SCUOLA DI GRAFOLOGIA “CROTTI”
PSICOLOGIA 2° ANNO LEZIONE ONLINE n° 3 EMOZIONE ED EMOTIVITA’ La verità non può essere tollerante, essa non deve ammettere né compromessi né restrizioni. (Sigmund Freud)
Oggi si può parlare di psicologia scientifica. Con questo termine non si intende una scienza votata al razionale, all’evidente, al quantificabile, perché un tale sistema finirebbe col mutilare il metodo clinico. Ciò che invece si vuol dimostrare lo si ottiene puntando sulla scientificità, cioè su una psicologia sempre più rigorosa nello studio, onesta nella metodologia, tenace nel raccogliere con precisione i dati; in questo senso si intende la Psicologia Scientifica: prudente nell’affrontare il bisturi alla scoperta della personalità. Se ci si attiene a questa scientificità, rigorosità, si evitano i facili entusiasmi e la tentazione di stupire o di fermarsi ad autocompiacimenti miracolistici. E’ gratificante far guarire e la popolarità fa piacere, quindi si potrebbe facilmente scivolare nel pressappochismo. Un profilo psicologico e grafologico ben fatto ci gratifica, ma attenzione, deve essere di aiuto al soggetto, quindi prudenza ! La psicologia passata si basava sull’empirismo, sulla metafisica, ossi gi tende a parlare di una scienza cosciente e sperimentata che studia la psiche, ma, non essendo facile dare un metodo, una ricetta, è una scienza maggiormente attaccabile. 1
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Tre sono le tipologie tipiche di chi avvicina uno psicologo: 1. C’è chi è mosso da curiosità, quindi fa domande. Cosa significa questo sogno? Perché mio figlio si succhia il pollice? Questo significa che il soggetto crede che lo psicologo possa trovare una soluzione utile, immediata e conveniente. 2. C’è poi chi ha un atteggiamento di difesa e di chiusura, di diffidenza, come se temesse di essere scrutato dentro e come se lo psicologo potesse trovare in lui qualcosa di sporco, come se bastasse un’occhiata per capire tutta la complessità di una persona. 3. Infine c’è chi rifiuta a priori il discorso. Solitamente si tratta di uomini. Questi tre atteggiamenti, quello di volere le ricette, quello della difesa pregiudiziale e quello del rifiuto ostinato, rispecchiano la confusione che la gente ha di questa scienza che studia l’uomo in tutte le sue dinamiche apparenti, nascoste, inconsce, naturali o costruite, vissute come spettatore o come attore. Cerchiamo di conoscerle: alcune, come ad esempio l’attenzione e la percezione, sono vissute da spettatore, altre, quali la motivazione, la frustrazione o il conflitto, come attore.
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L’EMOZIONE
Psicologicamente viene applicata a ogni stato affettivo o sentimentale. Le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli. L’emozione è una condotta che interferisce molto sul nostro comportamento e può essere sedata solo se si fa un atto di ragionamento. E’ la fiamma che ravviva i nostri sentimenti, che tinge la nostra vita, che incita o distoglie dall’azione, che rafforza o inibisce i nostri rapporti, è la forza motrice degli impulsi che ci fa sentire vivi. Nell’uomo questi due mondi: ragione e sentimento, sono scissi nell’età evolutiva, infatti nell’infanzia si può parlare di un mondo schizoideo, tutto emozione, mentre questi due mondi si unificano nell’adulto, nel quale si può trovare un equilibrio dinamico che può essere sovvertito solo se uno dei due mondi prevale. L’insieme degli impulsi e delle esperienze emotive sfocia, per ognuno di noi, in un tono affettivo che dà un’impronta tipica alla nostra personalità. La nostra personalità è come una tavolozza di colori diversi: tenui, intensi come gioia, amore, gelosia, odio, melanconia, vendetta, ira, simpatia, irritazione, ecc. Nessuno può essere esente dal provarli, questi sentimenti, tant’è vero che un uomo che non prova gioia, né dolore, che non trasmette né riceve nulla sul piano del sentimento, può essere paragonato a una figura incolore, è un essere che non vive la sua emozione. Come e dove di originano le emozioni? Le percezioni di particolari sensazioni raccolte dal mondo esterno o dalla nostra stessa vita psichica, sia conscia che inconscia, sono il punto di partenza di stimoli nervosi che raggiungono la regione più antica del cervello, dove sorgono e si sviluppano le emozioni. La loro sede è qui, nel mondo dell’irrazionale, del non ragionato.
