STORIA DELLA GRAFOLOGIA 2° ANNO LEZIONE ONLINE n° 4 ATTUALITA’ GRAFOLOGICHE La Grafologia contemporanea in Italia Sulla scia del caposcuola Moretti e sotto l’influenza delle scuole transalpine, si sono formati negli ultimi vent’anni anche in Italia numerosi centri che hanno dato vita a corsi, e gruppi di ricerca. Se pur lentamente e attraverso difficoltà, tali centri stanno dando un volto e una fisionomia a una scienza della scrittura tipicamente italiana. A parte la scuola milanese fondata dalla Crotti, di cui si parlerà più avanti, vanno citate le scuole di Urbino, Trieste e Bologna. Nel 1958 in Ancona sorse per opera di Moretti lo “Studio grafologico fra’ Girolamo”, che si sarebbe poi trasformato, alla morte del fondatore, nell’ “Istituto Grafologico ‘G. Moretti’ ” di Urbino. Qualche anno fa, l’allora direttore del suddetto istituto, p. Fermino Giacometti, in un articolo della rivista “Scrittura” (54-55, 1985, pp. 132-133) così ne ha sintetizzata la storia: “Nella sua prima fase (1959-1970) lo <Studio Grafologico fra’ Girolamo> è stato centro di consulenza, che ha visto inizialmente la collaborazione di Moretti e di p. Lamberto Torbidoni, il quale, alla morte del maestro nel 1963, ne ha ereditato il compito e la pienezza della responsabilità nella gestione di un servizio compreso come utile, e spesso indispensabile, dalla giustizia, dal mondo del lavoro, dalle famiglie e da singoli individui”. Dobbiamo dire che in quel periodo l’attenzione era esclusivamente centrata sul servizio da prestare, lasciando in secondo piano l’approfondimento della disciplina, anche perché lo studio vedeva impegnati soltanto L. Torbidoni e Livio Zanin, affiancati da p. Giovanni Luisetto di Padova, diretto collaboratore di Moretti.
La coscienza di avere tra le mani uno strumento operativo da valorizzare e un patrimonio scientifico da precisare, approfondire, sviluppare, e ci riferiamo alle opere
e
agli
appunti
di
Moretti,
è
cresciuta
gradualmente
anche
in
concomitanza con l’espandersi dell’interesse per la Grafologia e la conseguente individuazione
di
condizioni
che
favorivano
e
rendevano
necessari
l’ampliamento dell’attività e l’articolazione degli interventi. Nel 1970 l’Istituto consegue un’impostazione articolata su quattro settori operativi:
Settore della consulenza (analisi grafologiche, perizie).
Settore editoriale (con la programmazione di una rivista: “Scrittura”, dell’opera omnia di Moretti e di una serie di pubblicazioni sulla grafologia morettiana).
Settore culturale (con l’avvio di gruppi di cultura grafologica, come risposta alle
molte
attese
d’informazioni
che
si
stavano
evidenziando,
programmazione di conferenze, incontri, seminari, ecc.)
Settore didattico (con l’avvio di corsi propedeutici alla Grafologia e l’inizio della programmazione di una scuola superiore di grafologia).
Pur con aggiustamenti successivi, tale struttura rimarrà stabile fino al 1984. Nel 1973 il II Congresso Nazionale di Grafologia rappresentò l’occasione opportuna per una riflessione sistematica sulla grafologia morettiana. Da esso scaturì il motto programmatico dell’Istituto: “Con Moretti, oltre Moretti”, con il quale s’intendeva guardare al futuro cammino della grafologia morettiana in termini di chiarificazione, approfondimento, sviluppo di un’ottica di definizione epistemologica, di collaborazione interdisciplinare e di precisazione della figura professionale del grafologo. Nel 1975 il Convegno Nazionale organizzativo propose i criteri operativi per attuare gli impegni assunti. Da quel momento, possiamo affermarlo senza tema di smentita, l’Istituto grafologico, guidato dall’allora presidente Torbidoni, ha vissuto un’esperienza di crescita e di ampliamento dell’attività di consulenza e di studio veramente importante. Percorrerne tutte le tappe rendendone comprensibile il significato e il peso sarebbe lungo. Solo alcuni cenni:
1975:
inizia
la
collaborazione
con
istituti
universitari
per
sperimentali di convalida della Grafologia. I risultati sono positivi.
