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IL MANIFESTO

DELLE COMPETENZE INFORMATICHE Introduzione speciale a cura di: Don Tapscott, Autore di Wikinomics

Con la collaborazione di eminenti figure del mondo istituzionale e politico, dell’istruzione, della ricerca e dell’industria



IL MANIFESTO

DELLE COMPETENZE INFORMATICHE Introduzione speciale a cura di: Don Tapscott, Autore di Wikinomics

Con la collaborazione di eminenti figure del mondo istituzionale e politico, dell’istruzione, della ricerca e dell’industria



PR EFA ZIONE Nonostante le attuali turbolenze economiche e finanziarie la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza all’insegna dell’innovazione è in fase di accelerazione. La capacità delle imprese europee di competere e innovare dipende sempre più dall’uso strategico ed efficace delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Questa nuova rivoluzione industriale premia i lavoratori altamente qualificati ed esperti nell’utilizzo delle TIC, mentre quelli con competenze scarse o inadeguate sono ancora più vulnerabili. Poiché nel mondo stanno emergendo concorrenti e mercati formidabili, l’industria attinge sempre più talenti e risorse là dove sono disponibili; le competenze informatiche sono cruciali per promuovere la competitività dell’Europa come regione. La crisi ha messo in evidenza gravi debolezze nelle nostre economie e nei nostri mercati del lavoro. In un momento in cui il tasso di disoccupazione supera il 10%, non produciamo ancora un numero sufficiente di professionisti con competenze informatiche. A riprova di questo, il numero di laureati in discipline informatiche, che fino al 2005 era cresciuto in modo costante, da allora è diminuito e la percentuale di studentesse rimane drammaticamente bassa. I leader aziendali ci avvertono che la grave mancanza di competitività e innovazione impedirà la crescita a lungo termine. Abbiamo bisogno non solo di professionisti TIC, ma anche di leader, manager e imprenditori con competenze informatiche in tutte le professioni e in tutti i settori. L’Europa è in buona posizione per affrontare le sfide che ci attendono. La Commissione Europea ha proposto una strategia a lungo termine per promuovere le competenze informatiche e un’Agenda Digitale per soddisfare le condizioni che permetteranno di sfruttare il potenziale delle TIC. Sono stati fatti molti progressi, ma non è abbastanza: dobbiamo accelerare e intensificare i nostri sforzi. Con la disoccupazione a livelli record e con previsioni di un futuro economico cupo, la Commissione Europea presenterà nuove proposte per una nuova politica industriale che incentivi la crescita nel 2012. Questo Manifesto contiene molte idee importanti suggerite dai principali leader istituzionali e dal mondo dell’istruzione, della politica, della ricerca e dell’industria. Riflette i principali aspetti delle sfide da affrontare a sostegno delle competenze informatiche per l’Europa e fornisce utili consigli su ciò che è necessario fare. Sono profondamente grato a tutti coloro che hanno condiviso le proprie conoscenze, esperienze ed energie per contribuire a una visione e a un piano d’azione comuni. Questo manifesto è un appello ad agire da parte di noi tutti.

Antonio Tajani

Vicepresidente della Commissione Europea Responsabile dell’Industria e Imprenditoria PREFAZIONE

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IN TRODUZIONE Creare capacità digitale in Europa Don Tapscott L’Europa si trova in un frangente critico. Le sfide del debito sovrano, della disoccupazione giovanile, del malessere economico, del malcontento sociale, della mancanza di innovazione, della paralisi istituzionale e di altri problemi sono strettamente collegate. Non solo in Europa, ma nel mondo l’economia industriale e molte delle sue istituzioni si stanno indebolendo. Vediamo industrie in recessione, governi incapaci di agire, media consolidati come i giornali in crisi, servizi finanziari vacillanti e sistemi di trasporto e istituzioni per la cooperazione globale e la soluzione di problemi in cattivo stato. Dobbiamo ripensare e ricostruire molte delle organizzazioni e istituzioni che ci servono bene da decenni, ma che ora sono giunte alla fine del loro ciclo vitale. Nel frattempo si stanno delineando i contorni di nuove imprese e industrie e di una nuova civiltà. La società possiede ora la più potente piattaforma mai esistita per riunire le persone, le competenze e le conoscenze necessarie per assicurare la crescita, lo sviluppo sociale e un mondo giusto e sostenibile. A causa della rivoluzione digitale i vecchi modelli industriali sono soppiantati e abbondano nuove possibilità. Internet si sta rapidamente evolvendo per diventare un mezzo di comunicazione sempre più potente e un fondamentale motore di innovazione e di creazione di ricchezza che abbatte i costi di collaborazione e permette profondi cambiamenti nel modo in cui sviluppiamo la capacità della società di innovare, produrre beni, servizi e ricchezza e creare anche valore pubblico. Mentre accelera il ritmo del cambiamento, altrettanto rapide sono le sue conseguenze. La rivoluzione digitale ha in sé la promessa di trasformare le nostre economie e la società in prosperità, sviluppo sociale e stabilità. Imprese e comunità lavorano insieme in nuovi modi su preoccupazioni, sforzi e sfide condivisi. Ovunque le persone collaborano come mai prima per reinventare le nostre istituzioni e sostenere il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra esistenza. Dall’istruzione e dalla scienza a nuovi approcci per promuovere il coinvolgimento dei cittadini e la democrazia, sono in corso brillanti iniziative che si basano su nuovi principi per il 21° secolo: collaborazione, accessibilità, condivisione, interdipendenza e integrità.

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C’è però un problema serio. In Europa c’è un crescente divario tra la domanda di trasformazione digitale da un lato e le competenze, il knowhow e la capacità della forza lavoro dall’altro. Come evidenzia il Manifesto delle Competenze Informatiche, nonostante tassi medi di disoccupazione giovanile del 22% in Europa i datori di lavoro affermano regolarmente di non riuscire a coprire posizioni vacanti che richiedono competenze tecniche e scientifiche. Questa carenza diventerà più grave. Recenti ricerche a livello paneuropeo condotte dalla London School of Economics (LSE) indicano che c’è un grave deficit di competenze tra i giovani europei, nonostante la comune idea che siano “nativi digitali”. Inoltre, secondo le ricerche, in anni recenti c’è stato uno stallo nell’acquisizione di competenze informatiche tra i giovani. L’apprezzato rapporto Livingstone-Hope pubblicato nel Regno Unito conferma questo quadro e rileva che i programmi scolastici non riflettono né comprendono le esigenze dell’industria. Per esempio, le scuole forniscono competenze di base come la video scrittura, piuttosto che una conoscenza più approfondita e critica dell’informatica, della programmazione e della vasta gamma di strumenti tecnologici. I più recenti dati Eurostat pubblicati nel 2009 indicano che, considerando i ventisette stati membri dell’Unione Europea, solo 14,3 persone su 1000 nella fascia d’età 20-29 studiano materie tecniche e scientifiche a livello terziario iniziale. C’è un paradosso: i giovani sono utenti particolarmente attivi dell’IT; nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni utilizzano internet tra cinque e sette volte la settimana. Nonostante ciò, meno del 30% dei ragazzi e del 15% delle ragazze pensa di studiare materie collegate all’IT a livello terziario. Il disinteresse per le materie tecniche e scientifiche inizia negli ultimi anni della scuola primaria e nei primi anni dell’istruzione secondaria e incide sull’offerta di giovani talenti che intrapendono studi universitari nel settore e, di conseguenza, sul livello di competenze informatiche disponibili nella forza lavoro. Nei sistemi di istruzione si devono perseguire obiettivi e cambiamenti ambiziosi per soddisfare le esigenze dei giovani europei, per intervenire in modo positivo sulla percezione e quindi sulla motivazione e sulle possibilità di successo nelle materie scientifiche e tecniche nella vita universitaria e per prepararli meglio alla futura vita professionale.

La carenza di capacità digitali è un problema epico. È un problema di proporzioni epiche, perché l’alfabetizzazione tecnologica, la capacità e le competenze sono fondamentali per l’industria. I vecchi modelli industriali o l’innovazione, la produzione, la distribuzione e quasi tutte le altre attività economiche sono soppiantate dalla globalizzazione e dalla rivoluzione digitale. Come scrivo da molti anni, le aziende che si trasformano tramite la tecnologia sono più innovative perché i modelli

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reticolari di talenti hanno prestazioni migliori. Hanno relazioni migliori con i clienti perché i social media portano i clienti all’interno di una rete aziendale. Internet, la mobilità e la nascita dei cosiddetti “big data” (grandi quantità di dati) e l’analisi dati di prossima generazione permettono alle aziende di avere prestazioni super e di conseguire vantaggio competitivo. Il risultato è che, poiché la forza lavoro non ha le conoscenze e le aziende richieste, in Europa le aziende, i governi e le altre istituzioni restano indietro. Ma c’è un altro problema: la disoccupazione giovanile stimata ben oltre il 22% in Europa. Negli ultimi dieci anni questo numero è cresciuto in modo costante. In Grecia e Spagna la disoccupazione giovanile è arrivata vicino al 50%. Molti accusano la tecnologia, ma non è vero. L’ultima ondata tecnologica ha riguardato l’automazione con l’obiettivo di ridurre i costi, in particolare del personale. Ma ora poiché la rivoluzione digitale è arrivata a maturazione, il potere della tecnologia è di aumentare, non semplicemente automatizzare, le capacità umane. I computer sono diventati strumenti per comunicare e per condividere informazioni, conoscenza e intelligenza umana. Non sono più strumenti essenzialmente per l’automatizzazione. Inoltre sul mercato globale sono strumenti per costruire aziende ed economie competitive e quindi occupazione. Certamente nuove forme di collaborazione potrebbero causare esuberi o spingere le aziende a trasformare e ridurre la forza lavoro. Ma è più logico che la tecnologia dell’informazione riesca ad aiutare imprese agli inizi dando impulso alle loro capacità innovative e che nuove e giovani piccole imprese siano a loro volta in grado di creare lavoro. Nel 2007 uno studio decisivo condotto dalla Fondazione Kauffman negli Stati Uniti ha rivelato che sono principalmente le nuove aziende quelle che creano occupazione: otto su venti milioni di nuovi posti di lavoro sono stati creati da start-up in meno di cinque anni. I capi governo stanno prendendo un abbaglio quando pensano che le imprese più grandi e di maggior successo del paese siano fonte di occupazione. È invece internet che permette una nuova era di imprenditorialità e di organizzazione aziendale. Le piccole imprese possono avere molte delle stesse capacità delle grandi aziende senza i principali svantaggi quali burocrazia, retaggi culturali, vecchi sistemi e modi di lavorare, che ostacolano l’innovazione. L’innovazione aperta, dove i talenti non sono confinati dentro l’azienda, offre vantaggi a tutte le organizzazioni e i maggiori beneficiari possono essere le piccole imprese. Sfruttando internet per nuove risorse, le piccole imprese possono accedere a mercati globali che in precedenza erano prerogativa esclusiva delle grandi imprese. L’industria TIC è sempre stata guidata dall’azione imprenditoriale. Altre industrie stanno sempre più adottando questo modello. Competenze

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imprenditoriali e innovative saranno elementi fondamentali a integrazione delle future competenze informatiche. “Le competenze e lo sviluppo di forza lavoro sono la moneta per il futuro economico dell’Europa” sottolinea Jan Muehlfeit di Microsoft e co-presidente dell’Associazione Europea per le Competenze Informatiche. L’imprenditorialità crea occupazione. La collaborazione e modelli aziendali reticolari favoriscono un’imprenditorialità competitiva. Queste verità sono applicabili alla stessa industria TIC e all’economia in generale. Manca tuttavia un ingrediente. Se dobbiamo fronteggiare una disoccupazione strutturale, l’Europa necessita di politiche governative che creino il contesto adeguato. Le opportunità offerte dalla tecnologia sono universali e gli imprenditori in Europa affrontano una concorrenza globale. Anche un imprenditore in India o in Cina può avvantaggiarsi dell’approvvigionamento globale, della competenza internazionale e avere accesso ai clienti usando nuove piattaforme online. Tuttavia i lavori andranno in modo sproporzionato in quei luoghi dove la cultura, le istituzioni e i talenti si impegnano a portare nuove innovazioni al mercato. È fondamentale che l’Europa sia in prima linea sul fronte delle più importanti competenze informatiche in questa concorrenza globale e costruisca una forza lavoro, comprensiva di imprenditori e manager, con un profondo know-how tecnologico e con la cultura della rivoluzione digitale nel proprio DNA. Per realizzare l’imprenditorialità e la crescita occupazionale, i governi devono investire nell’istruzione per creare una forza lavoro con alte competenze informatiche. Devono evitare il protezionismo e assicurare che i mercati globali non siano chiusi agli imprenditori. I governi devono incoraggiare la Ricerca e lo Sviluppo tramite la tassazione e altri incentivi e facilitare alle start-up l’accesso al capitale a rischio e al supporto al marketing. I leader di ogni paese potrebbero coinvolgere tramite attività di brainstorming digitale i cittadini nella definizione della nuova imprenditorialità. Se l’Europa deve creare e mantenere posti di lavoro nell’emergente mercato globale del lavoro, i governi devono smettere di affidarsi alle tradizionali grandi imprese e diventare i paladini dell’imprenditorialità. Devono fare ciò nelle scuole, nei media e in qualsiasi altro luogo o occasione. Tutti i paesi in Europa hanno bisogno di una campagna come “Jobs through e-Entrepreneurship” (Occupazione tramite la e-imprenditorialità), lanciata da partenariati plurilaterali e mirata a costruire le competenze informatiche e le capacità per creare e sviluppare nuove imprese. Oggi in Europa ci sono oltre 300 milioni di persone emarginate nell’economia digitale. L’acquisizione di competenze informatiche potrebbe aumentare l’offerta di lavoratori qualificati, incrementare le opportunità di impiego e dare all’Europa una necessaria iniezione di produttività. I lavoratori devono sviluppare le loro attuali competenze per continuare a essere competitivi nell’impegnativo mercato del 21° secolo. I livelli retributivi dei professionisti

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con competenze informatiche sono molto più alti di quelli con competenze di base. Devono essere tuttavia messe in atto solide strategie e tecniche imprenditoriali, affinché le competenze informatiche siano sfruttate al massimo per facilitare un’efficace innovazione basata sull’IT e per guidare la ripresa economica e la crescita di produttività. Ci sono numerosi livelli critici dove si richiede know-how: • Tutti i lavoratori hanno bisogno di un livello di abilità, competenza e conoscenza per quanto concerne gli strumenti del nostro tempo perché sono essenziali per la buona esecuzione di ogni attività lavorativa. • Gli stessi manager e dirigenti devono avere competenza informatica. È un prerequisito per comprendere come le nuove tecnologie possano condurre un’organizzazione al successo. Rispetto ad altre parti del mondo, i dirigenti europei sono stati più lenti a servirsi dei computer per uso personale. Dovrebbero invece essere all’avanguardia, perché con il loro comportamento incidono sulla cultura della impresa. La chiave per il successo è nella formazione dei quadri dirigenziali e nella e-leadership. • Dobbiamo sviluppare una competenza molto più approfondita dei tecnologi professionisti; programmatori, analisti, tecnici e progettisti di sistemi informatici sono richiesti dall’imprese e dai governi per costruire e gestire i propri ambienti TIC. • Lo stesso settore IT richiede un nuovo livello di talenti, professionisti che possano competere sul mercato globale del lavoro. L’Europa ha bisogno di una forza lavoro di tecnici, innovatori e tecnologi sofisticati e all’avanguardia. Data la straordinaria crescita di centri di innovazione dalla Silicon Valley a Bangalore, Pechino e Seoul, questo deve avvenire rapidamente. • Il problema della mancanza di talenti nelle TIC è la punta dell’iceberg STEM. Vale a dire che l’Europa deve migliorare le sue capacità soprattutto nelle scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Tutto questo non vuole dire che solo l’istruzione tecnica è importante o che le “competenze” definite in modo tradizionale sono tutto quello che conta; si intende piuttosto dire che nell’istruzione occorre un approccio più bilanciato al rapporto scienza/materie umanistiche. C’è ancora un ruolo per le arti liberali nell’istruzione universitaria. Ieri ci si laureava e si era sistemati per la vita; occorreva solo “mantenersi un po’ aggiornati” con gli sviluppi in

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corso nel campo scelto. Oggi quando ci si laurea, si è sistemati per, diciamo, quindici minuti. Se si è seguito un corso tecnico al primo anno di studi, il cinquanta per cento di quello che si è imparato può essere obsoleto entro il quarto anno. Naturalmente occorre ancora una base di conoscenze; non si può ricorrere a Google in ogni momento della vita. Ma ciò che conta di più è la capacità di apprendere per l’arco della vita, pensare, ricercare, trovare informazioni, analizzare, sintetizzare, contestualizzare e valutare criticamente; applicare la ricerca alla soluzione di problemi; collaborare e comunicare. Questo è particolarmente importante per gli studenti e i datori di lavoro che competono in un’economia globale. I mercati del lavoro sono oggi globali e dati i modelli organizzativi reticolari, i lavoratori della conoscenza affrontano la concorrenza in tempo reale. Lavoratori e manager devono imparare, adattarsi e offrire buone prestazioni come mai prima. Di conseguenza, quando questo Manifesto usa il termine “competenze informatiche”, non si riferisce solo a limitate abilità nell’uso di certi strumenti digitali, ma piuttosto a conoscenze approfondite e alla capacità di apprendere nell’arco della vita quanto concerne le aree della rivoluzione digitale: tecnologie, applicazioni, usi e opportunità di trasformazione.

Che cosa si deve dunque fare? Per sfruttare il potenziale della rivoluzione digitale e tenere il passo con la concorrenza globale, l’Europa deve trasformare le competenze, le conoscenze e le capacità della forza lavoro. Se lavorano assieme, l’industria, il mondo dell’istruzione e i governi possono assicurare azioni e successi a lungo termine con la creazione di occupazione, competitività e crescita produttiva. La forza lavoro europea ha bisogno degli strumenti per essere parte attiva delle opportunità create dall’innovazione che nasceranno da imprese basate sul digitale. Questo vale per tutti i settori dell’economia. Dobbiamo assicurare che tutti i lavoratori, non solo i giovani, posseggano le competenze informatiche necessarie per partecipare a quest’epoca di intelligenza in rete. L’istruzione è ora un processo permanente. Tutti i cittadini devono potere accedere a opportunità di formazione TIC e European e-Skills Week svolge un ruolo fondamentale in questo processo. Pone l’attenzione sugli obiettivi delineati dalla Comunicazione 2007 della Commissione Europea ‘Le competenze informatiche per il 21° secolo’. Invita a integrare le competenze informatiche nell’istruzione primaria e secondaria. Dobbiamo migliorare l’insegnamento delle scienze, in particolare della matematica e della fisica. I giovani devono capire che le competenze informatiche offrono loro maggiori opportunità professionali.

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I confini tra università e industria continueranno a confondersi. Questo è un bene perché facilità l’allineamento tra le esigenze dell’industria e della ricerca. Permette di avere professionisti IT con competenze informatiche adeguate. Questo a sua volta promette di creare maggiore valore commerciale. Allo stesso tempo, l’Europa deve fare anche un uso migliore dei talenti esistenti. Le competenze informatiche sono un eccellente valore aggiunto al profilo di qualsiasi professionista. Ricerche condotte da IDC rivelano che il 90% di tutti i lavori entro il 2105 richiederanno competenze informatiche di base. Il pieno potenziale del governo elettronico si materializzerà solo quando la popolazione europea sarà connessa a internet e avrà competenze informatiche. Abbiamo bisogno di corsi di alfabetizzazione digitale per gruppi a rischio di esclusione. Persino in età di pensione i cittadini anziani possono trarre vantaggio da maggiori e migliori competenze informatiche nella gestione quotidiana di aspetti personali, finanziari e sanitari. È urgente affrontare la preoccupante tendenza di donne sempre meno presenti nei lavori del settore TIC. Questo ostacola la crescita economica e tutti i paesi devono prendere le misure necessarie per porre rimedio allo squilibrio di genere. La sottorappresentanza femminile negli studi e professioni TIC porta a una massiccia carenza di talenti nelle aziende TIC e nell’economia. Affrontare le sfide europee in merito alle competenze informatiche richiederà un significativo miglioramento delle pratiche manageriali per capitalizzare le immense opportunità imprenditoriali e aziendali. Dobbiamo unire la tecnologia ad altre competenze aziendali. L’Innovation Value Institute ha rilevato che in molte imprese i reparti IT danno prestazioni inferiori al mercato e la gestione aziendale non è propensa a finanziare l’innovazione. La realtà suggerisce che le principali organizzazioni riescono maggiormente a introdurre innovazioni quando impresa e IT si fondono. Promuovere standard europei per la competenza informatica e per le certificazioni migliorerà il profilo della professionalità TIC e incoraggerà ad acquisire competenze informatiche avanzate. Stabilirà le conoscenze, le competenze e le abilità richieste nei settori pubblici e privati, rafforzando il ruolo delle università europee nel fornire all’Europa professionisti TIC e manager con competenza informatica. Le competenze per garantire successo nell’industria TIC dovranno evolversi e adattarsi alle nuove fasi di crescita. In questo Manifesto, i soggetti interessati e i sostenitori della Strategia Europea per le Competenze Informatiche sono pronti a giocare il loro ruolo nella creazione di un partenariato europeo per promuovere l’innovazione dell’istruzione. L’innovazione dell’istruzione europea TIC e lo sviluppo di competenze informatiche sono di somma importanza.

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Don Tapscott è autore di best seller, tra i quali il recente Macrowikinomics (assieme a Anthony D. Willimas). Attualmente è responsabile di una ricerca sui nuovi modelli per la risoluzione e la governance di problemi globali.

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INDICE Prefazione

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Introduzione: Creare capacità digitale in Europa

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Indice

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Panoramica generale: Il quadro complessivo: una ricerca rinnovata per l’eccellenza e l’innovazione

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Capitolo 1: Istruzione innovativa: la futura forza lavoro dell’Europa

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Capitolo 2: Scovare e coltivare talenti

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Capitolo 3: Verso una funzione IT basata sul valore

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Capitolo 4: Liberare il potenziale delle donne

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Capitolo 5: Visione per il futuro

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Biografie dei contributori

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Riferimenti bibliografici

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PANOR A MICA GENER ALE: Il quadro complessivo: una ricerca rinnovata per l’eccellenza e l’innovazione Dott. Bruno Lanvin Il concetto di Europa, come “utopia realistica” sta attualmente affrontando il primo banco di prova. Per quanto sia senza dubbio globale, l’attuale crisi prende forme e corsi differenti in varie parti del mondo. Per la prima volta nella storia moderna è scoppiata una crisi nel momento in cui la principale economia produttiva non è la principale economia di consumo. È anche la prima volta nella storia moderna che i vantaggi derivati dalla concorrenza internazionale si basano su fattori che hanno poco a vedere con doti naturali, con la geografia e con ‘vantaggi tecnologici durevoli’.

Una nuova percezione delle urgenze In un ambiente in così rapida evoluzione, l’Europa è spinta a identificare le basi della sua futura prosperità. Nell’ultimo decennio, l’Europa ha fatto a tale proposito scelte strategiche, tra le quali costruire un’economia competitiva e inclusiva ed essere all’avanguardia nella protezione ambientale e nell’innovazione. L’attuale crisi rende queste scelte più costose e, al tempo stesso, più preziose. Se qualcosa è cambiato in Europa di fronte al tema delle competenze informatiche, è la percezione delle urgenze da affrontare: in Europa i tassi di disoccupazione continuano a crescere, mentre negli Stati Uniti e in altre parti del mondo sembrano essere in calo (vedi diagramma sotto). Tassi di disoccupazione UE-27, EA-17, US & Giappone, modificati stagionalmente, gennaio 2000 - gennaio 2012 EA-17

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Tuttavia, la vera urgenza deriva dagli alti tassi di disoccupazione tra i giovani europei (fascia d’età 15-24 anni). A gennaio 2012, i dati aggregati (vedi diagramma sotto) indicano tassi di disoccupazione del 22,4% tra i giovani nell’UE-27 e del 21,6% nell’area euro. A gennaio 2011 erano del 21,1% e del 20,6% rispettivamente. I tassi più bassi sono stati rilevati in Germania (7.8 %), Austria (8.9 %) e nei Paesi Bassi (9.0 %) e i più alti in Slovacchia (36.0 %), Grecia (48.1 % a novembre) e Spagna (49.9 %). Dati similari indicano tassi di disoccupazione dell’8,3% negli Stati Uniti e del 4,6% in Giappone. Tassi di disoccupazione UE-27, EA-17, modificati stagionalmente, gennaio 2000 - gennaio 2012 UE-27

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Fonte: Eurostat 2012

Questa nuova percezione di urgenza è accompagnata dalla crescente impressione che le nuove tecniche di produzione, i nuovi modelli di consumo e i nuovi comportamenti offrono terreno fertile per generare in Europa una ‘ripresa fonte di occupazione’ senza compromettere la sua ambizione di essere un leader mondiale nella produttività, innovazione e inclusione. Qui è dove le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e le competenze informatiche diventano un elemento centrale delle future analisi e delle politiche per avviare una ripresa che sia sostenibile e che crei occupazione in Europa.

