NEUROANATOMIA E FISIOLOGIA GRAFOLOGICA 1° ANNO LEZIONE ONLINE n° 1
INTRODUZIONE
L'arte migliore è quella in cui la mano, la testa e il cuore di un uomo procedono in accordo. John Ruskin Quando si parla di mano si pensa subito all’uomo poiché gli animali hanno le zampe e non le mani. Mano etimologicamente deriva dal latino manus, che a sua volta deriva dal greco che significa “raro, non denso, molle” con un evidente riferimento alla destrezza di questa parte dell’arto superiore. Il titolo “La mano e la il cervello” vuole preludere alla trattazione della neuropsicologia della scrittura. Per certi versi questa definizione è impropria, in quanto sarebbe meglio parlare di anatomia e di fisiologia applicate al fenomeno scrittura. In questa sede si cercherà, infatti, di correlare la scrittura alle strutture nervose cerebrali e periferiche che ne permettono l’esistenza, al di là delle implicazioni psicologiche, psichiatriche e psicanalitiche che sono invece il tema principale della grafologia. E’ però altrettanto vero che tale terminologia va proprio a cogliere le ragioni più vere dell’atto dello scrivere, tipico gesto esplorabile sia dal punto di vista neurologico sia psicologico. Il primo punto da affrontare è l’anatomia del sistema nervoso, premessa fondamentale per comprendere lo strutturarsi del gesto grafico. Così, infatti, si definisce altrimenti la scrittura, con una terminologia escogitata per sottolineare 1
che dietro alla stessa c'è qualcosa che ha a che fare con il movimento e quindi con la neurologia, l’anatomia e la fisiologia. Anche nello studio della grafologia è importante dare un certo spazio a queste discipline mediche perché è indispensabile che il consulente grafodiagnostico, che si propone di diventare un esperto di scrittura, non abbia solo cognizioni psicologiche, ma anche cliniche, basate sulla conoscenza dell’anatomia, della neurofisiologia e, conseguentemente, anche della patologia. E’ importante che si conoscano bene le cose che il grafologo non può dire; non è suo compito, infatti, emettere diagnosi cliniche, ma è importante che egli sia al corrente delle affermazioni che non si possono fare, per evitare errori grossolani nei referti grafologici. Perché quindi partire dall’anatomia e dalla fisiologia? Potrebbe bastare qualche accenno al movimento, alla forza pressoria, all’impugnatura, al mancinismo, lasciando stare le cose più difficili, indaginose e noiose. Le cose però sono spesso collegate tra loro. Proviamo a pensare alle mani, che continuano a muoversi mentre uno parla: esse non si muovono a caso, ma in funzione di un meccanismo complesso che, contemporaneamente, coinvolge milioni di neuroni e di connessioni neuronali a livello centrale (il cervello), periferico (i nervi) e quindi anche muscolare, articolare e osseo. Per alcuni semplici gesti automatici, insomma, cioè solo per muovere la mano, noi compiamo una serie illimitata di atti nervosi che vanno a coinvolgere molteplici strutture. E questi sono solo gesti automatici d’accompagnamento. Immaginiamo cosa può succedere per un fenomeno raffinato qual è la scrittura! Jean Brun e Jean Piveteau, studiosi della mano in tutti i suoi aspetti antropologici e clinici, sostengono che "solo la mano può essere considerata il vero organo per toccare, poiché esplora o palpa, e conferisce così al toccare, quell'attività che le dona la sua vera vocazione". Al di là dell’aspetto poetico, in quest'affermazione c’è una sorta di definizione funzionale della mano. ”La mano è lo strumento naturale, la cui attività ha realizzato il congegno artificiale!” 2
Tutto ciò che l'uomo ha prodotto, lo ha fatto con le mani. Si pensi al semplice martello. Prima l’uomo ha usato la mano nuda, poi si è servito di un sasso e poi ha sempre più raffinato questo strumento fino ad elaborare il martello. Ma è stata la mano, sostenuta dalla mente, che ha realizzato lo strumento. E' la mano che realizza tutte le operazioni concrete del genio individuale; in effetti, ogni cosa ha bisogno di essere manifestata per essere reale, cioè ha necessità della sua concretizzazione attraverso la manipolazione. La mano ha permesso pertanto la trasformazione delle "cose che volano", in "cose che restano"; e quindi ha inventato, tra le altre, anche la scrittura, testimonianza che rimane nella storia. Così la grafologia diventa una sorta di macchina del tempo, in quanto unico strumento che ci permette di esplorare la personalità degli uomini del passato, andando ad analizzare le loro scritture, tuffandoci nel passato per conoscere chi veramente era un personaggio e non quello che la storia ci ha raccontato. E' un viaggio affascinante, anche se ci sono alcuni limiti legati alla difficoltà di operare obiettivamente un'esplorazione completa nel passato. Si sa che la scrittura ha una sua evoluzione che non segue solo le leggi dell'evoluzione individuale, ma anche quelle culturali. In questo senso c'è la possibilità di fare analisi di tipo sociale, che ci permettono di produrre valutazioni ben più ampie dell'analisi individuale di un soggetto, e che ci dicono, per esempio, come
sono
le
scritture
dei
giovani
d'oggi,
quali
siano
le
loro
principali
caratteristiche, i loro difetti e i loro pregi, calati nella realtà di oggi. Diverso il discorso per quelle degli anni '30 – secolo 20° - che erano profondamente diverse, o per quelle dell'800 che ancor più si differenziavano dalle attuali, e così via. Con l'analisi della scrittura, cioè con la grafologia, è pertanto possibile operare indagini di tipo sociologico.
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