Spazio Cesare da Sesto
SOTTO
SOPRA disequilibri della visione
Spazio Cesare da Sesto
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SOPRA disequilibri della visione
Spazio Cesare da Sesto
EX SUPERMERCATO BOTTEGONE SESTO CALENDE 12 GIUGNO > 3 LUGLIO 2016
SOTTO
SOPRA disequilibri della visione a cura di Ermanno Cristini e Luca Scarabelli coordinamento organizzativo Elena Ceci e Ana Victoria Bruno
Alessia Armeni, Umberto Cavenago, Elena Ceci e Ana Victoria Bruno, Ermanno Cristini, Silvia Hell, Sergio Limonta, Corrado Levi, Joykix, Michele Lombardelli, Monica Mazzone, Yari Miele, Bruno Muzzolini, Giancarlo Norese / Adina Mocanu & Alexandra Sand, Luca Scarabelli, Miki Tallone, Sophie Usunier
Questo quaderno è pubblicato in relazione alla mostra “SopraSotto - disequilibri della visione” 12 giugno - 3 luglio 2016 tenutasi a Sesto Calende (VA) presso gli spazi dell’ex Supermercato Bottegone in occasione della mostra “Ugo La Pietra. Abitare è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016” 16 aprile - 18 settembre 2016
Gallarate (VA), Museo MA*GA, (Via E. De Magri 1) e Aeroporto di Milano Malpensa
a cura di
Ermanno Cristini Luca Scarabelli coordinamento organizzativo
Elena Ceci Ana Victoria Bruno progetto grafico
Elena Ceci testi
Ana Victoria Bruno Ermanno Cristini e Luca Scarabelli Rossella Moratto fotografia
Miriam Broggini Luca Scarabelli (pagg. 59, 72 e 73) Sergio Tredici (pagg. 72 e 73)
si ringraziano
Assessorato alla Cultura del Comune di Sesto Calende Gino Clerici e Famiglia un particolare ringraziamento va inoltre a
Michele Pizzini, Ilona Barbuti Vittoria Broggini Roberto Pugina Martina Vesco e Giulio Frigerio Niton
la Commissione Cesare da Sesto:
Renzo Besozzi, Clara Castaldo, Elena Ceci, Silvia Fantino, Francesca Minchiotti, Enzo Pellitteri, Matteo Rancan, Milena Rizzi, Sergio Tredici
la presente pubblicazione è stata possibile grazie al contributo di
Da quando nel Quattrocento venne scoperta la prospettiva centrale e le sue regole matematiche, la nostra visione è cambiata. All’improvviso le raffigurazioni medievali ci apparvero troppo discostanti dalla realtà, quelle prospettive volte a restituire l’oggetto per come è, e non per come appare, vennero escluse dalla storiografia artistica e considerate un cattivo modello per i nuovi artisti. Le figure umane realizzate dagli egizi sono da allora, ai nostri occhi, uomini contorti. Il punto di fuga centrale, la simmetria, divennero per noi sinonimo di stabilità e di fedeltà alla realtà. Ma non solo: questa forza attrattiva del centro la esperiamo anche nella quotidianità, quando camminando per strada assorti nei nostri pensieri lasciamo vagare il nostro sguardo, esso si appoggia all’orizzonte, si lascia pigramente cullare da quel punto lontano di fronte a noi, e, abbandonandolo lì, noi possiamo concentrarci su altro. Abbiamo perso la curiosità di osservare il mondo, di guardare giù, dove il marciapiede incontra i muri delle case e piantine audaci crescono sbeffeggiandosi della pretesa onnipotenza dell’uomo, e su, dove i muri esterni si raccontano nelle loro crepe, nei loro colori usurati dal tempo, e chissà, magari in elementi architettonici antichi come finestre gotiche e rimasugli di pitture murali. La nostra vita non sarebbe quella che è oggi se un giorno un primate non avesse deciso di scendere dall’albero, posizione vantaggiosa per evitare i predatori, e avesse osato abbassare il suo comodo punto di vista. Comodo, come l’andare ad una mostra e trovare i quadri appesi in modo ordinato uno dopo l’altro, alla nostra altezza. Nessuno sforzo ci viene richiesto, se