PSICANALISI 1° ANNO LEZIONE ONLINE n° 2
LE FASI DELLA CRESCITA Il vero valore di un uomo si definisce esaminando in quale misura e in quale senso esso è riuscito a liberarsi dell'Io egocentrico. Albert Einstein La personalità si struttura attraverso un adattamento cosciente. Personalità, secondo la concezione della psicologia moderna, indica l'organizzazione unitaria di plurimi fattori, sia ereditari sia acquisiti, tale da influenzare ed orientare il comportamento dell'individuo. La personalità quindi è la risultante dinamica ed evolutiva dell'esistenza dell'uomo. Per Kant avere una personalità significa essere "individuo ragionevole, consapevole, maturo". Perciò solo chi si sente appartenente e coerente con se stesso può costruirsi una personalità. La maturità, lo dice la parola stessa, avviene quanto tutto il processo evolutivo, sia fisiologico che emotivo-affettivo ed intellettivo, ha raggiunto il suo apice e quando il frutto può mettere a servizio la sua produttività. Un quadro può essere esposto quando l'artista lo ha completato. Un individuo può affrontare la vita in modo autonomo quando il sistema nervoso e la stabilità affettiva hanno raggiunto una propria maturazione. Perché ciò avvenga è importante che lo sviluppo abbia potuto seguire una rotta educativa positiva, fatta di coerenza, consapevolezza e nel rispetto della natura del singolo.
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Sappiamo che ogni individuo è un'isola a sé stante, che possiede un proprio timbro, che ha un proprio stile di vita che si differenzia da ogni altro. Tuttavia affinché la personalità sia emotivamente matura, occorre che egli trovi integrazione tra essere singolo ed essere specie, ossia tra il proprio sé e il fuori di sé riuscendo nel contempo a salvaguardare la propria storia e collaborare a costruire quella dell'umanità. Senza questa funzione non c'è adattamento. Ciò che fa essere una persona matura è proprio questa plasticità di adattamento ai mutamenti. Se vi è carenza fisica o psichica, per fattori intervenuti durante l'attività di crescita, la personalità avrà subito delle potature inadatte e le potenzialità potranno essere frenate nella loro esperienza ed espressione. Occorre sintonia con tutto il nostro essere per trovare una stabilità emotiva quale punto essenziale per l'equilibrio psicofisico. Il benessere è frutto di conoscenza, di coscienza e di utilizzo adeguato di tutte le forze che si trovano nell'individuo. L'inconscio ha un posto dominante, mentre la mente e le capacità di raziocinio, di cui parla Kant, possono essere paragonate ad una "falce di luna": il restante non visibile di essa è l'inconscio. Se l'uomo saprà utilizzare l'integrità della "luna", quella visibile e non, la personalità avrà questa interezza. La maturità di un individuo, infatti, sembra dipendere proprio dal controllo dell'emotività, che è la parte più esposta e più contaminata dai "mercati a sotto costo", dagli sfruttamenti consumistici e dai ricatti affettivi. Sono questi ultimi che nell'età evolutiva possono creare delle fratture nella costruzione della personalità. L'Io nella fase evolutiva è, infatti, troppo dipendente emotivamente dal mondo esterno, per cui subisce ciò che la società produce sia nel bene sia nel male. Basti vedere come la comunicazione dei mass media giochi sull'emotività cercando di condurre al consumismo attraverso martellamenti più che educare alla crescita creativa e formativa del ragazzo. Si può oggi a ragione parlare di un’identità culturale in crisi, di un oscuramento dell'autocoscienza dell'adulto poiché l'acerbità dell'una e dell'altro creano frutti carenti di "saccarosio" per mancanza di sole ed eccedenza di letame.
