ES.SER.CI. E RACCONTARSI - Hai mai provato a guardare il labirinto della vita dall'alto?

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Arianna Hai mai provato a guardare il labirinto della vita dall’alto?

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e raccontarSI

Arianna Hai mai provato a guardare il labirinto della vita dall’alto?

Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari


Cambiando prospettiva ho ritrovato me stessa; un grazie agli anziani!

Mi

chiamo Arianna, nome importante per la mitologia greca che tradotto significata “pura”. Sono figlia unica e abito a Gardolo con i miei genitori, la gatta Nora e un furetto chiamato Nietzsche. Come mi sono avvicinata al Servizio Civile Un pomeriggio non ero a casa. Daniela, un’operatrice che lavora al Centro diurno di Gardolo e grande amante degli animali, aveva fatto visita alla sorella che abita dietro casa mia. Era estate, luglio, e in quel periodo la mia famiglia teneva Saba, il cane di mia nonna mentre lei si godeva un periodo di vacanze in montagna. È stato proprio grazie a lei che mia mamma e Daniela hanno iniziato a parlare. Io in quel periodo non avevo alcuna occupazione, stavo mandando curriculum in giro, ero ritirata in letargo, in una pausa esistenziale. Non sapevo dove sbattere la testa, dovevo elaborare l’arrivo della malattia. Ero smarrita, non riuscivo a trovare un cammino.


Daniela racconta a mia mamma che quella mattina la responsabile le aveva chiesto se era a conoscenza di qualche ragazza che potesse partecipare a questa esperienza di Servizio Civile al Centro diurno di Gardolo. Io mi trovavo in negozio dal mio ragazzo e mi arriva la telefonata di mia mamma che mi spiega l’opportunità. La mia reazione è stata: «Oddio… il Servizio Civile?!». Pur volendo cercare qualcosa per uscire dalla mia situazione mi spaventava l’idea, avevo paura a rimettermi in carreggiata con questo mio nuovo modo di essere. Non ero più solo io, Arianna, ma ero io e qualcos’altro. In quel periodo prendevo tutto un po’ così e lo stesso è successo alla notizia di questa proposta. Ne ho parlato con il mio ragazzo e con me stessa e ho detto proviamoci. Il sociale mi ispirava, ma di primo acchito non ho detto: «Evvai, vado a fare il Servizio Civile con gli anziani!». Era proprio un buttarmi in qualcosa di nuovo con l’intento di ritrovare me stessa, per stare meglio e per uscire dalla quella situazione di stallo. Ho iniziato a informarmi e sono andata al Centro a vedere con i miei occhi di cosa si trattasse. Appena entrata l’ho percepito come un luogo familiare, colorato, sicuro. Mi ha subito lasciato addosso sensazioni positive. Decisi


così di iniziare quest’avventura. È stato un caso anche se, come direbbe Gianna, una delle tante persone importanti incontrate, forse non si trattava proprio di un caso, ma piuttosto di un appuntamento che avevo. Prima di iniziare il servizio Mio papà non era molto d’accordo, forse perchè non conosceva bene il SC1 ma da lì a poco si sarebbe ricreduto. Era titubante perchè voleva che l’università fosse terminata in tempi ragionevoli e faticava ad ammettere che avevo bisogno di una parentesi da tutto per metabolizzare alcune cose. La mamma comprendeva di più. Era entusiasta e contenta di vedermi di nuovo attiva. Il mio ragazzo era favorevole all’idea, finalmente all’orizzonte c’era qualcosa di stimolante che mi avrebbe aiutato a superare un periodo amaro. Settembre: il momento di iniziare Ricordo che una settimana prima di iniziare il Servizio Civile mi ero accorciata i capelli con l’intento di dare un taglio ai mesi appena trascorsi. Da allora non li ho più (1) Servizio Civile


tagliati e li porterò così fino alla fine, in qualche modo rappresentano il benessere costante che ho tratto dal SC. Volevo uscire da una situazione di difficoltà ed il Servizio Civile è stato la via per fare chiarezza e dare significato a molte cose. Ha avuto lo stesso effetto di un balsamo, lentamente mi ha aiutata a sciogliere i nodi che si erano creati nell’ultimo periodo della mia vita. Il mio è stato un inizio silenzioso, sono entrata in punta di piedi e allo stesso modo si sono mossi i miei occhi. Ho osservato utenti, operatori e come si svolgeva la quotidianità del Centro. Da novellina quale ero, mi rendevo conto che dovevo rimboccarmi le maniche e costruire le fondamenta di quelle relazioni che mi avrebbero accompagnata durante quest’avventura e così ho iniziato a mettermi in gioco. Questo mio timido arrivo avrebbe, poi, fatto uscire una Arianna più sicura e propositiva. Ho capito, fin da subito, che lavorare con le persone è diverso rispetto ad altri lavori. È imprevedibile, subentrano emozioni, sensazioni forti. Mi sono confrontata con situazioni di sofferenza, solitudine e presa di coscienza dei propri limiti, inutile dire come il tuo stesso modo di vedere la vita cambia: entrare qui dentro ti fa abbassare le arie! La società è abituata a correre velocemente e ad avere


