Corso online: grafologia - Il significato della firma.Quando nasce la firma.

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Corso online: “grafologia – il significato della firma” “LA MIA FIRMA SONO IO” LA FIRMA RIVELA… Tenuto dalla Dott.ssa Evi Crotti, fondatrice nel 1975 della Scuola di Grafologia Crotti


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QUANDO NASCE LA FIRMA Contrariamente alla scrittura, il cui apprendimento ha inizio nell’età scolare e spesso anche in quella prescolare, la firma nasce nell’adolescenza, quando il ragazzo e la ragazza riempiono fogli e fogli del loro diario con un’infinità di firme alla ricerca di quella che, magari con qualche progressiva modifica, li rappresenterà in tutta la loro esistenza. Il più grande esponente della grafologia francese, Crépieux-Jamin afferma che “la firma è un tracciato essenziale libero da qualsiasi coercizione calligrafica, nel quale l’individuo si rivela completamente”. S’impara a scrivere, ma non a firmare. Meglio sarebbe dire che la firma non è appresa come s’impara a scrivere in prima elementare, ma è assunta o ispirata quasi come imitazione di qualcuno che ci ha influenzato positivamente, un modello che abbiamo scelto di indossare in società, come “divisa” a nostra misura e attitudine.

STORIA DELLA FIRMA (DAL SIGILLO ALLA FIRMA) La firma nel passato ha sostituito la stretta di mano, assumendo così connotazioni di vincolo sociale e di accordo tra le persone. Anticamente solo pochissimi individui erano in grado di scrivere, tanto meno di firmare. Infatti, sugli atti apponevano di loro pugno, un segno di riconoscimento, che spesso era costituito da una croce: ecco da ciò è nato il vocabolo “segnare” cioè “sottoscrivere”.

Presso alcuni popoli si apponevano altri segni, impronte o sigilli: “sigillum” viene da “segno”, da cui sigillare. Nasceva però contemporaneamente la necessità di fare in modo che quel segno o quel sigillo non potesse essere apposto da altri se non dalla persona stessa. Ecco perché si è cercato dapprima di creare sigilli personalizzati (vedi anelli col simbolo inciso per imprimere la ceralacca) e poi, vista la possibilità di duplicare e falsare i sigilli, di trovare un sistema che fosse del tutto personale e inimitabile.


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Evidentemente anche i nostri antenati si erano accorti che ogni azione che l’uomo compie, compreso il modo di camminare, la voce, la gestualità e quindi anche la scrittura, è del tutto personale e inimitabile. Fu così che assunse valore la siglatura firmata, cioè la firma, dapprima col solo nome individuale, poi anche col cognome che serviva a riferirsi a un ceppo ben preciso e individuato.

DOVE NASCE IL COGNOME L'uso del cognome, come prodotto collegato alla famiglia di appartenenza, risale all'antica Roma. Nei tempi antichi era usato un solo elemento nominale per chiamare un individuo, mentre attorno al IV secolo d.C. le persone libere abitualmente usavano tre nomi: • Il praenomen riferito all'individuo in sé che corrisponderebbe al nostro attuale nome proprio; • Il nomen serviva per designare la stirpe di appartenenza (gens) ed è equiparabile al cognome di oggi; • Infine il cognomen rappresentava un soprannome col quale si disegnava meglio l'individuo o addirittura l’intera famiglia di appartenenza. Solo più tardi due elementi di questa tripartizione, il nomen e il cognomen, si unirono e si arrivò all’attuale usanza del nome e del cognome. Dopo la caduta dell'Impero romano, le persone erano identificate dal solo nome personale, con l’eventuale aggiunta di vezzeggiativi o soprannomi usati però solo in ambito familiare ristretto e non pubblicamente. La religione cristiana e, in seguito, le invasioni barbariche facilitarono la diffusione di nuovi nomi che si aggiunsero a quelli già in uso. Nel Medio Evo, a causa anche della notevole crescita demografica, si creò molta confusione e siccome per individuare un individuo occorreva che fosse in qualche modo registrata, furono istituite le corporazioni municipali. Nacquero così nomi che derivavano dalla provenienza ambientale dei soggetti (Marino, Montanaro, Dal Bosco, Piano, Fiume, ecc.) oppure da un pregio o da un difetto fisico (Grosso, Gobbo, Rosso, Mancino, Gambacorta, ecc.) oppure ancora dal mestiere che la persona faceva (Fabbri, Muratori, Fumagalli, ecc.). Altre volte il cognome derivava dalla figura del padre o della madre (es. Del Piero, cioè figlio di Piero). Era però sempre più difficile identificare tutti gli individui con un solo nome, per cui a esso fu aggiunto il cognome, che poteva scaturire da una peculiarità della persona, come ad esempio l’occupazione abituale, il luogo di provenienza, lo stato sociale o semplicemente il nome dei genitori: “Tagliabue” poteva essere attribuito a un macellaio; "Bianchi" riferirsi al colorito della carnagione; “Baresi”, "Milanesi", “Napolitano” o “Romano” faceva pensare alla città di provenienza, "Di Nardo" lo indicava come "figlio di Nardo".


