Mi piacerebbe...

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POSTKARTEN



Ermanno Cristini

FORT MILITAIRE DE CHILLON Chillon Vaud (CH) June 2012



30 maggio 2012 alle ore 17.33 nei pressi di Essertines-sur-Rolle



31 maggio 2012 alle ore 12.18 nei pressi di Essertines-sur-Rolle



Mi piacerebbe parlare con te tutta la notte. So che tu sai sentire il buio, perché nel buio le cose appaiono fuori dal "già noto".



1 giugno 2012 alle ore 11.12 tramite cellulare



2 giugno 2012 alle ore 13.09 tramite cellulare



Quattro suggestioni principali… LUCE / SOTTOTERRA / CAMMINAMENTO / DOPPIO

Manca la luce sottoterra; nei camminamenti si sfregano i muri e si sfrega il cuore della terra, il suo ”sotto” come doppio del “sopra” (o suo riflesso menzognero).

… e un nome… EUSAPIA

“Così l’Eusapia dei vivi ha preso a copiare la sua copia sotterranea. Dicono che questo non è solo adesso che accade; in realtà sarebbero stati i morti a costruire l’Eusapia di sopra a somiglianza della loro città. Dicono che nelle due città gemelle non ci sia più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti.” (Italo Calvino, Le città invisibili)

…attraversano quattro azioni… AFFIORARE / A FIORE DI SFREGARE MOSTRARE AL DI FUORI / ESIBIRE INVENTARE CON LA MENTE / MENTIRE …mentre una le attraversa… PERTURBARE (curare il curatore/ l’abbaglio di chi crede di poter condurre e di poter vedere) …e una si mette tra parentesi… INTRATTENERE (guardiano dei luoghi / maestro di cerimonia) …in presenza di un testimone, di un corridore e di un metronomo agogico.



3 giugno 2012 alle ore 15.04 nei pressi di Bière



4 giugno 2012 alle ore 10.38 nei pressi di Bière



Gli attori si dispongono a coppie intorno ad ogni azione, poi le coppie liberamente si decostruiscono dando luogo ad una NARRAZIONE in tre movimenti: creare-­‐mostrare-­‐ pubblicare. (Restano il testimone, il corridore e una coppia di fatto. Veglia il metronomo agogico) NARRAZIONE / ILLUMINAZIONE

“…Non esiste racconto: ma un presente in cui ritmi, spazi, linee, sostituiscono il tempo. Ogni parola-­‐oggetto è il cuore di un'associazione, in cui, secondo linee astratte musicali, si creano mondi luminosi in cui si sente l'odore del cuore della natura, dei fiori, delle lepri, delle acque e delle terre. La parola non comunica, non "dice", si è liberata dalle sue funzioni servili, ha ritrovato la sua realtà magica: ogni parola è un incantesimo. ( Arthur Rimbaud, Le illuminazioni.)

Sottoterra è andare al cuore. “ Il titolo sarà semplice, poche parole di uso corrente: Il mio cuore messo a nudo. Ma poi il libretto dovrà tener fede al titolo. (…) Nessuno ha il coraggio di scriverlo. Nessuno avrà mai il coraggio di scriverlo. Nessuno saprebbe scriverlo, se pure avesse il coraggio.” (Edgar Allan Poe, Marginalia)



5 giugno 2012 alle ore 12.00 nei pressi di Gimel



6 giugno 2012 alle ore 12,12 nei pressi di Bière



SCHEMA DELLA CERIMONIA DELLE COPPIE E DEI LAVORI Jean Marie Reynier e Adreanne Oberson

Michele Lombardelli

AFFIORARE / A FIORE DI Dal fr. affleurer, deriv. dalla loc. à fleur de ‘a fiore di, in superficie’ 2 (fig.) trapelare, mostrarsi, venire in luce: sul suo volto affiorò un’espressione di dolore.

