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PSICANALISI 2° ANNO LEZIONE ONLINE n° 4

ERIK ERIKSON Esiste un solo tipo di uomo, veramente adulto: è la persona che ha cura di sé, dell'altro e dell'ambiente; in una parola: l'uomo solidale. E. Erickson La vita Erik Erikson nasce a Francoforte sul Meno, il 15 giugno 1902. E’ stato uno psicologo e psicoanalista tedesco naturalizzato statunitense. La sua figura ha assunto particolare rilievo per aver inserito i problemi della psicoanalisi infantile in un contesto di ricerche antropologiche e sociologiche. Si formò a Vienna sotto la guida di Anna Freud e August Aichhorn. Emigrato negli Stati Uniti nel 1933, ha svolto la sua attività di insegnamento e di ricerca in alcune delle più illustri università americane. E’ morto ad Harwich, il 12 maggio 1994 all’età di 92 anni. L’età evolutiva e le sue fasi L’età evolutiva è intesa solitamente come quella parte dell’arco della vita che precede e prepara la maturità e che va, in termini cronologici approssimativi,dalla nascita (o ancora prima, stando alle più recenti indagini sull’attività fetale) ai 18 o, secondo alcuni autori, ai 24 anni circa. Per età


evolutiva si intende dunque quel percorso che va dalla estrema dipendenza iniziale del neonato fino alla relativa indipendenza della maturità, maturità che comporta anche la conoscenza sessuale e l’emancipazione dalla famiglia d’origine. L’età evolutiva può essere distinta in; infanzia (dalla nascita ai 6 anni), fanciullezza (dai 6 anni agli 11), pre-adolescenza (11/13 anni), adolescenza ( 13/18 anni), giovinezza (19/24 anni). La maturità a sua volta è distinguibile almeno in una fase giovanile (fino ai 40 anni) e in una età di mezzo (fino ai 65 anni) a cui fa seguito la senescenza. La teoria di Erikson Esiste però un’altra concezione di età evolutiva che consiste nel considerare l’intero ciclo o arco di vita come età evolutiva, poiché tutta la vita è scandita da problemi e conflitti fra opposte esigenze che costituiscono delle crisi o punti di svolta, e a ciascuno di essi le persone debbono affrontare uno specifico compito evolutivo): se riescono ottengono un arricchimento personale e una solida base per i successivi compiti evolutivi e danno un contributo positivo all’umana convivenza, se falliscono ottengono sofferenza e difficoltà nell’affrontare i successivi compiti evolutivi. Il ciclo di vita secondo Erikson Prima infanzia

Seconda infanzia

Fanciullezza

Pre-adolescenza

FIDUCIA (versus sfiducia)

AUTONOMIA (versus vergogna)

INIZIATIVA (versus colpa)

OPEROSITA’ (versus inferiorità)

La madre è inizialmente per il bambino l’unico oggetto cui rivolgere il proprio amore. Il rapporto positivo, di fiducia che si crea tra i due, svolge un ruolo rassicurante che aiuta il bambino a prendere gradatamente coscienza di sé e del mondo esterno.

Il bambino diviene più autonomo, sente il bisogno di conoscere e di esplorare il mondo che lo circonda, scopre i coetanei, si orienta verso l’esterno.

Il bambino inizia ad andare a scuola, si fa degli amici, si crea nuovi interessi, aumenta così la sua autonomia.

Continua il compito di socializzazione e di autonomia; il ragazzo ora è pieno d’interessi: studio, amici, sport.


Adolescenza

Giovinezza

Maturità

Vecchiaia

IDENTITA’ INTIMITA’ (versus alienazione) (versus isolamento)

GENERATIVITA’ (versus egoismo)

INTEGRITA’ (versus disperazione)

L’adolescente ha il compito di costruirsi un’identità personale e un ruolo sociale.

E’ la fase dell’età adulta. L’adulto "generativo" si impegna nel proprio lavoro, si prende cura della sua famiglia, ha amici e interessi, dà il suo contributo al progresso della società, è cittadino attivo e partecipe. La tendenza opposta consiste nel chiudersi nel proprio io nell’inaridimento affettivo.

Compito: mantenere un senso di coerenza e completezza della propria vita. Tendenza opposta: non dare più valore alla propria vita, disperare, disprezzare la vecchiaia.

Compiti di questa fase sono: entrare nel mondo degli adulti e costruire dei rapporti significativi.

Erikson è in linea con la teoria freudiana che amplia aggiungendo una dimensione psicosociale frutto dei suoi molteplici studi. La prospettiva psicosociale vede lo sviluppo cognitivo come scambievolezza e interazione tra maturazione fisica, che porta con sé nuove abilità e quindi nuove possibilità, e le richieste della società verso il bambino, sollecitato affinché apprenda nuovi comportamenti. Come la cultura ha cercato di adattarsi al bambino anche quest’ultimo si adatta a essa. Erikson osservò che anche se tutti i bambini attraversassero la stessa sequenza di tappe di crescita, ogni cultura svilupperebbe un proprio modo di guidare e promuovere il comportamento del bambino a seconda dei bisogni e dei valori che ogni società ha maturato. La personalità si diversifica e si organizza in modo quasi gerarchico, passando attraverso una serie di momenti di "crisi" e, in concomitanza con questi eventi, l’individuo amplia le sue relazioni sociali. Erikson fa corrispondere alle varie fasi psicosessuali che Freud aveva individuato nello sviluppo umano, otto stadi dello sviluppo psicosociale. Queste


"otto età dell’uomo" si riferiscono a otto periodi critici che interessano l’individuo lungo tutta la sua esistenza (vedi tabella precedente). Erikson si sofferma particolarmente sull’età infantile e sullo stadio dell’età adolescenziale a cui dedica parecchie opere. I rapidi cambiamenti che si producono nel corpo durante l’adolescenza (bisogni sessuali, pressioni sociali ecc.), fanno sì che i giovani prendano in considerazione e agiscano più ruoli. Ma poiché l’adolescente non è ancora in grado di integrare le proprie identificazioni o i propri ruoli, vive uno stato diffuso d’identità e la personalità appare frammentaria. Gli adolescenti cercano se stessi aderendo a gruppi di coetanei, movimenti politici e così via e l’ideologia della società di appartenenza guida queste scelte accreditando alcuni ruoli anziché altri. Una parte fondamentale nello sviluppo dell’uomo ha il gioco; esso è essenziale per il bambino poiché attraverso l’esercizio ludico può non solo provare modalità nuove ed impadronirsene, ma può anche esprimere una vasta gamma di emozioni e far emergere problemi che nella realtà vive e a cui può dare spazio. Ma anche per l’adulto il gioco, spesso ritualizzato, resta un modo accettato culturalmente attraverso il quale entrare in rapporto con gli altri. I rituali sono dunque meccanismi attraverso i quali l’uomo, via via che procede lungo il suo sviluppo, si appropria del modello culturale e acquisisce soluzioni già pronte a problemi quotidiani. Il contributo fondamentale di Erikson alla teoria psicanalitica sta nell’aver rilevato che la nozione di vita deve essere intesa come ricerca di identità e, mentre Freud aveva rivolto la sua attenzione soprattutto ai conflitti e ai meccanismi inconsci di difesa, egli ha un approccio più positivo facendo emergere il desiderio insito nell’uomo di dare coerenza e significato alla propria esistenza.


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