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In questo cervello antico dell’uomo ritroviamo diverse formazioni nervose, che si ritiene presiedano alla vita emotiva; è probabile quindi che questo sistema complesso di centri posti al di sotto della corteccia (i cosiddetti centri sottocorticali) rappresenti il terreno su cui germinano e si elaborano le relazioni viscero-somatiche e affettive. E’ sulla base delle stimolazioni provenienti da questa parte antica che l’uomo è indotto a reazioni affettive di difesa. Quando abbiamo degli impulsi che non riusciamo a controllare, pare sia dovuto a questo mondo ancora irrazionale che fa commettere azioni di cui non abbiamo il controllo, Una sensazione spiacevole, ad es., può andare a sollecitare il sistema nervoso centrale, influenzando il comportamento in modo difensivo; potremmo dire che è la stessa reazione che fa uscire le unghie al gatto (esiste una grafia unghiata). Le differenze nel comportamento emotivo evidenti nell’età infantile possono ridursi con lo sviluppo; con il normalizzarsi della personalità si normalizza questa emotività se l’adulto ha integrato i due processi: emozione e ragione. Ed è solo in questo modo, quando cioè queste due istanze entrano in collaborazione, che possiamo parlare di maturità affettiva. Maturità che comunque si raggiunge solo dopo diversi gradi evolutivi. Fino a 2 anni il bimbo presenta un orientamento emotivo rivolto esclusivamente al soddisfacimento dei bisogni. Non gli si può quindi chiedere amore, glielo si deve solo dare. A 4/5 anni diventa uno spiccato individualista, perché si pone al centro dell’attenzione, non ha ancora scoperto l’amicizia né l’”altro” nel senso di alterità, ma è lui al centro dell’attenzione. Cerca di essere ammirato ed è anche il momento in cui c’è un particolare attaccamento alla madre, che può essere causa di disturbo se non è gratificante o se lo è troppo (iperprotezione). 4
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A 6 anni lo stato narcisistico del bimbo lascia spazio a una emozione più estroversiva e più cosciente. Comincia a rivolgersi al mondo esterno e a scoprire la gioia dello scambio. Comincia a scoprire l’amicizia, è lui che la cerca; un certo interesse omosessuale è assolutamente normale. A 10 anni inizia un nuovo ciclo emozionale nel quale l’interesse emotivo si stacca da sé, dai propri bisogni e va gradualmente spostandosi verso l’altro sesso. Comincia la vera alterità, più avanti e con il manifestarsi della pubertà la vita emotiva diventa più ricca e per questo il passaggio è molto fragile, si acutizza l’emotività evidenziando comportamenti contraddittori. Bisogna tener conto che esistono degli stadi scolastici che comportano delle emozioni, delle sollecitazioni all’emotività. Nasce il sogno a occhi aperti, l’innamoramento facile, nasce la malinconia e i pianti senza significato. E’ un’età ricca! Quando subentra la maturità fisiologica o psicologica i sentimenti si fanno più calmi, l’autonomia avanza, gli interessi sono più allargati ed equilibrati, è il momento in cui si comincia a essere adulti. La famiglia diventa il nutrimento emotivo, sia del giovane che dell’adulto. C’è un ritorno alla famiglia come stabilità. La persona che ha saputo e potuto costruire un dialogo interagente tra pulsione e ragionamento, tra sentimento e ragione, tra amare ed essere amati, può dire di aver raggiunto un equilibrio e trovare la gioia di essere uno con se stesso, di essere passato da un mondo schizoideo infantile a una integrità adulta.