non quello di fermarci a contemplare l’opera. Soprasotto osa mettere il visitatore alla prova. Gli richiede di guardare in alto, in basso, di cercare le opere, di assumere un ruolo attivo nella fruizione. È un invito a recuperare la capacità di esplorare il mondo attraverso l’osservazione, un grido contro la passiva ricezione delle informazioni che oggi affetta la società. Già negli anni ‘60 indicava questa via Ugo La Pietra, impegnato per una partecipazione attiva degli abitanti nel territorio. La Pietra ci insegnava a guardare la città da nuove prospettive con il suo Commutatore, sul quale sdraiarsi e guardare in alto: una destabilizzazione del punto di vista centrale, un prendere coscienza del fatto che la città sia molto di più di quel che si vede guardando davanti a noi. Ed alla sua riqualificazione urbana si lega a doppio filo la scelta di ambientare la mostra in un ex supermercato, luogo importante da sempre per la comunità di Sesto Calende, punto d’incontro e socialità, costretto a chiudere dalla spietata concorrenza dei grandi centri commerciali. Gli artisti interpretano lo spazio nel loro linguaggio personale, talvolta nascondendo le opere, altre volte imponendole, ma con un costante riguardo al luogo, alla sua storia, e al limite a loro dato: non superare i 70 cm da terra, né scendere più di 70 cm dal soffitto. Questa mostra lancia una sfida che può essere colta solo se si guarda in alto, prendendola al volo, o in basso, raccogliendola quando tocca terra. L’alternativa è continuare a guardare avanti, e far finta di niente. A voi la scelta. Ana Victoria Bruno per Spazio Cesare da Sesto
Questa mostra è disegnata intorno alle nozioni di sopra e sotto essendo interamente sviluppata sul soffitto e sul pavimento, con la sola digressione di una discesa ed una salita: 70 cm in giù dal soffitto e 70 cm in su dal pavimento (spazio della misura). Si vuole percorrere un “altro” paesaggio, con opere che sono sotto lo sguardo ma sopra il pavimento e sotto il soffitto ma sopra lo sguardo. Il sopra e il sotto descrivono lo spazio per possederlo, toccarlo ed orientarsi, ma sembrano anche negare la profondità antropologica dell’orizzonte con cui ci confrontiamo quotidianamente. Alto e basso hanno una forte valenza simbolica e la stessa logica binaria che secondo Levi Strauss ci aiuta ad ordinare il mondo. Un ordine geometrico esplorato dai sensi. Ma se si scambiano i termini e i piani, la coppia oppositiva si fa tramite di uno smarrimento, un disequilibrio, entro il quale si prospettano inganni e visioni inedite. In senso proprio, come esercizio dello sguardo, e, in senso metaforico, in quanto luogo in cui vacillano le certezze. Una sorta di movimento tellurico, che è anche la condizione dell’utopia, un esercizio salutare in tutti quei casi in cui ci si trova a dover percorrere i bordi di un mondo per disegnarne un altro. Ermanno Cristini Luca Scarabelli
Dall’alto o dal basso: questione di punti vista. Guardare il mondo da un punto ribassato – più o meno all’altezza di un bambino piccolo o di un cane – o al contrario rialzato – come quello di un insetto in volo – significa cambiare radicalmente la nostra prospettiva, negare il primato della visione antropocentrica attestata sull’altezza dell’uomo eretto che pensa di poter dominare il mondo avendo culturalmente acquisito, in virtù di questa posizione, la consapevolezza naturale della propria superiorità. Privilegiare il sopra e il sotto – non più l’orizzonte – è una scelta coraggiosa poiché introduce un elemento di squilibrio che nega l’abituale centralità, disgrega la