Una nuova gamma di opportunità Negli ultimi dieci anni, il mondo è passato da un totale di 12 miliardi di e-mail al giorno a 247 miliardi, da 400.000 messaggi di testo al 4,5 miliardi e da una media di 2,7 ore a settimana online a una sbalorditiva media di 18 ore; in questa realtà è necessario ridefinire e modificare le competenze individuali, sociali, professionali e manageriali. Nuovi sviluppi nel campo dell’informazione e delle reti (inclusi Cloud computing, grandi quantità

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di dati, social media, internet mobile e la convergenza per citarne alcuni) creano l’esigenza di nuove competenze ed enormi opportunità per chi li genererà e li dominerà per primo. I dati sui livelli attuali e previsti di offerta e domanda di competenze informatiche sono forniti più avanti in questo volume. Mostrano una persistente carenza in Europa in generale: il paradosso di alti tassi di disoccupazione accompagnati da significative offerte di posti di lavoro vacanti nel ‘settore delle competenze informatiche’ rimane uno dei più impressionanti nel panorama lavorativo europeo. In tempi come questi scegliere la strategia più adeguata per affrontare il tema competenze informatiche è tanto importante quanto gli strumenti e le procedure da adottare per fronteggiarlo. Poiché la competitività globale è determinata dal sapere e dall’innovazione, è chiaro che l’Europa deve basarsi sulle sue forze (come il suo settore TIC e l’economia della conoscenza) per sviluppare vantaggi sostenibili e comparati sulla scena internazionale. Tuttavia, adattare la qualità e la struttura della sua forza lavoro alle sfide e opportunità risultanti dall’avvento di questa economia globale della conoscenza rimane una sfida che, se non affrontata, potrebbe mettere in pericolo il futuro di altri sforzi fatti per dare forma al futuro dell’Europa come potenza internazionale e modello di competitività e inclusione. Di questo si tratta quando si parla di sfida delle competenze informatiche. Nientedimeno.

Un fondamentale collegamento mancante, internamente e esternamente Tra i soggetti interessati c’è un ampio consenso sul fatto che le competenze informatiche sono fondamentali per aumentare la competitività, la produttività e l’innovazione, così come la professionalità e impiegabilità della forza lavoro europea. C’è la necessità di assicurare che le conoscenze, le competenze, le abilità e l’inventiva dei manager, dei professionisti TIC e degli utenti soddisfino i più alti standard internazionali e che siano costantemente aggiornate in un processo di efficace apprendimento permanente. L’Europa necessita di persone con competenze informatiche per fornire l’infrastruttura e di persone con le medesime competenze per utilizzarla. Una società con competenze informatiche precorre una società basata sulla conoscenza. In assenza di sufficienti competenze informatiche nella popolazione europea, gli investimenti fatti e programmati in infrastrutture (p.es. banda larga) non genereranno un pieno ritorno degli investimenti. Da un punto di vista industriale è anche chiaro che una continua sostanziale

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carenza di lavoratori IT mette in serio pericolo il successo dell’economia europea. Si ripercuote sullo sviluppo delle industrie ad alta tecnologia e rallenta il processo di innovazione, che, a sua volta, incide sull’occupazione e sulla produttività delle relative industrie. Di conseguenza, la carenza di professionisti TIC indebolisce la capacità dell’Europa di essere competitiva a livello globale. Internamente queste carenze sono anche una minaccia per il conseguimento di un Mercato Digitale Unico.

Le competenze informatiche sono la chiave per la competitività, la crescita e l’occupazione in Europa A settembre 2007 dopo ampie consultazioni e discussioni con i soggetti interessati e gli stati membri nell’ambito del Forum Europeo sulle Competenze Informatiche, la Commissione Europea ha adottato una Comunicazione sulle “Competenze informatiche per il 21° secolo: promuovere la competitività, la crescita e l’occupazione”, che comprende una strategia a lungo termine per lo sviluppo delle competenze informatiche in Europa. Questa strategia è stata accolta dagli stati membri nelle Conclusioni del Consiglio Competitività a novembre 2007. I soggetti interessati hanno anche approvato un’agenda a lungo termine per la promozione delle competenze informatiche. L’industria TIC ha costituito l’e-Skills Industry Leadership Board (Consiglio Direttivo del Settore delle Competenze Informatiche) per contribuire alla realizzazione della strategia. Uno studio ha rilevato che le politiche nazionali in merito alle TIC tendono a incentrarsi sullo sviluppo delle competenze di base dell’utente IT. Lo sviluppo di competenze avanzate è spesso considerato parte di una politica di formazione professionale. In base allo studio nove paesi hanno politiche mirate allo sviluppo di competenze per l’e-business. Ventisei paesi hanno politiche riguardanti le competenze informatiche indirizzate agli utenti, mentre undici nazioni (Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Malta, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Romania, Turchia e Ungheria) hanno politiche mirate allo sviluppo delle competenze informatiche dei professionisti. Lo studio ha identificato un totale di quarantacinque iniziative indirizzate allo sviluppo di competenze IT per professionisti. Sono stati fatti progressi apprezzabili nell’attuazione della strategia UE per la promozione delle competenze informatiche. È stato sviluppato un Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Competenze Informatiche (eCF) ed è stato realizzato un portale europeo dedicato alle professioni IT assieme a numerosi partenariati di alto livello tra le parti interessate. Da allora sono state lanciate nuove attività. Queste comprendono azioni riguardanti l’offerta e la domanda (compreso lo sviluppo di futuri scenari)

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per anticipare meglio il cambiamento, l’ulteriore sviluppo del Quadro di Riferimento delle Competenze Informatiche e la promozione di rilevanti incentivi finanziari e fiscali. Su questa linea, la paneuropea e-Skills Week è stata un’importante campagna di sensibilizzazione per promuovere le competenze informatiche, condividere esperienze, incoraggiare la cooperazione e mobilitare i soggetti interessati. Mentre ancora l’Europa combatte per uscire dalla crisi, i suggerimenti del 2007 assumono nuovo valore: la disoccupazione del settore IT è rimasta a livelli più bassi rispetto alla disoccupazione totale. Questo indica che occorre incentivare la crescita del settore IT (e delle competenze informatiche) in quanto strumento di politica anticongiunturale per generare quella ripresa fonte di occupazione precedentemente citata.

Nuovi aspetti della caccia globale ai talenti Una tendenza globale che incide sulla domanda di competenze informatiche è l’approvvigionamento di mano d’opera a livello globale. Uno sguardo ai bilanci commerciali mostra che l’Europa importa più merci IT ed esporta più servizi IT, mentre esporta prodotti IT più costosi e importa beni e servizi meno costosi. Perciò è chiaro che l’Europa ha bisogno di professionisti con avanzate competenze informatiche che possano contribuire all’innovazione soprattutto dei servizi. L’Europa non ha avuto molto successo nell’attirare talenti IT stranieri nell’ultimo decennio. L’esternalizzazione e la delocalizzazione non sono soluzioni a prova di futuro per affrontare la carenza di competenze informatiche in Europa. Se abusati, questi metodi mettono in pericolo la qualità di prodotti e servizi innovativi. Inoltre, ci sono chiari segnali che i paesi che finora hanno supplito alla carenza di professionisti IT in Europa - per esempio Cina e India - affronteranno loro stessi a breve forti mancanze di competenze informatiche. Oltre ad assicurare sufficienti competenze informatiche avanzate in Europa, sarà anche importante trovare modi per aggiornare le competenze informatiche dell’attuale forza lavoro. Oggi, questa ‘globalizzazione del mercato delle competenze informatiche’ è accompagnata dall’aumentata mobilità di individui altamente specializzati. Reti globali di informazione, la telepresenza, equipe virtuali che operano oltre confini geografici e fusi orari stanno creando nuovi ambienti di lavoro verso i quali attirare i giusti talenti diventa un interesse strategico. “La corsa per aumentare i livelli di competenza e migliorare l’eccellenza accademica è in piena attività: le spese per l’istruzione universitaria e per la ricerca e lo sviluppo crescono vertiginosamente in tutto il mondo, specialmente nei paesi emergenti.”

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È tempo di azioni mirate Utilizzando il paradigma della ‘piramide delle competenze informatiche’ di INSEAD eLab, è chiaro che l’Europa deve affrontare nuove sfide concernenti ciascuno dei suoi tre livelli (1) alfabetizzazione e competenze di base che comprendono le competenze informatiche, la matematica e le scienze; (2) competenze professionali richieste per il mercato del lavoro e acquisite nell’istruzione formale, ma anche sempre più ‘sul lavoro’; (3) talenti GKE (global knowledge economy- economia globale della conoscenza). Nonostante l’Europa se la cavi meglio di molti suoi concorrenti per quanto riguarda le competenze di base e professionali, non eccelle in nessuna delle tre (vedi sotto).

Live llo 1

Live llo 2

Live llo 3

Talenti nell’economia globale della conoscenza (Global knowledge economy- GKE): Il terzo livello (in cima) comprende le competenze più complesse, ma meno quantificabili, necessarie per guidare e gestire equipe multiculturali, lavorare in equipe virtuali e affrontare, anticipare Talenti e indirizzare il cambiamento. Queste competenze sono cruciali per GKE l’innovazione e per affrontare nuove sfide e problematiche.

Competenze professionali

Competenze professionali: Il secondo livello (nel mezzo) si riferisce alle conoscenze e capacità da acquisire per essere idonei a svolgere lavori specifici. Molte di queste competenze si ottengono tramite l’istruzione formale (p.es. in scuole tecniche, scuole di diritto e università). Tuttavia, una crescente parte di queste competenze si acquisiscono ‘sul lavoro’.

Alfabetizzazione e competenze di base (matematica, scienze, alfabetizzazione IT)

Alfabetizzazione e competenze di base: Il primo livello (alla base) della Piramide delle Competenze include le competenze e le conoscenze fondamentali necessarie a un individuo per vivere nelle società moderne. Queste comprendono non solo la tradizionale alfabetizzazione (scrivere, leggere e competenze di base in matematica), ma sempre più l’alfabetizzazione IT.

Fonte: Lanvin, B. and Fonstad, N. (2009), “Who Cares? Who Dares? providing the skills for an innovative and sustainable Europe” INSEAD eLab, marzo 2009.

Nel 2009, INSEAD assegnò all’Europa una B per le competenze di base, B meno per le competenze professionali e C per capacità GKE. Le cose non sono cambiate in maniera significativa da allora. Ma non c’è motivo perché l’Europa resti indietro: Finlandia, Danimarca e Svezia, per esempio, ottengono valutazioni alte negli indici globali. Sebbene la formazione ‘sul lavoro’ sarà una parte essenziale della soluzione, i sistemi d’istruzione conservano un ruolo centrale. I sistemi scolastici europei, dalla scuola primaria fino all’università, necessitano di una sistematica trasformazione per integrare in modo ottimale l’alfabetizzazione digitale nei programmi didattici. Questa trasformazione richiederà una stretta collaborazione tra istruzione e impresa, una condivisione della necessità di riforme fondamentali e maggiori investimenti. L’Europa investe molto meno

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nell’istruzione universitaria degli Stati Uniti e del Giappone. Un recente studio dell’Economist Intelligence Unit (EIU) ha identificato gli Stati Uniti, Singapore, il Regno Unito, l’Irlanda e la Corea del Sud come i paesi con le migliori prestazioni nello sviluppo dei giusti talenti IT. Lo studio EIU suggerisce che la chiave del successo di questi paesi è nel crescente aumento delle iscrizioni ai corsi universitari, comprese scienze e ingegneria. Questi paesi sostengono inoltre università e istituti tecnologici eccellenti che forniscono ai tecnologi competenze imprenditoriali e manageriali e non solo tecniche.

Portare avanti l’Agenda Digitale per l’Europa Nel 2010, la Commissione Europea ha formalmente adottato l’Agenda Digitale per l’Europa della Vice Presidente Neelie Kroes, che identifica sette aree prioritarie di azione: creazione di un Mercato Digitale Unico, maggiore interoperabilità, maggiore fiducia e sicurezza in internet, accessi a internet molto più veloci, più investimenti in ricerca e sviluppo, maggiore alfabetizzazione digitale e inclusione, utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per affrontare le sfide poste alla società come i cambiamenti climatici e l’invecchiamento demografico. Esempi dei benefici includono pagamenti e fatturazioni elettronici più facili, rapido utilizzo della telemedicina e illuminazione a risparmio energetico. La Commissione Europea si impegna a: • promuovere la e-leadership e la professionalità TIC per ampliare il bacino di talenti europei e le competenze e la mobilità di professionisti TIC in Europa; • supportare lo sviluppo di strumenti online per individuare e riconoscere le competenze di professionisti e utenti TIC collegate al Quadro Europeo di Riferimento delle Competenze Informatiche e a EUROPASS; • promuovere la maggiore partecipazione delle donne nella forza lavoro TIC; • rendere l’alfabetizzazione digitale una priorità per il regolamento del Fondo Sociale Europeo (2014-2020); • proporre descrittori europei di competenze digitali e alfabetizzazione mediatica.

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Per perseguire questi sforzi, ci si aspetta che gli stati membri: • implementino politiche a lungo termine per lo sviluppo delle competenze informatiche e dell’alfabetizzazione digitale • diffondano l’e-learning nelle loro politiche di modernizzazione dell’istruzione e della formazione, includendo i programmi, la valutazione dei risultati dell’apprendimento e lo sviluppo professionale di insegnanti e formatori. È relativamente facile vedere come la tipologia sopra descritta (piramide delle competenze) trovi una corrispondenza con ognuna di queste azioni. La sfida per le istituzioni europee e i governi nazionali sarà fare ciò in modo coerente.

Innovare per eccellere ed eccellere per innovare Negli ultimi anni numerosi soggetti interessati (l’industria in particolare) hanno fatto sentire la propria voce per raccomandare azioni immediate. Alcune di queste sono elencate di seguito: A livello Ue e degli stati membri le autorità dovrebbero lanciare campagne di sensibilizzazione gestite da partenariati pubblici/privati che evidenzino le opportunità professionali disponibili per chi studia matematica, scienze o tecnologia. Queste campagne dovrebbero anche evidenziare la carenza di competenze informatiche che l’Europa sta attualmente fronteggiando e le implicazioni del crescente divario tra offerta e domanda. Tutte le scuole primarie e secondarie dovrebbero essere fornite di connessioni internet ad alta velocità entro il 2015 e tutti gli studenti dovrebbero essere preparati a usare internet in modo sicuro e responsabile. Dovrebbero essere aumentate attività come visite a laboratori, giornate aperte presso società e visite da parte di ricercatori. Le opportunità di stage aziendali per orientare gli studenti verso “conoscenze spendibili sul mercato” dovrebbero essere estese a due momenti chiave: quando gli adolescenti decidono che cosa studiare una volta completata la scuola secondaria e all’inizio del percorso universitario quando gli studenti decidono il loro orientamento professionale.

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A medio termine si dovrebbero considerare i seguenti aspetti: • Si dovrebbero condurre studi statistici approfonditi sulla carenza di competenze TIC per evidenziare la mancanza di specifiche competenze. Si dovrebbero sviluppare i rapporti annuali di Eurobarometro, mappando le percezioni dei datori di lavoro in merito alle competenze informatiche richieste nei prossimi tre o cinque anni. • Si dovrebbero introdurre incentivi agli insegnanti per aggiornare la loro formazione IT e modernizzare i metodi didattici al fine di diffondere l’insegnamento/apprendimento digitale. Si potrebbero introdurre certificazioni per gli insegnanti che attestino le loro competenze informatiche. La Commissione Europea dovrebbe istituire e finanziare concorsi di matematica e scienze tra scuole in Europa per premiare l’eccellenza. È chiaro inoltre che la sfida sulle competenze informatiche sarà qualitativa oltre che quantitativa. L’Europa necessita di un bacino altamente specializzato di professionisti TIC che soddisfino le esigenze dei datori di lavoro. Il tradizionale modello “istruire poi lavorare” sta diventando meno importante, mentre cresce la volatilità del mercato. Datori di lavoro e educatori devono collaborare per fornire un quadro più agile di riferimento per l’acquisizione delle competenze informatiche (cioè imparare come si impara). Una strategia per le competenze informatiche promossa dall’UE non può essere un tema a breve termine. C’è una chiara problematica offerta-domanda riguardante le competenze informatiche che diventerà sempre più seria. Crescerà la domanda sia per le tradizionali competenze dell’infrastruttura tecnologica sia per le competenze richieste da una forza lavoro collaborativa basata sulla conoscenza. Tuttavia tutte queste raccomandazioni sono superate dall’”imperativo dell’innovazione globale” che l’Europa sta affrontando. Le competenze informatiche sono una componente cruciale dell’ecosistema dell’innovazione; in altre parole, l’Europa deve dotarsi di eccellenze nelle competenze informatiche per rimanere un concorrente all’avanguardia nella corsa globale all’innovazione. L’Europa deve eccellere per innovare. Al tempo stesso l’Europa deve migliorare i suoi sistemi di istruzione e formazione per generare e attirare più talenti, ricercatori, professionisti altamente qualificati e manager. Nell’istruzione terziaria, come nell’apprendimento permanente e nell’istruzione di base, l’Europa deve innovare per eccellere.

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Non è il momento di temporeggiare L’Europa come regione deve essere immaginativa, sostenere le politiche che affrontano la scarsità di competenze informatiche che è un problema strutturale e non ciclico. La crisi attuale ha in qualche modo confuso il dibattito, poiché una domanda inferiore ha prodotto l’indicazione fuorviante che il divario di competenze informatiche si potrebbe ridurre. È un’illusione: se le imprese, i governi e gli istituti universitari europei non reagiscono velocemente, questo divario sarà ancora più evidente una volta che la ripresa acquisterà slancio. Quelle economie europee che non si avvantaggiano della crisi per rafforzare la propria abilità di produrre più lavoratori e manager con competenze informatiche si troveranno ai margini nella corsa per una competitività globale basata sulla conoscenza e guidata dall’innovazione. Domanda di competenze sul mercato

Domanda complessiva & offerta di competenze

Offerta di competenze sul mercato Scenario 2: Curricoli per migliorare le competenze informatiche

Carenza di competenze

Offerta di competenze sul mercato Scenario 1: Nessuna azione intrapresa

Linea del tempo

Pre-crisi

Crisi

Post-crisi

Fonte: Lanvin, B. and Fonstad, N. (2010), “Strengthening e-Skills for Innovation in Europe”, INSEAD eLab, 2010.

Di fronte alla sfida immediata lanciata dall’attuale disoccupazione giovanile, l’urgenza ad agire assume un nuovo significato. Abbiamo solo visto l’inizio della rivoluzione digitale: il suo futuro dovrebbe essere fortemente assoggettato agli ampi obiettivi dell’Europa (competitività inclusiva, crescita sostenibile e innovativa), rimanendo nel frattempo fermamente ancorato ad affrontare le attuali esigenze e aspettative dei cittadini europei. Offrire loro la capacità di acquisire competenze informatiche è un ingrediente chiave in questo edificio complesso.

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Capitolo 1: Istruzione innovativa: la futura forza lavoro dell’Europa Dalla pubblicazione della prima edizione del Manifesto delle Competenze Informatiche nel 2010, nonostante la crisi economica abbia avuto un impatto significativo sui livelli occupazionali, soprattutto tra i giovani, un elemento è poco cambiato: lo sfasamento tra le competenze sviluppate tramite i sistemi di istruzione e il tipo di competenze richieste sul lavoro. Come affermato nella prima edizione di questo manifesto, ci troviamo di fronte a un paradosso: “I giovani sono utenti IT particolarmente attivi; nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni utilizzano internet tra cinque e sette volte la settimana. Nonostante ciò, meno del 30% dei ragazzi e del 15% delle ragazze pensa di studiare materie collegate all’IT a livello terziario.” Il disinteresse per le materie scientifiche e tecniche inizia presto (dalle ultime classi della scuola primaria alle prime della secondaria) e incide sull’offerta di giovani talenti che proseguono nell’istruzione terziaria del settore e, di conseguenza, sul livello di competenze informatiche disponibili nella forza lavoro. In tutti i sistemi di istruzione è necessario perseguire obiettivi ambiziosi e operare cambiamenti per soddisfare le esigenze dei giovani europei, per incidere in modo positivo sulla percezione e quindi sulla motivazione e sulle possibilità di successo nelle materie scientifiche e tecniche a livello universitario e per prepararli meglio alla futura vita professionale.

Carenza di competenze tra gli studenti La politica europea vuole lodevolmente dotare i giovani delle competenze richieste per il mondo del lavoro al fine di raggiungere entro il 2020 “un tasso di occupazione UE del 75% per donne e uomini nella fascia d’età tra i 20 e 64 anni”. L’iniziativa “Nuove competenze per nuovi lavori”, lanciata a novembre 2010, si pone come obiettivi specifici di: • promuovere metodi che meglio anticipino le esigenze delle competenze future;

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• sviluppare una migliore corrispondenza tra competenze e esigenze del mercato del lavoro; • colmare il divario tra mondo dell’istruzione e del lavoro. Dato che i giovani che avranno vent’anni nel 2020 frequentano attualmente la scuola secondaria di primo grado, significa che i sistemi di istruzione già da ora dovrebbero dare ad alunni e studenti le competenze digitali e informatiche necessarie per quando entreranno nel mercato del lavoro nel 2020. A tal fine, la raccomandazione europea sulle Competenze Chiave per l’Apprendimento Permanente, pubblicata nel 2006, sottolinea le priorità di due aree di competenza tecnologica: “competenze di base in scienze e tecnologia” (che comprendono la conoscenza teorica e l’uso di strumenti tecnologici) e la “competenza digitale” nell’uso di strumenti IT per scopi di lavoro, intrattenimento e comunicazione. I dati Eurostat raccolti per il “Quadro di Valutazione dell’Agenda Digitale” indicano preoccupanti livelli di competenza da parte dei giovani nell’uso di strumenti digitali. C’è ancora un gruppo persistente di giovani che non usano internet regolarmente, in particolare quelli con una bassa istruzione formale: si tratta di una media del 13% con picchi del 50% in paesi come la Romania. Solo il 25% dei giovani nell’UE afferma di avere “alti” livelli di competenze di base nell’uso di internet, dove per alti livelli si intende la capacità di svolgere cinque o sei compiti che comprendono: usare un motore di ricerca per trovare informazioni, mandare un’e-mail con allegati, postare messaggi alle chat room, a newsgroup o a forum di discussione online, usare internet per fare chiamate telefoniche, condividere file peer-to-peer per scambiare film, musica ecc, creare una pagina web. Dato che questi “alti” livelli di competenza non includono le competenze TIC professionali fondamentali come social network, manutenzione IT, networking o programmazione di base, questo è potenzialmente pericoloso per l’attuale generazione che, all’affacciarsi sul mercato del lavoro, scoprirà che la grande maggioranza dei lavori richiede competenze informatiche, soprattutto quando lo European Vacancy Monitor (Monitoraggio Europeo delle Offerte di Lavoro) indica che le professioni informatiche rappresentano eccellenti opportunità lavorative per giovani altamente qualificati.

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Politiche per le competenze TIC di base Nonostante il chiaro divario tra le competenze degli studenti e le attese, le competenze TIC di base sono ampiamente incoraggiate nei sistemi di istruzione dal punto di vista delle politiche. La problematica è affrontata in modo olistico ai vari livelli di istruzione: dalle competenze degli insegnanti alle competenze degli studenti, alla sicurezza in rete alle TIC per l’inclusione di alunni con bisogni speciali al divario digitale. Queste politiche si occupano anche di fornire le infrastrutture, assicurandosi che le scuole abbiano accesso a tecnologie come lavagne interattive multimediali, in alcuni casi netbook, oltre ai più tradizionali laboratori informatici (sia fissi che mobili). I contenuti digitali sono anche una priorità nella maggior parte dei paesi europei, dalle comunità online di pratica per insegnanti e studenti alla fornitura di libri di testo digitali o banche dati di risorse. I Rapporti Nazionali Insight 2011 di European Schoolnet dagli stati membri rilevano che i Ministeri dell’Istruzione nei vari paesi hanno messo in atto numerose politiche e pratiche che incoraggiano lo sviluppo di competenze di base nelle TIC, riconoscendo che l’alfabetizzazione digitale è una componente fondamentale dei moderni concetti di alfabetizzazione. Ci sono vari approcci per implementare l’insegnamento dell’alfabetizzazione digitale e delle competenze informatiche a livello nazionale: da un piano di studi TIC autonomo, normalmente incentrato sulle competenze digitali dell’utente, all’integrazione delle TIC nelle singole materie. Alcuni paesi (p.es. la Germania) e regioni hanno adottato l’uso di certificazioni rilasciate da terze parti per validare le competenze TIC di base, come per esempio la Patente Europea del Computer. Tuttavia, finora, per la maggioranza dei paesi il superamento del divario digitale non è un obiettivo chiave e le scuole si differenziano nel modo in cui implementano le politiche imposte dall’alto dai governi. Questo può certamente spiegare la differenza tra obiettivi politici e successive osservazioni sui livelli di competenza degli studenti. È quindi necessario persistere con le attuali politiche, assicurarsi che i metodi e gli strumenti TIC arrivino a chi di competenza nei sistemi di istruzione e dare maggiore rilievo alla divulgazione di approcci TIC. Si dovrebbe inoltre prestare maggiore attenzione alle problematiche del divario digitale, affinché tutti gli studenti acquisiscano un buon livello di competenze TIC di base a prescindere dalla loro provenienza sociale. Una maggiore barriera rimane, tuttavia, il tema della competenza degli insegnanti: non esiste uno standard comune europeo per le competenze

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TIC dei docenti, mentre gli standard globali non sono necessariamente applicabili al contesto europeo. I Ministeri dell’Istruzione stanno prendendo in esame la necessità di stabilire propri standard che dovrebbero uniformarsi al Quadro Europeo di Riferimento delle Competenze Informatiche. Iniziative plurilaterali come il Future Classroom Lab, che permette agli insegnanti di sperimentare pedagogie innovative supportate dalla tecnologia, sono fondamentali per l’acquisizione di competenze digitali.

