ATTIMI DI ARRESTO. Polvere, sfocature e rotolacampi

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Attimi di arresto

Polvere, sfocature e rotolacampi a cura di Ermanno Cristini e Francesca Petrolo

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a Teresa



Attimi di arresto

Polvere, sfocature e rotolacampi a cura di Ermanno Cristini e Francesca Petrolo

Casa Petrolo, 1918-2018 Ticinallo, giugno-settembre 2018


Paolino Dalla Porta, Filippo Monico, Alex Stangoni, Mariangela Tandoi

foto di Isabella Ponte


Susanna Baumgartner, Giuseppe Buffoli, Sergio Breviario, Carlo Buzzi, Umberto Cavenago, Ermanno Cristini, Carlo Dell’Acqua, Diana Dorizzi, Al Fadhil, Ferrario Freres, Serena Fineschi, Cecilia Guastaroba, Elisabeth Holzl, Sophie Ko, Sergio Limonta, Giovanni Oberti, Valentina Maggi Summo, Dario Molinari, Bruno Muzzolini, Francesca Petrolo, Corinne Seeholzer, Luca Scarabelli, Maria Stockner, Sophie Usunier, Sara Valentini, Silvia Vendramel


ATTIMI DI ARRESTO. POLVERE, SFOCATURE E ROTOLACAMPI

Da: ERMANNO CRISTINI Data: martedì 30 ottobre 2017 18,33 A: FRANCESCA PETROLO Oggetto: Memoria Ciao Francesca, a proposito di quello che ti dicevo ieri, un punto di partenza potrebbe essere questo passo de La recherche: “Così è per il nostro passato. È inutile cercare di evocarlo, tutti gli sforzi della nostra intelligenza sono vani. Esso si nasconde all’infuori del suo campo e del suo raggio d’azione in qualche oggetto materiale (nella sensazione che ci verrebbe data da quest’oggetto materiale) che noi non supponiamo.” Da: FRANCESCA PETROLO Data: martedì 31 ottobre 2017 17:26 A: ERMANNO CRISTINI Oggetto: Re: Memoria ... io non so se sono strana o è perché amo tornare nei luoghi di sempre (il massimo che ho fatto è traslocare di due piani nello stesso condominio portandomi però dietro i mobili di mia nonna che hanno 100 anni e che pensa un po’ nascevano per la casa natale di mia madre a Barlassina) ma a volte talmente il mio passato è presente che mi pare di vivere vite parallele, la mia presente e le mie cento passate negli stessi luoghi contemporaneamente..

Eric nella limousine di Cosmopolis galleggia anestetizzato: il luogo si perde entro la sua ipervisibilità, a consumare lo sfarinamento della memoria. Al suo cospetto il dialogo con Francesca sobbalza; è così quando si cerca di riafferrare il tempo, non il suo scorrere ma il suo spessore: bisogna socchiudere gli occhi per guardare “sfuocato”. È un’anomalia della visione, una sorta di afasia del vedere, a farci praticare un ritardo capace di rivelare nelle cose i fili di un racconto possibile. E nel racconto può disegnarsi una storia dove il presente carichi la valenza dell’attimo di arresto benjaminiano in quanto “ora della conoscibilità”. Con le forme di una “gita in campagna”, gli artisti che partecipano a questa avventura si dispongono a tracciare degli itinerari narrativi. Assumendo


quel nomadismo che è dei “rotolacampi” si misurano con gli oggetti di un luogo per incontrare dei luoghi, ovvero dei percorsi di senso dove la sorpresa nutra un’humanitas da ritrovare. Tra la polvere delle cose, perché la polvere è una risorsa del tempo, in qualche modo la sua voce, qualcosa che coprendo svela, avvolgendo di silenzio fa parlare. La polvere è una cerniera, nell’accezione che il termine aveva in Duchamp, la condizione di un movimento del pensiero, un attitudine ad “allevare” per fare del presente non solo un adesso. Tra parentesi: (Diceva John Cage di Marcel Duchamp: “Tutti gli altri sono artisti, Duchamp raccoglie polvere”). Ermanno Cristini



