Sube y baja | part 2

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PARTE 2

S U B E

Y

B A J A

Ripensare la pendenza ai margini di Quito, il caso studio di Guรกpulo. 237


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Un sistema di soluzioni a problemi di sistema

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8

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Strategia

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8.1 livello zero Guápulo si trova attualmente coinvolto in una serie di processi che stanno modificando le dinamiche interne al quartiere. I problemi dovuti al traffico, il ricollocamento degli abitanti di San Francisco, il deterioramento dello spazio pubblico sono alcuni dei temi centrali affrontati per le definizione di una strategia che, prendendo in considerazione tali trasformazioni, cerca di individuare le potenzialità intrinseche al territorio come occasioni di riqualificazione per il barrio. L’analisi di contesto è stata intesa come un elemento chiave per garantire che la visione strategica risponda ai problemi reali del territorio e che gli indirizzi e le azioni di sviluppo proposti tengano conto delle risorse disponibili e delle criticità specifiche dell’area di riferimento Per definire le linee da seguire all’interno di un piano complessivo è stato quindi necessario supportare lo studio dell’area con un’analisi SWOT (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats), che individua punti di forza, debolezze, opportunità e minacce, intesi come parte integrante del processo di pianificazione. L’analisi è stata suddivisa in diversi ambiti presentati nella tabella seguente. 244


forze

debolezze

minacce opportunità

posizione -vicinanza la centro -porta di accesso alla città -punto di transizione -panoramicità dell’area

-forte dipendenza dal centro -difficile accessibilità -presenza di aree informali -quartiere scorciatoia -mancata valorizzazione del paesaggio

-valorizzazione della panoramicità -conservazione del patrimonio dovuta a condizioni di isolamento

-speculazione edilizia -perdita del patrimonio tangibile e intangibile -crescita di aree informali

-sfruttare la pendenza come elemento positivo -riqualificazione degli spazi verdi come risorsa per arginare i rischi idrogeologici -fiume come risorsa da preservare

-mancata tutela ambientale -deforestazione legata alla speculazione edilizia -occupazioni abusive e interventi non regolamentati a causa delle difficoltà di controllo dell’area

-eterogeneità e mancato rispetto della normativa -occupazione abusiva di aree ad alto rischio -limitata accessibilità interna al quartiere

-rivitalizzazione degli spazi della socialità -miglioramento delle condizioni di accessibilità -densificazione di un tessuto già consolidato

-mancato controllo da parte delle autorità -abbandono dello spazio o mancata attivazione -utilizzo incongruo degli spazi

-presenza di viviendas informali a San Francisco -scarsa valorizzazione e mancata manutenzione del patrimonio -condizioni morfologiche non favorevoli

-esistenza di fondi per il ricollocamento delle abitazioni a rischio -valorizzazione del patrimonio e integrazione di servizi

-rischio idrogeologico -le vibrazioni provocate dal traffico provocano il deterioramento del tessuto storico -gentrificazione legata a fenomeni di riqualificazione

-gestione cooperativa dello spazio pubblico del quartiere -microinterventi per l’attivazione degli spazi

-mancato interesse da parte degli organismi amministrativi -gentrificazione -mancata attivazione dei nuovi spazi

componenti ambientali -clima favorevole (“primavera perenne”) -presenza di spazi verdi -presenza di risorse idriche

-pendenza elevata -congestione veicolare -mancata manutenzione delle risorse -l’inquinamento del fiume (la grande fogna) -l’elevato rischio idrogeologico

tessuto urbano -presenza di un tessuto storico patrimoniale -adattamento alla morfologia -presenza di lotti non saturati e spazi verdi

edificato -alta percentuale di abitanti proprietaria Guápulo -presenza di edifici di pregio architettonico e patrimoniale

spazio pubblico -forte senso di appartenenza -presenza di luoghi di incontro spontanei -intreccio tra spazio pubblico e privato

-uso incongruo degli spazi -segregazione e abbandono di alcune aree -scarsità di attrezzature

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forze

debolezze

minacce opportunità

infrastrutture e servizi -vicinanza ai nodi stradali -prossimità al centro città -presenza di lotti inutilizzati

-pessima manutenzione della rete stradale -difficile accessibilità -trasporto pubblico assente -insufficienti sistemi da raccolta dei rifiuti -degrado dell’immagine urbana

-miglioramento fisico delle infrastrutture -riattivazione dei vuoti urbani -ripensare la mobilità lente e il traffico interno -dotazione di nuovi servizi indispensabili -incentivare il turismo

-scarso interesse da parte degli organi amministrative -difficile accessibilità e possibilità di intervento -deterioramento del patrimonio -isolamento del quartiere

-scarsa mobilità sociale -disuguaglianze e isolamento di alcuni gruppi -percezione di insicurezza

-favorire pratiche comunitarie di occupazione dello spazio -favorire i processi di integrazione

-gentrificazione -perdita del patrimonio intangibile -rafforzamento dei meccanismi di segregazione

-mancanza di collaborazione tra i diversi attori -assenza di una rappresentanza in grado di coordinare e realizzare le proposte

-favorire l’associazionismo cooperativo -promuovere il dialogo tra amministrazione e comunità

-corruzione e livello istituzionale -deficit organizzativo

-attivazione economica dei gruppi più vulnerabili -impianti di depurazione a norma per le industrie -utilizzo delle risorse locali come volano di sviluppo

-sviluppo di attività incongrue alla vocazione del quartiere -perdita di identità dovuta alla presenza di attività estranee al barrio

IDENTITÀ -forte senso di appartenenza e coesione sociale -mixitè sociale -conservazione del patrimonio intangibile

GESTIONE -forte coesione sociale -presenza di associazioni di quartiere -partecipazioni agli eventi della comunità

ATTIVITÀ ECONOMICHE -prossimità al centro -alta percentuale di attività gestite dai residenti -risorse ambientali -presenza di industrie che creano dei posti di lavoro per i residenti

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-forte dipendenza al centro per la scarsità dei servizi -mancata incentivazione di attività di tipo agricolo -industrie come fonte primaria di inquinamento del fiume


Quartiere mirador, la morfologia favorisce la panoramicità.

Forte senso di appartenenza al barrio della popolazione.

Presenza di un tessuto storico patrimoniale

Elevata biodiversità e presenza di risorse ambientali.

Difficili spostamenti causati e traffico congestionato

Mancata valorizzazione delle risorse ambientali

ESCUELA

Presenza di aree soggette a forte rischio idrogeologico

Forte dipendenza dal centro di Quito per la mancanza di servizi

Attivazione economica di gruppi più vulnerabili

Inserimento di servizi e spazi delle socialità

Limitare i rischi idrogeologici

Ripensare la mobilità interna

Mancato controllo delle pratiche abusive di occupazione

Assenza di connessioni e collegamenti efficienti.

Uso incongruo dello spazio pubblico.

Rischi legati alla gentrificazione e alla speculazione edilizia.

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8.2 ripensare la pendenza

Lo scopo di una strategia specifica è quello di evitare un piano imposto dall’esterno a priori e di formulare delle azioni che partano dalle opportunità e dai bisogni locali. A livello metodologico è stato definito un piano strategico in quanto processo di determinazione di una visione futura dell’area, sviluppata attraverso una serie di obbiettivi ed azioni necessarie al suo compimento. La proposta progettuale prevede la riqualificazione del quartiere attraverso il ripensamento della pendenza da elemento negativo, generatore di problematiche a livello urbano, di mobilità, di accessibilità e di fruizione dello spazio, a elemento positivo che conforma il territorio, creatore di paesaggio e di opportunità. Le azioni si sviluppano a partire dal riconoscimento delle caratteristiche naturali del sito, alla ricerca di quell’equilibrio che sembra perduto tra natura e costruito. Considerando i risultati dell’analisi SWOT sono state individuate tre linee strategiche, poi declinate in obbiettivi ed azioni. 250


Camino de Orellana

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LINEA STRATEGICA 1: (RI)COMPORRE I LEGAMI Questa linea strategica contiene le premesse necessarie allo sviluppo di qualsiasi tipo di progetto di riattivazione del quartiere in quanto prevede la realizzazione degli interventi più urgenti necessari a garantire la vivibilità del barrio. Si tratta in primo luogo di favorire l’accessibilità consolidando i collegamenti primari come il ponte tra San Francisco de Miravalle e Guápulo, in quanto rappresenta un’occasione di ricucitura sia fisica che sociale delle aree emarginate. Le azioni che seguono questo obbiettivo si riferiscono inoltre al trasporto pubblico che va implementato con l’aggiunta di nuove fermate e di linee che attraversano il quartiere, e alla predisposizione di nuovi parcheggi per permettere la sosta e far sì che Guápulo non rappresenti più solo un’area di transizione e di attraversamento. Il secondo obbiettivo riguarda la mobilità interna: per facilitare il transito e favorire la mobilità lenta si propone l’attuazione del progetto “Zonas 30” proposto dal Cabildo locale in collaborazione con la Secretaría de Movilidad, il quale prevede la pedonalizzazione dell’area centrale del barrio, in corrispondenza del centro storico patrimoniale, e la regolazione del flusso veicolare che attraversa il quartiere nelle ore di punta predisponendo il pagamento di un pedaggio. La riorganizzazione della mobilità interna unita al miglioramento delle infrastrutture stradali può dare avvio a dei processi di riappropriazione dello spazio pubblico in tutte le sue parti: la piazza, la strada e le aree verdi. 252


1.

(RI)COMPORRE I LEGAMI

Strade pedonali Strada ad alto flusso Strade a traffico limitato Zona pedonale

FAVORIRE L’ACCESIBILITÀ

Consolidare il ponte di San Francisco de Miravalle

Aggiunta di nuove fermate e linee del trasporto pubblico

FACILITARE LA MOBILITÀ INTERNA

Predisporre nuovi parcheggi

P

Prevedere Zone a Traffico Limitato (plan Zonas 30) in vista di una pedonalizzazione del centro parallela ad un miglioramento fisico delle infrastrutture stradali

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LINEA STRATEGICA 2: (RI)ABITARE LA PENDENZA Alla luce delle caratteristiche naturali del sito sul quale sorge Guápulo, ed in particolare il settore di San Francisco de Miravalle, risulta indispensabile proporre degli interventi che si occupino di arginare i rischi idrogeologici e di esondazione del fiume Machangara che mettono a rischio un’intera area del quartiere. L’inserimento del settore di San Francisco all’interno di un programma di ricollocamento in un nuovo complesso residenziale localizzato nella periferia sud dell’area urbana di Quito, viene messo in discussione in quanto frammenta la coesione sociale, sradicando gli abitanti dal loro territorio. La proposta progettuale identifica pertanto un modello alternativo per la messa in sicurezza degli abitanti di San Francisco all’interno dello stesso quartiere in aree non a rischio, nel rispetto delle dinamiche comunitarie esistenti e mantenendo dove possibile gli attuali rapporti di vicinato. Si prevede che il processo di spostamento degli abitanti del settore segua un ordine di priorità in base alle diverse fasce di rischio nelle quali rientrano le varie abitazioni. Le aree sulle quali si propone lo sviluppo dei nuovi complessi abitativi, cioè l’Arrayan, el Campo e la Tolita, sono state scelte sulla base dell’analisi degli spazi pubblici e degli spazi potenziali esistenti all’interno del centro di Guápulo con l’obbiettivo di densificare un’area già consolidata e permettere l’inserimento di nuovi servizi. Lo studio dei principi insediativi che regolano 254


2.

(RI)ABITARE LA PENDENZA

San Francisco de Miravalle

Ricollocamento delle ARGINARE I RISCHI DOVUTI abitazioni a rischio attraverso ALLA NATURA DEL TERRENO un modello abitativo che sfrutti la pendenza

Contenere il terreno e conformare i terrazzamenti naturali attraverso l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica

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le edificazioni del barrio viene ripreso ed attualizzato in modo da sfruttare il dislivello come elemento caratterizzante lo spazio progettato, con la creazione di diverse aree di pertinenza e l’esplicitazione delle vocazioni d’uso individuate per i diversi spazi. Lo spostamento delle abitazioni dal settore di San Francisco pone il problema del riutilizzo dello spazio “liberato”. È infatti necessario prevedere l’inserimento di nuove funzioni in quest’area per impedire il riproporsi di fenomeni di occupazione abusiva del suolo, in aree dichiarate non edificabili a causa degli elevati rischi naturali. Attualmente l’agricoltura di sussistenza rappresenta l’attività principale svolta dagli abitanti del settore. Partendo da questa considerazione si propone il progetto di un parco agricolo che da un lato sfrutta le potenzialità intrinseche al sito, dall’altro contribuisce al consolidamento del terreno attraverso la riforestazione e la piantumazione di nuove colture valorizzando la biodiversità locale. Il consolidamento del terreno può avvenire anche attraverso l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica per la proposta di sistemi di contenimento che prevedono la conformazione di terrazzamenti naturali. Questi metodi di contenimento rappresentano un’opportunità anche per quanto riguarda il consolidamento degli argini del fiume, in vista di una futura bonifica delle sue acque. La promozione dell’agricoltura urbana e peri urbana può rappresentare una risorsa per la riduzione della povertà e lo sviluppo locale. Per questo il progetto del parco deve coinvolgere gli abitanti del vecchio settore e prevedere l’organizzazione di associazioni cooperative per la gestione del territorio. In questo modo, non solo si sviluppano attività compatibili con la natura del sito che creano risorse economiche e fonti di reddito, ma si incentivano meccanismi di presidio del territorio che lo preservano dalle possibili occupazione illegali e dalla costruzione di nuove edificazioni. 256


GESTIONE DELLE RISORSE AMBIENTALI

Promozione dell'utilizzo agricolo dei terreni liberati dall'edificazione informale e coltura delle specie arboree autoctone per la tutela e valorizzazione della biodiversitĂ locale

Prevedere la dotazione di impianti di depurazione per la fabbrica come premessa di una riqualificazione della zona fluviale

Creazione di una cooperativa e vendita dei prodotti agricoli attraverso bioferias, mercati di quartiere e negozi.

FAVORIRE I PROCESSI DI INTEGRAZIONE

Implementare servizi e favorire le connessioni (attraverso il trasporto pubblico e la risistemazione delle strade) nelle aree isolate

P

Progettare i nuovi insediamenti cercando di mantenere, dove possibile, i medesimi rapporti di vicinato

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LINEA STRATEGICA 3: (RI)ATTIVARE IL BARRIO Attualmente la mancanza di servizi di base all’interno del quartiere, rende Guápulo fortemente dipendente dal centro di Quito, nonostante i problemi legati all’accessibilità. La riattivazione degli spazi interni al settore attraverso la progettazione dei nuovi complessi residenziali e la ristrutturazione dei luoghi della socialità già esistenti e funzionati prevede l’inserimento di nuovi servizi di base indispensabili alla vita del barrio e alla restituzione di una parziale autonomia. La proposta di ristrutturazione degli spazi si concretizza anche attraverso l’incentivo all’avvio di nuove attività che potrebbero portare al coinvolgimento dei gruppi sociali più vulnerabili, in modo da limitare i processi di segregazione delle fasce più povere della popolazione. La pedonalizzazione del centro del quartiere e la regolamentazione del traffico rappresentano un’opportunità per la rigenerazione e la riappropriazione degli spazi da parte della collettività. La presenza di edifici di carattere patrimoniale sono una risorsa per il coinvolgimento di attori pubblici e privati nei processi di finanziamento per la riqualificazione degli spazi pubblici, delle infrastrutture stradali e quindi dei percorsi di collegamento che mettono a sistema le vecchie e nuove polarità. 258


3.