Gli obiettivi sono sufficientemente ambiziosi? Gli obiettivi attuali delineati nel Quadro Europeo di Riferimento delle Competenze Chiave, per quanto utili come punto di partenza per un’alfabetizzazione digitale di base per tutti i cittadini, non riconoscono in modo sufficiente la specificità delle competenze informatiche nella vita lavorativa. Sono in realtà indicatori di livelli di base utili per una serie di attività, ma non preparano adeguatamente chi potrebbe accedere a corsi formativi IT più sofisticati o a percorsi accademici nel settore informatico. Si tratta di una problematica endemica presente in tutti gli stati membri UE. Il rapporto Livingstone-Hope rileva: • “Le industrie soffrono di un sistema di istruzione che non comprende le loro esigenze. Questo è rafforzato da un programma scolastico che si focalizza sulle TIC come competenze per il lavoro d’ufficio invece di considerare le competenze informatiche e di programmazione più avanzate richieste dalle industrie high-tech come quelle di video giochi ed effetti visivi. • Allo stesso tempo, i giovani e i loro insegnanti devono avere maggiore consapevolezza delle prospettive occupazionali in queste industrie e delle qualifiche richieste. Le discipline STEM – scienze, tecnologia, ingegneria e matematica– e l’arte sono le chiavi del successo.” • Il rapporto prosegue raccomandando di dare all’informatica come disciplina la stessa importanza di altre scienze come la fisica e la matematica, che sono impartite dall’età di undici anni in poi come parte del programma generale di base delle scuole secondarie. Come risposta a questo invito ad agire, il governo del Regno Unito ha adottato la misura di sostituire le tradizionali lezioni TIC (basate su un approccio alle competenze digitali) con l’informatica incentrata sulla programmazione, sulla progettazione web e sullo sviluppo di applicazioni per dispositivi mobili.

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Dalla matematica e fisica alla programmazione Una sfida cruciale per passare da competenze IT di base a competenze informatiche è ottenere buoni risultati in matematica e fisica. Buone competenze informatiche, in particolare la comprensione dell’algebra e degli algoritmi, sono essenziali per sviluppare future competenze di programmazione e computazionali. Ricerche condotte da Microsoft Teaching and Learning indicano che la matematica è una delle aree dove in classe sono meno utilizzati metodi innovativi. Similarmente, le conoscenze e le competenze in fisica sono essenziali per il networking e le applicazioni informatiche. Il basso livello di rendimento e interesse per questi argomenti tra gli studenti europei è preoccupante per l’acquisizione di competenze informatiche di più alto livello. La ricerca Eurydice su questi argomenti sottolinea in particolare la mancanza di politiche a livello nazionale in molti paesi europei per supportare chi ottiene scarsi risultati. Secondo il Programma per la Valutazione Internazionale degli Alunni (PISA) dell’OCSE, quei paesi che ottengono risultati più alti in scienze e matematica mettono in atto solide attività di sostegno per aiutare chi trova difficoltà in queste materie a migliorare il proprio profitto. Inoltre, Eurydice evidenzia che il ruolo specifico delle TIC nell’insegnamento della matematica è spesso trascurato. “L’uso delle TIC nell’insegnamento della matematica è prescritto nella maggioranza dei paesi. Tuttavia, nonostante la generale disponibilità, i computer sono raramente usati durante le lezioni di matematica. Questa contraddizione indica l’incapacità di rendere la matematica rilevante collegandola a una tecnologia che gli alunni usano quotidianamente.” Infine, la matematica e la fisica soffrono in particolare di uno scarso interesse tra le ragazze. Gli esempi e i modelli usati in queste materie piacciono molto di più ai ragazzi piuttosto che alle loro controparti femminili. Questo spesso dissuade le ragazze dall’intraprendere studi di matematica e fisica nella scuola secondaria superiore e diventa un ostacolo allo studio dell’informatica a livello universitario e, quindi, alle professioni nell’industria IT. Secondo Eurydice, un fattore importante in questa sfida è la mancanza di attenzione al tema della diversità durante la formazione pre-servizio dei docenti. “Trattare la diversità, cioè insegnare a una disparata molteplicità di studenti prendendo in considerazione i diversi interessi di ragazzi e ragazze ed evitare stereotipi di genere durante l’interazione con gli alunni è la competenza meno presa in considerazione in questi programmi.” Questi temi sottolineano l’importanza di migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento in matematica e fisica, adottando approcci più innovativi basati sulle moderne tecnologie, con maggiore attenzione alle problematiche dell’uguaglianza di genere.

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L’informatica come disciplina È significativo che a livello paneuropeo ci siano pochi dati recenti sul ruolo dell’informatica come disciplina specifica all’interno dei programmi scolastici. Attualmente uno dei rapporti nazionali Insight tratta questo argomento solo dove è collegato al tema più ampio delle politiche per la promozione delle TIC nell’insegnamento. Da questi rapporti nazionali, è chiaro che l’informatica, se presente nel programma, è quasi sempre facoltativa. Una rara eccezione è la Svizzera, dove l’informatica è diventata materia obbligatoria nel 2008 e dove si esplicita chiaramente che la comprensione tecnica delle TIC è un punto importante per l’istruzione della scuola secondaria superiore. Un altro caso interessante è quello dell’Austria, dove le TIC indirizzate a profili professionali sono esplicitamente menzionate negli obiettivi nazionali, così come le “competenze informatiche” che vanno oltre le competenze digitali di base, comprendendo “l’informatica pratica”. L’informatica è una materia autonoma dai primi anni di scuola secondaria. Le competenze acquisite sono validate da certificazioni rilasciate da terze parti come l’ECDL o da imprese quali Cisco, Microsoft, SAP, Novell e Oracle, in aggiunta alle competenze tecniche fondamentali. Una parte specifica del progetto eLearning Cluster si occupa dello sviluppo di queste competenze nelle scuole. Anche Cipro implementa l’insegnamento dell’informatica a livello di scuola secondaria superiore: nel primo anno di scuola secondaria superiore come introduzione obbligatoria all’argomento, mentre nei due anni successivi gli studenti possono scegliere di seguire moduli di informatica, applicazioni e reti (quest’ultimo supportato da Cisco Networking Academy). Nelle scuole tecniche è offerto un programma opzionale di tre anni di ingegneria informatica che copre l’intera area dell’informatica. Altri paesi offrono simili opzioni tecniche nelle scuole a indirizzo professionale, tuttavia il numero di studenti in questi corsi facoltativi è spesso basso con una scarsa partecipazione femminile. È chiaro che approfondire gli argomenti che costituiscono l’informatica, come algoritmi, programmazione e networking, offre una preparazione più utile per proseguire negli studi di materie tecniche a livello terziario sia che si intraprendano percorsi universitari o professionali. Ci sono esempi di approcci a livelli più bassi volti a integrare l’informatica e la tecnologia nel percorso scolastico:

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Il Massachussets Institute of Technology (MIT) ha sviluppato “Scratch”, un linguaggio di programmazione per bambini. Scuole dell’Unione Europea lo utilizzano dalla scuola primaria in poi. Le comunità Scratch sono particolarmente attive nel Regno Unito e in Portogallo tra altri paesi. Nei Paesi Bassi dal 2004, grazie alla collaborazione SURFNET/Kennisnet dal 2004, vari strumenti IT sono introdotti nelle scuole (p.es. il concorso Crea un gioco). Un altro interessante approccio è stato attuato su base volontaria da scuole secondarie superiori a indirizzo professionale, dove le certificazioni rilasciate da IC3, ECDL e Microsoft sono utilizzate per accumulare crediti richiesti per ottenere il diploma della scuola. La ricerca Insegnamento e Apprendimento Innovativi sponsorizzata dai Partner Microsoft nel programma Learning esamina l’imperativo di preparare i giovani per il 21° secolo, un obiettivo che, secondo molti, richiede la fondamentale trasformazione delle opportunità educative assieme all’integrazione della tecnologia nell’insegnamento e apprendimento. La Ricerca ITL s’incentra sulle pratiche didattiche che hanno dimostrato avere forte incidenza su risultati d’apprendimento in linea con il 21° secolo. Dalla ricerca emerge che la maggioranza degli studenti riveste ancora il ruolo tradizionale di consumatori di informazioni piuttosto che quello di individui in grado di risolvere problemi, di innovare e di produrre. Mentre l’utilizzo delle TIC nell’insegnamento diventa sempre più comune, l’uso delle TIC da parte degli studenti per apprendere è ancora un’eccezione in molte scuole. È giunto anche il momento di spostarsi da “isole di buone pratiche” a un approccio più diffuso dell’insegnamento e apprendimento dell’informatica. I sistemi d’istruzione nell’Unione Europea devono prendere in esame la necessità di aumentare l’insegnamento dell’informatica e di includere nei programmi competenze TIC molto più sofisticate. Non è necessario attendere il livello della scuola secondaria di primo o secondo grado per introdurre argomenti di informatica, si può iniziare con metodi semplici dai primissimi anni di scolarizzazione.

I modelli di ruolo allontanano i giovani dall’IT Quando gli studenti crescono, i modelli di ruolo come insegnanti, genitori, consulenti professionali e figure mediatiche sono critici nell’incoraggiare i giovani nelle scelte professionali. Le ragazze in particolare fanno assegnamento sul supporto di figure di riferimento più anziane nel decidere in merito alla professione futura e, quindi, al tipo di studi che intendono intraprendere a livello terziario.

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Il grafico sotto mette a confronto il punto di vista di studentesse, impiegati IT presso Cisco, genitori e insegnanti. Quali mansioni includono i lavori di networking per internet 100 %

50 %

0%

sviluppare software incontrare clienti aiutare altre persone migliorare il mondo Percentuale di lavori di networking per internet che includono ogni attività secondo Cisco Studentesse che pensano che la maggior parte dei lavori di networking per internet includano ogni attività Genitori/insegnanti che pensano che i lavori di networking per internet includano ogni attività Fonte: WHITE PAPER Women and ICT: Why are girls still not attracted to ICT studies and careers? European Schoolnet, 2009

Il grafico mostra chiaramente che la percezione di genitori e insegnanti è decisamente poco realistica per quanto concerne le professioni IT; meno del 35% crede che lavorare nel settore networking IT abbia un effetto positivo sul mondo in generale e la maggioranza crede che i lavoratori IT non passino molto tempo a incontrare altre persone, come i clienti. Queste figure di riferimento passeranno informazioni non realistiche ai giovani influenzando le loro scelte professionali. È quindi fondamentale migliorare le informazioni sulle professioni IT che arrivano a insegnanti e genitori, se vogliamo che si estenda la “filiera” di giovani che accedono a questo settore.

Colmare il divario tra istruzione e occupazione Un altro punto fondamentale per promuovere lo sviluppo delle competenze informatiche è compiere il balzo tra istruzione e occupazione. La riforma della scuola primaria e secondaria è spesso guidata dall’esigenza della società di dotare gli alunni di un insieme di conoscenze che permettano loro di rivestire più tardi nella vita il ruolo di cittadini istruiti. In molti paesi suscita scetticismo la necessità di coinvolgere l’industria e di prestare attenzione alle esigenze del mondo del lavoro, quando si sviluppano le competenze dei giovani. Questo è dettato dalla preoccupazione che il sistema educativo dovrebbe essere più che una filiera per l’occupazione futura. È certamente vero che i giovani devono acquisire conoscenza per amore della stessa e che devono imparare un’ampia gamma di discipline che migliorano la qualità della vita e aumentano le

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opportunità professionali. Il diagramma sotto riportato illustra l’idea di “filiera” che l’industria considera essenziale per affrontare lo squilibrio di competenze. Livingstone-Hope analisi delle competenze per le industrie di video game e di effetti visivi: obiettivi e filiera di talenti

Obiettivi

Assicurare un flusso costante di talenti di alto calibro dal mondo dell’istruzione all’industria

Assicurare l’accesso a formazione di qualità per aggiornare le competenze della forza lavoro

Fornitori di servizi di formazione

Filiera di talenti

Scuole

Istruzione terziaria

Industria

Fonte: The Livingstone-Hope Skills Review of Video Games and Special Effects, 2011

Tuttavia, ci si è forse troppo sbilanciati in questa direzione, i giovani soffrono particolarmente l’impatto della crisi economica e, di conseguenza, si deve dedicare maggiore attenzione allo sviluppo di competenze per l’impiegabilità. I paesi che meno hanno sofferto nella crisi, come i Paesi Bassi, la Germania e l’Austria, pongono un fortissimo accento sul collegamento tra misure per l’occupazione giovanile, come l’apprendistato, e il coinvolgimento dei datori di lavoro nel processo di istruzione. Questo emerge da una recente ricerca condotta dal Dott. Anthony Mann, dell’Education and Employers Taskforce nel Regno Unito, il quale osserva che “l’analisi OCSE dimostra che quei paesi che associano alle lezioni in classe esperienze nei luoghi di lavoro collegati a percorsi professionali (come attraverso il sistema dell’apprendistato sul modello tedesco) hanno un tasso di disoccupazione giovanile molto più basso”. Il suo rapporto prosegue dicendo: “L’esperienza britannica mostra che statisticamente esistono significativi rapporti positivi tra il numero di contatti con i datori di lavoro (come incontri con professionisti o esperienze lavorative) che un giovane sperimenta a scuola (tra i quattordici e i diciannove anni) e la sicurezza acquisita (tra i diciannove e i ventiquattro anni) nella scelta di obiettivi professionali.

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I protagonisti del settore IT e di altre industrie devono collaborare più a stretto contatto con i sistemi di istruzione per assicurare che il coinvolgimento dei datori di lavoro e la consulenza professionale siano realistici e frequenti. Iniziative importanti come e-Skills Week e inGenious cercano di colmare questo divario in Europa in modo sistematico. e-Skills Week, promossa dalla Commissione Europea, fa incontrare tutti i soggetti interessati per sensibilizzare alle professioni IT e per offrire opportunità di formazione e istruzione ai giovani, indirizzandosi tra i suoi altri obiettivi a professionisti e PMI. Quest’azione congiunta crea un impatto che è il risultato dello sforzo di tutte le parti coinvolte e deve essere sostenuta a lungo termine per avere il migliore esito possibile. Per quanto concerne le sfide per promuovere le scienze e la tecnologia, il progetto inGenious, finanziato al 50% dal programma di ricerca del PQ7 e al 50% dall’industria, “è un’iniziativa congiunta lanciata da European Schoolnet e dalla Tavola Rotonda Europea degli Industriali, che si pone come obiettivo di rafforzare l’interesse dei giovani europei per l’educazione scientifica e tecnologica e le professioni correlate e di affrontare la futura carenza di competenze. Tutte le azioni intraprese da InGenious assicurano che le iniziative di collaborazione tra istruzione e industria migliorino l’immagine delle professioni del settore scientifico tra i giovani e li incoraggino a considerare l’ampia gamma di interessanti opportunità offerte da STEM per il loro futuro.

Raccomandazioni: Riassumendo, sebbene molti risultati siano già stati raggiunti, la strada da percorrere è ancora lunga. I seguenti punti dovrebbero essere considerati come priorità: • migliorare l’implementazione pratica delle competenze digitali nell’intero sistema d’istruzione. Migliorare il livello di competenza degli insegnanti nel settore istituendo un sistema di certificazione per i docenti conforme al Quadro di Riferimento delle Competenze Informatiche, affinché studenti e scuole traggano il massimo beneficio dagli investimenti nell’infrastruttura TIC; • assicurarsi che tramite l’informatica le competenze relative entrino nei programmi dell’istruzione primaria e secondaria sviluppando reale competenza digitale. Nei sistemi scolastici oltre alle competenze digitali di base si devono incentivare gli studi di informatica per il conseguimento di livelli più alti;

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• migliorare l’insegnamento delle scienze, in particolare della matematica e della fisica, prestando maggiore attenzione all’uguaglianza di genere, sostenendo gli alunni più deboli e utilizzando metodi più innovativi; • affrontare il problema della conoscenza delle professioni assicurando l’impegno dei datori di lavori nella scelta professionale e coinvolgendo in questi programmi figure di riferimento chiave per gli studenti quali genitori e insegnanti oltre agli alunni stessi; • aumentare il numero di partenariati tra i soggetti interessati facendo incontrare i partner del mondo dell’industria e dell’istruzione, affinché insieme affrontino la sfida riguardante le scelte professionali e l’acquisizione di competenze informatiche; • continuare a porre le competenze informatiche e le misure a supporto al centro delle priorità politiche per assicurare azioni a lungo termine che determinino i cambiamenti necessari nei sistemi d’istruzione.

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Capitolo 2: Scovare e coltivare talenti A livello internazionale i talenti scarseggiano. Col passare del tempo questa carenza sta diventando sempre più grave. Ci sono due aspetti principali in gioco in questa situazione. Molti Europei sono emarginati rispetto all’economia digitale, coinvolgerli nell’acquisizione di competenze digitali potrebbe aumentare l’offerta di lavoratori qualificati. Con coraggiose decisioni politiche a livello paneuropeo, l’Europa potrebbe fare un passo avanti per affrontare questa carenza. Queste persone comprendono: donne, anziani, disabili e gli esclusi digitali. Gli attuali lavoratori specializzati non sono utilizzati al massimo delle loro capacità. I livelli retributivi dei professionisti IT sono alti e la specificità delle imprese spesso richiede corsi di riqualificazione per integrare nuovi assunti in modo efficace. Si devono mettere in atto strategie e tecniche manageriali affinché le competenze informatiche siano pienamente utilizzate per aumentare la produttività europea e facilitare una reale innovazione basata sull’IT.

Raggiungere chi non è connesso Individuare misure riguardanti gli esclusi digitali aiuterà ad affrontare questa carenza; programmi di formazione per gruppi tradizionalmente esclusi hanno inciso sulla capacità di queste persone di trovare nuovi lavori. Questo gruppo è ancora significativo in Europa e in alcuni casi queste persone sono persino felici di essere libere dallo stress della vita moderna causato, secondo loro, dalla tecnologia. Questa visione del mondo ostacola la partecipazione a una società sempre più digitale. Le competenze digitali e il coinvolgimento aprono la strada allo sviluppo economico e sociale e anche a opportunità di apprendimento. Sono necessarie azioni più forti per rivolgersi a questi individui digitalmente esclusi e anche per migliorare le competenze della popolazione in generale, che, sebbene “inclusa”, non ha sicurezza e capacità sufficienti per sfruttare la tecnologia a proprio vantaggio nella vita e nel lavoro di tutti i giorni.

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Secondo Edit Herczog, parlamentare europea: “La mancanza di donne nel settore delle scienze e della ricerca è un fatto noto da tempo. Il numero di persone che esprimono le proprie preoccupazioni su questo tema e sottolineano l’urgenza di prendere azioni immediate cresce di minuto in minuto. Per quanto urgente sia questo tema, un altro aspetto in qualche modo correlato (o più specifico) è stato generalmente trascurato. La mancanza di donne nel settore IT ha ricevuto poca o nessuna attenzione. La letteratura e la ricerca relative all’UE su questo specifico argomento sono limitate. Se metà dei 500 milioni di europei non sarà inclusa e non beneficerà dei vantaggi dell’IT, si creerà non solo uno squilibrio di genere e di età, ma anche ingiustizia sociale su larga scala. Noi, come responsabili delle politiche, dobbiamo prendere ogni misura per affrontare questo problema.” Il tema dello stereotipo dell’IT come settore riservato agli uomini, in particolare ai giovani adulti, è una sfida per l’industria IT. Determina uno squilibrio nell’industria, nell’economi in genere e anche nella società. Tutte le persone hanno opportunità nel settore, se acquisiscono competenze informatiche. C’è anche una sfida particolare che riguarda l’area IT delle PME, dove c’è scarsa eterogeneità nelle persone che guidano imprese basate sull’IT.

Buone intenzioni Ma questo potrebbe diventare un tema per motivare piuttosto che escludere? Ci sono significative discrepanze tra quello che descrive chi lavora nel settore e quello che pensano i modelli di riferimento, in particolare genitori e insegnanti. Questi ultimi credono erroneamente che chi lavora nel settore IT passi il tempo da solo, scrivendo stringhe di codici per programmi in un ufficio scarsamente illuminato senza opportunità di autonomia e creatività. Comunicano questa percezione negativa ai giovani e ad altri che hanno scarsa familiarità con persone occupate nel settore IT. I responsabili delle politiche e il settore privato devono collaborare per affrontare questo problema. “Questo potrebbe essere il punto di connessione per lavorare su politiche mirate a coinvolgere altre generazioni e fasce di età, ma in questo caso particolare, invece di competenze informatiche, tutto quello che è necessario è un atteggiamento positivo e entusiasmo verso la tecnologia e il settore” dice Edit Herczog, parlamentare europea. Le ricerche rilevano anche che una mancanza di figure positive di riferimento nei media e nella cultura dissuade le ragazze dal prendere in seria considerazione professioni IT. I programmatori e esperti IT in film e in TV, sia nella finzione che nella realtà, sono raramente eterogenei.

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Questo perpetua la percezione che l’IT offre “lavori per i ragazzi” e che le donne e altri gruppi esclusi non hanno un ruolo nell’industria. Sul tema dei cittadini anziani, Edit Herczog parla di immigranti digitali, cioè quelle persone che sono nate prima del web, e sottolinea: “L’IT è di solito un tema che causa confusione tra adulti e anziani, cioè gli immigranti digitali. Ci dovrebbero essere programmi e workshop per supportarli e aiutarli a capire che si tratta di uno strumento per acquisire e scambiare informazioni, non troppo differente dalla radio o dalla televisione. La principale differenza è che è più veloce e ricco di qualsiasi cosa esistita prima nella storia dell’umanità. Offre opportunità a tutte le fasce d’età: dalle cose più banali come leggere le notizie, cercare una ricetta o prenotare un posto al teatro a mantenere i contatti con le persone care, condividere foto o organizzare una vacanza con la famiglia in pochi minuti. La capacità di usare le competenze informatiche per archiviare e trovare documenti, inclusi i referti medici, o di individuare servizi medici o di emergenza basati sulle TIC può ridurre la sensazione di vulnerabilità e tradursi in indipendenza a lungo termine.” È tipico trovare tra gli anziani resistenza agli strumenti IT, perché pensano di avercela fatta e anche di avere avuto successo nella vita senza di loro. Tuttavia, la generazione più anziana può trarre vantaggio dal possesso di maggiori competenze informatiche, sia nel lavoro che nella vita personale. Mentre la forza lavoro europea invecchia rapidamente, le competenze informatiche sono un eccellente valore aggiunto per il profilo di un professionista esperto e valorizzano l’importanza di altre competenze in un mercato del lavoro in evoluzione. Si può affrontare il problema di altri gruppi esclusi nelle comunità tramite modelli di istruzione non-formale. I telecentri basati sulle TIC sono un canale eccellente in Europa per l’alfabetizzazione digitale e per l’istruzione di adulti in condizioni di svantaggio. Si inizia con le competenze digitali di base mirate allo sviluppo personale, alla cittadinanza attiva, all’inclusione sociale e, a causa della crescente recessione economica, si passa a quelle correlate con l’impiegabilità. I telecentri sono gratuiti, aperti e locali e forniscono apprendimento informale e opportunità di networking che sono attraenti agli esclusi digitali. Raggiungere questi gruppi esclusi con le tecnologie digitali contribuisce in modo significativo alla loro reintegrazione nella società. L’impiegabilità è un concetto fondamentale. Le competenze di base necessarie per candidarsi a un posto di lavoro comprenderanno sempre di più le competenze informatiche. Nel tempo, se questo sarà ignorato, un

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crescente sottoproletariato digitale lascerà per sempre un segno negativo nella società. I telecentri si trovano di solito in biblioteche pubbliche, scuole e centri ricreativi e sono spesso gestiti da volontari o dalla comunità; sono aperti al pubblico e aiutano le persone ad accedere ai computer, a internet e ad altre tecnologie digitali che permettono di raccogliere informazioni, creare, apprendere e comunicare con gli altri. Attualmente ci sono oltre 100.000 telecentri in Europa. Si devono tuttavia sincronizzare le iniziative nazionali a livello europeo. Tenendo presente questo, Telecentre-Europe è nata per coordinare le iniziative nazionali; le nazioni che hanno coordinato i loro sforzi hanno avuto maggior successo nell’ottenere risorse dai loro governi. Telecentre-Europe funge anche da intermediario per la condivisione di informazioni tra le nazioni, permettendo così all’Europa nel suo insieme di rispondere alle sue crescenti esigenze IT.