ricerche
1976: promossa dall’Istituto, viene fondata l’Associazione Grafologica Italiana (AGI), con lo scopo di creare le condizioni idonee a precisare la professionalità del grafologo e promuoverne l’etica e la formazione.
1977: in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino, viene fondata la Scuola Superiore di Studi Grafologici, una realtà la cui cronaca potrebbe essere oggetto di una analisi del tutto particolare e ricca di soddisfazioni.
1979: in occasione del centenario della nascita di Moretti, la grafologia italiana si confronta con le scuole di ben 12 paesi europei ed extraeuropei nel I Congresso Internazionale di Scienze Grafologiche, che si tiene a Pesaro (6-9 settembre).
1980: la rivista “Scrittura” celebra il suo decennale di pubblicazione diffondendo un Indice Generale che permette di analizzate lo sviluppo e l’impegno di ricerca teorica, sperimentale e interdisciplinare.
1981: la Scuola Superiore di Studi Grafologici diploma i primi allievi. Nel frattempo, grazie ai collaboratori che insegnano nella medesima scuola, lo studio si è approfondito e la produzione bibliografica notevolmente ampliata con libri e dispense.
Si comincia ad avvertire la necessità di avviare una nuova riflessione sull’Istituto e la sua proposta grafologica, sollecitata dall’emergere, nel territorio italiano, d’iniziative diversificate sia per impostazione teorica, sia per prassi didattica e di consulenza. Si amplia un dibattito che coinvolge l’Istituto, l’Associazione Grafologica Italiana, gruppi di cultura grafologica e centri di consulenza. I problemi riguardano soprattutto:
La definizione della professionalità grafologica;
Le sollecitazioni imposte dalla ricerca epistemologica alla Grafologia;
Gli ambiti e i limiti della prassi di consulenza;
I criteri e i tempi della ricerca sperimentale e della collaborazione interdisciplinare.
Altre scuole A Trieste, facendo confluire la teoria morettiana con altre europee, Oscar Venturini fonda l’Istituto Italiano di Grafologia. Tale Istituto, oltre a tenere corsi didattici, organizza convegni monografici, che tentano allacciamenti e scambi con le altre scuole, e pubblica la rivista semestrale “Rassegna di Studi Grafologici”.
A Bologna, Aurelio Valletta, avvocato e consulente tecnico in grafistica e criminalistica presso il Tribunale, gestisce corsi con uno specifico indirizzo peritale. A Torino, Michele Maero si occupa soprattutto della scrittura nell’età evolutiva. Oltre a organizzare corsi, pubblica il periodico “Grafoanalisi nelle scuole”. A Milano è presente l’Istituto di Indagini Psicologiche”, fondato da Marco Marchesan e poi gestito dal figlio Rolando. Al suo interno sono organizzati corsi intensivi di grafologia, alla cui base sta una teoria elaborata dal fondatore, anch’egli seguace di Moretti, che si è avvalso sia dello studio di vari autori nazionali ed esteri, sia di esperienze e intuizioni personali e originali.