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L'EMOTIVITA'
L'emotività misura la sensibilità e la reazione o scossa dell'individuo agli eventi interni o esterni. Essa può esprimere in grado debole o forte, positivo o negativo, la docilità o lo scotimento, ossia il piacere o il dolore. Le costituenti dell'emotività sono: - ipersensibilità, che abbassando la soglia ricettiva porta il soggetto ad uno stato di permanente eccitabilità (Int. II modo - grafia nervosa nel suo movimento progressivo); - ipercinesia: lo stato tensivo impedisce l'autocontrollo sui movimenti. Sussiste un'insufficiente inibizione motoria per cui il corpo presenta dei movimenti incontrollati (far ballare la gamba tamburellare con le dita - ecc.) - (scrittura veloce SM e nervosa); - reattività: l'emotività rende l'Io ostile e aggressivo di fronte a presunta o reale carenza affettiva (Contorta M/SM, Rovesciata M); - scarsa tempestività: l'eccesso emotivo rende poco disponibile il soggetto di fronte ad adattamenti nuovi (Accartocciata M/SM + Addossata). L'emotivo lo si distingue non solo per la sensibilità con cui reagisce ad ogni situazione affettiva, sia essa di piacere o di dolore, ma anche per l'intensità che pone in ognuna di queste situazioni. Di fronte agli eventi egli reagisce in modo sproporzionato rispetto alla media degli uomini. Non è emotivo perché prova emozioni, come tutti. E' emotivo perché il suo stato d'emozione ha una risonanza superiore agli eventi.
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Anziché immunizzarsi col tempo e con l'esperienza, egli tende a ritornare sulle cose, a ricordare e attraverso la ripetizione diventa ancora più sensibile, più emozionato. Come al bambino piace farsi paura, all'emotivo piace procurarsi i brividi, quasi provando nella forte emozione un sensibile piacere. La filosofia del romanticismo era basata su fattori emotivi sia nel campo dell'arte che nel mondo socio-politico. Una emotività che ha dato la sua ricchezza a tante opere. La predisposizione all'emotività, pur non essendo ereditaria, è assai precoce ed il suo contenimento o la sua amplificazione sono basati sull'educazione e sull'influenza che l'ambiente esercita sul soggetto. L'emotività si annuncia nel bambino eccessivamente pauroso, timido o insicuro, che però manifesta tali caratteristiche con atteggiamenti aggressivi o di reattività; un che di violento, appassionato o di esclusivo sia nel momento del gioco, che nella gioia o nel dolore (pesta i piedi perché il giocattolo è suo o strilla perché la mamma lo lascia per andare in cucina a lavorare). Tali situazioni possono presentarsi qualora il bambino incorra in qualche malattia o subisca traumi. Certe scene televisive sollecitano troppo la sensibilità e con la loro rappresentazione, a volte violenta, sono fucine di eccitabilità, per cui sarebbero da evitare. L'emotivo quindi è un soggetto con una notevole sensibilità che può esprimersi in maniera duale: o troppo squisito, raffinato nei modi, delicato nei gesti, oppure al contrario, violento e distruttivo. La pietas contrapposta all'ostilità: una dualità tipica dell'emotività, poiché l'emotivo è sottoposto a scosse ed ha una labilità psichica. Tale fragilità viene poi espressa attraverso segnali non verbali come il pallore, il rossore, le reazioni mimiche facciali, le contrazioni della pelle, la pelle d'oca, il raffreddamento delle estremità, le sensazioni di gonfiore, ecc... 7