(RI)ATTIVARE IL BARRIO

RENDERE PIÙ AUTONOMO IL BARRIO

ESCUELA

RISTRUTTURAZIONE DEGLI SPAZI DELLA SOCIALITÀ

Dotazione di servizi basici quali la scuola, il centro di salute, la farmacia

Prevedere all’interno dei nuovi complessi residenziali spazi destinati all’apertura di nuove attività Ripavimentazione di alcune strade centrali in vista della pedonalizzazione di parte del quartiere

dotazione di arredo urbano e attrezzature per il miglioramento della qualità degli spazi esistenti

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(RI)COMPORRE I LEGAMI FAVORIRE L’ACCESSIBILITÀ -consolidare il ponte di San Francisco de Miravalle come occasione di ricucitura con la città -implementare il trasporto pubblico attraverso l’aggiunta di nuove fermate e nuove linee -predisporre nuovi parcheggi nel centro di Guápulo (Av. De Los Conquistadores, Arrayan, El Campo, Tolita, San Francisco) FACILITARE LA MOBILITÀ INTERNA -riorganizzare la mobilità interna ipotizzando l’attuazione del progetto “Zonas 30” -miglioramento fisico delle infrastrutture stradali

(RI)ABITARE LA PENDENZA ARGINARE I RISCHI DOVUTI ALLA NATURA DEL TERRENO -proposta di ricollocamento delle abitazioni a rischio attraverso l’individuazione di un ordine di priorità -individuazione delle aree di nuova edificazione all’interno del tessuto già consolidato di Guápulo -progettazione di un modello abitativo che sfrutti la pendenza per conformare gli spazi attualizzando il modello insediativo esistente -utilizzo dell’ingegneria naturalistica per la proposta di sistemi di contenimento del terreno che prevedono la conformazione di terrazzamenti naturali migliorare la GESTIONE DELLE RISORSE AMBIENTALI - promozione dell’utilizzo agricolo dei terreni liberati dall’edificazione informale (San Francisco de Miravalle) -creazione di una cooperativa che coinvolga la popolazione locale per la gestione dei terreni agricoli -coltura delle specie arboree autoctone per la tutela e valorizzazione della biodiversità locale -vendita dei prodotti agricoli attraverso bioferias, mercati di quartiere e negozi. -prevedere la dotazione di impianti di depurazione per la fabbrica prospiciente il fiume in vista di una futura bonifica delle acque e degli argini 260


P P

FAVORIRE I PROCESSI DI INTEGRAZIONE -implementare servizi e favorire le connessioni (attraverso il trasporto pubblico e la risistemazione delle strade) nelle aree isolate -progettare i nuovi insediamenti per gli abitanti di San Francisco cercando di mantenere, dove possibile, i medesimi rapporti di vicinato.

(RI)ATTIVARE IL BARRIO RENDERE PIÙ AUTONOMO IL QUARTIERE -dotazione di servizi basici quali la scuola, il centro di salute, la farmacia -prevedere all’interno dei nuovi complessi residenziali spazi destinati all’apertura di nuove attività RISTRUTTURAZIONE DEGLI SPAZI DELLA SOCIALITÀ -ripavimentazione di alcune strade centrali in vista della pedonalizzazione di parte del quartiere -dotazione di arredo urbano e attrezzature per il miglioramento della qualità degli spazi esistenti -risistemazione fisica dei percorsi pedonali e carrabili che mettono a sistema gli spazi delle socialità individuati. 261


8.3 analisi degli stakeholder

Le proposte progettuali descritte nelle strategia possono essere riassunte, semplificando, in tre grandi macro interventi: il progetto dei nuovi complessi residenziali per il ricollocamento degli abitanti di San Francisco; la realizzazione di un parco agricolo nei terreni “liberati” dalle edificazioni e il consolidamento degli argini del fiume; la riattivazione degli spazi della socialità attraverso la dotazione di servizi, la risistemazione fisica delle infrastrutture e l’apertura di nuove attività interne al quartiere. Per ciascun intervento si è cercato di definire i possibili soggetti coinvolti in qualità di attivatori, finanziatori, fruitori e gruppi di interesse. Per quanto riguarda il primo intervento viene preso in considerazione il modello di gestione utilizzato per lo sviluppo dei progetti Mena Dos e Victoria del Sur che riguardano appunto il ricollocamento delle famiglie a rischio dei settori individuati all’interno del DMQ, ipotizzando un processo similare per quanto riguarda i novi complessi porgettati. In questi casi la metodologia per l’assegnazione delle nuove abitazioni è stata concordata attraverso la collaborazione della Secretaría de Seguridad y Governabilidad, delle diverse Administraciones Zonales delle parroquias coinvolte, l’Empresa Pùblica Metropolitana de Habitat y Vivienda. L’individuazione dei settori a rischio attraverso visite tecniche specifiche porta alla definizione, caso per caso, delle condizioni fisiche degli edifici, delle posi262


zioni socio-economica delle famiglie e della proprietà degli immobili. Attraverso l’Ordenanza Metropolitana 0031 vengono definiti i metodi di finanziamento delle abitazioni per i nuclei familiari che presentano un alto indice di vulnerabilità sociale e che quindi necessitano di un appoggio finanziario per il trasferimento (gli abitanti di San Francisco rientrano in questa categoria). Le famiglie possono contare su: un buono per una nuova vivienda urbana, concesso dal Gobierno Central attraverso il Ministerio de Desarollo Urbano y Vivienda; il buono di vulnerabilità, concesso dal Municipio del Distrito Metropolitano de Quito; nel caso in cui gli immobili risultino di proprietà, in base alla scheda catastale e al valore stimato, la municipalità corrisponde un indennizzo. Il saldo del prezzo della nuova abitazione deve essere corrisposto dalla famiglia trasferita che può accedere a forme di microcredito concesse dal Banco Solidario. Le famiglie possono cancellare il credito in funzione della loro capacità di pagamento attraverso rate mensili. Una volta corrisposto il saldo totale viene sottoscritto l’atto di compravendita dell’immobile con il quale la proprietà passa alla famiglia. Per quanto riguarda la realizzazione del piano di ricollocamento nel suo complesso che comprende le 263


opere di urbanizzazione e le infrastrutture necessarie, questa spetta alla Secretaría de Seguridad y Gobernabilidad in collaborazione con la Secretaría de Coordinación Territorial. L’Ordenanza Metropolitana 0031 stabilisce anche le modalità di recupero delle aree dichiarate alto rischio non mitigabile. Acquisita la proprietà degli edifici inclusi in queste zone a favore del Distrito Metropolitano de Quito, il Municipio si occupa della demolizione degli immobili, del cambio di uso del suolo e della risistemazione ambientale del sito recuperato, esercitando strumenti di controllo per evitare la futura occupazione dell’area dichiarata non edificabile. Si ipotizza che questo articolo dell’ordinanza venga ripreso all’interno del progetto in riferimento all’intervento relativo alla dotazione di opere di consolidamento del terreno attraverso la conformazione di terrazzamenti nell’area di Miravalle. Per quanto riguarda l’organizzazione del parco agricolo, l’esistenza a Quito del progetto AGRUPAR ha fornito la base per lo sviluppo di questa proposta. Il programma AGRUPAR (Agricoltura Urbana nella città del XXI secolo) consiste in un progetto promosso dall’ONU per sollecitare i governi locali sulla necessità di promuovere l’agricoltura urbana come risorsa per la riduzione della povertà e dello sviluppo locale. Dal 2005 il progetto è stato portato avanti in collaborazione con l’agenzia municipale per lo sviluppo economico CONQUITO che si impegna per la realizzazione di orti urbani e periurbani e di microimprese produttive di natura associativa. Tale progetto riceve un apporto economico annuale dalla Municipalità per coprire i costi di assistenza tecnica e logistica. Si prevede quindi che gli abitanti di San Francisco de Miravalle possano appoggiarsi a questo programma per continuare le attività agricole svolte in precedenza, organizzandosi in associazioni di tipo cooperativo per la gestione dell’area. 264


Per quanto riguarda il terzo intervento proposto nel piano strategico, considerata la presenza di un’area patrimoniale all’interno del quartiere, si presuppone la collaborazione di enti istituzionali nazionali, quali l’IMP (ex FONSAL) e di enti internazionali per la realizzazione delle opere relative alla risistemazione dello spazio pubblico, delle infrastrutture stradali e dei servizi. Non si esclude il coinvolgimento di investitori privati per lo sviluppo delle nuove attività commerciali interne al quartiere. Gli attori chiave individuati in quanto portatori di interesse per la realizzazione delle proposte progettuali sono stati riassunti nella tabella seguente.

stakeholder

tipologia di sviluppo

tipo di partecipazione

enti governativi - Ministerio de Desarollo Urbano y Vivienda - Municipio del Distrito Metropolitano de Quito - Secretaría de Seguridad y Gobernabilidad - Secretaría de Coordinación Territorial - IMP

-infrastrutture -progetti di housing -servizi pubblici

-pianificazione -progettazione -realizzazione -finanziamento

IMPRENDITORI ED INVESTITORI -banche locali -Banco comunitario -investitori del settore privato

-servizi e attività -trasporti

-finanziamento -credito

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI E STRANIERE -World Bank -UNESCO

-sviluppo infrastrutturale -riqualificazione del sito -servizi

-analisi -finanziamento

COMUNITÀ E ORGANIZZAZIONI SOCIALI -comunità locali -ONG -ICOMOS

-sviluppo artigianato e commercio -attività sociali comunitarie

-analisi -finanziamento

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(Ri)comporre i legami

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9.1 ripristinare i

collegamenti

Il ponte rappresenta una struttura di collegamento che assicura la continuità di un percorso, è un elemento di unione che permette il superamento di un ostacolo nella prosecuzione di un tracciato. Il ponte che lega il settore di San Francisco de Miravalle a Guápulo è oggi una struttura precaria a causa dei recenti fenomeni naturali e delle ingenti precipitazioni che ne hanno compromesso la stabilità. La necessità di ristabilire questa connessione appare come una delle azioni più urgenti per evitare fenomeni di segregazione ed isolamento di una porzione di territorio abitato. Sebbene l’insediamento di San Francisco de Miravalle sia stato dichiarato “ad alto rischio non mitigabile” e di conseguenza inserito in un programma di ricollocamento dei suoi abitanti, la proposta progettuale per il riutilizzo dell’area “liberata” dalle edificazioni necessita del ripensamento di questo collegamento in quanto occasione di ricucitura sia fisica che sociale del territorio. Il progetto per il nuovo ponte prevede, non solo la risistemazione della struttura ma l’inserimento di funzioni compatibili con le vocazioni d’uso individuate 270


nel rispetto delle caratteristiche del contesto naturale. Il ponte potrebbe rappresentare una nuova polarità attivatrice di una rigenerazione diffusa del paesaggio, che parte proprio dal punto più basso del quartiere. Riflettendo sulla possibilità di sfruttare questo collegamento a favore del nuovo parco agricolo che dovrà sorgere sulle “macerie” del vecchio insediamento, si propone la predisposizione di un mercato lungo il ponte destinato alla vendita dei prodotti coltivati dagli abitanti. La continuità fisica garantita dalla risistemazione di questa infrastruttura permette il mantenimento dell’utilizzo della via principale di accesso al settore lungo la quale vengono integrati i servizi accessori necessari al funzionamento delle nuove attività che si sviluppano proprio a partire dalla “matrice strada”. Nell’ottica di favorire l’accessibilità al quartiere si prevede di implementare il trasporto pubblico e di predisporre nuove fermata che raggiungano i punti chiave del sistema di spazi pubblici esistenti all’interno dell’area tra cui il nuovo ponte di San Francisco. 271


9.1 Il piano “Zonas 30” Con l’obbiettivo di favorire lo sviluppo di un sistema di mobilità sostenibile all’interno del distretto metropolitano di Quito, la Municipalità ha definito come una delle linee strategiche di implementare le zone a traffico limitato nelle aree patrimoniali e residenziali, come esposto nel Plan Maestro de Movilidad 2009. I programmi di ripensamento del traffico veicolare vengono denominati “Zonas 30”. Attualmente la fruizione dello spazio pubblico a Guápulo è fortemente compromessa dall’elevato traffico veicolare, che incide a livello di conservazione del patrimonio, andando a compromettere le strutture storiche in terra, e di qualità ambientale. Il progetto prevede quindi l’attuazione del programma “Zonas 30” per il barrio di Guápulo che come obbiettivo generale intende stabilire una zona a traffico limitato nell’area centrale attraverso l’applicazione di misure di gestione del traffico e di disegno urbano per migliorare la qualità di vita e il livello di sicurezza dei residenti, dei visitatori e dei turisti. 272


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Il progetto portato avanti dalla Secretería de Movilidad, dalla Administracíon Zonal Centro in collaborazione con gli abitanti del settore propone di stabilire un sistema di controllo veicolare che permetta di eliminare il flusso veicolare di passaggio tra Quito e le valli di Cumbayà eTumbaco. Il primo punto di controllo viene previsto nell’intersezione delle strade Germánico Salgado e Manuel Cirollo e i veicoli di passaggio per la calle León Carrea non potranno accedere alla Av. De Los Conquistadores se non attraverso il pagamento di un pedaggio superiore a quello del tunnel di Guaysamin, per disincentivare il transito per questa via secondaria e di sezione ridotta. Il secondo punto di controllo si trova nei pressi della calle Ninahualpa e sarà attivo nelle ore di punta (dalle 7 alle 9:30 e dalle 16 alle 19:30), le stesse della restrizione veicolare Pico y Placa, per impedire l’accesso nell’area meridionale del quartiere. Il centro storico rimane zona a traffico limitato, trasformandosi in area pedonale. I punti di controllo inoltre si convertono in filtri di restrizione veicolare attraverso la dotazione di un sistema di dispositivi automatici che permette l’accesso esclusivo, nelle fasce orarie protette, dei soli residenti. Il progetto include la risistemazione della segnaletica orizzontale e verticale corrispondente, la dotazione di elementi fisici che permettano di garantire la regolarizzazione della velocità richiesta come elementi di disegno urbano viario. In quest’ottica si propone la ripavimentazione delle vie patrimoniali del Camino de Orellana e della calle Leonida Lasso, per garantire la fruibilità dello spazio pubblico a seconda delle funzioni svolte. Verranno regolarizzati i marciapiedi che ospiteranno alcune sedute e alberature dove la sezione lo permette. Si prevede che la realizzazione del piano venga accompagnata da un processo di partecipazione cittadina, che inviti gli abitanti a esprimere le proprie necessità che si riferiscono all’utilizzo dello spazio 274


ade pedonali Strade pedonali ada ad alto flussoStrada ad alto flusso

Strade a traffico limitato ade a traffico limitato

na pedonale

Zona pedonale

pubblico coinvolto nel programma. In vista della pedonalizzazione del centro storico e la regolarizzazione del flusso veicolare che attraversa il quartiere, appare necessario prevedere il ripensamento delle linee di trasporto pubblico transitanti per il quartiere. Si propone di aggiungere delle fermate lungo l’Av. De Los Conquistadores, il Camino de Orellana, la calle Francisco Compte, la calle la Tolita e la calle Germanico Salgado, per le linee che collegano le valli al centro. 275


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10


(Ri)abitare la pendenza

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10.1 CONVIVERE CON IL RISCHIO

RICOLLOCAMENTO DELLE ABITAZIONI A RISCHIO L’analisi di questo territorio individua l’area di San Francisco de Miravalle come ad alto rischio idrogeologico e sismico. I fenomeni di dissesto del terreno sono, come detto in precedenza, legati a fenomeni naturali tra cui la costante e continua erosione del fiume, ma sicuramente aggravati dalle abitazioni abusive sorte spontaneamente. Si ipotizza, dunque, una delocalizzazione delle abitazioni dell’intero settore secondo un ordine di priorità che verrà stabilito sulla base del grado di rischio: alto, medio o basso. L’attuazione di interventi di delocalizzazione degli edifici, delle strutture e delle attività presenti nelle aree a rischio rappresenta una delle soluzioni apparentemente più difficili da percorrere, ma più verosimilmente risolutive ed economicamente convenienti. Si tratterebbe, infatti, di adeguare lo sviluppo territoriale alle mappe del rischio (mapa de riesgos). L’alleggerimento del terreno rappresentato dalla rimozione delle abitazioni che ad oggi insistono su di esso comporterebbe, in termini paesaggistici, la restituzione al territorio dello spazio necessario per la valorizzazione delle biodiversità locali e la progettazione di opportune casse di espansione allo scopo di permettere un’esondazione diffusa ma controllata, creando e rispettando le fasce di pertinenza fluviale. In generale, si intende adoperare come strumento di difesa il corretto uso del suolo. Si ipotizza anche l’applicazione di una politica attiva di “convivenza con il rischio” attuata tramite sistemi di allerta, previsione delle piene e piani di protezione civile aggiornati, testati, resi noti e condivisi con la popolazione. 280


AVERE CURA DEL TERRITORIO Il progetto di intervento prevede l’attuazione di un programma di manutenzione ordinaria del territorio che non si concretizzi come sinonimo di artificializzazione e squilibrio delle dinamiche naturali dei versanti ma piuttosto che preveda interventi mirati e rispettosi degli aspetti ambientali. Da questo punto di vista la soluzione potrebbe essere quella di rafforzare le attività di controllo e monitoraggio tramite il presidio sul territorio attuato dagli stessi abitanti ricollocati, con il fine di contrastare alcune illegalità prominenti quali l’abusivismo edilizio. È assolutamente necessario che una vera politica di difesa del suolo venga sostenuta dallo municipalità con norme e risorse adeguate, soprattutto economiche.

