PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA 3° ANNO LEZIONE ONLINE n° 1
DALLA NASCITA AI TRE ANNI E' il periodo della vita che va dalla nascita alla completa maturazione fisica. Lo studio dello sviluppo infantile si occupa della descrizione e dell'interpretazione dei come e dei perché della crescita e dei mutamenti dell'uomo.
anni
FREUD passiva:
0 fase orale 1
2
ERIKSON
ricevere attiva:
stadio sensorio-orale
fiducia/sfiducia
aggredire autonomia/vergogna,
fase anale
trattenere
stadio muscolo-anale
fase fallica
esplorare
stadio locomotore-genitale
iniziativa/colpa
stadio di latenza
intraprendenza/inferiorità
pubertà e adolescenza
identità/confusione ruoli
inizio età adulta
familiarità/isolamento
stadio giovanile età adulta
generatività/presi da sé
maturità
integrità/disperazione
dubbio
3 4 5 6 7 8
fase di latenza socializzare
9 10 11
pubertà
desiderare
12 13 14
fase genitale
15
matura
amare
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ……
Diverse sono le discipline che forniscono il loro contributo allo studio del bambino in crescita. Tra queste ha un posto importante la grafologia che permette di leggere con obiettività il tipo di sviluppo che caratterizza ogni bambino.
La personalità si struttura man mano che l'individuo lascia il mondo primario dell'inconscio per avvicinarsi alla coscienza.
DALLA NASCITA A 1 ANNO Un adulto sufficientemente consapevole della sua responsabilità di educatore, in genere la madre, va incontro con oblatività ai bisogni del piccolo nei primi mesi e per tutto il primo anno di vita, con un adattamento alla vasta gamma di richieste del bimbo stesso. Elenchiamo qui di seguito alcuni dei comportamenti che la madre dovrebbe assolutamente adottare: •
COMPORTAMENTO GRATIFICANTE: deve essere improntato sull’attenzione dei bisogni primari del bimbo: dal nutrimento alla presenza premurosa, dalle carezze al contatto di pelle, fino a concedere dei giocattoli.
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COMPORTAMENTO ACCOGLIENTE: l’effusione affettiva deve avvenire con un coinvolgente abbraccio, un utero psichico che lo deve ancora contenere facendogli sentire tutta la protezione di cui ha bisogno.
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COMPORTAMENTO AFFETTUOSO: la madre deve parlare al figlio con voce tenera e con sguardo dolce.
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COMPORTAMENTO PROTETTIVO: la madre dovrebbe occuparsi di essere mediatrice tra il piccolo e i pericoli che l’esterno presenta, senza ansia o preoccupazioni eccessive.
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COMPORTAMENTO INDULGENTE: sa tollerare che si sporchi, che pasticci, che faccia gli scarabocchi anche dove non deve, ma soprattutto deve avere del tempo libero solo per lui.
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VALUTAZIONE INCONDIZIONATA: dovrebbe valorizzare l’egocentrismo del bimbo, saturare, attraverso l’ammirazione, il suo narcisismo, non esigere alcuna ricompensa, non chiedere ubbidienza, ma condurlo per mano trasmettendo in modo quasi telepatico l’amore per la vita.
DA 1 A 3 ANNI Il genitore passa da un’oblatività incondizionata a un interscambio ove al bimbo e alla bimba viene richiesto l’adeguamento ad alcune norme di comportamento. Il piccolo è voglioso di osservarle e d’imitare l’adulto: vuol lavare i piatti, rispondere al telefono, portare qualcosa di utile al papà o alla mamma, ecc. In questa età egli cerca di affermare la sua volontà con le parole “voglio..., io, io, io....”. Dalla dipendenza totale verso chi l’ha accudito e piacevolmente rassicurato passa al distacco, almeno parziale o saltuario, per iniziare una sorta di sfida al fine di affermarsi, contrapporsi e nel frattempo per misurarsi con se stesso. E’ la fase del “no!”. Può tornare a richiedere coccole, come faceva nel primo anno di vita, quando incontra delle dolorose frustrazioni quali la nascita di un fratellino o di una sorellina, un’ospedalizzazione oppure quando deve andare all’asilo. Dai 18 mesi ai 3 anni l'intelligenza del bimbo è senso-motoria, basata cioè sulla percezione sensoria e sul movimento. Lo scarabocchio diventa un tipico atto motorio e, come tale, è un elemento fondamentale per la mente. Tracciando delle linee, dei ghirigori, facendo dei movimenti solo apparentemente astrusi il bambino inizia una meta-comunicazione con l'ambiente circostante.