simmetria, apre percorsi obliqui che mostrano altri panorami, già visti ma mai considerati. L’arte è una pratica non funzionale ma rivelatrice che qui mette in campo il suo potere creando una condizione di smarrimento: bisogna guardare in alto, perfino alzarsi in punta di piedi, oppure in basso e accucciarsi, assumere altre posture perché all’altezza occhio non c’è nulla. Bisogna cercare SOPRASOTTO. Infatti le opere non sono canonicamente appese alle pareti ma sono collocate eccentricamente – al massimo a 70 centimetri dal suolo oppure altrettanti dal soffitto – determinando uno spostamento delle usuali coordinate della fruizione. È una pratica di affrancamento, un esercizio quasi funambolico che è debitore di analoghe azioni e ricerche degli anni sessanta, in particolare del Sistema disequilibrante di Ugo La Pietra il quale, tramite alcuni dispositivi come i Commutatori, offriva la possibilità di sperimentare punti di osservazione alternativi da cui riconfigurare la consueta relazione con l’ambiente circostante, proponendo una visione autonoma e divergente dello spazio urbano, sovversiva rispetto alle imposizioni del potere che struttura il territorio imponendo prospettive privilegiate. Analogamente SOPRASOTTO offre un’esperienza eversiva in relazione al contesto espositivo – un ex supermercato in via di dismissione – che acquista anche una valenza politica: il cambio di direzione dello sguardo si sposta dalla centralità prima assegnata alla merce al margine, ai luoghi nascosti del consumo – il pavimento, il soffitto, le canaline dove passano i cavi dell’impiantistica, le luci e i condotti del condizionamento ma anche i locali vietati all’accesso del pubblico, i magazzini, i ripostigli – rivelando ciò che normalmente è invisibile e non si deve vedere. Le opere – di Alessia Armeni, Umberto Cavenago, Elena Ceci e Ana Victoria Bruno, Ermanno Cristini, Silvia Hell, Sergio Limonta, Corrado Levi, Joykix, Michele Lombardelli, Monica Mazzone, Yari Miele, Bruno Muzzolini, Giancarlo Norese, Adina Mocanu & Alexandra Sand, Miki Tallone, Sophie Usunier e Luca Scarabelli si infiltrano nell’ambiente, presentandosi a volte quasi mimeticamente negli interstizi, attuando pratiche di ribaltamento e falsificazione che danno presenza al marginale e rivelano nuove geografie che si sovrappongono alle architetture svuotate di funzione per attivare l’imprevedibile dimensione del possibile, inventiva e desiderante, oltre la convenzionalità. Rossella Moratto
Umberto Cavenago, Fremito creativo commerciale (2016) dettaglio
Monica Mazzone, Il minimo 2 (2016) scultura in allumino pagina precedente Monica Mazzone, Il minimo 1 (2015/16) scultura in alluminio
Sophie Usunier, Swarming cosmos (2016) installazione work in progress, palline di natale, filo di nylon Sophie Usunier, Swarming Cosmos (2016) Still life double portrait (2016) installazione work in progress pallina di natale
Ermanno Cristini, All over (2016) sonoritĂ , corpi sorpresa su piattaforma metallica Ermanno Cristini, Itlodeo o gli artefici dei naufragi (2016) specchi da trucco
Ermanno Cristini, Itlodeo o gli artefici dei naufragi (2016) specchi da trucco (particolare)
Elena Ceci e Ana Victoria Bruno, Crash Test (2016) guida in ferro, trenini giocattolo
Corrado Levi, Senza titolo - disegni modelli (2015) matita e inchiostro su tela
Giancarlo Norese / Adina Mocanu & Alexandra Sand, In difesa della costituzione (2016) fotografia strappata
Manager Disintegrator Quartet + Corrado Levi, Perfomance disturbante Tiziano Doria Light Noise + analog FX Sergio Montemagno tromba Andrea Reali voce Paolo Romano contrabbasso Corrado Levi violoncello
