NEUROANATOMIA E FISIOLOGIA GRAFOLOGICA Anno 2° LEZIONE ONLINE n° 2 IL FENOMENO SCRITTURA
La scrittura è un fenomeno complesso, per questo occorre avere un approccio ampio, che ci permetta di comprendere appieno il salto dall’anatomia e fisiologia alla vera e propria interpretazione, cioè alla grafologia. Perché, infatti, si possono trarre delle conclusioni, dalle caratteristiche di una scrittura: se è premuta o se è tremolante, il tipo di tremore ecc., o addirittura fare delle interpretazioni di natura psicologica? La scrittura, come sappiamo, è un prodotto integrato dell’intero sistema nervoso. Solo la mano può essere considerata il vero organo per toccare, poiché esplora, palpa e conferisce così, al toccare, quell’attività che le dona la sua vera vocazione. Noi parliamo della mano, come di uno strumento dell’organismo, quando, in effetti, noi, per strumento, intendiamo la penna che scrive; la penna è un ulteriore prolungamento; la mano è, in un certo qual modo, l'estensione del sistema nervoso. Questa gestione della motricità fine della mano si collega direttamente con la possibilità di interpretare anche i gesti più fini e quindi tutte le piccole variazioni che ci sono in una scrittura. Ciò può spiegare il perché la mano si contrae e produce tutti i movimenti, che danno luogo alla scrittura. Ci sono i muscoli flessori, ci sono quelli estensori, e, nella mano, ci sono anche altri tipi di muscolo, ad esempio i lombricali; tutta questa complessità permette tutta quella serie di movimenti che si mettono in essere per le attività motorie fini della mano. A noi sembra una cosa tanto spontanea, che facciamo in modo molto automatico ma, in realtà, di automatico c’è solo il fatto che non ci pensiamo, ma la struttura del movimento è sempre molto complessa.
Per comprendere appieno il fenomeno scrittura occorre ripartire dal cervello, inteso come organo o struttura funzionale, per arrivare all’interpretazione del gesto scrittorio tramite la grafologia con la quale si tenta di dare un significato ai vari segni che si trovano nelle scritture. Ogni persona, scrivendo o disegnando, proietta sul foglio una modalità, un aspetto della propria psiche. Si sa che la psiche non è qualcosa di tangibile né di reperibile all’interno del sistema nervoso. In esso, invece, troviamo senz’altro tutte quelle strutture che permettono di comprendere com'è composta la psiche. Ad esempio, attraverso lo studio del cervello, s’impara a studiare il mondo delle emozioni o dei sentimenti. Possiamo, infatti, affermare senza tema di smentita che in ognuno di noi c’è un sistema, chiamato limbico (parte antica del cervello che sottende al vissuto emotivo), dove pulsioni ed emozioni sono relegate e gestite. Quest’area, detta “zona dei sentimenti”, rispetto alla corteccia più periferica e alta, si trova in basso e nel profondo, verso il tronco e il midollo.
STRUTTURE CEREBRALI E SCRITTURA La funzione scrittura riguarda ogni struttura e zona cerebrale poiché, come abbiamo visto, essa è il prodotto integrato dell’intera attività cerebrale. Sulla parte sinistra dello schema sono segnate due parole “chiave”: progettazione ed esecuzione che riguardano da vicino sia la motricità sia la scrittura vera e propria. Essa comprende entrambi questi due concetti fondamentali: la progettazione (il mettere in cantiere di voler scrivere qualcosa) e l’esecuzione (vale a dire, una volta progettato l’atto scrittorio, l’eseguirlo). Dell’intera fase, quella dell’esecuzione è la parte meno complessa. L’operazione ha inizio nella corteccia cerebrale, da cui partono i messaggi motori che, passando attraverso i gangli Aree cerebrali per la scrittura
della base e il cervelletto, ritornano alla corteccia motoria
per poi raggiungere la periferia, nuovamente riattraversando il cervelletto. Nelle due sezioni, definite “progettazione ed esecuzione”, è necessario che tutte le strutture siano integre e perfettamente funzionanti, se si vuole che il meccanismo funzioni regolarmente. Per progettare un’operazione complessa quale la scrittura e successivamente per eseguirla, c’è quindi bisogno delle stesse strutture in momenti diversi.
