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PSICANALISI 2° ANNO LEZIONE ONLINE n° 2 JUNG Da quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere. Carl Gustav Jung La vita e le opere Carl Gustav Jung nacque a Kesswil in Svizzera nel 1875 e crebbe a Basilea dove conseguì la laurea in Medicina nel 1900 con la tesi “Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti”. Lavorò a Zurigo

presso

l’Ospedale

psichiatrico;

sposò Emma Rauschenbach, che divenne poi sua collaboratrice e dalla quale ebbe cinque figli. Nel 1906 iniziò la corrispondenza con Freud e

tra loro si stabilì reciproca

ammirazione, tanto che Freud vide in Jung il suo successore. Ma gradualmente i loro rapporti si fecero più distanti, finché nel 1913 ci fu il vero e proprio distacco con le dimissioni di Jung dall’Associazione Psicoanalitica di cui era presidente. Per le cause di tale distacco si può vedere la raccolta dei saggi “La psicanalisi e Freud” (Newton Compton). Essa fu dovuta a molteplici fattori, ma soprattutto al rifiuto da parte di Jung del “pansessualismo freudiano”.


Iniziò così un periodo di creatività, di messa a punto della propria dottrina che chiamò Psicologia Analitica. Jung viaggiò molto; era già stato in USA, ma in seguito visitò anche il Nord Africa, l’Arizona, l’India, Ceylon, cercando il contatto con le popolazioni. Per alcuni periodi fu docente universitario, finché nel 1941 fu fondato a Zurigo il “C.G. Jung Institut” con lo scopo di continuare le ricerche di psicologia analitica e di addestrare gli allievi. I suoi interessi si fecero sempre più ampi, spaziando dalla filosofia alle religioni, dalla mitologia all’alchimia, all’astrologia. Morì nel 1961 nella sua casa di Wumacht sul lago di Zurigo. I due atteggiamenti della personalità Jung

distingue

due

orientamenti

principali

della

personalità:

l’atteggiamento di estroversione (individuo orientato verso il mondo oggettivo esterno) e quello d’introversione (verso il mondo soggettivo interno).

Ambedue

questi

atteggiamenti

sono

presenti

nella

personalità, ma di regola uno è dominante e cosciente, l’altro è subordinato e inconscio. La personalità si manifesta secondo quattro funzioni psicologiche fondamentali: 1. PENSIERO: Ideativo e intellettivo, per conoscere il mondo. 2. SENTIMENTO: funzione valutativa, dà all’uomo le esperienze soggettive di gioia, dolore, ira, paura, tristezza, amore. Pensiero e sentimento

sono

funzioni

razionali

perché

fanno

uso

del

ragionamento, del giudizio, dell’astrazione e della generalizzazione. 3. INTUIZIONE: percezione attraverso processi dell’inconscio, di là di fatti e idee, che coglie l’essenza della realtà. 4. SENSAZIONE: funzione percettiva che coglie i fatti concreti del mondo. Queste due ultime funzioni sono irrazionali perché basate sulla percezione del concreto e dell’accidentale.


Di fronte, a esempio, a un paesaggio, se predomina il pensiero se ne osservano gli aspetti da un punto di vista scientifico, se prevale il sentimento si prova stupore o gioia per la sua bellezza, se prevale la sensazione lo si percepisce coi sensi nella sua concretezza, se prevale l’intuizione lo si vedrà come un mistero della natura in parte sentito come esperienza mistica. Che vi siano quattro funzioni è una conclusione empirica; con essa si raggiunge una certa completezza nella visione del mondo, perché ci possiamo così orientare in esso come con latitudine e longitudine possiamo localizzare un punto geografico. In

“Tipi

psicologici”

atteggiamenti

e

Jung

funzioni.

