Progetto realizzato da Associazione Eventi–Arte–Venezia in partenariato con la Regione del Veneto e con il sostegno e patrocinio del Comune di Venezia – Assessorato all’Ambiente, alle Politiche Giovanili e alla Città Sostenibile; promosso e coordinato da Marcopolo System GwEI.E. Il progetto è finanziato da Università Cà Foscari – Fondi per le attività studentesche. Contatti e informazioni: www.eventiartevenezia.com | www.atelier–in–esterno.tumblr.com
Atelier EVE AR: V. In esterno 2012 Parco di Forte Marghera a cura di Matteo Efrem Rossi, una produzione EVE AR: V. ‒ Atelier EVE AR: V. In esterno 2012 è stato realizzato nel Parco di Forte Marghera, via Forte Marghera 30, Venezia Mestre, dal 7 luglio al 2 settembre 2012. Artisti partecipanti: Matthew Attard, Mario Ciaramitaro Andrea Fabbro, Martino Genchi, Ryts Monet, Peeta.
Atelier EVE AR: V. In esterno 2012 indaga e contrappone due termini distinti e opposti: il controllo e la resa. Tradizionalmente si crede che un’artista o un compositore, nel momento in cui si trova a dover progettare o realizzare un’opera, sia consapevole di ogni passaggio che compone il processo del suo lavoro, e che dunque abbia una chiara idea di come questo lavoro debba essere ben prima di realizzarlo effettivamente. Questa interpretazione dell’attività artistica assomiglia molto all’idea che le persone comunemente hanno del lavoro di un architetto: la sua competenza e la capacità di pianificare un intervento, unita agli strumenti di progettazione che possiede, gli permettono di controllare e coordinare pensieri e azioni al fine di realizzare lo scopo che si era preposto. Atelier EVE AR: V. In esterno 2012 si muove a partire dal riconoscimento di una difficoltà all’interno di questo processo e cerca di sviluppare un’alternativa a questo procedere. L’aspetto più rilevante è stato quello di organizzare un serie minima di elementi semplici e affidarsi alle dinamiche particolari che si sarebbero attivate nel sistema e nel contesto in cui si veniva a operare. A partire dagli ultimi mesi dell’inverno 2012 artisti e organizzatori hanno iniziato a incontrarsi a Forte Marghera, per osservarne lo spazio, calcolarne a passi le distanze, misurare i tempi e le variazioni della luce durante le giornate precedenti l’arrivo della primavera.
Parco di Forte Marghera.
A questo primo contatto con il luogo e attraverso le suggestioni sviluppate sono scaturite quelle intenzioni che, giorno dopo giorno, hanno preso la forma di una esposizione diffusa in tutta l’area del Parco di Forte Marghera. Gli artisti, invitati attraverso la modalità della residenza temporanea, hanno potuto misurare le loro intuizioni nella permanenza in un luogo assistendo nel tempo al suo trasformarsi e respingerli, obbligandoli così a ricominciare ogni giorno il loro lavoro. Questo operare è risultato perciò più simile a quello di un giardiniere: una serie di elementi semplici, analoghi a dei semi, vengono piantati e attraverso il tempo crescono, facendo emergere sistemi complessi capaci di una forma e di un significato indipendente rispetto a quelle particelle elementari che originariamente li componevano. La metafora dell’architetto e del giardiniere vuole quindi suggerire un cambio di prospettiva all’interno del rapporto artistico tra l’azione e il contesto in cui essa avviene. Ripensando il proprio ruolo all’interno del processo creativo, si suggerisce una prospettiva che va nella direzione in cui nè il curatore, nè gli organizzatori e nemmeno gli artisti hanno il controllo di ogni passaggio. Al contrario, essi assistono all’evolversi di un vita indipendente e non preordinata che emerge “dal basso”, come le piante e l’erba in un giardino, cioè un luogo che si colloca al confine tra ordine e disordine e in cui è difficile distinguere l’opera, il pubblico, il creatore, l’uomo, la natura. La comprensione che normalmente abbiamo dei processi creativi viene messa in questione in un punto centrale: come si genera un ordine dal caos? Forse, il controllo umano e la necessità di pianificare non sono l’essenziale, ciò che è indispensabile è il tempo e la capacità paziente di arrendersi a una forza più grande della tecnica umana. Il catalogo e il blog (www.atelier–in–esterno.tumblr.com) che hanno accompagnato questo processo sono il frutto di questa paziente attesa. Tommaso Zanini
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Peeta 2 Matthew Attard 3 Andrea Fabbro 4 Ryts Monet 5 Mario Ciaramitaro 6 Martino Genchi 1
Peeta
Local Kitty Set
Fotografie di Alberto Scattolin.