CONTENERE E CONFORMARE IL TERRENO CON L’INGEGNERIA NATURALISTICA Nel tentativo di arginare il rischio, si è pensato di risolvere i problemi di dissesto consolidando il terreno per renderlo più coeso. Per fare questo si è previsto l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica, nonché l’impiego di piante ed essenze arboree eventualmente coadiuvate da materiali inerti naturali come massi, tronchi e legname. Le soluzioni trattate appartengono tutte a una classe di tecniche a basso impatto ambientale e riguardanti solo quegli interventi realmente irrinunciabili, il più importante dei quali è la predisposizione o il miglioramento delle strutture di sostegno con utilizzo del legno al posto del cemento. 281


Palificate di sostegno

Le palificate vive di sostegno a doppia parete sono strutture autoportanti utilizzate nella ricostruzione dei versanti interessati da fenomeni franosi. Esse possono svolgere una funzione di sostegno, contenimento e consolidamento strutturale dei pendii e verranno utilizzate nella conformazione a terrazzamenti di tutta l’area di san Francisco de Miravalle. Tali manufatti sono costituiti da una sorta di cassone in pali di legno, riempito di materiale inerte e/o di materiale vegetale. Lo spessore minimo della struttura è nell’ordine del metro. I materiali impiegati per la costruzione sono pali di legno durabile scortecciati e di diametro minimo di 20 - 25 cm. Un adeguato ancoraggio (ad almeno 1,5 m di profondità) deve essere previsto mediante pali in legno o acciaio posti anteriormente alla parete di monte o di valle. In casi particolari possono prevedersi ancoraggi profondi con micropali trivellati. Il materiale di riempimento può essere quello derivante dagli scavi, eventualmente arricchito con ciottolame per migliorare le condizioni di drenaggio e di peso della struttura. La funzione drenante può essere ulteriormente migliorata usando esclusivamente materiale ghiaioso. Successione operativa: - Scavo di sbancamento per la realizzazione del piano di posa della struttura; questo deve essere eseguito con una lieve contropendenza verso monte, dell’ordine di 5° - 20°. - Posa del primo ordine di correnti, di lunghezza normalmente variabile da 3 a 6 m e diametro minimo di 20 - 25 cm, in legno durabile opportunamente scortecciato. - Giunzione longitudinale degli elementi mediante incastro e/o chiodatura con tondini di lunghezza pari alla somma dei diametri da vincolare,infisse previa foratura del tronco mediante battitura. 282


- Realizzazione di ancoraggi alla base della struttura da porre anteriormente al corrente interno e/o esterno. - Posa del primo ordine di traversi e fissaggio ai correnti sottostanti con chiodi o graffe, a interassi di 0,5 a 2 m - Riempimento della struttura, effettuato a strati, al fine di ottenere il massimo grado di compattazione interna, e realizzato con materiale terroso e materiale vegetale. Viene qui impiegato materiale di scavo o materiale più selezionato proveniente anche dall’esterno, in funzione della necessità di migliorare i parametri di drenaggio, compattazione, densità o sviluppo vegetativo. Al terreno di riporto può essere aggiunto ciottolame ove sia necessario avere un maggior effetto drenante e raggiungere più elevati valori di peso del materiale di riempimento, ovvero terreno più fertile al fine di migliorare le caratteristiche nutrizionali del substrato sul quale verrà messo a dimora il materiale vegetale. - Disposizione per strati contigui di talee e/o piantine radicate di specie arbustive e/o arboree dotate di elevata capacità di vegetare e in grado di emettere radici dal fusto interrato. Il materiale vegetale deve garantire un’ottimale radicazione. - La struttura procede in elevazione con la ripetizione della successione operativa. Nella formazione dei successivi ordini di correnti e traversi si potrà optare per una disposizione allineata o alternata (maggiore rigidezza) dei traversi ai vari livelli della struttura, avendo cura però di eseguire sempre la giunzione tra i correnti in corrispondenza di un traverso inferiore, per evitare di creare punti di debolezza e per operare collegamenti più efficaci. Per le palificate sarebbe opportuno impiegare il legno di eucalipto, adatto a questo tipo di opera e disponibile in loco; trattasi, infatti, di una pianta non autoctona ma che fu usata per la forestazione di queste zone all’inizio degli anni duemila. La specie è troppo invasiva, provoca importanti scompensi a livel 283


lo di ecosistema, per cui un suo utilizzo in opere di costruzione può agevolare il raggiungimento di alcuni equilibri.

Muri in pietrame a secco

I muri in pietrame a secco sono opere di sostegno il cui utilizzo ha origini antichissime. Caratteristico è l’impiego di pietrame di forma spigolosa e irregolare raccolto sul luogo di costruzione. La costruzione di questi muri avviene a partire da un piano di fondazione ricavato con scavo a pareti verticali avente di norma una profondità dell’ordine del metro. Il fondo dello scavo può essere regolarizzato e stabilizzato con la stesura di uno strato di magrone cementizio. L’elevazione avviene per strati regolari, utilizzando pietre di varia dimensione ma di volume comunque movimentabile manualmente, ottenendo spessori della struttura generalmente di circa 0,5 m, talvolta più ridotti verso l’alto. Il muro in pietrame a secco è una struttura di sostegno perfettamente drenante. Le scogliere intasate con terra e rivegetate sono opere di sostegno ottimamente impiegate per il contenimento Per la posa in opera vengono utilizzati escavatori in grado di movimentare blocchi di elevata pezzatura per strati successivi, alternando i blocchi di dimensioni maggiori con quelli di dimensioni minori, al fine di ottenere il miglior incastro possibile e la massima stabilità della struttura. Dopo la formazione di ogni ordine di massi, occorre stendere strati di terra vagliata, anche proveniente da fuori cantiere, per ottenere l’intasamento dei vani vuoti presenti tra i massi e consentire l’insediamento della vegetazione. Queste strutture sono caratterizzate da una buona deformabilità, poiché assorbono gli assestamenti del terreno, e da un’ottima capacità di drenaggio. 284


Scogliera

Per il consolidamento degli argini del fiume e per contrastare la sua attività erosiva si è pensato di realizzare un sistema di scogliere, manufatti che prevedono l’impiego di mezzi d’opera per l’effettuazione di scavi in alveo e movimentazione di materiali. Caratteristiche principali di queste opere in alveo sono le seguenti: - La parte di fondazione della scogliera è realizzata in massi di adeguata pezzatura (non inferiore a 0,3 mq e a volte superiore a 0,8 mq – 1 mq) ed è approfondita, in quanto deve essere realizzata tutta al di sotto della quota di fondo alveo e può essere anche intasata con calcestruzzo. - La parte in elevazione dalla quota di fondo alveo è anch’essa realizzata con massi di cava di adeguata pezzatura (0,3 – 1 mq) e di forma irregolare; la quota di elevazione non deve superare quella della sponda naturale. - I vani presenti tra i massi vengono intasati con terrea di scavo o proveniente da fuori cantiere. - L’inerbimento diffuso delle sponde viene effettuato mediante semina a spaglio o idrosemina. - Nel caso in cui non si giudichi opportuno procedere all’impiego di astoni e talee, alle operazioni di rivegetazione della struttura si potrà comunque provvedere mediante la semina (manuale o idraulica) di miscugli erbacei e al posizionamento nei vani tra i massi di eventuali zolle di erba provenienti da precedenti sbancamenti; tali operazioni potranno essere effettuate successivamente alla costruzione dell’intera opera, a fronte di un ottimale intasamento con terra dei vani durante la costruzione della struttura.

Canalizzazioni

Si può prevedere la costruzione di canalizzazioni in legname e pietrame, di sezione trapezoidale. La procedura prevede le seguenti operazioni: 285


-Scavo della sezione prevista dal progetto con mezzo meccanico o a mano; -Infissione nel terreno di pali scortecciati in legno durabile di latifoglie o conifere autoctone (larice e castagno di diametro non inferiore a 20 cm), con angolazione corrispondente alla parete dello scavo. -Fissaggio longitudinale di elementi di lunghezza variabile da 2 a 4 m ai pali di ancoraggio mediante chiodi o graffe posti alla quota di fondo alveo e alla sommità della sponda. -Posa di lastroni o blocchi di pietrame intasati con materiale terroso nei quadri in legname appositamente costituiti sui lati e sul fondo. -Inerbimento del terreno di riempimento dei giunti fra le pietre per promuovere lo sviluppo della radicazione e favorire la stabilità dei materiali. La struttura può essere completata e irrigidita dall’inserimento nella parte sommitale di una traversa in legno a intervalli di alcuni metri. Però, poiché in eventuali episodi di piena con trasporto di materiale solido (in particolare ramaglie) la sezione di deflusso potrebbe ostruirsi, si ritiene preferibile vincolare ulteriormente i pali infissi mediante ancoraggi in sponda, anziché realizzare i traversi di collegamento tra i pali stessi.

Alberi al posto del cemento La piantumazione di alberi rimane l’opera di protezione del suolo e riduzione del rischio più efficace. Le radici di alberi e arbusti - ben più profonde ed estese di quelle delle specie coltivate - consolidano il terreno, mentre le chiome trattengono la pioggia aumentando il tempo che le acque impiegano per giungere al corso d’acqua recettore. Si verifica, quindi, un effetto positivo di compensazione idrologica. Ai fini della completa riuscita degli interventi di In286


gegneria Naturalistica, la scelta, il corretto utilizzo e l’attecchimento del materiale vegetale vivo risultano essere di sostanziale importanza. Devono essere impiegate solo specie autoctone, evitando l’introduzione di specie esotiche che trasformerebbero le opere realizzate in fattori di inquinamento biologico. Tra queste specie vanno scelte quelle aventi le migliori caratteristiche biotecniche, a più rapido sviluppo e con esteso e profondo apparato radicale. Le attitudini biotecniche possono essere la capacità di resistere a fenomeni franosi e all’erosione, la capacità di aggregare e consolidare superficialmente il terreno con lo sviluppo delle radici, la capacità delle radici di resistere allo strappo e al taglio e la capacità di drenare i terreni assorbendo e traspirando l’acqua. Un eventuale abbandono dei terrazzamenti porterebbe al miglioramento dell’assetto idrogeologico perché lascerebbe lo spazio a un imboschimento. Il materiale vegetale quanto più è in grado di resistere all’erosione e all’asportazione dovute a vari fattori, tanto più protegge il suolo dalla pioggia con la sua parte fuori terra e consolida, aggrega e drena il terreno con le radici. Si possono stabilire dei criteri di scelta delle specie vegetali secondo alcuni parametri quali l’appartenenza alla vegetazione locale, il rispetto delle caratteristiche ecologiche dell’area di intervento, la capacità di resistere ad avversità quali presenza o ristagno di acqua, forza erosiva del corso d’acqua, tempo di sommersione e, infine, il possesso delle necessarie caratteristiche biotecniche. L’obiettivo principale di un’azione ambientale consisterebbe, quindi, nel favorire il più possibile la ricolonizzazione della zona di intervento da parte della vegetazione autoctona, imitando i processi della natura e accelerandone l’opera. La rivegetazione può essere ottenuta impiegando specie erbacee, arbusti e alberi. 287


La piantumazione degli alberi dovrĂ avvenire a seguito della selezione di alcune specie autoctone che rispondo alle caratteristiche sopra citate: - fresno ( flaxinus chinensis) - pumamaqui (oreopanax spp) - capulĂŹ (prunus serotina) - molle (schinus molle) - cholan (tecoma stans) - cortaderia nitida (gynerium nitidum)

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Pumamaqui Oreopanax spp.

Fresno Flaxinus chinensis

CapulĂ­ Prunus serotina

Molle Schinus molle

Cholan Tecoma stans

Cortaderia nitida Gynerium nitidum


GLI ARGINI DEL FIUME Una delle premesse principali riguardanti il fiume Machangara, detto dai quiteni “la grande fogna”, è la dotazione della fabbrica di impianti di depurazione. Una volta consolidati attraverso i metodi sopra descritti, gli argini saranno progettati nell’ottica di una riappropriazione della zona fluviale, con l’urgenza dell’intervento giustificata dalle oscillazioni frequenti del livello dell’acqua. La creazione di una piazzetta suddivisa su più livelli e separata dalla zona del parco agricolo da un muretto di tre metri, prevede che il suo utilizzo possa variare a seconda del livello di esondazione del fiume. Dall’altro lato del fiume si sfruttano le condizioni esistenti dell’andamento del terreno, garantendone un utilizzo più efficiente. L’intenzione progettuale sarebbe quella di creare una cassa di espansione che possa controllare, per quanto possibile e con interventi puntuali, il fenomeno di esondazione del fiume. I percorsi già esistenti sono stati meglio definiti al fine di consentire passeggiate naturalistiche che valorizzino un contesto naturale così particolare. 289


10.2 UN NUOVO MODELLO

ABITATIVO

AREE DI NUOVA EDIFICAZIONE Le aree di nuova edificazione trovano spazio nel tessuto già consolidato di Guápulo, ad ovest del fiume Machangara. La proposta qui illustrata prevede un modello alternativo a quello avanzato dalla municipalità, che tenga conto delle dinamiche interne al quartiere e delle esigenze dei suoi abitanti emerse dalle indagini svolte sul campo. A tal proposito si sono individuate tre aree strategiche per l’inserimento dei nuovi complessi: l’Arrayan, il Campo e La Tolita, vuoti urbani con un buon grado di frequentazione (poiché luoghi legati alla tradizione) già attivi e vitali per e nel contesto del barrio. Si è cercato di trovare una migliore soluzione ai programmi già avviati di 1. Victoria del Sur (2011) e di 2. La Mena Dos (2014) di cui si è già parlato in questa sede, i quali non hanno funzionato poiché prevedevano il ricollocamento degli abitanti (rispettivamente 192 e 230 famiglie) in zone della città molto lontane dalle proprietà di origine. In più, in questi due progetti non è stato tenuto conto delle dinamiche di aggregazione e dei rapporti comunitari già esistenti. I progetti avviati dal municipio di Quito non si sono occupati del recupero delle aree abbandonate e della distruzione delle abitazioni pericolanti, quindi nella 2011 maggioranza dei casi si è assistito a dinamiche ANNOin cui le famiglie ricollocate affittavano le nuove residenze per poi rimanere nella propria casa a rischio. Al contrario, in questa proposta il ricollocamento interessa distanze che non superano i 2 km. Questo permette il mantenimento dei rapporti 192 di vicinato, FAMIGLIE del legame con la terra d’origine e ilRICOLLOCATE recupero delle 290

1. LA MENA DOS

1. LA MENA DOS

2. VICTORIA DEL SUR


aree abbandonate in aree produttive. La vicinanza dei nuovi insediamenti può disincentivare i meccanismi di vendita delle nuove abitazioni. I nuovi complessi andranno a completare un tessuto già consolidato, a basso rischio idrogeologico e dove sono già presenti alcuni servizi, almeno quelli di urbanizzazione primaria come luce, acqua e gas. Il ricollocamento tutela i rapporti di vicinato ed ostacola le dinamiche antisegregative favorendo lo spirito di comunione all’interno della comunità.

