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Riti della Settimana Santa

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I Magnifici 3

I Magnifici 3

L’ARCICONFRATERNITA DELLA VERGINE DELLA PIETÀ DEL SANTO MONTE UNO SCRIGNO DI STORIA E MAGIA

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di MANUELA PIERRO N el cuore della Sardegna sudoccidentale sorge Iglesias, sede di una delle confraternite più antiche e laboriose di tutta l’isola, l’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte, che offre da secoli uno spaccato descrittivo e spirituale che accende l’interesse non solo dei fedeli della zona, ma anche di appassionati e curiosi attratti dall’immenso valore culturale. La Confraternita nasce intorno al 1500 ma il 16 novembre 1616viene aggregata all’Arciconfraternita del Gonfalone a Roma, sigillando l’elevatura al rango attuale di Arciconfraternita. Fino al 1650 circa, i confratelli sovvenzionavano l’ospedale di San Michele; successivamente, e fino al 1850, essi si dedicarono invece all’assistenza fisica e spirituale dei condannati a morte. Oggi questa assistenza è rivolta ai bisognosi della città mentre tra le opere di misericordia spirituale, sin dal 1600, l’organigramma si occupa del coordinamento dei Riti della Settimana Santa. Alle solenni cariche di Conservatore, Vice Conservatore, Sacrista maggiore, Segretario e Tesoriere (che hanno una validità biennale, vengono elette con segretezza e sono regolate da antichis

sime costituzioni), si aggiungono le figure degli Obrieri della pietà, vigilanti scrupolosi delle attività di assistenza ai bisognosi. I confratelli vengono definiti anche Germani (tradotto dallo spagnolo hermano, ossia fratello) e indossano un maestoso abito a gonna di finissima tela bianca inamidata, ornato di fiocchi e guanti neri e con un ampio cappuccio che lascia scoperti solo gli occhi allo scopo di celare l’identità del confratello, come simbolo di umiltà e modestia. La consegna dell’abito avviene attraverso l’antichissima cerimonia della Professione, che generalmente ha luogo il venerdì prima della Domenica delle Palme . Durante il rito, il neoconfratello legge la formula di professione affidandosi all’Addolorata e viene offerto un cero. Tutti i riti che riguardano la Confraternita avvengono nella Chiesa di San Michele , sede naturale e proprietà dell’associazione fin dalle sue origini. Si tratta di una costruzione molto semplice, la cui zona centrale è divisa da un arco sostenuto da due pilastri di trachite e sormontato da falde lignee. Dietro l’altare domina la scena uno splendido simulacro di legno risalente al Settecento raffigurante il Cristo che viene condotto in processione il Venerdì Santo. Sul lato destro sorge la Cappella dei Misteri che è il simbolo della Settimana Santa perché essenza della Passione di Cristo. Nella parete in fondo all’aula presbiteriale vi è invece la statua di legno del Santo a cui è intitolata la Chiesa, San Michele, sotto alla quale si può ammirare il piccolo crocifisso che accompagnava i condannati a morte, risalente al XVII secolo. Nonostante la semplicità della piccola chiesa, che vuole enfatizzare proprio la modestia tipica dell’Arciconfraternita, vi sono interessanti elementi scultorei di pregio, come la splendida acquasantiera databile addirittura al XII secolo. Come abbiamo già anticipato, tra le opere spirituali dell’Arciconfraternita la più importante riguarda senz’altro l’organizzazione dei Riti della Settimana Santa, di remote origini, che inizia il Martedì Santocon la prima processione, chiamata “dei misteri”, che sintetizza i punti salienti della passione di Cristo attraverso sette simulacri: il primo rappresenta Cristo che prega nell’orto degli Ulivi, rappresentato da un grosso ramo d’ulivo a cui vengono aggiunti fiori ed essenze che riproducono la scena del tempo; segue la cattura da parte delle guardie, la

