03 linguaggio e scrittura

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DISTURBI DEL LINGUAGGIO E MANCINISMO 3° ANNO LEZIONE ONLINE n° 3

LINGUAGGIO E SCRITTURA La scrittura ha una stretta connessione con il linguaggio, di cui analizzeremo poi la definizione, anzi si può dire che essa è una tipica espressione del linguaggio che usa i movimenti della mano per tracciare dei segni che servono al soggetto stesso e ad altri per comunicare. È chiaro quindi che la funzione principale dello scrivere è di trasmettere messaggi decodificabili secondo regole preordinate e socialmente stabilite e accettate. Il processo che conduce alla scrittura è costituito dall’interazione di varie funzioni: •

Il linguaggio.

La motricità, che comprende il controllo dell’atto motorio e il funzionamento del distretto periferico muscolare.

L’organizzazione nello spazio scrittorio del ductus, cioè dell’insieme di tutti i movimenti necessari per l’atto scrittorio, sia quelli preparatori (avvicinamento dello strumento al piano scrittorio) sia quelli operativi (compresi i movimenti di distacco dal foglio per le varie spaziature tra lettere e tra parole, per vergare alcuni accessori come i puntini delle “i” o i tagli delle “t”, o per completare certe parti della lettera o per legarla alla seguente).

L’affettività, intesa come bagaglio di emozioni, sentimenti e tono dell’umore, e non come elemento legato alla relazione interpersonale.

In effetti, quando ognuno di noi scrive, non necessariamente usa solo queste funzioni e neppure le usa sempre. Nella scrittura sotto copiatura, ad


esempio, non è necessario coinvolgere le funzioni linguistiche quando devo copiare uno scritto in una lingua a me conosciuta. Al contrario, quando si scrive un tema imposto, sono utilizzate anche le funzioni intellettive non contemplate nel nostro elenco.

Definizione di linguaggio Il linguaggio è un sistema simbolico e analitico che serve per comprendere, descrivere e trasmettere le rappresentazioni mentali sia con se stessi sia con gli altri. Vediamo di capire le varie parti della definizione. E’ SIMBOLICO poiché non utilizza oggetti concreti ma “segni” astratti che solo per convenzione culturale sono collegati ai corrispettivi significati. E’ ANALITICO poiché non fondandosi sulla comprensione immediata e intuitiva del senso, deve far ricorso alla narrazione attraverso una normativa grammaticale. Ad esempio, se voglio definire una figura geometrica, devo far ricorso a tutta una serie di termini per descriverla: il cerchio è dato da una serie infinita di punti equidistanti dal centro e giacenti su un piano. Le RAPPRESENTAZIONI MENTALI sono costituite da pensiero riguardanti l’astratto, il concreto e la sfera emotivo-affettiva. Es.: La “O” è circolare come il sole Il sole è una stella

= pensiero astratto = pensiero concreto

Il sorgere del sole mi rende felice = pensiero affettivo CON SE STESSI E CON GLI ALTRI sta a rappresentare la possibilità che il linguaggio sia intrapsichico e interpersonale, cioè che si possa parlare tra sé e sé e quindi pensare, oppure parlare o scrivere con gli altri e quindi comunicare. Una prova che queste due forme di linguaggio sono intimamente legate fra loro è data dalla registrazione elettromagnetica delle labbra e delle dita durante il pensiero. Mentre pensiamo, cioè mentre parliamo con noi stessi a bocca chiusa e mani conserte, i muscoli delle dita e dell’apparato fonatorio si contraggono come se stessimo per parlare o scrivere. Naturalmente tutto ciò avviene senza che sia possibile accorgersi. Man mano che il tempo passa le contrazioni muscolari delle dita tendono a


farsi sempre più minuscole, ma senza scomparire del tutto. Sembra che questo fenomeno di attivazione “periferica” (cioè dei fusi neuromuscolari e non del S N C) serva a garantire la pronta vocalizzazione e scrittura del discorso interno. E’ paragonabile allo stato di “all’erta” di tutti gli organi di senso durante il riposo (ATTIVAZIONE ASPECIFICA).