una

Anzitutto

descrizione è

da

dettagliata

osservare

che

di dire

estroversione significa sostenere “carica di energia psichica (libido) investita

sull’oggetto”;

introversione

invece

è

libido

sottratta

all’oggetto. Per quanto riguarda la suddivisione tra conscio e inconscio Jung considera il rapporto dell’inconscio con la coscienza come compensatorio, per cui si verifica nella personalità una specie di dialettica tra gli atteggiamenti e le dinamiche consci e quelli inconsci. Va tenuto presente che l’energia che si è incanalata in una funzione più differenziata e cioè più matura prenderà la via dell’atteggiamento conscio, quella investita nelle funzioni più primitive resterà a livello inconscio. Inoltre, accanto ad una funzione principale nella coscienza può sussistere anche una funzione secondaria, non in contrasto con la principale. Idem per l’inconscio. TIPO ESTROVERSO In lui la libido è proiettata, come si è detto, sul mondo esterno. Ma quando l’individuo estroverso arriva, a livello di consapevolezza, al punto di rischiare di perdersi completamente nell’oggetto, subentra una nevrosi: in essa si ha una reazione compensatoria da parte dell’inconscio, che concentra una buona dose di energia sul fattore soggettivo che l’individuo estroverso ha represso e rimosso. Ciò avviene mediante disturbi somatici che costringono l’energia psichica


all’introversione.

Infatti,

per

ogni

istinto

represso

resta

una

corrispondente quantità di energia, sia pure inconscia: e quanto più l’atteggiamento cosciente è estroverso, tanto più a livello inconscio c’è

egoismo

e

anche

soggettivismo

infantile.

Quando

c’è

compensazione, e questo concetto è fondamentale in tutta la descrizione dei tipi, possiamo parlare di equilibrio psichico. 1. L’estroverso che sviluppa soprattutto la funzione psichica del pensiero avrà una certa quantità di energia impegnata anche nelle altre funzioni che resteranno però per lo più inconsce perché più scarsamente

differenziate.

L’estroverso-pensiero

incanala

l’energia vitale in forme di razionalità sintetica, creativa, dinamica. Pensiero

empirico

e

costruttivo:

statisti,

finanzieri,

preti,

insegnanti. 2. Estroverso

sentimento:

avrà

una

creatività

in

direzione

filantropica avente per scopo una socialità armonica. 3. Estroverso sensazione: in lui gli oggetti concreti determinano intense sensazioni. Concentra la sua energia sulla realtà che cade sotto i sensi e l’intuizione è rimossa. Anche gli atteggiamenti razionali (pensiero e sentimento) sono inconsci. Tipo che domina il mondo pratico, gastronomo, ingegnere. 4. Estroverso intuizione: l’intuizione è per Jung un processo creativo ed attivo in quanto fornisce nuove conoscenze. È rimossa la sensazione che circoscriverebbe l’attenzione su dati superficiali. Attraverso la contemplazione questo tipo cerca le possibilità insite nei dati obiettivi per trovare sbocchi e nuove svolte nella sua vita pur senza dare un giudizio razionale. Può diventare così promotore d’iniziative ma la sua energia non si ferma su di esse perché è sempre alla ricerca di nuove possibilità. Arte, moda, politica, commercio.


Dopo aver rilevato che nella nostra civiltà attuale la norma è costituita dall’atteggiamento estroverso (Riesman “La folla solitaria”: eterodiretto), passa a considerare il tipo introverso. TIPO INTROVERSO Si orienta in base al suo punto di vista soggettivo, ma sarebbe limitativo definire questa posizione egocentrica. Infatti, per ogni conoscenza, così come è indispensabile la componente oggettuale altrettanto si deve dire del fattore soggettivo. Se però si esagera il valore

della

soggettività

nell’individualismo.

in

rapporto

L’atteggiamento

all’oggetto,

introverso

si

si

concentra

cade sul

soggetto inteso come insieme di Io e di inconscio (individuale e collettivo), e può arrivare a rendersi estraneo l’oggetto. L’introverso emette giudizi perentori e risoluti a volte rimanendo all’oscuro della loro origine inconscia (archetipica). Nei casi nevrotici abbiamo un’esagerata

pretesa

di

potenza

(cfr.

le

opere

di

Nietzche).

