L’autore di questa storia è un idealista testardo e caparbio che ha sempre creduto che la giustizia, la libertà e la dignità sono valori capitali in ogni società che si dichiara civile. Poiché l’amministrazione della giustizia dipende dal potere legittimo di chi può decidere dei diritti dell’altro, lo scrittore ha scritto questo libro per convocare altri idealisti più testardi di lui e unire così le forze gemellate con la sana speranza che un giorno il mondo sia —davvero— più umano.
Un mondo piú umano
Diseño y diagramación: edicionesdelrosario@gmail.com Todos los derechos reservados. 2° edición: julio 2021 © 2020, Ernesto Seguí © 2020, de las ilustraciones, María Lorena Méndez
Un mondo piú umano Ernesto Seguí con illustrazioni di
Lorena Méndez
Dedico questa storia a tutti quelli che sognano a un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante, meno violento, più umano, più bello. Dai tuoi sogni di oggi e dalla nobiltà e dalla generosità del tuo seme dipende questo prossimo e magico futuro. Ernesto Seguí
“Siamo angeli con un’ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati.” Luciano De Crescenzo
PRESENTAZIONE RIASSUNTO In questa storia piena di speranza, un giovane Eroe e un Saggio percorrono diversi sentieri all’interno di una montagna. Ognuno di questi sentieri è pieno di insegnamenti di vita. Entrambi i protagonisti sono guidati dal desiderio di aiutare a ricostruire un mondo che torni ad essere —davvero— più umano. La storia si svolge nell’anno 2051 in un mondo caotico e malsano con gravi danni ecologici. I suoi abitanti dedicano la maggior parte dei loro sforzi alla sopravvivenza. In questa situazione faticosa ed estenuante, stanno lasciando da parte i valori e gli attributi che sono necessari ed essenziali per salvaguardare la propria umanità e la propria dignità trascendentale. Per riconquistare quei valori, quasi dimenticati, il Saggio trasmette al suo discepolo le convinzioni più profonde e le speranze più nobili. Insegna al giovane apprendista come deve aiutare il mondo affinché gli uomini possano ritrovare i valori e le virtù che hanno sempre segnato il corso e la direzione della nostra vita. Il dialogo tra il Saggio e il giovane Eroe gira attorno alle domande sempre più intelligenti del giovane e alle risposte sempre più acute del Saggio. In questo viaggio ricco di sorprese, il Maestro e il suo Discepolo percorrono le Vie del Coraggio, della Verità, della Giustizia, della Bontà, dell’Armonia, dell’Amore e della Fede. Non è un caso che il giovane sia stato scelto per questo viaggio immaginario. Poi dovrà tornare nel mondo reale con la mis10
sione di aiutare alla sua ricostruzione poiché la stessa integrità e dignità dell’uomo è in pericolo. Il suo compito è ripristinare i valori che ci umanizzano in un mondo desolato e rovinato in cui quei valori sono quasi persi. Deve riscoprire e ricostruire tutto ciò che è andato perso a causa dell’indolenza di tanti uomini che hanno dimenticato, anno dopo anno, i valori che ci umanizzano. Questi sono i nostri ideali più alti, i nostri punti cardinali che dovrebbero guidarci nel nostro viaggio attraverso la vita... proprio come un viaggiatore che si orienta con le stelle del nostro grande universo. È una storia che fa riflettere tutti coloro che sognano un mondo più umano. Perciò, questo piccolo libro può essere letto dai bambini che vivono ancora in un mondo incantato. Inoltre, e ancora di più, può essere goduto da coloro che hanno già percorso instancabilmente una parte della propria vita, acquisendo forza e saggezza sufficienti per capire che tutti meritiamo di vivere in un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante, meno violento, più umano, più bello. Siamo eterni apprendisti della vita! Solo quelli che hanno il dono di cristallizzare i suoi insegnamenti percorrono la via della propria saggezza e con essa si preparano a nutrirsi dell’uomo più generoso e altruista. La vita è un sogno eterno alla ricerca di un mondo migliore! In modo molto speciale, desideriamo questo mondo migliore per i nostri figli e per i figli dei loro figli. Loro sono il nostro frutto e il nostro seme.
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L’EROE E IL SAGGIO Città sconosciuta – Anno 2051
Il 10 dicembre 3001, in una cittadina decimata situata nella solitudine di un enorme deserto, qualcuno si avvicinò velocemente a una piccola casa. Fugacemente si sporse davanti alla porta e fece scivolare una busta colorata attraverso una fessura. All’interno dell’insignificante dimora un uomo e una donna stavano in un silenzio pieno di aspettative Quando sentirono il rumore della carta nella fessura sobbalzarono entrambi. Erano consapevoli che il giorno —“quel” giorno— era arrivato e che avrebbero dovuto prendere immediatamente una decisione trascendente sulla vita del piccolo Esteban. Lui —da appena dieci anni— dormiva senza preoccupazioni, ignaro dei cambiamenti radicali che si avvicinavano nella sua vita. I genitori presero la lettera da terra e in uno stato di profonda commozione procedettero alla lettura del suo contenuto. Solo una riga scribacchiata con un inchiostro quasi sfocato diceva ciò che non volevano sentire: “È giunto il momento di mandare il bambino dall’Emissario”. Entrambi sapevano che non era loro concesso disobbedire al conciso ordine. Guardarono attraverso il chiavistello della
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porta e videro —confusamente— che un uomo da un lungo mantello aspettava fermamente dall’altra parte. Sapendo che non potevano farlo aspettare, si avvicinarono al letto del bambino. Si guardarono negli occhi per qualche secondo che sembrò un’eternità e, per consolarsi, l’uomo disse a sua moglie: È per il suo bene, conoscerà un mondo diverso e si arricchirà di questa nuova conoscenza. Trattenerlo in questa cittadina decimata, anche se potessimo, sarebbe un atto di egoismo. Un nuovo orizzonte e una nuova saggezza l’aspettano. Forse più tardi tornerà da noi per aiutarci. Svegliarono dolcemente Esteban e gli dissero di prepararsi per un lungo viaggio. Il ragazzo —che si era sempre fidato dei suoi genitori— non si spaventò quando sentì che doveva andarsene. Sapeva che si erano sempre presi cura di lui con grande affetto e che dovunque andasse, sarebbe stato bene. I genitori lo vestirono con abiti semplici. Era stata una giornata calda ed estenuante, e —davvero— in quel paese desertico non avevano mai sentito freddo. I tre si rivolsero verso la porta. La madre —al suo arrivo— gli sfiorò un bacio appena percettibile sulla fronte. L’emozione la travolse. Il padre —fingendo una temperanza che non aveva— lo abbracciò con calma come se avesse dimenticato che l’Emissario dal lungo mantello lo aspettava a brevissima distanza. La porta si aprì. Non fu possibile evitare il cigolio dei cardini arrugginiti dai secoli. Faceva parte dei rumori quotidiani di quel paese dimenticato. Il tempo era quasi esaurito. Quindi, entrambi i genitori spostarono dolcemente il piccolo Esteban finché non fu accanto a colui che era venuto a cercarlo. Quest’ultimo —che stava seguendo ordini rigorosi— non evitò un gesto comprensivo e cavalleresco 14
nei confronti dei genitori. Fu un balsamo calmante per i sentimenti storditi che esplodevano nel loro cuori. In silenzio, e con una leggera inclinazione della testa, il cavaliere salutò. Prese il ragazzo con fermezza e delicatezza e lo issò sul suo destriero alato. Un paese molto lontano li attendeva e una missione doveva essere compiuta. Il ragazzo —che era ancora quasi addormentato— poggiò la testa sulla schiena del cavaliere e le sue due fragili piccole braccia si aggrapparono ad una rigida e spessa cintura di cuoio che l’Emissario portava intorno alla vita. Apparentemente la dolcezza dell’abbraccio rasserenò il cavaliere. Tutto lasciava pensare che fosse una sensazione nuova e gratificante per lui. In quel tempo, la dolcezza era scomparsa nella profondità del tempo. Senza più attendere e con un impercettibile movimento delle redini, il destriero prese il volo. I genitori —abbracciati stretti l’uno all’altro— non riuscirono a trattenere le lacrime. Era il loro unico figlio. Eppure una luce di speranza brillava nei loro occhi. C’era da sperare che un giorno il ragazzo sarebbe tornato. Tutto avvenne tra stelle e firmamento e prima che il ragazzo si svegliasse, l’emissario diresse il suo cavallo alato verso la destinazione prefissata. All’arrivo, fece scivolare dolcemente indietro la mano sinistra e con un movimento delicato svegliò Esteban da quello che lui credeva un sogno. C’erano ragioni per crederci. Erano arrivati in un posto molto diverso da quello che aveva conosciuto durante la sua breve vita. Non c’erano case fatiscenti ne ferramente arrugginite. Era un posto carino ma disabitato. Erano ai piedi di una collina.C’era soltanto un anziano. Sembrava che aspettasse da tempo. Si recò decisamente dall’Emissario e con il suo aiuto calarono il ragazzo sulla terraferma. Entrambi si fissarono intensa15
mente. Un alone di rispetto segnava il rapporto tra di loro. Non avevano bisogno di parlare. Ognuno sapeva cosa fare. L’anziano —che sembrava proprio un Saggio— prese la mano destra del bambino e con una voce quasi impercettibile gli chiese di accompagnarlo. Un lungo, sconosciuto e arricchente viaggio li aspettava. Tomás —questo era il nome del Saggio— sembrava di avere più di centocinquant’anni. La sua pelle rugosa non nascondeva, tuttavia, il suo indiscutibile lignaggio. Senza voltarsi indietro si allontanarono dall’Emissario. Il suo sorriso mostrava soddisfazione per il viaggio compiuto. Risolutamente il Saggio si avvicinò a quello che sembrava l’imbocco di un lunghissimo tunnel che nasceva —appunto— nel fianco di quella imponente montagna. In nessun modo si poteva distinguere la fine di quel tunnel. Tutto faceva pensare che fosse molto, molto lontano o che forse... non avesse uscita. Entrarono nella caverna. Esteban iniziò a guardare al suo interno sorpreso. Le luci incandescenti erano ovunque. Gocce d’acqua cristallina rispecchiavano la luce che filtrava attraverso luoghi misteriosi. Non si capiva come ciò fosse possibile sotto tonnellate di pietre. A destra del tunnel scorreva una sorgente e, ai suoi bordi, trifogli verdi e fiori colorati davano un tocco di allegria al luogo. Stranamente, non vi si vedevano abbeverare né uccelli né piccioni. Tuttavia —e molto lontano— si udivano suavi trilli e melodiose ninnenanne che rallegrarono il sorriso del ragazzino. Erano una presenza invisibile ma innegabile. Risolutamente il vecchio si mise a camminare lungo il primo sentiero che si apriva a destra. Il ragazzo non esitò a seguirlo. Sapeva che Tomas avrebbe badato a lui.
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Quella tranquillità svanì subito quando incominciarono a sentire un gran fracasso che proveniva dall’esterno. Percepirono subito una strana vibrazione e il terreno cominciò a muoversi in modo molto preoccupante. Il ragazzo si aggrappò all’anziano e lui —calmandolo— gli disse: —Non preoccuparti. C’è un vulcano su questa montagna e ha iniziato a vomitare la sua lava. Affrettiamoci ad andare un po’ più avanti lungo questo sentiero e saremo protetti dalla furia del vulcano! Il ragazzo non aspettò e le sue piccole gambe improvvisarono una veloce corsa verso l’interno. L’anziano lo seguì con calma finché Esteban —stanco— si fermò sotto un piccolo e radioso fascio di luce. Era un raggio brillante ma non si capiva da dove entrasse né da dove venisse. Quando Tomás raggiunse il ragazzo, si bagnò le mani nella sorgente e gli rinfrescò il viso, non senza accorgersi che il ragazzo tremava di paura. —Perché sto tremando? —chiese Esteban. Il saggio anziano rispose: —Oggi hai provato un sentimento a te sconosciuto che si è impadronito del tuo cuore. È la paura ed è una di quelle oscurità che ci paralizzano. Dobbiamo annientarla e per questo dobbiamo percorrere —ora— il Sentiero del Coraggio. Dobbiamo percorrerlo insieme. Se riusciamo ad arrivare fino in fondo, saremo liberi dalla paura.
