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New York, US
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@DomusWeb: estudioa77 Colony #MoMAPS1 #EXPO1
Lo studio a77 ha creato nel cortile del MoMA ps1 una colonia dove artisti, architetti e altri attori culturali sono invitati a vivere e lavorare In occasione del festival “expo 1: New York”, il cortile del MoMA ps1 è stato occupato da una serie di roulotte, ‘trasportate’ a Long Island City dallo studio di architettura argentino a77, come prime componenti strutturali del progetto Colony. Nel contesto generale del festival, che esplora gli effetti devastanti dei disastri naturali e dell’instabilità economica, Colony è stato interpretato dal curatore Pedro Gadanho come un esperimento aperto: un’occasione per riflettere sulla funzione politica e sociale dell’architettura. Accanto alla bianca cupola geodetica che si staglia nel cortile maggiore del ps1, un collage memore delle visioni urbane
degli Archigram, allestito su una parete, marca l’ingresso al territorio gestito dagli a77. Qui, quattro veicoli Serro Scotty Sportsman, originari degli anni Sessanta, annunciano l’avvento imminente degli artisti, designer, architetti e creativi, invitati a costruire una colonia temporanea, che animerà il cortile per tutta la durata del festival. Stimolando un atteggiamento di tipo performativo, nell’occupazione come nell’autocostruzione dello spazio, Gustavo Diéguez e Lucas Gilardi di a77 hanno composto un paesaggio indefinito, in cui materiali di recupero, piante e una piccola vasca di acqua fitodepurata attendono impazienti gli
a77 is creating a colony in MoMA ps1’s courtyard in which artists, architects and other cultural agents are invited to live and work communally effetti di un’azione ‘costruttiva’. Per Pedro Gadanho l’architettura performativa è uno strumento per ripensare modelli di vita non tradizionali. Considerando l’Argentina pioniera della crisi, presenta il lavoro di a77 come esempio di una ricerca d’avanguardia maturata in uno specifico contesto di emergenza. L’attenzione nella fase di partenza è rivolta al processo e non al prodotto finale: attori provenienti da discipline e condizioni geografiche differenti ne saranno gli artefici. Non mi meraviglierei se, a un certo punto, questa struttura iniziasse a muoversi. —Fabrizia Vecchione @fbrz_vecchione
For the “expo 1: New York” festival, the courtyard of MoMA ps1 in Long Island City has been occupied by caravans, brought there by the Argentinean architecture firm a77. Their project is part of the festival module titled Colony, which has been interpreted by the curator Pedro Gadanho as an open experiment, an opportunity to rethink the political and social function of architecture within the festival’s general theme—an exploration of ecological challenges in the context of early-21stcentury economic and sociopolitical instability. A collage recalling the urban visions by Archigram hangs on the wall next to the white geodesic
dome in the large court, introducing the area set up by a77. Four Serro Scotty Sportsman trailers from the 1960s announce the imminent arrival of artists, thinkers, architects and other cultural agents invited to build a temporary colony that will animate the court for the entire duration of “expo 1: New York”. Stimulating a performancestyle approach by occupying and self-constructing the space, Gustavo Diéguez and Lucas Gilardi of a77 have composed an indefinite landscape where salvaged materials, plants and a small pool with a phyto-purification system wait impatiently for the effects of “constructive” action.
For Gadanho, architecture as performance could be seen as an instrument to explore nontraditional forms of dwellings. Argentina might be considered as a pioneer in the crisis, and in this sense, a77’s work is an avantgarde initiative developed in specific times of emergency. In its initial phase, Colony is about the process and not the final product. Participants from different disciplines and geographical conditions will act as the makers, and it would come as no surprise if at a certain point this structure started to move. —Fabrizia Vecchione @fbrz_vecchione