Per scrivere correttamente occorre però che sia integro anche il sistema somatosensoriale che permette le risposte che, dalla periferia, sono inviate al cervelletto e alla corteccia cerebrale. Come abbiamo visto i tipi di movimento nel corpo sono quattro: abduzione, adduzione, estensione e flessione. Nel movimento della mano nella scrittura sembra dominare la flessione, almeno nella posizione detta ergonomica per la scrittura. E' una posizione dove, una media flessione delle falangi, sia della prima sia della seconda, permette i movimenti della scrittura. Non a caso si scrive con la matita e non con qualcosa impugnato a mo’ di spada o di altri strumenti. Lo strumento scrittorio, come la matita o la biro, ha proprio la possibilità di adattarsi a questa La posizione ergonomica della mano nella
struttura della mano e, come poi
scrittura
vedremo più avanti, questa è
definita la posizione che facilita meglio il movimento. Perché, se la mano fosse troppo flessa, allora creerebbe la possibilità di contrazioni; tanto è vero che avrete senz’altro sentito parlare del crampo dello scrivano cioè di chi, scrivendo tanto, ad un certo punto è costretto a fermarsi perché i muscoli vanno in tetania, cioè si contraggono estremamente, e non può più né riaprire né richiudere la mano. Non è un atto suggestivo, ma proprio un atto neuromotorio di esauribilità, di accumulo di sostanze a livello del muscolo. La posizione distesa e comoda, che è quindi definita ergonomica, è quella che permette il miglior movimento possibile alla mano. COME SI PRODUCE UNO SCRITTO Per produrre un atto scrittorio serve:
Il distretto centrale neuropsicologico, deputato alla programmazione;
Il distretto periferico, fondamentalmente muscolare, che ha una funzione operativa;
Un prodotto finale, espressione delle due precedenti funzioni.
La scrittura ha una stretta connessione con il linguaggio di cui analizzeremo poi dettagliatamente la definizione. Anzi si può affermare che essa è una tipica espressione del linguaggio che usa i movimenti della mano per tracciare dei segni che servono al soggetto stesso o ad altri per comunicare. Quindi la funzione principale dello scrivere è di trasmettere messaggi decodificabili secondo regole preordinate (come ad es. quelle grammaticali) e socialmente stabilite e accettate. Il processo che conduce alla scrittura è costituito dall’interazione di varie funzioni: il linguaggio; la motricità, che comprende il controllo centrale dell’atto motorio e il funzionamento del distretto periferico muscolare; l’organizzazione nello spazio scrittorio del ductus, cioè l’insieme di tutti i movimenti necessari per l’atto scrittorio, sia quelli preparatori (es. l’avvicinamento della penna al foglio) che quelli operativi compresi i movimenti di distacco dal foglio per le varie sospensioni e spaziature (tra una lettera e l’altra o tra parole, o per vergare i puntini, i tagli delle t, o la punteggiatura o per legare certe parti della lettera alla successiva). Il tratto è quello che appare, il ductus è tutto l’insieme dei movimenti che si fanno per ottenere un tratto; l’affettività, che è sempre una delle funzioni che permette la scrittura. E’ intesa come bagaglio d’emozioni, sentimenti e tono dell’umore e non quindi come elemento legato alla relazione interpersonale. In effetti, quando si scrive, non si usano solo queste funzioni, e non sempre si usano tutte. Per es. ricopiando un testo non è necessario coinvolgere le funzioni linguistiche; posso ricopiare fedelmente una lingua senza capirla. Al contrario, scrivendo un tema imposto, sono impiegate altre funzioni, oltre alle quattro elencate prima, come ad es. quelle intellettive.