Oppy De Bernardo

Andrea Nacciarriti

SFREGARE Comp. di s- e fregare 2 strisciare facendo una certa pressione: sfregare un fiammifero contro il muro 3 produrre uno o più freghi su una superficie: sfregare un intonaco | urtare di striscio (anche assol.): la spalliera del divano sfrega contro la parete. Manuel Muller

Sergio Breviario

MOSTRARE AL DI FUORI / ESIBIRE Dal lat. exhibīre ‘mostrare al di fuori’ (comp. di ĕx- ‘fuori’ e habīre ‘avere’), con cambio di coniugazione d e f i n i z i o n e v. tr. [io eSibisco, tu eSibisci ecc.] 1 presentare, mostrare (spec. documenti e sim.): esibire la patente, la ricevuta 2 mettere in mostra, ostentare: esibire la propria cultura 3 (non com.) offrire, proporre: Il cappuccino esibì di nuovo al giovane di ricoverarlo per quella notte (m a n z o n i P. S. x x x v i ) ||| esibirsiv. rifl. 1 presentarsi al pubblico in uno spettacolo: esibirsi in giochi di prestigio; esibirsi come cantante 2 mettersi in mostra, farsi notare: gli piace esibirsi 3 (non com.) offrirsi spontaneamente di fare qualcosa.

Nicolas Savary e Tilo Steiref

Yari Miele

INVENTARE CON LA MENTE / MENTIRE Dal lat. tardo mentīre, per il class. mentīri, deriv. di mīns mĕntis ‘mente’, cioè ‘immaginare, inventare con la mente’ v. intr. [io mènto o ménto ecc. (anche io mentìsco, tu mentìsci ecc.); aus. avere] dire, affermare il falso consapevolmente: una persona incapace di mentire; mentire spudoratamente | (estens.) riferito a cosa, essere ingannevole, falso: se il tuo aspetto non mente, direi che stai benone ||| v. tr. (non com) falsare; simulare: mentire il riso, il pianto; mentire il vero, alterarlo.



7 giugno 2012 alle ore 13,40 nei pressi di Stadt Weil am Rhein, Baden-W端rttemberg



8 giugno 2012 alle ore 9,50 nei pressi di Zugo



Un gioco di azioni: A FIORE DI LUCE SFREGANO MOSTRATI AL DI FUORI INVENTATI CON LA MENTE. AFFIORANO SFREGANDO LE MENZOGNE ESIBITE Ma non è forse quello di far luce mentendo il proprium del fare artistico? E così dunque la passeggiata nel fortino, andando al cuore, ci riporta al linguaggio e alla sua capacità di nominare la realtà attraverso la menzogna, per reinventarla. “La menzogna, la menzogna perfetta, sulle persone da noi conosciute, sui rapporti avuti con loro, sul movente di una certa azione (ben diverso da quello addotta), la menzogna su quel che siamo, su quel che amiamo, sui sentimenti che proviamo per l’essere che ci vuol bene e che crede di averci fatto simile a sé, perché ci abbraccia di continuo, una tale menzogna è una delle cose che ci possono risvegliare i nostri sensi assopiti per la contemplazione di universi che altrimenti resterebbero sempre sconosciuti.” ( Marcel Proust, La prigioniera)

Forse è questo che fa dire a Picasso “l’arte è una bella menzogna necessaria a scoprire la verità”

Dunque il linguaggio è tanto più la realtà quanto più se ne stacca; è tanto più dentro quanto è più fuori, come Eusapia, come il fortino. “Io temo tanto la parola degli uomini. Dicono sempre tutto così chiaro: questo si chiama cane e quello casa, e qui è l'inizio e là è la fine! E mi spaura il modo, lo schernire per gioco, che sappian tutto ciò che fu e che sarà; non c'è montagna che li meravigli; le loro terre e giardini confinano con Dio! Vorrei ammonirli, fermarli; state lontani! A Me piace sentire le cose cantare! Voi le toccate diventano rigide e mute! Voi mi uccidete le cose!” (Rainer Maria Rilke, Le poesie giovanili, in Poesie. 1985-­‐1908, vol. 1)