Ferrario Freres



Cecilia Guastaroba



Cecilia Guastaroba


Sergio Breviario



Luca Scarabelli




Carlo Buzzi


Valentina Maggi Summo



Sergio Breviario





Francesca Petrolo



Susanna Baumgartner




Corinne Seeholzer



Silvia Vendramel



Sophie Usunier


Max Mirabilia, a cura di Francesca Petrolo







Max mirabilia, 100 oggetti dalla collezione di Massimo Petrolo 1. Specchio Shiseido in scatola blu 2. Scatoletta verde con fiore contenente lampadine 3. Scatola blu Roger Gallet contenente sonaglio mucca 4. Scatola blu Horizon contenente laccio 5. Scatola marrone Coconut shaving cream 6. Una spugna di mare 7. Suisse instrument in legno 8. Radiolina Philips 9. Orologio sveglia in scatola bianca 10. Mazza da baseball gadget firmata 11. Mazza da baseball gadget non firmata 12. Bicchiere Ambrosoli contenente A ricamato 13. Scatola Ricola contenente chiodini 14. Scatola Marlboro vuota 15. Scatola Dannemann contenente calamite 16. Contenitore contenente nastri isolanti e una noce vuota 17. Scatola cilindrica Natale 1986 contenente 2 lenti 18. Un misuravolt 19. Scatola di 20 sigari Churchill nuova 20. Scatola con un sigaro Dannemann 21. Oggetto ludico che cammina in scatola trasparente 22. Contenitore dorato contenente silicone Saratoga 23. Una calamita con ferro tondo rosso in contenitore Vallelata 24. Un termometro scultura 25. Un piumino con faccia in porcellana 26. Fotocamera scatola rossa 27. Fotocamera Panorama 28. Una radio Bino 29. Un rilevaplacche in custodia vintage primi anni 80 30. Uno scotch trasparente contenente due pacchetti tabacco per pipa e colla bicomponente 31. Scatolina coperchio blu bicarbonato sodio contenente Max Mirabilia


3 2. Scatolina trasparente contenente Pilaquik e altro 33. Scatolina con lampada transistor e salviettina per uomo Barbados 34. Scatola con due cinture in coccodrillo 35. Fotocamera Agfa 36. Scatolina blu con conchiglie in metallo 37. Idealgas pistola 38. Pila Aci con fascetta tricolore 39. Un portadocumenti in pelle nera Longines 40. Un portadiapositive arancione con Max Mirabilia pipette varie 41. Un portadiapositive rosso con guarnizioni gomma rosse 42. Una scatola Blu Shiseido con saponcini in portasapone trasparente 43. Una scatola Baume & Mercier con campioncini d’albergo 44. Una confezione da viaggio Lanvin 45. Un contenitore per rullini contenente bussola tonda 46. Una luce da campeggio Gaz da 47 a 69. Un secchiello con Max Mirabilia 70. Un timer in acciaio da 71 a 78. Scatola in legno con Max Mirabilia e scatolina liquirizia Shiraz 79. Una matita da falegname 80. Un vaso trasparente con due palline da golf, una candela a forma di lampone gigante e una pallina di gomma verde e spillone 81. Un contenitore Sel de Bain con accendini di ogni guisa 82. Radio nera 83. Scatola Acqua di Parma contenente calcolatrici 84. Superpila E.I. a secco 85. Waterpik originale 86. Un contenitore in plastica con 2 ganci e un apribottiglie 87. Scatola con due orologi sportivi neri 88. Equipage gel dopo barba da 89 a 99. Scatola trasparente con pinze varie aghi ecc. 100. Cassetta di legno con saponi e scatoline decor