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IL SENTIERO DEL CORAGGIO Una volta entrati nel Sentiero del Coraggio, Tomás disse a Esteban: —Il mio compito è di accompagnarti lungo questo cammino e attraverso gli altri che appartengono a questa montagna. Se riusciamo a percorrerli tutti e a oltrepassare i cancelli che stanno in fondo a ognuno di essi, sarai felice e potrai dare felicità al mondo. Se non ci riusciamo, rimarremo qui dentro e non potremo realizzare il compito che ci è stato affidato. Il ragazzo —che non smetteva di tremare— non riusciva a capire come la sua vita fosse cambiata in così poco tempo e perché —proprio lui— dovesse percorrere quei sentieri. Il Saggio, conoscendo i fantasmi che improvvisamente cominciarono a perseguitare il ragazzo, gli parlò dolcemente per calmarlo. —La verità è che da secoli il mondo ha perso i suoi valori più essenziali. La pace è diventata guerra e il pianeta è praticamente distrutto. L’amore è diventato odio e nessuno aiuta gli altri. L’amministrazione della giustizia è andata peggiorando e l’uomo fu giudicato in modo disumano. La comprensione è diventata indifferenza e nessuno è più interessato alla vita degli altri. Tutto si è ridotto a una lotta per la sopravvivenza ad ogni costo, e chiamare questi esseri «umani» è diventata un’ipocrisia. Gli uomini sono caduti così in basso che il Creatore, vedendo che «l’umanità» stava per scomparire, si è affidato a te per salvarla. —A me? 19
—Sì, a te. —E come potrei realizzare un compito del genere se sono solo un bambino di dieci anni? —Proprio per questo sei stato uno dei prescelti. Non sei contaminato e hai tutta la dolcezza e la semplicità di un bambino. Per quanto mi riguarda, ho l’obbligo di guidarti lungo questi sentieri. Al tuo idealismo di bambino aggiungeremo la saggezza che mi hanno dato gli anni e insieme cercheremo di percorrere questo viaggio. Speriamo di poterlo finire! disse il saggio Tomás. —Qual è la prima cosa che dobbiamo fare? —Sediamoci per riposare e pensare, dopo il brutto momento che abbiamo passato quando la frana ha richiuso l’ingresso della. Il ragazzo, le cui piccole gambe non smettevano di tremare, accettò volentieri l’invito. Si sedette vicino alla sorgente e prese i fiori vellutati che crescevano ai suoi lati. —Come si chiamano questi fiori? —“Viole del pensiero”, rispose Tomás, e saranno uno dei cibi che mangeremo lungo il nostro cammino. Il loro valore nutritivo è stato dimostrato e ci permetterà di rafforzarci per il lungo viaggio che ci aspetta. —Ce la faremo? —Dipende più da te che da me. Sarò il tuo consigliere, maestro e guida, ma la decisione di attraversare ciascuno dei cancelli alla fine di ogni sentiero è esclusivamente tua. Non posso obbligarti a farlo. Non posso nemmeno farlo da solo. Quando avremmo raggiunto la fine di ogni sentiero, dovrai essere preparato a prendere la decisione di passare a quello successivo. Altrimenti rimarrai prigioniero di questa montagna. Il mondo potrebbe perdere la speranza che ha deposto in te. —Perché dovremo andare sempre insieme? Almeno tu potresti salvarti. Il mondo proteggerebbe, almeno, la saggezza che possiedi. 20
—Sarebbe un grave errore per il mondo proteggere solo la conoscenza! Abbiamo già avuto lunghi secoli di guerra e pseudoscienza e abbiamo imparato che solo la conoscenza può alla fine uccidere e distruggere —persino— i valori più essenziali dell’uomo. La conoscenza, quando non è accompagnata dal bene, può diventare distruttiva. Il sapere non basta. Bisogna amarlo... e desiderarlo altruisticamente in modo che la conoscenza aiuti e benefici tutti. —Siamo la speranza di salvare tutto ciò che c’è di più prezioso nell’uomo, che è praticamente scomparso dalla faccia di questa terra. —Va bene! Seguirò il tuo consiglio e vedrò se riesco a prendere le decisioni che devo prendere, anche se mi sembra strano vedermi in questa situazione così piccolo. I miei genitori non me ne hanno mai parlato e non so se avrò la forza di attraversare tutti i sentieri che mi dici che dovremo attraversare. Sinceramente ho molta paura. —È logico. La tua vita è cambiata. Siamo prigionieri in questa grotta. Dietro di noi è scoppiato un terremoto e non sai cosa ci aspetta. Ecco perché il primo ostacolo che dobbiamo superare percorrendo questo Sentiero del Coraggio è —appunto— la paura. —E come lo farò, Tomás? —Un modo per allontanare la paura è cercare di comprenderla. —Si può capire la paura? —A metà! È una sensazione che la ragione non può inquadrare. I sentimenti e le emozioni passano attraverso il cuore e non attraverso la mente. In realtà, non possiamo comprenderla, ma 21
possiamo provare a “visitarla” con una piccola luce, per capire cosa scopriamo. —Facciamolo in fretta perché riesco a malapena a pensare. —Questo è precisamente l’effetto più nefasto della paura. Ti paralizza. Non ti fa pensare. Oscura il tuo cuore e finisce per opprimere la tua mente. Tomás si fermò a causa di un nuovo rumore che invase la grotta e parlando al ragazzo disse: —Guarda come le pareti della caverna si stanno avvicinando e minacciano di schiacciarci! —Dobbiamo correre! disse Esteban in fretta. Il vecchio Saggio seguì –con soddisfazione– le orme del piccolo. Vide brillare nei suoi occhi un atteggiamento determinato che non aveva mai avuto prima. La corsa di Esteban fu interrotta da un grosso cancello. Era sorvegliato da un uomo enorme. Il ragazzo era stordito. Non aveva nemmeno immaginato tante difficoltà. Tornando sui suoi passi, cercò saggi consigli da Tomás. —Cosa devo fare Tomas? —Devi convincere il custode che hai superato la paura. —Come lo faccio? Ci sono due modi per affrontare la paura: uno è il forte desiderio di combattere. E l’altro è la rabbia che ti dà abbastanza coraggio per superare la paura. Se vuoi vivere, devi togliere da te tutto ciò che ti impedisce, tutto ciò che ti blocca, tutto ciò che ti paralizza. Quando inizia la tua lotta interiore per togliere la paura dal tuo cuore, la rabbia ti viene in aiuto. Una grande rabbia contro ciò che ti immobilizza è un buon antidoto alla paura. — Non ho mai avuto rabbia! 22
— Ne avrai bisogno per combattere –con impeto e coraggio— per quello che conta! Non ti fa arrabbiare pensare che i tuoi genitori vivono in un triste paesino circondato da persone che non si parlano, prive di ogni affetto? Lì, anche le piante muoiono e gli uccelli, quando migrano, non si fermano nemmeno in quel paese. Tutto è triste, cupo e senza vita. —Non l’avevo mai notato così chiaramente perché non conoscevo un altro mondo da confrontare. Ora che vedo la bellezza di questo sentiero, la freschezza della sua sorgente, la luminosità dei suoi cristalli, e sento —lontano— il canto gioioso degli uccelli, capisco che c’è un altro mondo diverso e desidero ardentemente che anche i miei genitori possano godersi un mondo del genere. —E non ti fa arrabbiare pensare che non hanno niente di tutto questo e che se non facciamo qualcosa per cambiarlo, quel paesino, in quel deserto arido, sarà un triste muro che li soffocherà per il resto dei loro giorni? —Sento davvero per la prima volta, dentro di me, un fuoco interiore che mi dà la forza di lottare per cambiare tutto ciò che prima vedevo normale e ora —proprio ora— mi rendo conto che è molto triste e deprimente. I miei genitori meritano un mondo migliore! —Solo i tuoi genitori meritano una vita migliore?, domandò subito l’anziano al ragazzo. —Ripensandoci, no. Siccome il mio mondo, nei miei appena 10 anni, era soltanto condiviso con i miei genitori, ho pensato solo a loro. Ora credo che nessuno meriti la solitudine né l’incomprensione né il silenzio né l’indifferenza. Penso che l’amore che i miei genitori mi hanno sempre dato dovrebbe regnare in tutto questo mondo. —Proprio per questo, riflette Tomás, siamo qui oggi. Abbiamo questo nobile compito da compiere.
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—Riusciremo noi due a cambiare il mondo? —chiese Esteban. —Non è proprio così. Ma insieme possiamo uscire da questo tunnel e, se ci riusciamo, possiamo fare qualcosa di importante. —Sono deciso a farlo! Il guardiano che custodiva il cancello aveva ascoltato con attenzione la conversazione tra il Saggio ed Esteban e si era subito convinto che, nonostante gli scarsi 10 anni, il ragazzo aveva un atteggiamento coraggioso e generoso che lo rendeva degno di proseguire la sua strada. Senza esitazione, il soldato si rivolse a entrambi e, aprendo il cancello, disse: —Siete pronti per andare al prossimo Sentiero. Buona fortuna. L’anziano prese il ragazzo per mano e insieme proseguirono la loro strada.