La Scuola di Grafologia Morettiana Milanese La Scuola di Grafologia Milanese nasce per iniziativa della fondatrice Evi Crotti che, raccogliendo l’eredità di Moretti, ha prodotto un sistema in linea con le tendenze attuali della Psicologia clinica e dinamica, adattando il metodo al clima e alla storicità culturale del tempo. In quest’ottica di fedeltà e deontologia, si è contribuito a rafforzare il metodo morettiano completandolo secondo una nuova prospettiva e cercando, nei limiti del possibile, di evitare ogni superficialità, pressappochismo o divinazione di sorta. L’elemento fondamentale su cui si basa l’insegnamento della grafologia è il SEGNO, col quale si definisce il fattore costitutivo della scrittura. Ogni scuola grafologica si è impegnata nel costituire la propria semiotica, termine col quale s’intende la teoria generale dei segni. Alcune hanno scelto un’impostazione analitica, frammentando la grafologia in una serie più o meno lunga di segni. Altre hanno prediletto la sintesi, raccogliendoli in gruppi o categorie. La Scuola Crotti ha scelto quest’ultimo metodo, trovandolo più consono alle possibilità di parallelismo tra Grafologia e altre scienze che rifiutano lo spezzettamento in miriadi di valori, che è poi difficile riabbracciare in un discorso diagnostico.
Le categorie semiotiche della Scuola sono le seguenti: La forma Il simbolismo spaziale La larghezza La dimensione Il legamento L’inclinazione Il rigo La velocità L’ordine Il gesto fuggitivo Come ci si accosta alla Grafologia? Il primo approccio allo studio della scrittura è di tipo matematico-geometrico, poiché ogni segno presenta la possibilità di essere misurato e quindi quantificato secondo una scala decimale. Il grado zero (0) corrisponde all’assenza del segno, il grado dieci (10) al massimo della sua presenza, e il cinque (5) al grado medio. Per una valutazione più semplice e meno soggettiva si è aggiunta a questa scala anche una suddivisione in bande larghe, dove, pur diminuendo la precisione, si riduce la possibilità di errore. Ogni segno va misurato singolarmente secondo le tecniche descritte per ognuno, ottenendo così la scheda completa, che sarà la base per stendere il profilo della personalità. Gli
strumenti
necessari
per
una corretta misurazione
sono una lente
d’ingrandimento e una carta millimetrata trasparente. Il secondo passo nello studio della scrittura è di tipo semantico, intendendo per semantica il rapporto esistente tra i segni e i loro significati. Evi Crotti, in questo senso, ha impostato un approccio psicodinamico alla Grafologia, nel quale si comprendono alcune delle più importanti teorie psicoanalitiche: Freud, per la struttura della personalità dal punto di vista economico (pulsioni, libido, principio del piacere, principio di realtà, affetto ….), dal
punto di vista topico (Es, Io e Super-Io), e dal punto di vista dinamico (conflitto psichico, meccanismi di difesa). Yung, per la visione ampliata dell’energia vitale e per le dinamiche introversive ed estroversive. Anna Freud, per lo studio sui meccanismi di difesa. Sullivan, per un’impostazione psicodinamica della patologia psichiatrica e per lo studio dei rapporti interpersonali. Horney, per lo studio del conflitto psichico che influenza il comportamento normale e nevrotico. Fromm, per la visione profondamente umana e, nel contempo, cosmica delle problematiche psichiche e sociali. Il
terzo
punto
è
dato
dall’interazione
dei segni,
tramite
la quale
si