In conformità a questa premessa, possiamo capire come il linguaggio si componga e si articoli per servire alla funzione principale che è la comunicazione. Il linguaggio è un sistema simbolico e analitico che serve per comprendere, descrivere e trasmettere le rappresentazioni mentali sia con se stesso sia con gli altri. Il linguaggio è simbolico perché non utilizza oggetti concreti, ma usa dei segni astratti che solo per convenzione culturale sono collegati ai corrispettivi significati. Il linguaggio è analitico giacché, non fondandosi sulla comprensione immediata e intuitiva del senso, deve fare ricorso alla narrazione che si compie attraverso una normativa grammaticale (es. per descrivere il circolo si deve sostenere che esso è dato da una serie infinita di punti equidistanti dal centro e giacenti sullo stesso piano). Le rappresentazioni mentali sono costituite dai pensieri riguardanti l’astratto, il concreto, la sfera emotivo-affettiva. Esempio di pensiero astratto: la O è circolare come il sole; Esempio di pensiero concreto: il sole è una stella; Esempio di pensiero affettivo: il sole mi fa felice. Le rappresentazioni sia con se stesso sia con gli altri indicano la possibilità che il linguaggio sia intrapsichico, tra sé e sé, e cioè che esso coincida con il proprio pensiero, oppure interpersonale, cioè legato al dialogo con gli altri e quindi alla comunicazione. Una prova che queste due forme di linguaggio sono intimamente collegate fra loro è stata fornita dalla registrazione elettromiografica delle labbra e delle dita durante il pensiero. E’ una metodica per cui si possono impiantare degli aghi nei muscoli e si registrano tutte le variazioni di potenziale che si hanno nelle fibre muscolari. Mentre alcuni soggetti pensavano, a bocca chiusa e immobili, i fasci muscolari delle dita e delle labbra si contraevano come se stessero parlando o scrivendo. Naturalmente tutto avviene senza che sia sempre possibile rilevarlo a occhio nudo.
MODELLI COGNITIVI RELATIVI A LETTURA E SCRITTURA La difficoltà a interpretare correttamente alcuni difetti del linguaggio scritto e parlato ha portato molti studiosi a cercare una spiegazione delle caratteristiche neuropsicologiche che spiegassero questo tipo di errore, genericamente detto disgrafico. Su questa base Marshall e Newcombe (1966, 1973) suggerirono e dimostrarono la presenza di due vie distinte per la lettura e la scrittura. Tale ipotesi venne integrata da Morton (1969, 1980) in un modello generale di elaborazione lessicale del linguaggio. Nel corso degli anni seguenti, il modello è stato progressivamente ampliato e modificato, allo scopo di adattarlo ai nuovi controlli raccolti in base all’osservazione di pazienti dislessici e disgrafici. La figura mostra la versione proposta da Patterson nel 1986.
Modello per l’elaborazione del linguaggio scritto. Da Patterson (1986) modificato
Dicono Carlomagno e Luzzatti 1: “Per meglio capire la necessità di un modello di lettura e scrittura a più vie è necessario richiamare alcuni principi di ortografia. Come si è visto, i sistemi di scrittura alfabetica in uso per la totalità delle lingue europee, si fondano su una corrispondenza tra la sequenza di foni che compongono una parola e la stringa di lettere che compongono la corrispondente forma scritta; vi è cioè una relazione regolare tra foni (o gruppi di foni) e lettere (o gruppi di lettere). La regolarità di queste corrispondenze permette di leggere o scrivere parole in modo segmentale. Questa modalità è necessaria per leggere una sequenza di lettere, e viceversa, per scrivere una sequenza di foni, che sarebbe possibile in una determinata lingua, ma di per sé stessa priva di significato (non-parole o logatomi)”. Non sempre però le regole fonemiche e lessicali sono chiare e semplici per cui è stato necessario un ulteriore approfondimento delle teorie proposte negli anni 80.
N. Carlomagno, C. Luzzatti, “La riabilitazione dei disturbi di scrittura nel paziente afasico, Masson Milano
MODELLI COGNITIVI DELLA LETTURA Un modello per descrivere le procedure che normalmente intervengono nell’elaborazione del linguaggio scritto deve contemplare due linee principali, una definita “segmentale o sublessicale”, l’altra lessicale.
Modello di elaborazione della scrittura (da Patterson, 1986; modificato). (a) procedimento segmentale – (b) procedimento lessicale.
La PROCEDURA SEGMENTALE permette la conversione di una serie di simboli grafici in un corrispondente codice fonologico. Tale operazione si fonda semplicemente sulla conoscenza di regole ortografiche, senza aver bisogno di conoscenze del lessico usato. Tale procedura permette di leggere parole note al lettore, parole mai lette prima e costruzioni grafiche che non sono necessariamente delle parole, ma che possono essere comunque lette.