modi piuttosto sbrigativi sottovalutando la bellezza dei rapporti umani. Sono stata sempre una ragazza con dei punti fermi, avevo degli obiettivi definiti e, purtroppo, non vedevo aldilà di quelli. In questo il SC mi ha veramente aperto gli occhi. Ora, se ci penso, capisco quanto fosse un modo di pensare chiuso e vivere a “mo’ di soldatino” mi ha tolto tante opportunità e non mi ha permesso di mettermi in gioco fino in fondo nelle esperienze passate. Il Servizio Civile è stata una gran bella deviazione. Una curva importante e menomale che c’è stata! Il mio progetto di Servizio Civile: Progetto «Avviciniamoci» 12 mesi Ho svolto il Servizio Civile presso il Centro diurno di Gardolo. Il progetto prevedeva due volontari: Io e Chiara. Consisteva in una raccolta di testimonianze attraverso delle interviste sul rapporto tra vicini di casa (contesto abitativo - forme di aiuto), com’era ieri e com’è oggi. Per impostare il nostro lavoro, è stata determinante la formazione fatta con Carla e Irene che svolgevano SC al Centro diurno di Ravina. Insieme a loro, e agli Olp2,


abbiamo costruito una traccia di punti da trattare. Era importante dare un momento di protagonismo all’anziano, stimolare la sua voglia di raccontarsi e farsi scoprire, farlo sentire valorizzato e partecipe. Dovevamo filmare le interviste e trascrivere i dialoghi al computer. Guardando le registrazioni mi ha stupita vedere la voglia degli anziani di mettersi in gioco raccontando storie di vita propria e il loro modo di comunicarle fatto di un forte coinvolgimento emotivo rispetto agli eventi del passato. Vedere la fierezza con cui ricordavano certi momenti, mi faceva capire quanto fosse importante dare loro un momento specifico nel quale poter raccontare liberamente aneddoti e vicende degli anni passati. La conduzione delle interviste mi ha dato l’opportunità di crescere sul piano relazionale e operativo, perchè è stato necessario gestire sia le emozioni che emergevano nel ricordare certi fatti cruciali della vita, sia cercare di arrivare a toccare gli argomenti “chiave” del progetto. Alla fine del lavoro mi è rimasta impressa nella mente la frase di un anziano: «El mondo el s’è voltà, ora ghe egoismo e indifferenza!». (2) Operatore locale di progetto


Progetto “6 mesi in + per Es.Ser.Ci.”: «L’amore non ha età» A ottobre 2010 ho iniziato “6 mesi in + per Es.Ser.Ci.” 3. Avevo sviluppato alcune proposte e ne ho parlato con la mia coordinatrice. Ha preso piede l’idea di raccogliere dei racconti sulle storie d’amore degli anziani, sia dal punto di vista dell’esperienza personale degli utenti sia per ricavarne delle informazioni di contesto su come erano vissuti gli affetti un tempo. Il materiale, foto e testimonianze, verrà raccolto in un libretto. Un ricordo caro Il giorno del mio compleanno ho continuato a piangere. Ero molto emozionata. Dopo pranzo Sabino, un operatore, ha preso la chitarra e ha intonato Tanti auguri con gli anziani. Mi sono commossa nel vedere tutti che cantavano. Mauro, un utente del centro al quale sono molto legata, era anch’egli commosso e io vedendolo piangevo ancora di più. Sentivo che lo facevano con spontaneità e piacere, c’era coinvolgimento. Era una prova di come, nel corso del tempo all’interno del Centro diurno, ero riuscita a (3) È l’opportunità per giovani, che hanno partecipato ad un progetto di Servizio Civile di 12 mesi, di presentare e realizzare iniziative “personalizzate” che li impegnano per ulteriori sei mesi.