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Il cliché somministrato dalla società consumistica sforna pillole, promette benessere materiale e psichico, longevità, guarigioni, ma non aiuta l'individuo a trovare la causa del malessere che lo circonda. Forse c'è tanta istruzione all'uso delle cose più che educazione a come si devono usare. L'immaturità o la maturità dipendono dalle dosi corrette e dal tipo di sostanza somministrata nell'età della crescita. L'individuo segue una legge ben precisa nel crescere e la mancanza o l'eccedenza di una sostanza possono minare l'integrità. La grafologia può dare un suo contributo nell'evidenziare se gli ingredienti sono stati integrati bene. Essendo la scrittura una proiezione, come tale ci permette di interpretare la personalità. Possiamo vedere l'armonia, il grado di vitalità, l'organizzazione del gesto, dello spazio, la collocazione, il movimento, l'ordine e il senso delle proporzioni che il soggetto mantiene nel suo gramma scritturale. Ma per converso potremo osservare il conflitto di un individuo attraverso uno scritto disarmonico nelle sue forme, con lettere staccate, con una occupazione di spazio alterato, un movimento non scorrevole, tutti segnali che anche un profano potrà vedere scorgendovi benessere o malessere. E' come quando guardando un volto scorgiamo, dall'espressione mimica o dal colore del viso e della pelle, se il soggetto gode di buona o cattiva salute. La personalità tuttavia non è un attributo che ci viene dato gratuitamente, ma è una costruzione che avviene attraverso passaggi evolutivi. Se ci sarà permesso nell'età infantile di sperimentare ciò che portiamo dentro di noi, se potremo non perdere la spontaneità di relazione con il mondo, in un crescendo però di autocoscienza, allora la nostra maturità sarà garantita nel suo equilibrio psicofisico. L'innato, allora, si fonderà con l'acquisito, e la fusione, ma non la confusione, farà emergere l'Io totale. Se invece l'istruzione dell'adulto avrà "tarpato le ali" interferendo con dei divieti imperativi o, peggio ancora, con delle incoerenze senza portare il bambino alla consapevolezza dell'autocontrollo, allora la persona soffrirà d’insicurezza, di paure, di dipendenze che non solo non promettono il fluire delle potenzialità, ma anche la stessa personalità non produrrà frutti. Avremo allora due tipi di personalità, quella inibita e quella in armonia. 3
La grafologia può far molto poiché il suo compito inizia già con i primi pasticci grafici per poi seguire a passo a passo tutta l'evoluzione del grafismo. Essa è spunto di esplorazione e prevenzione poiché attraverso lo studio del gramma scritturale può dare un grosso contributo sia nel correggere la rotta di eventuali errori, sia nel cogliere l'impalcatura innata. Un bimbo può avere una struttura innata nervosa, ipersensibile, oppure note temperamentali introversive: se l'educatore sarà consapevole delle dinamiche psichiche, potrà accettare con rispetto la natura dell'individuo evitando così di attivare talenti che il ragazzo non ha o tarpare quelli esistenti. Evidenziamo a questo punto alcuni fattori che costituiscono la base della personalità. Una prima suddivisione va fatta tra innato e acquisito. In passato l'attenzione era rivolta prevalentemente allo studio dei fattori costituzionali che sembravano gli unici a influenzare la vita dell'uomo. Del resto la cultura era organicistica o spiritualistica, ma non psichica. Il corpo era diviso dall'anima; il corpo era in mano al medico, l'anima era curata dal sacerdote. Oggi si è capito che per educare al "bene-essere" occorre vedere l'uomo nella sua totalità. La personalità si struttura a mano a mano che l'individuo si accosta alla coscienza. LE FASI DELLA CRESCITA
Nel primo anno di vita l'assoluta impotenza di gestione fa vivere al bambino la totale dipendenza dall'oggetto gratificante. La nutrice è per il bimbo albero e linfa vitale senza la quale vi è la morte. E' questo un momento decisivo per l'evoluzione: dalla reciproca interazione madre-figlio dipenderà gran parte dello sviluppo futuro. E' la fase indicata da Freud come stadio fondamentale per lo sviluppo successivo della personalità e da lui è definita stadio orale. Per Erikson è la fase della fiducia sulla quale il bimbo inizia la relazione e se ne può intuire la ragione. 4
LA FASE ORALE La fase orale caratterizza il primo anno di vita quando i piaceri del corpo si concentrano nella bocca e nel piacere di succhiare, mangiare e mordere durante la nutrizione. Una persona dipendente si dice che è fissata a questa fase, quella in cui il bambino dipende totalmente dagli altri per la soddisfazione dei suoi bisogni. È l'eterno poppante che per riempire un vuoto affettivo ed esistenziale, si riempie di pastoie, bibite, sigarette, caramelle tutto viene ingerito in modo passivo. Per questo possiamo trovare facilmente caratteri dipendenti dalle figure parentali. una costante che sembra appartenere all'uomo del xx sec. “Il carattere orale è - dice Erich Fromm - quello che si aspetta che siano gli altri a dargli spontaneamente da mangiare … che siano gli altri a provvedere al suo sostentamento”. Ecco perché oggi si prolunga la sosta in casa oltre i 30anni. Secondo Freud la fase orale si divide in due stadi: 1. La prima è collegata alla suzione e corrisponde alla fase passiva 2. La seconda è legata al mordere e al masticare, per cui riguarda la fase attiva e aggressiva. La bocca è l’organo con il quale il bambino entra in contatto con la madre, attraverso il suo seno. Un trauma in questo periodo o semplicemente la reiterata frustrazione allo svezzamento, possono rendere “orali” i tratti del carattere. L’orale passivo tende ad assumere, succhiare e ingoiare; quello attivo o aggressivo tenderà a morsicare, essere cinico e a dominare le situazioni. Nella fase passiva il soggetto usa il pianto come richiesta, nella fase aggressiva utilizza i capricci come pretesa. Anche il comportamento di chi si fissa in questa fase assumerà gli atteggiamenti sopra descritti. Da adulto chi si è fissato alla fase orale passiva presenterà un costante bisogno di tenere attiva la zona della bocca per mangiare.