Il processo può essere scomposto in tre sequenze: lo stimolo viene innanzitutto analizzato visivamente e suddiviso in grafemi; questi vengono singolarmente convertiti in modo da essere riconosciuti; gli elementi risultanti sono avviati al buffer fonemico che ne permette l’assemblaggio in qualcosa di logico, comprensibile e quindi riproducibile. La PROCEDURA LESSICALE si fonda invece sull’esistenza di archivi mentali dove sono depositate le unità di elaborazione delle parole conosciute da un soggetto: è il cosiddetto “lessico fonologico e ortografico”. L’identificazione di una parola scritta si fonda sull’attivazione della forma ortografica di quella parola dal lessico ortografico di entrata. Queste unità sono a loro volta connesse con il sistema semantico che riconosce i segni e che passa il tutto al lessico fonologico d’uscita, un magazzino che contiene le conoscenze lessicali fonologiche del soggetto. Questo procedimento richiede una maggior quantità di conoscenze preliminari, poiché tutte le parole conosciute devono essere rappresentate individualmente. La procedura è tuttavia più economica in quanto non richiede la segmentazione di una parola nei singoli elementi grafici che la compongono. Essa risulta pertanto più veloce permettendo il riconoscimento diretto della parola ed un immediato accesso al suo significato, ma le difficoltà stanno nel fatto che questo procedimento è utilizzabile solo per le parole già in passato apprese nella loro forma ortografica.
MODELLI COGNITIVI DELLA SCRITTURA Anche per la scrittura esistono due vie, una segmentale e una lessicale. Un soggetto che deve scrivere una parola sotto dettato dovrà, cioè, seguire una delle seguenti due procedure.
Modello di elaborazione della scrittura (da Patterson, 1986; modificato): (a) procedimento segmentale; (b) procedimento lessicale. Nella figura è stata aggiunta la routine che consente la denominazione scritta degli oggetti.
La PROCEDURA SEGMENTALE permette la conversione di una sequenza di suoni in un corrispondente grafico. Anche in questo caso la procedura permette di scrivere parole ad ortografia regolare già note, parole mai scritte prima e sequenze di fonemi non lessicali (non-parole). La via può essere scomposta in quattro unità di elaborazione disposte in sequenza: la prima è un’analisi uditiva dello stimolo, c’è poi un processo di conversione acustico-fonologica che permette di analizzare la sequenza di suoni che compongono la parola e di convertirla in fonemi noti;
questi vengono assemblati nel buffer fonemico che ne permette nuovamente l’invio ad un processo di conversione fonemico-ortografica. la sequenza ortografica ottenuta viene quindi riassemblata nel buffer ortografico cosÏ da ottenere la forma scritta della parola in questione. La PROCEDURA LESSICALE prevede innanzitutto il riconoscimento della forma fonologica di una parola udita: tale operazione avviene a livello del lessico fonologico di entrata, un magazzino che contiene le conoscenze fonologiche lessicali del soggetto. Queste unità lessicali sono a loro volta connesse sia con il sistema semantico che con il lessico ortografico di uscita, un magazzino contenente la forma ortografica delle parole di cui un soggetto ha in passato imparato la grafia corretta.
CONTROLLO MOTORIO DELLA SCRITTURA L’atto scrittorio inizia con la presa in mano dello strumento scrittorio. In un secondo tempo, dopo aver orientato correttamente la punta scrivente verso il piano d’appoggio, viene diretta la mano “contro” il foglio fino a toccarlo. Solo allora s’inizia a scrivere vergando la prima lettera. Già nel momento in cui la mano si muove per avvicinarsi ad impugnare la penna le dita cominciano a pre-adattarsi, seppure grossolanamente, alla posizione d’impugnatura. Quando si sta per toccare la penna si assiste ad un rallentamento brusco del movimento del braccio e ad un ulteriore aggiustamento della posizione delle dita. Una volta avvenuto il raggiungimento dello strumento scrittorio, la mano afferra e adatta lo stesso portandolo nella posizione utile alla scrittura; crea cioà la vera e propria presa con conseguente impugnatura. Quando si scrive è come se si seguisse un percorso, mentalmente precostituito lettera per lettera, parola per parola e frase per frase. E’ una sorta di inseguimento motorio che la mano fa nei confronti dello “scritto immaginato”; è come se la mano con la penna “ricalchi” sulla carta un percorso già tracciato nella mente. In fondo scrivere è come rappresentare, in modo visibile, ciò che è già esistente nel cervello.