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IL SENTIERO DELLA VERITÀ La grotta —un poco più avanti— era connessa all’altro sentiero tanto bello come il precedente ma con caratteristiche più solenni. Era il Sentiero della Verità. Non ebbero dubbi ad entrare. Percorrendolo, a Tomás sembrava di essere a casa sua. Tutta la vita aveva ricercato la verità e ne aveva fatto la sua passione e il suo culto. Il bambino, imbevuto delle vibrazioni del nuovo sentiero, fece subito la prima domanda: –Esiste la verità? Tomás, senza dubbitare rispose: –Certamente esiste ma non è facile trovarla. —Perché? —Perché ha bisogno di un atteggiamento speciale dello spirito. —Qual è quell’atteggiamento?— chiese Esteban. —È abbastanza difficile trovarlo oggigiorno: Occorre “volere” la verità anche se non sempre ci convenga ciò che ci insegna. Non tutte le verità sono uguali. Alcune nascono nell’esclusivo mondo delle cose e poiché non ci toccano così direttamente, vengono accettate più facilmente. Altre si riferiscono al mondo interiore degli uomini, alle loro convinzioni, atteggiamenti e credenze. Possono offendere coloro che non vogliono ascoltare queste verità perché la loro mente è cieca alla realtà. Per secoli, l’uomo è diventato così chiuso in sé stesso da guardare la verità attraverso una lente distorsiva. È quello che una volta si chiamava «fanatismo ideologico» ed era un modo vergognoso di annientare la verità. 27
Gli interessi egoistici, l’intransigenza, il fanatismo ideologico, la cecità deliberata, le lotte di potere, la violenza, il desiderio di dominare l’altro e molti altri atti di barbarie producono il soffocamento della verità. Tutto ciò fu una fertile fonte di intolleranza tra gli uomini. Ci furono persino guerre per «imporre» la verità «con la forza». —Sono stati secoli di oscurità che ci hanno portato dove siamo. —La verità non va rispettata perché vale di per sé?— chiese il bambino. —Vedo, Esteban, che la tua acutezza cresce di minuto in minuto e stai già facendo domande come se fossi un adulto. È vero, la verità ha un suo valore e vive nella mente delle poche persone libere che ancora abitano questo pianeta. Sono i Saggi che amano la verità. Sono abbastanza forti da resistere alla meschinità dell’egoismo. Non vendono la loro mente o il loro spirito. Affrontano —con grandiosa libertà— gli interessi del potere del denaro che vuole «comprare» la verità e la conoscenza che il Saggio possiede. Il potere politico, da parte sua, può diventare autoritario sminuendo la verità e la saggezza che, se usate correttamente, potrebbero migliorare il mondo. Chi si trova in una situazione di potere —molte volte— cerca di imporre con la forza le sue meschine ambizioni senza badare a quanti danneggia e nuoce. —Non si può cambiare tale spiacevole situazione?— chiese Esteban. —Proprio per questo stiamo percorrendo il più profondo di questa montagna. Se riusciamo a uscirne potremo fare qualcosa di molto importante. La luce deve essere portata a tutti i cuori oscuri che hanno sempre rifiutato la verità quando la vedono come un pericoloso avversario dei loro avidi interessi. Forse riusciremo a togliere agli stolti le bende che accecano i loro occhi. La 28
solidarietà e l’altruismo sono essenziali affinché gli uomini possano vivere insieme in pace, armonia e concordia. Esteban, sempre più entusiasta, chiese: —Riusciremo a fare un compito così importante? Il vecchio lo fissò: —Dipende tutto da te —disse gentilmente— ricordati che posso solo consigliarti, ma la decisione di percorrere ognuno di questi sentieri è solo tua. Non posso decidere per te. Per tutta la vita ho amato la verità. Oggi tocca a te amarla. Farà crescere i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti. —I miei genitori hanno sempre amato la verità e hanno ritenuto che dovesse essere sempre presente nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti— disse Esteban. —Hai la stessa convinzione?— chiese Tomás senza staccare gli occhi dal viso di Esteban. —Non ci ho mai pensato. Il mio mondo d’infanzia non mi aveva mai posto davanti a una domanda del genere. Ma oggi mi accorgo che non sono più lo stesso di ieri e che in pochissimo tempo sono maturato a passi da gigante. Penso che stia già pensando come un uomo adulto. Capisco che la verità è essenziale nella nostra vita. —È un bene che la tua mente cresca. Dovrai sempre custodire la libertà di pensiero e la semplicità e la bontà dell’infanzia nel posto più prezioso del tuo cuore. Ricorda che la verità non basta, bisogna «amarla» e per questo bisogna avere un’anima libera dall’egoismo.La generosità è necessaria affinché la verità fiorisca e il mondo si affermi. Il peggior «virus» che divora la verità è la povertà di spirito. Chi ha uno spirito mediocre, senza ambizioni spirituali, inebriato di onnipotenza, non raggiunge mai nemmeno i contorni più superficiali della verità. Devi avere una passione per essa, dedicarle tutta la tua vita e accettarla come guida e come nord del progetto scelto per lasciare la nostra 29
impronta sulla strada. Solo lo spirito libero, aperto alla verità, è terreno fertile per farla germogliare. Il resto è sterile: aridità e desolazione. —Conosco già il deserto, disse Esteban. Ora conosco il giardino di questo sentiero. La freschezza della sua primavera e il verde delle sue piante. La luce, che irradia da tutte le parti, mi ha permesso di capire che l’aridità oscura la vita ed io amo molto la vita e la verità. I miei genitori mi hanno insegnato ad amarla con il loro esempio. Voglio un giorno tornare con loro per far conoscere loro questo mondo diverso che non hanno mai conosciuto prima. Il Saggio non riuscì a trattenere un sorriso di soddisfazione e in modo enigmatico disse: —Forse il tuo sogno diventerà realtà... Esteban colse la luce della speranza che brillava negli occhi del vecchio saggio. Sentì che aveva ricevuto una nuova ragione per continuare a combattere. Gesti di comprensione si incrociarono spiritualmente tra di loro. Il ragazzo si sentì sempre più vicino alla sua guida. Era fra le mani di un uomo che lo accompagnava non soltanto per dovere ma anche per amore. Era come l’immagine del tenero nonno di cui i suoi genitori gli avevano parlato, ma che non aveva mai conosciuto. Mentre tutto questo accadeva, i passi dei due viaggiatori sotterranei li portarono vicino alla seconda porta. Non era sorvegliata da nessun soldato. Vicino ad essa, c’era un uomo in piedi accanto a una piccola scrivania dove c’era un grossissimo libro. —Cosa facciamo adesso? —chiese Esteban. —Qualcosa di molto facile, rispose Tomás. Quell’uomo che vedi studiare è un mio studente. È un vero amante del sapere. Ha dedicato la sua vita allo studio e conosce subito i cuori di coloro che “vogliono” la verità. Ha fede nella mia parola. La fede è anche un modo per arrivare alla verità... soprattutto a quelle verità che sono incomprensibili per nostra mente e invisibili ai nostri occhi. 30
Detto questo, entrambi si avvicinarono al lettore studioso. Tomás lo salutò con affetto. L’uomo gli strinse la mano con manifesta soddisfazione e rispetto. Aveva ritrovato il suo Maestro dopo tanti anni. Tomás gli raccontò, con voce lenta, tutto ciò che il ragazzo aveva imparato lungo il sentiero della verità, e l’uomo annuì felice. Pochi avevano percorso quella strada e imparato tanto quanto Esteban, nonostante la sua giovane età. Guardò il ragazzo con gioia e vide che stava crescendo a passi da gigante. —Sarà, senza dubbio, un veemente Difensore della Verità al di sopra dell’egoismo e dei meschini interessi dei potenti. Merita quindi il diritto a oltrepassare la recinzione. Detto questo, il custode non esitò ad aprirla affinché il Saggio e il bambino continuassero il loro viaggio. Lo meritavano davvero, pensò con soddisfazione. È bastato uno sguardo per salutarsi. I viaggiatori continuarono il loro viaggio che ogni volta portava sempre più gioia a Esteban.
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IL SENTIERO DEL BENE E DELLA BONTÀ Un nuovo sentiero si è aperto davanti a Esteban e a Tomás. Era il Sentiero del Bene e della Bontà. Quando vi entrarono, Esteban si sentì come se fosse a casa sua. Non riusciva a capire come poteva conoscerlo se non c’era mai stato. Lo disse al saggio. Tomás non tardò a rispondere: —Ovviamente, devi sentire gli affetti della tua casa. I tuoi genitori sono sempre stati buoni e gentili con te ed è per questo che ti senti a casa tua. —Adesso ho capito, disse il ragazzo. Sento qualcosa di familiare in questo sentiero. Mi sento molto a mio agio. —Non tutti proverebbero lo stesso. Chi non ha la bontà nel cuore può sentire un forte rifiuto in questo Sentiero del Bene. —Perché?— chiese Esteban. —La tua domanda richiede una risposta complessa. Ci sono una serie di "controlli" che ha il nostro cuore che iniziano a funzionare quando il bene e la bontà si allontanano dalla strada. Alla nascita siamo esseri buoni. Veniamo a questo mondo come esseri incontaminati. L'inquinamento viene dopo ad opera dell’uomo. Alcuni accettano la propria denigrazione e addirittura infestano gli altri. Quando alcuni uomini decidono di allontanarsi dalla strada, una sorta di "allarme antincendio" inizia a funzionare. Li avverte che qualcosa non va e che se non cercano di risolverlo rapidamente, tutto andrà perduto. Quel "allarme" —gli uomini— lo chiamano "sensi di colpa". Si genera dentro di noi per aiutarci a reindirizzare le nostre vite quando è necessario. È un "sistema 33
di sicurezza" che ti avverte del pericolo di caduta. Ti mostra la profondità del precipizio. Quando l'uomo smette di essere giusto, quando smette di essere gentile, quando rifiuta il bene, quando nasconde la verità, quando perde la sua nobiltà e umanità... dal profondo del suo cuore esce una voce interiore che indica il suo errore ed lo avverte del danno che sta facendo a sé stesso. È la voce della coscienza.Ti senti in colpa per i tuoi errori. Alcuni intelligenti la ascolteranno in tempo e torneranno sui propri passi. La maggior parte, no. Sono sciocchi che portano, per il resto della loro vita, un "eco critico" nel loro cuore che ricorda loro la necessità impellente di tornare ai primi principi: alla Giustizia e al Bene. —Ora capisco più chiaramente perché sono stato scelto per questo compito. Perché i bambini —nonostante la loro giovane età— possono portare nuove speranze per forgiare un mondo più gentile, più comprensivo, più umano. —In un mondo veramente umanistico, l'uomo può consolidare e cristallizzare i valori essenziali sviluppando ciò che gli è proprio e caratterisitico: la cultura e la spiritualità. —Ogni giorno tutto diventa più chiaro ed ho sempre più voglia di aiutare in tutto ciò che mi venga chiesto. Vale la pena combattere per un mondo migliore! —Sono lieto della fermezza e della forza delle tue convinzioni, disse Tomás. Sono certo che farai molte cose buone. Riflettiamo, ora, sul bene e sulla bontà Ti ho già detto che c'è una voce dentro di noi. È la guida della nostra coscienza. Ci segna la strada che dobbiamo percorrere ogni volta che un imprevisto capita nella vita. Non sappiamo cosa ci accadrà domani, ma la 34
nostra coscienza sa già in anticipo quale sia la cosa giusta davanti ad ogni contingenza. È molto importante ascoltare sempre la nostra voce interiore. Ciascuno ha la propria. Ci dice cosa è il Bene e cosa non lo è. —Esiste il bene fuori di noi?— chiese Esteban. —Fai di nuovo domande difficili. Mi sforzerò per risponderti. Prima di tutto, c'è un Bene massimo a cui dobbiamo tutto. Lui è il nostro Creatore. Egli è "il Bene" e da lui il bene si irradia al mondo. Spetta agli uomini accettarlo oppure no. Negli ultimi secoli pochi hanno aperto il proprio cuore per ricevere il Bene e la Bontà. La spiritualità è stata persa. Il risultato svalutato è visibile a tutti. Il mondo è spiritualmente avvizzito e la viltà si è impadronita del pianeta. Ha decimato anche la voglia di vivere sanamente. Si riesce appena a vivere tra angoscia e lacrime. Pochissimi, come i tuoi genitori, sono rimasti aperti al bene ed è per questo che sono stati scelti perché tu, fiore che è germogliato sotto le loro cure nel deserto, fossi colui che percorre questi sentieri. Dobbiamo contribuire a ricreare dalle fondamenta un mondo migliore. —Un mondo più umano è possibile! —La nostra missione è percorrere tutte le strade per portare Giustizia, Bene, Bontà, Amore… al resto del mondo. —Come saprò, se quel giorno arriva, che sto adempiendo il delicato compito di portare il Bene?— chiese Esteban. —Te lo dirà la tua voce interiore. Tutti ci rendiamo conto, per il resto, quando una cosa è buona e quando è brutta. Un test per verificarlo è chiederci se ciò che facciamo favorisce la vita o se, al contrario, la distrugge. Tutto ciò che protegge o migliora la vita è buono. Tutto ciò che la danneggia, la distrugge o la denigra è cattivo.
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—La vita ci è stata data per prenderci cura di essa in tutti i suoi aspetti, compreso quello spirituale. Sfortunatamente, la maggior parte degli uomini non hanno saputo andare oltre la vernice superficiale del materiale. Il Bene —come il seme— non germoglia né fruttifica sulla superficie arida e asciutta. Ha bisogno di affondare le sue radici nell'umidità nutriente della terra. Nell'uomo, il vero nutrimento è nella sua anima. In essa sono le nostre più grandi ricchezze. Molti hanno lasciato morire quel seme e oggi vagano tristemente per il pianeta. Hanno perso il nord e non hanno una rotta. Ruotano in cerchi concentrici, scavando, con i propri piedi, un pozzo sempre più profondo dove si inabissano senza possibilità di uscirne. Per fortuna, molti non hanno seguito la via della mediocrità. Hanno combattuto, come i tuoi genitori, per preservare con cura i più alti valori. Sono un esempio per il mondo. Dobbiamo aumentare questi esempi. Il tuo compito sarà quello di predicare nel deserto fino alla rinascita del giardino. —Avrò la forza per farlo?, chiese il ragazzo, non senza preoccupazione. —Sicuramente— affermò Tomás. Se raggiungeremo la fine dell’ultimo percorso, ti sarà data tutta la forza di cui hai bisogno. Chi vuole lottare per un mondo migliore, più giusto e più umano merita di ricevere la forza per farlo. —Non dimenticare che hai già ricevuto il tuo primo battesimo quando abbiamo percorso il Sentiero del Coraggio e siamo riusciti a uscirne. Finora siamo riusciti a fare tutto e questo è il miglior segnale che siamo in grado di completare con successo le fasi finali. Preparati per percorrerle con gioia! Il Maestro e il suo discepolo erano già quasi alla fine di questo Sentiero del Bene. Un’anziana gentile badeva al cancello. 36
Entrambi si avvicinarono a quella donna dai capelli argentati e dal sorriso gradevole. Quando vide i pellegrini, i suoi occhi brillarono di una luce molto speciale: era la luce della speranza. —Siete arrivati prima di quanto mi aspettassi!— disse loro gentilmente. —Il ragazzo che mi accompagna, che si chiama Esteban, è stato molto curioso durante questo viaggio e mi ha portato con fermezza lungo tutte le strade che abbiamo già attraversato. È sempre molto ottimista e non vede l'ora di uscire e di aiutare gli altri— disse Tomás. La signora, accarezzando dolcemente la testa di Esteban, disse: —La bontà è uno dei modi più efficaci e preziosi per fare del bene agli altri. Quando sentì la tenerezza della mano fragile e calda, il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime. Ricordò subito le carezze di sua madre, sempre così dolci e comprensive, e per un attimo le apparve la sua immagine, il suo sguardo, il suo calore, i suoi baci… il suo amore. La vecchia se ne rese subito conto e, avvicinandosi, lo abbracciò dicendo: —Questo abbraccio te lo invia tua madre che ti incoraggia a continuare. Il tuo compito è estremamente importante. Molti ti ringrazieranno. Il ragazzo fu confortato e, in segno di gratitudine, posò un tenero bacio sulla guancia dell’anziana. Fu un bacio d'addio perché il cancello si aprì da solo e Tomás ed Esteban si diressero verso il Sentiero seguente che si avvicinava: quello dell'Armonia.