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E’ dal Concilio di Trento del 1564 che inizia l'obbligo per i parroci di tenere regolarmente un registro su cui segnare i nomi di battesimo e la ragione sembra essere quella di evitare matrimoni tra consanguinei, che si era notato essere causa di nascite mostruose.

TRASMISSIONE DEL COGNOME Come regola i figli nati all’interno di una coppia legalmente sposata prendono automaticamente il cognome del padre. In altri paesi non avviene la stessa cosa o per lo meno non automaticamente; a volte i figli assumono sia il primo cognome del padre sia il primo della madre, altre volte assumono solo il cognome paterno o solo quello materno. In generale, nel mondo è comune per le donne cambiare il proprio cognome con quello del marito dopo il matrimonio e trasmettere ai figli il cognome del padre. In Italia, nonostante il codice civile (art. 143-bis) preveda che “la moglie aggiunga al proprio cognome quello del marito” l'attuale normativa sul diritto di famiglia prevede che la moglie conservi il proprio cognome di nascita. È però possibile, su richiesta, aggiungere nei documenti ufficiali la dicitura “... coniugata XXX”.

CURIOSITÀ STATISTICHE SUI COGNOMI ITALIANI In Italia esistono circa 350.000 cognomi e 7.000 nomi propri e sembra che tali cifre superino abbondantemente quelle di altri paesi. Ecco la ragione per la quale il cognome distingue meglio una persona di quanto possa invece fare il nome di battesimo. L’uso dilagante del “tu” non deve essere inteso come forma di democraticità, bensì di massificazione. I cognomi più diffusi sono: Rossi, Bianchi, Ferrari, Esposito, Russo, Colombo, Brambilla, Berlusconi, Greco e Ricci. I nomi più comuni: Antonio, Giuseppe, Maria, Anna, Ciro … E’ chiaro che con tanta abbondanza sia piuttosto facile che si creino omonimie; valga per tutte “Ciro Esposito” che a Napoli non permette di individuare una singola persona poiché ve ne sono almeno qualche centinaio.


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CONTATTI SCUOLA CROTTI Viale Marche, 35 - 20125 Milano Tel. 02-45.48.00.47 - Fax. 02-45.48.01.27 info@evicrotti.com - www.evicrotti.com

Scuola di formazione psicologica e grafologica di Evi Crotti. Nasce nel novembre del 1983 inglobando le attivitĂ didattiche della scuola di grafologia CROTTI fondata nel 1975 e le attivitĂ di consulenza della fondatrice Edvige Crotti e di Alberto Magni.

DOCENTI Evi Crotti esperta di comunicazione, giornalista, scrittrice e psico- pedagogista, fondatrice nel 1975 della "Scuola Crotti".

Alberto Magni medico, psicoterapeuta, scrittore, perito grafo-tecnico e titolare insieme a Evi Crotti del "Centro di Studi e Ricerche di Crotti e Magni".


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