ASPETTI GRAFICI E GRAFOLOGICI Il bimbo traccia delle linee, fa dei gesti, compie dei movimenti sul foglio: è lo scarabocchio. E' definito tale perché non ha una forma organizzata e ben tracciata. Questa traccia buttata giù in qualche modo racchiude invece molti significati. E' un linguaggio universale, primitivo, preverbale, strumento necessario non solo per comunicare col mondo, ma anche per coordinare e sviluppare la motricità, elemento indispensabile per ottenere la maturità emotivo-affettiva. Il movimento ha un ruolo formativo per il bambino, sia sul piano intellettivo, sia su quello affettivo. E proprio perché egli deve essere concepito come un'unità, devono andare di pari passo il movimento fisico, quello psicomotorio e quello intellettivo.
Lo scarabocchio è un mezzo, a quest'età, che permette attraverso il movimento grafico sul foglio di esplorare, di comunicare, di percepire l'ambiente attorno a sé. E' anche un tentativo di autonomia, una sperimentazione semi-individuale; è un passaggio dalla fase orale, con totale dipendenza dalle figure genitoriali, a quella anale caratterizzata dall'inizio dell'indipendenza.
INTERPRETAZIONE DELLO SCARABOCCHIO Quando un bimbo scarabocchia, manda un’infinità di messaggi che occorre imparare ad osservare per dare loro il giusto peso nell’interpretazione. Ciò vale sia per gli educatori sia per i genitori ed è indispensabile per non commettere errori. Si osservi quindi l’impugnatura con la quale il bambino tiene la penna, il punto di partenza sul foglio dove inizia a disegnare, il tratto lasciato sulla carta, la pressione con la quale calca sul foglio, lo spazio occupato, la forma che lo scarabocchio assume...
IMPUGNATURA: occorre valutare se essa appare sciolta oppure costretta; nel primo caso essa è espressione di una motricità libera e rilassata, nel secondo esprime una contrattura muscolare conseguenza di tensioni di vario genere. E’ cosa corretta educarlo a una giusta impugnatura, pur senza forzature o imposizioni. Ne trarrà vantaggi indiscutibili l’intero sistema neuro-muscolare e psicomotorio.
SPAZIO: molto occupato indica confidenza espansione, estroversione, voglia di crescere. Poco occupato evidenzia un bimbo pauroso, inibito, introverso, timido.
PUNTO DI PARTENZA: normalmente il bimbo dovrebbe partire dal centro del foglio, in sintonia col suo modo di percepirsi al centro del mondo. Se ciò non accade, può essere dovuto a inibizioni o timidezza. E’ importante che in questa tenera età egli possa soddisfare la naturale necessità di sentirsi centro dell’attenzione del mondo.
TRATTO: può presentarsi sicuro o invece tremolante e incerto. Ciò può segnalare nel primo caso libertà di muoversi, di sporcarsi, di esplorare e quindi di disegnare; nel secondo, indecisione e timore di imbrattare, paura della disapprovazione e del rimprovero. Di solito è legato a un’educazione che impone un’eccessiva attenzione per la pulizia.
PRESSIONE: il gesto grafico può essere leggero, appena percettibile, rendendo evidente una natura sensibile, cui corrisponde un comportamento simile anche nel gioco e nella vita di tutti i giorni. I tratti marcati invece indicano forte energia, buona vitalità e necessità di ampi spazi per muoversi.