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IL SENTIERO DELL’ARMONIA I viaggiatori cominciarono a sentire una musica melodiosa, sebbene selvativa. La luce si intensificava, l'acqua della sorgente scorreva più velocemente e il verde delle piantine che crescevano sulle rive era più intenso. Era ovvio che questo nuovo percorso era pieno di vita... di tanta vita: inquieto, chiassoso, contagioso... intenso e pieno. Esteban era molto attento e, non appena entrati in questo sentiero, iniziò a sentire la musica più chiaramente. Proveniva dal canto di uccellini multicolori che andavano e venivano sulle loro teste. Altri facevano il bagno nella sorgente. Sbattevano le ali e le immergevano per rinfrescarsi. Quando uscivano dall'acqua, saltavano sembrando piccolissimi “bambini avvolti” in un pannolino. Nelle piante predominava il colore verde, ma non mancavano il rossiccio, il giallo e perfino l'oro. Erano tutte bellissime e sembravano dire, con il loro splendore sorprendente, che erano piene di vita. Guardandole da vicino, si potevano vedere piccole cavallette che saltavano da un ramo all'altro senza ferirne nemmeno uno. Vivevano tutti insieme in modo così armonioso che sembrava la cosa più comune al mondo. Esteban non aveva mai visto uno spettacolo del genere. Abituato all'aridità della sua città natale, non smetteva di ammirare quella foresta lillipuziana che questo Sentiero dell'Armonia gli offriva così generosamente. —Cosa impareremo qui? chiese a Tomás.
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—Molte cose", rispose il Saggio. Tutte facili quanto necessarie. In primo luogo, stiamo imparando che molti esseri che abitano questo piccolo posto possono vivere in armonia tra di loro e che possono farlo senza danneggiarsi a vicenda. In secondo luogo, è facile vedere, all'istante, che coloro che vivono in armonia con il mondo che li circonda hanno una vita più piena e felice. Guarda l'eleganza e la brillantezza delle piume dell'usignolo, la dolcezza dei loro trilli, la gioia che si può vedere in essi e la passione contagiosa che trasmettono per la vita. Guarda anche le piante: hanno un colore esuberante, una vitalità eccezionale, una forza speciale nei loro steli dove le loro foglie flessibili sono cullate. E che dire delle cavallette e dei grilli che vivono in una comunità armoniosa con una numerosa prole di cui si prendono particolarmente cura. Tutto è felicità. La felicità nasce dall'armonia con cui si decide di vivere. Notando queste prime due cose, ci rendiamo subito conto di una terza: Chi vive in armonia con gli altri e ha una vita piena è il primo a beneficiarne perché ha trovato qualcosa che molti cercano come panacea che però non hanno mai trovato. —Cos'è Tomás? —Qualcosa che sembrerà molto semplice ma che è molto difficile da trovare: l'armonia stessa, la pace interiore. —È così difficile trovarla? —chiese Esteban. —Da quanto mi hanno insegnato gli anni, sembra essere così. L'uomo è così tanto preoccupato cercando di soddisfare la sua avidità con i beni materiali che ha dimenticato la propria spiritualità e la creatività che lo distingue. Quando si perde la pace interiore, non possiamo apprezzare tutto ciò che di prezioso ci circonda. Si perde la capacità di godersi la vita ed il premuroso affetto dei propri cari.
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—Molti uomini impiegato anni per scoprire che dopo aver ottenuto tutte le cose che desideravano, hanno provato un vuoto abissale che generava un'angoscia travolgente. Avevano molti beni materiali ma avevano perso la capacità di goderseli. Erano molto frustrati. La vita li ha lasciati davanti a un bivio: i beni materiali non li rendevano felici e la loro spiritualità era stata persa da tanto tempo che non sapevano più che strada percorrere per tornare a trovarlo. Furono tutti lamenti al vento e voci senza risposta. —Si può fare qualcosa per rimediare alla stupidità umana? —chiese Esteban deciso. —L'uomo deve tornare alle sue origini, deve tornare alla sua essenza, alla sua umanità. Deve ritrovare se stesso se vuole essere di nuovo felice. Deve riconquistare i suoi valori e la sua identità perduta. Deve tornare alla sua "individualità". —Potranno farlo Tomás? chiese il ragazzo. —Molti non sono più in grado di farlo da soli. È come se le loro gambe fossero paralizzate. I loro cuori e le loro menti sono insensibili e questo li ha lasciati fuori da ogni possibilità di recuperare la propria cultura e di coltivare i propri valori, di ritrovare la propria dignità! Solo un'intensa riflessione interiore e una profonda e incrollabile decisione morale di cambiare possono salvarli. Solo quando avranno adottato questo atteggiamento coraggioso potranno essere aiutati a ritrovare la strada giusta. —E cosa faremo? – chiese il ragazzo. —Li aiuteremo ma solo coloro che, ascoltando la voce profonda della propria coscienza, prenderanno la decisione di riconquistare la propria dignità. È inutile dare aiuto a chi, caparbiamente, non lo vuole. La bontà non può entrare nel cuore degli orgogliosi, né di coloro che non accettano o non si pentono dei propri errori. Ci vuole una profonda umiltà. Questa è un enorme portale aperto alla Bontà. Aiuteremo i ragionevoli e i premurosi. In questo modo aiuteremo a migliorare il mondo. 41
—Sto pensando a quello che mi insegni e credo che se riusciamo a riportare l'armonia nei cuori di ognuno di loro, il mondo migliorerà notevolmente. Se usiamo un po' di immaginazione, non sarà difficile pensare che le città del deserto si trasformeranno gradualmente in foreste verdi, piene di trilli e ninne nanne, piene di vita, piene di persone che hanno voglia di vivere con tutta la felicità che il nostro cuore può accogliere. Tomás si godeva ogni parola del suo piccolo discepolo. Era consapevole che nei pochi giorni in cui erano stati insieme, il ragazzo che aveva conosciuto era diventato un messaggero determinato. Era evidente che Esteban era già qualificato per la missione eroica che avrebbe dovuto intraprendere. Gli uccelli sembravano guidare i viaggiatori. Volando davanti a loro, li portarono al cancello finale di quel Sentiero dell'Armonia. Sorprendentemente, nessuno stava sorvegliando quella porta di uscita. C'era solo un cartello che diceva: Se ami la vita Se ami chi ti sta intorno, Se vuoi vivere in armonia con loro e se vivi in armonia con te stesso, passa attraverso le mie sbarre e nessuno ti farà del male. Entrambi guardarono il cancello e sebbene le sbarre non fossero molto vicine tra di loro, non lasciavano passare nemmeno il corpo di Tomás che era il più magro dei due.Questa circostanza non spaventò nessuno dei due. Il primo a provarci fu Esteban, che, in piedi di profilo, si avvicinò alle sbarre della recinzione. Quando stava sul punto di toccarle, notò, con stupore, che la porta si apriva da sola. Spingendola delicatamente, si aprì completamente e Tomás ed Esteban passarono comodamente. Anche gli uccelli e i piccioni passarono in volo gioioso. Non appena lo 42
fecero, una folata di vento chiuse la porta.Esteban per curiosità la toccò e constatò che era bloccata.Era ovvio che solo i giusti in spirito potevano passare. Un altro nuovo Sentiero li attendeva.
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IL SENTIERO DELL’AMORE Seguendo la strada, un brillante Sentiero li aspettava vicino. Era il Sentiero dell'Amore, gli uccelli erano passati prima e svolazzavano felici. Sembrava un giorno primaverile. Esteban sentì ancora una volta il calore della sua casa: come dimenticare l'amore che i suoi genitori gli avevano dato con tanta devozione tutti quegli anni! Il ragazzo non poté trattenere l’emozione ricordandoli e la mano di Tomás si posò dolcemente sulla sua testa in un gesto di comprensione e di assenso. Avevano già percorso diversi Sentieri. In questo c'erano persone allegre e sorridenti con sincere espressioni di affetto. E perfino li aspettava un banchetto... il che non era male dopo tanti giorni di strada. La tavola era apparecchiata alla fresca ombra dei noccioli. C'erano anche alcuni salici che abbeveravano alla sorgente. Gli uccelli, appollaiati sui loro rami, si occupavano della musica e un profumo squisito raggiungeva i viaggiatori. Li attendevano morbidi cuscini e non tardarono a sedersi. I padroni di casa furono pazienti e permisero ai visitatori di mangiare lentamente prima di impegnarsi in una fruttuosa chiacchierata. Inutile negare che Esteban mangiò i piatti con soddisfazione. Tomás -dopo pranzo- aveva lo stomaco un po' gonfio. Si poteva quasi dire che fosse ingrassato in un giorno come non era ingrassato da anni. Tutto era comprensibile: le giornate erano state piacevoli ma estenuanti. Per il Maestro, per avere insegnato tanto; per il Discepolo, per avere imparato tanto.