La produttività è importante Spostandoci sul tema di un uso migliore di talenti con competenze informatiche, una ricerca condotta dalla London School of Economics ha identificato numerosi punti cruciali. Utilizzare personale con competenze informatiche è impegnativo per l’alto costo del lavoro e perché, data la specificità di molte aziende, queste persone devono essere riqualificate al momento dell’assunzione. Ci possono anche essere difficoltà nell’integrarle nella gerarchia societaria con relativi problemi organizzativi. Ma oggi nessuna impresa può fare a meno di competenze informatiche che sono un’assoluta necessità per assicurare operazioni efficaci. Gli indicatori rilevano che in Europa le aziende sono meno capaci di utilizzare le competenze informatiche per migliorare la produttività. Le prove sono spesso circostanziali: per esempio, i livelli retributivi dei dipendenti con competenze informatiche non sono così alti come ci si aspetterebbe, considerata la diffusa affermazione che sul mercato del lavoro questi candidati scarseggiano. Prove dirette mostrano che imprese statunitensi con sede in Europa sono molto più efficaci nel conseguire profitti legati alla produttività tramite l’IT rispetto alle imprese locali, sia che si procurino talenti localmente o all’estero. Questo implica che la differenza è dovuta a pratiche e capacità organizzative e manageriali. C’è anche una chiara disparità tra le aziende europee. Le grandi imprese sono più consapevoli della necessità di assumere personale

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con competenze informatiche rispetto alle PMI, nonostante ci siano solide prove che queste ultime possano trarre grandi benefici da un efficace utilizzo dell’IT. Nel frattempo, anche il settore pubblico richiede competenze informatiche. Nonostante ciò, c’è ampio consenso sul fatto che la disponibilità di talenti con competenze informatiche è insufficiente a soddisfare gli obiettivi socio-economici dell’Unione Europea, con dirigenti aziendali, governi e analisti che lanciano segnali d’allarme in merito. Tra il 41% e il 56% delle aziende in tutti i settori riferisce di assumere regolarmente specialisti IT e lascia intendere che molte di queste posizioni sono “difficili da coprire”. Ricerche empiriche condotte dall’OCSE e dal Forum Europeo sulle Competenze Informatiche confermano questo quadro. Due interventi potrebbero affrontare questa carenza: promuovere la formazione professionale (o integrare la forza lavoro tramite i canali di immigrazione o esternalizzare) e migliorare l’utilizzo di personale formato o da formare. In breve, l’Europa è attualmente impegnata a creare un bacino di talenti, ma si deve fare molto di più anche per coltivare questi talenti.

Dall’aula scolastica al posto di lavoro Le innovazioni tecnologiche stanno dando forma al futuro del lavoro. Siamo tuttavia consapevoli di un emergente divario tra chi ha accesso a competenze e opportunità che permettono di avere successo nel nuovo mercato del lavoro e chi no. Le competenze digitali sono cruciali per la disponibilità di posti di lavoro e per carriere di successo in molte professioni in Europa. Se ci chiediamo dove origina la domanda, la risposta può venire in parte dal ruolo fondamentale che riveste la tecnologia per le piccole e medie imprese che sono la spina dorsale dell’economia. Da uno studio globale condotto da Vanson Bourne, il 60% delle PMI ha identificato nell’uso della tecnologia informatica il fattore decisivo per il successo o la sopravvivenza della propria impresa. Inoltre, il 73% delle PMI ritiene che la tecnologia debba aiutare il proprio personale a lavorare in qualsiasi luogo in qualsiasi momento. Il mondo dell’IT sta cambiando rapidamente. Chi scopre e domina le competenze necessarie per colmare il deficit di personale qualificato assicurerà il proprio futuro e quello delle proprie imprese. Queste tendenze globali nella tecnologia e nella innovazione si devono riflettere nella

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trasmissione di conoscenza tramite soluzioni didattiche flessibili per le scuole e per gli insegnanti che impegnino e rimpegnino i giovani e i discenti adulti affinché abbiano le competenze richieste dalla nuova economia. Considerando l’esempio della transizione verso il Cloud computing, la maggior parte delle aziende vorrà aggiornare i propri professionisti IT per costruire capacità e competenze in anticipo sul cambiamento. I CIO (Chief Information Officer- manager responsabili dell’informazione) che vogliono generare maggiore valore commerciale dall’IT devono necessariamente essere in prima linea nella conoscenza delle competenze relative al Cloud computing, sia per se stessi che per il loro personale. La natura del lavoro sta cambiando. L’evoluzione delle nuove opportunità occupazionali associate alle tecnologie cloud e le soluzioni per promuovere le relative competenze sono state descritte in un rapporto Microsoft intitolato ‘Cloud computing: Che cosa devono sapere i professionisti IT’. L’emergente ambiente Cloud offre a chi possiede le capacità e le giuste competenze l’opportunità di costruire e fare crescere la propria impresa. L’acquisizione di competenze per il futuro e i cambiamenti nel mercato del lavoro sono temi presenti anche nel recente rapporto della London School of Economics ‘Modelling the Cloud. Employment effects in two exemplary sectors in the UK, Germany, Italy & the US’ (‘Modellare il cloud. Effetti dell’occupazione in due settori esemplari in Germania, Regno Unito, Italia e Stati Uniti’). Lo studio rivela che il Cloud computing porterà a cambiamenti a livello manageriale nei settori industriali e che, per avere successo, i manager dovranno avere un profilo professionale che unisce competenze imprenditoriali e tecnologiche. Il potenziale di crescita associato alle nuove tecnologie prevede che per esempio nel Regno Unito dal 2010 fino a tutto il 2014 il tasso di crescita concernente lavori connessi al cloud computing nel settore dei servizi smartphone sarà del 349%. Le competenze IT stanno diventando prevalenti nel mercato del lavoro e le relative implicazioni a livello manageriale sono evidenti. Stare al passo con queste tendenze e acquisire le competenze per il 21° secolo è particolarmente importante oggi per i giovani in Europa che hanno davanti una reale mancanza di opportunità. Con tassi record di disoccupazione giovanile in Europa, lo sviluppo di nuove competenze e le relative certificazioni saranno fattori critici per aiutare i giovani a soddisfare le domande del nuovo mercato del lavoro e ad avvantaggiarsi di nuove opportunità lavorative. L’industria TIC ha un ruolo da giocare a tutti i livelli collaborando con altri soggetti interessati per assicurare che le competenze IT sia di alto che di basso livello delineino un chiaro percorso verso opportunità occupazionali.

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L’iniziativa britannica ‘Britain works’ (‘La Gran Bretagna lavora’) è un esempio di un partenariato pubblico/privato che affronta la necessità di aggiornamento delle competenze. Tramite una serie di partenariati con organizzazioni non governative (ONG), centri locali di apprendimento e autorità pubbliche, il programma Britain Works vuole inserire entro tre anni mezzo milione di persone in posti di lavoro nelle aree dell’economia che porteranno alla ripresa. Il programma ha già immesso nel lavoro 300.000 giovani fornendo formazione sulle competenze IT e tirocini in una serie di industrie: da quelle manifatturiere ai servizi e alla stessa industria IT.

Gestione debole La prevalenza di apprendimento autodidatta da parte degli impiegati e l’entità di attività formative sul posto di lavoro indicano che c’è una necessità di formazione che va oltre la portata normale degli istituti di istruzione e degli enti di formazione. Una recente ricerca econometrica condotta dal Centre for Economic Performance della London School of Economics ha indicato che le pratiche manageriali si differenziano in modo significativo per quanto riguarda l’uso dell’IT, con imprese europee che hanno prestazioni inferiori rispetto ai loro concorrenti statunitensi anche all’interno degli stessi mercati. Per la maggior parte, queste aziende usano tecnologie identiche e attingono la forza lavoro dallo stesso bacino. Poiché si tratta di studi aggregati che usano dati panel da numerose aziende, le correlazioni sono molto significative, ma la spiegazione di queste differenze è vaga. Tuttavia, una successiva ricerca della London School of Economics (LSE) sulle pratiche manageriali di piccole e grandi imprese dell’industria aerospaziale ci dà indicazioni migliori su quali di queste pratiche siano differenti e ci permette di capire meglio come sono gestiti i dipendenti con competenze informatiche. Possiamo per esempio vedere che gli stipendi e altri incentivi sono più consistenti negli Stati Uniti per utenti con competenze informatiche sia di alto che di medio livello e possiamo ipotizzare che nei compiti regolarmente svolti si faccia un uso migliore di queste competenze. Questo deve fare riflettere. Le sfide che affronta l’Europa in merito allo sviluppo delle competenze informatiche sono sia quantitative che qualitative. Questa indicazione mette a fuoco una frattura finora sconosciuta nella catena del valore dell’Europa. I paesi con le prestazioni migliori hanno una percentuale decisamente inferiore di aziende gestite male. È opinione generale che nei paesi con le percentuali più alte di aziende gestite male la qualità dei dirigenti non sia una priorità alta. Migliorare le pratiche manageriali inciderà positivamente sulle prestazioni.

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Tra i dirigenti c’è una sorprendente mancanza di autoconsapevolezza in merito alle qualità manageriali; i dati rivelano che i dirigenti non cercano di comparare le loro pratiche manageriali con altre aziende, persino nel loro settore. Mentre il livello generale delle competenze nell’economia necessità di miglioramenti, soprattutto in quei paesi UE con bassi livelli di competenze come il Regno Unito, Grecia e Portogallo, la differenza più significativa riguarda la modalità di utilizzo dell’IT. I livelli retributivi e la produttività sono legati più direttamente al numero di compiti eseguiti con un computer che alla mera presenza di computer sul posto di lavoro o al livello di competenze di base dei dipendenti. La sfida che l’Europa affronta in merito alle competenze è anche una sfida per la gestione manageriale. Di conseguenza la nostra attenzione si deve spostare dalla facoltà di informatica alla scuola di gestione manageriale. I responsabili delle politiche farebbero bene a riflettere su questo aspetto per evitare stanziamenti impropri di risorse.

L’innovazione richiede gestione La sfida concernente la gestione manageriale è esacerbata dall’impatto culturale di apportare innovazioni nei processi aziendali. Mentre le competenze sono presenti negli individui, queste acquistano tuttavia valore quando sono applicate alle funzioni dell’azienda. In realtà, a parte i compiti usuali associati alla gestione standardizzata delle informazioni, attività innovative sono frequenti e comuni nell’uso dell’IT e richiedono flessibilità da parte dell’organizzazione e dell’individuo. Come ha detto uno stimato gruppo di analisti dell’economia e gestione dell’IT: “Non basta che le aziende colleghino semplicemente i computer o i dispositivi di telecomunicazione per ottenere qualità di servizi o aumento dell’efficienza. Occorre invece passare attraverso un processo spesso lungo e difficile di co-invenzione. I venditori IT inventano le tecnologie; non suggeriscono la loro applicazione, ma solo la attivano; gli utenti IT devono co-inventare le applicazioni. La co-invenzione, come tutte le invenzioni, ha elementi di elaborazione e di produzione. Nella fase di elaborazione, l’uso efficace dell’IT spesso comporta modifiche alle organizzazioni.”

Combinazione perfetta: i migliori talenti per le migliori imprese I talenti migliori cercano le organizzazioni migliori. Gli incentivi che spingono gli individui ad acquisire competenze dipendono dalle opportunità di lavoro

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all’interno di organizzazioni flessibili che danno valore a queste competenze. Questo rapporto tra le capacità delle organizzazioni e l’incentivazione dei singoli individui viene misurato dal rapporto tra il numero delle persone qualificate in forza e le pratiche di assunzione delle aziende. Questo significa che non solo le persone desidereranno acquisire competenze più appropriate e di livello più alto, se hanno prospettive ragionevoli di lavorare in tale organizzazione, ma le aziende che sanno sfruttare al meglio queste competenze dovrebbero essere in grado di offrire stipendi più alti e migliori incentivi per lavori innovativi. Questo emerge abbastanza chiaramente dai dati sui livelli comparativi degli stipendi. In un mercato sempre più globale i talenti europei con competenze informatiche cercheranno organizzazioni che offrono le migliori opportunità. Il pericolo reale è che queste opportunità si trovino al di là dei confini dell’Europa. Mentre perfeziona le modalità di sviluppo delle competenze informatiche, l’Europa diventa, di conseguenza, un esportatore netto di competenze digitali piuttosto che un centro regionale di innovazione di qualità; un esito negativo. Tuttavia realistico.

Dalle parole ai fatti Oggi le TIC permeano quasi tutti gli aspetti della vita. Sono inestricabilmente collegate al nostro desiderio di un’economia fiorente e competitiva, di un ambiente preservato e di una società più democratica, aperta e inclusiva. Tuttavia tale desiderio diventerà realtà solo se tutti i cittadini saranno mobilitati e responsabilizzati per guidare, partecipandovi appieno, la nuova società digitale. “Gli affari sono affari” non è un’opzione. Responsabilizzare le persone nel mondo digitale di oggi richiede molte cose fondamentali. Responsabilizzazione significa che come utenti e consumatori del nuovo ambiente online abbiamo un certo numero di diritti; significa anche che abbiamo accesso a reti a banda larga wired e wireless flessibili e affidabili. Ma soprattutto responsabilizzazione significa, in altre parole, competenze informatiche per tutti per potere trarre vantaggio dalle opportunità dell’era digitale. Considerando l’approccio olistico richiesto per responsabilizzare digitalmente in modo efficace tutti gli Europei, è necessario stabilire un programma strategico che permetta di monitorare regolarmente il progresso. Di conseguenza, sembra corretto fissare concreti obiettivi politici che ci permetteranno di verificare e valutare costantemente l’adeguatezza delle nostre azioni per il raggiungimento degli obiettivi sopra menzionati. A tale proposito l’Agenda Digitale Europea propone una serie di obiettivi di inclusione digitale come aumentare l’uso regolare di internet dal 60% al 75%

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entro il 2015 ( e dal 41% al 60% per le persone in condizioni di svantaggio) e dimezzare la percentuale di popolazione che non ha mai utilizzato internet entro il 2015 (fino al 15%). È necessario che tutti gli adulti abbiano la capacità di accedere facilmente a possibilità di formazione TIC. A tale proposito, l’azione politica proposta che permetterebbe di conseguire gli obiettivi sopra citati sarebbe la creazione di un Programma d’Azione per l’Alfabetizzazione e la Competenza Digitali. Questa iniziativa includerebbe lo sviluppo di specifiche attività di formazione per l’alfabetizzazione digitale per gruppi a rischio di esclusione, la promozione di partenariati a più livelli e incentivi a iniziative del settore privato per la formazione di tutte le persone occupate. Tutto ciò deve essere integrato in modo olistico alle iniziative intraprese nel settore dell’istruzione. Il potenziale dell’Europa è nelle competenze della sua popolazione, della sua forza lavoro e delle sue organizzazioni. Senza infrastrutture diffuse ci può essere solo un uso limitato delle TIC e, senza competenze, da questo uso può solo derivare un limitato valore economico e sociale. Se ignorata, la mancanza di competenze TIC sarà il collo di bottiglia che impedisce all’Europa di essere competitiva nell’economia globale. Per quanto concerne le sfide della produttività e del corretto stanziamento di investimenti nella tecnologia, le seguenti azioni sono fondamentali: • Maggiore attenzione alla gestione della tecnologia e all’autoconsapevolezza di buone pratiche manageriali. I manager devono essere meglio preparati per acquisire questa consapevolezza e per mettere a frutto le loro conoscenze in modo sistematico e i governi dovrebbero incoraggiare le aziende gestite male a conseguire competenze migliori. Questo comporta due aspetti: più dirigenti necessitano di istruzione universitaria e la formazione manageriale dovrebbe comprendere insegnamenti sulla natura della tecnologia e su come utilizzare al meglio personale con competenze informatiche. • I dipendenti con competenze dovrebbero essere incoraggiati a vedersi parte dell’organizzazione, a condividerne gli obiettivi e a partecipare alle sue operazioni. Troppo spesso il personale qualificato è limitato nelle sue attività a funzioni strettamente tecniche e non ha la possibilità di applicare le proprie abilità in modi innovativi che aumenterebbero la produttività. • Assicurare che il personale con competenze informatiche abbia in proporzione migliori condizioni di impiego. Stipendi e retribuzioni e, in

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particolare, le sfavorevoli differenze tra chi è qualificato e chi ha l’anzianità, ma minori competenze, disincentivano i giovani lavoratori a sforzarsi di migliorare le proprie competenze. Mentre le aziende lamentano una mancanza di offerta, non c’è in Europa in generale una richiesta di aumento dei livelli retributivi per lavoratori con competenze informatiche. • Cambiare le prospettive di carriera per individui con competenze informatiche: le TIC sono profondamente integrate nelle organizzazioni di maggiore successo. Tuttavia, il personale con competenze informatiche nelle aziende europee è raramente in grado di accedere a carriere più attraenti e ancora più raramente viene incoraggiato a farlo. • I governi devono assicurarsi che il loro uso delle competenze informatiche sia esemplare, che le funzioni dell’e-government siano di qualità e che i loro investimenti in esperimenti e modelli di buone pratiche possano incidere sulle pratiche organizzative in modo più diffuso nell’economia. • Assicurare che le competenze di base siano di qualità comparabile sui mercati del lavoro, affinché i datori di lavoro possano capire meglio quali capacità abbia un candidato per una determinata posizione. Sarà anche un vantaggio per i dipendenti capire meglio quali sono le aspettative sul lavoro tramite certificazioni condivise e descrizioni delle mansioni. • La crescita della produttività tramite le competenze informatiche avviene in due forme di base: tramite la flessibilità ad adattarsi a nuove pratiche in modo rapido ed economico e tramite l’innovazione. Il futuro programma per lo sviluppo delle competenze informatiche dovrebbe concentrarsi su queste abilità e instillare entusiasmo per queste abilità nell’insegnamento, nel servizio amministrativo e nei programmi di sensibilizzazione pubblica. I fatti e le implicazioni sono chiari. Responsabili delle politiche, industria, università, esperti di risorse umane e manager sono fortemente invitati a prestare attenzione a questi consigli operativi.

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Capitolo 3: Verso una funzione IT basata sul valore La funzione IT è un collegamento critico tra l’industria IT e le altre imprese che serve ed è una fonte vitale di innovazione. Operando come base dell’attività aziendale la funzione IT crea un collegamento e una piattaforma di supporto nella catena del valore delle organizzazioni. Aiuta le organizzazioni a unire persone, processi e tecnologie per automatizzare le procedure aziendali e per produrre soluzioni che permettono alle aziende e agli utenti di conseguire prestazioni efficienti e innovative. In definitiva il ruolo della funzione IT è convertire gli investimenti del settore sotto forma di persone, processi e tecnologie in valore commerciale con l’aiuto di utenti digitalmente alfabetizzati. Un euro speso per la funzione IT dovrebbe rendere più di un euro in valore commerciale. Ma è così? E sappiamo come misurarlo? Parlando in generale, la funzione IT sta cercando di rispondere a queste domande. I CIO ( Chief Information Officer - responsabili della gestione dell’ informazione) in molte organizzazioni sono incapaci di misurare e di definire in modo accurato il valore commerciale prodotto dall’IT. Questo è spesso descritto come Paradosso della Produttività dell’IT, che è stato così definito da Robert Solow: “Vedo computer ovunque tranne che nelle statistiche sulla produttività”. Questo è motivo di frustrazione per i dirigenti aziendali e crea sfiducia tra il consiglio di amministrazione e la funzione IT. In alcuni casi questo porta a relegare la funzione IT alla posizione di fornitore operativo invece di considerarla come partner strategico. Se la funzione IT riesce ad affrontare questo problema con successo, allora c’è la possibilità di farla uscire dal retrobottega e portarla in consiglio di amministrazione. Oltre alla scadente percezione della funzione IT all’interno delle aziende, in modo altrettanto allarmante, le professioni del settore IT sono spesso avvertite in modo negativo. Commentatori del mondo dell’industria spesso lamentano le scarse opportunità di avanzamento professionale, l’immagine negativa, l’attenzione miope alla tecnologia, la crescente commercializzazione e la decrescente importanza strategica dell’IT nelle aziende. Dato tale scenario, è facile capire perché in Europa c’è un numero insufficiente di studenti nel settore delle tecnologie dell’informazione.

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Tuttavia, secondo la legge di Moore, l’IT è oggi forse la risorsa aziendale più valida disponibile per l’industria e per le organizzazioni. Le conseguenze della scarsa reputazione dell’IT sia nelle organizzazioni che nella società sono evidenti: numeri insufficienti di individui con competenze adeguate entrano e restano nella professione e le imprese europee faticano a trarre vantaggio dalla capacità innovativa dell’IT. A sua volta, questo incide negativamente sulla competitività dell’Europa sulla scena globale. Un circolo vizioso entra in gioco. L’incapacità dell’IT a dimostrare valore commerciale è di ostacolo alla sua importanza strategica nelle organizzazioni e perciò al livello degli investimenti che riceve. Meno se ne percepisce l’importanza, meno denaro viene investito, meno opportunità professionali emergono. Questo a sua volta incide sul numero di individui che desiderano intraprendere una carriera in quest’area, il che in definitiva restringe il bacino di competenze dal quale le aziende possono attingere per creare un aumento di valore. Tuttavia la situazione non è del tutto negativa. Alcune importanti aziende europee adottano l’IT in tutti i settori delle loro imprese. Questo capitolo illustrerà parecchi esempi e prenderà anche in considerazione l’insieme di pratiche e competenze richieste per favorire il successo. A fine capitolo identificheremo le raccomandazioni e le azioni che si dovrebbero intraprendere per accelerare questo processo nel più ampio panorama europeo.

L’IT è importante? Martin Curley, direttore di Intel Labs Europa e co-direttore dell’Innovation Value Institute (IVI), riconosce la sfida e dice: “Oggi l’IT sta emergendo come una delle forze più importanti che modificano il mondo delle imprese e la società. Sempre più rileviamo che la legge di Moore entra in collisione con tutti i tipi di impresa, creando grandi opportunità imprenditoriali e aziendali ma anche sfide. ” Sebbene la tecnologia, secondo la legge di Moore, avanzi a un passo molto veloce, le pratiche per gestire e implementare l’IT sembrano ristagnare in modo significativo. Questo è testimoniato dalle preoccupazioni regolarmente espresse da molti CEO oltre che da documenti spesso citati che cercano di affrontare la domanda “L’IT è importante?” Emerge chiaramente la necessità di comunicare meglio qual è il rapporto tra investimenti nell’IT e risultati commerciali.

CAPITOLO 3: VERSO UNA FUNZIONE IT BASATA SUL VALORE

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Una spirale discendente L’Innovation Value Institute ha rilevato che in molte aziende i reparti IT danno prestazioni inferiori al mercato e la gestione aziendale non è propensa a finanziare l’innovazione. In tali organizzazioni l’obiettivo della funzione IT è interamente operativo e non si riconosce il potenziale delle nuove tecnologie. Per esempio, in imprese di questo tipo il solo obiettivo di introdurre il cloud computing è percepito come la capacità di gestire meglio normali operazioni IT e non si comprende la sua potenzialità di creare innovazione. Per affrontare questa situazione e arrestare il declino strategico dell’IT, i CIO devono dimostrare meglio il valore potenziale dell’IT. Hanno inoltre bisogno di individui con il giusto insieme di competenze e conoscenze per realizzare questo obiettivo.

Affrontare l’errata percezione dell’IT Avere un’offerta di individui con le competenze adeguate è fondamentale per trovare le persone giuste. Questa è una sfida nel panorama industriale di oggi. Tra i giovani è a volte diffusa la percezione che le persone con competenze IT lavorino esclusivamente in aziende IT. In realtà meno del 50% di tutti i lavoratori IT è impiegato nell’industria del settore. La maggior parte è impiegata nelle funzioni IT di organizzazioni indirizzate a utenti finali. Un’altra idea sbagliata è che una professione nel settore IT debba essere orientata alla tecnologia. Quando si guarda all’IT in senso lato, sempre meno persone sono tecnologi puri. La tendenza è verso un insieme di tecnologia e altre competenze aziendali. Detto semplicemente, l’attenzione su “solo tecnologia” sta calando. La realtà suggerisce che le principali organizzazioni hanno maggiori capacità di introdurre innovazioni quando impresa e IT si fondono. L’IT permette l’innovazione e il suo potenziale come fonte di vantaggio competitivo si attua al meglio quando si combina con l’innovazione aziendale piuttosto che in isolamento. Per facilitare tale innovazione, c’è una crescente necessità di individui che abbiano competenze IT e imprenditoriali. Attualmente l’offerta di questi individui non soddisfa la domanda dell’industria e opportunità e competitività vanno perdute. Questo incide a lungo termine sull’economia e sul benessere della società. Recenti studi hanno rilevato un calo nel numero degli studenti che intraprendono corsi di informatica; inoltre nella percezione comune gli studenti IT sono l’unica fonte potenziale di individui con competenze

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informatiche. Occorre invertire questa tendenza. Il ruolo dell’IT nelle principali organizzazioni europee si sta evolvendo rapidamente; l’importanza di non-tecnologi è sempre più rilevante. Inoltre, poiché le più nuove tecnologie come il Cloud computing facilitano la democratizzazione dell’IT, si prevede che l’abilità dei singoli di sfruttare l’IT nell’azienda crescerà fortemente nei prossimi anni. Per esempio, la crescente raffinatezza e la facilità d’uso di piattaforme come servizio agevolerà la costruzione di innovative soluzioni IT al di fuori del tradizionale ambiente IT. Questo richiede tuttavia individui qualificati con un insieme di competenze IT e imprenditoriali. Un importante divario da affrontare è quello tra IT e formazione manageriale relazionata all’innovazione informatica, che dovrebbe essere parte dei programmi di Master in Business Administration (MBA) nelle principali scuole di direzione aziendale.