FORMA: il cerchio, l’angolo, le linee spezzate e i puntini sono tutte espressioni di un modo di porsi nel mondo, di percepirsi e di espandersi.
CANCELLATURE: rappresentano un desiderio di autonomia e segnalano il rifiuto alle intromissioni specie da parte dell’adulto. Si tratta spesso di bimbi che si sono sentiti troppo protetti o oppressi.
L’IMPUGNATURA Ciò che è importante osservare nel bambino, a proposito dell’impugnatura, è il tipo di sforzo o viceversa la naturalezza nel prendere in mano lo strumento per scrivere o disegnare. Se poi l’atteggiamento della mano è poco ortodosso o del tutto personale e apparentemente disarmonico non si deve necessariamente trarre delle conclusioni negative, pensando a un possibile disturbo organico o funzionale della motricità. Va ricordato che la posizione più corretta della mano che impugna la penna è quella ergonomica, cioè quella che ottiene il massimo risultato, in termini di forza nello scrivere, con il minor affaticamento possibile delle dita. Essa è caratterizzata da una media flessione di tutte le dita che avvolgono idealmente una sorta di sfera al loro interno:
Con questa impugnatura ideale si può scrivere a lungo senza stancarsi troppo. Esistono però numerose variabili a questa, che permettono ugualmente di
scrivere e disegnare correttamente. Soprattutto nel bambino piccolo, alle prese per la prima volta con pennarelli e matite, l’assunzione d’impugnature anomale può essere intesa come la ricerca di un modo ideale di stringere la penna tra le dita. Solo più avanti, verso gli otto/dodici anni, quando il sistema nervoso si sarà ben strutturato, potremo cogliere ed eventualmente correggere prensioni anomale dello strumento scrittorio. Lo stesso discorso vale per la scelta della mano, destra o sinistra, di cui accenniamo solamente in questa sede, che deve essere la più spontanea possibile, rispettando la naturale lateralizzazione fisiologica del bambino. Ogni costrizione non permette un’armonica strutturazione psicomotoria, con conseguenti possibili inibizioni, rallentamenti o alterazioni dello sviluppo delle abilità riguardanti lo scrivere, il disegnare o anche il parlare.
L’OCCUPAZIONE DELLO SPAZIO Per comprendere e decifrare tale segno occorre lasciarsi coinvolgere, senza pregiudizi, dall’impulso creativo che spinge il bambino a prendere in mano una matita e a roteare in modo informale sul foglio. Ciò gli permette di esplorare lo spazio e di misurarsi con esso. E’ il suo primo impegno grafico che ci propone curve, linee, angoli, righe, spezzettamenti... Egli si muove senza un perché e, quasi danzando sulla carta, lo imbratta. In questo modo mette in luce il suo temperamento, la sua sfera affettiva, il movimento che è in grado di compiere, il ritmo che sa tenere e la sua forza vitale. La matita in mano al piccolo ubbidisce a un preciso comando della mente, rendendo così visibile tutto ciò che prova dentro di sé. L’intensità dell’impulso alla vita si esprime nell’atto grafico, gesto libero, vivo e universale. L’occupazione del foglio va spesso di là dai confini del foglio stesso, o viceversa il gesto è appena evidenziato; spiralando va verso l’alto o si blocca nella zona più bassa, vicino a lui. In tal caso noi diciamo che il bimbo non vuole illustrare nulla, ma solo esprimere ciò che sente dentro. Come dice l’artista J. Pollock: “Io non lavoro sulla traccia di disegni o abbozzi fatti col colore. La mia pittura è immediata... Il metodo di dipingere è il naturale manifestarsi di un bisogno. Io voglio esprimere i miei sentimenti e non illustrarli”.