trasmettere qualcosa. Il cerchio si era chiuso durante l’anno: mi ero fatta trasportare e da parte di utenti e operatori c’era un ritorno. Questo mio dare, sacrificandomi in bene, senza fatica, ha dato i suoi frutti. Ricordo con affetto anche una serie di frasi dette dagli utenti che mi hanno fatto riflettere. Un giorno, una signora molto energica mi ha detto: «Tu sei la primavera!». Ho pensato a quanta ricchezza ho addosso e di cui sono ancora poco consapevole. Gli anziani con il loro modo di fare ed essere, ci lasciano degli insegnamenti e io, dopo questa esperienza, mi porto a casa un gran bel “manuale di istruzioni” per questa vita. Hanno affrontato guerre e miseria ma ci sono ancora! Loro sì che hanno il diritto di insegnarci a vivere. Personalmente per ora, non temo la vecchiaia ma piuttosto la concezione che alcune persone hanno della terza età. La considerano come una categoria passiva mentre, invece, sono ancora in grado di trasmettere tanto. Grazie alle persone che ho incontrato, ho capito che bisogna investire nella gioventù e nell’adesso per poi goderne in futuro. Tanti anziani vivono di ricordi, delle cose fatte con la giovinezza dei vent’anni. I ricordi rappresentano una parte fondamentale nella vita di un anziano, evitano l’arrugginirsi delle emozioni.


Un ricordo spiacevole Ci sono stati momenti spiacevoli, per esempio quando alcuni anziani sono stati un po’ scortesi con risposte a volte molto schiette. Ma bisogna andare oltre e capire come siano tanti i loro momenti di difficoltà e sofferenza. È doloroso, per loro, prendere coscienza della perdita di autonomia anche nel fare piccole cose. Una volta, durante le attività pomeridiane, la signora Maria non riusciva ad avvolgere un gomitolo sciolto e si era disperata. L’ho rincuorata, ho messo le mie mani tra le sue e abbiamo raggomitolato il filo di lana fino a quando non è riuscita a farlo da sola. Un giorno una signora mi ha raccontato della perdita della figlia avvenuta proprio pochi giorni prima. Penso che per una madre sia una delle cose più sconvolgenti arrivare a poter raccontare la morte della propria figlia. Marina: L’OLP Marina si è rivelata una persona molto importante, una grande figura di riferimento quando ancora ero nella fase di “ambientamento”. Mi ricordo quella mattina di agosto quando sono entrata in ufficio dicendole che il mio progetto “6 mesi in + per Es.Ser.Ci.” 10


era stato approvato: ci siamo abbracciate, per entrambe significava molto. Valori riscoperti La semplicità delle cose, l’accontentarsi, la collaborazione e il fare assieme per arrivare ad un risultato. Sono valori che custodirò sempre con me. Una foto che avrei voluto fare Avrei voluto immortalare la prima volta che sono entrata al Centro. Ogni mattina, suono, spingo la porta verde e saluto. Rispetto all’inizio sono cambiate molte cose. La prima volta mi ero affacciata timidamente, mi chiedevo come avrei gestito la mia situazione personale, il progetto e la quotidianità. C’erano molti dubbi e non sapevo se avevo fatto la scelta giusta. Ora tutto e cambiato, entro con slancio e con la voglia di lasciare qualcosa di buono agli anziani. La porta del centro è stata, e lo è tuttora, uno spartiacque. Si chiude alle mie spalle lasciando fuori preoccupazioni e tensioni. Di fronte a me una realtà diversa, mi immergo in questo mondo che ha il suo ritmo, che esige la sua calma. È 11


una magia che funziona, anche nelle giornate di cattivo umore. La mia strada La mia strada forse sarà in salita ma ben vengano salite e fatica se poi danno i loro frutti! Quando finirò il progetto “6 mesi in + per Es.Ser.Ci.” non avrò nulla di sicuro e prestabilito. Non so quale piega prenderà la mia vita, ma all’orizzonte non vedo solo un’unica strada bensì più vie. Potrò scegliere una tra le tante opzioni della vita, senza seguire un percorso già tracciato. Immagine che rappresenta il Servizio Civile Ci sono molte immagini adatte a descrivere l’esperienza fatta, ma fra tante ne scelgo due: • Un balsamo che scioglie i nodi dei capelli. Diluisce difficoltà, paure, dubbi, incertezze e ignora alternative preconfezionate. • Un cambio stagione. Per me è stato come passare da un arido inverno ad una primavera. Quando si fa il cambio dell’armadio i maglioni dai toni spenti lasciano spazio a t-shirt dai colori più brillanti.