Funzioni linguistiche sensoriali Sono tutte le funzioni deputate alla ricezione degli stimoli linguistici che giungono al cervello dagli occhi (le parole lette) e dalle orecchie (le parole udite). Si è visto che, come ogni altro stimolo rilevante, anche le parole sono percepite in modo gestaltico, in particolare secondo la LEGGE DEL CONTRASTO FIGURA-SFONDO. In pratica, noi isoliamo dal “rumore di fondo” (cioè dallo sfondo costituito da tutti gli stimoli che, al momento, non ci interessano) solo quelle FIGURE rilevanti (in questo caso i simboli linguistici). Sembra che già occhio e orecchio, sedi dei recettori degli stimoli visivi e acustici, siano preavvertiti da informazioni provenienti dalla corteccia cerebrale. Però è l’informazione sensoriale temporo-occipitale che ci avverte di stare “attenti” a lasciar passare, in via di favore, gli stimoli linguistici trattenendo ovvero rallentando l’avanzamento di tutti gli altri. Un esempio molto frequente di questo fenomeno si può riscontrare ogniqualvolta non ci accorgiamo di ciò che avviene perché siamo assorti nell’ascolto di un discorso. Si può così a ben diritto affermare che l’attenzione selettiva è la risultante dell’interazione complessa tra strutture nervose centrali e periferiche. Questo fatto è d’importanza vitale anche nella corretta esecuzione dell’atto motorio della scrittura, come vedremo a suo tempo. Tornando al linguaggio si può affermare che, una volta giunti al cervello, gli impulsi linguistici vengono per prima cosa percepiti, vale a dire confrontati con le tracce mnesiche giacenti nell’archivio della memoria a lungo termine e percepite, cioè catalogate come parole e non come, ad esempio, ideogrammi o immagini pittoriche.


In seguito, avviene il riconoscimento o gnosia delle parole percepite. Non si tratta di sofismi teoretici o di pignoleria da ossessivi, ma di funzioni ben distinte. Infatti, capita di trovarsi di fronte a malati che, pur avendo conservato la percezione, non sono più capaci di riconoscere gli stimoli percepiti: è il caso di tutte le varietà di agnosia. In particolare, nelle lesioni del giro angolare della corteccia occipitale sinistra il paziente perde la facoltà di leggere e di scrivere, pur essendo capace di percepire le parole come tali. Quando, finalmente, le varie parti del talamo, della corteccia temporooccipitale e del sistema limbico hanno riconosciuto le singole parole, un’altra zona a cavallo tra corteccia parietale, temporale e occipitale “riordina” le parole stesse in frasi grammaticalmente corrette, secondo l’ordine cronologico di arrivo dei singoli fonemi nel lobo temporale sinistro (con un intervallo di almeno 50 M.secondi tra un fonema e l’altro). Come abbiamo visto, dunque, la ricezione linguistica consta di quattro fasi distinte: 1) - Percezione dei fenomeni e delle parole 2) - Riconoscimento delle parole 3) - Riorganizzazione grammaticale delle frasi 4) - Ricordo delle frasi e loro concatenazione nel “linguaggio interno” Ovviamente, queste operazioni non sono rigidamente separate in compartimenti stagni; al contrario, interagiscono intimamente tra loro, influenzandosi a vicenda tramite meccanismi di feedback. Ad esempio, la percezione di un fonema (l’unità funzionale del linguaggio parlato e ascoltato) può avvenire isolatamente, mentre il suo corretto riconoscimento è influenzato dalla percezione del fonema consecutivo. Si capisce allora come mai l’attivo di due fonemi deve, per forza, essere intervallato. Questo rende conto del fatto che l’ascolto, la lettura, la verbalizzazione e la scrittura troppo veloci danno luogo a errori di comprensione e di espressione. Si parla anche di “sovrasaturazione del sistema” o di “overflow”.