L’importanza dell’IT Michael Gorriz, Presidente di EuroCIO, l’Associazione Europea dei CIO, e CIO della Daimler spiega: “Nelle organizzazioni più grandi l’IT e la Gestione dell’Informazione giocano un ruolo sempre più importante. Forse questa realtà non è ben compresa nel mondo esterno. Le grandi organizzazioni cesserebbero di funzionare se i loro sistemi IT si guastassero. Un’interruzione prolungata porterebbe al fallimento dell’impresa. Nelle larghe organizzazioni le conseguenze nei confronti di altre parti in causa sarebbero enormi.” Michael Gorriz dipinge un quadro positivo di come l’IT potrebbe essere usato in modo innovativo presso la Daimler: “La Daimler non è un’azienda diversa a tale proposito. L’IT è una parte integrante dell’intera struttura organizzativa. L’IT è presente in tutti i processi aziendali primari e secondari. Ben prima che il primo pezzo di metallo sia usato, una nuova Mercedes-Benz ha già percorso milioni di chilometri di test sul computer. Le nostre macchine sono progettate, costruite e sviluppate tridimensionalmente sul computer. Questo comprende i crash test e le prove di resistenza oltre alle simulazioni di guida. Solo attraverso queste simulazioni possiamo prevedere il comportamento di un nuovo modello.” La stessa procedura si ripete per la linea di produzione della MercedsBenz; tutto è modellato in 3D. Di conseguenza modifiche non pianificate in fase di costruzione sono rare. L’IT è presente nella distribuzione, nel riciclaggio, nella gestione di parti di ricambio, nel commercio, nel marketing, nell’assistenza ai clienti e nei servizi post-vendita. In realtà, l’IT è il fattore determinante dell’efficienza di un’impresa. Sempre più clienti

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personalizzano le proprie vetture e richiedono quotazioni e organizzano collaudi online. Quindi le competenze informatiche sono fondamentali per l’efficienza operativa. Sempre più le competenze informatiche saranno cruciali per l’innovazione, dato che l’IT sarà ciò che fa la vera differenza rispetto a nuovi prodotti e servizi. Ugualmente a Intel, la tecnologia dell’informazione è il sistema nervoso dell’azienda e sta diventando il sistema muscolare, poiché i sistemi automatizzati IT permettono alle fabbriche Intel in tutto il mondo di produrre e spedire più di un miliardo di pezzi di alta qualità e tecnologia all’anno. Il ritmo dell’innovazione in imprese come Intel, dove l’intero portafoglio di prodotti è reinventato quasi su base annuale, è possibile grazie all’IT. Equipe di progettazione in tutto il mondo connesse tramite l’IT contribuiscono ad aiutare Intel e le aziende di tutti i settori dell’economia a produrre continue innovazioni. La Daimler offre un altro buon esempio di IT come facilitatore di innovazione imprenditoriale. Con car2go viene ridefinito il trasporto individuale nelle aree urbane. Per la prima volta i clienti possono noleggiare automobili ‘Smart Fortwo’ ovunque in città, ad ogni ora del giorno e per interessanti tariffe al minuto. Tramite cellulare o internet, le automobili disponibili possono essere localizzate, noleggiate, anche per un solo viaggio di andata, o prenotate in anticipo. La tecnologia dei cellulari integrata da un IT d’avanguardia permette che si effettui un’unica e semplice operazione di noleggio con grande facilità. In questo caso innovative soluzioni IT sono l’elemento chiave di un intero nuovo concetto di mobilità e di un importante corrispondente piano aziendale. L’organizzazione IT di Intel assieme a Intel Corporate Affairs Group ha creato una piattaforma globale per trasmettere ricchi contenuti multimediali per l’insegnamento delle scienze e della matematica ai bambini di tutto il mondo. L’organizzazione IT non solo ha creato una ricca piattaforma (www.skool.com) che serve oltre ventisette paesi nel mondo in più lingue, ma ha anche creato un modello aziendale unico basato su un partenariato pubblico/privato per assicurare la sostenibilità della piattaforma. La prima introduzione della fotografia digitale nel parchi a temi di Disney, inizialmente ostacolata dall’azienda, è un altro esempio di come l’organizzazione IT possa precorrere i tempi e aiutare un’impresa non solo a sopravvivere ma anche a prosperare. Usare la fotografia digitale nei

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parchi a tema ha dato a Disney l’opportunità di moltiplicare gli introiti degli ingressi al parco e di migliorare l’esperienza dei visitatori. Venire a conoscenza di questi usi innovativi dell’IT è fonte di incoraggiamento e ispirazione. Tuttavia Daimler, Intel e Disney non sono i soli a sfruttare l’IT nelle rispettive organizzazioni per produrre valore commerciale e creare innovazione. Altre importanti organizzazioni in Europa stanno adottando simili strategie, ma tutte devono affrontare la grave mancanza di individui con le competenze adeguate.

Le competenze informatiche nelle aziende indirizzate all’utente finale Come vengono dunque viste le competenze informatiche da un’organizzazione basata sull’IT come la Daimler? Michael Gorriz spiega: “Abbiamo tre categorie di persone che lavorano con l’IT. Innanzitutto abbiamo quelli che chiamiamo tradizionalmente i professionisti IT che lavorano per il reparto IT. Nel caso della Daimler sono il 2% della forza lavoro. In altre organizzazioni vediamo numeri più alti, fino e oltre il 10% nei servizi finanziari. Poi c’è un gruppo più ampio che sono gli utilizzatori ‘forti’ dei sistemi IT. Queste sono persone che lavorano per esempio nell’ingegneria, logistica, finanza e amministrazione. Tutti questi usano l’IT come parte essenziale del loro lavoro. Il gruppo finale è formato da chiunque usa sistemi IT standard come intranet, le e-mail, sistemi di supporto e di informazione. Necessitano di competenze informatiche generali o di formazione speciale per i sistemi che usano. È chiaro che in tutti i settori dell’organizzazione c’è oggi l’esigenza di avere dipendenti con competenze informatiche avanzate.” Per i professionisti IT sono state concordate definizioni comuni delle competenze informatiche da partenariati plurilaterali in Europa. Programmi master sono in fase di elaborazione. Tuttavia per stabilire un modello di competenze informatiche, è necessario che più aziende e istituti d’istruzione siano coinvolti e lo supportino. Sfortunatamente, in tutte le tre categorie, emerge una carenza di persone, o per essere precisi, una carenza di persone con le giuste competenze informatiche. Naturalmente tutti i giovani sanno giocare ai video giochi o usare gli strumenti del social networking. Tuttavia molti giovani sono messi alla prova quando devono far funzionare un sistema IT standard, una volta assunti nella forza lavoro.

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Di conseguenza la promozione e l’uso di una certificazione attestante il livello di ingresso come la Patente Europea del Computer (ECDL) sarebbero un grosso passo in avanti. Sarebbe un vantaggio per gli studenti, le organizzazioni e la società in generale, se tutti acquisissero competenze informatiche di base. Oltre alla videoscrittura e all’uso di fogli elettronici, dovremmo prendere in considerazione l’inclusione di conoscenze di base sull’uso di sistemi per l’amministrazione di impresa. Questo aiuterebbe a migliorare sia la professionalità che la mobilità del lavoro. Per i professionisti IT rileviamo numerosi problemi. Innanzitutto c’è carenza di persone che studiano informatica, gestione dell’informazione e studi relativi (ci aspettiamo una percentuale del 10-15% in base allo scenario economico del 2015). Inoltre notiamo che in altre materie viene data scarsa attenzione all’IT. In tutti i settori, la conoscenza IT è richiesta per lavorare professionalmente, soprattutto dove c’è innovazione. Questo evidenzia uno sfasamento tra ciò che è trasmesso dagli istituti di istruzione e ciò che è richiesto dai datori di lavoro. Sebbene le università promuovano in molti modi le competenze informatiche, dobbiamo assicurare che i programmi mantengano il passo con la rapida evoluzione dell’ambiente IT. I social network e il Cloud computing sono apparsi di recente, ma stanno già influenzando la nostra vita in modo significativo. Dobbiamo includere le competenze informatiche nel nostro programma di Apprendimento Permanente. Una grande organizzazione come la Daimler ha il vantaggio di collaborare direttamente con le università. Istituire corsi di formazione per i dipendenti è un modo per affrontare le sfide che la Daimler si trova davanti, anche se l’azienda crede che ci sia molto di più da fare. “Abbiamo bisogno che la società fornisca lavoratori con le necessarie competenze informatiche sia che siano utenti avanzati o professionisti IT” sottolinea Michael Gorriz. “Non si tratta solo della richiesta di una grande impresa, ma è un prerequisito per migrare verso una società basata sulla conoscenza.” C’è anche un problema concernente la ricerca sui sistemi di informazione. Molta ricerca sui sistemi di informazione è condotta all’università; i dipartimenti interessati vengono dalla prospettiva delle scienze comportamentali. Per quanto questa ricerca sia preziosa, non è sufficiente. La Scienza della Progettazione sta ora emergendo come un paradigma di ricerca che può fornire nuovi strumenti per aiutare manager IT e dirigenti

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amministrativi a gestire e creare il valore prodotto dall’IT in modo più sistematico. L’Innovation Value Institute basa la sua principale attività di ricerca sulla scienza della progettazione e crea strumenti e programmi di formazione per manager IT. Un aspetto unico di questa attività di ricerca è che vede il contributo di manager IT di numerose aziende che mettono in comune le proprie conoscenze per promuovere la professione del manager IT. Questa conoscenza condivisa è codificata e racchiusa in un quadro di riferimento vivente e un archivio chiamato IT Capability Maturity Framework (IT-CMF). Grazie alla natura partecipata dell’archivio di conoscenze, le offerte formative sono rese in modo spontaneo dall’archivio per fornire istruzione e formazione al passo con il sempre più rapido cambiamento della tecnologia. Il sovrapporsi dei confini tra università e industria è una tendenza che vedrà nei prossimi anni ulteriori progressi, poiché facilita l’allineamento tra le richieste dell’industria e i risultati della ricerca informatica condotta in università con l’obiettivo di offrire ai professionisti IT le competenze rilevanti per produrre maggiore valore commerciale.

e-Competenza Oltre alla carenza di competenze precedentemente discussa, ci sono anche sempre più prove della mancanza di allineamento tra ciò che offre l’istruzione e le richieste dell’industria. Inoltre la mancanza di maturità della professione IT significa che non è possibile mettere a confronto a livello organizzativo, tanto meno a livello europeo, le differenti competenze IT e le relative conoscenze dei professionisti IT. Questa situazione non è sostenibile. I rischi per la società derivati da differenti interpretazioni delle competenze IT stanno aumentando, poiché l’IT pervade sempre più tutti gli aspetti della vita moderna. Un passo chiave per contrastare questa situazione è l’introduzione di un quadro di riferimento che definisca in modo coerente le competenze informatiche in Europa. Questo permetterà a scuole, istituti per l’istruzione terziaria, datori di lavoro, dipendenti, enti di formazione e agenzie per il lavoro di operare in modo più stretto. Adottando questo approccio, le organizzazioni possono definire i profili professionali in base alle competenze IT richieste. I professionisti potranno definire se stessi secondo le competenze IT possedute. Infine gli educatori potranno essere trasparenti nel declinare le competenze offerte dai vari corsi, facilitando la formazione e la pianificazione della carriera personale. Le versioni iniziali del Quadro Europeo di Riferimento delle Competenze Informatiche (eCF) hanno dimostrato la loro potenzialità ad agire come la stele di Rosetta delle competenze digitali in Europa. La comprensione

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di descrittori chiari da parte delle organizzazioni nei diversi paesi faciliterà la mobilità dei professionisti. Per sviluppare appieno il suo potenziale, è necessario che tutti i principali soggetti interessati, industria (sia IT sia organizzazioni utilizzatrici), istituti di istruzione (pubblici e privati) e governi (europei, nazionali e locali) lo adottino urgentemente. Ulteriori azioni in questa area assumono carattere di priorità. Senza questa coerenza, è probabile che emergeranno modelli organizzativi, locali, nazionali ed europei senza possibilità di allineamento che ostacoleranno, di conseguenza, la mobilità e l’avanzamento professionale dei lavoratori in Europa. Il recente progetto di ricerca promosso da DG Industria e Impresa sulla Professionalità TIC e condotto dall’IVI e dal Consiglio delle Società Europee delle Professioni Informatiche ha approvato l’adozione dell’eCF. Ha anche raccomandato di collegare competenze individuali e capacità organizzative, tematica trattata nella prossima sessione.

Innovazione e valore Valore e costo sono naturalmente due concetti differenti. Come ha detto Oscar Wilde: “Un cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente.” Molti CIO avranno qualcuno in mente quando pensano a questa citazione. C’è un’enorme attenzione al costo rispetto all’IT. Non è collegato all’attuale situazione economica, poiché è un fenomeno costante. Occorre spostare l’attenzione più verso il valore affinché il business goda dei benefici prodotti dall’innovazione alimentata dall’IT. Creare un’innovazione resa possibile dall’IT non dipende solo dalle competenze informatiche; occorre risolvere un problema più ampio e più complesso. La soluzione deve includere persone, procedimenti e tecnologie. Questo significa che CIO e CEO devono avere una visione più ampia valutando la complessiva capacità organizzativa dell’IT e non solo l’insieme delle competenze del singolo dipendente. Comprendere la maturità di un’organizzazione in questo senso fornisce idee su quali strategie e tattiche si possano implementare al fine di aumentare il valore commerciale IT prodotto dalle risorse umane, tecniche e operative di un’organizzazione. Quadri di riferimento delle capacità IT possono essere usati per identificare lacune nelle capacità organizzative IT. Un possibile risultato di questo processo di valutazione può identificare l’esigenza di sviluppare migliori e più specifiche competenze da conseguire tramite una formazione mirata ai dipendenti o attività di assunzione/esternalizzazione. In questo modo

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i quadri di riferimento delle capacità IT e delle competenze TIC si possono perfettamente integrare permettendo di accrescere il valore commerciale di un’organizzazione. Per questo motivo, c’è una forte relazione simbiotica tra i quadri di riferimento delle capacità organizzative, come l’IT-CMF e i quadri di riferimento delle competenze individuali come l’e-CF.

Nuove responsabilità La funzione IT è in un momento importante. La convergenza di importanti tendenze industriali come il Cloud computing, la democratizzazione dell’IT e l’innovazione dei servizi stanno incidendo sul ruolo del CIO. Saranno necessari cambiamenti significativi, se questo ruolo deve mantenere la sua validità nelle imprese di domani. Indipendentemente dal livello di maturità dell’organizzazione, il ruolo centrale dell’IT nelle organizzazioni significa che l’attenzione del CIO deve essere rivolta in prima istanza a stabilire una base di unanime conformità alle norme e di effettiva trasmissione del servizio. Senza l’abilità di fornire livelli regolari di servizio, il CIO non riuscirà ad aumentare la catena del valore. Tuttavia è probabile che cambi significativamente il modo in cui il CIO gestisce la capacità operativa di base dell’IT (cioè “mantenere la continuità”), mentre ci si avvia verso un modello di utilità cloud computing. Al fine di fornire questo servizio sarà sempre più privilegiata la gestione di rapporti con terze parti piuttosto che la gestione delle risorse interne. In realtà è probabile che molte organizzazioni adotteranno un modello Cloud ibrido, mantenendo capacità di approvvigionamento interne per le procedure e le attività più delicate e utilizzando un ecosistema di fornitori esterni per procedure commerciali rivolte alla clientela. Gestire questa transizione richiederà cambiamenti alle competenze sia dei Cio che dei professionisti IT operativi nella funzione IT. Col tempo, poiché crescenti livelli di responsabilità riguardanti l’IT gestionale saranno affidati a fornitori esterni, è probabile che i CIO presteranno sempre più attenzione ad attività IT a valore aggiunto, utilizzando l’IT come leva per facilitare l’innovazione nell’organizzazione. Tuttavia è probabile che il modo in cui tale innovazione sarà creata, trasmessa e gestita cambierà in modo significativo. Per esempio, invece dell’innovazione basata sull’IT e originata prevalentemente al suo interno, la crescente raffinatezza e facilità d’uso di soluzioni quali piattaforme come servizi faciliteranno la progettazione e la costruzione di soluzioni fuori della funzione IT. Per assicurare coerenza, qualità e coesione e per interagire con i sistemi IT dell’attività principale, i CIO devono lavorare per incoraggiare e gestire lo sviluppo di queste soluzioni nell’impresa. Questo

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richiederà un significativo cambiamento del ruolo dei CIO. Si stima che al momento per ogni professionista IT ci siano quattro programmatori per utente finale. Finora il compito della maggior parte dei CIO è stato controllare e limitare i danni potenziali degli utenti finali. Mentre emerge la potenza delle nuove piattaforme, il ruolo del CIO deve evolversi per includere e capitalizzare questo potenziale bacino di risorse, poiché la loro prossimità all’impresa e il loro numero indicano che rappresentano una grande opportunità per nuove fonti di innovazione. Chiaramente questo richiederà un cambiamento delle competenze informatiche dei CIO, dei professionisti IT e di questi “programmatori utenti finali”. Ancora più chiaramente, è probabile che aumenti la richiesta di “pensatori duali”, coloro che uniscono lT e competenza aziendale. In questa evoluzione sul posto di lavoro, chi fornisce istruzione gioca un ruolo importante nell’assicurare che l’insegnamento impartito alla prossima generazione cambi in modo adeguato, se ci deve essere una consona offerta di individui con le competenze idonee a soddisfare questa crescente domanda. La sfida sta nell’affrontare come insegnare agli studenti IT e fornire al tempo stesso competenze informatiche rilevanti agli studenti non-IT. Senza questi cambiamenti, le imprese europee, grandi e piccole, non riusciranno a capitalizzare il potenziale innovativo di queste tecnologie, diminuendo la capacità dell’Europa di competere come un’economia globale basata sulla conoscenza.

Il CIO è fondamentale Il CIO riveste un ruolo centrale nel realizzare i necessari cambiamenti all’interno dell’organizzazione che è un ambiente impegnativo. L’IT non sempre riceve il riconoscimento necessario a livello di consiglio di amministrazione per il suo potenziale contributo, spesso a causa di una mancanza di comprensione dell’IT tra i suoi membri. Allo stesso modo, c’è spesso a livello esecutivo attenzione particolare nel ridurre i costi dell’IT invece di promuovere l’innovazione basata sull’IT. Questo si spiega spesso con l’incapacità della gestione IT di comunicare il valore trasmesso dall’IT. Il tutto è esacerbato dalla mancanza di competenze aziendali nella gestione dell’equipe IT. Il potenziale contributo dell’IT non è spesso compreso in consiglio di amministrazione a causa della mancanza di familiarità con le nuove tecnologie. Da un lato i CIO hanno l’arduo compito di istruire i membri del consiglio di amministrazione, in molti casi poco informati sull’IT, per fare loro comprendere il valore che l’IT potrebbe avere per la loro azienda. I Direttori Finanziari possono imparare che tagliare i costi non

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è la soluzione per sviluppare un innovativo reparto IT. D’altro lato, nei prossimi anni (nonostante l’enorme carenza di persone con le competenze giuste) i CIO devono mostrare il valore aggiunto dell’IT per rivitalizzare gli affari. Sembra che la comunità dei CIO comprenda questo segnale e abbia iniziato a mettere in atto iniziative mirate ad affrontare questa situazione. Per esempio, l’IVI (che comprende molti importanti imprese del settore IT e non) ha sviluppato un quadro di riferimento e un programma educativo per aiutare la gestione IT a dimostrare il valore fornito dall’IT. Oltre 500 dirigenti IT a livello internazionale hanno partecipato a questa formazione ed è operativo un nuovo programma master di gestione IT. In parallelo, l’Associazione Europea dei CIO ha iniziato a sviluppare un proprio programma educativo, dirittamente incentrato sulle esigenze della domanda, cercando di coprire alcuni dei più urgenti posti vacanti in numerose funzioni chiave. Un primo gruppo di studenti ha già iniziato a partecipare all’iniziativa e la comunità dei CIO è riuscita a convincere molte prestigiose scuole di direzione aziendale e università tecniche europee a collaborare per l’attuazione di questo programma. Una delle parti più interessanti del programma è che gli studenti possono partecipare in uno qualsiasi degli istituti d’istruzione coinvolti nei differenti paesi, ma tutti riceveranno un’unica certificazione comune. È già stata presa la decisione di allineare il corso al e-CF per arrivare a quelli che potrebbero essere i primi esami con certificazione e-CF in Europa. Mentre queste iniziative riflettono passi importanti per migliorare la gestione IT, tuttavia non porteranno probabilmente a un significativo aumento del numero di studenti IT o faranno comprendere meglio ad altre professioni l’importanza dell’IT. Sono necessarie altre azioni per raggiungere una soluzione che sia soddisfacente per l’Europa.

Raccomandazioni L’Associazione Europea dei CIO e l’Innovation Value Institute raccomandano quanto segue: Aumentare l’adozione del Quadro di Riferimento delle Competenze Informatiche. L’e-CF (e i relativi profili professionali TIC) dovrebbe essere promosso nell’industria IT e nelle imprese utilizzatrici di IT, così come nelle PMI e nei governi. Più estesa è l’adozione dell’e-CF, maggiore è la possibilità di standardizzare competenze, profili professionali e didattica, supportando in questo modo la professionalità dell’IT. Parallelamente, assieme ai

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principali soggetti che impiegano lavoratori IT si dovrebbe procedere a un’ulteriore ridefinizione dei profili professionali TIC. Si dovrebbero aggiornare le linee guida dei programmi di informatica e si dovrebbero supportare gli istituti di istruzione in Europa per creare programmi didattici e formativi in linea con l’e-CF. È importante per promuovere una piattaforma educativa condivisa per le persone occupate nel settore IT. Attualmente è difficile per i datori di lavoro e anche per i professionisti comprendere i risultati ottenuti nei corsi svolti in vari paesi. A questo proposito essere in linea con le-CF faciliterebbe la trasparenza. Migliorare l’educazione informatica per i professionisti non IT. L’IT gioca un ruolo vitale in quasi ogni professione e comprendere i sistemi IT nei rispettivi ambiti è essenziale per utilizzarli in modo efficiente. Tuttavia gli istituti d’istruzione, in molti casi, non offrono programmi in linea con le esigenze dell’industria e occorre ulteriore lavoro per assicurarsi che agli studenti venga insegnato come si applica l’IT alle rispettive professioni, quali sistemi sono disponibili e come intervenire affinché la funzione IT migliori i sistemi. Oggigiorno l’IT è una componente così importante in così tante professioni che agli studenti si devono trasmettere rilevanti competenze informatiche per permettere la rapida integrazione sul posto di lavoro. È probabile che la transizione verso il cloud computing rafforzi ancora di più l’importanza di questa tendenza, dal momento oltretutto che i programmatori utenti finali comprendono la piena potenzialità delle nuove tecnologie emergenti (p.es. tramite piattaforme come ambienti di servizio). Sviluppare collegamenti più stretti tra industria e istruzione. Scuola e industria devono collaborare a più stretto contatto. In quest’area sono già stati intrapresi passi significativi, ma ci sono ancora molti punti deboli. Per esempio, l’Innovation Value Institute ha adottato un approccio aperto all’innovazione costruendo un archivio vivente di conoscenze e programmi integrati, basato sul continuo coinvolgimento e apporto di varie aziende, università e agenzie governative. Allo stesso modo, i programmi didattici sviluppati dall’Associazione Europea dei CIO vedono nelle commissioni incaricate della loro stesura la partecipazione di CIO e di altri rappresentanti dell’industria per assicurare che questi programmi riflettano le esigenze dell’industria. Purtroppo questa non è una pratica molto comune. Luminari del settore IT sono raramente accettati presso prestigiose università come professori IT o consultati per la progettazione dei programmi di studio. Questo è in contrasto con quanto avviene per esempio nelle professioni giuridiche, mediche o ingegneristiche, dove esperti dell’industria sono invitati ad assumere questi ruoli. Queste professioni potrebbero beneficiare ancora di più dal coinvolgimento di

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importanti esperti IT nei loro programmi di studio al fine di facilitare lo sviluppo di rilevanti competenze informatiche. Migliorare le relazioni tra l’esecutivo e la funzione IT. Molte organizzazioni soffrono di relazioni scadenti tra la funzione IT e la direzione aziendale. Questo ostacola la produttività e l’innovazione, ma è anche fonte di rischio (per esempio se la direzione aziendale crea dei precedenti nel supportare il più recente gadget tecnologico nella rete interna). Raccomandazioni politiche e iniziative simili indirizzate ai senior manager, intraprese o supportate dalla Commissione Europea, possono favorire una maggiore consapevolezza e comprensione dell’importanza dell’IT nel fornire valore e innovazione. Il ruolo potenziale dell’IT è cambiato notevolmente, ma i senior manager in alcune organizzazioni concentrano ancora la propria attenzione sulla produttività e sui costi dell’IT piuttosto che sulla sua potenzialità di generare innovazione. Il supporto della Commissione in quest’area potrebbe far sì che i senior manager meglio comprendano il ruolo sempre più importante dell’IT nelle imprese europee. Queste comunicazioni politiche possono anche affrontare altri temi chiave come l’information governance, l’analisi strategica dell’ambiente IT e il rapporto consiglio d’amministrazione IT, portando in questo modo l’attenzione dei senior manager su queste problematiche che stanno diventando sempre più importanti per tutte le imprese, non solo quelle del settore IT. Promuovere l’IT tra i giovani. Il livello di interesse per i corsi IT nelle scuole sta calando. Si tratta di una tendenza allarmante che deve essere fermata. È anche necessario rendere i giovani consapevoli del crescente ruolo dell’IT in tutte le industrie, non solo quelle del settore IT. Recenti attività condotte dalla comunità dei CIO nelle scuole ha rilevato idee sbagliate sul ruolo giocato dall’IT. Senza una comprensione accurata delle numerose e varie opportunità professionali disponibili nel settore IT, il livello di interesse dei giovani continuerà a calare, ponendo una seria minaccia alla capacità competitiva dell’Europa nel lungo termine. Per determinare un cambiamento efficace, gli sforzi si dovrebbero incentrare sulle scuole secondarie e possibilmente anche sulle primarie. L’iniziativa European e-Skills Week gioca già un ruolo cruciale nel modificare le percezioni. Ulteriori azioni coordinate tra industria, governi e istituti di istruzione potrebbero sviluppare questo lavoro e supportare gli obiettivi chiave dell’Agenda Digitale per l’Europa. Dal punto di vista dell’industria TIC, significativi passi positivi sono già stati intrapresi dalla Commissione Europea. C’è forte supporto per queste iniziative. Il settore TIC riconosce l’importanza di continuare e rafforzare

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queste iniziative nel tempo, considerando in particolare il valore potenziale che ne deriverà all’industria. Il compito di coordinare e mobilitare industria, governi e mondo dell’istruzione è un aspetto significativo da affrontare ed è qui che i soggetti interessati devono assumersi le proprie responsabilità. Le ricerche rilevano una carenza di professionisti IT del 10%-15% nel 2015 e un crescente disinteresse per l’informatica tra i giovani. Considerando il crescente sfasamento tra insegnamento IT e pratica e la carenza di competenze informatiche nelle professioni non IT, è evidente che l’entità del problema che l’Europa deve affrontare è enorme. Considerato il ruolo dell’IT nell’innovazione aziendale, l’invito ad azioni collaborative e coordinate sulle competenze informatiche è chiaro. Se dobbiamo prevenire un’ulteriore perdita della competitività economica europea, tutti i soggetti interessati devono prendere a cuore l’invito ad agire e ad agire ora.