IL MODELLO INCREMENTALE Cosa succede quando non si ha denaro sufficiente per la costruzione di una vivienda che risponda agli standard minimi di abitabilità? Qualsiasi famiglia di classe media può vivere verosimilmente bene in una casa di circa 70 – 80 mq. Ma cosa succede quando non si ha denaro sufficiente (che sia in forma di risparmio familiare privato o di denaro pubblico) per accedere ad una tale proprietà? Si tende a costruire laddove il suolo costa poco o non costa nulla, magari ai margini delle città, nelle periferie carenti di servizi ed emarginate da tutte le possibilità logistiche e culturali della città. Chiaramente la scarsità o mancanza di mezzi fa sì che la dimensioni delle case si riducano (30 mq circa). In un secondo momento le famiglie potrebbero reagire ampliando la propria abitazione come e dove possono, non curanti del disegno originario e di tutti i problemi legati alla sicurezza, ai rischi strutturali e al sovraffollamento. In pratica: “1⁄2 casa buena ≠ 1 casa chica” Quello che propone il nostro gruppo di lavoro, ispirandosi all’esperienza di Elemental e, in particolare, dell’architetto cileno Alejandro Aravena, è la sostituzione della logica riduzionista con un principio di 291


sintesi: se il denaro consente di realizzare una casa piccola perché non considerarla come la metà di una casa grande? Una volta presa questa decisione, la domanda che rimarrebbe è: quale metà realizzare? La risposta di Elemental è che la parte di casa da realizzare con più urgenza è quella che probabilmente la famiglia non riuscirebbe mai a realizzare con i propri mezzi. Quando i fondi di investimento sono scarsi, una soluzione al problema ci è data dall’invenzione della casa incrementale. Grazie a questo metodo di intervento l’auto-costruzione non sarà più un problema, anzi, sarà parte della soluzione. Gli insediamenti informali sono un problema se li guardiamo come la conseguenza di risorse insufficienti e assenza di pianificazione, ma potrebbero essere una soluzione se guardassimo a loro come a una dimostrazione di cosa si può fare nonostante la scarsità di risorse. È inutile dire che l’auto-costruzione richiede una notevole capacità costruttiva e finanziaria. Ma più che il denaro, ad essere necessario è il coordinamento: la somma delle singole performances non garantisce necessariamente la qualità o il bene comune; un senso di collaborazione e una visione generale incanalerebbe dunque in una direzione positiva l’enorme quantità di energia individuale che l’informalità contiene. L’idea della vivienda progressiva o incrementale non è nuova, esiste dalla fine degli anni sessanta. L’idea nuova del gruppo Elemental sta nel disegnare l’incrementabilità di ciascun edificio senza lasciare al caso il suo completamento. Seguendo il buon senso e la legge del minimo sforzo, la prima metà della casa sopperisce alle esigenze primarie dell’abitare, mentre la seconda metà in auto- costruzione consente alle famiglie di raggiungere gli standard della classe media. Il secondo passo è quello di considerare l’housing 292


come investimento, non solo come spesa sociale. Quando si acquista una casa ci si aspetta che il suo valore cresca nel tempo. Ecco perché quasi per definizione una casa è un investimento. Purtroppo nel “social housing” questo non accade perché l’assegnatario resta solo l’utilizzatore temporaneo dell’abitazione, non ne diviene proprietario. Pertanto il social housing è più simile all’operazione di comprare un’auto che una casa: ogni giorno che passa il bene si deprezza ed il suo valore diminuisce. Il “sussidio de vivienda” è l’aiuto più grande che una famiglia possa ricevere in tutta la sua vita da parte dello Stato ecuadoriano. Se chi riceve il sussidio diventa proprietario della casa è auspicabile che il trasferimento di denaro pubblico in un bene di famiglia possa convertirsi in un capitale capace di acquisire valore nel tempo. Le case possono essere usate come strumento di garanzia per chiedere prestiti che consentano alle famiglie di iniziare piccoli business, avere accesso ad una migliore educazione o semplicemente per entrare nel mercato della mobilità sociale. Se l’housing diventasse un investimento e non solo una spesa sociale, si potrebbe usare come strumento per superare la povertà e non solo come un rifugio contro le intemperie. Una delle prime e più urgenti novità da introdurre è quella di invertire la logica del costruire dove il suolo costa poco (delocalizzazione) per consentire, invece, alle case di essere inserite nella rete delle opportunità della città. L’incremento di valore dell’immobile si verifica partendo dal presupposto che le persone possano ampliare la casa con i propri mezzi. In linea generale l’ideale consiste nel creare una densità sufficientemente alta da permettere di pagare il costo del terreno composto di edifici bassi per evitare i costi di manutenzione (ascensori per esempio) ed evitare 293


strutture più costose. La possibilità di crescere è necessaria per consentire alle famiglie di raggiungere standard medio-alti. La costruzione delle abitazioni è resa possibile dal buono per una nuova vivienda urbana e il buono di vulnerabilità. Agli assegnatari viene concesso un finanziamento pari alla somma necessaria all’acquisto di una unità minima abitativa, secondo criteri di adeguatezza economica e sociale. Il finanziamento concesso verrebbe rimborsato in rate mensili commisurate alla capacità di pagamento dei singoli nuclei famigliari. Corrisposto il saldo, viene stipulato l’atto di compravendita dell’immobile. L’auto-costruzione della seconda metà dell’abitazione avverrà poi seguendo le linee guida ed i vincoli del progetto pilota. La soluzione progettuale proposta è un modulo di dimensioni 4 m per 5 m, aggregabile secondo diverse esigenze. La versione minimale corrisponde a due moduli, uno per i servizi della zona giorno e uno per la zona notte. Il modello qui proposto cerca di sfruttare al massimo le pendenze, cercando di reiterare il modello già esistente all’interno di Guápulo. Ad accompagnare il modulo, nelle soluzioni di pendenza, sarà un corpo scale. All’interno dei vari complessi è previsto l’inserimento di più tipologie abitative a seconda del numero dei componenti della famiglia. Quindi una soluzione a due moduli, una a due moduli con possibilità di ampliarsi con l’auto-costruzione a tre e una a tre moduli con la possibilità di ampliarsi a quattro. Le strutture sono state pensate intelaiate con travi e pilastri in cemento armato e tamponate con mattoni di cangahua. L’auto- costruzione potrà avvenire con materiali reperiti in loco su preferenza del proprietario, in modo da creare varietà e dinamismo a livello visivo. 294

sussidi statali autocostruzione


SOLUZIONE IN ABITAZIONI PIANO SOLUZIONE IN PIANO

SOLUZIONE IN PENDENZA SOLUZIONE IN PENDENZA aggiunta blocco scale distributivo

blocco minimo 2 moduli 40mq

La parte autocostruita sarà flessibile nell’uso a seconda delle necessità della famiglia.

2 moduli: 40mq + a.c:20mq 60mq

3 moduli: 60mq + a.c: 20mq 80mq

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I TRE NUOVI COMPLESSI RESIDENZIALI Il modello descritto è stato declinato nelle tre aree scelte, nel rispetto delle condizioni morfologiche del terreno e del costruito esistente. I tre nuovi insediamenti si articolano attorno a uno spazio pubblico centrale, sulla base del modello vigente a Guápulo; questo viene studiato per essere flessibile e adattarsi a diverse esigenze, a seconda dell’orario o del giorno della settimana. 296


N

50 m

297 150 m


L’Arrayan L’Arrayan rappresenta uno degli spazi di maggiore centralità nel quartiere, con la sua adiacenza alla Chiesa patrimoniale e al Convento. L’area è già riconosciuta dalla popolazione come “el lugar del amor”, uno spazio della tradizione già attivo nella memoria della comunità. Un altro aspetto che lo rende una scelta strategica per l’inserimento del nuovo complesso è la sua conformazione ad anfiteatro naturale, che facilita a livello progettuale l’introduzione dei moduli in pendenza. I moduli vengono disposti in modo irregolare, definendo vuoti e pieni spontanei, distinguendo gli spazi di pertinenza privata da quelli ad uso pubblico. Grazie alla composizione non regolare e alla pendenza, si genera una quinta scenica dal potere suggestivo attorno allo spazio pubblico centrale. Data la conformazione, quest’ultimo si presta alle frequenti rappresentazioni teatrali popolari, che ad oggi non trovano spazio all’interno del quartiere; gli spettatori possono godere delle esibizioni dai gradoni naturali in erba, o da quelli artificiali in pietra. A completare lo spazio pubblico è l’introduzione di alcuni servizi. 298


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Il campo La seconda proposta progettuale avviene nell’area centrale del campo. La scelta è giustificata dall’adiacenza alla plazoleta del trasporte, quindi alle fermate dei mezzi di trasporto pubblici, e dalla presenza di lievi pendenze che favoriscono l’inserimento di un nuovo centro di salute e farmacia, con l’accesso dalla strada. L’obiettivo è quello di reiterare il modello della plazoleta adiacente, dove dallo spazio pubblico centrale si ha l’accesso alle singole abitazioni. Tale spazio centrale ospita una piazza coperta e un sistema di percorsi vita, il tutto legato, quindi, alle funzioni sanitarie. Gli edifici residenziali vengono gestiti secondo lo sviluppo in piano, eliminando il blocco scale all’interno del modulo. Questi si dispongono attorno allo spazio centrale, racchiudendo il cuore dell’insediamento, uno spazio intimo, raccolto e sicuro. La decisione di inserire un nuovo polo in quest’area permette di introdurvi nuova linfa vitale: il campo è attualmente vissuto in modo informale dalla popolazione e il progetto ha l’obiettivo di formalizzarne l’uso sfruttandone le potenzialità e la già presente assimilazione come spazio urbano pubblico da parte della popolazione. 302


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La Tolita La Tolita rappresenta ad oggi la polarità sportiva per eccellenza di Guápulo. Il nuovo progetto va a sfruttare i punti di forza attuali, mantenendo la funzione e recuperando le preesistenze del campo da calcio e da basket. Ancora una volta è la pendenza che detta legge nella progettazione dell’insediamento: i forti dislivelli generano una differenziazione funzionale a seconda del livello altimetrico. Alla quota più alta si individuano la scuola e la biblioteca, così da garantire uno spazio di pertinenza protetto per lo svolgimento delle funzioni legate alle attività scolastiche. A fianco alla scuola si trovano la biblioteca e la mensa, la prima ad uso pubblico, la seconda a disposizione delle associazioni di quartiere durante il week-end. Scendendo di livello si incontrano i campi sportivi e alla quota più bassa le nuove abitazioni, che ancora una volta agiscono come quinta per lo spazio pubblico. Queste sono riservate alle famiglie di San Francisco di Miravalle e sono suddivise in due diversi agglomerati che racchiudono ciascuno una corte semi-pubblica di pertinenza dei nuovi servizi per il quartiere. Gli accessi alle residenze avvengono dal fronte strada. 306


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10.3

GESTIONE DELLE RISORSE AMBIENTALI AGRICOLTURA URBANA PARTECIPATIVA La gestione del parco urbano va ad inserirsi all’interno dell’iniziativa AGRUPAR, un progetto di Agricoltura Urbana Partecipativa attivo a Quito, per lo sviluppo dell’Agricoltura urbana e per trasformare e commercializzare i prodotti. Il programma nasce nel settembre del 2000 come rimedio alla situazione del Panecillo, la collinetta ubicata in pieno centro. La maggior parte dei terreni del Panecillo non è edificabile a causa della sua pendenza, ciononostante nei suoi paraggi si sono sviluppati numerosi quartieri informali (abitati da 1900 famiglie con basso reddito). L’iniziativa AGRUPAR, co-finanziato dalla Municipalità e da vari soci internazionali, contribuì ad aumentare la produzione di alimenti in orti familiari, promuovendo il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti organici ed installando un vivaio comunale. In passato si sviluppò anche un fondo di microcredito e si implementarono quattro progetti di partecipazione comunitaria, per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Dopo quest’esperienza si cercò di ripetere la lezione del Panecillo: si cercò di sviluppare un programma municipale destinato a migliorare la sicurezza alimentare delle popolazioni vulnerabili in aree urbane, periurbane e rurali di Quito. Questo programma, il Progetto di agricoltura urbana partecipativa, entrò in vigore nel 2002, inizialmente gestito dalla direzione di Sviluppo Umano Sostenibile. Dal 2005, invece, esso è a carico dell’Agenzia Metropolitana di Promozione Economica (CONQUITO) la cui missione è quella di creare una città intraprendente, so310


ORGANIZZAZIONI COMUNITARIE

ORTI ATTIVI

AGRICOLTORI URBANI E NON

stenibile ed innovatrice che generi impieghi lavorativi e distribuisca equamente la ricchezza. Oggigiorno AGRUPAR è una delle iniziative più di successo di CONQUITO, riunisce circa 12.250 agricoltori urbani e periurbani e 380 organizzazioni comunitarie di base, con l’appoggio dei governi locali e nazionali, Università, organismi di cooperazione allo sviluppo, ONG ed imprese del settore privato. Il suo obiettivo principale è rinforzare la sicurezza alimentare e promuovere l’elaborazione di alimenti, l’accesso al microcredito, la gestione di microemprese e la commercializzazione dei prodotti. L’agricoltura è praticata da gruppi comunitari, familiari e scolari, e si stabiliscono alleanze con alcuni centri sociali di attenzione per anziani, madri celibi, bambini orfani, emigranti e rifugiati. Secondo gli ultimi sondaggi il progetto ha aiutato a stabilire 1072 orti attivi e 314 unità di produzione di animali da fattoria. Si stima che la produzione di coltivazioni alimentari si aggiri intorno alle 400 tonnellate. Solitamente, per fare parte del progetto AGRUPAR è necessario costituire un gruppo di sei persone come minimo. Bisogna avere spazio sufficiente per coltivare un appezzamento, avere le caratteristiche per l’accesso ad un microcredito, accesso all’acqua pulita e disponibilità di tempo per almeno 12 ore alla settimana. Inoltre, i tecnici di AGRUPAR proporzionano semi e piante, impartiscono attività di abilitazione relative alla produzione agricola ed aiutano a sviluppare la capacità da gestione dei partecipanti. Le persone che mantengono un orto attivo possono accedere ad abilitazioni complementari relative alla nutrizione, la trasformazione e la commercializzazione degli alimenti e degli animali. Tra gli anni 2004 e 2012 il progetto abilitò oltre 7.350 persone. Si accede ai servizi con una politica 311


di tariffazione simbolica, nella quale ogni corso ed attività di assistenza tecnica costa 0,50 USD a persona. L’agricoltura urbana di Quito compresa nel Progetto Agrupar riceve un contributo economico annuale (250.000 milioni l’anno) dalla Municipalità che copre i costi di abilitazione, assistenza tecnica e logistica. Questo importo copre anche parte dei costi derivati dell’acquisizione di semi, materiali ed animali come uccelli, cavie ed api. Tuttavia, sebbene la Municipalità di Quito continui ad essere la principale fonte di finanziamento, quasi la metà dell’investimento destinato alla predisposizione di infrastrutture produttive (per esempio, microinvernaderos e piccole tettoie) è apportata direttamente dai partecipanti. Il progetto promuove attivamente la normativa per la produzione organico-ecologico-biologica nell’Ecuador che esige sistemi olistici di gestione e produzione che favoriscano la biodiversità, i cicli e l’attività biologica del suolo. Esso, inoltre, proibisce l’utilizzo di organismi modificati e stabilisce il controllo delle malattie e degli infestanti senza prodotti chimici. Il Progetto Agrupar è “registrato” come produttore a livello nazionale e condivide il costo della certificazione con gli agricoltori. Si stima che della produzione ottenuta negli orti, il 47 % sia destinato alla commercializzazione ed il resto all’autoconsumo. I partecipanti generano entrate di almeno 55 USD al mese per la vendita di eccedenze e risparmiano almeno 72 USD al mese nell’acquisto di alimenti, consumando la produzione propria. La somma di questi valori suppone 2,5 volte più di quello concesso per il Governo nazionale attraverso il Buono di Sviluppo Umano che provvede una quantità equivalente a 50 USD al mese a famiglie meno abbienti. 312