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Facilmente si lascerà prendere dall'abitudine d'ingoiare qualsiasi cosa: cibo, liquidi, sigarette, feste mangerecce ed ogni cosa che possa dare la sensazione di riempire il vuoto affettivo. L’avidità è tipica dell’orale, avidità nella lettura, nel consumare rapporti, consumare integratori alimentari, nel mangiare, nel bere ecc. Tale caratteristica la troviamo nella natura dell'estroverso eccessivo, che entrerà nell'ambiente portando entusiasmo ma vivendo sempre tutto in superficie. Nel caso dell’oralità aggressiva la dominante riguarda il bisogno di mordere sia in senso reale sia figurato, utilizzando frasi mordaci, il sarcasmo, l’ironia e un’inadeguata competizione per un bisogno di sconfiggere sempre l’altro. La fase orale termina intorno ai due anni di vita.
Nel secondo anno di vita il miglioramento dello sviluppo psicomotorio e
l'apprendimento del linguaggio rendono più autonomo il bambino che attraverso una sperimentazione semi-individuale incomincia ad acquisire alcune capacità autonome. Per Freud si tratta del passaggio dalla fase orale a quella anale. Per Erikson è la fase dell'autonomia. E' questo il momento in cui l'indipendenza può essere suffragata da incoraggiamenti oppure inibita da influenze inadeguate da parte dell'ambiente familiare e sociale. LA FASE ANALE Dai due ai quattro anni di vita, il bambino impara a controllare la muscolatura sfinterica e, di conseguenza, ad utilizzare i servizi igienici per l'espulsione delle feci, senza avere più bisogno del pannolino. Questa fase, che porta all'acquisizione della pulizia, viene integrata in un gioco relazionale: è alla madre che il bimbo dona o rifiuta di dare le proprie feci. Con ciò dimostra la propria sottomissione alla regola imposta dal suo ambiente o, al contrario, la propria ostilità e la propria testardaggine. Questa dimensione relazionale, che segna l'inizio dello sviluppo del Super-Io, è particolarmente netta in certi casi patologici (vedi encopresi). 6
Secondo Freud durante il momento di educazione alla pulizia il bambino sperimenta per la prima volta l’imposizione del controllo: il modo in cui questa educazione viene effettuata può influenzare successive qualità personali e conflitti. In questo periodo, il bambino trova piacere nel controllare la muscolatura dello sfintere anale e sente la necessità di controllare e disciplinare la propria richiesta di piacere. Lo svezzamento lascia sempre un segno nel carattere dell’individuo. Per esempio un’educazione particolarmente severa e repressiva può condurre a un individuo ostinato, pignolo, ossessivo per l’ordine e la pulizia. Il tipo anale è ostile, tende all’isolamento affettivo, è avaro, sospettoso, timoroso e diffidente. L'adulto che non ha superato questa fase si immergerà nel lavoro con un'energia selvaggia senza ammettere la minima contrarietà o il minimo intervento estraneo. Sarà possessivo e tenderà ad accumulare ricchezze. Vorrà andare in fondo sino al minimo dettaglio da solo convinto che solo lui è capace di svolgere bene i suoi compiti. Difficile l'ascolto e l'obbedienza. Ci sarà una concentrazione sproporzionata, un desiderio di perfezione che si traduce in una scrittura oltremodo ordinata. Tenderà a impadronirsi degli oggetti diventando possessivo e avaro. Sarà anche esageratamente serio e moralista.