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Dopo pranzo, una donna prese una cordonata arpa e cantò dolci melodie per i visitatori. I loro spiriti furono confortati. Erano arrivati come a un'oasi dove avevano recuperato le forze per i tratti successivi che sarebbero venuti lungo la strada. I padroni di casa sapevano di aver ricevuto un Saggio ed erano ansiosi di fare loro domande. Non era necessario. Esteban inizialmente prese la parola e diede loro un approfondito dettaglio di tutto ciò che era accaduto dall'ingresso alla grotta e di ciò che aveva appreso dal suo Maestro lungo ciascuno dei sentieri. I padroni ascoltarono con attenzione. Non potevano credere che in così poco tempo il bambino -uscito da un deserto sconosciuto- potesse aver imparato tanto dal Saggio, soprattutto riguardo ai nobili sentimenti. I padroni di casa conoscevano il mondo esterno e le sue miserie. Si rendevano conto che tutti i poveri in spirito che lo abitavano erano caduti nella mediocrità umana per non aver appreso le lezioni che il bambino già conosceva. Si resero subito conto dell'importanza di una guida spirituale e dell'importanza di vivere una vita retta per il loro bene. Pensarono: È meglio rispettare la verità che lodare la menzogna; difendere la giustizia piuttosto che rinunciarci; mettere la bontà nel cuore e non il fiele dell'egoismo; vivere in armonia e non in angosciosi conflitti; avere amore ed emarginare l'odio distruttivo. Dopotutto -rifletterono correttamente- l'odio è un pugnale a doppio taglio che alla fine finisce per annientare la vita stessa. L'odio è il controluce dell'amore. È nato per mille ragioni diverse, molte delle quali false. A volte si riproduce nel grembo della meschinità e dell'egoismo. L'egoismo è la radice di tutti i mali. Dall'altruismo e dall'amore -invece- nasce la comprensione, la solidarietà, l'empatia e l'impegno a lottare affinché tutti vivano 46
un mondo migliore. L'amore è viscerale. Da parte loro, l'orgoglio e la vanità sono forme di disprezzo per gli altri. Molti uomini amano sé stessi. Non sanno che Narciso è morto per il suo egocentrismo. Stupidamente affascinato, la sua immagine fugace finì per inghiottirlo. Chi ama solo sé stesso disprezza gli altri. Peggio ancora, si sente così magnifico che la sua stessa idolatria porta a un sentimento squalificante di superiorità. Vuole dominare tutti quelli che lo circondano. Alcuni uomini hanno scoperto -deificandosi- che il modo più veloce per dominare gli altri è il potere del denaro. Il denaro, addiritura, è più potente del potere politico perché può comprare il sovrano. I governanti, da parte loro, conoscendo questa pietosa verità e desiderosi di rimanere al potere, hanno teso le loro braccia avide al denaro. È un mezzo indicibile per rimanere avviluppati in esso. I rapporti tra potere economico e potere politico sono troppo "carnali". L'uno desidera l'altro come l’immagine speculare. Non è un caso che sia così. Lo specchio ha l'argento per generare il suo splendore e, quando è in gioco l'argento, l'uomo mediocre pensa solo a sé stesso e dimentica il prossimo. L'avidità disumanizza, svilisce e soffoca i sentimenti più nobili. È difficile trovare un ricco che aiuti i poveri, anche se ci sono valide eccezioni. Non è un caso che l'avaro possieda tanta ricchezza. Per avidità la imprigiona e la accapparra meschinamente. Non dà niente, non condivide niente. Chi soffre di avidità dissangua il proprio cuore. Non può donare né condividere i suoi sentimenti. La solitudine -quindi- si presenta come una compagnia opprimente e mortale L'avidità finisce per essere un'ossessione compulsiva. È una voracità eccessiva che seduce e inebria.
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L’ubriacatura toglie all'uomo la sua nota più distintiva: la sua razionalità. L'ubriacone non può vivere senza la sua bevanda. Il ricco vuole vivere abbracciato alla sua ricchezza. Sia l'uno che l'altro non hanno limiti ai loro appetiti. Vogliono sempre di più. Non si accontenta di niente. In questa corsa sfrenata, dimentica il loro prossimo. L'egoismo diventa una spina nel loro cuore. La venerazione e l'idolatria del denaro sono come un nido di serpenti. Hanno un veleno che fa male a tutti. Ai ricchi perché per esso smettono di vivere ed ai vulnerabili perché soffrono di disuguaglianze sociali e discriminazioni. Per denaro si danneggia, si distrugge, si uccide... Il desiderio di avere di più è tale che lo "schiavo del denaro" vende la dignità umana. La sua e quella degli altri. Il denaro, trincerandosi compulsivamente nel cuore dell'uomo, bandisce gli affetti e le emozioni più nobili. La persona altruista, invece, condivide ciò che ha. È generoso e benevolo. Dare senza aspettare alcun compenso. L’ amore si abbevera nella filantropia. Filantropia è una parola che ha un’etimologia luminosa: «Filo» significa «che ama». Ecco perché il «filosofo» è colui che «ama la saggezza» e il «filantropo» è colui «che ama l’umanità». L’amore autentico e più puro è universale. L’amore è l’atteggiamento costante dello spirito per cercare di fare del bene a tutti i suoi simili, anche a coloro che lo feriscono, lo danneggiano o lo discriminano. Ascolta Esteban: Il vero amore è una passione altruistica. È un’emozione che ti porta via. Un lampo che illumina. Una benedizione che viene chiesta a Dio per tutti coloro che ne hanno bisogno. 48
È il desiderio che piova pensando al deserto che non è abitato. È il desiderio del contadino che semina perché cessino la fame dei bambini malnutriti. È condividere il cibo quando hai fame. È condividere il cappotto quando il freddo ti fa tremare. È il fuoco che si accende per onorare il lume acceso. È la carezza che si getta al vento per guarire ogni anima dolente. È il volo di una colomba alla ricerca di chi è perduto. È l’altruismo del dare pienamente e senza misura. L’amore... è una luce universale e infinita. Esteban, ascoltando il suo Maestro, gli chiese com’era il vero amore in una famiglia. I genitori non si aspettano nulla dai figli? Come sempre sei acuto nelle tue domande, rispose Tomás. I genitori, infatti, si aspettano una risposta speciale dai loro figli: il loro amore. L’amore tra persone care è un sentimento tenero che richiede un riscontro affettivo che lo nutre, lo arricchisce e lo illumina. L’amore è come un fiore: con l’acqua apre i suoi petali e risplende. Senza amore tutta la vita appassisce. Il vero amore produce un sentimento spirituale molto speciale. È l’autentica «felicità». Chi dà il suo amore pienamente e sinceramente è felice. Raggiunge la massima felicità quando il suo amore si annida nel cuore della persona amata. Quando quell’amore è rivolto ai bambini, la felicità ha ali. Sono riparati nel nido in modo che in seguito volino fino alle vette più alte. L’amore si nutre di forza ma si esercita -ancor di più- quando c’è debolezza nell’altro. È più facile amare i forti. La virtù più grande è nell’amore verso i deboli. Non c’è amore più grande di quello dato ai bambini (che nascono indifesi davanti a 49
un mondo che non conoscono) e agli anziani perché –quando raggiungono la loro più alta spiritualità– il loro corpo si indebolisce. Una volta, gli uomini ammiravano gli anziani perché rispettavano la saggezza che avevano acquisto nel loro lungo viaggio attraverso questo mondo. Poi è arrivata la scienza e gli sciocchi hanno creduto che potesse fornire gli insegnamenti che danno le esperienze di una vita. Smisero di ammirare gli anziani. Ancora di più: alcuni li disprezzavano perché la loro ricca spiritualità non corrispondeva ai loro desideri superficiali e materiali. Chiudevano le orecchie ai loro premurosi insegnamenti e alla loro stimata spiritualità. Sono quindi nate le vergognose case di riposo dove li “depositarono”... per sempre. Chi ama i deboli -d’altra parte- ammira l’anziano perché la sua debolezza fisica non ostacola la sua forza spirituale. Quando il corpo è indebolito, l’anima si rafforza in coloro che prendono la ferrea decisione di non arrendersi mai. È lì dove l’anima acquista tutto il suo vigore e tutto il suo splendore. Un’anima calma e temperata è un’anima in pace con sé stessa e con gli altri. La pace interiore arriva con gli anni quando impari quali sono i veri valori che durano e si vive secondo i loro principi. I valori sono luci che illuminano il percorso dei nostri progetti di vita. Per scegliere correttamente i valori che ognuno deve privilegiare nella sua vita ci vuole una profonda saggezza. La saggezza nasce dalla riflessione ma è molto difficile riflettere immersi nel materialismo del mondo odierno. Per questa ragione ci sono pochi saggi e molti stolti e orgogliosi. Per raggiungere la saggezza bisogna amarla con profonda umiltà. La più grande saggezza che possiamo conquistare è la saggezza dell’umiltà. L’umiltà non ha limiti: è infinita.
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Detto questo, Tomás, guardando con gioia Esteban, gli disse: —Vedo che ami la verità, ami i tuoi genitori, ami il tuo prossimo. Il tuo amore e la tua grandezza spirituale saranno la tua spada per compiere la missione eroica che ti è stata affidata. In quel momento i padroni di casa ringraziarono Tomás per i suoi insegnamenti, che ascoltarono anche dalla piacevole storia di Esteban. Magari li avessero imparato anche loro tutto ciò all’età di dieci anni! Si sentivano tutti molto vicini. C’era un sentimento di fratellanza, un calore speciale, empatico e comunicativo, come se fossero tutti parte della stessa famiglia. Ed infatti, lo erano: erano una di quelle famiglie che non sono unite dal sangue; una di quelle famiglie che vengono scelte per qualcosa di molto speciale che le unisce: l’amore e il sincero desiderio di dare e di condividere tutto con filantropia... per il pieno e gentile piacere di aiutare gli altri senza alcun interesse o considerazione. —Questo è l’amore più nobile e più autentico— disse Tomás, e prendendo per mano Esteban, salutarono tutti con grande affetto. Corsero ad aprire il cancello di questo Sentiero con una gioia e una felicità mai viste prima.
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IL SENTIERO DELLA GIUSTIZIA Un passo avanti, nasceva il Sentiero della Giustizia, che generò forti vibrazioni nel cuore di Esteban. Il bambino —fino all'arrivo in montagna— non aveva mai considerato la questione del coraggio (perché prima non aveva conosciuto la paura) o della verità (perché era un tema troppo laborioso per la sua giovane età) ma aveva sempre percepito che ci sono regole essere giusti con gli altri. Lo disse a Tomás. —È naturale che tu senta un’emozione dentro di te. Siamo sulla Via della Giustizia ed il “senso di giustizia” nasce con noi. È innato. Lo portiamo già nei nostri cuori da quando la nostra vita germoglia. La giustizia è un valore che motiva e spinge ad assumere atteggiamenti di vero impegno. La cosa più preziosa che l'uomo può fare è combattere per un mondo più giusto. Grazie alla giustizia, l'uomo somiglia al suo Creatore, sebbene la storia dell'umanità ci insegni che gli uomini stessi furono i peggiori gli amministratori di un valore così prezioso. L'amministrazione della giustizia si è contaminata con l'arroganza e la sete di potere. Molti giudici hanno giudicato con alterigia altri uomini come se fossero "superiori" a loro. Hanno dimenticato che umiltà, comprensione ed empatia devono accompagnare ogni giudizio. Anche queste virtù sono doveri imprescindibili dei governanti verso la società. Devono governare tutti con giustizia cercando un equilibrio sociale. Devono inoltre garantire i diritti dei più vulnerabili. La giustizia è stata snaturata —attraverso la storia— fino a diventare
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qualcosa di deplorevole.Un oscuro labirinto, un potere irrazionale. Un mero esercizio di potere sotto la maschera della legge. Alcuni giudici e alcuni governanti hanno creduto di essere dei. Che sciocchi! Si sono dimenticati di essere semplici uomini... con luci e tenebre come ogni essere umano. Non è stato sempre così. Non tutti i giudici o governanti caddero nell'insensibilità, nella presunzione e nell'arroganza. Ce n'erano "pochi", ma non erano tutti. A causa della mancanza di giustizia, nel mondo oggi dilagano conflitti molto gravi che degradano l'esistenza. L'uomo e molti governanti sono stati i suoi peggiori predatori. —E’ così facile distruggere?— chiese Esteban stupito. —L'indolenza, l'intolleranza, il dispotismo, il fanatismo, il fondamentalismo, la violenza, l'odio... hanno un enorme potere distruttivo. Non ci sono limiti al degrado. —L'uomo non ha capito che distruggendo il suo prossimo finisce per distruggere sé stesso? —È una domanda acuta —dichiarò Tomás. Ci sono voluti molti secoli perché gli uomini lo capissero, ma quando lo capirono, gli effetti del loro male furono praticamente irreversibili. Ecco perché oggi il mondo è in uno stato quasi vegetativo. Ciascuno protegge quel poco che ottiene dalla povertà materiale del pianeta. Si sono dimenticati della ricchezza spirituale molto tempo fa, senza rendersi conto che l'assenza dell'una annullava necessariamente l'altra. Quando l'uomo limitò le sue aspirazioni alle semplici cose materiali, perse anche la propria umanità. Lui stesso divenne una cosa e come cosa arrivò anche ad avere un prezzo. L’uomo ha pagato un caro prezzo: ha venduto i suoi valori, la sua libertà e la sua spiritualità. Divenne povero di spirito. Oggi molti strisciano per il mondo senza dignità. Combattono solo per sopravvivere materialmente e per questo