approfondisce e si rende evidente il carattere personale di una scrittura, che, rappresentando l’intera persona, ne rispecchia la complessità. Il quarto punto è duplice, poiché dipende dall’uso che della grafologia si vuole fare. Come test della personalità sarà prodotto un profilo descrittivo della stessa. Come test clinico sarà emessa una diagnosi più o meno sintetica, o meglio, un orientamento diagnostico. Il quinto punto riguarda l’uso che della grafologia può essere fatto in termini di ricerca sperimentale. In questo senso il passo deve essere da un lato cauto e dall’altro coraggioso. Cauto, per impedire che, nell’ebbrezza di un facile successo, si dimentichi di essere rigorosi e critici. Coraggioso, per non spegnere l’intuizione, presupposto indispensabile in ogni scoperta scientifica. A cosa può servire, in termini pratici, essere “Consulente Grafodiagnostico”? Gli sbocchi e gli indirizzi operativi sono adesso condizionati dalla fase dinamica ed evolutiva di tutto il mondo psicologico. Nella scuola, nei centri di orientamento psico-pedagogici, nelle cliniche e nelle aziende la grafologia sta entrando con sempre maggior credibilità, e quindi con più possibilità operative. In Francia, Svizzera, Spagna, Germania, Stati Uniti … il grafologo occupa un posto di tutto rilievo nel quadro degli operatori
diagnostici. In Italia molti fermenti segnalano un interessamento ormai non più occasionale. Ciò che però si richiede a un tecnico della grafologia sono onestà, obiettività, scientificità, capacità diagnostiche e di sintesi, chiarezza e affidabilità. Per giungere a quest’ambito risultato è indispensabile ottenere innanzitutto la ripetibilità e la confrontabilità dei risultati, che si possono avere solamente con un impegnativo esercizio sia per quanto riguarda la misurazione (semiotica), sia per l’assimilazione del significato dei segni (semantica). Quali sbocchi occupazionali può dare la Grafologia? Vanno differenziati gli sbocchi ufficializzati all’interno di strutture istituzionali da quelli libero-professionistici. Chiunque, essendo in grado di assolvere gli approcci grafologici di cui sopra, potrà
svolgere
la
professione
privatamente
aprendo
un
suo
studio
o
collaborando con uno specialista (medico, psicologo, pedagogo, sociologo …). Coloro che invece desiderano l’istituzione, dovranno maggiormente lottare per superare la diffidenza e la perplessità degli scettici, e lo potranno fare solo a suon di risultati; per essi, comunque, le strade da seguire sono le seguenti:
Nella scuola: all’interno delle équipe psico-pedagogiche o direttamente in collaborazione con presidi e insegnanti;
Nell’azienda: in collaborazione con ditte specializzate nella selezione del personale o in collaborazione con le singole aziende;
Nei consultori: come consulenti per la coppia, per l’età evolutiva, nei centri psico-pedagogici e psico-sociali;
Nelle cliniche: soprattutto nelle cliniche per malattie nervose, in veste testistica o di ricercatore;
Nei tribunali: come consulente peritale.
Da ultimo, ma non meno importante, va rilevato il valore che la Grafologia presenta a livello d’introspezione personale, dove a uno studio orientato sull’altro deve sempre corrispondere uno sguardo anche a se stessi. Metodi E’ utile innanzitutto precisare la differenziazione tra il “test di scrittura” in senso stretto e grafologia. Il primo, infatti, si occupa della relazione tra segni e
rispettivi significati con l’intento di produrre una diagnosi o un profilo descrittivo della personalità dell’individuo. La grafologia invece abbraccia tutti gli aspetti inerenti l’espressione grafica, quindi le origini e la storia della scrittura, l’analisi degli strumenti scrittori, lo studio della neuro-anatomia e fisiologia relative al linguaggio scritto, la ricerca grafologica, la comparazione tra le varie scuole a livello nazionale e internazionale, lo stato attuale della scrittura e, infine, anche il test di scrittura. Come si vede, quest’ultimo è solo una parte dell’ampio spettro operativo e d’interessi della scienza grafologica, mentre, purtroppo, sembra che per molti questo sia identificato con l’intera scienza. L’interesse, che esiste a livello di curiosità in modo assai diffuso, sembra vertere più sulla possibilità di conoscere e giudicare l’altro che sul desiderio di far crescere una disciplina che contiene un potenziale diagnostico altissimo. Tutti i più grandi studiosi di neuro-psicologia sono concordi nell’affermare quanto sia importante il gesto grafico e quanto esso possa essere strumento raffinato per esplorare il sistema nervoso centrale, se solo si