Render dell’opera.
Peeta Local Kitty Set Bomboletta spray su pannello di legno sospeso con cavi d’acciaio – 300×500 cm – 2012. Una pannellatura in legno piana e sagomata prende vita e spessore grazie a un velocissimo e meticoloso lavoro di velature a vernice spray. L’installazione, sospesa a dei sottili cavi metallici, è allestita a una certa distanza dalla parete dell’edificio; l’occhio del visitatore ne completa l’illusione.
Matthew Attard
Senza titolo
Matthew Attard Senza titolo Plexiglass, fil di ferro, vernice nera, viti – 50×50×150 cm – 2012. Fili di ferro neri corrono all’interno di una vecchia guardiola militare, intersecando due piani di plexiglass posti alle piccole finestre. L’accostamento tra materiali nuovi, lucidi e trasparenti e l’evidente azione del tempo sulla struttura dell’edificio invitano lo sguardo a ruotare attorno alla piccola struttura. Le linee nere tracciano così infinite soluzioni prospettiche fino a comporre con sorpresa un disegno inaspettato.
Andrea Fabbro
UR‒
Andrea Fabbro URScavo – 2012. Il senso del limite è avvicinarsi, mettere a nudo l’origine – non ripetere la cosa visibile, renderla visibile. Un lavoro poco intellettuale, un gesto ambiguo e assurdo di delicatezza e precisione chirurgiche; all’origine della proprietà che, nella terra, è in realtà un reciproco spogliarsi. Senza alcuna parola, dare luce a una radice.
Ryts Monet
Oltre la scomparsa delle lucciole
Ryts Monet Oltre la scomparsa delle lucciole Duecento campanelli in ottone – dimensioni ambientali – 2012. Un’installazione per mettere in collegamento l’isola della baia alla terraferma di Forte Marghera. Appesi fra le fronde degli alberi dell’isola duecento campanelli in ottone, sollecitati dal vento, mettono in relazione con il loro suono i due ambienti – l’uomo con la natura. Gli sguardi più attenti e fortunati potranno anche cogliere dalle sponde della baia piccoli riflessi metallici tra la vegetazione incolta.
Mario Ciaramitaro
Bob salutes Sir Francis Drake as he completes the first circumnavigation of the Earth
Sono pervaso dalla sensazione di essere stato in ogni luogo. Una continua amnesia mi conduce da una riva all’altra del grande Oceano. “Ci sono già stato”, mi dico, “sono qui ancora una volta”. Niente di più falso. Sir Francis Drake, 6 luglio 1579.
Mario Ciaramitaro Bob salutes Sir Francis Drake as he completes the first Circumnavigation of the Earth Legno, acciaio, rame, ottone, boe e corde - 250×150×270 cm – 2012. Un omaggio a una grande impresa e un riferimento simbolico (non senza una buona dose di ironia) alla storia che l’accompagna. Una boa segnavento – struttura di tre metri in legno, corde e metallo – quasi alla deriva nella laguna ricorda avventure grandi e piccole avvenute in questo luogo come altrove.
Martino Genchi
Sfera
Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Status of the Spent Fuel Pool of Unit 4
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Tiger Woods Dramatic Win at Bay Hill 2009
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Tore Supra Tokamak
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Nuclear Fusion
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Martino Genchi Sfera Attrezzatura da golf, videoproiezione, materiali vari – 2012. Una struttura composta da teli triangolari è usata come bersaglio da giocatori di golf. Su di essa viene proiettato materiale video relativo alla tecnologia nucleare. Un’installazione e un’azione che mettono in collegamento due campi forse solo apparentemente distanti della tecnica umana.
Si ringraziano Benedetta Margoni Dalle Ore, Enrico Pontoglio ed Enrico Zugno per il supporto tecnico e logistico che ha permesso di realizzare Atelier EVE AR: V. In esterno 2012. Le fotografie in apertura sezione dedicata ad ogni singolo artista sono di Niccolò Morgan Gandolfi. Progetto grafico di Marta Maldini.