Alessia Armeni, 23° 27’ (2014/16) acrilico su oggetti
Umberto Cavenago, Esposizioni temporanee: Monete e bottoni (2016) alluminio, ventose in gomma, monete fuoricorso e bottoni
Luca Scarabelli, Righe d’improvviso (2016) festone di bandierine triangolari bianche
Yari Miele, Eyes (2016) carta di giornale, alluminio, semisfere, acqua Luca Scarabelli, Amnesia (2016) scopa di legno
Silvia Hell, Light response_1 (2016) stampa a getto d’inchiostro su carta, vetro, pietra, ottone, legno
Miki Tallone, Protects what’s good (2016) lastre in vinile industriale 61x61 da pavimentazione, colla
Miki Tallone, OFFONOFF (2016) lampade presenti nel supermercato in disuso Yari Miele, Muffe luminescenti (2016) pigmenti fluorescenti, fosforo, luce di Wood
Ermanno Cristini, Dispositivo per srotolare l’orizzonte (2016) cinghia Umberto Cavenago, A prova di scemo (2005) acciaio
Untitled Noise live performance Michele Lombardelli, Senza titolo (2006) acrilico e olio su tela
Sergio Limonta, Senza titolo (2016) bottiglie di vetro, paraffina Elena Ceci, IP40 - a Manu (2016) lampade al neon, radici
Bruno Muzzolini, Orion (2016) video hd, no sound, color 10’ 22’’
Joykix, Volume #4 (con volume #3 incluso)_prototipo (2016) materiali vari e videoproiezioni
Luca Scarabelli, Gli anni profondi (2016) scatola di cartone, paillettes
Alessia Armeni vive e lavora a Roma. Ha conseguito il diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 1999. Dal 2009 sviluppa attraverso la pittura e altri media una riflessione sul colore, in particolare attorno al concetto di bianco, come elemento di indagine e rappresentazione di concetti quali il trascorrere del tempo, l’identità, la denominazione. Tra le personali: Abbaglio nitido, Spazio Varco, L’Aquila, 2016; Tilt, Spazio Y, Roma, 2015; Tiempo-Espazio-Luz, curata da Karen Huber, la 77, Mexico-City, 2011. Selezione mostre collettive:IBYM, I’ll Be Your Mirror, un progetto di Sophie Usunier, presso lo studio di Arianna Giorgi, Milano; Grand Hotel, curata da Serena Fineschi e Marco Andrea Magni, Riot Studio, Napoli; The Studio Chronicles, con un testo critico di Bianca Baroni, RH Contemporary Art, New York; Heads, curata da Vera Portatadino, Yellow, Varese; Profil Perdu, curata da Karen Huber, Gallery MC in collaborazione con Karen Huber Gallery, New York; Origin and geography in the digital era, curata da Alessia Armeni, Italian Institute of Culture, San Francisco. Ana Victoria Bruno nasce nel 1992 a La Plata, in Argentina. Cresciuta fra Ferrara e Varese, oggi frequenta all’ Accademia di Belle Arti di Brera il corso di Comunicazione e didattica dell’arte. Umberto Cavenago nasce a Milano nella seconda metà del ‘900. La sua ricerca fonde la passione per la cultura artistica e la cultura del progetto. Il suo interesse si espande tra l’occupazione spaziale e la materia fino all’utilizzo di tecnologie digitali. Principali esposizioni: 1990: XLIV Biennale di Venezia; “L’altra scultura” al Mathildenhöe a Darmstadt, al Palacio de La Virreina a Barcelona e al Centro de Arte Reina Sofia a Madrid. 1991 “Metropolis” al Martin-Gropius Bau di Berlino. 1992 “Recent Italian Art, Center of the Arts a Pittsburgh. 1993 “In forma” al Museo Pecci a Prato 1995 Biennale di Johannesburg; 1996 “Ultime Generazioni” in occasione della XII Quadriennale d’Arte a Roma; 23ª Biennale Internazionale di San Paolo; “Visioni”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. 1997 “Des histoires en formes” ,Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble; “Exlelixis”, Fondazione Melina Mercouri, Pneumatiko Kentro - Atene. 