9 giugno 2012 alle ore 10,05 nei pressi di Pregassona



10 giugno 2012 alle ore 13,03 nei pressi di Pregassona



GLOSSA Il testimone:

Rebecca Bowring

“Ma è possibile solo testimoniare una cosa che accade mentre la vediamo accadere? Oppure, il fatto di vederla accadere, nell’istante stesso in cui accade, non ci fa partecipi, complici dell’accadere stesso? Se questo è vero il testimone non è solo colui che guarda, ma è anche colui che è guardato, o colui che comunque si figura di essere guardato. Forse il testimone è uno sguardo duplice: uno sguardo che guarda l’accadere e uno sguardo che si guarda guardare.” (Franco Rella, Dall’esilio)

Il corridore:

Baptiste Lefebvre corridore 1 [cor-­‐ri-­‐dó-­‐re] e t i m o l o g i a Deriv. di correre d e f i n i z i o n e ant. corritore, agg. [f. -­‐trice] atto a correre: cavallo corridore | uccelli corridori, denominazione antiquata di uccelli inetti al volo, ma veloci e resistenti nella corsa, quali lo struzzo, l’emù, il casuario ¶ s. m. 1 (sport) chi partecipa a una gara di corsa: corridore automobilista, ciclista | nel gioco del baseball, l’attaccante che avanza verso una base o che ne ritorna 2 (lett.) cavallo: anzi ristringe al corridor la briglia (p o l i z i a n o ) 3 (ant.) ciascuno dei soldati che precedevano il grosso dell’esercito per esplorare o far scorrerie. s i n o n i m i e c o n t r a r i s.m. Specif. podista, centauro, ciclista. corridore 2 d e f i n i z i o n e -­‐> corridoio.

Il metronomo agogico:

Jean Marie Reynier

“E’ molto curioso chiedere perché facciamo ciò che facciamo. Credo che lo facciamo perché abbiamo dormito bene e ci siamo svegliati pieni di energia pensando a cosa fare, e poi troviamo qualcosa da fare e, semplicemente, la facciamo.” (John Cage, Lettera a uno sconosciuto)



11 giugno 2012 alle ore 8,45 tramite cellulare



12 giugno 2012 alle ore 12,23 tramite cellulare



SCHEMA DELLA PERTURBAZIONE: LA COPPIA DI FATTO ATTRAVERSA LA CERIMONIA DEI LAVORI Osservazione a margine: la Coppia di Fatto non è “matrimoniale”, e non si decostruisce nel fortino. Accade, come il vento, ed il vento è un fatto, se si nomina cessa di esistere. La coppia di fatto è scritta ma non è pronunciabile.

(Virginia Zanetti)

PERTURBARE

(Ermanno Cristini)

Dal lat. perturbatiōne(m) D e f i n i z i o n e s. f. 1 il perturbare, il perturbarsi, l’essere perturbato: perturbazioni politiche, sociali; perturbazione mentale | perturbazione (atmosferica), alterazione delle condizioni meteorologiche che provoca uno stato di squilibrio nell’atmosfera; situazione depressionaria, cattivo tempo 2 (astr.) alterazione dell’orbita di un pianeta intorno al Sole, per influsso del campo gravitazionale degli altri pianeti. “ Quando inavvertitamente il mio dito…” ( J.W. Goethe, I dolori del giovane Werther )

Ma tutto questo ormai riguarda, con il Perturbatore, il Custode dei luoghi, o Maestro di cerimonia. Perché al Custode dei luoghi compete di intrattenere. (Ermanno Cristini)

INTRATTENERE

(Virginia Zanetti)

Comp. di intra-­‐ e tenere, sul modello del fr. entretenir d e f i n i z i o n e v. tr. [coniugato come tenere] 1 far passare il tempo piacevolmente a qualcuno, per lo più parlando di cose interessanti: intrattenere gli ospiti | intrattenere qualcuno su un argomento, conversare con lui su tale argomento 2 (non com.) trattenere, far indugiare 3 (ant.) accattivarsi: Commodo... si volse a intrattenere li eserciti e farli licenziosi (m a c h i a v e l l i ) ||| intrattenersiv. intr. pron. 1 passare piacevolmente il tempo con qualcuno: intrattenersi con gli amici 2 indugiare, soffermarsi su un argomento: l’oratore si è intrattenuto sugli aspetti fondamentali del problema.