Nel periodo da due a sei anni il rapporto a due, madre-figlio, passa a un
rapporto a tre, madre-figlio-padre, e tutto l'ambiente sembra influire molto soprattutto sulla relazione. La figura del padre in questa fase assume un significato particolare poiché avviene in un periodo del vissuto nel quale
il complesso di Edipo si evolve e
crea nuovi passaggi e le figure parentali perdono di proiezione compulsiva per assumere
quella di traenza: permettono l'identificazione con il modello.
E' per Freud la nascita del Super-Io, per Spinoza la coscienza morale, politica e sociale, Per Erikson la fase dell'iniziativa. LA FASE FALLICA O EDIPICA Intorno ai quattro anni i bambini entrano nella fase fallica o edipica (una chiara analogia con la tragedia greca dell'Edipo Re). 7
Per Freud i bambini s’innamorano del genitore di sesso opposto e provano ostilità per quello dello stesso sesso. Questa è la fase in cui molti genitori si trovano impreparati e non comprendono il bambino e la bambina. Non avendo memoria della propria fase edipica e conoscenza di queste naturali dinamiche, comuni a tutti i bambini del mondo, genitori impreparati potrebbero commettere il gravissimo errore di ritenere proprio figlio o propria figlia anormale, disobbediente o addirittura perverso/a. Nella realtà lo squilibrio è rappresentato dalla reazione inadeguata dei genitori, che dovrebbero essere non seduttivi e non repressivi, ma sereni e comprensivi. E’ ovvio che quello del bambino sia un sentimento che non può trovare soddisfazione. Il conflitto edipico consiste in un insieme di sentimenti amorosi e aggressivi che si sviluppano verso ciascuno dei due genitori. Anche nella forma positiva il bambino manifesta un notevole interesse per il padre: desidera sostituirlo, spera di assomigliargli identificandosi con lui. Si vede come in questa fase si mescolano le componenti eterosessuali e omosessuali, amorose e aggressive. Quest’ambivalenza è per Freud la testimonianza di una bisessualità psicologica che esisterebbe in ciascuno di noi: dalla risoluzione del conflitto edipico dipenderebbe quindi l'orientamento definitivo della sessualità. Secondo Freud i bambini e le bambine vivono la fase edipica in due modi diversi. NEL MASCHIO Compare la paura di castrazione, temendo che i sentimenti d’amore verso la madre e di ostilità verso il padre siano puniti facendogli scomparire dal corpo quella zona che rappresenta il centro della sessualità. Per questo timore, il bambino comprende di non poter combattere per l’egemonia sulla madre contro il padre, soprattutto perché è molto più forte di lui; inoltre il padre rappresenta chi è veramente desiderato sessualmente dalla madre. Questa consapevolezza rappresenta la maturazione del bambino e l'accettazione della situazione. Da quel momento, progressivamente, inizierà a rivolgere le proprie attenzioni sessuate fuori dalla famiglia di origine. 8
Il bambino modifica il suo sentimento di ostilità in ammirazione e inizia a vedere il padre come un modello nel quale identificarsi. In coppie di genitori con un comportamento intimo assente o insoddisfacente e in famiglie, dove i genitori palesano i loro conflitti e si svalutano verbalmente alla presenza dei figli, il passaggio di questa fase presenterà forti complicazioni per il bambino. L’identificazione con il padre permette al bambino di uscire dal complesso di Edipo e accettare la legge morale che regola i rapporti famigliari. Il super-Io raggiunge la sua connotazione finale legata all’interiorizzazione delle norme genitoriali e sociali: cosicché la proibizione dell’incesto e dell’aggressività diventa parte del sistema di valori interni al bambino. Schematicamente si possono quindi individuare i seguenti punti: •
Attaccamento pre-edipico alla madre
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Attaccamento al padre
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Attaccamento edipico alla madre, alla fase fallica di organizzazione
lipidica (ignoranza della vagina), minacce di castrazione, visione degli organi genitali femminili che confermano l’eventualità di una castrazione •
Declino dell’Edipo
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Il bambino si distoglie da sua madre per osservare il suo pene
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Formazione del Super-Io, “barriera dell’incesto”, successore del