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Capitolo 4: Liberare il potenziale delle donne “Dimenticate la Cina, l’India e internet: la crescita economica è guidata dalle donne.” The Economist, 15 Aprile 2006 Secondo il memorandum esplicativo dell’Unione Europea sull’invecchiamento della forza lavoro, “dal 2012 la popolazione europea in età da lavoro comincerà a diminuire, mentre la popolazione oltre i sessanta continuerà a crescere di circa due milioni all’anno, in base a uno scenario che tiene in considerazione probabili aumenti dei tassi di immigrazione e natalità”. Saranno necessarie più persone con molteplici competenze per soddisfare le esigenze dell’industria, poiché un’inferiore forza lavoro dovrà ricoprire la stessa quantità di posizioni e il solo modo coerente per farlo sarà attraverso un uso efficiente delle TIC. Occorre tuttavia porre domande importanti: dove sono le donne? Quali compiti svolgono? Quale sarà il loro futuro ruolo nelle TIC? Questo capitolo presenterà alcuni fatti chiave, analizzerà i dati e chiarirà perché è ora di indirizzare il mondo verso l’uguaglianza di genere. A conclusione del capitolo saranno presentate alcune raccomandazioni sul modo migliore per assicurare che le donne siano coinvolte e che il valore del loro contributo sia pienamente riconosciuto nell’economia digitale.

Statistiche, progetti e iniziative Le statistiche rivelano che il divario di genere inizia presto nel sistema di insegnamento delle TIC. Cresce a livello di scuola secondaria superiore ed è ancora più pronunciato nell’istruzione universitaria per continuare nella forza lavoro professionale. Il primo studio comprensivo riguardante gli interessi, gli atteggiamenti, i valori, i progetti e le percezioni dei giovani come discenti in merito a scienze e tecnologia, che ha fatto luce su importanti fattori relativi all’apprendimento di queste discipline, è stato condotto nel 2003-2006 dal Centro Norvegese per l’Educazione Scientifica presso l’Università di Oslo in Norvegia. ROSE – The Relevance of Science Education (L’importanza dell’educazione scientifica) - dati raccolti da oltre 40.000 studenti di quindici anni in quaranta paesi.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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L’importanza dell’educazione scientifica Turchia Grecia Portogallo Spagna Polonia Repubblica Ceca Lettonia Estonia Slovenia Austria Germania Irlanda Scozia Irlanda del Nord Inghilterra Finlandia Islanda Svezia Danimarca Norvegia 0%

20%

40%

60%

80%

100%

Ragazze che vogliono un lavoro nel settore tecnologico. Ragazzi che vogliono un lavoro nel settore tecnologico. Fonte: Progetto ROSE – The Relevance of Science Education (L’importanza dell’educazione scientifica), 2010

Questa ricerca comparativa internazionale ha rivelato che nella maggioranza dei paesi europei estremamente poche ragazze penserebbero di diventare scienziate. In realtà, pochissime ragazze nei paesi europei sono interessate a trovare un lavoro nel settore tecnologico. Questo atteggiamento è confermato dalle basse percentuali di iscrizioni all’università tra le ragazze. Le ragazze ammontano a solo il 10% - 30% di iscritti nei corsi TIC e meno del 20% sono impiegate in professioni basate sulle TIC. Nelle ricerche concernenti le scienze e l’ingegneria, le tendenze sono simili per quanto riguarda la presenza delle donne in Europa: la percentuale di studentesse laureate in informatica in Europa è scesa dal 25% nel 1998 al 22% nel 2006, cifre che reggono male il confronto con il Canada (27%), gli Stati Uniti (28%) e la Corea del Sud, dove il 38% dei laureati IT sono donne. In Europa queste preoccupanti tendenze continuano a tutt’oggi. Le carriere universitarie delle donne rimangono caratterizzate da una forte segregazione verticale. La percentuale di donne aumenta da appena il 31% della popolazione universitaria al primo livello al 36% di dottorandi e dottori di ricerca, poi scende di nuovo al 33% del personale universitario livello C, al 22% livello B e solo all’11% livello A (il cosiddetto ‘diagramma forbice’).

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100 %

Percentuali di uomini e donne in una tipica carriera universitaria in scienze e ingegneria Uomini 2006

50 %

0%

Donne 2006 ISCED 5A Studenti

ISCED 5A Laureati

ISCED 6 Studenti

ISCED 6 Laureati

Livello C

Livello B

Livello A

Fonte: She figures 2009, Commissione Europea, DG Ricerca Definizione dei livelli: A: La posizione più alta nel quale viene normalmente condotta la ricerca B: Ricercatori che lavorano in posizioni non al vertice (A), ma a un livello superiore di chi ha appena conseguito un dottorato di ricerca. C: Primo livello nel quale viene assunto chi ha appena conseguito un dottorato di ricerca ISCED 5A: programmi di istruzione terziaria volti a fornire una qualificazione adeguata per potere avere accesso a programmi di ricerca avanzata e a professioni che esigono elevate competenze. ISCED 6: programmi di istruzione terziaria che portano a una qualifica di ricerca avanzata (PhD - dottorato di ricerca) SET Campi di istruzione = 400 Scienze, matematica e informatica + 500 Ingegneria, manifattura e costruzioni SET Campi scientifici = Ingegneria e tecnologia + scienze naturali.

I cinque paesi europei dove la percentuale di donne tra il personale universitario livello ‘A’ è più alta sono: Romania, Lettonia, Bulgaria, Finlandia e Portogallo mentre Malta, Lussemburgo, Cipro, Irlanda, Belgio, Grecia e Paesi Bassi hanno le percentuali più basse. Le percentuali variano dal 32% della Romania al 2% di Malta. Questa sottorappresentanza femminile negli studi e professioni TIC risulta in una massiccia carenza di talenti nelle aziende TIC e nell’economia. In termini di concorrenza geografica tra i continenti, troviamo le più alte percentuali di donne nelle scienze e in ingegneria in America del Nord e Centrale, seguono Europa Centrale/Orientale, Sud America e Oceania. L’Europa Occidentale rimane indietro al quinto posto.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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Rapporto donne-uomini in scienze e ingegneria nel 2008 Scienze & Ingegneria 2008

1 2 3 4 5 6 7 8

In tutto il mondo America del Nord / Centrale Europa Centrale/Orientale Sud America Oceania Europa occidentale Medio oriente Asia Africa

Donne Nr 1.058.156 296.894 92.228 62.298 21.909 268.182 85.572 226.337 4.736

% 39,4 48,2 46,9 44,7 43,0 41,8 40,3 28,0 24,5

Uomini Nr % 1.625.546 60,6 318.714 51,8 104.391 53,1 55,3 77.082 29.003 57,0 373.963 58,2 126.983 59,7 580.850 72,0 14.560 75,5

Numero totale 2.683.702 615.608 196.619 139.380 50.912 642.145 212.555 807.187 19.296

Fonte: NSF. Indicatori Scienze e Ingegneria, 2008

L’Europa Occidentale ha una posizione più forte, se l’attenzione è sul numero di ingegneri. Per quanto riguarda la percentuale femminile nella forza lavoro totale, l’Europa Occidentale si classifica quarta dopo Europa Centrale/Orientale, Sud America e Oceania. La mancanza di donne che intraprendono studi legati all’IT incide direttamente sulla percentuale di donne impiegate oggi come professioniste IT. Sebbene le donne che conseguono titoli di studi collegati all’IT nella scuola secondaria siano poche, come rilevato da alcune indagini svolte nel Regno Unito, le donne hanno regolarmente prestazioni migliori della loro controparte maschile. È perciò ragionevole presumere che, se le donne fossero più disposte a intraprendere professioni IT, la qualità e la dimensione del bacino di talenti disponibili per i datori di lavoro IT migliorerebbero considerevolmente. In anni recenti, Accenture ha condotto in occasione della Giornata Internazionale delle Donne una serie di studi che evidenziano che le TIC hanno un ruolo crescente in posizioni di leadership femminile di successo e che esempi di donne leader sono sempre più presenti nelle aziende IT. In media, circa 4.000 donne dirigenti di medie e grandi aziende di circa venti paesi hanno partecipato agli annuali sondaggi online. Lo studio ha rivelato che le donne sono più flessibili e “nel mondo attuale di incertezza economica e intensa competitività, le organizzazioni che ritrovano flessibilità nella loro promettente leadership avranno un chiaro vantaggio.” Più di otto donne su dieci hanno detto di essere pronte a imparare a usare nuove tecnologie, quali blog o social network, come mezzo per conseguire

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Il manifesto delle competenze informatiche


futuri successi. Oltre il 76% di donne ha previsto un alto grado di importanza nell’uso di queste tecnologie. Il 66% ha detto di aspettarsi che le relazioni gestite tramite la tecnologia cambieranno in modo significativo nel futuro. Quando si arriva alla situazione della forza lavoro femminile in Europa (UE 27), il 31,6% di degli impiegati nel settore TIC sono donne. Percentuale di donne nelle TIC in UE-27, 2010 Percentuale più alta

Percentuale più bassa

Lituania

45.1%

Austria

30%

Bulgaria

43.9%

Irlanda

30%

Lettonia

37.8%

Slovacchia

29.3%

Romania

36.2%

Svizzera

29.1%

Croazia

35.4%

Regno Unito

28.5%

Cipro

35.5%

Danimarca

28.2%

Germania

34.3%

Repubblica Ceca

26.5%

Polonia

34.2%

Turchia

25.1%

34%

Islanda

24.6%

Paesi Bassi

23.4%

Finlandia Grecia

33.7%

Dati prodotti da Global Contact, Francia, 2012 (basato su OCSE, Eurostat, IESF)

La più alta percentuale di donne nelle TIC (> 35%) nell’UE 27 nel 2010 è stata rilevata nei seguenti paesi: • Lituania: 45,1% • Bulgaria: 43.9% • Lettonia: 37.8% La più bassa percentuale di donne nelle TIC (> 35%) nell’UE 27 nel 2010 è stata rilevata nei seguenti paesi: • Danimarca: 28.3% • Repubblica Ceca: 26.5% • Paesi Bassi: 23.4% Una tendenza preoccupante per i decisori politici è che il numero delle donne nelle TIC è sceso in Europa (UE 27) dal 32,7% nel 2008 al 31,6% nel 2010.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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In alcuni stati membri UE come il Lussemburgo e l’Italia c’è stato un aumento delle donne che lavorano nelle TIC, rispettivamente del 5,2% e 1,8%, mentre in altri paesi come Lettonia, Portogallo e Danimarca questo numero è sceso considerevolmente, rispettivamente del 6,1%, 5% e 3,2%. Questa grave disparità dovrebbe essere esaminata più in dettaglio per comprenderne le ragioni. Questo dovrebbe poi portare a formulare proposte informate e mettere in atto azioni appropriate per ridurre al minimo il divario tra le percentuali più alte e quelle più basse. Il sondaggio European Professional e-Competence, condotto da CEPIS tra 2.000 professionisti IT in ventotto paesi europei nel 2011, ha confermato le tendenze sopra citate e l’inadeguata rappresentanza femminile nel settore TIC. Ci sono solo due profili nei quali le donne sono rappresentate a oltre il 20%: Responsabile Qualità & Revisore IT: 30% e Formatore IT: 41%. Inoltre la percentuale di donne professioniste nel settore IT è inferiore al 10% tra diversi profili: Responsabile della Sicurezza, Responsabile di Rete e Tecnico Sistemi IT. CEPIS - Council of European Professional Informatics Societies (Consiglio delle Società Europee delle Professioni Informatiche) Europa (media) Formatore IT Responsabile della Qualità & Revisore IT Responsabile IT Analista programmatore Progettista di sistemi informatici Responsabile sicurezza IT Responsabile di rete Tecnico di sistemi informatici 0%

50%

100%

Donne professioniste Uomini professionisti Fonte: Sondaggio CEPIS sulla competenza informatica dei professionisti in Europa. Rapporto europeo 2011

Per quanto riguarda le raccomandazioni per il futuro, CEPIS ha chiaramente espresso la necessità di ‘misure urgenti per ristabilire l’equilibrio di genere in tutti i paesi e per aumentare la presenza delle donne nelle professioni IT. Iniziative esistenti incentrate su figure di riferimento e programmi di mentoring dovrebbero essere non solo continuate ed estese, ma replicate e aumentate. Gli stati membri dovrebbero fornire incentivi fiscali per le imprese che adottano l’uguaglianza di genere come parte della loro cultura aziendale, delle procedure di assunzione e dei programmi di avanzamento professionale’.

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Il manifesto delle competenze informatiche


Per accrescere il livello generale delle competenze informatiche in Europa, le azioni da intraprendere devono essere guidate dal processo valutativo sotto delineato, che conferma che l’istruzione informale è per le donne la fonte principale per acquisire competenze digitali; l’autoapprendimento e gli istituti che forniscono istruzione formale vengono al secondo e terzo posto. Gli uomini danno la priorità all’autoapprendimento rispetto all’apprendimento informale o all’istruzione formale. In anni recenti, protagonisti pubblici e privati, docenti universitari e ONG hanno intrapreso interessanti iniziative per supportare azioni e progetti che motivino donne e ragazze a migliorare e aggiornare le proprie competenze. Il progetto ‘Roberta – le ragazze scoprono i robot’, promosso da Fraunhofer IAIS e finanziato dal Ministero Federale Tedesco dell’Istruzione e della Ricerca (2002-2006), ha avuto grande successo e creato ventitré Centri Roberta in Germania tra il 2005 e il 2008. Tramite ‘Roberta va in Europa’ 12 centri regionali Roberta sono stati creati in Austria, Italia, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Centinaia di insegnanti e circa 5.000 alunni hanno seguito corsi di formazione in Germania e vi hanno partecipato circa 5.000 ragazze in tutta Europa. I corsi Roberta sono stati per le ragazze i punti di partenza per costituire squadre di robotica che partecipano a concorsi con robot come il RoboCupJunior o il FIRST Lego League. Per quanto concerne il feedback, il 94% delle partecipanti a Roberta ha detto di avere gradito i corsi, l’88% li raccomanderebbe ad amici e il 74% frequenterebbe ulteriori corsi. Fraunhofer IAIS e ECWT stanno cercando una soluzione per sviluppare ulteriormente e diffondere la rete robotica alle ragazze in tutta Europa. A livello nazionale il progetto con la maggiore diffusione e il maggior successo documentato è Computer Clubs for Girls (Club di informatica per ragazze) (CC4G) nel Regno Unito, che incoraggia le ragazze nella fascia di età dieci - quattordici a prendere in considerazione opportunità future collegate all’IT, dando vita alla tecnologia tramite progetti basati sulla musica, sulla moda e su personaggi famosi. Integrando innovative risorse online, la più recente versione è stata sviluppata da Aardman, famoso per avere prodotto la notissima serie Wallace e Gromit. Oltre 135.000 ragazze in 3.800 scuole sperimentano CC4G dal 2005. Come risultato l’84% considera più probabile intraprendere studi o professioni nel settore dell’IT. Con un finanziamento di 600€, una scuola può organizzare un club CC4G online dopo le lezioni scolastiche per un anno. Gli sponsor spesso supportano un club locale e a volte si recano nei club per incoraggiare le ragazze nel loro lavoro. Non è richiesta nessuna conoscenza specialistica dell’IT e tutti i tipi di organizzazione possono partecipare.

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A livello europeo, il CEPIS (eCouncil of Professional Informatics Societies) in collaborazione con European e-Skills Week 2010 ha lanciato un nuovo Premio CEPIS per Donne nelle TIC per incoraggiare le giovani a intraprendere e continuare studi e professioni collegate con le TIC. Il premio si basa su un concorso paneuropeo riguardante le competenze digitali delle donne. Nel 2010, la quattordicenne Anna Voríšková proveniente dalla Repubblica Ceca ha vinto una borsa di studio di 1.000 € per il suo sito web (http://www. folmici.cz/) e per un progetto di blog. Al secondo posto si è classificata la svedese Louisa Luciani per avere creato dei club di informatica e per essere un modello di riferimento per il coinvolgimento delle donne nelle TIC. Nel 2012 le vincitrici del premio sono stati Afroditi Gkertsi, Eirini Kokkinidou e Anastasia Zarafidou dalla Grecia per ‘Beat Robotics’ e al secondo posto si è classificata Sarka Vavrova dalla Repubblica Ceca con ‘Timekeeper’. Anche per gruppi di donne più emarginate ci sono casi incoraggianti. Le donne rappresentano oltre la metà degli immigranti in Europa. “Donne migranti, Competenze Informatiche e occupabilità in Europa”, uno studio condotto nel 2009 da TASCHA e finanziato da Microsoft, ha esaminato gli effetti di programmi di formazione sulle competenze informatiche condotti da ONG sull’occupabilità e sull’inclusione sociale di donne migranti in Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Romania e Spagna. La ricerca è stata intrapresa come parte dell’impegno di lunga data di Microsoft Unlimited Potential, finalizzato a investire in competenze informatiche in Europa tramite partenariati con ONG e iniziative di formazione per comunità per raggiungere le donne con scarso accesso alla tecnologia. Lo studio ha intervistato 530 donne immigranti e ha rilevato quanto sia cruciale l’accesso all’IT per migliorare le condizioni sociali ed economiche e per trovare un lavoro. Circa un terzo delle donne immigranti ha competenze di base nell’uso del computer e di internet. Il 32% ha competenze intermedie nell’uso del computer e il 22% competenze intermedie nell’uso di internet. Poco più del 20% ha detto di non avere nessuna competenza informatica. Lo studio conclude che le donne immigranti hanno un “doppio svantaggio” nel mercato del lavoro, prima come donne e poi come migranti. Per superare le principali barriere al fine di trovare un posto di lavoro, devono imparare la lingua, avere conoscenza delle problematiche occupazionali e ricevere supporto per ampliare le reti sociali e le opportunità di formazione. Un altro buon esempio è l’iniziativa di European Alliance on Skills for Employability (Allenza Europea sulle Competenze per l’occupabilità) e dei suoi partner Microsoft, Adecco Group e State Street che hanno istituito il premio 2011 Competenze per l’occupabilità. Oltre ai premi ’Youth Empowerment through Skills’ e ‘Active Ageing through IT

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Learning’ è stato creato un premio speciale ‘Empowering Women through Technology’ a riconoscimento di eccellenti ed efficaci programmi di formazione e di sviluppo delle competenze promossi dalle ONG al fine di accrescere le prospettive di impiego e migliorare l’inclusione digitale e sociale. Il primo premio e 5.000 € sono andati all’organizzazione lituana Langas į ateitį - ‘Windows to the Future’ - per il suo programma che dimostra il successo della formazione informatica per ragazze e donne con collegamenti all’impresa e alla comunità. Langas į ateitį, sotto la guida della Direttrice Loreta Križinauskienė, ha formato 45.000 donne negli ultimi cinque anni.

Il momento di svolta per l’uguaglianza di genere Per comprendere la crescente importanza delle nuove competenze del 21° secolo rispetto a quelle che hanno dominato il 20° secolo, dobbiamo capire che nel mondo c’è stato un significativo cambiamento: siamo passati da un modo di vita prevalentemente analogico a uno completamente digitale. Josephine Green, Senior Manager Tendenze e Strategie presso Philips Design dal 1997, ci ha chiesto di considerare il passaggio dalla tecnologia come motore alla tecnologia come facilitatore; in altre parole quello che Josephine Green chiama il modello ‘Pyramids to Pancakes’, un passaggio da una gerarchia verticistica a forme orizzontali di democratizzazione. Nel 20° secolo, l’economia si basava sui mercati e sui prodotti di massa e sulle economie di scala come stimoli per la crescita. Si trattava di un’era basata sulla tecnologia e sul mercato fortemente gerarchizzata dall’alto: una piramide. Il 21° è rivolto all’innovazione sociale. Grazie alla tecnologia le persone possono creare le proprie vite e progettare i propri stili di vita. Il World Wide Web permette alle persone di accedere a tutti i livelli di innovazione. Non si tratta di consumare qualsiasi cosa, si tratta di coesistere. Il nostro mondo è definito dalla gestione e comunicazione interculturale, basata sulle Comunità di Pratica (Cop) e sull’uso delle TIC. Si tratta di un ecosistema fortemente personalizzato. Poiché la “Net Generation” (conosciuta anche come Generation Y, First Digitals o Millennials) inizia a coprire posizioni direttive, si dovrebbero prendere in considerazione le loro caratteristiche oltre che i loro stili di apprendimento, se si vuole affrontare il fenomeno della scarsissima partecipazione femminile. Questa è la generazione dei lettori MP3,

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dell’instant messaging, dei giochi online e della condivisione file peerto-peer. Questa è la generazione che crede che ‘la cultura si possa insegnare’ ed è a favore di modelli di gestione delle risorse umane orientati verso le persone piuttosto che verso il prodotto. Gli aspetti chiave di questi modelli sono le teorie motivazionali e l’avanzamento all’interno dell’organizzazione. Il nostro mondo oggi dà valore alla diversità, all’inclusione e all’uguaglianza di genere come mai prima. Mentre gli uomini sono stati gli agenti di cambiamento dell’era industriale, nel mondo di oggi le donne possono giocare un ruolo chiave nell’innovazione. John Hagel III, co-presidente del Silicon Valley-based Deloitte Center for the Edge, che conduce ricerche originali e sviluppa concreti punti di vista per la nuova crescita aziendale, riprende questa opinione: ‘Nell’economia digitale della conoscenza, il capitale umano sostituisce le risorse naturali come base per la crescita. Le imprese e i paesi che guideranno la crescita nel 21° secolo saranno quelle più abili a sfruttare l’innovazione e la creatività delle proprie persone. Le donne sono indubbiamente una forza crescente nel bacino dei talenti.’ Sono introdotti nuovi concetti come Ritorno Sociale degli Investimenti e sono necessari diversi tipi di competenze. Nel “pyramid world”(mondo gerarchizzato), le competenze richieste comprendono: gestione, programmazione, bilanci preventivi, misurazione, valutazione, organizzazione, strutturazione e controllo. Nel “pancake world”(mondo orizzontale), le competenze richieste sono: innovare, interrogarsi, osare, sognare, immaginare, sperimentare, apprendere e intraprendere. Il rapporto ‘A Green Knowledge Society - an ICT policy agenda to 2015 for Europe‘s future knowledge society’, presentato dal Governo Svedese durante la Presidenza UE Svedese nel 2009, ha evidenziato che tra le dieci principali esigenze per il futuro emerge la necessità di investire in politiche di infrastruttura leggera per l’Europa, cioè investire in capitale sociale. Tutto ciò è in linea con il desiderio espresso dalle donne di lavorare in aree e professioni che diano vantaggi diretti alla società e/o a individui e contribuirà a trattenere le donne nel settore tecnologico. Oggi si comprende quali sono le motivazioni aziendali a sostegno dell’eterogeneità. Il sondaggio 2009 McKinsey Women Matter Survey e la ricerca 2010 McKinsey Centered Leadership hanno rilevato che le caratteristiche principali della leadership femminile, curiosità intellettuale,

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capacità di motivare, processo decisionale condiviso e creazione di aspettative/incentivi, sono state la chiave per uscire dalla recessione verso il successo nell’attuale crisi finanziaria. Il Forum Economico Mondiale rivela che quei paesi che sono modelli di riferimento nel dividere le risorse in modo equo tra uomini e donne, a prescindere dal loro livello di risorse, hanno prestazioni migliori rispetto a quelli che non lo fanno. In una ricerca del 2011 Catalyst ha trovato una differenza del 26% nel ritorno di capitale investito tra le imprese collocate nel primo quartile con il 19-44% di donne in posizioni dirigenziali e le imprese collocate nell’ultimo quartile senza nessuna donna nel consiglio di amministrazione. Il Dott. Erkki Ormala, Vice Presidente Ambiente Aziendale presso Nokia Corporation e Presidente di DIGITALEUROPE, ha sottolineato nel suo intervento ‘Crescita della Concorrenza e Occupazione’ al Convegno delle Competenze Informatiche 2011, tenutosi il 13 dicembre 2011 a Bruxelles, che ‘coinvolgere più donne nello sviluppo tecnologico è una vera fonte di innovazione.’ Nokia intravede tre obiettivi con il maggiore coinvolgimento delle donne: • Dirigere – talenti per dirigere la trasformazione nel mondo digitale • Costruire capacità organizzative - talenti con le conoscenze, le competenze e le esperienze necessarie per differenziare Nokia a livello competitivo • Offrire una diversa esperienza utente – bilinguismo di genere per offrire soluzioni attraenti sul mercato

Social media Oggi le donne dominano totalmente i social media: in ogni fascia d’età le donne superano in numero gli uomini nell’uso della tecnologia collegata al social networking. In termini di uso del tempo, le donne dominano lo spazio dei social media. Se Facebook fosse un paese, sarebbe il terzo paese più grande del mondo. Il segmento che cresce più rapidamente su Facebook è rappresentato da donne nella fascia di età 55-65. Il 57% degli utenti di Facebook e Twitter sono donne. L’86% delle donne negli Stati Uniti ha il proprio sito nei social media e il 72% si collega ogni giorno. L’80% delle donne che usano i social media è diventata sostenitrice di prodotti e marche.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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Quando in Facebook è stata aperta la pagina EU Women in occasione del workshop Donne per una Crescita Intelligente promosso dall’Assemblea dell’Agenda Digitale a giugno 2011, sono stati inviati oltre 14.500 post e novantacinque ‘mi piace” in un solo mese. Allo stesso tempo, LinkedIn ha generato oltre 100 iscritti a gruppi e quindici discussioni in un solo mese e Twitter @EUWomen ha attirato 158 tweet e novantacinque follower in un solo mese prima dell’Assemblea dell’Agenda Digitale. Nelle previsioni a medio termine fino al 2020, Cedefop (The European Centre for the Development of Vocational Training) sottolinea che, poiché i lavori richiedono sempre più competenze e conoscenze, dobbiamo utilizzare il potenziale delle persone inattive, in particolare delle donne, le cui qualifiche superano quelle degli uomini. In generale, le percentuali di partecipazione femminile al mercato del lavoro sono inferiori a quelle degli uomini. Stanno tuttavia crescendo poiché stanno migliorando i livelli delle qualifiche, mentre le percentuali maschili sono in calo. La gerarchia nei livelli delle qualifiche è comune a entrambi i generi. Tuttavia le percentuali di aumento sono generalmente più alte per le donne che per gli uomini, in linea con il fatto che è probabile che nel futuro le donne siano molto più qualificate (formalmente) degli uomini, mentre a livello medio di qualifiche le percentuali di aumento sono più alte per gli uomini. D’altro canto si prevede che in Europa la percentuale di forza lavoro scarsamente qualificata calerà. Questo calo sarà più forte per le donne che per gli uomini. Queste tendenze generali sono osservate in quasi tutti i paesi. Un altro cambiamento settoriale che indica la crescente esigenza di forza lavoro femminile è la costante tendenza verso lavori nei servizi, specialmente quelli rivolti al mercato. Si prevede che i servizi commerciali e altri vedranno una crescita di circa sette milioni di posti di lavoro. Ci si aspettano anche aumenti significativi nella distribuzione e nei trasporti. La previsione di una crescita moderata dell’occupazione nei servizi non rivolti al mercato risulta dalla notevole creazione di posti di lavoro nel settore sanitario e dell’istruzione che sarà, tuttavia, in parte controbilanciata da una ridotta domanda nella pubblica amministrazione a causa di previsti vincoli di bilancio.