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si mettono al servizio dei potenti che venerano in cambio di una vita senza fatica né sacrificio. Gli animali sono oggi più coerenti dell'uomo. Sono fedeli ai propri istinti e sinceri nelle loro emozioni. Non conoscono l'ipocrisia. Sarebbe un buon inizio se l'uomo cominciasse ad apprendere la semplicità dell'animale e a vivere in armonia con la natura. —Non avrei mai pensato che l'uomo potesse imparare dagli animali, rifletté Esteban. Potrebbe —per esempio— imparare da loro che cos'è la giustizia? Il saggio fu stupito dall'intuizione del bambino. —Fai domande più acute ogni volta! Il tuo intelletto è maturato molto in pochissimo tempo! I tuoi progressi sono incredibili! Il ragazzo sorrise soddisfatto. Era soddisfatto della gentilezza e della saggezza del vecchio ed era pienamente consapevole di essere sulla strada giusta. Ci fu un breve silenzio dopo il quale Esteban insistette con la sua domanda. Il Saggio studiò la sua risposta: —Beh, guarda, piccola mente privilegiata... in effetti, gli animali non sanno cosa sia la giustizia ma hanno comportamenti che ci fanno pensare che —in una certa misura— faccia parte del loro istinto. Gli animali hanno codici genetici proprio come gli umani. La scienza ha scoperto che gli uomini sono geneticamente ritardati. Il nostro cervello primitivo è adattato per dare risposte rapide e sconsiderate (automatismi) che gli consentono di sopravvivere nel mondo naturale in cui evolviamo lentamente. Quando l'uomo iniziò a creare —in modo accelerato— un mondo culturale, il cervello non si è evoluto alla stessa velocità e quindi non è riuscito ancora ad adattare gli impulsi primitivi e le nostre preziose emozioni al nostro cervello razionale, nato milioni di anni dopo. Negli animali il cervello è ancora primitivo e quindi agiscono senza tanti ostacoli perché hanno meno razionalità e più emotività. Gli animali reagiscono con meno ostacoli e danno ris55
poste più istintive ed emotive (come l’affetto per il padrone, la paura dei tuoni, la paura del fuoco...). Non hanno “pre-giudizi” come gli uomini, che “pre-giudicano” utilizzando predisposizioni mentali che li condizionano prima di agire. Gli animali, a differenza degli uomini, sono più coerenti con i propri istinti. Pensa a due cavalli a cui non vengono date uguali razioni di farina d'avena o a due cani che ricevono carezze diverse dallo stesso proprietario. In qualche modo gli faranno sapere che sono insoddisfatti e faranno la gara per arrivare al cibo o alla mano gentile che li accarezza per primi. Non accettano disparità di trattamento. L'uguaglianza è una delle componenti essenziali della giustizia. Uguaglianza e giustizia sono termini intimamente legati, ma la vicinanza dei loro concetti non è sufficiente per definire la giustizia. A dire il vero, gli uomini non sono ancora d'accordo sul suo significato perché è soprattutto un sentimento difficile da sintetizzare in un concetto. I valori vengono elaborati emotivamente e —quindi— la razionalità li rende più intelligibili. Ma l'intelletto non funziona correttamente senza l'aiuto essenziale delle emozioni. Esse non danneggiano il ragionamento. Al contrario, lo arricchiscono. Non nego che nei miei lunghi anni di vita ho riflettuto più e più volte sulla giustizia ma non sono riuscito a trovare un concetto univoco e completo perché applicabile a una miriade di questioni diverse. Per questo motivo è un termine a più voci. La parola "giustizia" non solo connota diversi comportamenti e circostanze, ma racchiude anche infiniti aspetti di ciascuno di essi. Un concetto illuminante è stato proposto da un filosofo molti anni fa. Insegnò che la giustizia è "l'equalizzazione delle disuguaglianze" e credo che sebbene non sia una defini56
zione completa, la storia del mondo sarebbe cambiata molto se i governanti l'avessero applicata nei loro regni. Immagina un paese in cui tutti sono trattati come uguali! Dove non ci fosse discriminazione, disprezzo, indegnità! Immagina un Paese dove tutti i bambini avessero la stessa possibilità di nutrirsi!... Quante morti sarebbero state evitate a causa della malnutrizione! Immagina un paese in cui tutti gli uomini abbiano uguale accesso alle cariche pubbliche! Si eviterebbe una delle peggiori cause di corruzione; quella che nasce quando il funzionario si radica al potere. Immagina un paese in cui tutti abbiano uguale accesso alla cultura! Si eviterebbe l'analfabetismo e l’onta che l’analfabeto si porta nella società per tutta la vita. Non potrebbe essere trattato con il disprezzo che si vede oggi, né il pianeta oggi sarebbe diviso così radicalmente tra dominatori e dominati. Immagina un paese in cui gli uomini possano avere uguale accesso a una vita spirituale! La nostra specie non sarebbe stata disumanizzata. Immagina un paese in cui tutti abbiano le stesse risorse per nutrire ed educare i propri figli! Pensa a tutti quei bambini scalzi che vivono per strada senza tetto e senza una famiglia! Si eviterebbero tutte queste ingiustizie —e molte altre— con una buona dose di uguaglianza. Ti rendi conto fino a che punto l'uguaglianza interessa la giustizia e quanto è illuminante questo concetto che la giustizia "è l'equalizzazione delle disuguaglianze"? Oltre ad essere un concetto dovrebbe costituire la preoccupazione principale e la guida dei governanti. 57
È inoltre fondamentale restituire all'uomo la libertà che alcuni sistemi economici gli hanno sottratto. La rapina della libertà è una delle forme più sanguinose di sottomissione e degrado. È un modo per derubarci astutamente della nostra stessa umanità. Nell'uomo tutto è incompiuto. È un essere in continuo divenire. Tutto si presenta come un perenne fare... nel cammino di tutta la sua vita. Veniamo al mondo con molti difetti ed è per questo che abbiamo bisogno della libertà di sviluppaci sia intellettualmente che moralmente. Così come nessuno nasce saggio —ed ha bisogno della libertà per decidere di esserlo— nessuno nasce con una piena coscienza morale. La libertà ci permette di scegliere tra il bene e il male. Ecco perché è fondamentale che ci godiamo la libertà —la più piena possibile— per poter scegliere, giorno per giorno, di essere onesti o di non esserlo. Anche decidere di essere giusti è una scelta di vita. —Ascolta, Esteban. Se l'uguaglianza è una componente essenziale della giustizia, lo è anche la libertà. Senza uguaglianza sociale e senza libertà politica, la giustizia non può nemmeno nascere nel mondo. Nella storia dell'umanità ci sono verificate molte situazioni in cui il potere ha approfittato della disuguaglianza sociale. L'ingiusta distribuzione della ricchezza e dell'istruzione permette ai potenti di sottomettere più facilmente i più poveri. Così, la disuguaglianza e la discriminazione diventano più taglienti e dolorose. Il buon sovrano deve creare le condizioni affinché tutti possano guadagnare il denaro necessario per sfamare la propria famiglia. Così si riafferma l'idea di genitorialità responsabile. È importante capire che non basta avere risorse per nutrire ed educare i figli, è necessa-
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rio anche avere tempo e tanto amore per abbracciarli e baciarli. —Che cos'è l'amore? —chiese di nuovo Esteban. Voleva saperne di più dal suo Saggio Maestro che gli aveva già parlato molto dell'amore. —Ebbene, alla tua domanda insistente non è facile rispondere pienamente ma ti trasmetterò qualcos'altro che la vita e la riflessione mi hanno insegnato. Il vero amore è quello che si regala. Quello che si distribuisce disinteressatamente. È quello che viene dato senza aspettarsi nulla in cambio. È in colui che apprezza la felicità dell'altro più della propria. L'amore non esige mai. È sempre disposto a rinunciare. È la passione che nasce dall'altruismo. Trova la sua gioia più grande nella felicità della persona amata. Come è stato detto "la misura dell'amore è amare senza misura". L'amore non può mai essere basato sull'egoismo. L'egoista ama solo sé stesso. È una specie di narcisismo senza lago e senza riflessione. Al contrario, chi ama il prossimo condivide la propria luce interiore, illuminando la strada a tutti coloro che ne hanno bisogno. Il vero amore è bendato, ma ha il suo splendore. Guarda con il cuore. L'amore è come il sole: è sempre lì. Irradia la sua luce anche nel buio della notte!!!
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L'amore ci è sempre vicino anche se a volte è invisibile ai nostri occhi. L'amore è una luce profonda, universale e infinita. Dopo queste risposte, il saggio diede un nuovo insegnamento al suo discepolo: Amore e Giustizia hanno bisogno l'uno dell'altro: Perché ci sia giustizia in questo mondo è essenziale amarla. Senza amore e senza passione, la giustizia non si annida nella società. Per una convivenza pacifica è necessaria la presenza costante della giustizia. La giustizia sgorga dalla libertà e dall'uguaglianza. Senza uguaglianza non può esserci libertà e senza l'una o l'altra non può esserci giustizia. La giustizia è sostenuta sia dall'uguaglianza che dalla libertà. È come il tempio filisteo demolito da Sansone: poggia su due colonne centrali. Quando queste si incrinano, il tempio della giustizia crolla. In piedi non rimane nulla. Il potere legittimo deve sempre essere sostenuto dalla giustizia. Quando non lo fa, corre il rischio di far crollare le fondamenta su cui poggia. Per questo, in democrazia, il governante deve essere equo a rischio di perdere il consenso del popolo e di crollare precipitosamente. —Ebbene— disse Tomás— è giunto il momento di sintetizzare tutto ciò che abbiamo detto sulla giustizia e per questo non c'è niente di meglio che ricorrere al pensiero acuto di un altro pensatore: Carlos Nino. Con brevi e belle pennellate, Nino 60
insegnava che la giustizia consiste in un'equa distribuzione della libertà. Riflettendo sul suo pensiero —disse Tomás— sono giunto a un concetto simile. La giustizia politica esiste quando il potere garantisce il rispetto effettivo della libertà in modo uguale a tutti i cittadini. C'è giustizia solo quando l'uomo ha una dose sufficiente di libertà che è proporzionata a quella dei suoi simili. Se la distribuzione diseguale, la libertà di alcuni invade e usurpa dannosamente la libertà degli altri e lì, allora, non c'è giustizia piena. La giustizia esige una parte giusta ed equa delle libertà in modo che ogni cittadino abbia la sua. Devono essere equivalenti. In tal modo, la libertà di ciascuno non invade né diminuisce quella dell'altro. La giustizia è come un pendolo che oscilla —in volo armonioso— da una parte e dall'altra in un orizzonte sociale egualitario, distribuendosi a tutti in modo equo. La giustizia è come una bussola. Segna i punti cardinali per la convivenza pacifica. La giustizia è come una strada a doppio senso: non solo dà a ciascuno il suo, ma restituisce anche ai diseredati il proprio. La giustizia è un filo d'oro che dà solidità e consistenza al tessuto sociale. La giustizia è come una moneta: ha due facce di metallo prezioso. Le due sono indissolubilmente legate. L'una non ha valore senza l'altra. La faccia della libertà abbraccia quella dell'uguaglianza e in questo modo la moneta ha il suo vero valore e caratura.
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—Sono entusiasta delle tue parole— disse Esteban—. Sento un forte calore nel mio cuore. Sono pienamente convinto: vale la pena lottare per un mondo più giusto! —disse il piccolo eroe con intima e profonda convinzione. —Questa si chiama passione— dichiarò Tomás—. È passione sana. Quello che cerca di aiutare gli altri in modo disinteressato, per il semplice e prezioso desiderio di fare il bene. —È un modo di essere giusti? —chiese Esteban con uno scintillio negli occhi. —Infatti —rispose Tomás. Non si può fare giustizia se nel cuore del giusto non regna la passione. Richiede quell'amore altruistico che permea le nostre emozioni più pure. La giustizia non è per i tiepidi, gli indifferenti o gli indolenti. Il sentimento di giustizia richiede ferma convinzione e il desiderio incrollabile di conquistarla e condividerla. —Dobbiamo lottare per riconquistare l'amore per la giustizia— disse eloquentemente il Saggio. Esteban, vedendo che il cancello si avvicinava sempre di più, chiese alla sua saggia guida: —Come lo attraverseremo? —Sarà molto facile— disse Tomás—. Il bambino che la custodisce si limiterà a guardarti negli occhi. Se vede che la luce della giustizia li illumina, non esiterà ad aprire la porta. Detto questo, entrambe i viaggiatori arrivarono al fianco del giovane custode. Come aveva detto Tomás, il ragazzo guardò Esteban negli occhi e sul suo volto apparve un indescrivibile segno di soddisfazione.