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L'effetto emotivo quindi è facilmente rilevabile dal punto di vista comportamentale: - il pauroso resta inchiodato sul posto; - il timido s'inceppa; - l'ansioso diventa impotente di fronte alla frustrazione. E' proprio un'emorragia della sensibilità. Gli argini si sono incrinati e l'Io non riesce a tenere sotto controllo l'emozione e va in crisi. Dopo la crisi rimane sfinito e stanco. Da un lato l'emotività dà colore alle sensazioni, correda l'istinto, incoraggia la generosità e orchestra il concerto psichico perfezionandone l'acustica; mette nello stesso tempo l'organismo in uno stato di allarme-veglia permettendogli di cogliere ogni situazione esterna. L'emozione ha bisogno di esprimersi e se questa necessità non viene accolta da chi ci sta attorno ne deriva spesso un disturbo. L'emotivo è un socievole, un aperto, un caloroso, uno che non ama le mezze misure nel bene e nel male. L'emotività quindi non è una malattia, non è uno squilibrio, ha in sé una notevole promessa di ricchezza psichica. Certo, deve trovare indirizzi e incanalamenti soddisfacenti ed adeguati, poiché lasciata in balìa all'istinto non solleva che fango (grafia ispessita, fangosa, impastoiata). A parte certe anomalie che appunto sollevano fango, è quella parte di noi che può aiutarci ad esprimere il massimo delle nostre potenzialità, delle nostre risorse. L'artista è colui che ha saputo trasformare l'emotività in energia produttiva lasciando libera l'emozione nelle proprie opere. L'emotivo prende a cuore tutto. L'amicizia ci guadagna perché i rapporti sono vissuti con intensità e impostati sulla serietà dei sentimenti, anche se può essere sempre presente una certa labilità che può diventare ansia.
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L'emotività dà alla conversazione quel pathos o fusione che la rende vitale. Se un individuo non ha una grande vitalità, se non vive con intensità le cose, neppure la relazione o l'amicizia potranno essere molto vivaci. Se un individuo ha paura dell'emotività, ha paura di essere vivo. Come reagisce l'emotivo, l'ansioso? - annegando nell'insicurezza che si manifesta sotto diverse forme: dallo scrupolo all'ipocondria, dalla paura del fallimento all'ossessione. - col dubbio, con l'analisi diventando scrupoloso e lottando contro la mala sorte in modo accanito. - premunendosi contro i rischi della vita con polizze d'assicurazioni, chiavistelli e lucchetti alle porte, consultazioni del destino, manie varie e frequenti cambiamenti d'ambiente, di lavoro, ecc... - la volontà s'indebolisce, ma la vivacità intellettiva fornisce al mondo degli uomini superiori, come gli artisti...dall'emotività infatti non deriva nessun indebolimento intellettivo. Quali sono le interferenze che possono rendere meno spedito il passo dell'emotivo e a volte bloccarne l'efficienza? - l'emotività può interferire sulle facoltà attentive e di concentrazione e ciò si ripercuote sulla resa rendendola instabile e fluttuante. L'emozione è uno stato affettivo che può avere una connotazione positiva o negativa. Lo psicologo Izard considera l'emozione un processo comprendente vari aspetti: neurofisiologico e quindi 9
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elettrochimico, neuromuscolare e legato all'esperienza soggettiva di natura affettiva. L'emozione fa dunque scattare reazioni chimiche nel sistema nervoso centrale ed attivazioni muscolari, in base allo stato affettivo e dei sentimenti che il soggetto sta provando. L'espressione facciale, ad esempio, riflette molto bene l'emozione che un individuo sta sperimentando e tutti sappiamo quanto il comportamento muscolare della faccia sia facilmente osservabile ed oltremodo significativo. Un altro ricercatore, Tomkins, introduce altri elementi per la valutazione delle emozioni e dei sentimenti: la pelle, la voce e il respiro. Tutta la pelle del nostro corpo, ma quella della faccia in particolare, ha un ruolo fondamentale nella realizzazione espressiva dei sentimenti e in genere dei fenomeni affettivi. Ci sono infatti persone che, sotto l'influsso di particolari emozioni, manifestano reazioni cutanee quali l'arrossire o l'impallidire. Così pure il tono della voce ed il tipo di respiro subiscono un'influenza notevole e si muovono in sintonia con le emozioni che il soggetto sta provando. La gioia, ad esempio, viene