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Genere e innovazione In anni recenti, la comprensione del valore aggiunto della dimensione di genere nella ricerca è aumentata. C’è un crescente numero di ricercatori che usano metodologie di analisi per genere come risorsa per stimolare nuove conoscenze e tecnologie. L’attuale progetto ‘Gendered Innovations’, iniziato all’Università di Stanford, è svolto assieme a un gruppo di esperti di “Innovazione attraverso il genere”, progetto istituito dalla Commissione Europea che ha coinvolto esperti di venti stati membri dell’Unione Europea sotto la guida dell’ Università Tecnica di Berlino e la Fraunhofer Gesellschaft. Il progetto sviluppa metodi di analisi di genere per scienziati e ingegneri e fornisce studi di caso in quanto esempi concreti di come l’analisi di genere conduca all’innovazione in tre aree principali: scienza, salute e medicina e ingegneria.

Raccomandazioni È giunto il momento di dare più spazio e dedicare più risorse per aumentare la dimensione di genere delle TIC in Europa. Il successo dell’Agenda Digitale per l’Europa e della Strategia Europa 2020 dipenderà, in larga misura, dai modi e dai mezzi che la Commissione Europea e i soggetti interessati troveranno per fare partecipare, attraverso una collaborazione a più livelli, una massa critica di donne in Europa all’accesso, progettazione, ricerca, innovazione, produzione e uso delle TIC dal 2011 al 2020. Il mondo IT necessita di un lavoro collaborativo per creare una riserva di futuri talenti femminili per l’industria che ne consideri l’intero ciclo di vita. Allo stesso tempo dobbiamo incoraggiare le donne già presenti nell’industria a rimanere e ad avere successo. Le basi per questo lavoro collaborativo a livello europeo sono state poste al Convegno dell’Agenda Digitale “Donne nella scienza, innovazione e tecnologia”, organizzata dalla Direzione Generale Società dell’Informazione, dalla Presidenza UE Ungherese e da ECWT il 7-8 marzo 2011 a Budapest, ospitata da Neelie Kroes, Vice-Presidente della Commissione Europea e responsabile dell’Agenda Digitale, con l’adozione della ‘Dichiarazione 2011 di Budapest nel Centenario della Giornata Internazionale della Donna’.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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La Dichiarazione nella Giornata Internazionale della Donna si basa sul Position Paper di ECWT a favore dell’Agenda Digitale e sulla consultazione online che si è svolta da febbraio a fine giugno 2011. Sottolinea l’importanza di implementare un’infrastruttura europea sostenibile plurilaterale e di schierare protagonisti chiave europei pubblici e privati, il mondo universitario e le ONG per un Piano d’Azione in materia di genere.

Obiettivi da conseguire

La Dichiarazione di Budapest è stata confermata il 16-17 giugno 2011 a Bruxelles dall’Assemblea dell’Agenda Digitale che ha sottolineato che ‘accrescere le competenze informatiche e integrare talenti femminili in tutte le attività che richiedono competenze digitali deve essere uno dei Pilastri dell’Azienda Digitale.

- Investire presto nei giovani e nelle ragazze in particolare - Adottare buone pratiche di politica per l’uguaglianza di genere e promuovere modelli di ruolo - Promuovere un’Agenda Digitale sensibile ai temi di genere - Promuovere il capitale umano e investire nelle donne - Mettere in atto una gestione migliore basata su indicatori di diversità - Monitorare/riferire i progressi ottenuti nel conseguire l'uguaglianza di genere

Le TIC per le sfide sociali

Migliorare le competenze informatiche

Ricerca & Innovazione

Internet superveloce

Fiducia & Sicurezza

Interoperabilità & Standard

Mercato Digitale Unico

Pilastri dell’Agenda Digitale

Futuro digitale

Fonte: Rapporto. Assemblea Agenda Digitale. 2011 Workshop 22. Donne per un crescita intelligente

Il passo finale verso l’effettiva realizzazione di questo percorso è trovare supporto alla Dichiarazione di Budapest nella udienza prevista ad autunno 2012 presso il Parlamento UE e adottare una risoluzione che la integri nel programma HORIZON 2020 della Commissione Europea negli anni 2014-2020. Le raccomandazioni dell’European Centre for Women and Technology, comprendono le seguenti azioni: • Creare un piano d’azione europeo con il coinvolgimento e l’impegno dei soggetti interessati per la promozione delle donne e dell’agenda digitale. Comparazioni e monitoraggi annuali dei risultati devono essere parte integrante del piano.

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Il manifesto delle competenze informatiche


• Ampliare la European Directory on Women in ICT approvata dall’Associazione Europea per le Competenze Informatiche (ex e-Skills Industry leadership Board) a gennaio 2010 per centralizzare tutte le informazioni sulle donne e sulle competenze digitali in Europa (politiche nazionali, buone pratiche, ricerca, dall’assunzione alla progressione di carriera, dall’acquisizione di competenze informatiche al loro uso). • Promuovere uno studio europeo di buone pratiche sulle ONG che forniscono formazione informatica in Europa. • Assicurare che partenariati plurilaterali costituiti per migliorare l’istruzione e il coinvolgimento dei giovani nelle scienze, tecnologia, ingegneria e matematica diano sufficiente attenzione alle tematiche di genere.

CAPITOLO 4: LIBERARE IL POTENZIALE DELLE DONNE

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Capitolo 5: Visione per il futuro Nel 2012 l’Europa ha estremo bisogno di fare crescere la propria produttività. Sebbene i sintomi acuti della crisi finanziaria siano retrocessi, i mali all’origine non sono stati curati. Un esempio critico sono i tassi di disoccupazione giovanile che sono costantemente cresciuti negli ultimi anni. Le cifre più serie della disoccupazione giovanile riguardano i giovani sotto i 25 anni. In Grecia la disoccupazione è salita al 47,2% e in Spagna ha raggiunto il picco del 48,3% secondo i più recenti dati Eurostat. Quest’allarmante tendenza riguarda molti giovani europei con una buona istruzione. Queste cifre sono anche una conseguenza dei cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro e dell’occupazione in Europa, della rapida trasformazione globale e del parziale declino di molte industrie tradizionali. Saranno necessari austerità e tagli nei settori pubblici, semipubblici e privati, ma non saranno affatto sufficienti a creare un futuro prospero per l’Europa. La crescita dovrà essere generata dall’innovazione e dall’iniziativa imprenditoriale. Al tempo stesso le società europee affrontano molte sfide fondamentali a lungo termine quali adattarsi a una società che invecchia e rendere l’assistenza sanitaria più veloce ed efficiente. Altre sfide comprendono i meccanismi per migliorare l’efficienza e il consumo energetici, la fornitura di acqua, la gestione del traffico e la lotta all’inquinamento in città in crescita. La Tecnologia della Comunicazione e dell’Informazione (TIC) è giustamente percepita in questo contesto come qualcosa che cambia le regole del gioco per l’economia e la società. Di conseguenza la domanda chiave è: come può l’Europa promuovere le giuste competenze informatiche non solo per permettere l’applicazione delle TIC, ma anche per creare innovazione basata sulle TIC, nuove industrie e mercati? “Le competenze e lo sviluppo di forza lavoro sono la moneta per il futuro economico dell’Europa” sottolinea Jan Muehlfeit di Microsoft e copresidente dell’Associazione Europea per le Competenze Informatiche. “A livello internazionale, i responsabili delle politiche hanno identificato l’innovazione tecnologica come il mezzo cruciale per sbloccare potenziale umano. Considerano anche la tecnologia come la chiave per migliorare priorità nazionali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’indipendenza energetica e i cambiamenti climatici” afferma a ragione.

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Il manifesto delle competenze informatiche


Diamo una prima occhiata all’innovazione stessa. Innovazione non è creare qualcosa di nuovo, ma creare nuovo valore. Come Peter F. Drucker, padre delle teorie manageriali, ha detto, è l’atto di conferire alle risorse la nuova capacità di creare valore (Innovazione e Imprenditorialità 1985). Caratteristiche specifiche delle TIC sono la crescente capacità di creare relazioni, la produzione esponenziale di dati e l’interdipendenza degli elementi tecnici, sia che si tratti di software, servizi, dati o dispositivi. L’innovazione TIC ha particolarità che determinano la domanda di competenze. Le TIC sono: Veloci: Non c’è nessun’altra industria che abbia cicli brevi di innovazione comparabili. Sebbene anche il settore TIC sia dipendente da sviluppi a lungo termine come nuovi standard della rete mobile o ricerca sulle tecnologie di memorizzazione e sulla progettazione di processori, il mercato TIC ha ritmi rapidi, in particolare per quanto riguarda prodotti e servizi per i consumatori. Questo porta alla domanda permanente di competenze aggiornate, in particolare tecniche, e a un limitato ciclo di vita delle competenze stesse. Interdipendenti: Le TIC sono profondamente interconnesse. L’innovazione TIC raramente avviene in modo isolato. Concetti come strategie di piattaforma sono essenziali per l’industria. Perciò la domanda di competenze non è solo determinata dai nuovi sviluppi tecnici ma anche dalle dinamiche del mercato. Questo comprende la necessità di competenze strategiche collegate alla tecnologia. Sociali: Le TIC hanno fatto nascere fenomeni sociali come lo sviluppo collaborativo, i social media, il crowdsourcing e molti altri. Allo stesso modo, poiché le TIC sono una tecnologia interdipendente, stanno cambiando rapidamente l’interazione sociale, le organizzazioni e i processi lavorativi. Nasce quindi la domanda di competenze specifiche là dove le TIC interagiscono con la società e con l’ambiente giuridico e quando sono utilizzate all’interno di organizzazioni, in particolare per quanto riguarda la progettazione di sistemi di servizio basati sulle TIC, il coinvolgimento dell’utente o la conformità agli aspetti legali. Veramente globali: L’industria TIC è stata tra le prime industrie veramente globalizzate e ha guidato al tempo stesso la globalizzazione, come l’ex CEO IBM Sam Palmisano ha detto nel suo articolo comparso nel 2006 su Foreign Affairs ‘L’impresa globalmente integrata’. Le TIC hanno reso possibili la collaborazione globale e l’interazione dei servizi in tempo reale. Hanno anche permesso l’approvvigionamento globale di talenti e la distribuzione

CAPITOLO 5: VISIONE PER IL FUTURO

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internazionale dei compiti. Questo ha portato a una situazione dove alcuni aspetti delle TIC sono locali, in particolare quelli dell’intersezione con la società, con gli utenti e con le organizzazioni, mentre alcuni sono sempre più concentrati e geograficamente indipendenti. Per esempio: i servizi che Google invia a oltre 100 paesi sono trasmessi su larga scala da solo dieci centri dati situati in tutto il mondo. Lo stesso vale per la concentrazione dello sviluppo e della ricerca TIC. È essenziale che l’Europa rimanga in prima linea sul fronte delle più importanti competenze informatiche in questa concorrenza globale. Imprenditoriali: L’industria TIC è sempre stata guidata dall’azione imprenditoriale. Attori globali come Facebook o Google erano start-up meno di un decennio fa. L’innovazione TIC è sempre più guidata dall’innovazione aperta; processi come gestire aziende spin-out e iniziative imprenditoriali esterne, oltre alla crescita determinata da fusioni e acquisizioni, sono molto comuni nell’industria. Altre industrie stanno sempre più adottando questo modello. Un buon esempio viene dai produttori europei di automobili. Daimler e BMW guidano l’innovazione nei servizi di mobilità in iniziative imprenditoriali esterne e supportano anche imprese start-up. Dinamiche e dirompenti: Nessun’altra tecnologia ha mai avuto un impatto così forte sull’industria e sul settore dei servizi. Permette ondate di innovazione, non solo con nuovi prodotti e servizi, ma anche creando un nuovo sistema nervoso all’interno dell’impresa che trasforma i processi e i modelli organizzativi. Ponendo le basi per modelli aziendali completamente nuovi, le TIC hanno la potenzialità di sconvolgere e reinventare le industrie. Considerando questi importanti fattori, una prospettiva miope delle competenze informatiche e orientata solo alla tecnologia non è appropriata. IBM, per esempio, ha creato a tale proposito SSME (Service Science Management & Engineering - Gestione e Ingegneria della Scienza dei Servizi), avendo compreso che sono richieste competenze gestionali assieme a competenze ingegneristiche e tecniche per progettare i futuri sistemi di servizi basati sulle TIC. Come tecnologia integrativa, le TIC devono essere supportate da persone con una serie di competenze integrate. A tutti i soggetti interessati è richiesto uno sforzo concertato per affrontare questo aspetto. L’istruzione è al centro della soluzione. È chiaro che la disciplina universitaria di informatica è essenziale, ma può solo in parte affrontare le sfide delineate. Dobbiamo anche integrare le competenze informatiche e l’insegnamento basato sulle TIC in modo più profondo e

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olistico nei nostri sistemi di istruzione e nei programmi di apprendimento permanente, includendo capacità e competenze manageriali e imprenditoriali. Non si tratta di una sfida educativa straordinaria, ma di una sfida continua per qualsiasi professionista che si occupi di TIC nel corso della propria vita professionale, come rimarca Michael Gorriz della Daimler: ‘La possibilità di acquisire e sviluppare le competenze informatiche giuste per i professionisti TIC e anche per lavoratori con compiti strutturati dovrebbe diventare la prassi nella nostra società. Questo non è necessario solo nelle grandi organizzazioni, ma è anche necessario per costruire e portare l’Europa passo a passo verso una società innovativa o verso quella che è a volte chiamata ‘società della conoscenza.’

Avvertimento Ci sono impellenti motivi economici oltre a sfide sociali che spingono l’Europa ad affrontare lo sviluppo di competenze informatiche e il ruolo delle TIC nell’istruzione. Un fattore di grande incidenza è la difficoltà di attrarre gruppi più ampi di studenti, in particolare le donne, verso gli studi TIC e verso percorsi professionali basati sulle TIC. È anche difficile rendere i potenziali studenti consapevoli del forte impatto delle TIC e delle competenze integrate che definiranno il futuro della professione TIC, nonostante la maggior parte dei giovani europei utilizzi strumenti digitali quotidianamente. Allo stato attuale, l’Europa rischia di non avere una riserva efficiente di futuri talenti europei in queste discipline fondamentali per l’industria del 21° secolo. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto l’apprendimento supportato dalle TIC non è sufficientemente integrato nei programmi scolastici a livello di istruzione primaria e secondaria. È durante questa fase di sviluppo che nasce la motivazione per gli studi futuri e si acquisiscono le competenze iniziali. La potenzialità dell’uso delle TIC nell’istruzione primaria e secondaria su scala molto più ampia e della loro integrazione nei programmi di studio non è ancora debitamente sfruttata. Le TIC potrebbero offrire agli educatori molte occasioni per sviluppare modelli didattici innovativi, portando in particolare l’ambiente scolastico più vicino ai problemi del mondo reale. Per esempio si potrebbero utilizzare dati reali sulle informazioni ambientali e del traffico in una lezione di geografia, accedere a documenti storici nelle biblioteche digitali nella lezione di storia o procedere ad analisi basandosi su dati realistici su larga scala in matematica. Un’altra ragione è che l’informatica nei sistemi di istruzione universitaria è per tradizione esclusivamente matematica o tecnica. Gli studi in questo campo escludono le importanti competenze informatiche sopra

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citate, come quelle che riguardano la dimensione sociale delle TIC, l’imprenditorialità e l’innovazione oltre a competenze aziendali generali. Generalmente si acquisiscono queste competenze dopo la laurea nel corso della vita professionale. Alcune università sono tuttavia consapevoli di questo problema. Per esempio l’Università di Warwick offre agli studenti la possibilità di seguire un breve programma sulle “Competenze di base.” Questo deficit di competenze informatiche nell’istruzione primaria, secondaria e universitaria in Europa è ampiamente responsabile della carenza di professionisti TIC; inoltre, nel contempo, si è creato un ambiente di lavoro TIC dove i tradizionali titoli di studio universitari hanno importanza limitata per l’impiegabilità. In realtà, molti professionisti TIC hanno titoli universitari in aree diverse da quella informatica. Le competenze TIC sono dimostrate dai risultati sul lavoro, dai percorsi professionali o sono semplicemente rivendicate senza possibilità formali di valutarle e verificarle.

È ora che questo accada In questo Manifesto esperti di vari settori propongono una serie di azioni concrete per alimentare la riserva di professionisti TIC, cosa che a sua volta aiuterà a ringiovanire e supportare sia un sano settore TIC che una più ampia forza lavoro con competenze informatiche. Iniziare nell’istruzione primaria e secondaria La precoce acquisizione di competenze informatiche, iniziando dalla scuola primaria per giungere agli esordi di una carriera universitaria, ha il potere di trasformare l’individuo. Gli studenti diventano più esperti nel gestire e capitalizzare le informazioni. Questo favorisce un abito mentale innovativo che diventerà sempre più un punto di forza rilevante nell’ingresso nel mondo del lavoro. Le iniziative dell’industria nelle scuole e università indirizzate a insegnanti e studenti come l’Imagine Cup di Microsoft, il Programma World Ahead di Intel e la Fiera della Scienza di Google sottolineano il sostegno dell’industria TIC ed evidenziano anche l’interesse mostrato da alunni e studenti. Per citare un esempio, oltre 300.000 studenti di 142 paesi hanno partecipato al concorso Imagine Cup 2009-2010. Un elemento distintivo di queste iniziative è l’uso della creatività e dello spirito imprenditoriale da parte degli studenti dal momento che sono esposti a problemi che possono essere risolti con l’aiuto delle TIC. Un ulteriore passo in avanti sarebbe l’integrazione nei programmi scolastici di questi elementi pedagogici per sostenere l’innovazione organizzativa degli istituti di istruzione (p.es. esplorare nuovi spazi e argomenti didattici), promuovendo effettivamente l’innovazione dell’istruzione con l’aiuto delle TIC.

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Rendere le professioni TIC più attraenti Rendere attraenti le TIC, come attività professionale o percorso di carriera, è un passo fondamentale per trasformare l’istruzione. Si deve mettere in atto una mappatura più trasparente delle vaste opportunità di lavoro e di avanzamento professionale nel settore TIC, affinché i cittadini europei si sentano pronti a incorporare le competenze informatiche nelle loro scelte professionali. Una misura in questa direzione è stato il lancio del Portale Europeo per le Professioni con Competenze Informatiche con il fine di facilitare l’abbinamento tra le giuste competenze e i giusti lavori e di scardinare qualche pregiudizio sulle professioni TIC. Su questa linea, occorre un cambio di direzione per quanto riguarda la percezione dell’IT e delle competenze informatiche tra i giovani, le donne e una forza lavoro che invecchia. Un modo sarebbe migliorare i profili degli ambasciatori digitali in Europa come attivi modelli di riferimento nel settore TIC, oltre a coinvolgere figure quali CIO, imprenditori digitali e importanti scienziati. Se non dovessimo impiegare queste strategie, i nostri migliori talenti andrebbero perduti in settori alternativi o in altre regioni del mondo. Se non verranno combattuti gli attuali stereotipi, questi ostacoleranno la crescita del settore dei servizi IT e impediranno l’innovazione aziendale in quasi tutte le organizzazioni. Passi in avanti devono prendere in considerazione il ruolo attivo che le donne possono ricoprire nelle TIC. Un buon esempio a tale proposito è il Codice di Buone Pratiche delle Donne nelle TIC, un’iniziativa di Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e commissario responsabile dell’Agenda Digitale. Il documento fornisce la prima serie di iniziative pratiche per incrementare l’esperienza delle donne nelle carriere TIC. Molti partner del mondo universitario e dell’industria l’hanno già sottoscritto. Incrementare e ampliare la collaborazione tra università e industria TIC Nel rapido mondo TIC che è largamente determinato dall’attività imprenditoriale e dal mercato, l’università deve mantenere uno stretto collegamento con l’industria. Programmi gestiti dall’industria che coinvolgono le università come l’Academic Initiative di IBM o l’Academic Alliance di Microsoft sono strumenti importanti in questo contesto. Innanzitutto sono stati forniti all’università prodotti e servizi gratuiti o a costi ridotti. Nuovi sviluppi comprendono la fornitura di dati da parte di centri operanti su scala industriale e ambienti di analisi dati, come nella congiunta Cloud Computing University Initiative di IBM e Google. Inoltre, l’industria TIC si è impegnata in centri di ricerca nei campus universitari, nello scambio di personale e in nuove forme di collaborazione. Un esempio è in Finlandia l’Università Aalto che è stata fondata in collaborazione con Nokia Corporation e altri partner industriali e che offre Design e Service Factories congiunti per sostenere l’attività imprenditoriale degli studenti e il loro coinvolgimento in progetti innovativi.