Quando il bambino occupa tutto il foglio con un gesto tondo, mette in luce un temperamento estroverso, ossia una natura che lo porta a vivere bene l’ambiente, il fuori da sé. Di natura espansiva egli ha bisogno di tanto spazio, di scaricare nel giuoco dinamico la sua carica di energia, di avere tante cose diverse, perché vuole esplorare. Il suo carattere gioioso, allegro, generoso e socievole ruba la simpatia altrui, ma è anche esigente nel cercare approvazione, conferma, coccole e sorrisi. Proiettato all'esterno, cerca di avere attorno tanti amici. La sua vitalità lo sprona e lo pone in continuo movimento. Un bimbo di siffatta natura non deve stare sempre solo con i genitori, ma ha bisogno d’incontri anche coi coetanei. Questo tratto iniziale del suo carattere ci permette non solo di comprendere com’è fatto, ma anche come sarà meglio educarlo, avviandolo all’incontro sia all’interno della famiglia sia con i compagni. Gli deve quindi essere concesso dello spazio perché possa scaricare quella vitalità che lo caratterizza. Il contrario potrebbe creare delle note di malinconia oppure sollecitarlo emotivamente, provocando un movimento continuo e, a volte, forsennato che ci costringerà a dire “non sta mai fermo!”.
Chi invece scarabocchia con angoli, spigoli e con gesti contenuti denota un temperamento introverso. La sua natura lo porta ad avere bisogno di spazi limitati, ma più sicuri e protetti. La sua energia sarà investita nel costruire dei giochi, che se pur appartati, lo soddisfano. Non vuole molti amici, i giochi sono selezionati, anche se gli interessi sono molteplici. Egli non ama molto il baccano attorno, per
cui non serve buttarlo nella mischia. Occorre invece rispettare tale dinamica introversiva che è parte del suo carattere. L’introversione non va confusa con la tristezza, la malinconia, la chiusura o con un difetto di comunicazione. Essa ha alla base un sottofondo costituzionale, la timidezza, che non va addebitata a uno stile di educazione errata da parte del genitore, bensì ad una sensibilità di base che fa vivere al bambino l’ambiente come fosse un supporto di sé.
PUNTO DI PARTENZA SUL FOGLIO Nel cominciare a scarabocchiare è corretto che il bimbo inizi dalla zona centrale del foglio, esprimendo in questo modo il suo naturale egocentrismo. Così mette in evidenza il benessere, la gioia, la gaiezza di sentirsi centro degli interessi dell’adulto; e non c’è nulla di più piacevole per il piccolo re di provare tale sensazione. Iniziare dalla periferia del foglio starebbe a indicare un’inibizione o un senso di estraneità che il bambino sente nei confronti dell’ambiente. E’ come se fosse trattenuto dall’ispezionare, perlustrare o occupare un posto che gli spetta; è un freno all’espansione dei propri sentimenti. Scarabocchiare partendo dalla destra o dalla sinistra del foglio sono anch’esse modalità che esprimono delle caratteristiche: nel primo caso il bisogno di rimanere ancorato allo stato felice del passato, cioè nella pancia della mamma; nel secondo caso c’è la voglia di crescere, di andare verso gli altri e di sperimentare l’amicizia.
IL TRATTO Il tratto può presentarsi sicuro e scorrevole o piuttosto incerto e spezzettato. Il primo sta a rappresentare l’immagine di un bimbo che, sicuro dei propri affetti, affronta con entusiasmo la realtà. Non ha difficoltà ad inserirsi in un ambiente diverso da quello familiare come può essere quello dell’asilo nido, così pure entra in contatto con spontaneità ed immediatezza con gli altri bimbi Dal segno "staccata" e dall'occupazione così povera di spazio il grafologo raccoglie questo messaggio.