espressa con frequenze alte di intonazione di voce, mentre la tristezza con frequenze piuttosto basse. Da questa breve premessa si può ben capire come non si possa disgiungere il some dalla psiche. Nel campo delle emozioni, come del resto in altri stati affettivi, l'individuo, reagendo emotivamente, coinvolge tutto il suo essere tanto che il suo sentire trasuda e traspare in reazioni somatiche. Le emozioni più comunemente reperite e studiate nell'uomo sono: l'interesse alla vita, la gioia, la tristezza, la rabbia, la sorpresa, la paura, la colpa, la timidezza, il disgusto, il disprezzo... Nella scrittura il segno grafico che coglie l'emotività viene classicamente definito INTOZZATA II MODO ed è evidenziabile attraverso gli accumuli d'inchiostro repentini, dovuti a micro-arresti della penna, che danno luogo a piccole macchie: 10
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Se da un lato la pressione della scrittura rappresenta l'energia vitale della persona, quale linfa che scorre, dall'altro un improvviso ed intenso stimolo può creare un ingorgo: è l'impatto emotivo. E' il reagire con emozione che può, a sua volta, creare una situazione di inibizione o di eccitazione. Tali situazioni possono poi far scattare un meccanismo di paura, di fuga, di desiderio o d'irritabilità. Il segno INTOZZATA II MODO, che noi preferiamo chiamare “scosse repentine”, esprime proprio l'intensità della reazione emotiva. La frequenza con la quale si presenta questo micro-arresto e l'intensità indicano come l'individuo sappia o meno gestire le sue emozioni. La pressione misura la vitalità, la forza nel determinarsi, la voglia di fare, in una parola, l'energia psicofisica della persona. Nello scrivere noi esprimiamo la qualità e la quantità del corredo energetico a nostra disposizione. Siamo gli unici proprietari e gestori di questo bagaglio e possiamo utilizzarlo come meglio crediamo. Per esempio dosandolo bene possiamo evitare stati di stress e dispendi eccessivi, causa di tanti malesseri. Conoscere il linguaggio della scrittura non è un "lusso psicologico", una perdita di tempo, ma uno strumento a servizio della nostra salute. Sapere come si sta usando la propria energia e come la si sa controllare può essere considerato un atto preventivo di conoscenza. Oggi più che mai la vita c'impone di essere efficienti e, per stare sulla breccia, noi consumiamo parecchio "carburante". Se poi non avviene un adeguato recupero, rischiamo addirittura di esaurirlo con la possibilità di avviare dei circoli viziosi. E' così che spesso hanno inizio malesseri non ben definiti che però ci permettono di essere vitali come prima. Lo stato emotivo, non più sotto controllo, può essere una delle cause di questo disagio.
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Se è vero che l'emozione dà una tonalità alla vita e colora i sentimenti non permettendo alla ragione di inaridire tutto, è altrettanto vero che essa può anche divenire causa di errori comportamentali. L'emotivo infatti può diventare impulsivo, permaloso, suscettibile o avere delle difficoltà nella relazione con gli altri. E' quindi molto utile conoscere bene il proprio bagaglio emotivo, poiché relazionare col prossimo fa parte della nostra professionalità. Ma soprattutto è utile conoscere lo stato emotivo di una persona per sapere quando e quanto essa deve sostare per poter affrontare meglio la vita restando in salute. Quando sono presenti scosse repentine in grado elevato, allora non si parla più di semplice emotività, bensì d'impressionabilità che può creare dei momenti di disorganizzazione totale all'interno della persona, come ad esempio uno stato di panico. L'emotività, interferendo nel linguaggio, dà avvio a disturbi quali balbettii, inceppamenti o balbuzie, ma può anche disturbare la motricità producendo una scrittura nervosa, stentata e "macchiata".
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