2000 “Gallery Crossing” IASKA - Kellerberrin - WA. Esposizioni recenti: “Scultura italiana del XX secolo” e “Scultura italiana del XXI secolo” Fondazione Pomodoro; “Sculture in villa”, a Villa d’Este, Tivoli (2011); “Il Futuro nelle mani, artieri domani”, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino per “Esperienza Italia150°”; “Cantiere del ‘900 Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo”, Gallerie d’Italia a Milano. Permanente: “L’alcova d’acciaio”, nascosta in un bosco delle Langhe. Elena Ceci (1972) compie gli studi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Inizialmente legata alla pratica pittorica, si dedica nel corso dei suoi ultimi lavori all’ideazione di progetti specifici di natura installativa. Partecipa a diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui “A trip” Gertrude Stain Gallery - New York; “Lo spirito del lago” - Isola Bella (VB); “Pubblicità, una vista dall’arte” - Spazio Consolo Milano. Dal 1995 al 2000 collabora con Enrico Baj. Nel 1996 il Collegio di Patafisica e Ordine della Grande Giduglia le conferisce il titolo di “Zarina e Papessa di Ubu”. Ermanno Cristini è, con Alessandro Castiglioni, ideatore di Roaming, un progetto di ricerca che attualmente ha prodotto 22 mostre in musei e project spaces di altrettanti paesi europei. I temi del confronto e della negoziazione sono alla radice del suo lavoro ed hanno prodotto altre esperienze, come quella di Dialogos che ha dato luogo nel 2010 ad una mostra ad Assab One a Milano, nel 2013 al MACT/ CACT di Bellinzona in Svizzera ed ora in corso nella sua terza edizione. Dal 2009 ha aperto la sua casa studio invitando ad esporre altri artisti nell’avventura de L’ospite e l’intruso; dal 2011 ha dato vita ad un nuovo progetto di mostre “domestiche”, che si chiama riss(e) che si è sviluppato dal 2014 all’interno di un “deposito di idee” di nome Zentrum. Dal 2013 si occupa di mostre nascoste con il ciclo Prière de Toucher e di un progetto sull’ozio chiamato Doppio Stallo, avviato con una mostra a Milano nel marzo 2016, proseguito al PROGR di Berna e al Cabaret Voltaire a Zurigo in occasione del centenario di DADA
Silvia Hell (Bolzano 1983) si diploma nel 2010 in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Principali mostre personali nel 2014 VRS (piano focale a soggetto mobile), A+B, Brescia, IT; nel 2013 A Form of History, Alert Studio, Bucharest, RO; nel 2012 A Form of History, Placentia Arte, Piacenza, IT. Principali mostre collettive nel 2016 Dipingere il presente, a cura di Alessandro Demma e Fang Zhenning, Peninsula Art Museum di Weihai, CN; Slash e Even a birch can be real, A+B, Brescia, IT; nel 2015 Non esistono oggetti brutti, Galleria Bianconi, Milano, IT; 1915 - 2015, a cura di Lisa Trockner, Südtiroler Künstlerbund / Galerie Prisma, Bolzano, IT; nel 2014 Premio Lissone, Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (MB), IT; nel 2013 Parole, Parole, Parole..., Museo Pecci Milano, Milano, IT; Chinese Whispers. A group show on the loss of control, CURA.BASEMENT, Roma, IT; The crisis of confidence, Victoria Art Center, Bucarest, RO; nel 2012 Panorama 4. Arte nuova in Alto Adige, Forte Basso, Fortezza (BZ), IT. Sergio Limonta è nato a Lecco. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Vive tra Lecco e Milano. Ha esposto in mostre personali e collettive in varie sedi tra le quali: MAMBO, Bologna; Triennale, Milano; museo MAGA, Gallarate; Teatro Margherita, Bari; Galleria Comunale, Monfalcone; Fondazione Zimei, Pescara; Fondazione Capri, Capri; O’, Milano; Risse, Varese; galleria AMT, Milano; amtproject gallery, Bratislava; Brown project space, Milano; galleria Neon, Bologna. Corrado Levi È nato a Torino. È uno dei protagonisti dell’arte e dell’architettura contemporanea, scrittore e critico, ha insegnato al Politecnico di Milano. È stato allievo di Carlo Mollino con cui si è laureato ed è stato assistente di Franco Albini. È Guanto d’Argento di Boxe Savate. Joykix, alias Fabrizio Longo, nasce a Milano nel 1964. Si diploma nel 1990 in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1997 apre un proprio studio di scenografia e lavora come progettista di allestimenti. Parallelamente porta avanti la sua ricerca creativa e attività politica in ambiti antagonisti: è tra gli attivisti della scena underground milanese degli anni Ottanta e Novanta e tra i protagonisti del Virus e dell’Helter Skelter di Milano dove organizza attività culturali, artistiche e performative.Nella metà degli anni ‘80 è autore e attore di numerose performance in spazi pubblici urbani e underground. Nel 1984 realizza Hydra Mentale, fanzine numero unico. Compone sonorità industriali tra cui i brani Acciaio e Ambienti saturi. In quegli anni realizza serie fotografiche e super8 nelle aree industriali milanesi dismesse, elaborando graficamente le immagini. Realizza progetti grafici e fotografici per la casa editrice ShaKe e la rivista Decoder. Dal 2008 si dedica all’arte visiva, realizzando progetti che utilizzano fotografia, video, strutture e sperimentazioni sulla materia. Michele Lombardelli è artista, musicista, editore. Il suo lavoro si caratterizza per una costante contaminazione tra linguaggi visivi e sonori all’interno di una poetica che tocca l’assurdo, il non finito, l’irrisolto e l’obverso. È autore di importanti libri d’artista pubblicati ed esposti da istituzioni quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Casa del Mantegna, Mantova; Musée Cantonal Des Beaux Arts, Lausanne; Museo MA*GA, Gallarate; La Triennale, Milano. Tra queste pubblicazioni si ricordano: “A voice comes to one in the dark”, monografia edita Sputnik Edition, Bratislava nel 2010; “Generale”, progetto realizzato con Vincenzo Cabiati, Armin Linke, Amedeo Martegani, Luigi Presicce ed edito da A+M Bookstore nel 2011. Inoltre cura con Paul Vangelisti “Magra Books”, collana edita da PostmediaBooks dedicata alla poesia californiana. Nel 2009 pubblica il disco solista “Broken Guitars”, distribuito da Soundohm e nel 2014 con l’artista Luca Scarabelli fonda il progetto sonoro “Untitled Noise”. Tra le mostre personali ricordiamo quelle presso la Sala delle Colonne, Corbetta, Milano; MOT International, London; AMT| Torri & Geminian, Milano; Bonelli Contemporary, Los Angeles; A+Mbookstore, Milano. Hanno inoltre ospitato il suo lavoro: Assab One, Milano; CeSAC, Caraglio; Chateau de Chillon, Montreaux; Museo d’Arte Contemporanea di Lissone.
Monica Mazzone (1984, Milano) è una artista visiva, vive e lavora tra Milano e New York. Principali esposizioni: “Empatema” e “Oblequeness” per Studi Festival #2 (2016), “No Place” presso il Castello di Fombio (2016), “Vasi Comunicanti” presso il Museo Internazionale della Ceramica (2015), “Pomerium” alla Fabbrica del Vapore di Milano (2015), “Les Sublimes” presso la Fondazione Arthur Cravan (2015), “The Perfect Universe” (2014) Merkur Gallery di Istanbul; “Extradelicato” - Studio Corfone (2012) (2014), “Ira Tra I Tartari” alla Satzyor Gallery di Budapest (2013) “Tomorrow is now!” alla Galleria Cart di Monza (2013) e “Creatività e sostenibilità” presso lo Spazio Thetis all’Arsenale di Venezia (2010) Progetti