Articolo Testata giornalistica - 20 Centesimi

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Camminare tra gli stand di Agrogepaciok è un’esperienza molto diversa da come te la immagini prima di varcare i cancelli di ingresso di Lecce Fiere, il padiglione in cui è ospitata. Se sul marciapiede di Piazza Palio ancora pensi di incontrare Willy Wonka e una squadra di OompaLoompa pronti a ricoprirti di barrette al cioccolato e lecca lecca, basta muovere i primi passi sui 10mila metri di questa fiera per renderti conto che qui, in questa Mecca dell’artigianato agroalimentare, oltre al cioccolato e ai pasticciotti c’è di più. Qui infatti non trovi persone ansiose di farti assaggiare un cioccolatino, ma direttamente gli amici ai quali ti rivolgi nei momenti di vero bisogno: pasticceri, pizzaioli, baristi, fornai, ristoratori, tutti in una mise creativa che promette grandi cose non solo per il prosieguo della tua visita, ma per il futuro in generale dell’artigianato gastronomico del Salento.

Tutti insieme, tutti in una volta, che si incontrano, si confrontano, si aggiornano sugli ultimi ritrovati nel campo dei forni da pizza [tradizionale, statico easy e con finitura mosaico], sul mondo in continuo fermento delle friggitrici [monovasca, a due vasche più fry top e pietra lavica], su ogni tipo di farina biologica per confezionare pizze e dolci, compresi cornetti di dimensioni “equine” come quello preparato con farine Pellegrino e perfino su quanto di meglio offra oggigiorno il settore delle macchinette da caffè (e di quello che ci scorre dentro).


Insomma, questa non è la Fabbrica di Cioccolato, ma una vera e propria Fiera, inteso come momento in cui fornitori e produttori si incontrano per tramare alle spalle del vostro dietologo i modi migliori per prendervi per la gola e le macchine migliori con cui farlo. E, possiamo giurarlo, fanno sul serio. Così decidiamo di abbandonare le nostre intenzioni in quanto a casalinghe più o meno annoiate da approcciare o di studenti del Banzi da intervistare e ci prepariamo adincontrare gestori di bar, pub, ristoranti, aspiranti birraioli e gente che con il food e i suoi derivati ha o avrebbe una qualche idea imprenditoriale, che vada dalla pasticceria, allo street food, alla distribuzione automatizzata di bevande. A proposito, il consiglio che vi diamo è questo: scherzate pure con i santi del cioccolato e i fanti della birra artigianale (in alto i calici, che c’è l’assaggio libero delle migliori artigianali salentine), ma in nome della vostra gastrite lasciate stare le macchinette del caffè. Ci rendiamo conto solo ad Agrogepaciok del fatto che ne esistono praticamente di ogni foggia e colore: grandi, piccole, medie, bionde, more e rosse. E che se ancora ancora riuscite a dire di no al vostro collega che vi invita a scendere al bar, per voi sarà davvero dura resistere agli inviti di una Jessica a due cialde o a una Jasmine a due capsule, quando il vostro capo deciderà di sistemarne una in ufficio. Chiunque abbia avuto modo di visitare lo stand di Spinelli caffè sa di cosa parliamo. Al quarto, quinto caffè della giornata, quando siamo del tutto posseduti dalla bevanda del diavolo, possiamo inferire con la dovuta lucidità il giro che la caffeina compie là fuori prima di raggiungere il bicchierino che tieni appoggiato alle labbra, annotando la lotta sotterranea eppure spietata che si combatte tra i rappresentanti di cialde, capsule e forniture per macchine da caffè. Vestiti come dei ninja occidentali compaiono e scompaiono dietro gli angoli degli stand, raccontando i prodigi che la scienza della ristorazione automatizzata è riuscita a compiere per venire incontro ai gusti e alle necessità di ogni singola nicchia di consumatori: abbiamo perfino visto gente in overdose di caffeina e vegani finalmente pacificati con se stessi e [forse] con il mondo allo stand di Foodness, consumare liberi da ogni rimorso.


E poi c’è lui, Andrea:

Che oltre ad avere un buon motivo per essere ad Agrogepaciok


O più di uno:

si trova qui in qualità di rappresentante degli hipsters [ma anche no] leccesi; o almeno di quelli che quando bevono birra vogliono avere la possibilità di surfare tra una scura abboccata, una bionda belga o una di quelle che ti provocano con quel loro colore nero, sexy e schiumoso, per poi lasciarti in bocca, alla fine della serata, un retrogusto amaro che, come ogni buon degustatore sa, è parte integrante di ogni avventura.


Ma lasciandosi alle spalle, seppur con qualche sofferenza, il lungo corridoio dove si può scegliere che birra offrire ai propri avventori e per giunta con quale patata accompagnarla

si scopre che i coscienziosi operatori di Agrogepaciok conoscono l’importanza di due concetti fondamentali, che chiunque voglia impegnarsi nel settore del food deve tenere bene a mente.


1) L’importanza di farsi trovare pronti e attrezzati sul tema della registrazione fiscale e sul più generale ed ecumenico (per quanto spesso sostanziato da castime) concetto del “dare a Cesare ciò che è di Cesare”. Ebbene, sappiate che di questo settore, a San Pietro in Lama, abbiamo chi se ne occupa, con un certo orgoglio, da molti anni

e con tutta l’attenzione e la preveggenza su quello che di qui a poco accadrà e potrebbe gettare nel panico gli artigiani che non passeranno dalla Ar.R.Com di Fenrando Pasca, il quale, con un certo orgoglio, ci spiega l’importanza sociologica e legale dello scontrino nella società contemporanea.


