STORIA DELLA SCRITTURA 1° ANNO LEZIONE ONLINE n° 1 INTRODUZIONE Quando è iniziata la scrittura e fin dove possiamo ricostruire i suoi inizi? E’ una domanda fondamentale nella storia della cultura perché i segni grafici e il loro studio psicologico ci svelano qualche tratto dello spirito dell’uomo. Tutti i popoli attribuiscono l’invenzione della scrittura a personaggi mitici e anche la stessa Bibbia racconta che Mosè scese dalla montagna con le due tavole con le due tavole della testimonianza scolpite direttamente da Dio. Ma per conoscere veramente le reali circostanze connesse alla sua invenzione occorre esplorare la preistoria. A distanza di millenni, calcolati in decine se ci riferiamo al Paleolitico, non è facile individuare la realtà psicologica dell’uomo del tempo, dominato da un incombente terrore per fenomeni inspiegabili e imprevedibili dei quali ignorava i nessi profondi: terremoti, eruzioni vulcaniche, morti, animali, prede difficili e quindi fame e paura di morire di fame. In questo contesto psichico quale valore culturaleespressivo possiamo dare a un graffito? Dapprima è semplice imitazione dei graffi animali e contemporaneamente gioco. Quando il graffito diventa scrittura pittografica esprime un doppio valore: comunicazione di un avvenimento e dominio di un evento. Nei racconti figurati costituenti la scrittura pittografica il senso formale ha un valore a sé stante, che vive automaticamente e coesiste con l’essenzialità grafica. La nascita della scrittura potrebbe quindi essere ricercata nell’arte, osservando i tentativi di astrazione, generalizzazione e regolarità schematica. L’uomo si sforza di distinguere tra l’essenziale e l’inessenziale, che è l’ornamento puro, e questo sforzo è la premessa psichica per la nascita della scrittura ideografica. Nel periodo mesolitico, in particolare, le figure vengono schematizzate: con
acuta osservazione l’artista coglie caratteristiche tipiche e generali e le rende con forme e tratti semplificati. Se artisticamente ciò potrebbe essere un fatto involutivo e riduttivo, per la storia della scrittura è un dato positivo, un progresso. L’uomo manifesta capacità di astrazione equivalente ad audacia mentale, a una più avanzata tappa della capacità di pensare e giudicare. Nel periodo neolitico, nel vicino Oriente, l’uomo costruisce la scure di pietra e la casa, inizia l’agricoltura e l’allevamento: è il sedentarismo (IV millennio a.C.) con le prime comunità giuridicamente articolate. Accanto alla magia e all’animismo appaiono le divinità con la conseguenza di precetti e divieti. Incomincia la storia che naturalmente esige di essere tramandata. Con molta probabilità nasce in questo periodo la scrittura ideografica, ma il primo documento è la scrittura dei Sumeri, abitanti in Mesopotamia attorno al 3.000 a.C. e provenienti dall’Asia centrale. E’ una scrittura geroglifica, cioè espressa con immagini disegnate, che precede di due secoli quella egiziana. L’uomo finalmente scrive, ma è come se scrivesse con l’occhio e non ancora con l’intelletto: l’atto del guardare è, infatti, prelinguistico. La scrittura ideografica, senza legami linguistici, rappresenta un primo stadio per giungere a una vera scrittura fonetizzata, sviluppata nel senso di trasferire in immagini o segni ciò che si sente (lingua). Abbiamo notato il cammino parallelo della storia, della civiltà e del progresso grafico come manifestazioni diverse del naturale progresso dell’uomo. Non è casuale che, secondo alcune teorie, la storia inizi con la scrittura. Ma la scrittura fonetizzata non è una tappa conseguente e logica del progresso, non è in altri termini un’espressione spontanea dell’anima. Anzi, inizialmente doveva sembrare all’uomo una cosa assurda. Mentre le scritture figurate sono nate con un processo lento ma naturale, la scrittura in senso stretto è invece legata alla lingua in un tentativo, apparentemente illogico, di fissare con mezzi visivi (grafico-spaziali) qualcosa di acustico, un entità temporale. Questa contraddizione, vissuta dall’uomo del tempo come travaglio della mente e pionierismo dell’intelligenza, non ha inspiegabilmente suscitato finora tutto l’interesse storico che merita. E’ un incontro fra due basilari funzioni dell’uomo, la lingua, che già esisteva, e la sua visualizzazione, con le enormi conseguenze per lo sviluppo e la diffusione della civiltà. I tentativi