Pensiero di una
Raggiungimento del Percorso del tratto
Raggiungimento del
lettera
punto di partenza
punto di arrivo
Linguaggio e
Controllo motorio
scrittura
Prensione
Percorso per la scrittura
e del ductus
Struttura e funzione neuromuscolare
… grafologia
L’atto scrittorio non va considerato come semplice atto psicomotorio, ma piuttosto come la risultante di un’integrazione di atti complessi e tra loro collegati, di natura linguistica, motoria, visiva, visu-spaziale, ecc. Storicamente, verso la fine dell’800, in pieno Positivismo, si era alla ricerca dei centri dell’attività intellettive e morali. Dopo che era stato isolato il centro del linguaggio, Exner ha isolato il centro della scrittura e lo ha collocato al piede della seconda circonvoluzione frontale ed è nella terza circonvoluzione frontale che è stato situato il centro della formulazione delle parole. In pratica è stata identificata la porzione di corteccia che controlla il fatto scrittorio in sé e per sé, cioè tutti gli atti motori che permettono di scrivere correttamente.
Corteccia per la motricità scrittoria
Successivamente (nel ‘900) ci si è posti un’altra domanda. Oltre all’aspetto motorio e linguistico, ci si è chiesti se non potevano esserci degli altri fattori insiti nel fenomeno scrittura, come ad es. l’organizzazione dello spazio scritto sul foglio, che
è un fattore squisitamente visu-spaziale, o la corretta successione delle lettere all’interno di una parola. Si arriva così agli anni ’70 e allo stato attuale di studi di Neuropsicologia della scrittura, che si occupa dell’integrazione delle varie aree della corteccia cerebrale in funzione dell’atto scrittorio. Anche dalla Grafologia è arrivato uno spunto interessante: quello di considerare l’uomo come un’individualità psichica che si esprime anche tramite il modo di scrivere, esattamente come fa quando dipinge, compone musica, parla o gesticola.
PERCEZIONE E RICONOSCIMENTO Gli stimoli che colpiscono l’occhio e l’orecchio vengono tradotti in impulsi nervosi elettrici e subito inviati, tramite i nervi ottici o acustici, al sistema nervoso centrale, nella corteccia temporale e occipitale. Solo a questo punto si può parlare di percezione degli stimoli. La percezione consiste nel progressivo confronto della realtà attuale con elementi della memoria, che giacciono nell’archivio a lungo termine e che sono in sostanza i ricordi catalogati, in questo caso, come parole. In seguito avviene il riconoscimento (gnosia) della lettera o della parola, per cui percezione o gnosia sono due funzioni ben distinte. Il paziente affetto da agnosia, infatti, perde la capacità di riconoscere, anche se percepisce. Quando finalmente tutte le varie parti del talamo, della corteccia temporooccipitale e del sistema limbico hanno riconosciuto le singole parole, allora entra in azione una zona a cavallo tra la corteccia parietale, occipitale e temporale. E’ un’area molto piccola che riordina le parole percepite e riconosciute in frasi grammaticalmente corrette, secondo l’ordine cronologico di arrivo dei singoli fonemi, nel lobo temporale sinistro. Essi, per essere riconosciuti, devono arrivare con un intervallo tra uno e l’altro di 50 millisecondi circa.
La ricezione linguistica consta pertanto di almeno cinque fasi distinte: 1. La percezione dei fenomeni e delle parole; 2. Il riconoscimento dei fenomeni e delle parole; 3. Il riordino grammaticale delle frasi; 4. Il ricordo delle frasi stesse; 5. la concatenazione delle frasi nel cosiddetto linguaggio interno. Queste quattro operazioni non sono separate in compartimenti stagni, ma interagiscono tra loro influenzandosi a vicenda tramite meccanismi di feed-back. Ad esempio la percezione di un fonema (unità fondamentale del linguaggio parlato e ascoltato) può avvenire isolatamente, mentre il corretto riconoscimento della parola viene senz’altro influenzato dalla percezione della sequenza dei fonemi. Ecco perché l’arrivo di due fonemi deve essere intervallato dai famosi 50 millisecondi e anche perché l’ascolto, la lettura, la verbalizzazione e la scrittura troppo veloci danno luogo ad errori di comprensione e di espressione.