Filippo Monico


Carlo Dell’Acqua



Carlo Dell’Acqua



Al Fadhil



Francesca Petrolo


Mariangela Tandoi




Serena Fineschi



Umberto Cavenago


Mariangela Tandoi, Filippo Monico



Susanna Baumgartner


Giovanni Oberti


Ermanno Cristini



Sophie Ko



Ermanno Cristini


Valentina Maggi Summo





Elisabeth Hรถlzl


Luca Scarabelli


Alex Stangoni


Giuseppe Buffoli




Maria Stockner



Hubert Kavenhag



Francesca Petrolo


Sergio Limonta



Susanna Baumgartner





Sophie Usunier



Sara Valentini




Dario Molinari



Bruno Muzzolini


Ermanno Cristini



Valentina Maggi Summo



Al Fadhil




Diana Dorizzi


Francesca Petrolo


Susanna Baumgartner


Paolino Dalla Porta



ALTALENA

SERRA

21

25

STANZA VERDE

29

CUCINA

RIMESSA

SERRA

27

9

3

17

4

20 34

21 GIARDINO ALTO

3

19 GIARDINO BASSO

14

12

7 22

34

CHIESA

3


12 DEPOSITO STALLE VECCHIE

35 36 37

23 3 32

CANTINA

11

15

2 1

3 28

CAPANNONE

30

24

12

VIA XX SETTEMBRE

26

5

MAGAZZINO PORTICATO

CORTILE

SALONE

8 10 6 3 31

INGRESSO

18 20

13 3 16

28 SOLAIO ALTO

SOLAIO

5 5 33


Ferrario Freres 1) 11.11, 2018, performance Cecilia Guastaroba 2) Sanctuary, 2018, installazione: elaborazione digitale, collage Susanna Baumgartner 3) Merletti Giardino, 2018, tecnica mista su carta, vetro, 9 elementi Giuseppe Buffoli 4) La rincorsa di Achille, 2018, gesso, ferro, ottone, terra, palma Sergio Breviario 5) Fotoromanzo terzo tempo. Felicità artificiale,2018, stampa fotografica, interno barca capannone 5) Fotoromanzo terzo tempo. Fedele, instancabile, anarchico, tortuoso... 124 motivi per essere felice, 2018, stampa fotografica, box, interno Fiat 124 spider 5) Fotoromanzo terzo tempo. Morte tua, vita mia, 2018, stampa fotografica, box, lunotto Puch Umberto Cavenago 6) Senza titolo con sfera, 2012, acciaio e sfere magnetiche Hubert Kavenhag 7) Senza sfera con titolo, 2018, gomme di trattore reperite in loco, cinghie Ermanno Cristini 8) Slowly ping pong, 2018, palla di palline di scotch di carta e racchette 9) Moto immobile per altalena (Lewis Carroll), 2018, ricamo su lino, altalena reperita in loco 10) Reverse, 2018, stampa fotografica su carta, stampa incorniciata reperita in loco Carlo Dell’Acqua 11) Senza titolo (oggetto parziale), 2018, vetro 13) Senza titolo (F), 2014/18, video proiezione Diana Dorizzi 14) Limbo, 2018, installazione e poesia Al Fadhil 15) Cantina Petrolo, 2018, olio su tela Serena Fineschi 16) The Primitives (fiftyfour days later), Trash Series, 2018, chewing-gum on grey cardboard, old wooden frame Elisabeth HÜlzl 17) Memory, 2018, 100 immagini, stampa digitale su forex Sophie Ko 18) Empedocle, geografia temporale, 2017, pigmento puro Sergio Limonta 19) Solo la Bandiera, 2018, stoffa


Giovanni Oberti 20) Senza titolo (Aura), 2006, Polaroid color trovata Valentina Maggi Summo 12) DĂŠjĂ vu jamais vu. Jamais, 2018, audioguida, 3 punti di osservazione Dario Molinari 21) Morta natura, 2018, installazione sonora e tecniche miste Bruno Muzzolini 22) Small seismic swarm, 2018, 4 dissuasori per talpe e sedia a sdraio Corinne Seeholzer 23) Francesca, 2018, olio su tela Luca Scarabelli 24) Mi abisso, 2018, stringhe di scarpe 25) Elzzup, 2018, puzzle Maria Stockner 26) Rebus, 2018, scultura, composizione di oggetti, metallo, tessuto, pelliccia, carta Sophie Usunier 27) Funny Birds #2, 2017, whistling sound poem (lettura su cassa e smartphone) 28) Il flusso delle cose, 2018, inchiostro ad acqua su muro, work in progress Sara Valentini 29) Giardino delle Meraviglie, 2018, stampe fotografiche, vetri, libri Silvia Vendramel 30) Soffio#1, 2012, vetro soffiato e metallo Francesca Petrolo 31) Landlord, 2018, installazione 32) Max Mirabilia, 2018, installazione 33) Memoria del Broletto, 1998/ 2018, sapone 34) Meteore, 1994, tecnica mista Carlo Buzzi 35) Senza titolo, 1995-2015, stampa tipografica 36) Genius loci, 1995-2015, stampa tipografica 37) Dowser, 1995-2015, stampa tipografica