Il bambino teme il distacco dalla famiglia così come teme con la stessa intensità l'incontro con l'altro. Sono bambini di solito timidi, con difficoltà di adattamento. Anche la scuola stessa, come distacco, può ingenerare delle paure; egli può intendere l'andare a scuola come un desiderio dei genitori di allontanarlo. Il grafico ci indica come utilizzare tale messaggio a servizio del bambino per rassicurarlo attraverso la tenerezza e la vicinanza fisica infondendogli quel senso di calore che può sbrinare tale ansia. La sicurezza che la madre e l’educatore possono infondere attraverso atteggiamenti teneri sarà garanzia di stabilità affettiva che produrrà notevoli frutti nello sviluppo del bambino. Un ambiente ansiogeno genera inconsapevolmente nel bambino delle paure. Egli assorbe ansia e dipendenza e non riuscirà a sviluppare la fiducia verso la realtà esterna. Melanie Klein a tale proposito dice: "La dipendenza genera nel bambino timore che la madre possa abbandonarlo; egli cerca di rimanerle costantemente vicino". Anche in tal caso il nostro scopo è di scoprire precocemente il messaggio reale del bambino per imparare presto e bene a parlare la sua lingua. Il gesto staccato indica questo pericolo, reca dentro questo messaggio di paura e il desiderio di entrare nel lettone della mamma è espressione del bisogno della sua vicinanza fisica.
LA PRESSIONE Il gesto marcato ci comunica la carica vitale del bambino, il suo modo di affrontare la realtà e la sicurezza che tal energia gli può infondere e ci segnala la sua struttura fatta di resistenza e di capacità di dominare l’ambiente. Una forte energia psicofisica permette di essere attivo e dinamico; è di solito un bimbo in continuo movimento che necessita di trovare nel gioco la valvola di scarico dell’eccessiva vitalità. Se frenato potrebbero emergere dei moti di aggressività e di rabbia che di solito
vengono scaricati su oggetti, come gli animali, i giocattoli o gli altri bambini.
Il gesto leggero esprime una personcina con una particolare sensibilità, per cui può già manifestarsi nel suo comportamento un atteggiamento di timidezza e d’inibizione. Facilmente affaticabile, necessita di soste e di poche sollecitazioni. L’adulto deve limitare le sue attività, evitando di trascinarlo, magari a forza, verso impegni sportivi o di altro genere, troppo gravosi per la sua natura. Segnala quindi una difficoltà nell’entrare in contatto immediato con l’ambiente. Vanno quindi valorizzati sia l’immaginazione sia la ricchezza dei sentimenti e il relativo bisogno di corresponsione. Sono bimbi delicati, anche nei rapporti e sopportano poco il disappunto proveniente dall’ambiente per cui evitano lo scontro e di fronte all’aggressività dei compagni è facile che si chiudano per timidezza.
LA FORMA Il gesto curvo: il cerchio esprime espansione nella quale il bambino proietta la prima immagine conosciuta: il volto. Più tardi aggiungerà gli occhi, il naso, e così via, ed il cerchio assumerà così un aspetto visivo ed un significato simbolico rappresentativo. Tale forma semplice geometrica è espressione d adattamento, e quindi l'educatore, sia esso genitore o insegnante, coglie in questo tratto grafico la capacità di stare bene con gli altri. Il bambino che scarabocchia in modo curvo comunica all'adulto, oltre al fatto di avere una natura aperta ed entusiasta, anche la sua gioia e la sua voglia di comunicare e di espandersi. Il movimento circolare è armonico, estensibile, privo di tensioni e costituito fondamentalmente da una motricità distesa, simbolo di quel girotondo che ha segnato una tappa fondamentale in ognuno di noi. Il cerchio
è pieno di simbolismi sia collettivi sia individuali. E' un modello universale valido per tutti i bambini del mondo. Lo scarabocchio non è frutto di una cultura, ma esso stesso diventa cultura. Esprime quella necessità che ogni bambino ha di afferrare, di imbrattare, di muoversi entro un ambiente che sia familiare. Questa familiarità verrà pian piano acquisita dal foglio stesso che simbolicamente rappresenta lo spazio entro il quale ci si muove. Per tali presupposti il bambino che scarabocchia con facilità ha un carattere socievole, adattabile, gioioso, sicuro e disponibile. L'angolo: è un atto grafico che esprime tensione, resistenza e bisogno di essere accudito senza