affinasse e raggiungesse un più alto livello di sensibilità, fedeltà e ripetibilità del test. Si sa però che per raggiungere ciò occorrono ricerche ampie, serie e documentate, che garantiscano credibilità. E’ in questo senso che da anni ci si sta muovendo per ottenere risultati che non siano validi solo per gli studiosi di scrittura, ma anche e soprattutto per chi si avvicina all’uomo come medico, come psicologo, come sociologo, come pedagogo … Si può fare così un’analogia tra Grafologia e altre scienze che, secondo la legge dell’isomorfismo di von Bertalanffy, possono coesistere e interagire tra loro. In questo senso possiamo tentare una correlazione con la Medicina: in questa l’oggetto di studio è l’organismo umano, nell’altra è la scrittura. La prima studia, tramite l’Anatomia, com’è fatto un corpo, la seconda indaga quali sono le strutture portanti della scrittura e descrive i criteri di normalità della stessa, intesi come indice di maggior frequenza in un’eterogenea popolazione sana. Sono i cosiddetti “valori normali” dei segni. Con la Fisiologia la scienza medica si occupa di come funziona un organismo in tutte le sue parti; con la Neuropsicologia applicata al “fenomeno scrittura” s’indaga sul come e sul perché l’uomo scrive.
In Medicina poi si studiano i motivi e i modi per i quali qualcosa non funziona attraverso la patologia; e così in Grafologia si stanno portando avanti ricerche assai interessanti circa le alterazioni dello scrivere, utilizzando sia la Statistica sia l’osservazione empirica. Infine, alla base della pratica medica sta la possibilità di fare diagnosi e quindi terapia. Anche la Grafologia, pur in una dimensione minore, ha elaborato il “test di scrittura” e sta tentando la strada della grafo-terapia. Come si vede, seguendo la legge dell’analogia e dell’isomorfismo, si può trovare una correlazione tra la Grafologia e altre scienze. Tale correlazione permetterebbe anche di convincere gli scettici ad assumere nei confronti della Grafologia un atteggiamento quantomeno rispettoso. Il Test di Scrittura Come per ogni test, anche per quello grafologico vanno rispettate alcune regole per evitare di cadere in errori legati a un’errata somministrazione e di conseguenza interpretazione. Va fatta innanzitutto una differenziazione tra analisi di scritti già compilati altrove e analisi di un documento olografo scritto appositamente di fronte al consulente per essere sottoposto a indagine. A volte il test deve essere solo applicato in assenza dello scrivente; in questo caso si dovrà tener conto della mancanza di alcune variabili non osservabili, quali la postura, la prensione dello strumento scrittorio, il tipo di penna utilizzata, l’ambiente dove si è scritto, le condizioni fisiche e psichiche dello scrivente. Questo non può essere definito un vero e proprio test di scrittura, bensì una semplice analisi grafologica. Le “dieci regole” di somministrazione del test di scrittura sono le seguenti: 1. Il candidato deve essere collaborante e consapevole di ciò che si sta facendo. 2. Il soggetto deve essere seduto su una sedia con davanti un tavolo, il cui piano d’appoggio sia libero e ad altezza corretta rispetto al sedile (i gomiti dello scrivente poggiati sul piano non devono essere né troppo alti, né troppo bassi rispetto alle spalle).
3. Il locale deve essere adeguatamente illuminato e poco disturbato da rumori, colori, immagini e riflessi che possano distrarre il candidato. 4. Si raccolgono i dati anagrafici del candidato, comprendenti nome e cognome, data di nascita, età, studi eseguiti e in corso, occupazioni precedenti e attuali. 5. Si pongono davanti al candidato una diecina di fogli bianchi interi, tipo extra-strong (60 gr./mq) per macchina da scrivere, o più pesanti (80 gr./mq), per fotocopiatrice: è buona norma scegliere uno dei due e utilizzare poi sempre lo stesso tipo. 6. La penna biro per scrivere deve essere somministrata dal testista, e deve avere un refill nero di buona qualità per evitare il più possibile sbavature e artifizi
grafici.
