 e ho voluto portare solo loro per focalizzare tutta l’attenzione su questo genere di produzione. Durante la mia carriera artistica non ho sperimentato solo la pietra e il legno, sono una persona che ama lavorare con la materia in generale; quando vedo un materiale desidero sempre capire il suo comportamento, quel procedimento che possiamo chiamare di ricerca. Gli anni scorsi sono venuto con le Opere di Sabbia: dei pannelli di dimensione 100x70 cm oppure 100x100 cm dove sulla base di alcune grafiche sottostanti, vi applico della sabbia con un lavoro gestuale. Perchè ha deciso di esporre a Paratissima le sue opere e non in altri eventi promossi dalla città di Torino? Ho fatto anche la mostra alla Regione e nella associazioni o in vari locali. Paratissima è innanzi tutto un evento che dà moltissima visibilità, ma mi ha attratto un altro genere di cosa: credo che in generale di democrazia ne sia rimasta ben poca e vedo invece in Paratissima a livello artistico, ma anche sociale, l’occasione democratica in cui chiunque può esporre; se in un giro artistico di un certo livello non è possibile entrare, qui invece puoi. A me piace tantissimo. Ritiene che la città di Torino, rispetto ad altre città italiane, offra delle buone opportunità culturali? Perchè? Si. Torino non si è rovata con Artissima, Paratissima, il Salone del libro e Terra Madre e tutti questi eventi per casualità. Torino ha subito un forte cambiamento, è riuscita a fare una cosa incredibile e unica, Passare da una 216
città grigia e industriale ad una città culturale. La Film commission in questo senso ha influito tantissimo perchè ha attratto un sacco di registi che, grazie all’esenzione dal pagamento della tassa del suolo pubblico, hanno scelto Torino come meta dove girare i loro films. Ogni sera qui a Torino c’è qualche cosa da fare e non necessariamente quella cosa è a pagamento. Una volta era Bologna la città artistica e culturale, dove se qualcuno voleva fare qualcosa doveva spostarsi fino a lì, Torino si è ora guadagnata lo sciettro. L’effetto delle Olimpiadi ha comunque contribuito a migliorare tantissimo la città. Se dovesse fare una previsione sull’evoluzione di Paratissima nel tempo, cosa diventerà tra 2-3 anni? Spero si mantenga come l’evento che ora è, spero non perda il connotato democratico che ora presenta. Va bene l’ingresso delle gallerie, qui dentro ci anche delle gallerie di un certo tipo che hanno sensibilità verso determinati argomenti quando ad esempio ci sono gallerie che hanno sensibilità solo verso il denaro. Spero non diventi un’Artissima 2. Da quando partecipai la prima volta 3 anni fa ho visto dei cambiamenti, primo fra tutti l’innalzamento del livello di qualità. Mi piacerebbe moltissimo vedere Paratissima tra 10 anni galleggiante sul Po. Pregi e difetti di questa location. Pregi e difetti del Moi (se ha partecipato alle edizioni precedenti). Il posto è bellissimo. Torino Esposizioni è più contenuto, quasi un recinto paragonato al M.O.I., al poi pensavi di aver visitato una parte, ma in realtà buona parte delle volte non era successo. Poi qui la gente è venuta qui con i mezzi pubblici e non la loro macchina, si sono evitate congestioni che in altri casi si sarebbero manifestate. Il contro di Torino Esposizioni rispetto al M.O.I. Cè l’aiutosociale che si dave. Cioè l’anno scorso e due anni prima si era riusciti a portare l’arte là dove c’è un contesto sociale particolare. Il borgo Filadelfia con Paratissima aveva trovato la sua identità, era un orgoglio per loro avere un evento di questo tipo, anche perchè sono state fatte tante iniziative coinvolgendo il quartiere. Se le venisse chiesto di attribuire una funzione a spazi come To Expo durante i periodi di non attività, quale sarebbe? Un’enorme cittadella per l’arte, lavorando però sul piano sociale.
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Intervista 8
DATA: 10/11/2014 INTERVISTATO: Alessandro Salamone RUOLO: Artista LUOGO: Torino Esposizioni, Corso Massimo d’Azeglio, 15, Torino.
A quante edizioni di Paratissima ha partecipato? Una sola. Con che opere si è presentato quest’anno? 7 disegni tutti realizzati su carta con l’impiego di chine, matite, gessetti e pastelli. Tutti a carattere figurativo. Perchè ha deciso di esporre a Paratissima le sue opere e non in altri eventi promossi dalla città di Torino? Perchè il rapporto qualità/prezzo d’iscrizione di Paratissima non ha eguali, inoltre è stato fondamentale il fatto che la manifestazione accettasse perfetti sconosciuti, come il sottoscritto. Ritiene che la città di Torino, rispetto ad altre città italiane, offra delle buone opportunità culturali? Perchè? Assolutamente si. Non conosco bene la città ma credo stia vivendo il suo momento d’oro per quanto riguarda l’iniziativa culturale. Se dovesse fare una previsione sull’evoluzione di Paratissima nel tempo, cosa diventerà tra 2-3 anni? Non saprei. Rispetto all’anno scorso ha sicuramente assunto un tono più professionale, e insieme più rigido, con una sfumatura convenzionale, ma non lo dico per forza in tono negativo. Spero solo non si trasformi in qualcosa di già esistente. Bisogna tenere bene in mente quale sono state le scelte che l’hanno portata a questo enorme successo. Quelle dovranno essere mantenute in buona parte a parere mio. 218
Pregi e difetti di questa location. Pregi e difetti del Moi (se ha partecipato alle edizioni precedenti). Il pregio credo sia il prestigio della sede se così vogliam chiamarlo. L’ufficialità conferita da To Expo. Anche il fattore architettonico e dunque estetico del padiglione, muri a parte però, che spesso erano sporchi e non adatti anche dal punto di vista dell’illuminazione. Lo dico solo per rispondere alla domanda, in realtà ripeto, il rapporto qualità/prezzo è altissimo. Il difetto è che non vi era quel sapore un po’ underground del Moi.
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Collegio di Archite•ura Corsi di Laurea Magistrale in Archite•ura per il proge•o sostenibile. A.A. 2013-2014