NUOVE DISTANZE 32 MIN 1,8 KM 100 M

20 MIN 1,2 KM 77 M

13 MIN 0,6 KM 73 M

DURATA DISTANZA DISLIVELLO

ARRAYAN

EL CAMPO

LA TOLITA

SAN FRANCISCO DE MIRAVALLE

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IL PARCO AGRICOLO Il cambio di vocazione dell’intera area di San Francisco de Miravalle diventa un’ occasione di riqualificazione dell’intera area; non potendola edificare, la si trasforma in parco. In più, l’occupazione dell’area con l’inserimento del parco agricolo impedisce la riedificazione abusiva ed informale da parte della popolazione. L’idea di parco agricolo nasce perché i terreni sono fertili e perché gli abitanti di quest’area hanno sempre vissuto di agricoltura di sussistenza. Il parco sfrutta la strada principale esistente come matrice di sviluppo e alla stessa maniera dei nuovi complessi residenziali, potrebbe essere visto come uno sviluppo incrementale regolato a seconda delle esigenze dei nuovi lavoratori. Anche i percorsi secondari sono mantenuti come memoria del tessuto informale precedente. La conformazione a terrazzamenti viene eseguita come descritto in precedenza. Inoltre, sono progettate tutte le strutture necessarie per le attività agricole: strutture molto leggere adibite a semplici magazzini per gli attrezzi e piccole piazzole per la siesta attrezzate da tavolini e panche. Gli usufruitori del parco, traendo da esso una prima fonte di sussistenza, dovrebbero innescare una serie di dinamiche di presidio sul territorio. 314


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N

50 m

100 m

N

50 m

100 m

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10 m

20 m

10 m

20 m

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La Cooperativa Per la gestione e manutenzione del territorio verrà costituita una cooperativa, posizionata ad ovest del fiume in un terreno non a rischio. Si prevede la dotazione di un magazzino, servizi igienici e di una sala riunioni. Quest’ultima potrà essere utilizzata, a seconda delle esigenze, per le attività di abilitazione e formazione relative alla produzione agricola. Avverrà qui l’insegnamento sul come sviluppare la capacità da gestione da parte dei partecimanti. Una grande area verrà invece dedicata al mercato, assieme alla riprogettazione del ponte. Le struttura intelaiate che li compongono, con copertura leggera in legno, offrono spazi coperti e flessibili. Infatti, la rotazione e spostamento dei sistemi di tamponamento garantisce una suddivisione dinamica dello spazio, che cambia in maniera sempre nuova. La gestione delle risorse avverrà a tre scale di vendita differenti: locale (mercato quotidiano), rionale (si ipotizza un’uscita dei prodotti tre volte a settimana per vendita in bioferias o negozi che si inseriranno nel tessuto di Guàpulo) e cittadina. 318

COMMERCIO A KM ZERO COMMERCIO A GUAPULO

COMMERCIO A QUITO

mercato quotidiano

bioferias e negozi

uscita: 7 / settimana

uscita: 3 /settimana

uscita: 1 / settimana


25 m

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BIODIVERSITÀ TIPICHE LOCALI Il progetto prevede di incentivare la coltivazione dei seguenti prodotti tipici locali: patate, mais, quinoa, bietola, broccolo, cavolo, pomodoro e carota, oltre a piante aromatiche, spezie e frutti come limoni, curuba, babaco ed abita. Si raccomanda agli agricoltori di applicare pratiche rispettose dell’’ecosistema e varie misure di conservazione del suolo, come la rotazione delle colture secondo le pratiche tradizionali e l’installazione di barriere vive. Considerando le particolari condizioni metereologiche del luogo, che garantiscono abbondanti piogge, non è necessario un sistema di irrigazione artificiale. L’allevamento viene promosso come una fonte di entrate, di proteine e concime. Si alleveranno lama e alpaca (per la lana), vacche, la particolare specie di roditori cui, maiali e galline. Verrà incoraggiata anche la fioricoltura, una delle pratiche tradizionali di maggior diffusione per il quartiere, che oggi ha subito un processo di abbandono da parte della comunità. 323


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(RI)attivare il barrio

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La forte dipendenza di Guápulo dal centro di Quito è una delle conseguenze del situarsi ai margini del quartiere. Questo porta gli abitanti di Guápulo all’obbligo di spostarsi, dal quartiere verso il centro di Quito, per l’assenza di servizi base. In seguito ad un confronto con gli abitanti del luogo, parte della nostra rivitalizzazione consisterà nel riattivare spazi interni al settore attraverso la progettazione di nuovi complessi residenziali e la ristrutturazione dei luoghi della socialità già esistenti prevedendo l’inserimento di nuovi servizi di base indispensabili alla vita del barrio, per restituire una parte dell’autonomia al quartiere. Pertanto la riattivazione di determinate polarità, importanti per la vita del quartiere, daranno luogo ad una riqualificazione diffusa nel settore. Il ridare importanza ai luoghi della sfera pubblica diventa fondamentale nel riconsiderare la pendenza da elemento sfavorevole a favorevole: questi spazi per la collettività assumono il ruolo di step, permettendo una percezione del dislivello meno difficoltosa. Come già anticipato, gli spazi pubblici di Guápulo possiedono la peculiarità di avere un modo di utilizzo eterogeneo a seconda del momento della giornata. In quest’ottica, uno degli obiettivi consiste nel progettare e riattivare con flessibilità gli spazi esistenti conciliando le diverse esigenze di fruizione. Si auspica che la realizzazione sia prevista da investitori pubblici e privati data la presenza di edifici a carattere patrimoniale. Le nuove polarità potrebbero coinvolgere attori quali: Instituto Metropolitano de Patrimonio, International Council on Monuments and Sites, UNESCO, ONG. Dalla previa analisi degli spazi presenti nel quartiere emerge la mancanza di una minima manutenzione per quanto concerne pavimentazione e attrezzature urbane. La proposta, dunque, prevede come prima fase quel328


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la di far tornare o ridare vita a questi luoghi di incontro sistemando fisicamente i luoghi della comunità nell’ottica di una possibile pedonalizzazione del quartiere. Una medesima pavimentazione stradale definirà e darà continuità alla parte strettamente pedonale. A partire da un’analisi dei linguaggi urbani in base al momento della giornata e alla tipologia di persone, si prevede una serie di attrezzature che facilitino le occupazioni endogene. Pertanto, si prevedono strutture flessibili in base all’uso consentito per quel luogo e per un determinato istante. Attraverso il nuovo arredo urbano sarà possibile allestire mercati temporanei, basi dove le donne del posto potranno cucinare e vendere le pietanze tipiche di Guápulo, contare su nuove sedute, giochi per bambini, punti di riposo dotati di amache e punti di illuminazio 329


11.1 INCENTIVARE NUOVE ATTIVITÀ

La proposta di ristrutturazione degli spazi si concretizza anche attraverso l’incentivo all’avvio di nuove attività che potrebbero portare al coinvolgimento dei gruppi sociali più vulnerabili, in modo da limitare i processi di segregazione delle fasce più povere della popolazione. Nel momento in cui si terminerà la costruzione delle nuove residenze per le famiglie ricollocate, una percentuale di locali verrà messo a disposizione per l’apertura di attività da parte dei moradores. Dai risultati dell’analisi delle attività svolte nel quartiere, emerge come le piccole attività, a carattere familiare, creino luoghi di sosta e di scambio. Vendita locale dei prodotti agricoli provenienti dal parco, servizi di ristorazione, saranno alcune possibili attività future per la riqualificazione del barrio. Questi spazi commerciali saranno inseriti all’interno del complesso dell’Arrayan. Oltre ad essere adibiti a negozi, la maggior parte sarà dedicata alla vendita di prodotti agricoli, i quali provengono direttamente dalla distribuzione della cooperativa sugli argini del Rio Machangara. 330


11.2 VOCAZIONI Le tre polarità dove si inseriranno i nuovi complessi residenziali crescono attorno ad uno spazio pubblico che assume il ruolo di protagonista. La diversificazione negli usi di questi spazi pubblici sarà di particolare importanza per creare una rete di nodi che completi il quartiere. Ogni luogo sarà riconosciuto per un utilizzo distinto, proprio questo farà sì che il quartiere venga utilizzato nella sua interezza e sia motivo di scambio. Nella zona dell’Arrayan un anfiteatro composto da terrazzamenti naturali avvolgerà lo spazio centrale dove il grande albero che da’ il nome al luogo diventa un oggetto scenico e di riconoscimento. La pendenza minore presente nel campo adiacente alla Plazoleta del Transporte permetterà di creare due piazze a diverso uso: inferiormente una di pertinenza del centro di salute e superiormente una piazza coperta. Queste verranno collegate da un percorso vita che attraversa terrazzamenti verdi dove saranno poste le attrezzature sportive. Invece, nella zona della Tolita, i campi sportivi diventeranno l’attrazione attorno alla quale si costruirà la nuova polarità. I nuovi servizi saranno considerati, inoltre, catalizzatori dei nuovi spazi pubblici progettati. In un’ottica di rigenerazione del quartiere, per ridurre la proprio dipendenza dal centro città, queste attività andranno a beneficiare della sfera pubblica e di tutte le dinamiche comunitarie già identitarie del quartiere. 331


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favoriscono Il campol’accessibilità. oltre ad essere una delle aree selezionate per l’inserimento delle nuove abitazioni, ospita il centro di salute. Le lievi pendenze e la comunicazione con la Plazoleta ne favoriscono l’accessibilità.

Il Mirador rappresenta uno degli Il Mirador rappresenta uno degli spazi emblematici del barrio in spazi emblematici del barrio in quantoIl Mirador ne valorizza una delle magrappresenta uno degli quanto ne valorizza una delle maggiori qualità: la panoramicità. spazi emblematici del barrioVerrà in Verrà giori qualità: la panoramicità. quanto l’edificio ne valorizza del una delle oggi riutilizzato bar,magoggi riutilizzato l’edificio del bar,Verrà giori qualità: la panoramicità. inattivo. riutilizzato l’edificio del bar, oggi inattivo. inattivo.

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La plaza del Rio fa parte della riqualificazione degli argini nell’ottica di una riappropriazione della zona fluviale. Organizzata su più gradoni, il suo utilizzo varia a seconda del livello di esondazione del Machangara.

LA TOLITA

ico 2014 | 2015

La scuola La plaza del Rio fa parte della riqualiLa plaza del Rio fa parte della riqualificazione degli argini nell’ottica di una degliintervento argini nell’ottica diconsiste una Ilficazione primo nella realizzazione, nell’ariappropriazione della zona fluviale. riappropriazione della zona fluviale. Organizzata suTolita, più gradoni, il suo scuola che vada a sfruttare le rea della di una Organizzata su più gradoni, il suo utilizzo varia a seconda del livello di utilizzo varia a seconda del livello su di due livelli, definendo all’interno pendenze del luogo esondazione del Machangara. esondazione del Machangara. dellaPer struttura aperture modulari che creino luoghi di la gestione del territorio viene costituita una cooperativa agricola. gioco per i bambini. Messa a sistema con la riprogettadel ponte costituisce il nuovo Per zione avere una certa visibilità dell’edificio, la scuola sarà simbolo di ricucitura sia fisica che sociale per il settore di San Francisco. posta ad un livello altimetrico più alto rispetto ai campi sportivi. L’accesso fronte strada, per lasciare l’area di Per la gestione rimarrà del territorioaviene Per la gestione del territorio viene costituita una cooperativa agricola. svago all’interno, dove costituita una cooperativa agricola. la protezione sarà maggiore. Messa a sistema con la riprogettaRelatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin Messa a sistema con la riprogettazionelati del ponte costituisce Ai della scuolail nuovo saranno disposti una Biblioteca e zione del ponte costituisce il nuovo simbolo di ricucitura sia fisica che simboloMensa di ricucitura sia fisica che una a disposizione degli studenti. sociale per il settore di San Francisco. sociale per il settore di San Francisco. Inoltre, la Mensa potrà essere aperta come servizio di ristorazione, in eventi occasionali, anche al pubblico e nella Biblioteca ci sarà un’ala a disposizione degli abitanti di Guápulo.

Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina

Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin

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Il campo oltre ad essere una delle aree selezionate per l’inserimento delle nuove abitazioni, ospita il centro di salute. Le lievi pendenze e la comunicazione con la Plazoleta ne favoriscono l’accessibilità.

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Il Mirador rappresenta uno degli spazi emblematici del barrio in quanto ne valorizza una delle maggiori qualità: la panoramicità. Verrà riutilizzato l’edificio del bar, oggi inattivo.

EL CAMPO

Il centro di salute Il secondo intervento inserisce in un’area prossima al 5 centro di Guápulo, in adiacenza a Plaza de Transporte, un nuovo centro di salute con annessa farmacia. 21%m Vi sarà un volume più grande contenente 6 ambula410 Nella Tolita tutto gira attorno allo tori lato un volumeil minore per la farmacia. allo spazioe al centrale preesistente: e: il campo sportivo. Le pendenze Vi sarà un ampio parcheggio, in stretta vicinanza, per enze danno l’occasione per l’inserimento ento le emergenze un accesso da Camino de Los di una scuola con mensa econ biblioteca oteca separate dall’area residenziale e dal Conquistadores, ed un altro accesso, prossimo alla e dal parco. piazza adiacente, rimarrà pedonale. Il nuovo parco sarà a servizio del centro di salute. Un percorso vita, conformato sulla leggera pendenza, sarà di aiuto6alla ripresa dei pazienti del centro ed allo stesso tempo sarà attività di svago e salute per i resi6% La plaza del fa parte della riquali110m denti di Rio Guápulo. qualificazione degli argini nell’ottica di una i una Nella piazza riappropriazione dellasuperiore zona fluviale. della zona sarà presente una viale. Organizzata su più gradoni, il suo piazza coperta interpretata come luogo di ritrovo per suo utilizzo varia a seconda del livello di llo di esondazione del Machangara. i diversi momenti di vita pubblica. Una grande copertura composta da elementi leggeri prende vita creando uno spazio disponibile per eventi di varia natura. Abbiamo perciò voluto affidare il senso di questo intervento architettonico soprattutto alle possibilità di trasformazione e di versatilità, così da Per la gestione del territorio viene all’iniziativa degli abitanti. lasciare grandi margini niversità degli Studi di Ferrara . Tesi di Laurea . Corso di Laurea Magristrale in Architettura . Anno Accademico 2014 | 2015 viene

cola. ettauovo

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costituita una cooperativa agricola.

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Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella


La plaza del Rio fa parte della riqualiLa plaza del Rio fa parte della riqualificazione degli argini nell’ottica di una ficazione degli argini nell’ottica di una riappropriazione della zona fluviale. riappropriazione della zona fluviale. Organizzata su più gradoni, il suo Organizzata su più gradoni, il suo plaza del Rio fa parte del della livello riquali- di utilizzoLavaria a seconda La plaza del Rio Rio fa parte parte della riqualiutilizzo varia a seconda del livello La plaza del della ficazione degli nell’ottica diriqualiuna di esondazione delfaargini Machangara. ficazione degli argini nell’ottica diriqualiuna esondazione del riappropriazione della zonadella fluviale. Ladegli plaza delMachangara. Rio fa parte ficazione argini nell’ottica di una Organizzata sudella più gradoni, il suo ficazione degli argini nell’ottica di una riappropriazione zona fluviale. riappropriazione della zona fluviale. utilizzo varia a seconda del livello di riappropriazione della zona ilfluviale. Organizzata su gradoni, suo Organizzata su delpiù piùsu gradoni, esondazione Machangara. Organizzata più gradoni,il il suo suo utilizzo seconda del utilizzo varia varia avaria seconda deldellivello livello didi utilizzoa a seconda livello di esondazione del Machangara. esondazione del Machangara. esondazione del Machangara.

ico 2014 | 2015

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Per la gestione del territorio viene Per laPergestione deldel territorio viene gestione territorioagricola. viene costituita launa cooperativa costituita cooperativa agricola. costituita unaunacooperativa agricola. MessaMessa aPersistema con la riprogettaala sistema con la territorio riprogettagestione della viene Messa a sistema con riprogettazione zione delcostituita ponte costituisce nuovo del ponte costituisce il ilnuovo una cooperativa zione simbolo del ponte costituisce il agricola. nuovo dia ricucitura sia lafisica che sistema con riprogettasimbolo Messa di ricucitura sia fisica che Per la gestione del simbolo di per ricucitura che disia San fisica Francisco. Per lasociale gestione del diterritorio territorio viene zione delil settore ponte costituisce il viene nuovo sociale per il settore San Francisco. costituita una cooperativa agricola. simbolo di ricucitura fisica che sociale per il settore di SansiaFrancisco. costituita una cooperativa agricola. sociale per il settore di San Francisco. Messa aa sistema sistema con con la la riprogettariprogettaMessa zione del del ponte ponte costituisce costituisce ilil nuovo nuovo zione simbolo simbolo di di ricucitura ricucitura sia sia fisica fisica che che sociale sociale per per ilil settore settore di di San San Francisco. Francisco.

Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina

Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina

Relatori :: Etra Etra Occhialini Occhialini ,, Sergio Sergio Fortini Fortini .. Relatori

Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin

PARCO AGRICOLO Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin

Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . Correlatori : Romeo Farinella , Sara Maldina

Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin

Laureande : Erika Palmieri , Michela Pironi , Linda Tonin

La cooperativa Parte,, Sara delMaldina sistema del parco consisterà nella Correlatori :: Romeo Romeo Farinella Farinella Sara Maldina Laureande ErikaAgricolo Palmieri ,, Michela Michela Pironi ,, Linda Linda Tonin Tonin Correlatori Laureande :: Erika Palmieri Pironi progettazione di una cooperativa che includerà un mercato coperto, un magazzino e uno spazio di riunione per le associazioni che si andranno a creare per la gestione degli spazi agricoli. I volumi del progetto verranno costruiti con mattoni di cangahua, una pietra porosa sedimentaria di origine vulcanica tipica di questi luoghi. Al di sopra dei diversi volumi si appoggeranno due coperture leggere in legno che cercano di dare continuità ai diversi spazi andando a unirsi nel colmo. Il ponte oltre a elemento di collegamento fisico diviene polarità: su di esso sarà presente una tettoia che ospiterà attrezzature per le giornate di mercato dei prodotti del luogo. In diretta connessione con il magazzino si prevede la presenza di un’area carico e scarico merci dalla quale partirà la distribuzione a tre livelli di scala dei prodotti agricoli coltivati nel parco: a scala locale nel mercato coperto, nel quartiere di Guapulo attraverso piccoli negozi e su tutta Quito attraverso “Bioferias” mercati saltuari organizzata dall’associazione Agrupar. 335


giori urale ggeper pre-

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L’Arrayan è una delle maggiori polarità nel barrio. La sua naturale conformazione ad anfiteatro suggerisce l’uso dello spazio centrale per offrire un luogo idoneo alle rappresentazioni di quartiere.

L’ARRAYAN Plaza de lapiazza Iglesia è il luogo di magNella retrostante la chiesa, ovvero l’Arrayan, giore riferimento del settore. L’inseripossano mento di strutture che diventeranno catalizzatori una serie di spazi destinati ospitare i numerosi venditori ambualla vendita di prodotti lanti liberano il sagrato lasciando agricoli e servizi necessari ai spazio ad attivitàdel ricreative. residenti quartiere. L’albero simbolo della piazza sarà circondato da una serie di terrazzamenti verdi che cambiano di rivestimento a seconda dell’uso prescelto: pavimenti nei luoghi dove si potrà assistere a episodi di mercato o piazzette per la socialità, gradoni per assistere a spettacoli al centro dell’anfiteatro Come suggerisce è uno verde, stradeil nome, strette di pertinenza semiprivata per le spazio di fondamentale importanza nuove residenze. per il trasporto pubblico. L’intimità di

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Luogo tradizionale del barrio, la Piscina verrà riattivata attraverso la sistemazione della vasca centrale e l’inserimento di alcune attrezzature, quali spogliatoi e sedute, rivalorizzandone l’immagine. Il campo oltre ad essere una delle aree selezionate per l’inserimento delle nuove abitazioni, ospita il centro di salute. Le lievi pendenze e la comunicazione con la Plazoleta ne favoriscono l’accessibilità. La piazza ad oggi è adibita a parcheggio e a campo di pallavolo nei weekend. Se ne ipotizza la ristrutturazione tramite l’inserimento di 12% attrezzature appropriate e il riade210m guamento della pavimentazione.

LA PISCINA In previsione di una riapertura di uno dei luoghi tradizionali della vita di Guapulo, si inserisce attrezzatura quali spogliatoi sedute. Il Mirador rappresenta euno degli 2 62 5% 3m

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questo luogo lo rende, già oggi, un luogo ideale e sicuro per il gioco dei bambini. FRUIZIONE :

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4 | 2015

Il Mirador rappresenta uno degli spazi emblematici del barrio in quanto ne valorizza una delle magIlIl campo una delle campo oltre oltre ad ad essere esseregiori una qualità: delle la panoramicità. Verrà aree aree selezionate selezionate per per l’inserimento l’inserimento riutilizzato l’edificio del bar, oggi delle ospita delle nuove nuove abitazioni, abitazioni,inattivo. ospita ilil centro di salute. Le lievi pendenze e centro di salute. Le lievi pendenze e lalacomunicazione comunicazionecon conlalaPlazoleta Plazoletane ne favoriscono favoriscono l’accessibilità. l’accessibilità.

MIRADOR Nella Tolita tutto gira attorno allo Per ridare importanza allo spazio dal quale si staglia la migliore vista del quartiere, verranno aggiunte sedute e illuminazione per far sì che non diventi solo luogo di passaggio, ma di maggiore permanenza.

spaziodeglicentrale preesistente: il IlIl Mirador Mirador rappresenta rappresenta uno uno degli spazi barrio spazi emblematici emblematici del delcampo barrio ininsportivo. Le pendenze quanto delle l’occasione per l’inserimento quanto ne ne valorizza valorizza una una danno delle magmaggiori di unaVerrà scuola con mensa e biblioteca Verrà giori qualità: qualità: lala panoramicità. panoramicità. FRUIZIONE : riutilizzato bar, oggidall’area residenziale e dal riutilizzato l’edificio l’edificio del delseparate bar, oggi FRUIZIONE : inattivo. inattivo. parco. Luogo tradizionale del barrio, la

Luogo tradizionale del barrio, la riattivata attraverso la Piscina verrà Piscina verrà riattivatasistemazione attraverso la della vasca centrale e sistemazione della vasca centrale e di alcune attrezzature, l’inserimento l’inserimento di alcunequali attrezzature, spogliatoi e sedute, rivalorizquali spogliatoi e sedute, rivalorizzandone l’immagine. zandone l’immagine. Nella La plazaallo del Rio fa parte della riqualiNella Tolita Tolita tutto tutto gira gira attorno attorno allo spazio ilil spazio centrale centrale preesistente: preesistente: ficazione degli argini nell’ottica di una campo pendenze campo sportivo. sportivo. Le Le riappropriazione pendenze della zona fluviale. danno danno l’occasione l’occasione per per l’inserimento l’inserimento Organizzata su più gradoni, il suo didiuna scuola con mensa e biblioteca una scuola con mensa utilizzo e biblioteca a seconda del livello di separate ee varia dal FRUIZIONE : separate dall’area dall’area residenziale residenziale dal esondazione del Machangara. parco. parco. piazza aad oggi è adibita a La piazza ad oggi La è adibita Luogo tradizionale del barrio, la parcheggio parcheggio e a campo di pallavoloe a campo di pallavolo Piscina verrà riattivata attraverso la nei weekend. Se ne ipotizza la ristrut- Se ne ipotizza la ristrutnei weekend. sistemazione della vasca centrale e turazione tramite l’inserimento tramite di l’inserimento di l’inserimento di alcuneturazione attrezzature, attrezzature appropriate e il riade-appropriate e il riadeattrezzature quali spogliatoi e sedute, rivalorizguamento della pavimentazione. zandone l’immagine. guamento della pavimentazione. La Laplaza plazadel delRio Riofafaparte partedella dellariqualiriqualificazione didiuna ficazionedegli degliargini argininell’ottica nell’ottica una Per la gestione del territorio viene riappropriazione fluviale. riappropriazione della della zona zona fluviale.una cooperativa agricola. costituita Organizzata su più gradoni, il suo Organizzata su più gradoni, il suo Messa adisistema con la riprogettautilizzo utilizzo varia varia aa seconda seconda del del livello livello di zione del ponte costituisce il nuovo esondazione esondazione del del Machangara. Machangara.

PLAZA EDUARDO MENA e LASSO simbolo di ricucitura sia fisica che Attualmente questa piazza presenta di giorno la funper L’ A rrayan è una delle maggiori La piazza ad oggi èsociale adibita a il settore di San Francisco. L’ A rrayan è una delle maggiori zione di parcheggio e nel week-end di campo da polarità nel barrio. La sua naturale parcheggio e a campo di pallavolo polarità nel barrio. La sua naturale conformazione ad anfiteatro suggenei weekend. Se ne ipotizza la ristrutpallavolo. Per ridare il nome di Plaza a questo spaconformazione risce l’uso dello spazio centrale per turazione tramite l’inserimento di ad anfiteatro suggerisce dello spazio centrale per del pedone, si offrire un luogo idoneo alle zio, quindi riconsegnando nelle mani attrezzature appropriate e l’uso ilrappreriadeoffrire un luogo idoneo alle rappresentazioni didella quartiere. guamento pavimentazione. renderà fissa sentazioni la struttura di una rete sportiva per poi di quartiere. aggiungerci spalti leggeri ai lati. Per la gestione del territorio viene Per la gestione del territorio viene

Relatori : Etra Occhialini , Sergio Fortini . costituita Correlatori Romeo Farinella , Sara Maldina una :cooperativa agricola. costituita una cooperativa agricola. Messa Messa aa sistema sistema con con lala riprogettariprogettazione zione del del ponte ponte costituisce costituisce ilil nuovo nuovo simbolo simbolo didi ricucitura ricucitura sia sia fisica fisica che che sociale per il settore di San Francisco.

Laureande : Erika Palmieri , Michela Piron

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La sua naturale risce l’uso dello spazio centrale per sentazioni di quartiere. conformazione ad anfiteatro suggeoffrire un luogoil idoneo alle rappreCome suggerisce nome,l’uso è uno risce dello spazio centrale per sentazioni di quartiere. spazio di fondamentale importanza offrire un luogo idoneo alle rappredi uno per il Come trasporto pubblico. suggerisce ilL’intimità nome,di èquartiere. sentazioni Come suggerisce il nome, è uno questospazio luogodilofondamentale rende, già oggi, un importanza dideifondamentale importanza luogoper ideale e sicuropubblico. perspazio il gioco L’intimità di il trasporto bambini. per già il trasporto questo luogo lo rende, oggi, un pubblico. L’intimità di luogodeilo rende, già oggi, un luogo ideale e sicuroquesto per il gioco luogo ideale e sicuro per il gioco dei bambini. bambini. Plaza de la Iglesia è il luogo di maggiore Plazariferimento de la Iglesiadelè settore. il luogo L’inseridi magche possano mento di strutture giore riferimento del settore. 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PLAZA DE LA IGLESIA Guápulo è un quartiere in cui tradizione e cultura sono segnate da un’impronta cattolica piuttosto forte: le at-tività di maggior rilevanza che vengono associate al bárrio sono infatti legate a quest’aspetto. È per questo che la popolazione riconosce come spazio di incontro principale quello di Plaza Central, nonché la piazza del¬la Chiesa. Nonostante ciò, in pochi momenti della giornata si nota che questo spazio viene sfruttato a pieno. Per far sì che torni ad essere la Piazza Centrale si aggiungeranno in maniera fissa strutture per il mercato e più sedute come spazi di sosta.

PLAZOLETA DEL TRANSPORTE L’intima Plazoleta del Trasporte, sfruttando a pieno l’ambiente protetto, si destinerà al gioco dei bambini. Nella parte verde dello spazio si aumenteranno le attrezzature per lo svago infantile. 339


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FRUIZI

Luogo tradizionale del barrio, l Piscina verrà riattivata attraverso l sistemazione della vasca centrale l’inserimento di alcune attrezzature quali spogliatoi e sedute, rivaloriz zandone l’immagine.

FRUIZIONE : Luogo tradizionale del barrio, la Piscina verrà riattivata attraverso la sistemazione della vasca centrale e l’inserimento di alcune attrezzature, quali spogliatoi e sedute, rivalorizzandone l’immagine.

La piazza ad oggi è adibita parcheggio e a campo di pallavol nei weekend. Se ne ipotizza la ristrut NUOVI ARREDI turazione tramite l’inserimento d attrezzature appropriate e il riade guamento dellaepavimentazione. Nella riattivazione degli spazi pubblici, esistenti non,

è stata posta attenzione ad un arredo urbano che si ispirasse alle abitudini nella sfera pubblici degli abitanti di Guapulo. Questo spazio attrezzato risulta possedere una La piazza ad oggi è adibita a certa flessibilità in base all’utilizzo e al luogo. parcheggio e a campo di pallavolo nei weekend. Se ne ipotizza la ristrut- Da una struttura comune in legno, la funzione dell’arturazione tramite l’inserimento di redo cambierà a seconda delle aggiunte: da spazio di L’Arrayan è una delle maggio attrezzature appropriate e il riade- cucina condivisa a tavolo per mercati, danel spogliatoio polarità barrio. La sua natural guamento della pavimentazione. a spazio di gioco per bambini, etc. conformazione ad anfiteatro sugge

risce l’uso dello spazio centrale pe offrire un luogo idoneo alle341 rappre sentazioni di quartiere.


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11.4 DIVERSI LEGAMI L’elevata pendenza che caratterizza Guápulo è sempre stata oggetto di difficoltà per gli spostamenti interni al quartiere. Inoltre la mancanza di mezzi pubblici costringe la gente del posto a muoversi prevalentemente a piedi. Gli spazi pubblici di Guápulo, definiti come diversificate polarità, saranno sfruttati come punti di riferimento per facilitare la risalita. Ogni spazio pubblico verrà messo in rapporto con i restanti con la definizione di percorsi. Dal punto di vista progettuale, le connessioni presenti in questa rete di spazi, verranno riattivate attraverso una ripavimentazione adeguata, aggiunta di canali di scolo e arredo urbano. Questa rete di spazi prevederà una omogeneità di pavimentazione che va a riprendere il ciottolato caratteristico del tessuto storico consolidato. Si aumenterà l’illuminazione stradale per facilitare la fruibilità della strada pubblica e garantire la sicurezza nei luoghi più isolati. In aggiunta, verrà posta una segnaletica per ogni percorso nella quale verranno evidenziati i tempi di percorrenza in rapporto con la pendenza tra le diverse polarità. 343


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Conclusioni

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Parlare di rigenerazione urbana in America Latina implica un approccio totalmente nuovo rispetto a ciò cui siamo abituati. La nostra esperienza di tre mesi a Quito è stata fondamentale per comprendere abitudini e stili di vita a noi sconosciuti; tuttavia questo periodo non è stato sufficiente per addentrarci appieno nelle dinamiche interne di questi luoghi, siano esse sociali, politiche, storiche o culturali. Abbiamo potuto avere una visione d’insieme ma non di dettaglio. Proprio per questo motivo il nostro progetto si pone come un’ipotesi di intervento, che ha preso in esame l’opinione pubblica, ma che non ha una base politica sufficiente per generare un vero e proprio programma di rigenerazione urbana. L’intervento che presentiamo medita su quali possano essere i limiti insediativi dell’uomo per generare una rivalorizzazione di paesaggi che sono unici per bellezza ma allo stesso tempo immensamente fragili. Per far ciò, partendo da esperienze passate giudicate né funzionali né funzionanti, abbiamo sviluppato una serie di soluzioni che potrebbero andare incontro alle esigenze di questa piccola comunità, di questo meraviglioso angolo ai margini di Quito. 348


The urban regeneration we have been dealing with involves a totally new approach compared to what we are used to in Europe. Our three-months experience in Quito was fundamental to understand habits and lifestyle which was unknown to us; however, our stay has not been sufficient to further dig into the internal dynamics of these places, as well as deep dive into social, political, historical or cultural factors. For this reason, our project stands as a proposal of intervention, which takes into consideration the public opinion, but it does not have acceptable political basis to generate a real urban renewal plan. The work that we present meditates on what might be the men’s limits to settlement to generate a re-evaluation of landscapes that are unique in their beauty, but at the same time immensely fragile. To do this, starting from past experiences judged neither functional nor working, we have proposed a series of solutions that could meet the needs of this small community, a beautiful spot on the outskirts of Quito. 349