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—Era tanto tempo che non vedevo occhi così cristallini e scintillanti. È un onore per me aprirvi il cancello e permettervi di continuare il vostro viaggio. Augurò a tutti di completare il viaggio. Il mondo ha bisogno che tornino persone giuste per restituire umanità e dignità all'uomo. Spero che tutti i sani sentimenti ed i desideri che vedo nei tuoi occhi possano essere esauditi il prima possibile. Felice viaggio! Detto questo, prese una lunga chiave e la inserì nel chiavistello. Il cancello scivolò giù senza rumore ed i viaggiatori riconoscenti continuarono il loro cammino.
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IL SENTIERO DELLA FEDE Esteban era in estasi. La felicità lo saziava. Era consapevole che, in qualche modo, stava arrivando alla fine del suo viaggio. Voleva sapere cosa avrebbe fatto dopo. La curiosità lo rendeva straordinariamente vigile. Vide che Tomás si stava dirigendo risolutamente verso il Sentiero della Fede. —In questo percorso devi prendere la decisione di lasciare la montagna o meno. Se usciamo avremo cose importanti da fare nel mondo. Se non lo facciamo, potrai vivere felicemente qui. Hai già notato che ci sono persone molto brave che si prenderanno cura di noi. La scelta è tua. Esteban rimase in silenzio. Non aveva mai pensato di restare dentro la montagna, non importava quanto fosse bella e non importava quanto fossero brave le persone che aveva incontrato lì. Voleva vedere i suoi genitori. Sapeva che lui mancava a loro e loro a lui. Potrei farlo un giorno? Tomás continuò a camminare, lentamente, lungo il Sentiero della Fede. In fondo non c'era luce. Tutto era buio. Presto invitò Esteban ad accompagnarlo. Si avvicinarono al luogo oscuro. Immediatamente il ragazzo si accorse, con sorpresa, che l'uscita era chiusa da grossi massi. Erano molto simili a quelli che avevano coperto —giorni prima— l'ingresso della caverna. Preoccupato, chiese a Tomás: —Questa uscita è sbarrata come l'ingresso? —Esatto, rispose il vecchio saggio. Sono le stesse pietre che il vulcano ha gettato sopra l'ingresso. In verità siamo nello stesso posto in cui siamo entrati qualche giorno fa. 65
—Come è possibile? —chiese il ragazzo. Il saggio impiegò un po' di tempo per rispondergli. Poi, alla fine, disse: —Tutti i sentieri girano attorno allo stesso asse centrale della montagna. Abbiamo percorso un cerchio enorme ed è per questo che siamo arrivati, esattamente, al punto di partenza. —Lo sapevi? —chiese Esteban. —Sì —disse Tomás— ma non volevo dirtelo prima che tu assumessi, con profonda convinzione, il coraggio; deciderai di combattere per la verità, amerai appassionatamente la giustizia, riempirai il tuo cuore di bontà, sentirai l'armonia nel tuo stesso essere e ricorderai l'importanza dell'amore... quel sentimento nobile che i tuoi genitori ti hanno sempre dato. Avendo appreso tutto questo, sei pronto per compiere la tua missione con eroismo. Hai abbastanza forza per combattere per un mondo più umano!!! Per farlo, dobbiamo tornare ai primi principi ed è per questo che oggi siamo nello stesso punto in cui siamo partiti. Siamo alla porta d'ingresso e con le stesse pietre del vulcano che l'ha bloccata con tonnellate di roccia inamovibili. —Cosa facciamo, Tomás?— chiese Esteban, vedendo che i suoi sogni erano stati brutalmente interrotti. Ora che mi hai preparato a combattere per un mondo migliore e sono determinato a farlo, dovremmo sederci e aspettare che un nuovo terremoto faccia rotolare via le pietre? —Niente di tutto questo! —disse il Saggio con voce energica. Ecco perché siamo sul Sentiero della Fede. —Che cos'è la fede? —chiese Esteban. —È la credenza più radicale che l'uomo possa avere. È credere senza vedere. È la convinzione profonda —interiore e viscerale— che possiamo fare l'impossibile. Che possiamo, anche, superare le leggi della natura in casi eccezionali, quando il Bene e la Giustizia lo richiedono. È credere che il nostro Creatore ci aiuterà in tutto ciò che noi non possiamo fare da soli e che questo 66
aiuto sarà di tale grandezza da poter modificare l'ostacolo più incrollabile. È credere nonostante tutto che i nostri sogni potranno avverarsi. È affidare tutto il nostro essere a Dio ed affidarci a Lui perché ci aiuti con la forza che solo Lui possiede. Detto questo, Tomás guardò gli occhi di Esteban e disse: —Se credi nel tuo Creatore, se pensi che valga la pena lasciare questa montagna per lottare per la Verità, la Giustizia, il Bene... cioè per un mondo migliore, riponi tutta la tua Fede in Dio e chiedigli con l'umiltà di un bambino e il cuore di un eroe che sposti quelle enormi pietre dall'ingresso e ti faccia uscire. Il mondo ti aspetta! Esteban ascoltò scioccato l'esortazione del saggio. Il suo viso arrossì, il suo cuore batteva fortissimo e un'emozione violenta lo scosse. Le sue labbra cominciarono a pregare con tale intensità che la caverna cominciò a muoversi. Ad ogni spostamento ne seguiva uno maggiore e in breve tempo tutto si trasformò in un tremito. In pochi minuti le pietre cominciarono a cadere e l'ingresso della caverna lasciò entrare luce dall'esterno. Il miracolo della fede era accaduto ancora una volta. Il vecchio prese la mano di Esteban –come il primo giorno– e uscirono. Esteban, con sorpresa, trovò il messaggero dal lungo mantello in groppa al suo cavallo alato. —Sei sempre stato qui? gli chiese Esteban. Il signore rise amabilmente e disse: —In tutti questi giorni non ho smesso di andare da qui a là. Ho portato sul mio cavallo diversi ragazzi e ragazze di dieci anni su varie montagne e altrettanti Saggi hanno insegnato loro l'importanza di preservare i valori essenziali della vita umana. Tu sei il primo ad uscire e il primo che devo trasferire per compiere la missione di insegnare —con determinazione e coraggio— che cos'è la Verità, quanto è importante la Giustizia e quanto è necessario il Bene. Solo così l'umanità vivrà in armonia e i deserti 67
torneranno ad ospitare la vita. Essere bellissimi frutteti pieni di piante vivaci e di armoniosi trilli. Vuoi viaggiare con me verso la tua destinazione? — Sì! —rispose Esteban senza esitazione. Allora il saggio lo prese per la vita e lo sollevò sul destriero alato del messaggero. —Dove andremo? —chiese Esteban. Il messaggero guardò il saggio e, sorridendo, rispose: —Nel mezzo di un deserto ti aspetta una città semidistrutta. Lì troverai molte persone da aiutare e ci sono due persone che ti aspettano con tanto amore: i tuoi genitori. Saranno molto felici di vederti! In quel momento emozionante Tomás, il suo Maestro, lo guardò negli occhi e disse: —Ti auguro il meglio. Sono onorato di essere stato la tua guida. Il mondo ha bisogno di ascoltare nuovi messaggi pieni di gentilezza, umiltà e pacifismo. Con gli occhi umidi per l’emozione, Tomás aggiunse: Combatti per un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante, meno violento, più umano e più bello. L'umanità deve tornare ad avere il cuore e la nobiltà dei bambini. Sei il primo eroe prescelto e potrai aiutare molti. Il mondo ti ringrazierà! Detto questo e con un impercettibile movimento delle redini, il destriero si diresse verso il villaggio dove abitavano i genitori di Esteban. Nuove e ricche esperienze attendevano il nuovo eroe.
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LETTERA APERTA: PENSANDO UN MONDO PIÙ UMANO Ti invito a costruire un mondo più umano. Insieme possiamo progettare un nuovo mondo in cui la libertà, l’uguaglianza, la giustizia e la dignità siano osannate. In un mondo più umano devono esserci maggiori garanzie affinché la libertà non sia una parola svuotata di ogni contenuto. La libertà non va proclamata, ma piuttosto rafforzata a tutti i livelli della nostra società. Ci sono disuguaglianze sociali eccessive. La distribuzione ineguale della ricchezza nel mondo ha portato la metà di essa nelle mani di pochissime persone. D’altra parte, l’indice di povertà, vulnerabilità e discriminazione è cresciuto in molti paesi. Colui che deve dedicare la sua vita a combattere solo per la sua sopravvivenza manca di ogni libertà di scegliere il proprio progetto di vita. Abbiamo bisogno di leader e uomini di stato che comprendano che la disuguaglianza economica e sociale limita la libertà e che senza libertà nessun individuo può possedere la dignità di essere una persona. I governanti devono essere veri e autentici garanti della libertà. Il disprezzo delle minoranze, l’autoritarismo, l’intolleranza verso chi la pensa diversamente sono un cancro sociale che va epurato con il miglior rimedio che esiste: l’umiltà che ci porta a vedere l’altro come un vero prossimo. Chi si vanta della sua ruolo, quando esercita il potere politico, dimentica di essere stato eletto per servire. Se il potere viola la libertà, è illegittimo. Tradisce l’innegabile dovere di tutelare le libertà dei cittadini. L’uguaglianza 71
è sottovalutata anche da coloro che credono di «essere» di più perché «possiedono» di più. La ricchezza non ci rende più umani. In realtà è stato un veleno sociale che ha generato disuguaglianze di diritti e opportunità. Kant insegnava che ci sono cose che hanno dignità e altre che hanno un prezzo. Il denaro è «adatto» ad acquistare beni ma non può «comprare la dignità» (né la propria né quella degli altri). Peggio ancora se è destinato ad essere usato come potere reificante. Genera orgoglio, avidità, ambizioni sfrenate e tutto questo -appunto- mutila la dignità anche nella nostra finitezza. In un mondo più umano -lo ripeto- ci devono essere pari possibilità nell’acquisizione dei beni. Dobbiamo decidere di abolire il flagello della povertà e della miseria. Tutti, ma proprio tutti, devono avere accesso ai beni essenziali per vivere con dignità come persone. Il segno da applicare è il «meno». Meno poveri e meno ricchi. Charles Chaplin diceva: “Non mi dà fastidio che ci siano persone ricche. Quello che mi preoccupa è che ci siano i poveri». Un movimento pendolare nella distribuzione della ricchezza aiuterebbe a livellare le disuguaglianze. Per questo dobbiamo dimenticare il nostro atavico egoismo e cominciare a pensare -seriamente- al valore dell’altruismo. Ci deve essere uguaglianza perché non c’è motivo per cui non abbiamo uguali diritti. Se siamo tutti umani, non meritiamo una disparità di trattamento basata su prerogative di potere o ricchezza che sostengono privilegi che incidono sulla pacifica convivenza tra esseri uguali. Le disuguaglianze estreme generano violenza. È ovvio che lo sforzo, la volontà di lottare e il talento dovrebbero generare ricompense diverse, ma chi ha ereditato talenti speciali deve condividerli con l’altro. Un mondo più umano costringe chi ha di più ad aiutare chi ha di meno. Il pendolo dell’orologio ci insegna che entrambe le estremità devono trovarsi in un punto equidistante. La virtù 72
-insegnava Aristotele- sta nel punto medio e gli estremi devono incontrarsi in un punto centrale dove convergono nell’unione fraterna. In un mondo più umano deve esserci molta, moltissima, giustizia. Spetta ai giudici riflettere profondamente su questa richiesta urgente della società perché sono stati scelti per incarnare la giustizia. Ho conosciuto pochi giudici giusti ma quelli che lo sono, esaltano l’Amministrazione della Giustizia. Vorrei che nel mondo ci fossero molti più giudici giusti che fiorissero e venissero messi da parte quelli che pensano che più velocemente si risolvono irresponsabilmente i casi, meglio fanno il loro lavoro. La giustizia non è una gara di velocità, ma il frutto della ponderazione riflessiva della condotta giudicata. Chi giudica con onnipotenza e orgoglio, credendo di avere un valore personale maggiore di quello dell’imputato, sbaglia. Il suo compito è portare l’uguaglianza dove non c’era. Per questo –proprio– la giustizia è l’equalizzazione delle disuguaglianze. Dove non c’era né uguaglianza né libertà, il giudice deve ristabilirla affinché i deboli e gli offesi siano protetti ed equiparati. Il giudice che non la vede in questo modo non è un buon giudice. Non lo è nemmeno il governante se non adempie alla missione di spargere semi fecondi di uguaglianza e libertà. Come è stato ben insegnato: «La giustizia consiste nell’equa distribuzione della libertà». In un mondo più umano, la dignità dell’uomo deve essere rispettata, senza alcun dubbio. L’uomo è un essere prezioso in sé stesso. Tutti abbiamo dignità. Un mondo più dignitoso e più umano esige che ciascuno di noi si impegni per le ingiustizie subite dai più vulnerabili; per tutte le persone che subiscono discriminazioni di ogni genere, per coloro che non hanno nemmeno voce per farsi sentire. Dobbiamo essere la voce di quei silenzi. Nella sua esortazione contro la mediocrità, José Ingenieros ha lasciato queste sagge parole: «Ogni ideale, nella sua protesta contro il male, rivela sempre una speranza indistruttibile per il 73
meglio. Nella sua critica al passato, fa fermentare un sano lievito per il futuro». Spero che emerga un mondo più umano in cui tutti assumiamo atteggiamenti di vero impegno per una società più egualitaria, per una società più libera, per una società più giusta e per una società che aiuti, con altruismo, i più vulnerabili e indigenti.