Backstage, foto di Umberto Cavenago, Lorenzo Baldi, Francesca Petrolo un ringraziamento a Martino, Filippo, Jude e Lorenzo






TENUTA PETROLO GIÀ SESSA, NOSETTI, CLERICI, FRANZOSINI Porto Valtravaglia, Loc. Ticinallo

Il visitatore è introdotto al grande complesso di Ticinallo da due archi trecenteschi a sesto acuto, scolpiti in blocchi di pietra alternata (bianca e nera) di tale fattura da poterne rintracciare esemplari simili solo “in città”, ossia a Como. La vasta corte interna sfoggia sui muri i ritratti della famiglia Clerici e due stemmi concatenati, dei Clerici, per l’appunto, e dei Bessler. Nelle grandi sale, su un camino cinquecentesco, il blasone della casata Sessa richiama singolarmente quello che fu poi adottato dal comune di Luino. Fuori “dal recinto”, una chiesetta privata, di forme neoclassiche, è parte integrante dell’articolato sistema di corti nobili e rustiche sin (almeno) dal XVI sec. Tutto attorno, i campi coltivati si estendono nel cuore del pianoro della Valtravaglia, aperti alla vista del lago Maggiore e della Rocca di Caldé, e ancora oggi permettono al podere di “scalare la classifica” delle più grandi tenute della riva lombarda del lago Maggiore, accanto alla celebre Quassa di Ispra che fu dei Cadorna. E poi: un teatrino privato, un Ercole (bella statua neoclassica sotto un portico), un giardino fitto di piante secolari e uno scomparso Chalet di ferro e vetro che, all’epoca della sua costruzione (1880 circa) sembrò anticipare, sulle pagine delle principali ‘guide’ d’Italia, gli sviluppi futuri delle più ardite creazione dell’ingegneria e dell’architettura. Più o meno, i secoli di storia sedimentati all’interno dello stesso luogo sono 800. L’origine è quasi certamente legata all’insediamento in Valtravaglia della famiglia Sessa, proveniente del Malcantone (oggi Canton Ticino) e con interessi nell’alto lago Maggiore almeno dal XIII sec. Come ogni buona nobile famiglia, i Sessa vantavano discendenza da un arcivescovo milanese, tale Landolfo, nel X sec.; più concretamente, gli alberi genealogici li associano ai Carcano, ai Pirovano, ai Parravicino, ai Luini (da qui, in parte, la mescolanza araldica con lo stemma della cittadina), ecc. Con il titolo di ser o di dominus,