costrizioni; è un simbolo legato a qualcosa che ha ferito la sua personcina. E' frutto di tensione motivata da molti fattori: una natura particolarmente sensibile o timida che ha costantemente necessità di un appoggio, o il difficile adattamento a situazioni nuove dopo la nascita di un fratellino o con l’inizio della scuola materna. Queste difficoltà, che si manifestano maggiormente nel bimbo introverso, sono peraltro da considerare normali. L’importante è sapere che in quel gesto egli vuol comunicare un disagio, un timore, un’impressione... Spesso, ha difficoltà nel manifestare la propria interiorità; e già nel piccolo si nota tale connotazione. Basta a volte che gli sia richiesto un impegno, uno sforzo quando è stanco, perché egli, non potendo assolvere le richieste e temendo di perdere l’amore, provi disagio. E’ importante capire che questa non è altro che una richiesta legittima ponendo attenzione affinché tale stato non si trasformi in ansia. La necessità di esperienze nuove, come quella della momentanea separazione dalla madre, può essere interpretata dal bambino come rifiuto o come diminuzione d'affetto, soprattutto se a questa si aggiunge ad esempio la nascita di un fratellino. In tal caso il bambino lancia il suo messaggio con un gesto che appare rabbioso e stizzoso.
E' una scarica motoria che indica inquietudine, ma può significare anche lotta sofferta per conquistare l'autonomia. Il bambino sente lo stacco da quel mondo sicuro e piacevole che è la famiglia e, pur con sofferenza e chiedendo aiuto, affronta la crescita. Importante è capire che con questo gesto grafico egli richiede appoggio, conferme, dolcezza e comprensione.
SEGNALI D’IMMATURITA’ E DI DISAGIO Puntini e scariche Il segno grafico fatto di tratti puntiformi sparsi qua e là indica uno stato emotivo particolarmente sollecitato, un bussare alla “porta della comunicazione” con dei colpetti dovuti alla paura. Nel bimbo emotivo è facile che s’instauri il timore di perdere l’affetto più caro: la mamma. Il messaggio che questo grafico suggerisce è la paura legata alla sensazione emotiva della possibilità dell'abbandono. Egli teme che l'oggetto gratificante, soprattutto la mamma scompaia e non possa più proteggerlo. Se la mamma, o chi la rappresenta, lo rassicura, tale paura scompare; se invece accade il contrario, la paura si fa più insistente e il bambino può alzare il livello emotivo fino a sperimentare l’angoscia. Tale sensazione può sorgere anche quando per motivi di salute egli sperimenta il digiuno o un’ospedalizzazione. Egli non ha ancora la capacità di discernere ciò che fa bene o ciò che fa male. Basti questo esempio per capire come sia difficile e come non sempre siano imputabili alla madre certe paure che s’instaurano nell'età infantile.
L’emotivo è un bimbo che ha una bassa soglia di resistenza alla frustrazione, per cui aiutarlo attraverso conferme positive a gestire la propria emozione, serve per infondere fiducia e rassicurazione per il futuro.
Linee spezzate Un gesto così irto, con linee spezzate, evoca il timore del distacco dagli oggetti d’amore che possono essere mamma, papà, casa, giochi o fratellini. A volte basta un nonnulla per farlo cadere in agitazione. Se la figura rassicurante si allontana, il bimbo si mette a piangere e a invocare la sua presenza. Un momento di agitazione s’impadronisce di lui e l'insicurezza o il timore dell'abbandono instaura la paura. Tale problematica è stata da noi ravvisata in un tratto angoloso, rafforzato da linee spezzate, indice di paura e di rabbia per qualcosa che non si può avere o si ha paura di perdere. Soprattutto in questa fase così delicata è facile che sorga, come fatto naturale, la paura dell’abbandono per cui il bimbo si agita quando la mamma se ne va e si tranquillizza solo quando ella ritorna. E' inutile in questo caso dire al bambino di smetterla, di stare buono, che la mamma torna subito. Egli non riesce a frenare tale impulso, diventa capriccioso, inquieto e iroso. E' difficile tuttavia, spiegare la causa di questa insicurezza e di questa paura. A volte è utile dargli un pupazzetto o uno straccetto perché il bambino non abbia timore di rimanere solo, così come può bastare un lumicino per attenuare la paura del buio. L'importante è capire il messaggio per essergli vicino al momento del bisogno.