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L’industria TIC si è anche impegnata a suggerire alle università come migliorare e ampliare i corsi di informatica e i relativi programmi. Per esempio l’iniziativa Service Science di IBM promuove programmi per l’innovazione TIC su complessi sistemi per servizi come l’assistenza sanitaria o l’energia. Si sono condotti recenti dibattiti nell’ambito delle Giornate Universitarie IBM su come portare l’analisi di grandi quantità di dati alle università. Oltre alle collaborazioni università-industria in aree come le scienze e l’imprenditorialità, occorre anche una migliore collaborazione tra gli enti di formazione TIC privati, l’industria e l’università. Questo si riferisce al tema precedentemente menzionato delle certificazioni che dovrebbero essere offerte come complemento alle lauree universitarie. Per lo più le competenze soggette a certificazione sono quelle che si collegano a precise domande del mercato, per esempio maturità in metodi per lo sviluppo di software, formazione sul prodotto e linguaggi specifici di programmazione. La certificazione integra una più ampia preparazione universitaria con elementi specifici che permettono a un datore di lavoro di valutare le competenze di un professionista per un determinato compito, tecnologia o strumento TIC. La certificazione, come qui descritta, affronta anche i problemi della qualità gestionale e della rapida evoluzione del mercato TIC, nel quale qualifiche specifiche hanno vita breve. Promuovere standard europei di certificazione Migliorare il profilo della professionalità TIC aggiunge nuovo stimolo e dinamismo all’acquisizione di competenze TIC avanzate. Quando si pensa di investire in capacità di apprendimento in un particolare settore, la certificazione è un importante punto di riferimento, perché promuove la mobilità dei professionisti e costituisce la base per sviluppare interessanti strutture professionali. Lo sviluppo di un Quadro di Riferimento delle Competenze Informatiche (eCF) offre un punto di riferimento europeo condiviso dai soggetti interessati per determinare le competenze dei professionisti TIC negli stati membri e in tutti i settori dell’industria. Il quadro di riferimento può diventare un’importante risorsa per l’Europa. L’eCF offre un orientamento di base, chiaro e accurato per le aziende che hanno necessità di prendere decisioni in merito a problemi gestionali quali assunzioni, programmazione di percorsi professionali, formazione e valutazione del personale. Articola le conoscenze, le capacità e le competenze così come sono richieste e applicate nei luoghi di lavoro del settore TIC sia nel pubblico che nel privato. L’ambizioso lavoro dietro il lancio promosso da INSEAD delle linee guida al Piano di Studi Europeo per la Competenza Informatica, in linea con

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l’eCF, riconosce la figura dei professionisti TIC grazie a un programma standardizzato. Questo rafforza il ruolo delle università europee nel fornire all’Europa professionisti TIC e manager con competenza informatica. Questo è veramente un passo nella giusta direzione. Allineare l’offerta alla domanda Governi, industria e università dovrebbero lavorare a stretto contatto per assicurare che l’Europa abbia le competenze informatiche avanzate necessarie per emergere in aree come il Cloud computing, l’informatica verde, la sicurezza informatica, l’interoperabilità e la sanità in rete. Le competenze per garantire successo nell’industria TIC dovranno evolversi e adattarsi alle nuove fasi di crescita. L’impatto delle competenze informatiche in settori come la sanità cambierà e migliorerà il modo come affrontiamo alcune delle più grandi sfide della società.

Promuovere partenariati per l’innovazione nell’istruzione europea TIC e per lo sviluppo di competenze informatiche Come abbiamo visto, si attendono sfide significative nella visione sulle competenze informatiche per il futuro. Si possono riassumere come segue: 1. Creare le competenze informatiche integrative per le professioni TIC del futuro; 2. Promuovere il ruolo delle TIC e l’apprendimento supportato dalle TIC nell’istruzione primaria e secondaria per ottenere un interesse e una motivazione più diffusi per le professioni TIC; 3. Ampliare e rinnovare i programmi universitari dei corsi di informatica e delle discipline correlate per affrontare le sfide TIC del futuro; il che significa superare la predominante centralità tecnica della disciplina TIC; 4. Creare nuovi modelli di partenariato tra industria e università, soprattutto per promuovere il coinvolgimento degli studenti nell’innovazione basata sulle TIC e per sostenere il processo di apprendimento imprenditoriale; 5. Integrare i titoli di studio accademici con qualifiche non formali, fornite dall’industria secondo standard e schemi di certificazione condivisi in tutta Europa.

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Parecchie organizzazioni europee si occupano di promuovere l’istruzione TIC e le competenze informatiche da diverse prospettive. In particolare queste includono senza essere esaustive: the European Institute of Technology and Innovation (EIT) – ICT Labs, the European e-Skills Association (EeSA), the European Learning Industry Group (ELIG), the European Foundation for Management Development (EFMD), European Schoolnet (EUN) e DIGITALEUROPE. Tutte queste organizzazioni sono particolarmente attente ai seguenti temi: competenze informatiche e certificazioni standardizzate (EeSA), innovazione e tecnologie di apprendimento nell’acquisizione di competenze informatiche (ELIG), aspetti gestionali e imprenditoriali nelle competenze informatiche (EFMD), programmi didattici per le competenze informatiche (EUN), eccellenza scientifica nell’istruzione TIC (EIT) e rappresentatività dell’industria TIC (DIGITALEUROPE). Ognuno di questi elementi basilari contribuisce al raggiungimento degli obiettivi esposti in questo manifesto e più in generale porta avanti la Strategia per le Competenze Informatiche della Commissione Europea partendo dai cittadini. Pronti a fare i prossimi passi, l’Europa e gli stati membri devono ora mettere in atto le raccomandazioni qui delineate. C’è una grande domanda di creare partenariati per l’innovazione dell’istruzione europea TIC e per lo sviluppo di competenze informatiche. È necessario un investimento concertato e su larga scala da parte di tutti i soggetti interessati per assicurare che l’Europa possa trarre notevoli benefici da una competitività migliore, da una crescita più forte e da una maggiore e migliore occupazione. Per conseguire questi obiettivi ambiziosi, le azioni devono basarsi sugli elementi basilari definiti in questo manifesto. Ora è il momento di mettere insieme i pezzi. Europa 2020 è il prossimo orizzonte. In questo manifesto, noi soggetti interessati e i sostenitori della Strategia Europea per le Competenze Informatiche siamo pronti a giocare il nostro ruolo nella creazione di un partenariato europeo per l’innovazione dell’istruzione, secondo l’invito fatto a dicembre 2011 a Berlino al Convegno Online Educa dal Commissario dell’Agenda Digitale Neelie Kroes. L’innovazione dell’istruzione TIC e lo sviluppo delle competenze informatiche dovrebbero diventare gli obiettivi primari per il futuro. Il convegno ospitato dalla Presidenza Danese il 27-28 febbraio 2012 è quello che più si è avvicinato alle due parole che meglio riassumono la visione sopra esposta: “Mentalità digitali” o “Pensare digitale” è ciò che veramente occorre per guidare la crescita e l’occupazione in Europa in questa critica congiuntura.

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BIOGRAFIE DEI CONTRIBUTORI Pilar del Castillo Vera Europarlamentare

Pilar del Castillo è deputato al Parlamento Europeo in rappresentanza della Spagna. Ex Ministro dell’Istruzione, della Cultura e dello Sport dal 2000 al 2004, la Dott. Del Castillo Vera è stata eletta al Parlamento Europeo per la prima volta nel 2004. È iscritta al Partito Popolare che è a sua volta parte del Partito Popolare Europeo (PPE). È coordinatrice del PPE nella Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE), membro sostituto per la Commissione Affari Economici e Monetari, membro della Delegazione per le relazioni con la Repubblica dell’India e membro sostituto della Delegazione alla Commissione Parlamentare Congiunta UE-Croazia. Da giugno 2009 è Presidente di European Internet Foundation e membro della Rete di Politica Transatlantica (Transatlantic Policy Network – TPN) e del Forum Europeo sull’Energia (EEE). Pilar del Castillo è anche membro del Forum Knowledge4Innovation (K4I) e Presidente del Gruppo di Lavoro permanente sull’Energia di European Ideas Network.

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Professor Martin Curley

Responsabile Tecnico Senior e Direttore, Intel Labs Europa, Intel Corporation Martin Curley è Direttore di Intel Labs Europa e responsabile tecnico senior presso Intel Corporation. Intel Labs Europa è un’organizzazione di network di ventiquattro laboratori Intel e oltre un migliaio di ricercatori/sviluppatori in Europa il cui obiettivo è fare progredire sia la ricerca Intel sia la competitività /società europea. Recentemente Martin è stato Direttore Globale dell’innovazione IT presso Intel Corporation. In precedenza ha ricoperto numerose posizioni dirigenziali nel settore gestione e automazione IT per Intel sia negli Stati Uniti che in Europa e nel settore ricerca e gestione presso la General Electric (Irlanda) e Philips (Paesi Bassi). Martin è autore e co-autore di tre libri sulla gestione della tecnologia per creare valore, innovazione e imprenditorialità. Martin è anche professore di tecnologia e innovazione aziendale all’Università Nazionale di Irlanda, Maynooth ed è stato studioso in visita accademica al MIT Sloan. È cofondatore/direttore dell’Innovation Value Institute, che è alla guida di un consorzio per l’innovazione aperta con il coinvolgimento dell’industria e dell’università per promuovere la gestione IT e l’innovazione. Martin è attualmente presidente di EU Open Innovation Strategy and Policy Group ed è anche membro di un Comitato UE di alto livello sulla misurazione dell’innovazione.

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Eva Fabry

Direttrice dell’European Centre for Women and Technology (ECWT) Eva Fabry è tra i fondatori di ECWT (European Centre for Women and Technology) e ne è l’attuale Direttrice. È anche Presidentessa della Rete Global Women and Technology (GWT) ed è responsabile per gli Affari Europei presso il Centro Regionale per l’Innovazione Papirbredden Innovasjon. Dal 2000 Eva è stata impegnata nella creazione della rete internazionale della Federazione Nazionale Svedese per Centri di Risorse per Donne (Membro del Consiglio Direttivo 2000-2007) e dell’Associazione Europea WINNET (2006-2007). Dal 2005 Eva è membro della Comitato Direttivo della Taskforce Internazionale per le Donne e le TIC (ITF) e il suo ruolo di leader è riconosciuto dalla Global Alliance for ICT and Development (GAID Alleanza Globale per le TIC e lo Sviluppo). Eva ha avuto un ruolo chiave nella fondazione dell’ECWT e ne è stata eletta Direttrice a luglio 2008. Eva è anche Project Manager del European Directory for Women and ICT (Repertorio Europeo della Donne nelle TIC) lanciato dalla Commissione Europea a ottobre 2009.

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Dott. Michael Gorriz

Chief Information Officer e Responsabile della Gestione Tecnologie dell’Informazione, Daimler AG A gennaio 2008, il Dott. Michael Gorriz ha assunto l’incarico di Chief Information Officer (CIO) e Responsabile della Gestione Tecnologie dell’Informazione (ITM) presso la Daimler AG. È responsabile della strategia, della programmazione e dello sviluppo di tutti i sistemi IT oltre che di tutte le operazioni dei centri dati e delle reti di comunicazione della Daimler AG. Il Dott. Gorriz riferisce direttamente a Wilfried Porth, Membro del Consiglio di Amministrazione Daimler per le risorse umane. Il Dott. Michael Gorriz ha iniziato la sua carriera presso l’azienda aerospaziale tedesca Messerschmitt-Bolkow-Blohm GmbH, conosciuta più tardi come l’affiliata Daimler- Benz DASA e fusasi recentemente nell’EADS. All’inizio del 2000 il Dott. Gorriz è passato all’area Gestione IT della Daimler come vice presidente dei sistemi aziendali IT, dove nel 2005 è stato anche promosso al ruolo di CIO per le Autovetture e i Veicoli Commerciali Mercedes-Benz. In questo ruolo il Dott. Gorriz è responsabile dei sistemi IT in tutto il mondo all’interno della divisione Autovetture e Veicoli Commerciali Mercedes-Benz presso Daimler AG. Nel 2009 le riviste tedesche CIO e Computerwoche hanno nominato il Dott. Michael Gorriz “CIO dell’anno” per le grandi imprese.

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Peter Hagedoorn

Segretario Generale, EuroCIO Peter Hagedoorn lavora nell’industria IT da circa vent’anni. Nel 2000 è diventato Chief Information Officer (CIO) e Vice-Presidente di Hagemeyer (una multinazionale olandese) e successivamente Chief Information Officer e Vice-Presidente Senior di Océ NV. Nel 2004 Peter assieme a molti CIO olandesi ha creato la Piattaforma Olandese dei CIO ed è stato presidente dell’organizzazione per cinque anni. È stato anche membro del Comitato Consultivo di EuroCIO durante questo periodo. Nel 2005 ha ricevuto il Premio CIO dell’Anno in riconoscimento della sua eccellente attività. Dal 2008 è consulente in numerosi enti pubblici e privati dove ha ricoperto ruoli quali Direttore Generale della consulenza gestionale 3Align e Copresidente del Comitato Esecutivo della European e-skills Association. A novembre 2011 Peter Hagedoorn è stato nominato primo Segretario Generale dell’Associazione Europea CIO (ex EuroCio) dal Consiglio di Amministrazione.

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Edit Herczog

Europarlamentare Edit si è iscritta al MSZP (Partito Socialista Ungherese) nel 1989. Dal 1998 al 2004 ha fatto parte dell’Assemblea Nazionale Ungherese. Dal 2007 è membro della Presidenza del Partito Socialista Ungherese. Edit Herczog è stata eletta al Parlamento Europeo nel 2004 e successivamente è diventata membro a pieno titolo della commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori e membro supplente delle Commissioni Industria, Ricerca ed Energia e Controllo dei Bilanci. Attualmente è membro a pieno titolo della commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori e membro sostituto delle Commissioni Industria, Ricerca ed Energia e Controllo dei Bilanci. È anche tesoriere del Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo. Inoltre Edit è membro della presidenza del Forum Europeo dell’Energia, della Fondazione Europea Internet, del Kangaroo Group, del Forum per il Futuro dell’Energia Nucleare e della Rete Politiche Transatlantiche.

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John Higgins, CBE

Direttore Generale DIGITALEUROPE John Higgins è stato nominato direttore generale di DIGITALEUROPE, l’associazione dell’industria tecnologica digitale in Europa a novembre 2011, dopo avere diretto per nove anni Intel, associazione membro nel Regno Unito. John lavora nel settore IT da oltre vent’anni. Nel 1995 è stato nominato CEO della Rocket Networks, un’azienda dot.com con sede in California che ha creato i primi studi di registrazione online nel mondo. Ritornato nel Regno Unito nel 1998, è diventato direttore generale della Computing Services and Software Association, un predecessore di Intellect. John è membro del consiglio di facoltà dell’Università di Warwick ed è presidente della Commissione dei Revisori. È presidente della commissione sulle azioni di politica globale della World IT Services Association, WITSA ed è membro del consiglio di amministrazione di e-skills, il consiglio sulle competenze del settore digitale nel Regno Unito. Ha ricevuto due premi personali per i suoi eccellenti contributi al settore dell’associazione nel 2004 e poi all’industria IT nel 2008. La Regina lo ha nominato Commander of the British Empire (CBE) nel 2005 per i servizi resi all’industria IT britannica.

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Alexa Joyce

Senior Manager Sviluppo Commerciale European Schoolnet Alexa Joyce è Senior Manager Sviluppo Commerciale presso European Schoolnet, la rete di Ministeri dell’Istruzione di 30 paesi europei, dove il suo ruolo è creare nuovi importanti partenariati e gestire una rilevante iniziativa di ricerca e sviluppo per l’insegnamento delle discipline STEM chiamata InGenious (www.ingenious-science.eu). Alexia lavora da 13 anni nel settore istruzione con particolare attenzione all’insegnamento delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica e al ruolo della tecnologia a supporto delle riforme didattiche nei processi di insegnamento e apprendimento. È anche Consulente Esecutivo per il programma Hewlett-Packard STEM+Catalyst e fa parte del Comitato Esecutivo della European e-Skills Association assieme a Cisco, Microsoft e altri partner del settore tecnologico. Ha anche curato e realizzato l’edizione di importanti documenti politici come il Manifesto delle Competenze Informatiche e il libro bianco Cisco su Donne e TIC tra gli altri. Il suo interesse principale sono i progetti europei di ricerca nel settore istruzione, ma ha anche operato come consulente per OCSE, IUPAC e l’UNESCO (in Francia a Parigi e in Tailandia a Bangkok) su temi quali l’istruzione a livello internazionale e nella regione Asia-Pacifico.

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Werner Korte Direttore, empirica

Werner B. Korte condivide la carica di direttore di empirica (www.empirica.com) con Simon Robinson ed è responsabile della gestione di molti dei più importanti progetti di ricerca e sviluppo concernenti la valutazione delle competenze informatiche e delle relative politiche, nuove forme di lavoro, la società dell’informazione, gli indicatori statistici per la comparazione delle competenze digitali e di altri settori. Tra i suoi recenti progetti si annoverano “Competenze TIC”, lo studio “Monitorare l’offerta e la domanda di competenze informatiche in Europa” (2009-2010) e lo studio eSkills 21 sulla “Valutazione dell’implementazione della comunicazione sulle competenze informatiche per il 21° secolo” per DG Impresa (2010). Werner ha anche completato studi su “Competenze informatiche: profili dei paesi” e “Statistiche sulle competenze” per Cisco Systems e dal 2012 è impegnato come coordinatore di progetto per gli studi promossi da DG Impresa su “Competenze informatiche: Visione, Roadmap e Scenari Futuri” e “Marchi di qualità per la formazione e promozione delle competenze informatiche”.

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Dott. Bruno Lanvin

Direttore Esecutivo, INSEAD eLab Il Dott. Bruno Lanvin è ex senior executive presso la Banca Mondiale delle Nazioni Unite ed è attualmente Direttore Esecutivo di INSEAD eLab. Il suo lavoro si focalizza sulla competitività, l’innovazione, le competenze e le riforme governative. È impegnato da lunga data nel Forum Economico Mondiale (partecipa in particolare alla creazione e all’annuale produzione del Networked Readiness Index e del Global Information Technology Report Index dal 2001). Ha rivestito ruoli dirigenziali nel lavoro di INSEAD sull’innovazione (sviluppo dell’Innovation Readiness Model (IRM), personalizzazione del Global Innovation Index (GII), generazione di competenze per l’innovazione, lavoro per la Commissione Europea e per gli European Business Summit da 2009). Nei suoi vent’anni con le Nazioni Unite ha ricoperto vari incarichi quali Capo Gabinetto della Direzione Generale delle Nazioni Unite a New York, Responsabile della Pianificazione Strategica dell’Unità SME Competitività Commerciale di UNCTAD/SITE. Frequente relatore principale in convegni di alto livello, il Dott. Lanvin fornisce consulenza a aziende internazionali e governi su temi strategici.

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Andrea Parola

Direttore generale di European e-Skills Association (EeSA) Andrea Parola è un consulente con sede a Bruxelles. È attualmente Direttore Generale di European e-Skills Association (EeSA), una piattaforma plurilaterale con sede a Bruxelles. EeSA opera come piattaforma europea di riferimento per sviluppare le competenze e le capacità informatiche per professionisti, utenti e cittadini al fine di costruire un’Europa più inclusiva, competitiva e innovativa. EeSA promuove lo scambio di idee e di buone pratiche in Europa e supporta lo sviluppo di strumenti e metodologie per la governance delle competenze informatiche. Andrea è anche Amministratore Delegato di EU Strategy sprl, l’impresa da lui fondata nel 2009, che si occupa di affari pubblici e avvocatura.

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Dott. Richard Straub

Segretario Generale, European Learning Industry Group Nei trentadue anni passati presso l’IBM, il Dott. Richard Straub ha ricoperto funzioni dirigenziali chiave a livello internazionale quali Vice Direttore Generale per PC Europe and Responsabile Globale della Formazione. Dal 2006 ha iniziato una nuova carriera lavorando con organizzazioni non-profit nel ruolo di dirigente part-time e imprenditore sociale. Attualmente è membro del comitato esecutivo presso la European Foundation for Management Development (EFMD) e Segretario Generale dell’European Learning Industry Group (ELIG). Ha inoltre mantenuto il ruolo di consulente presso IBM Global Education Industry. Come imprenditore sociale, Richard ha fondato nel 2008 la Peter Drucker Society in Austria e nel 2010 la Peter Drucker Society Europe. È presidente di entrambe. La Peter Drucker Society si pone come obiettivo di essere un catalizzatore per migliorare la gestione aziendale nella società moderna. Annualmente la Drucker Society organizza il Global Peter Drucker Forum aVienna; la quarta edizione si terrà a novembre 2012.

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Don Tapscott Don è una delle più importanti autorità nel settore dell’innovazione, dei media e dell’impatto economico e sociale prodotto dalla tecnologia e svolge opera di consulenza presso aziende e governi in tutto il mondo. È autore e co-autore di 14 libri di successo tra i quali il best seller del 1992 Paradigm Shift. Il suo libro del 1995 L’economia digitale è stato un successo enorme e ha cambiato nel mondo il modo di pensare sulla natura trasformazionale di internet. Due anni dopo ha definito la Net generation e il “divario digitale” nel libro Crescere digitali. Pubblicato nel 2000, Capitale Digitale, ha introdotto idee cruciali quali il “business web” ed è stato descritto da BusinessWeek come “pura illuminazione”. Wikinomics: Come la collaborazione di massa cambia tutto è stato il libro di management più venduto negli Stati Uniti nel 2007 ed è stato tradotto in oltre 25 lingue. L’Economist ha definito il suo ultimo libro Macrowikinomics: Riavviare il sistema: dal business al mondo una ”storia schumpeteriana di distruzione creativa” e l’Huffington Post ha detto che il libro non è “niente meno che una strategia per aggiustare un mondo che si è rotto”. Per oltre 30 anni Don ha introdotto molti concetti rivoluzionari che sono parte del pensiero contemporaneo. Nel 2011 Don è stato ricandidato nella classifica Thinkers50, l’elenco dei 50 pensatori più influenti di management e business, ottenendo la nona posizione. Si è anche classificato al secondo posto come World’s Leading Thinker on Globalization (Principale Pensatore sulla Globalizzazione) e Macrowikinomics ha ottenuto il secondo posto come Migliore Libro di Business degli Ultimi Due Anni. È membro del Forum Economico Mondiale e Professore Associato di Management presso la Rotman School of Management all’Università di Toronto. È difficile immaginare qualcuno che sia stato più prolifico, profondo e influente nello spiegare la rivoluzione digitale e il suo impatto sul mondo.

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John Vassallo

Vice Presidente Affari UE, Consulente Generale Associato, Microsoft Europe John Vassallo dirige l’equipe Affari Societari e Normativi UE di Microsoft a Bruxelles. La sua posizione è stata creata per aiutare la impresa a portare avanti il dialogo con la comunità politica e normativa UE. John Vassallo è ex presidente di AmCham UE, l’organizzazione che rappresenta 140 imprese di origine statunitense nelle Istituzioni Europee e nei governi UE a Bruxelles. Dal 1993 a 1997 John è stato Ambasciatore di Malta presso l’Unione Europea, la NATO e in Belgio, dove ha negoziato i tempi d’accesso del suo paese all’UE e alla Nato. È poi diventato Consulente Senior della General Electric & Direttore dell’Ufficio Affari Europei con sede a Bruxelles, dove è rimasto fino a quando non è entrato in Microsoft nel 2008.

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102 Il manifesto delle competenze informatiche


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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Questo Manifesto è prodotto da European Schoolnet e DIGITAL­EUROPE come parte di European e-Skills Week. European e-Skills Week è un’iniziativa della Commissione Europea ed è finanziata nell’ambito del suo Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione (CIP - Competitiveness and Innovation Programme) al fine di incoraggiare la competitività delle imprese europee.

Editore European Schoolnet (EUN Partnership AISBL), Rue de Trèves 61, Bruxelles, 1040, Belgio Redazione Caroline Bergaud, Natalia Kurop, Alexa Joyce e Colleen Wood Progetto, DTP e stampa Josworld, Belgio e Hofi Studio, Repubblica Ceca Coordinamento delle traduzioni Danosh Nasrollahi

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Hanno collaborato: Pilar del Castillo Vera Martin Curley Eva Fabry Michael Gorriz Peter Hagedoorn Edit Herczog John Higgins CBE Alexa Joyce Werner Korte Bruno Lanvin Andrea Parola Richard Straub Don Tapscott John Vassallo ISBN 9789490477301 - EAN: 9789490477301 Tiratura 14,000

Pubblicato a giugno 2012. Le opinioni espresse in questa pubblicazione sono quelle degli autori e non necessariamente quelle di European Schoolnet, DIGITALEUROPE, European e-Skills Association o della Commissione Europea. Questo libro è soggetto ai termini e alle condizioni di Attribution 3.0 Unported Creative Commons license (http:// creativecommons.org/licenses/by/3.0/).

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IL MANIFESTO DELLE COMPETENZE INFORMATICHE Non solo in Europa, ma nel mondo l’economia industriale e molte delle sue istituzioni si stanno indebolendo. Allo stesso tempo, si stanno delineando nuove imprese e industrie e una nuova civiltà. Per questo motivo l’Europa si trova in un frangente critico, dovendo fronteggiare un crescente divario tra la domanda di trasformazione digitale da un lato e le competenze, il know-how e la capacità della forza lavoro dall’altro. Per sfruttare il potenziale della rivoluzione digitale e tenere il passo con la concorrenza globale, l’Europa deve urgentemente costruire una forza lavoro con competenze informatiche. Lavorando assieme, l’industria e il mondo dell’istruzione e delle istituzioni possono assicurare azioni e successi a lungo termine con la creazione di occupazione, competitività e crescita produttiva. Questo Manifesto è una proposta per realizzare questo obiettivo. Si basa su un’ampia varietà di punti di vista ed è una lettura obbligata per chi ha interesse ad acquisire, coltivare e conservare talenti con competenze informatiche nel 21°secolo.

“La carenza di capacità digitali è un problema di proporzioni epiche. I mercati del lavoro sono ora globali e, dati i modelli organizzativi reticolari, i lavoratori della conoscenza affrontano la concorrenza in tempo reale. Lavoratori e manager devono apprendere, adattarsi e offrire buone prestazioni come mai prima.” Don Tapscott

Don Tapscott è una delle principali autorità mondiali in tema di

innovazione, media e impatto economico e sociale della tecnologia e svolge attività di consulenza per leader aziendali e istituzionali in tutto il mondo. È autore di 14 libri di successo sulla tecnologia nell’impresa e nella società, tra i quali il recente ‘Macrowikinomics’ che l’Economist ha definito una “storia schumpeteriana di distruzione creativa” e di cui l’Huffington Post ha detto che è “niente meno che una strategia per aggiustare un mondo che si è rotto”. Don sta attualmente conducendo un’indagine su nuovi modelli per la soluzione di problemi e la governance su scala globale.


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