i Sessa sono documentati a Ticinallo alla fine del Duecento o gli inizi del Trecento come vassalli dell’arcivescovo di Milano, anzi come castellani del possente fortilizio (uno dei principali che la città abbia mai controllato), per secoli saldo sulla cima della Rocca di Caldé. Cinquecento anni dopo, alla fine del XVIII sec., la famiglia era ancora presente a Ticinallo; ma, come era naturale, le sorti andavano languendo, vuoi per dissipazione del patrimonio nel corso di così lungo tempo, vuoi per l’incalzare di una nuova borghesia, attiva, commerciale e mercantile, pronta a sfruttare le diverse opportunità offerte da radicali cambiamenti economici e sociali. Entra così in scena, nella storia della tenuta, Pietro Nosetti. Era nato attorno al 1716 in un remoto villaggio della Val Veddasca, a nord di Maccagno, presso l’attuale confine con la Svizzera, a quasi mille metri di quota. Da lì, seguendo l’esempio di tanti conterranei, era emigrato per essere impiegato in qualche cantiere, in Italia o in Svizzera, non sappiamo. Di certo, dopo la metà del Settecento, era a capo di un’impresa edile a Milano di tale portata da avere sotto controllo tutto il mercato delle commesse pubbliche e della Corona. Per questo, Pietro Nosetti fu l’uomo al quale il viceré affidò il delicato cantiere di costruzione del Teatro alla Scala a Milano, su progetto di Giuseppe Piermarini: perché la celerità dei lavori (tempi previsti e rispettati: due anni, tra 1775 e 1776) fosse combinata con la massima precisione nell’esecuzione delle opere. Le fortune accumulate da Nosetti furono ingenti. Dal 1782 iniziò a investire a Ticinallo, finendo non solo per acquisire tutta la proprietà Sessa, ma per portare il possedimento alle dimensioni attuali. Ricostruì anche la chiesetta di S. Martino, come ancora oggi appare. Gli eredi (un nipote) non furono, però, all’altezza. La vasta proprietà passò, quindi, ai Clerici e poi ai Franzosini, entrambi originari di Intra e coinvolti nelle prime industrie che avevano meritato alla cittadina piemontese il titolo di “Manchester del lago”. Quella spinta imprenditoriale era sostenuta anche grazie al contributo di capitali e ingegnosità elvetiche; da qui la relazione parentale tra i Clerici (che risedettero a Ticinallo per qualche decennio attorno alla metà dell’Ottocento) e i Bessler.


I Franzosini, invece, erano attivi nel ramo della produzione del vetro; loro anche l’opificio sorto attorno al 1860 a Laveno e su cui si sarebbe sviluppata la produzione della locale ceramica. Per questo, acquista la tenuta dai Clerici, diedero sfoggio d’abilità artigianale costruendo lo chalet di vetro di cui si è detto. A Leopoldo, in particolare, anche il merito di aver creato il teatrino privato interno alla proprietà (1888); di avervi attivato persino una stagione di spettacoli e di aver animato, nei lunghi pomeriggi estivi di una belle époque piena di fascino, la villeggiatura mondata al Ticinallo. Un avo, Giovanni Maria, si era distinto come scultore: suoi molti lavori nelle chiese del lago; suo anche l’Ercole sotto il portico della corte. La Prima Guerra non segnò la fine della storia delle tenuta, come, invece, avvenne per altri luoghi, per altre fortune e per altre famiglie. Nel 1918 fu stipulato il contratto di acquisto tra l’ultimo Franzosini e Giuseppe Petrolo. Un nuovo inizio per un nuovo capostipite: Giuseppe fu ingegnere e architetto. Dalla sua penna uscì il progetto del Kursaal di Luino che, nel 1904, anticipò di quasi un decennio, per le audaci forme, il dilagare del liberty, sia a Varese, sia a Milano. L’attività professionale fu affiancata dall’impegno nei settori dell’industria tessile, altro settore per sperimentare in anticipo gli esiti dell’impiego di fibre sintetiche e artificiali. 100 anni dopo, anche grazie ai discendenti (peraltro attenti a non disperdere preziosi documenti di tanta storia), la parabola impressa da Giuseppe alla vitalità dei luoghi rimane un’eredità viva e dinamica. Federico Crimi