Il gomitolo Egli si è avvolto come nell'utero per proteggersi da colpi maldestri e da interventi inadeguati. Il gomitolo significa un che di traumatico, una paura a uscire fuori. Il travaglio del parto non è la sola esperienza traumatizzante del neonato. Dopo il parto vi è un’enorme trasformazione. Questa grande inondazione di stimoli legata al contatto e allo stacco, se non è
suffragata da un senso di benessere, può prolungare l'angoscia che lascerà un segno non indifferente per il quale è richiesta da parte del mondo adulto una particolare sensibilità di accostamento e di conoscenza. E' il caso di questo scarabocchio che manda come messaggio una richiesta di aiuto che possa dipanare l'ingarbugliato gomitolo della sua microscopica esperienza. Il gomitolo denuncia un accartocciamento come predisposizione alla chiusura senz'altro motivata da sofferenza. "I disturbi nevrotici si possono presentare in modo transeunte e sparire appena s'è trovata una soluzione al conflitto psichico o quando sono cambiate le condizioni che hanno determinato l'insorgenza del conflitto" (Anita Helliger). Conoscere il suo disagio attraverso il suo scarabocchiare significa poterlo aiutare ad evitare lo strutturarsi di difese inadeguate che tolgono spontaneità.
LO SCARABOCCHIO RAPPRESENTATO O PARLATO E’ facile che il bambino, già con i suoi primi esperimenti con carta e matita, esprima tutta una serie di pensieri e di associazioni ai suoi schiribizzi, che tutto sembrano fuorché ciò che vanno verbalizzando. Si tratta della prima espressione di comunicazione per mezzo del grafismo, quella che condurrà via via, attraverso il disegno prima e la scrittura poi, ad una vera forma di relazione. E’ quindi importantissimo che essa avvenga e che sia lasciato modo al bambino di esprimere questa sua fantasia, favorita dal “pensiero magico”, evitando di insegnare sempre al bimbo a disegnare secondo regole di rappresentatività che non appartengono alla sua età e alla sua maturazione. Donald D. Winnicott, psicanalista e psichiatra infantile inglese, si è servito di questa tecnica dello scarabocchio per dialogare e quindi operare terapeuticamente coi bambini più piccoli . I risultati di questa sperimentazione sono stati raccolti in un’opera significativa (Winnicott D.D. Colloqui terapeutici con i bambini. Interpretazione di 300 scarabocchi. Armando ed., Roma 74) che ci dà la misura di quanto sia utile lo scarabocchio per creare un ponte di dialogo tra noi e il bambino che ancora non sa esprimere i propri sentimenti, le paure, i timori, i sentimenti.
Evoluzione del grafismo La mano è lo strumento che ha permesso all'uomo di lasciare segnale di comunicazione, utilizzando materiale rudimentali come l'argilla, lo scalpello, il punteruolo... fino ad arrivare alla penna d'oca e via via agli strumenti attuali. La scrittura ha costituito un evento importante nell'avventura dell'uomo, che ha potuto così incidere la propria storia sulla carta permettendo ai posteri di poterla leggere. Oggi la grafologia ci dà la possibilità di leggere non solo la storia di un individuo, ma anche la sua struttura fisica e psichica. Per quanto riguarda lo studio dell'evoluzione del grafismo nell'età evolutiva (scarabocchio, disegno e scrittura) dobbiamo osservare alcune leggi: . Il punto di partenza . La collocazione nello spazio . L'occupazione dello spazio sul foglio . Il modo di premere sulla carta . Il tipo di movimento della penna