2) La coolness del cibo. Prendiamo ad esempio lo street food, piĂš che una moda una filosofia di vita. E se proprio volete partecipare a questa rivoluzione e non avete sotto mano una due cavalli, a Galatina state sicuri che almeno una ape car la rimedierete, pure tutta bella customizzata e progettata a misura del vostro ristorante da strada:

Le Ape street Food prodotte dalla famiglia Marra a Galatina sono una vera e propria chicca, oltre che una possibilitĂ per i giovani ristoratori meritevoli e privi di mezzi (o almeno i piĂš creativi tra di loro) per lanciarsi nel business senza grossi investimenti.


Per non parlare degli arredi Cinquecento style della Art and Car dei fratelli Damiano e Roberto Personè, che hanno unito la fatia della carrozzeria e la passione del design per tirare fuori pezzi di artigianato di questo tipo.


Inoltre, ad Agocepaciok ti puoi trovare a tu per tu con Davide Comaschi. Se qualcuno di voi ha per caso mormorato in qualche periferia degradata del proprio inconscio “Davide chi?”, che possa dannare tra enormi sofferenze culinarie in un inferno ipocalorico e a basso contenuto glicemico.

Davide Comaschi è il campione del mondo di cioccolateria 2013, una specie di semidio in grado di trasformati in una statua di cioccolato con lo sguardo. Non per dire, ma stiamo parlando di uno che viene considerato artista prima ancora che pasticcere e che dall’alto del suo metro e novanta [la stima è approsimativa e ottenuta in evidente stato di venerazione] potrebbe prendere a scappellotti sul coccaro della testa uno come Cracco, tappo, che per fare il figo usa lo scalogno. La cosa ha riscosso l’interesse, come è ovvio, di tanti pasticcieri pugliesi che hanno affollato il Forum sulla Cioccolateria che, insieme agli altri tre Forum tematici (Pizza, Cucina e Panificazione), ha sostanziato la vocazione di appuntamento di formazione e aggiornamento dell’edizione 2014. Pizzaioli, fornai, pasticcieri e artigiani del cioccolato erano qui anche per questo: incontrare il top delle rispettive categorie e attingere nuove tecniche, segreti e prospettive di un’altre, quella culinaria, nella quale la creatività svolge un ruolo pari a quello dell’abilità acquisita con il mestiere.


Non resta che capire se qui un Willy Wonka esiste davvero. Se c’è qualcuno che, al di sopra di tutto questo, osserva, controlla, organizza e sapientemente muove l’intera Fiera. Oppure se dare credito alle voci secondo cui Agorcepaciok sia frutto di una tempesta casuale di molecole di cioccolato e farine di Kamut. Seppur decisamente romantica, la faccenda delle molecole casuali non convince, così viene fuori tra lo stand della birra e quello del pesce surgelato cheAgrocepaciok è una creatura di Carmine Notaro, patron dell’agenzia Eventi, commerciante nato, nonché produttore di eventi di vario titolo e genere con una passione forte per la gastronomia. E un chiodo fisso: “Il pasticciotto”. Racconta che proprio sfornando pasticciotti caldi fino all’alba a Umbria Jazz è riuscito a far decollare un evento come Dolce in Salento, insieme alle papille gustative dei jezzofili di mezzo mondo. In altre parole, lo swing del pasticciotto. Non è facile parlare con Carmine Notaro. A parte il pensiero fisso, ripetutamente soffocato per pudore, di chiedergli come ci si sente a essere il Willy Wonka di Agrocepaciok, la conversazione è una specie di corsa a ostacoli, chiunque qui ha qualcosa da chiedergli, un problema da risolvere, una comunicazione urgente da fargli. Ma ogni volta la discussione riprende dal punto esatto in cui viene interrotta. Così Notaro spiega la sua filosofia dinamica di fiera e del perché vale la pena di organizzarle. “Fiere, attenzione, non fere”, precisa. Qui parte una disquisizione in punta di pensiero sulla differenza etica tra fiera e fera, rissumibile pressappoco così: la fiera punta agli addetti ai lavori, la fera ai consumatori finali. “Agrocepaciok è una fiera”. Una fiera per la quale aziende di tutta Italia pagano per esserci – “quest’anno abbiamo 141 stand e 400 brand rappresentati” – e in cui Notaro investe il suo per portare gli dei dell’olimpo della cucina, che tengono workshop, fanno dimostrazioni e premiano ai concorsi. Tutta quella parte della manifestazione che attira i pasticcieri da Leuca a Foggia, ansiosi di aggiornarsi neanche fossero una applicazione di iPhone. Notaro è soddisfatto se i suoi clienti sono soddisfatti, dice.“Abbiamo espositori che tornano ogni anno, da nove anni. Questo è il segno che la manifestazione non è solo interessante ma anche utile a chi vuole implementare i suoi affari nel Salento e con gli artigiani del gusto salentini” e questo è il metro del suo orgoglio imprenditoriale in questo genere di eventi. I biglietti venduti non contano, nel qual caso sarebbe ‘na fera [così, giusto per memorizzare la lezione]. Dopo aver rinforzato le basi teoriche e cambiato per sempre il nostro modo di guardare uno stand, una pagodina, o anche solo un banchetto, capiamo da soli che forse, quella domanda all’apparenza simpatica e dissacrante, “Come ci si sente a essere il Willy Wonka di Agrocepaciok?”, è meglio non farla.Non qui e non a Carmine Notaro, il deus ex machina di Agrogepaciok, l’uomo a cui penseremo la prossima volta che il nostro pasticcere di fiducia ci presenterà davanti alle papille gustative l’ultimo ritrovato in fatto di torta al cioccolato.


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