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Oltre la tesi

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FAR FROM FAF un giornale di viaggio condiviso. 354


Cambiare punto di vista. L’ architettura è anche questo: ribaltare la prospettiva, mettere in dubbio le proprie sicurezze per confrontarsi con qualcosa di sconosciuto, di nuovo, di diverso. Per farlo, ci siamo spinte al di là dell’oceano Atlantico, atterrando a più di 3000 metri di altezza, sulla cordigliera delle Ande. Questa catena montuosa, la più lunga del mondo, racchiude in sé millenni di storia, testimoniati da franose cicatrici, fumosi vulcani e titaniche alture desolate. Vivere ad alta quota significa misurarsi con la maestosità di una natura madre e matrigna, benevola e nemica alla stesso tempo. L’affascinante complessità di una metropoli andina ri-siede, per noi, proprio nella sua particolare conformazione, nel suo sinuoso sviluppo che si modella su un’animata morfologia. Il disegno urbano si fonde in una matassa di curve altimetriche, creando un gioco di dislivelli, di salite e di discese. Ma vivere ad alta quota vuol dire anche confrontarsi con i rischi naturali di un’area che soffre di un’intensa attività sismica e vulcanica, dove le forti piogge torrenziali generano inondazioni, alternate da lunghi periodi di siccità. Le crescita inarrestabile di questi agglomerati urbani ha dilatato i contorni delle città, colonizzato nuovi terreni e sorpassato i limiti imposti dalla natura del luogo. Ci siamo chieste come l’uomo sia riuscito a conquistare questi territori così fragili e difficili ma così unici, fino a che punto sia stato in grado di plasmarli o sia disposto a subirli, cosa significhi vivere in pendenza. Ed è così che siamo giunte a Quito. 355


Di primo AcQuito La capitale dell’Ecuador ci appare dall’alto come un fluido che si insinua tra le pieghe del terreno, serpeggiando tra le valli e le aperture. Una città “lineare”, lunga 50 km e larga meno di 10, che si distribuisce ai piedi del vulcano Pichincha e ne lambisce i margini dove le costruzioni tentano di arrampicarsi e guadagnare terreno. Fondata ufficialmente nel 1534 dai coloni spagnoli, Quito cambia radicalmente il suo aspetto a partire dalla metà del XX secolo, quando la crisi del modello di agro-esportazione del paese, dà inizio alla cosiddetta migrazione campesina verso la capitale. Il centro si espande seguendo una direttrice longitudinale dettata dai confini morfologici. La velocità di sviluppo non lascia spazio ad una pianificazione organizzata dell’occupazione del suolo, influenzata dall’andamento di un mercato “speculativo, segregativo ed escludente”. È ai margini di questo agglomerato urbano che emergono in tutta la loro ingovernabilità le caratteristiche principali della città andina. Noi ci siamo spinte fino ai limiti est della metropoli, e qui abbiamo cominciato la nostra discesa verso Guápulo. Il profilo dei grattacieli della González Suárez fa da quinta scenografica al barrio marcando il limite tra la città e la non-città: ha così inizio un percorso conoscitivo verso il cuore del quartiere, un belvedere che dà su uno strapiombo sul quale sorgono, incuranti, viviendas di ogni genere. Il nostro, per il momento, è punto di vista esterno dall’alto verso il basso, è quello di chi a Guápulo non c’è mai stato, ne ha solo sentito parlare per la sua accezione bohémien e per la sua chiesa, dichiarata patrimonio UNESCO già nel 1978. La discesa, che ci conduce fino al fiume, ci dà la possibilità di entrare a far parte di un universo di immagini, di odori 356


e di costumi che sembrano appartenere ad un tempo lontanissimo. La frenesia della città alle nostre spalle non è riuscita ad arrivare fino a qui. Ma la risalita rallenta l’incedere del nostro passo e rende difficile il ritorno. Il pensiero vola fino alle scale mobili di Medellin, o alla teleferica di Caracas. E alla fine, arrivate in fondo per l’ennesima volta, entriamo a far parte di questo mondo, possiamo condividere le esperienze di questa gente, riusciamo a comprenderne le paure. Forse è proprio dal basso che dovremmo ripartire. Cambiare punto di vista.

Dentro le nuvole Primo giorno: atterriamo a Quito e ci manca il fiato. Saranno i 3000 metri di altitudine o sarà che quando usciamo dall’aeroporto ci troviamo faccia a faccia con una realtà che non è la nostra: le Ande. Monumentali, ieratiche, ce le ritroviamo davanti senza aspettarcelo. Per tanti mesi ci siamo immaginate come sarebbe stato ma quando ci siamo è diverso, è reale. Sembra di plastilina ma è reale. L’atterraggio non è stato dei più semplici. Scopriremo poi di essere fortunate, in realtà, perché fino a due anni prima l’aeroporto in pieno centro città era classificato come il più pericoloso al mondo. I Leòn ci stanno aspettando, non ci siamo mai incontrati prima ma non siamo difficili da identificare. Tre facce sperdute, stanche, due bagagli a testa, i tratti italiani. Non hanno avuto dubbi, eravamo noi. L’accoglienza ci rincuora. Sarà sicuramente meno complicato l’impatto con questo nuovo mondo. Ci portano a casa loro, che dall’aeroporto dista circa quaranta minuti. Sono le 18:10 e il sole sta tramontan357


do. Ci spiegano che tutti i giorni dell’anno tramonta alle sei e mezza e sorge alle sei e mezza e ci prende una leggera sensazione di malinconia mentre guardiamo incantate fuori dal finestrino le luci che una ad una si accendono, brulicanti nel buio. Questa città di notte è magica. Dormiamo a 3010 metri di quota, e si sente. La finestra si apre sul Pichincha, uno dei vulcani attivi più alti dell’Ecuador. Per i quiteñi è normale, ma paradossalmente è una visione meno rassicurante per loro che per noi. Abbiamo scelto Quito quasi per caso. Staccare da quest’umida Ferrara che un po’ ci chiude, ampliare gli orizzonti. Se la guardi su Google Maps ti chiedi dove stai andando. Quando invece ci arrivi, ti chiedi dove sei finito! Ma col passare del tempo, neanche troppo lentamente, di fare una tesi non ci interessa più così tanto. Quello che ci interessa ora che siamo qui è scoprire questo posto fino a conoscerlo, esplorare i fenomeni urbani e le percezioni della città che vengono quasi sempre ignorate e represse. Gli odori, i rumori, i sapori, la comunicazione con la gente. Questo da casa non si può fare. Cercare di andare oltre a quel “primo impatto”, quel predominio del visivo dal quale ci facciamo purtroppo spesso influenzare, per ripensare, davvero, parti di città. Secondo giorno. La prima cosa che ci dicono è che a Quito sai sempre dove stai andando: a nord se hai il Pichincha a sinistra, a sud se hai il Pichincha a destra. Anche le nuvole sono una costante. Da quando le abbiamo attraversate con l’aereo per atterrare, non si sono mai allontanate più di tanto. A volte non ce ne accorgiamo ma ci siamo proprio dentro. Potrà sembrarvi banale parlare di nuvole, ma fidatevi, le nuvole delle Ande sono pazzesche! Giganti come le montagne dalle quali sembrano uscire come enormi respiri. L’atmosfera è rarefatta, eppure così pesante. L’altitudine si 358


fa sentire, fare le scale è una tragedia. Con tutta la calma del mondo andiamo alla scoperta del centro storico. Il paesaggio cambia radicalmente. Tutto ha una sua armonia, un rigore architettonico di proporzioni e forme che le caotiche città di oggi non riescono a riprodurre, tantomeno la confusa periferia di Quito. Il reticolo regolare del centro storico cinquecentesco trasmette un’impressione di linearità e di protezione, quasi a dimostrare quell’antico senso di misura e di equilibrio che l’uomo trasferiva alle proprie costruzioni. Una sensibilità ormai persa nella vita di oggi, forse. Non ci aspettiamo questo senso di familiarità eppure ci sembra di essere a casa; in Europa per lo meno. Non a caso Quito è stata colonizzata dagli spagnoli, nel 1534, che hanno lasciato un’impronta ben visibile. Le chiese coloniali sono considerate tra le più belle del Sud America. In plaza Municipal ci rendiamo conto che il sagrato è un leitmotiv di qualsiasi città. Quasi uno spazio archetipico. Una fanfara di gente di ogni genere chiacchiera, gioca, si incontra. Alcuni improvvisano cori di protesta dall’ “alto” dei loro podi fai da te. Sembra di poter dividere questa folla in indigeni e “occidentalizzati”. E scopriamo presto che i pregiudizi razziali esistono eccome. Sembra un po’ la nostra Italia di cinquant’anni fa. Ma anche solo di ieri. Pittoreschi soggetti con lunghi treccioni neri, gli indios, cercano di venderci la qualunque. Una volta ci caschiamo, ma non succederà più. Forse però la presenza della polizia, il rifacimento degli edifici più importanti e la continua pulizia delle strade danno un’immagine edulcorata della realtà, visibilmente riscontrabile non appena si esce dal centro. Anche salire sul taxi sbagliato potrebbe rivelarsi una cattiva scelta... ma di questo ne parleremo poi. 359


Terzo giorno, siamo sul Panecillo, una collinetta al centro di Quito da cui la vista domina la città intera, perdendosi per decine e decine di chilometri da nord a sud. Siamo paralizzate, in bilico fra un sentimento di conquista e un timore reverenziale nei confronti dell’immensità di questo paesaggio. Ci spiegano che ci troviamo in una sorta di spartiacque che divide la Quito nord dei ricchi con i suoi grattacieli e la Quito sud dei poveri con casette in adobe dal tetto in lamiera. Curiosamente, per quanto il suolo sia occupato fino alla saturazione della vallata e di molti pendii - anche laddove parrebbe impossibile - questa città mantiene una densità di abitanti bassissima. Con il processo di urbanizzazione che dagli anni ’70 sembra essere irrefrenabile, Quito è cambiata definitivamente di scala. Si è ridimensionata secondo uno sviluppo sempre più periferico che ha coinvolto le valli circostanti. E da qui lo si vede. Quito è il paradiso dell’automobile e l’inferno del pedone. Attraversare gli 80 chilometri di città può richiedere una mezza giornata di viaggio. Espansione speculativa, globalizzazione, cultura a domicilio, riduzione delle distanze tramite la tecnologia. Tutto è già arrivato in questa porzione di “terzo mondo”. La riflessione ci accompagna mentre Ale e Barbara ci portano a bere un canelazo al café Mosaico. E’ notte e la terrazza ci regala una vista magica sulla città, che si distende sotto i nostri occhi come un tappeto di luci. Il caos non è mai stato così lontano. Le nuvole mai così vicine.

Città nella città “Tres gringuitas no deberian irse solas al sur, es peligroso”. Una signora ci mette in guardia sull’autobus che ci conduce verso il settore meridionale della città, 360


consigliandoci caldamente di non andarci da sole. Quando un quiteño ti parla della capitale, ti descrive una città polarizzata, divisa in due diverse realtà: Quito nord e Quito sud. Sembrano esistere due città nella città. Se secondo la “teoria del reflejo” il suolo urbano è l’immagine speculare del mondo sociale, allora la città di Quito appare come il risultato di una concezione segregazionista. Blancos y mestizos, indígenas y negros. Tutto ha inizio con i flussi migratori verso la capitale dovuti alla crisi del modello di esportazione del paese. La situazione influisce sulla struttura urbana ridefinendo lo spazio omogeneo della città matrice. Da ogni “crisi” la città è uscita sempre diversa: nella sua struttura spaziale, nel suo modo di funzionare, nella sua immagine. E l’urbanistica ha avuto un ruolo chiave nella gestione delle nuove questioni urbane. Di fatto, ordinamenti e dispositivi spaziali hanno avuto e hanno tuttora conseguenze rilevanti sulle relazioni di integrazione o di esclusione. La città rappresenta l’archivio dei temi, dei conflitti, delle politiche, dei progetti che si sono sovrapposti nel tempo. “Non esistono idee politiche senza uno spazio cui siano riferibili, né spazi o principi spaziali cui non corrispondano idee politiche” (Carl Schmitt). Con il primo piano regolatore del 1942, le politiche segregative acquistano un valore formale. Viene proposta una zonizzazione chiara e ben definita di Quito: a sud la classe operaia, a nord la fetta più ricca della popolazione. Le ripercussioni sull’organizzazione urbana sono significative. Le caratteristiche geografiche e morfologiche della città contribuiscono a definire i limiti naturali e le separazioni tra le diverse realtà. L’idea di una Quito spaccata in due è entrata nell’immaginario sociale anche a causa delle caratteristiche geografiche che alimentano l’idea di discontinuità. Sono due 361


settori che non dialogano, che non si conoscono. La città “lineare” aumenta le distanze e ostacola gli spostamenti. La signora sull’autobus ha smorzato il nostro entusiasmo. Riflettiamo sul dal farsi. Forse è un po’ da incoscienti muoversi così, senza una meta precisa, in una città che ancora non conosciamo. Scendiamo quindi all’altezza del centro storico e ci avviamo verso il Panecillo. Almeno possiamo avere una vista complessiva, tanto a nord, quanto a sud. La statua della Virgen, la vergine dell’apocalisse, sovrasta la collina di origine vulcanica che fa da spartiacque tra i due mondi. Basta guardarla per capire come stanno le cose. La statua, dall’alto dei suoi 41m d’altezza, dà le spalle al meridione e guarda verso nord. Città nella città. Da una parte i grattacieli definiscono lo skyline della metropoli, dall’altro, la vista si perde in una miriade di quartieri popolari dove gli edifici non superano i pochi piani di altezza. L’immagine si omogeneizza solo ai margini, dove gli insediamenti informali si arrampicano sui pendii andini. E se da un lato ci si chiude nei “barrios cerrados” dall’altro le diverse entità si fondono in un’unica massa. Ma nella “società liquida” contemporanea non è facile identificare in maniera univoca i gruppi sociali e la loro posizione nel processo produttivo. La geografia del potere, contradditoria e conflittuale, rende difficile un’analisi oggettiva dei processi di modificazione della realtà collettiva e comunitaria. Pian piano però cominciamo a conoscere chi la città la abita. Ci sono gli indios di Otavalo, con le lunghe trecce corvine, artigiani per eccellenza che vendono in città i loro prodotti tipici. Ci sono i neri di Esmeralda, arrivati in Ecuador alla fine del XVI secolo come uomini liberi, dopo il naufragio della nave che doveva 362


condurli, da schiavi, a Lima. Ci sono i meticci, quelli che vantano un appellido di origine spagnola, che occupano i ruoli di prestigio della società quiteña, vanno all’università e amministrano la capitale. Ognuno ha il suo ruolo, ognuno ha il suo spazio. Quest’eterogeneità e frammentazione spaziale trova le sue radici proprio nella rottura dei sistemi di solidarietà. Perché l’intolleranza nega la prossimità, fomenta la divisione e genera paura. È la retorica della sicurezza: quando eventi aleatori temporanei e non sistematici vengono descritti come pervasivi e perenni, si sviluppano strategie di divisione, conflitti e stigmatizzazioni di determinati gruppi sociali. Così alla fine, questa volta, a sud non ci andiamo. È vero che forse un po’ di paura ce l’abbiamo. Di che cosa, non lo sappiamo bene neanche noi. E ci sentiamo un po’ in colpa.