Nell’inconscio però abbiamo un rapporto compensatorio con l’oggetto, che si impone a livello emotivo. 1. Introverso-pensiero. Qui il pensiero, pur se tocca anche dati esterni parte dal soggetto e su di esso ritorna, vuol raggiungere la realtà solo per commisurarla alla propria immagine interna. Si potrà avere così un tipo di pensiero “originale” se non addirittura stravagante quando non abbastanza confrontato con i fatti; un pensiero sterile, così com’è sterile un pensiero che si limita a ruotare intorno ai fatti obiettivi: entrambi sono tautologici. E’ un tipo profondo, si concentra inflessibilmente sulle sue idee e tende a trascurare l’oggetto, persona o cosa che sia. 2. Introverso-sentimento. Qui il sentimento si manifesta in modo poco appariscente perché portato a un’intensità tutta interiore. Può venire a torto sospettato d’insensibilità perché spesso tiene a distanza

l’oggetto,

poiché

in

lui

il

sentimento

è

sviluppato

interiormente e intensivamente. Questi due tipi sono definiti


razionali, anche se il loro giudizio è basato ovviamente sul soggetto e questo nella nostra civiltà occidentale, portata a dar valore solo alle

cose

tangibili,

non

viene

generalmente

accettato.

Così

l’introverso si difende con l’egoismo e aggrava in questo modo le prevenzioni nei suoi confronti. 3. Introverso sensazione.

L’attività sensoriale dell’introverso si

basa sugli aspetti soggettivi della percezione (come in certe opere d’arte). Questo tipo è isolato e irrazionale perché stabilisce un rapporto arbitrario tra l’oggetto e la sensazione che ne deriva. Esteta, isolato dal mondo. Ritratto di Dorian Gray. 4. Introverso-intuizione. La funzione è volta agli oggetti interni, che sono poi i contenuti dell’inconscio collettivo. Questo è il tipo del mistico,

del

veggente

e

dell’artista

o

anche

del

fantasioso

sognatore. Può avere delle istanze morali ma non riesce ad applicare nella pratica la sua visione del mondo. Cassandra. Gli ultimi due tipi, irrazionali, sono spesso incompresi da se stessi e dagli altri: sono così assorbiti dalla loro attività interiore che spesso appaiono

freddi

e

scostanti.

Anche

se,

visti

con

l’occhio

dell’estroverso, essi appaiono inutili, tuttavia guardati obiettivamente mostrano la ricchezza dell’interiorità. Alcune definizioni riguardanti la personalità Io = mente cosciente. SE’ = è il punto centrale della personalità, a metà strada tra coscienza e inconscio, intorno a cui si raggruppano gli altri sistemi: esso dà alla personalità l’equilibrio e l’unità; è un fine per cui l’uomo lotta ma che di rado raggiunge. Esso spinge a cercare la totalità anche attraverso la religione. Emerge verso la metà della vita, dopo che gli altri elementi della psiche si sono sviluppati.


INCONSCIO PERSONALE = regione formata da esperienze un tempo coscienti e poi rimosse, represse, dimenticate. Vi è un continuo scambio tra Io e inconscio personale. INCONSCIO COLLETTIVO = è il sistema della psiche più potente, la base ereditaria dell’intera struttura della personalità, che esercita un’azione sul comportamento dell’individuo fin dall’inizio della vita. Esso è il deposito di tracce latenti di memoria provenienti dal passato ancestrale dell’uomo. Tutti gli esseri umani hanno più o meno lo stesso inconscio collettivo. Esempio: gli esseri umani hanno sempre avuto una madre, così ogni bambino nasce con la predisposizione a percepirla e a reagire ad essa. Così come è innata una certa paura del buio (latente). ARCHETIPI o IMMAGINI PRIMORDIALI = sono forme universali di pensiero dotate di contenuto affettivo. La nostra esperienza è la risultante della nostra predisposizione interna preformata, ereditaria e dell’effettivo modo di presentarsi di tale realtà. Esempio: madre nascita - morte - potere - sole - magia - unità - eroe - Dio - demone vecchio

saggio

(vedi

fiabe).