Funzioni linguistiche espressive Sono quelle funzioni che intervengono quando pensiamo, parliamo o scriviamo. Partiamo con un esempio. Supponiamo che un visitatore stia contemplando un quadro. A un certo momento un altro signore gli si fa incontro, lo distoglie dalla contemplazione e gli chiede: “Bel quadro, vero? Era così assorto che mi sono chiesto: “Chissà cosa prova a guardarlo. Pareva proprio fuori dal mondo!”. Superato il primo momento d’imbarazzo e represso il desiderio di reagire aggressivamente contro il ficcanaso, il visitatore comincia a elaborare una risposta educata e nello stesso tempo tale da dissuadere l’interlocutore a proseguire nella sua opera di disturbo. La parte più anteriore dei lobi frontali (situata al di sopra delle orbite), dopo aver inibito attraverso il sistema limbico la rabbia e la pulsione ad aggredire, si mette immediatamente al lavoro per formare la risposta verbale. Impartisce, contemporaneamente, questi tre ordini: 1) Traslazione di tutte le “sensazioni” estetiche, affettive ed emotive, elaborate nell’emisfero destro in seguito alla visione del quadro (la contemplazione), alle aree del linguaggio situate nell’emisfero sinistro, in modo da formulare la traduzione dell’intuizione nel codice analitico della descrizione linguistica. 2) Preparazione della corteccia pre-motoria a tenersi pronta a entrare in funzione per articolare la risposta verbale a livello dell’area senso-motoria della fonazione. 3) Attivazione dell’archivio lessicale per “trovare” le parole, selezionando tra i sinonimi possibili quelli migliori dal punto di vista strettamente linguistico (cioè quelli dal significato più pertinente). Questa operazione consta di due stadi: la fluenza verbale (squisitamente prefrontale) e la denominazione (tipicamente parietale sinistra). Una volta assolti i tre compiti suddetti (traduzione; preparazione fonatoria, formazione verbale), tutte le parole sono inviate alla corteccia parietale sinistra, sia direttamente tramite le fibre di connessione cortico-corticali, sia


tramite il talamo (che, come abbiamo detto, è situato sotto il telencefalo, cioè della corteccia e dei nuclei della base). Nella corteccia parietale sinistra avverrebbe l’ordinamento grammaticale e logico delle parole stesse con l’inserzione delle particelle (che, e, come, il, lo, un, eccetera) e dei suffissi. Inoltre, la corteccia parietale destra provvederebbe all’inserimento degli avverbi spaziali (sopra, sotto, destro, sinistro, tra, ecc.) e forse dei comparativi e dei superlativi relativi (più di, meno di, il più di, il meno di, ecc.). Formulata così la prima frase, essa è spedita all’area di Broca (situata nella terza circonvoluzione frontale sinistra), che è la via ultima comune delle immagini verbali motorie. Infine l’area di Broca dà l’avvio alle cellule piramidali della benderella senso motoria (area motoria primaria), sita dinanzi al solco di Rolando, deputate all’innervazione dei motoneuroni del tronco encefalico, sedi d’origine dei nervi cranici che forniscono i muscoli delle labbra, della lingua, del laringe e del faringe. La corteccia prefrontale e i nuclei della base svolgono ancora una funzione essenziale nell’espressività linguistica. Infatti, è grazie a loro che la corteccia premotoria, seguita da quella motoria, passano tempestivamente e armonicamente da una configurazione motoria fonemica alla successiva, creando delle vere e proprie melodie cinetiche senza inceppamenti e perseverazioni, cioè senza ripetizioni dell’ultima parola o sillaba pronunciata, tipo “disco rotto”. Mentre l’emisfero sinistro ha lavorato secondo le linee che abbiamo visto sinora, l’emisfero destro non è stato con le mani in mano o meglio non si è limitato a trasferire le sensazioni “contemplative e intuitive” e a ordinare spazialmente le parole nelle frasi. Come abbiamo detto all’inizio il visitatore vuole esprimere al ficcanaso tutto il proprio disappunto senza però travalicare i limiti della buona creanza. In tal senso è indispensabile che la risposta, oltre che corretta linguisticamente, sia adeguata al contesto in cui viene espressa. E’ proprio a questo livello che s’incunea il lavoro destro-emisferico. Mentre da un lato la corteccia prefrontale sinistra seleziona le parole in base al codice semantico, quella destra perfeziona la scelta in base alle regole


pragmatiche evitando ad esempio battute di un umorismo troppo glaciale e del tutto fuori luogo, che potrebbero ingenerare reazioni di repulsione e di disapprovazione sociale. Inoltre, sempre l’area prefrontale destra, sarebbe la principale responsabile della programmazione delle sfumature timbriche della voce e di tutte le sottili variazioni della mimica facciale e della gestualità che, in modo subliminale e cioè sotto la percezione cosciente, costituiscono la cosiddetta comunicazione non verbale. Così, dopo aver ottenuto il benestare dai due emisferi, finalmente il visitatore può cominciare ad articolare con fluidità la sua risposta. Anche qui non dobbiamo credere a una serializzazione rigida dei processi sopra descritti; in realtà le funzioni ricettive ed espressive del linguaggio s’ingranano in un tutto armonico, omogeneo e normalmente inscindibile.


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