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ARTE E ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE ARTE E ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Le immagini qui presentate fanno parte del patrimonio di macchinari e strumentazioni datate, ma certamente “d’annata” cioè preziose, conservate presso il TIME Esperia Industrial Museum di Bergamo. Il titolo della pubblicazione è curioso. Ma, a ben vedere, il vocabolario Treccani definisce la derivazione di vintage dal francese, con il significato di vendemmia. Genericaente quindi si fa riferimento con questo termine a vini d’annata e di pregio. Possono essere delle strumentazioni antiquate ancora prodotti di pregio? Secondo me certamente si. Alcune inquadrature fanno emergere i particolari degli oggetti, ma anche la polvere e le ragnatele. Testimonianze preziose di vita e lavoro, che meritano rispetto e attenzione.
Si dice che si insegna quello che si impara. E dopo quasi quarant’anni di insegnamento devo confessare di avere imparato molto. Soprattutto dai miei allievi. Dalla loro capacità di essere sempre vivi, anche nelle situazioni più difficili. Curiosità, attenzione, voglia di sapere tutto, anche le cose apparentemente meno importanti. Paradossalmente sono tutte le doti che sono necessarie, secondo me, per fare della fotografia non un passatempo, ma una scoperta. Tutti i grandi della fotografia sono concordi: un grande “scatto” non dipende da un’apparecchiatura che ti prosciuga lo stipendio. Dipende da come sai osservare, capire, interpretare ciò che vedi. Considerare la realtà non come materia fredda da riprendere, cioè ricopiare come è, ma come simbolo, come veicolo di un significato. In questo modo quello che riesci a produrre si esprime con un suo linguaggio, e la fotografia dice qualcosa. Per quanto riguarda la mia esperienza, mi sono avvicinato alla fotografia in un primo momento esclusivamente per necessità professionali. Essere pubblicista significa scrivere pezzi giornalistici: ma poterli corredare con immagini che “parlano” rappresenta un valore aggiunto. Progressivamente poi è nata la passione vera, non tanto per la voglia di esibire un bel prodotto, quanto per scoprire prima, e fissare poi, il messaggio che ci viene dalle cose. Non ci pensiamo mai, presi come siamo a divorare ansiosamente la nostra esistenza. Ma ad ogni istante che passa il mondo cambia, diventa diverso, non è più quello di prima. La fotografia è l’unica arte che è capace di bloccare per sempre un istante che, in quelle condizioni e per quella situazione, non si ripeterà più. La fotografia è in questo senso una metafora della vita. Dobbiamo imparare a dare il giusto valore ad ogni istante, perché l’eternità altro non è che una serie infinita di istanti. E questo non me lo ha insegnato la mia laurea in Filosofia, ma il mio rapporto con allievi sempre diversi, ma sempre uguali nella loro ansia di diventare grandi. Eugenio Baldi
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2016/ 1