complesso di Edipo •
Periodo di latenza
•
Scoperta della vagina, desideri di penetrazione e organizzazione della
libido nella pubertà Da quel momento in poi, soprattutto con l’adolescenza, cercherà all’esterno della famiglia la donna da amare, raggiungendo la FASE GENITALE, l’uomo (inteso come essere umano, maschi e femmine, uomini e donne) capace di amare, a completamento dello sviluppo psicosessuale. NELLA FEMMINA E' opportuno precisare che per la bambina la fase edipica si presenta con qualche differenza. Il bambino possiede il pene e la bambina per Freud, entra
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nella fase edipica proprio per avere preso atto di non possederlo, sviluppando l’invidia del pene. Nella bambina l’invidia del pene originatasi dalla scoperta di non possedere l’organo maschile, promuove il passaggio dall’originale oggetto d’amore (la madre) a un nuovo oggetto e cioè il padre. Ma a differenza del complesso di Edipo maschile, che viene represso attraverso la paura, la bambina, che non ha niente da perdere, persiste nel suo amore per il padre. Tale desiderio può portare a deviazioni del comportamento e della struttura dell’Io. Schematicamente si possono quindi individuare i seguenti punti: •
Attaccamento pre-edipico alla madre nella fase orale, poi sadico-anale, in
seguito fallica attiva e passiva, ignoranza della vagina, scoperta del pene del maschio, sentimento di castrazione, invidia del pene, cambiamento di oggetto; si volge verso il padre, cambia il suo desiderio del pene con il desiderio di un bambino •
Forma un Super-Io poco potente a causa dell’assenza dei timori di
castrazione •
L’Edipo è un porto
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Debole declino dell’Edipo
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Minore importanza del periodo di latenza
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Scoperta della vagina, desiderio di essere penetrata e organizzazione
genitale della libido nella pubertà
Dai sei ai dieci anni, nella cosiddetta fase di latenza, si
rafforzano e si
uniscono in un'unica dialettica la fiducia acquistata, l'autonomia sperimentata e l'iniziativa responsabilizzante, che andranno a rafforzare l'identità individuale, premessa della personalità. Nell'assopimento delle forze istintive e aggressive l'individuo può soffermarsi per prendere una chiara visione di sé e della propria fisionomia autoaffermativa.
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FASE GENITALE E' la fase conclusiva e dovrebbe essere risolutiva dello sviluppo psicosessuale. A questo punto, se le fasi precedenti sono state correttamente superate, il soggetto è capace di amore genuino verso gli altri che procura soddisfazioni sessuali adulte. Non è più caratterizzato da egoismo/narcisismo; non è confuso per i contrastanti sentimenti che avevano caratterizzato le fasi precedenti; l’individuo ora è in grado d’instaurare mature relazioni eterosessuali con gli altri, sviluppando la capacità di essere e di mettere a frutto tutto l’amore per crescere e far crescere. Se si è risolto il narcisismo primario, ossia quella fase che tiene legato il soggetto all'oggetto (madre – figlio) ed è pertanto capace d'instaurare relazioni eterosessuali mature, il ragazzo/a è capace di amore per sé e di donazione di sé per l'altro. Ma è anche capace di vincere il suo narcisismo, di porsi domande circa l'esistenza, di risolvere i conflitti della vita ed in questa luce egli sa vivere l'armonia, con la sua unicità e una forza personale. La maturità genitale quindi sta nella capacità di vivere l'eros (amore per la vita) e sconfiggere il Thanatos (amore per la tutto ciò che sa di distruzione, noia, necrofilia e morte).
Nella crisi puberale, che avviene intorno ai dieci anni, il ragazzo acquista
una propria individualità pagando a duro prezzo la crescita e mettendo a rischio la propria stabilità
emotiva. L'assunzione della responsabilità è forte,
mentre è ancora presente il bisogno di appoggi gratificanti. In questa fase l'affettività giuoca un ruolo fondamentale; nasce il bisogno di rapporti intimi. E' importante il contributo che l'educazione può dare all'innato. La personalità è fatta di passaggi e non di scavalcamenti.
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