curatoriali: “Oblequeness” e “They hung a picture over the fireplace” per Festival Studi e “Agostino” presso la Fabbrica del Vapore in occasione della collaborazione con il collettivo Città Ideale (2015). Residenze: “Run/Spazioperartistidipassaggio” (2014), “Intership Program” The Peggy Guggenheim Collection di Venezia (2012) Monica è inoltre un membro attivo della redazione della rivista d’arte “E IL TOPO”, divenuto un vero e proprio movimento artistico che collabora con artisti internazionali nel mondo. Yari Miele nasce a Cantù (Como) nel 1977 dove si diploma nel 1997 all’Istituto Statale d’Arte ‘Fausto Melotti’. Nel 2003 si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove frequenta i workshop condotti da Carla Accardi, Gilberto Zorio e Corrado Levi. Dal 2013 è co-direttore dello spazio MARS. Nel panorama artistico ed europeo ha partecipato a diverse mostre personali e collettive tra cui di recente alla Triennale di Milano, al MiDEC di Laveno, al Pac di Milano, al Progr a Berna. Bruno Muzzolini vive e lavora tra Brescia e Milano. Ha studiato Pittura all’Accademia di Brera di Milano e in seguito ha conseguito un master allo IUAV di Venezia in produzione e progettazione delle Arti Visive.. Attualmente insegna video all’Accademia di Brera. Ha esposto in molti spazi, pubblici e privati in Italia e all’estero tra cui recentemente: FabioParisArtGallery, Brescia, Italia.Gallery On The Move, Tirana, Albania. Listasafni ASI, Reykjavik, Islanda. MUSMA, Matera, Italia. TEMPORARY GALLERY, Colonia, Germania. NATIONAL GALLERY OF ARTS TIRANA, Tirana, Albania. CO-PILOT, Istambul, Turchia. SOMA, Città del Messico, Messico. 54 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia, Corderie dell’Arsenale, Venezia. MART, Trento, Centrale di Fies, Dro, Trento. Museo de Arte Moderna in Medellin ( MAMM ) Medellin, Colombia. Giancarlo Norese Sin da metà degli anni Ottanta Giancarlo Norese (Italia, 1963) ha realizzato pratiche collaborative con altri artisti e con istituzioni, progetti editoriali, azioni pubbliche, esperimenti educativi indipendenti. È stato uno degli iniziatori del Progetto Oreste e l’editor delle sue pubblicazioni. Il suo lavoro è stato esposto a Villa Medici (Roma), Galleria Neon (Bologna), 42ª e 48ª Biennale di Venezia, P.S.1 (New York), Galerija Škuc (Lubiana), Continua (San Gimignano), Triennale di Milano, Performa07 (New York), Tent (Rotterdam), Red Gate (Pechino), MAMM (Mosca), Platforma (Bucarest), ASU Art Museum (Phoenix). È autore di alcune pubblicazioni edite da Charta, Massimo De Carlo, Istituto Svizzero, La Rada, Verlag für moderne Kunst / KMD, Sputnik Editions. Con altri artisti, nel 2015 è tra i fondatori di Lac o Le Mon. (www.norese.tk) Adina Mocanu & Alexandra Sand Dopo gli studi universitari in arti grafiche, Adina Mocanu e Alexandra Sand (Romania, 1992), attualmente borsiste dell’Accademia di Francia a Roma, si sono orientate verso l’arte performativa, ambito che il duo artistico esplora dal 2013. La loro ricerca, incentrata in particolare sui legami fra l’identità di esseri umani e quella di artiste, si sviluppa nel contesto dello spazio pubblico e, più di recente, in quello del “white cube” (le gallerie e i musei). Nella loro visione lo spazio pubblico non indica solamente lo spazio urbano, ma anche quello in cui le varie coscienze di sé si manifestano e concorrono a creare una coscienza collettiva. Dall’anno di formazione del duo hanno partecipato a progetti significativi, quali le mostre al MNAC – Museo nazionale di arte contemporanea di Bucarest e le residenze artistiche in Italia e Bulgaria.