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Ad un giovane che vuole avvicinarsi il Servizio Civile Il Servizio Civile con gli anziani non è un gioco. La tua persona può essere una presenza positiva che trasmettere sensazioni che fanno bene, ma potrebbe anche essere dannosa perchè gli anziani vivono con maggiore intensità le emozioni. È facile ferire i loro sentimenti. Bisogna avere rispetto per l’altro. Può sembrare una cosa scontata ma non lo è. Sono necessari rapporti spontanei ma contemporaneamente necessitano di riflessione. Ci vuole tatto e sensibilità. Ma vale la pena provarci e se lo dico io, per come sono fatta, è garantito! Lo consiglio a chi vuole prendersi una pausa costruttiva. Se ti senti messo alla prova dalla vita il SC può esserti d’aiuto e in particolare stando a contatto con gli anziani, perchè loro portano sulle proprie spalle un gran bagaglio di esperienze dalle quali poter trarre utili insegnamenti. Penso che per godere appieno il Servizio Civile e coglierne il senso, bisogna immergersi in questa avventura al cento per cento, senza troppi impegni su altri versanti. Prenditelo come anno di riflessione e conoscenza interiore del tuo modo di essere.

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Agli OLP consiglio… Sicuramente è necessaria una collaborazione costante tra l’OLP e il giovane. L’OLP deve essere una figura di riferimento vero e proprio, non solo sulla carta! L’inizio è un momento abbastanza delicato. Per me è stato così e aver avuto una persona disponibile al dialogo come Marina, la mia Olp, ha fatto la differenza. Un volto Tutti i volti che ho incontrato, sia degli utenti sia degli operatori. Non dimenticherò la presenza di Roberta nei miei momenti di difficoltà; le chiacchierate “filosofiche” fatte con Sabino; l’aiuto e il sostegno di Gianna per dare concretezza al mio progetto; la professionalità di Daniela F. nel rapportarsi con gli anziani; l’esempio di Grazia nell’affrontare una vita che non sempre è facile; il temperamento positivo ed energico di Chiara; la timidezza di Daniela G. ….. C’è una canzone d’amore che ho sentito e risentito cantare dagli utenti del Centro durante l’attività del coro e che ho registrato nel mio cuore. 14


Parlami d’amore Mariù.4 Come sei bella più bella stasera Mariú! Splende un sorriso di stella negli occhi tuoi blu! Anche se avverso il destino domani sarà Oggi ti sono vicino, perche sospirar? Non pensar! Parlami d’amore, Mariù! Tutta la mia vita sei tu! Gli occhi tuoi belli brillano Fiamme di sogno scintillano Dimmi che illusione non è Dimmi che sei tutta per me! Qui sul tuo cuor non soffro più Parlami d’amore, Mariù! Parlami d’amore Parlami d’amore Parlami d’amore, Mariù!

(4) Canzone Italiana del 1932, con testo scritto da Ennio Neri e musica composta da Cesare Andrea Bixio per la voce di Vittorio De Sica, che l’ha interpretata nel film Gli uomini, che mascalzoni... 15


… Porterò con me anche un’altra canzone, questa volta un po’ triste, La Madonnina. … Infine un momento spiritoso: Avevo un ciondolo fatto a stella che brillava e poteva sembrava di Swarovski. La signora Ida lo notò subito e si avvicinò dicendomi: «Ma è di Brioski?». Quando ci penso, sorrido ancora. Quello sbaglio mi ricorda la genuinità degli anziani.

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Note editoriali Arianna Hai mai provato a guardare il labirinto della vita dall’alto?

Grafica ed impaginazione: APR&B Stampato da: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento Finito di stampare: Ottobre 2011 Progetto ideato da: Sara Guelmi Per: ES.SER.CI. Esperienze Servizio Civile - Trento Provincia Autonoma di Trento con la collaborazione e la partecipazione di: Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari Volume non destinato alla vendita.


es.ser.cI. e raccontarSI Sorprende gli stessi autori la scoperta di essere protagonisti di una storia. Una storia che si rivela loro attraverso la lettura del proprio percorso di vita e nel suo racconto. Rievocare gli episodi, ricordare le emozioni, dare volto alle persone, gettare squarci di luce sui momenti bui, ripercorrere momenti di gioia esaltante sono alcune delle innumerevoli tonalità che arricchiscono ed intrecciano la trama di una vita che nasconde, nell’ordito, l’unicità - oggi più consapevole dei protagonisti. Ricco, ma non prigioniero, di un presente che affonda le radici nella storia personale, ciascuno degli autori guarda le possibili, molteplici prospettive di viaggio che gli si aprono. Prospettive di viaggio che affronta con uno strumento in più: la consapevolezza di avere una storia, non solo da narrare e da ripercorrere, ma da proseguire. Comprendere il cammino e la natura di ciascuno aiuta a trovare il senso della propria storia e ad individuare la via migliore e più appropriata verso l’autorealizzazione.

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