flagellazione, l’Ecce Homo, il Calvario, la Crocifissione e la processione dell’Addolorata, scortata solennemente dai confratelli perfettamente abbigliati. Il Mercoledì Santonella Chiesa di San Michele viene celebrata la Messa a cui partecipano i confratelli e durante la quale avviene la benedizione e la distribuzione dei fiori e dei rami di ulivo che sono stati raccolti dal primo quadro della Processione dei Misteri. Il Giovedì Santoavviene una suggestiva processione durante la quale il frastuono di mattracconie tamburi è sostituito improvvisamente da un silenzio surreale. Varie associazioni religiose scortano la Vergine Addolorata col cuore trafitto da spade che cerca suo figlio nelle Chiese del centro storico. Il Venerdì Santoè senza dubbio il giorno più intenso per la città e l’Arciconfraternita: fin dal mattino il quartiere alto “Sa Costera” diventa scenario della processione del Monte, che simboleggia la salita di Gesù al Calvario. In questa occasione, anche i bambini stringono tra le mani delle piccole croci di legno e seguono la processione scortando la Vergine. Durante la processione del Descenso, che avviene la sera, si consuma il dramma del seppellimento di Gesù, trasportato in processione e con incredibile sfarzo in Sa lettéra dopo essere stato deposto dalla croce. Il Sabato Santochiude l’intensa settimana dell’Arciconfraternita: la chiesa rimane aperta tutto il giorno per l’adorazione del Cristo morto e i fedeli vengono esortati a risorgere con il Cristo. Il giorno di Pasqua avvengono contemporaneamente due processioni, quella del Cristo Risortoe della Madonna Gioiosa, che abbandona il lutto e il dolore per vestire gli abiti della festa e apre le braccia felice in attesa di abbracciare il proprio figlio. In piazza avviene S’Incontru, l’incontro delle due statue che poi procedono insieme tra musica festosa e gioia dei fedeli. Il martedì sera successivo, avviene l’ultima processione che prevede S’Inserru , ossia la chiusura quando, cioè, i simulacri della Madonna e del Cristo si separano e salutano la folla come buon auspicio. Raccontare della Settimana Santa organizzata a Iglesias da questa antica Arciconfraternita rende senz’altro l’idea sull’imponenza dell’evento, ma per essere vissuta fino in fondo occorre andarci di persona e prepararsi a fare il pieno di emozioni.

Veemente dio d’una razza d’acciaio, Automobile ebbrrra di spazio!, che scalpiti e frrremi d’angoscia rodendo il morso con striduli denti... Formidabile mostro giapponese, dagli occhi di fucina, nutrito di fiamma e d’olî minerali, avido d’orizzonti e di prede siderali... io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente, scateno i tuoi giganteschi pneumatici, per la danza che tu sai danzare via per le bianche strade di tutto il mondo!...

“All’Automobile da corsa”, F. T. Marinetti

di HELEL FIORI foto LUIGI ORRU D ei Futuristi si sa, niente li esaltava più dell’aggressiva forza delle macchine. E se fino agli anni ’50 per le auto si è ricercata la perfezione meccanica, con gli anni ’60 si scopre un nuovo concetto di design. Nomi come Sergio Scaglietti (nel 1957 ci regalò la Ferrari Testa Rossa 250 completamente in alluminio battuto a mano) o il genio indiscusso di Giorgetto Giugiaro (laurea honoris causa in Architettura al Politecnico «Per la competenza nel risolvere l’intuizione formale con tecnologie e tecniche efficaci e per la sensibilità nella comprensione e anticipazione della cultura, della economia, della domanda e del mercato»), sono solo alcuni dei designer che hanno fatto davvero la storia della linea. E se i prototipi sono affidati ai fuoriclasse, anche la cura delle singole auto può essere terreno per grandi talenti. Il concetto del car detailingè relativamente giovane: si allontana dalla semplice “passata di cera” e consiste nella cura minuziosa dei materiali prima ancora che dell’estetica. È un riportare le superfici (motore, carrozzeria, interni pregiati) al loro primigenio

Marcello Mereu e il Car Detailing extra lusso La cura dell’auto diventa seduzione