La vista migliore La fretta di Quito ci ha raggiunte. Il marasma della capitale ci risucchia mentre procediamo stipate su un autobus troppo pieno. Bambini cercano di trovare spazio tra le nostre gambe per vendere a “vente centavos!” bustine di caramelle gommose, cioccolatini e merendine. Ondate di scolaresche salgono e scendono, orgogliose, con la loro divisa identificativa: vestiti mimetici, gonnelline cappellini sgargianti. Universitari e ragazzi in disparte con auricolari e smarthphone. Una donna incinta con al seguito altri tre figli cerca un posto a sedere. La popolazione estremamente giovane di questo paese si fa spazio tra le vie del centro di Quito. E’ una città allegra, movimentata ma soprattutto variegata. La maggior parte dei quiteñi, con la loro pelle color nocciola 363


e la bassa statura, contrasta con l’architettura chiara ed elegante, evidenziata a tratti da colori accesi. È il centro storico meglio conservato del Sud America, così impariamo dai vanti della gente del posto. 130 palazzi monumentali e oltre 5.000 proprietà sotto tutela artistica, la rendono un caso unico a livello mondiale. Nel 1978 è una delle prime città ad essere dichiarata patrimonio dell’umanità. Tra le attrattive, il barocco del Sud America sfoggia la Chiesa della Compañia de Jesus, decorata al suo interno con oltre 50 chili d’ oro. Alle porte una signora cerca di venderci 1 chilo di “avocados!” per un dollaro. Succede troppo spesso di dover risolvere qualcosa in fretta. Oggi la fretta è diventata la regola, anche nei paesi considerati in via di sviluppo. Impariamo ad adattarci a questo ritmo metropolitano e solo la fatica delle strade pendenti di Quito ci aiuta ogni tanto a fermarci. E’ necessario soffermarsi a riflettere per capire meglio cosa succede attorno a noi. Il nostro sguardo si perde negli scorci che si aprono verso la periferia. Alla ricerca di un luogo dove la città appare meno caotica ci spingiamo verso la tranquillità che trasmettono i margini della metropoli. Il verde non è un colore che distende? Il movimento fisico verso gli aspri pendii, che delimitano città, diventa sinonimo di rallentamento. Per non perdere l’equilibrio su forti discese o per affrontare le ripide salite, non resta che diminuire il passo. Ciò che sta al di fuori dei limiti urbani, dove il tessuto si dirada e diviene sempre meno denso, attira la nostra curiosità. Ci muoviamo così verso i barrios marginales. Sono i quartieri popolari, quelli dove si è stanziata la popolazione più povera, emigrata dalla campagna alla ricerca di una prospettiva migliore. Piccole abitazioni costruite in blocchi di cemento, tetto in lamiera, porte 364


e finestre tamponate con assi di legno. Le cosiddette invasiones, occupazioni abusive dei terreni, o semplicemente insediamenti nati dove il costo del suolo è nullo. Territori impervi dove mancano i servizi e i collegamenti, zone a rischio sismico o idrogeologico, pendii di vulcani soltanto assopiti. Cerchiamo di arrivarci a piedi, ma non è una grande idea. Non ci facciamo quindi scappare la proposta di Marlon (fornito di fuoristrada 4x4) di accompagnarci verso i pendii andini che circondano la “Quito ricca”. Lasciamo il centro verso l’area est della città. Più si sale più le strade diventano impervie, il numero di piani delle abitazioni si riduce, l’asfalto diventa sempre più raro. Quando il segnale GPS non prende il calcestruzzo si è trasformato in eucalipto. “Monjas de Aguasanta”. Le monache dell’acqua santa. Nel piccolo centro abitato si respira un’atmosfera malinconica, di abbandono. Un’unica via attraversa il “paese” e si arresta di fronte a una piccola casa circondata da prati verde brillante. Un’anziana signora non mostra particolare interesse nel voler socializzare e sparisce dall’uscio della sua dimora. Solo due mucche legate ad un albero ci accolgono in questo piccolo eden ecuadoriano. E qui restiamo completamente esterrefatte di fronte alla spettacolare vista che si scopre. Un morbido tappeto adagiato sulle Ande: è Quito che si estende, allungata, ai piedi del pendio. Un’immagine spettacolare, quella della più bella visuale sulla città. E mentre laggiù si vive in velocità, qui la calma regna sovrana. La stabilità dei palazzi coloniali è ben lontana dalla precarietà di queste abitazioni in bilico sul terreno scosceso. La giungla di grattacieli svanisce nel profumo degli eucalipti. Così ci godiamo lo spettacolo che si apre ai nostri occhi. Il rapporto tra natura e costruito sembra avere una sua armonia. Solo in alcuni punti la metropoli si arram365


pica rompendo quella relazione di proporzioni tra la valle e la montagna. È la città che si espande cercando di minare lo stato di apparente stabilità. Ma per quanto ancora questo labile equilibrio potrà reggere?

Tipi di tempo “Qui, ragazze, dovete capire che il tempo” - fa un lungo respiro - “non costa niente!”. Ci sta seduta davanti, con quegli occhietti fessurati, il viso rugoso, le tozze braccine incrociate sul tavolo. Ci guarda con curiosità, come se realmente non capisse la nostra perplessità del vivere in un posto così tragicamente lento. Una lentezza difficile da spiegare. Si è immersi nel caos, nella frenesia e nella fretta di questa città ma si ha l’impressione di vivere in una dimensione temporale dilatata, le persone procedono lente. Se ti dicono “hasta mañana” è abbastanza probabile che non le rivedrai mai più. Se ti dicono “haorita” è sicuro che non le rivedrai mai più. Bè, la Signora O. questo fa fatica a capirlo. Di famiglia ebrea, è scappata dall’Italia durante la guerra, ha viaggiato per “due lunghe settimane in mare a luci spente per paura di essere scoperti” ci racconta. Ora, mentre parliamo, sorseggiamo the nel suo appartamento, in una delle zone più ricche di Quito. Una bellissima parete vetrata ci regala la vista sul parco della Carolina mentre il sole tramonta puntuale alle sei e mezza ma piano, lento anche lui. È in questa città da quando aveva sedici anni e l’ha vista cambiare drasticamente, da quando era una delle pochissime persone a possedere una macchina ad oggi, che il traffico è uno dei peggiori problemi che la città sembra pigramente non aver voglia di combattere. 366


“Là”, ci indica un punto davanti a sé, oltre la vetrata, “c’erano solo campi, fattorie, animali... Vi posso raccontare un aneddoto sul signore con i capelli rossi che abitava in quella casa laggiù?”. Andare a prendere un “the veloce” dalla Signora O. significava perdere intere giornate, ma ci eravamo affezionate a quei novantadue anni di donna che sembrava pericolosamente tenere nelle mani l’intera metropoli. A Quito tutti sanno chi è. Ha insegnato italiano all’Universidad Central di architettura, “quando ancora le cose erano diverse” dice con un po’ di rammarico. A detta sua gli studenti la amavano, ogni tanto ce ne faceva conoscere uno. Non ha mai studiato architettura, ma ci dice di aver passato talmente tanto tempo li dentro da non saperne meno di tutti gli altri (non ci mettiamo troppo a scoprire quanto la modestia non la appartenga). E così si interessa al “perché siete qui?”. Stiamo facendo la tesi in urbanistica e abbiamo scelto di lavorare sul barrio di Guápulo, interessate alla sua marginalità e alle peculiarità morfologiche, che si può dire, generalizzando, essere quelle della Cordigliera delle Ande. Glielo diciamo un po’ sbrigativamente, non facciamo in tempo a dire molto di più. Si fa di nuovo protagonista del discorso. Guápulo lo conosce bene, quando si è sposata, è andata a vivere lì. “All’epoca c’erano solo la chiesa e il convento. La sera non c’era nulla da fare, allora andavamo a giocare a carte con i preti”. Ci viene da sorridere quando ricorda “quante volte sono scesa e risalita in bicicletta”. Chiunque abbia visto Guápulo, anche una sola volta, sa che non può essere vero. Le pendenze renderebbero l’impresa impossibile. Ma l’immagine di lei che scende senza freni giù per le stradine ciottolate continua a farci ridere ancora un po’. Non ci abita più dagli anni sessanta, è stato dopo che 367


le viviendas hanno iniziato letteralmente ad arrampicarsi lungo i dirupi e i pendii di questo quartiere. Quando si arriva a Guápulo si ha già scarpinato abbastanza, generalmente. Ormai ve lo abbiamo raccontato, a Quito la pianura è pressoché un paradosso. Ma quando ci si affaccia dal mirador è inevitabile pensare che se scendi, poi dovrai anche risalire. Abbiamo visto tanti sporgersi oltre la ringhiera che dà sullo strapiombo, godere qualche momento del panorama e poi fare dietrofront. Oggi a Guápulo ci si va solo per questo: la vista. Quante cose si perdono. Quando finalmente prendiamo coraggio e iniziamo a scendere ci dimentichiamo di essere a Quito. Se attraversando la città il tempo rallenta, qui, definitivamente si blocca, o comunque sembra non essere mai passato. Eccolo qui, uno dei lati positivi di essere un quartiere ai margini. Quando la città si è ingrandita ne è rimasto fuori, isolato, e per molti versi questo ha rappresentato grandissimi svantaggi. Ma ha potuto tenersi stretto le proprie tradizioni, usi, costumi. Quel senso di attaccamento profondo che si ha per la propria terra. Gli abitanti, i moradores, sono schivi con gli stranieri: sono talmente consapevoli di avere qualcosa da perdere che diffidano dei “gringos” e delle loro manie gentrificatrici. Cerchiamo di ambientarci e di farci accettare. Proviamo a parlare alla gente, diciamo che stiamo facendo il nostro trabajo final de carrera sul loro quartiere elogiandolo. Ai guapuleñi i complimenti piacciono parecchio. Lentamente ci riusciamo. Questo mondo inizia a far parte della nostra quotidianità, come noi iniziamo a far parte della sua. Conosciamo il cameriere della locanda della parte alta del barrio che ci fa assaggiare piatti tipici di cui è impossibile ricordare il nome; il rappresentante del 368


Cabildo - la municipalità locale - che ogni tanto raccoglie i suoi moradores in una piccola assemblea per fare il punto della situazione; la ragazza che lavora nel baretto bohemièn che vediamo ogni sera, a fine giornata, per un canelazo; i bambini di San Francisco de Miravalle, il settore al di là del fiume, che non vedono l’ora di farsi ritrarre in mille pose dai “nostri strani aggeggi”; la signora Suzanna che ci racconta che abita qui da una vita: “oh com’è cambiato questo posto”. Scopriamo nuovi luoghi, nuovi spazi, nuove abitudini. Alla Tolita il sabato si fa la musica e tutti ballano tra una partita di basket e l’altra. Nella Plaza del cimiterio, uno degli unici parcheggi, la domenica montano una rete da volley improvvisata. Per tutto il weekend, nella Plazoleta del Trasporte, buffe signore con il cappellino in testa si mettono a cucinare in strutture che ci si è chiesti per tutta la settimana a cosa potevano servire. Nella piazza principale dell’Iglesia una settimana sì e una no c’è un matrimonio, e tutti escono, curiosi di vedere l’abito, spesso coloratissimo, della sposa. Guápulo sa essere viva, sa essere un posto meraviglioso. Ora è il tramonto. L’ombra dei grattacieli della González Suárez, che facendo da quinta scenografica stabiliscono il confine ovest di Guápulo, si adagia dolcemente sulle soffici chiome dei verdi pendii. È davvero facile rendersi conto che la Signora O. ha ragione. Qui, ragazzi, il tempo... non costa niente!

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Bibliografia

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Ringraziamenti

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Grazie a Etra per averci accompagnato tra le strade di Quito. Grazie a Sergio per esserci stato anche la domenica pomeriggio. Grazie a Romeo Farinella per averci fatto rimanere con i piedi per terra. Grazie a Sara per averci supportato e sopportato in pausa pranzo, aperitivo e cena. Grazie a Paolo Ceccarelli per la dritta su Guápulo. Grazie a Eduardo e Barbara (x2), Ale, Ivan, Sole, la banda bassotti e Sasha che ci hanno fatto sentire parte della famiglia. Grazie a Marlon per averci portato con il suo 4x4 attraverso le improbabili strade di Quito. Grazie a Bianca per tutti i tè delle cinque e per le sue fantomatiche storie. A Palpirton per essersi palesato nei momenti migliori. Grazie all’Università di Ferrara che ci ha portato in Ecuador... perchè “viajando la vida es mas rica”. Erika, Michela, Linda 383


Arrivata qui, fino a qui, i principali ringraziamenti li devo a tutte le persone che mi sono state accanto in questo percorso, che mi hanno visto crescere, partire, sorridere. Ai miei genitori, anche se so che un grazie sarà sempre troppo poco. Grazie per aver creduto in me, per avermi sostenuto in questi anni. Grazie mamma per come cerchi ogni giorno di farmi stare bene a partire dalla ciambella calda la mattina, grazie babbo per avermi trasmesso questa immensa passione e grazie per tutte le prossime che mi trasmetterai. A Davide, perché so che in fondo credi in me ogni giorno. A Federica, più che amica una sorella, tu che ci sei fin dall’inizio e continui ad essere una presenza di cui non posso fare a meno. A Giulia per scrivermi tutti i giorni da una città diversa e per ricordarmi che c’è un mondo enorme e pieno di avventure ad aspettarmi. A Irene, a quanto sei speciale nel prenderti cura di me, al tuo bell’animo che mi dice che tutto andrà bene. Grazie Sara, che, nonostante non ci vediamo mai, siamo le amiche di sempre. Grazie Chiari per un coinquilinaggio casuale che è diventata una delle amicizie migliori.

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A Ferrara, alla Faf e a tutte le persone che mi hai fatto incontrare. Agli anni unici dentro queste mura. Grazie Mavi, per essere diventata, dopo un incontro fortuito, una persona su cui potrò sempre contare, sempre pronta ad ascoltarmi su un lettone, che si trovi a Ferrara o a Granada. A Marta, per i tuoi sorrisi che sanno sempre rassicurarmi A Teresa per saper dirmi, non si sa bene come, sempre qualcosa che mi risollevi il morale. A Valentina, per i preziosi consigli e per avermi ritrascinato a giocare. A Elena, alla tua dolcezza e alla tranquillità che mi infondi.


Ringrazio via Fondobanchetto, perché quando ti rivedrò per me sarai sempre casa, ai miei nonni adottivi Anna e Giancarlo che hanno accudito questa giovane fuorisede come se la conoscessero da sempre. Grazie Bea per la serenità con cui entro tutti i giorni in casa sapendo di trovare un’amica, una sorella che non avevo, pronta a sostenermi. Alle nostre divanate film-tè-biscotti. Grazie Saraceno 101, un porto di mare e di gente meravigliosa, famiglia in questi ultimi due anni, una seconda casa a cui non dire più il nome al campanello. Un enorme gracias a Granada, alla Cuesta, alle multe che ti fanno sorridere ma soprattutto alle persone che ho incontrato e che per fortuna continuo a rivedere: Matteo, Ellen, Ana, Anto, Francesco, Albi, Cesare, Carlito, Bridget, Chloe, Maya. Grazie agli amici di sempre, a Marzabotto e alle sue montagne. A Bologna, a quanto mi fa piacere, dopo ogni ritorno, rivederti. Ai miei ‘ciccioni’, fratelli bolognesi e a tutte le volte che ci ritroviamo per qualche obiettivo raggiunto. Grazie a Linda e Michela per avermi accompagnato a gonfie vele in questo bel cammino, per avermi fatto sempre vincere le scommesse, per aver sempre creduto nel mio spagnolo e per aver corretto ogni volta il mio italiano. Ai viaggi, al partire senza sapere cosa e chi si incontra, alla fine di un viaggio e al prossimo che ancora non ti aspetti. Erika

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Grazie ai miei genitori, per avermi aiutato a crescere. Grazie ai miei fratelli Fabio e Franci, al loro affetto e ai loro consigli. Grazie a mia sorella Rita, per essere la mia migliore amica. Grazie a Giuls e Laura, alla nostra casa in via della Ghiara e all’amicizia che spero duri una vita. Grazie a Calde, per essermi sempre stato ad ascoltare. Grazie a Vale e Toz, per tutte le risate fatte insieme. Grazie a Mavi e Ceci, perché quella volta la tesi la dovevamo fare insieme. Grazie a Terry, per la sua infinita dolcezza. Grazie alla mia famiglia Erasmus, alla Bortola, Dile, Peppe, Ari, Gian, Cate, Marta, Ale e Mati, perché senza di voi Bruxelles non sarebbe stata così bella. Grazie a Lea, Marzia e Giò e alle partite a briscola sul divano. Grazie a Erika e Michi, per essere state le mie compagne di viaggio. Grazie a Giuli e Ila, le amiche di una vita. Grazie a Nico, per essere la mia persona. Grazie a Ferrara, perché nonostante tutto ha reso questi anni indimenticabili. Linda 386


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