Sono

depositi

nella

psiche

di

un’esperienza costantemente ripetuta durante molte generazioni; funzionano come centri di energia tendenti a produrre ed elaborare in ogni generazionale stesse esperienze. Miti, sogni, sintomi nevrotici e opere d’arte contengono molto materiale archetipico. Alcuni archetipi sono particolarmente importanti: persona, animus, anima, puer aeternus... PERSONA = è una maschera che l’individuo porta per rispondere alle esigenze delle convenzioni sociali. E’ la funzione assegnatagli dalla società, il compito che essa si attende da lui. Questa maschera ha lo scopo di produrre una determinata impressione sugli altri e spesso, ma non necessariamente, nasconde la vera natura dell’individuo. Persona è la personalità pubblica in opposizione a quella privata. Se


l’Io s’identifica con la persona, come spesso avviene, l’individuo diventa consapevole più della parte che sta recitando che dei suoi sentimenti più genuini. Egli diviene estraneo a se stesso e la sua personalità si appiattisce. ANIMUS E ANIMA = uomini e donne sono essenzialmente bisessuali, sia dal punto di vista fisiologico che da quello psicologico. Jung attribuisce agli archetipi il lato femminile della personalità dell’uomo e quello maschile della personalità della donna. Infatti vivendo per secoli con la donna l’uomo si è un po’ femminilizzato e viceversa. Questi archetipi non solo costituiscono la causa del manifestarsi, in ognuno dei sessi, delle caratteristiche del sesso opposto, ma agiscono anche come immagini collettive che permettono a uomini e donne di rapportarsi con consapevolezza reciproca. Naturalmente è necessario un compromesso tra le immagini dell’inconscio collettivo e la realtà del

mondo

esterno

Normalmente

perché

la

persona

nell’uomo l’Io cosciente

risulti

ben

adattata.

è maschile e l’Anima,

femminile, è inconscia. L’opposto avviene per la donna. Tutti i contenuti della mente cosciente sono compensati dai contenuti dell’inconscio e ciò procura una specie di equilibrio e armonia tra elementi contrastanti impedendo che la psiche diventi preda di nevrosi. ANIMA

=

“è

l’essere

femminile

incantatore...;

qualcosa

di

meraviglioso e d’immortale! Ma presso i primitivi essa è magico soffio vitale ... Se non fosse per l’agitazione e per l’iridescenza dell’anima, l’uomo si impaluderebbe nella sua massima passione, la pigrizia. Avere un’anima è precisamente il rischio della vita, poiché l’anima è un demone dispensatore di vita. L’anima non è un’entità dogmatica, ma un archetipo naturale ... è un “fattore” nel senso proprio del termine ... è qualcosa che vive di per sé, che ci fa vivere ... è un aspetto dell’inconscio. Ciò che in me uomo non è Io, cioè non è maschile, è molto probabilmente femminile”.


L’uomo proietta questo archetipo sulla donna: “Per il figlio l’Anima si cela nella superiorità della madre, che spesso resta legata a lui sentimentalmente per tutta la vita, pregiudicando nel modo più grave il destino dell’uomo fatto, o, al contrario, dando ali al suo coraggio nel compimento delle azioni più ardite”. In

sintesi

possiamo

dire

che

gli

archetipi

Anima

-

Animus

personificano l’inconscio collettivo rispettivamente nell’uomo e nella donna e l’insieme delle esperienze dell’umanità col sesso opposto.


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