d’incontro sono stati difficili e lunghi, e passano attraverso i segni fonetici lessicali prima e sillabici poi, prima di arrivare all’alfabeto consonantico, creato da un ipotetico inventore che ha operato una scelta fra le scritture conosciute nel secondo millennio a.C. in Egitto, Mesopotamia, regno Ittita e zona nord-semitica, Creta, Fenicia, territori legati da vivaci rapporti di scambio (paesi delle civiltà monumentali). Questo genio nord-semitico, che compie il passo più importante nella storia della scrittura, ha fissato le forme esteriori dei grafemi e soprattutto un sistema di soli 22 segni (consonanti). L’alfabeto consonantico viene successivamente acquisito dagli abitanti delle terre elleniche che lo adattano alla propria lingua e introducono l’andamento verso destra nello scrivere. Questa scrittura, semplice e precisa, contribuisce al rapido sviluppo della cultura greca. Già nel terzo secolo a.C. in Alessandria si costituisce la più grande biblioteca dell’antichità e il greco diventa la lingua internazionale, come oggi l’inglese. Si parla greco da Gibilterra al Gange. Con la dissoluzione del predominio greco comincia a prendere piede l’affermazione del latino, i cui grafemi raggiungono gradualmente la forma classica. Alla loro formazione hanno contribuito sia il senso greco della bellezza, sia l’esigenza romana di chiarezza e praticità. La scrittura latina capitale o monumentale è una fusione armonica di forme ad angolo e linee curve e diritte con tratti rotondi, testimonianza di un rigore morale misto alla gioia di vivere: equilibrio di volontà e sentimento. Fra le scritture sviluppatesi dal latino ha rilevanza la “gotico-antiqua”, o scrittura del Petrarca, che rappresenta una rivoluzione contro il predominio della Testura gotica, consacrata dalla Chiesa, e serve come mezzo di contestazione per far rivivere l’antico gusto della vita. Compaiono i primi segni del Rinascimento: chiarezza e armonia. Petrarca è un riformatore con impetuoso desiderio di affermarsi, ardente di passione lirica. La sua scrittura è quindi distinta da uno spostamento di pressione continuo con forme diverse e cadenzate. Con ulteriori perfezionamenti e apporti si arriva a Erasmo da Rotterdam, principe dell’Umanesimo europeo, che usa le nuove scritture “antiqua umanistica” e “corsiva inclinata” per le sue edizioni a stampa dei classici. Queste scritture sono il ceppo del nostro
attuale alfabeto latino: gesti larghi, ritmo motorio, contenuto d’immaginazione. Nel processo di evoluzione della scrittura, l’intervento dell’intelligenza creativa dell’uomo ha assunto un ruolo sempre più importante, fino a diventare preminente e assoluto con l’invenzione geniale della rappresentazione fonetica, punto unificante di connessione tra scrittura e lingua: la stessa intelligenza creativa, che l’uomo ha usato per conoscere il più possibile se stesso, e, nel caso specifico, è riuscito ad analizzare quello che permette, attraverso vista e udito, di formulare una serie di stimolazioni che contribuiscono alla formazione del linguaggio scritto e verbale. L’uomo ha così scoperto come la scrittura sia espressione, prodotto finale di due funzioni precedenti che agiscono a livello di distretto centrale neuropsicologico, deputato alla programmazione, e di distretto periferico muscolare, deputato all’operatività. Se quindi la scrittura è un punto di arrivo di spontanea elaborazione intellettiva, ne deriva la conseguente possibilità di analisi del prodotto attraverso il test di scrittura, che consente di risalire dalle proiezioni al processo di produzione delle stesse fino a tentare di coglierne le motivazioni. Nasce così la grafologia come scienza, inserendosi nel complesso cammino di maturazione mentale dell’uomo come tappa storica verso la conquista dell’autocoscienza. E approfondendo il concetto di proiezione, ponte tra psiche e soma, evento osmotico tra Io e ambiente, possiamo fondatamente considerare la grafologia e la psicologia come sistemi scientifici che hanno in comune contenuti di valore e fenomeni interattivi reciproci: sono regolati da leggi e modelli esplicativi paralleli o formalmente identici. Due visioni complementari di una stessa realtà.