ELIO E GINO, FATTORI A TICINALLO

Francesca: Quando voi siete arrivati qui? Gino: Nel ’52. F: C’era già prima di te l’azienda agricola? G: Certo, c’era la stalla vecchia, era in funzione dove adesso ci sono i trattori, era lì la stalla. F: Quante bestie c’erano? G: Trenta bestie, uno scompartimento per il toro e uno per i vitellini. F: Cosa ne facevano del latte? G: Lo portavano alla stazione di Porto, il Paulin con il trattore, sei bidoni… tre quintali e andava con il treno, non so se a Varese, so che caricava in stazione a Porto sul vagone, io non sono mai andato, andava il Paulin. F: Quando sei arrivato tu con che ruolo sei stato assunto? G: Potatore, c’erano due persone, erano i Castellini, cremonesi padre e figlio, dopo poco che ero qui sono andati via ed è entrato Ughini e dopo di Ughini è entrato quello che abitava giù ai “Laghetti”, padre e figlio anche loro… Elio: Ah il Fioretti… Renzo. G: Via il Fioretti è subentrato il Tortelli, cognato del Fioretti e poi c’era… E: … el Mario Ferrari. F: Tu (Elio) quando sei entrato? E: Nel ’62… ........................................................................................... F: Ma tu hai fatto in tempo a vedere le viti qua? G: Certo, potavo, c’era il vigneto… filari doppi che facevano un po’ di pergola, dalla strada andava giù oltre metà muro di cinta del giardino, c’era una scarpata e dopo prato, tutto vigneto abbastanza fitto, tre metri da un filare all’altro… con tutte quelle vigne si arrivava a 110/115 quintali… ............................................................................................ F: Questa casa (casa di Gino, sopra la tenuta di Ticinallo) l’hai fatta tu? G: Sai cos’era questa no? Era la stalla, sotto c’era il posto per sei mucche perché fin lì, dove c’è la porta che va in cucina, sotto lì c’era il porcile… qui abitavano nella casa rossa (sulla strada), avevano prato, vigne. F: Chi ci stava? G: C’è stato il Perin tanti anni, poi il Botelli. F: Lavoravano giù in campagna? G: Sì, in campagna… qua sopra invece c’era il fienile, anzi sopra là perché qua il Signor Gianni (nonno di Francesca) ha fatto tirar via le putrelle per rifare la soletta alla casa di Profarè (alpeggio sopra Ticinallo)…




E: Ah, quando era bruciata… G: … no, era bruciata la stalla non la casa lassù… fatto sta che il Signor Gianni con i figli e la signora (nonna di Francesca) avevano due stanze (a Profarè) in una aveva messo su tutte le putrelle che aveva tolto da qua. F: Ma a Profarè praticamente c’era il pascolo? G: Pascolo per le bestie d’estate, l’ultima volta è andato su il Sarna, solo le manze, una trentina di manze… E: … e una vacca per il latte per dar da mangiare al pastore… G: … il Giacomo con l’Aida, sua moglie, il Giacomo aveva tre figli. F: Però mi sembra di ricordare che mio padre mi ha detto che ha passato delle estati su con la nonna a dormire o no? G: Sì, in tempo di guerra, era bambino, lui e Gim (il fratello maggiore di due anni del papà di Francesca). Il Sig. Gianni aveva una vecchia Balilla con un serbatoio per accendere la legna, con la tubazione del gas che portava gas al motore, con questo macinino andava su, perché, dov’era la benzina? Non ce n’era, andava su a Profarè e alla mattina veniva giù a lavorare alla Telsa (vetro-tessile, ndr)… la Telsa è stata fatta nel ’22 ma è il tuo bisnonno che l’ha fatta… L’ingegnere architetto Petrolo (bisnonno di Francesca) è arrivato ad avere 2200 dipendenti, per far tutte le fortificazioni per la guerra del ’15-18. E: la strada che va a San Michele (montagna sopra Ticinallo) l’ha fatta il bisnonno, le ha tracciate tutte lui le strade, le gallerie a Pian Nave, dal cimitero di Bedero a Pianezza arriva fino in cima alla montagna… G: … e dopo arriva a San Michele e va giù in Valcuvia… E: … e fino a San Martino (teatro di battaglia tra la Resistenza e i nazisti durante la seconda guerra mondiale). F: Difatti il bisnonno acquista Ticinallo nel 1918, cento anni fa. G: Sì, tutti quei lavori li ha fatti prima che scoppiasse la Grande Guerra perché avevano paura che l’Austria attraverso la Svizzera invadesse l’Italia da questa parte, e allora sono state fatte tutte le fortificazioni militari. E: Sarebbe la famosa Linea Cadorna… ............................................................................................ F: Poi a un certo punto hanno costruito la stalla nuova. G: Sì… la stalla nuova… avevo 45 anni quando l’hanno costruita, nel ’7075… allora avevo la moto da cross, insieme con il tuo papà e il Signor Lucio (zio di Francesca) alla domenica pomeriggio… E: … andava a Ferrera a correre, con la BSA (moto), c’è ancora no? F: Sì, ce l’ha Martino (cugino di Francesca) nel locale… G: … dove stavano i cavalli. F: Nel locale delle moto? Una volta c’erano i cavalli lì? G: C’è una mangiatoia da cima a fondo, sì, guarda guarda, lì era la stalla del cavallo, tre cavalli ci stavano…