Luca Scarabelli (1965), esordisce con una mostra personale da Care Of, Cusano Milanino (MI) nel 1990. Nel 2009 pubblica per Postmediabooks il volume “Vegetali Ignoti”. Nel 2012 da avvio con Giancarlo Norese al progetto editoriale “A certain number of books”. Nel 2014 con Michele Lombardelli prende avvio il progetto di live performance di sperimentazione sonore “Untitled Noise”. Nel 2014 fonda e dirige lo spazio espositivo “Surplace” a Varese. Nel 2015 esce il libro d’artista “Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe -1965” edito da Boite/Gli Ori. Ha presentato sue mostre e progetti artistici in diversi spazi espositivi tra cui: MAC (Lissone), SRISA (Firenze), MARS (Milano), Galleria Cilena (Milano), 91 mq (Berlin), Amste (Lissone), Museo Riso (Palermo), La rada (Locarno), Assab One (Milano), Museo MAGA (Gallarate), O’ (Milano), Riss(e) (Varese), Forum Stadtpark (Graz), Musée Cantonal des Beaux-Arts (Lousanne), Casabianca (Bologna), Viafarini (Milano), Spazio Temporaneo (Milano), Juliet (Trieste), Galleria Casati (Bergamo), Neon (Bologna), Galleria Leonardi V-Idea (Genova), Galleria ERHA (Milano), Galleria Martano (Torino), Care Of (Cusano Mil.). Miki Tallone (1968) La sua ricerca artistica si basa sull’esplorazione dello spazio – anche alla luce di studi personali in ambito performativo – e sulla raccolta di memorie private e collettive. 2015: KmL, Sviluppo-Parallelo, Luzern; Liste, Druckwerk Warteck; MA*GA Museo d’Arte Contemporanea, Voglio vedere le mie montagne, Gallarate; 2014: Bex & Arts, Emergences, Bex ; Must Gallery, Poor Papers, Lugano; 2013: National Gallery of Iceland, Little Constellation , Subjective Maps Disappearances, Reykjavík; L.A.C. Local d‘Art Contemporain, Exported Paper, Vevey ; MACT & CACT Arte Contemporanea Ticino, Dialogos Secondo, Bellinzona; 2012: MIDeC, Palazzo Cerro, Fessure, Laveno ; Swiss Art Awards, Basel; Villa Croce, The land seen from the sea, Little Constellation, Genova; 2011: Arspolis, Evento #1, Lugano 2011 Castello Visconteo; Interventi, Visarte, Locarno; Môtiers, Art en plein air, Môtiers; 2010: CESAC Centro sperimentale per le arti contemporanee; ROAMING, Superficie incerta, Caraglio; 2009: Temporary Kunsthalle, Lugano; 2008: I Sotterranei dell’Arte, Altre Cronache, Monte Carasso; 2007: Containerart, Genova; 2006: Espace d’Art Contemporain Les Halles, Porrentruy; Studiocristinadelponte, Leggerezza nel contemporaneo, Locarno. Borse di studio & premi - 2015: Collection Cahiers d‘Artistes; 2012: Prix fédérale Swiss Art Awards, Basel; Résidence d’Artistes Cité Internationale des Arts, Paris Sophie Usunier Artista di origine francese, di adozione italiana, e di spirito nomade, Sophie Usunier esplora il paesaggio circondante, con tutti i sensi in funzione. Il suo lavoro è popolato d’immagini e oggetti del quotidiano che mette in circolazione per destabilizzare i riferimenti archetipici delle nostre società. Ha esposto principalmente in Italia e Francia: FRAC Lorraine (Metz, Francia), PAV (Torino, Italia), galleria Placentia Arte (Piacenza, Italia), Centre D’Art Bastille (Grenoble, Francia), Pavillon Kaysersguet (Strasbourg,Francia), ACB, scène nationale (Bar-le-Duc, Francia), Museo Arte Contemporanea (Lissone, Italia), Casa Masaccio (San Giovanni Valdarno, Italia), Made in Filandia (Pieve a Presciano, Italia), Haarman Bloedow haus (Berlino, Germania), Plektrum (Tallinn, Estonia) Untitled Noise Il progetto nasce nel Marzo 2014, come unione delle esperienze di ricerca sulle immagini e sul suono degli artisti Michele Lombardelli e Luca Scarabelli. Prevede oltre che live performance, la produzione parallela di poster in limited edition, sviluppati come supporto immaginativo e incipit visivo ai live. Michele Lombardelli sviluppa un lavoro che si caratterizza per una costante contaminazione tra linguaggi visivi e sonori all’interno di una poetica che tocca l’assurdo, il non finito, l’irrisolto e l’obverso. Luca Scarabelli ha da tempo incentrato la sua ricerca sul paradosso dell’immagine, indagando temi quali l’equilibrio, lo sfioramento, il fallimento, il limite, l’istante. Queste tematiche si ritrovano poi come suggestioni ed efficaci motori concettuali all’interno delle tracce sonore di UN.