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PAROLE DI ANA RUSSO Quando incomincia a leggere il libro L'eroe e il saggio, fin dal titolo, il lettore prefigura che si tratta di un testo che solleva alcune domande forse mistiche, forse filosofiche o forse erudite di qualcuno che si ostina a tracciare un percorso per lasciare che un altro, il bambino, segua. Prima di iniziare il testo, il suo autore, Ernesto Seguí, avverte che ci presenta una storia e la dedica “...a tutti quelli che sognano a un mondo migliore, più dignitoso, più giusto, più tollerante, meno violento, più umano, più bello”. E aggiunge: “... Dai tuoi sogni di oggi e dalla nobiltà e dalla generosità del tuo seme dipende questo prossimo e magico futuro”. Lo dedica a tutti e a nessuno in particolare, rivolta a un "tu" che potrebbe benissimo essere interpretato come il bambino -il futuro eroe- che lo guarda cercando di capire le ragioni del mondo. Fin dall'inizio si avverte una fiducia pura nei valori che implicano una vita in armonia con sé stesso, con il mondo e con il cosmo. Un essere in pace è un equilibrio sulla terra e nell'universo. A dirlo sembra troppo ambizioso ma non lo è. Oltre all’educazione dei genitori o della scuola, alla fede ereditata dalla dottrina, dagli esempi o dai momenti di crisi in cui la vita rafforza ciò che si ha imparato o, forse, quei momenti servono, lo ripeto, ad avviare la ricerca di ciò che mancava con la convinzione di restare sulla retta via. Voglio dire, un essere in pace è un benessere per tutta l'umanità. Non sto descrivendo un essere meramente contemplativo. Si può essere in pace in mezzo alle azioni più rischiose che l'uomo intraprende durante questo viaggio che è la vita. Dunque, quel 75
"seme" da cui dipende "quel lontano e magico avvenire" è quello di chi oggi sogna e lavora affinché tutto ciò che verrà sia più dignitoso e più giusto. Chi legge queste parole potrebbe pensare a un'utopia, un’assoluta espressione di desiderio impossibile da raggiungere, un paradisiaco evolversi in cui l'umanità abbia subito profonde purificazioni e, cristallina e limpida, viva in un rispetto idilliaco ed ineffabile. Sembra che chi scrive questa storia sogni un ideale di perfezione o un prodotto immaginario dell'analisi del comportamento umano che sta degradando il genere, rendendolo oggetto di materialismo e povertà di spirito insopportabile che offusca il vero senso della vita. Chi scrive questa storia non è un letterato ma è un illuminato professionista delle leggi che ha ripercorso la via del comportamento umano e ha sentito fortemente il bisogno di tornare alle fonti della giustizia per capirle. Amante della letteratura e della lettura erudita, ha conciliato in questo volume entrambi gli aspetti: quello del professionista esperto e quello dello scrittore fine e sensibile che ritiene indispensabile impegnarsi umanamente e pedagogicamente per salvare il futuro. Certo, questo libro ha il valore cattedratico, ma non di cattedra universitaria ma di catechesi di vita che, sommata ai principi inerenti ai diritti dell'essere, compongono un testo che dovrebbe essere letto da generazioni di bambini e adolescenti che possono ancora costruire dentro di sé una dignitoza saggezza. Mi riferisco a quell'uomo onesto, a quel Maestro che ha saputo lasciare un segno indelebile nel cuore del suo popolo e di tutta la terra, il Mahatma Gandhi. La Bhagavad Gita (Canto del Signore) è per il credo indù ciò che il Nuovo Testamento d'amore è per i cattolici. Un insegnamento profondo di misericordia e di rispetto. Gandhi disse: “La Bhagavad Gita è stata una fonte di 76
conforto per me. Nel momento in cui non percepivo all'orizzonte alcuna prospettiva consolante, aprivo la Gita e trovavo quel versetto che mi dava speranza”. Non so se, tra le sue molteplici letture, Ernesto Seguí abbia letto questo libro, ma sono certa che sia l'espressione di chi si confronta con sensibilità e stima sui valori essenziali per sopravvivere in pace con sé stessi e con gli altri: umiltà, riconoscimento dell'altro e riconoscimento della dignità dell'altro. È un testo che fa riflettere, che va di pari passo con un'enorme tenerezza e il carattere umanistico che, lungo la narrazione, è alla base, anzi irradia dall'inizio alla fine. Desidero citare un tratto della conversazione tra Krishna (il Dio indù) e il suo discepolo Principe Arjuna sulla Conoscenza dello Spirito: “…Più importante dei sacrifici materiali è l'offerta della saggezza, poiché è il risultato di tutte le azioni. La conoscenza dello spirito include tutte le opere. Istruisciti su questo attraverso lo studio, la ricerca e il servizio. I saggi, i veggenti, i detentori della conoscenza interiore, ti istruiranno a questo proposito quando sarai in grado di ricevere ulteriori insegnamenti, poiché quando il discepolo è pronto va dal Maestro. (…) E quando avrai ottenuto questa conoscenza, o principe! Sarai esente da confusione ed errore…”. I personaggi sono qui presentati anche come un Maestro che guida il bambino (la generazione a venire) attraverso diversi percorsi di rivelazione e apprendimento. Certo, questo percorso è segnato da un discorso che può essere letto dai giovani adolescenti e anche dai bambini. Sarebbe estremamente importante che in questi tempi i valori potessero essere rivisti in ogni campo 77
educativo, e non parlo esclusivamente di scuole di dottrina, ma in ogni spazio che aspira a costruire un futuro più giusto, così come da genitori che hanno la responsabilità di sostenere quegli standard elevati che aprono la strada a convinzioni oneste. Sarebbe opportuno che potessero avvicinarsi a questo lavoro. Sembra molto semplice ma contiene delle massime che, se rispettate, potrebbero condurre la scocietà a pensare di guarire sé stessa. A titolo illustrativo, incorporo alcune delle sue massime: È meglio rispettare la verità che lodare la menzogna. Difendere la giustizia piuttosto che rinunciarvi. Bisogna mettere nel cuore la bontà e non il fiele dell'egoismo. Vivere in armonia e non in conflitti angoscianti. Chi ama solo sé stesso disprezza gli altri. L'odio è un pugnale a doppio taglio che alla fine finisce per annientare la vita stessa. La saggezza nasce dalla riflessione ed è molto difficile riflettere sul materialismo del mondo di oggi. Per questo sono pochi i saggi e molti gli stolti e gli arroganti. L'amore si nutre di forza ma si esercita ancora di più quando c'è debolezza nell'altro. È più facile amare i forti. La virtù più grande è nell'amore dei deboli. Tutto il cammino di insegnamento sincero che il Maestro coltiva nel suo discepolo, si conclude con un breve dialogo: —Che cos'è la fede?— chiese Esteban. —È il credo più radicale che l'uomo possa avere. —È credere senza vedere.
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Alcuni paralleli con altre letture si possono trovare nel testo. All'inizio, una trinità umana, padre, madre e figlio. Quest'ultimo viene sostratto dalla casa paterna per essere istruito a ricreare un mondo migliore. Ci rimanda subito a Gesù, venuto a ricostruire un regno celeste nello stesso deserto, pur colmando le distanze: il bambino è umano e non rappresenta Dio. Il Saggio, invece, si chiama Tomás, colui che nel Nuovo Testamento non credeva se non vedeva o toccava, che alla fine del percorso del racconto parla con le parole appena accennate sulla fede. Cito la Omelia di Benedetto XVI: Proverbiale è la scena dell'incredulità di Tomás, avvenuta otto giorni dopo la Pasqua. Dapprima non aveva creduto che Gesù fosse apparso in sua assenza, e aveva detto: “Se non vedo il segno dei chiodi sulle tue mani e non metto il dito nei fori e non metto la mano nel costato, non ci crederò” (Gv 20,25). Otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo ai suoi discepoli e in questa occasione è presente Tomás. E Gesù gli chiede: “Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; porta la tua mano e mettila nel mio costato e non essere un incredulo, ma un credente» (Gv 20,27). Tomás reagisce con la più splendida professione di fede del Nuovo Testamento: "Mio Signore e mio Dio" (Gv 20,28). L'evangelista prosegue con un'ultima frase di Gesù indirizzata a Tomás: “Perché mi hai visto, hai creduto. Beati quelli che credono senza aver visto» (Gv 20,29). Questa frase può essere messa anche al presente: "Beati coloro che non vedono e credono". Molto marginalmente, si potrebbe dire che Ernesto Seguí includa anche il Mito della caverna di Platone, un testo filosofico pedagogico che allude a uomini rin79
chiusi in una grotta che sono davanti a un muro di pietra su cui si muovono le ombre (mondo sensoriale) proiettate da uomini liberi. Per costoro, le ombre costituiscono la realtà. In verità ciò che si cerca con questa allegoria è la liberazione dal mondo e l'apertura al mondo intelligibile dove l'uomo acquisisce la vera portata della sua libertà e razionalità, qualità che lo distinguono dall’animale, principio ascendente che porta alla conoscenza.Ho trovato diversi livelli di lettura in questo libro e molti altri verranno trovati dai lettori più esperti. L'intenzione di queste parole è far capire che l'idea del Bene e della Giustizia sia stata colta. Il percorso è intricato e difficile, e anche se i risultati saranno sempre casuali, vale la pena provare a lasciare una traccia del nostro passaggio lasciando future generazioni migliori. La proiezione è questo seme che l'autore lascerà sicuramente nel cuore di ogni nuova vita che leggerà questa storia, che è un'ideologia e una sfida.
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Índice
Presentazione. Riassunto
10
L’eroe e il saggio
13
Il sentiero del coraggio
19
Il sentiero della verità
27
Il sentiero del bene e della bontà
33
Il sentiero dell’armonia
39
Il sentiero dell’ amore
45
Il sentiero della giustizia
53
Il sentiero della fede
65
Lettera aperta: Pensando un mondo piú umano 71 Parole de Ana Russo 75
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Caro amico: Vale la pena lottare per un mondo migliore. Ti invito ad abbellirlo per i nostri figli e per i figli dei loro figli. Sono il nostro frutto e il nostro seme. Il tuo contributo sarà prezioso e decisivo. Il successo sarà con noi. Non esitare!!! Ernesto Seguí