F: … sì, che poi sopra era fienile, ma prima ancora facevano la coltivazione del gelso vero? G: Sì, ma io non c’ero ancora, ai tempi i gelsi erano spariti tutti… ............................................................................................ F: Com’era il rapporto con mio nonno? G: Bello, per me era il secondo padre, a ventun anni ho avuto a che fare con lui, sai che dopo due anni o tre che la Maria (moglie di Gino) lavorava da lui, dopo sposati, le ha detto: “Maria, di’ al Gino che si compri la macchinetta elettrica per farsi la barba tutti i dì, che mì non lo voglio vedere con la barba…” Io la facevo due volte alla settimana la barba con la lametta, mercoledì e sabato o domenica. “Gliela compro io la macchinetta”, e da allora tutte le mattine… F: Io dovevo sempre farmi la coda di cavallo. G: … tutte le mattine faccio la barba da allora… ............................................................................................ F: E poi dobbiamo ricordare un altro personaggio, l’Antonio Bigarelli. G: L’Antonio Bigarelli era una persona onesta, ci metteva l’anima sulla stalla… E: Il Bigarelli era in gamba a pulire le bestie, a medicarle, a tenere a posto le zampe, le unghie. F: Prima del Bigarelli ce n’era un altro bravo. E: Il Mentino. F: Mentino, sì! E: Aveva anche lui i suoi difetti ma dietro alle bestie era perfetto, bravissimo… siamo arrivati a ottanta vacche da latte col Mentino. G: No non erano ottanta, ce ne stavano sessantacinque alla mangiatoia… devi pensare che c’erano sempre dieci manze minimo per rimpiazzare le mucche vecchie in un anno, qualcuna che stava male, qualcuna che non restava più gravida. F: Quindi di solito che erano in lattazione quante ce n’erano… tipo cinquanta? G: Cinquantacinque in mungitura, in totale sessantacinque in produzione, una decina “in asciutta” (non gravide), a rotazione avevi sempre quelle fecondate… quando erano di circa otto mesi dovevi metterle in sala parto alla catena. F: E quindi quanti litri di latte facevate al giorno? G: Siamo arrivati a una media di undici quintali al giorno in due mungiture… punte di 12 quintali… il dottor Veronesi (agronomo) è arrivato su prima delle feste di Natale: “Gino, ma cosa avete fatto quest’anno, sai che avete raggiunto una produzione che neanche nella Bassa si produce, le tue mucche hanno dato una media di venti litri di latte al giorno per 365 giorni che stan-


no ferme quasi tre mesi, come è possibile?” Loro prelevavano dei campioni di fieno, un sacchetto di maggengo, un sacchetto di terzo e un sacchetto di secondo, gli sfalci di fieno, tirandoli fuori dalle balle per controllare le proteine, la fibra. Il maggengo ha tanta fibra, il secondo meno, il dottore mi diceva che facevo del trinciato con poca acidità, basta tagliarlo al momento giusto, rispondevo io… sul mais quando il chicco della pannocchia schiacciandolo è quasi crema allora ha meno acidità e produce più proteine… il fieno devi tagliarlo finché le foglie sono verdi, se il fiore è essiccato diventa paglia, bisogna tagliarlo al momento giusto…

Stralci dall’intervista a Gino Dianin ed Elio Gomiero, di Francesca Petrolo e Carlo Dell’Acqua. Ticinallo, 28 aprile 2018



Con il patrocinio del Comune di Porto Valtravaglia






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