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splendore attraverso la ricostituzione della struttura superficiale, magari in vista di una mostra o per un semplice ricovero invernale dell’auto, o anche solo per mantenimento. Uno dei migliori esperti al momento è Marcello Mereu, masterdel suo salone Haute Detaling a Milano (incastonato nella galassia Garage Italia, punto di riferimento per la consulenza creativa nell’automotive) che pone in atto con sapienza e passione ogni pratica di cura. Vederlo al lavoro è davvero affascinante, e le cere, i balsami per pellami, addirittura i pennelli, da semplici strumenti di restauro divengono sotto le sue mani creatori di bellezza e charme. Ogliastrino, si appassiona alle auto gattonando sulle riviste di Quattroruote con le quali impara a leggere. Destino segnato? Assolutamente no. Il genio di Mereu si è fatto ben attendere. Andiamo con ordine: ventenne parte dalla Sardegna e gira mezza Europa raggiungendo l’ambita posizione di direttore commerciale per il mercato asiatico di una grande casa di moda. Finalmente arrivato, Marcello però si rende conto che ha realizzato sì un sogno, ma non il proprio. Così decide di ripartire da zero, ma non da uno zero assoluto: ha dalla sua un’ottima conoscenza delle auto e l’esperienza maturata nell’alta moda gli ha donato competenze tecniche per la cura dei materiali pregiati. Passione, professionalità, coraggio. Il mix

c’è tutto. Dopo essersi formato presso una società svizzera di car detailing, è pronto a pensare da imprenditore. Nel 2016 apre allora il suo Haute Detailing (il richiamo all’Haute Couture non è casuale) conquistando la fiducia di un’importante fetta di top customers che affidano le loro auto alla sua sapienza. Pur dalla top classMarcello è rimasto estremamente alla mano, e risponde con piacere alle nostre curiosità. Ciao Marcello, come descriveresti il tuo lavoro? Sono una sorta di medico estetico per auto , lavoro soprattutto per concorsi e collezionisti privati, in genere lavoro solo su auto d’epoca e di pregio. Il mio lavoro nello specifico va dalla semplice pulizia (accurata e attenta) di un’auto ritrovata in un fienile, alla lucidatura della carrozzeria per un contest. Quanta importanza ha avuto la tua precedente esperienza? Fondamentale: la moda ti insegna la qualità e la velocità nel cambiare scenario, due cose che soprattutto in fase di start‐up mi sono servite molto; poi l’ossessione per la qualità, caratteristica dei miei lavori e naturalmente dell’alta moda. Quale scintilla si accende quando lavori? Quella dello studio e della ricerca: non approccio mai una lucidatura, un restauro su pelle o una semplice pulizia di un motore senza aver prima studiato cosa sto andando ad affrontare.

Immaginiamo: ti ritrovi nel passato. Come passi le tue giornate? Credo proprio che andrei nell’Italia postindustriale, gli anni d’oro della nostra industria automobilistica. Perché tutto era possibile. E da lì mi piacerebbe mandare dei messaggi di ottimismo nel 2020 e dire “siamo ancora bravi ma si deve fare di più. Non mollate!” Com’è invece una tua giornata attuale? Normalmente in studio, tra una riunione e un intervento sull’auto in lavorazione (soprattutto per i concorsi può durare anche una settimana). Altre volte posso essere in viaggio, tra Montecarlo e Svizzeraper interventi su auto che non possono essere spostate visto il loro grande valore. Cosa diresti a qualcuno che volesse seguire le tue orme? Di studiare tanto, non fermarsi all’apparenza, di andare alla sostanza delle cose; i materiali che trattiamo per essere riportati all’antico splendore hanno motivazioni storiche importanti. Quindi anche se trattiamo lo splendore delle superfici, non siate superficiali!! Punto di vista condivisibile che dona a Marcello un personale approccio alla professione e che speriamo faccia da base alla nascita di un vero e proprio brand. Con la speranza di vedere presto un salone Haute Detailingnell’Isola, rimandiamo ai profili Instagram @marcello_mereu e @hautedetailing per sognare e restare a bocca aperta.

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