Indugiare, con trattenersi e ritardare appartiene all’etimo di dimorare. Si tratta di un ritardo che si consuma nello spazio e nel tempo. Dunque INTRATTENERE è uno sperpero, un ansimare nella linea del tempo, quello stesso ansimare che rinuncia a nominare le cose per sentirle invece cantare (Rilke) liberandosi delle funzioni servili del linguaggio.(Rimbaud).

Già perché il compito dell’artista, comunque, è proprio solo quello: disporsi all’ascolto; intrattenere l’opera che lo visita.



17 giugno 2012 alle ore 20,08



18 giugno 2012 alle ore 20,25 nei pressi di Mont-sur-Rolle



“Ecco è arrivata. Senza farsi annunciare, d’improvviso, inaspettata, l’opera è qui davanti a noi. Forse era già qui da tempo, inosservata e in disparte, in attesa di essere riconosciuta. Non si sa con certezza da dove provenga, né dove sia destinata. L’artista che ora la ospita nel suo studio la intrattiene brevemente (…) L’ospite, l’autore dell’opera, è il maestro di cerimonia della rappresentazione; un’opera non può rivelarsi né pronunciarsi, tace del tutto se non gode di una corretta ospitalità.” (Giulio Paolini, Quattro passi nel museo senza muse)

In altre parole: la disposizione all’ascolto è una disposizione a perdersi; noi siamo nel fortino per perderci.

“Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta.” (Walter Benjamin, Infanzia berlinese)

NELL’INDUGIO AFFIORANO SFREGANDO LE MENZOGNE ESIBITE

E’ proprio in questa perdita che, forse, come in tutte le perdite, si afferra il linguaggio. Dato che la perdita ha che fare con il silenzio, e con il nulla. Il cuore ha a che fare con il nulla. “ E’ sorprendente che il linguaggio ci fornisca un nulla di cose (niente) e un nulla di esseri umani (nessuno)” (Jean Paul Sartre, L’essere e il nulla) “Il Qui che doveva essere mostrato dilegua in altri Qui, e questi dileguano a loro volta. Ciò che viene indicato e tenuto fermo e che permane è un Questo negativo” (G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito) “Solo sul fondamento dello stupore, ossia dell’evidenza del nulla, sorge il ‘perché’, e solo in quanto il perché è possibile come tale noi possiamo domandare dei fondamenti e fondare in modo determinato” (Martin Heidegger, Essere e tempo) “ Il linguaggio significante è veramente la ‘vita dello spirito’ che ‘porta’ la morte e ‘si mantiene in essa’; e, per questo, -­‐in quanto cioè dimora (verweilt) nella negatività – gli compete il ‘potere magico’, che converte il negativo in essere” (Giorgio Agamben, Il linguaggio e la morte)

“Ora”, dice il maestro di cerimonia, nella consapevolezza che l’adesso è già in corso e che la meta è il cammino, perché la perdita è anche perdita di inizio e fine e durante. Fortino ha un’assonanza con giardino e il giardino è l’incipit di un’altra cerimonia nel cui nulla si perdono le radici del nulla. E’ il luogo del mu, dal NO alla cerimonia del thé, dove si tratta di acuire lo sguardo per ascoltare il silenzio e parlare il linguaggio, a bocca chiusa, nel cuore.



19 giugno 2012 alle ore 14,16 tramite cellulare



20 giugno 2012 alle ore 10,42 tramite cellulare



Dunque, “ora”: NON DITEMI CHE E’ UNA BROCCA MA DITEMI CHE COS’E’ (Po Chang)



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