In
questo
senso
sarebbe
utile
che
il
consulente
grafodiagnostico conosca bene la penna stessa, meglio se è la sua personale. 7. Il testo da scrivere, se non vi sono impedimenti, dovrebbe essere composto da un brano dettato, da uno copiato e da uno liberamente scritto. E’ sempre bene far aggiungere la firma a piè dello scritto. 8. Si somministrano altri eventuali test necessari per il completamento del quadro clinico o in funzione dello scopo per cui il soggetto è testato. E’ però indispensabile che a somministrare i test psicologici sia “un addetto ai lavori”. 9. Si raccoglie un’anamnesi la più possibile completa, secondo una tabellaguida. 10.
Si fa compilare dal candidato una dichiarazione nella quale egli conceda il
permesso di analizzare la sua scrittura e di utilizzarla, da parte del Centro, fatte
salve
le
regole
deontologiche
sull’anonimato
dello
scrivente.
Quest’ultimo scritto servirà inoltre per verificare eventuali cambiamenti nel grafismo rispetto ai campioni in precedenza scritti (soprattutto per la pressione),
sostenuti
dal
possibile
stress
legato
al
momento
della
compilazione dell’anamnesi. Le “otto leggi” per l’interpretazione del test di scrittura: La prima cosa da fare di fronte a una scrittura è di pensare che dietro di essa c’è un individuo nella sua interezza fisica e psichica, per cui il primo atteggiamento professionale deve essere quello della scientificità. Occorre
osservare a lungo lo scritto, lasciandosi quasi prendere dallo stesso, nel rispetto della persona e nell’amore della verità. Compiere le misurazioni dei segni, secondo la tabella in uso e nel modo più preciso possibile. I segni si differenziano in strutturali, dei quali tutti possiamo essere portatori, e in accessori, che caratterizzano gli individui, ma che possono anche segnalare più facilmente un disturbo. SEGNI STRUTTURALI: . CURVA
. MANTIENE IL RIGO
. CONTORTA
. ANGOLI
. ASCENDENTE
. ASTE
. CALIBRO
. DISCENDENTE
. PRESSIONE
. ALLUNGHI
. DRITTA
. INTOZZATA 1° M.
. L.D.L.
. PENDENTE
. VELOCITA’
. L.T.L.
. ROVESCIATA
. ACCURATA
. L.T.P.
. PARALLELA
. OSCURA
. ATTACCATA
. SINUOSA
SEGNI ACCESSORI: . TENTENNANTE
. DISORDINATA
. INTOZZATA 2° M.
. ACCARTOCCIATA
. RICCI
. ADDOSSATA
. CONFUSA
. APERTURA OCCHIELLI
. STENTATA La quantificazione è per alcuni segni decimale e per altri estimativa. Nel primo caso vanno seguite in modo rigoroso le regole di misurazione su base morettiana per ottenere un dato preciso. Nel secondo, la valutazione è ripartita in “sotto la media (1-3)”, “media (4-6)” e “sopra la media (7-10)”.
Differenziare i segni in favorenti la crescita della personalità e inibitori. Non ci sono, in questo senso, regole fisse, rigide, né uguali per tutti, poiché un segno che per un soggetto è elemento disturbante, può per un altro essere fautore di compensazione o anche di equilibrio.
Raggruppare
i
segni
in
funzione
dell’individuazione
del
tipo
di
temperamento, intelligenza e affettività. A questo scopo possono essere
utilmente usate apposite griglie da noi elaborate allo scopo di facilitare e accelerare il compito di individuazione della tipologia mentale e psichica, che verrà descritta in modo chiaro e succinto. Uguale procedimento verrà usato per cogliere gli eventuali meccanismi di difesa posti in essere dal soggetto. Questi saranno poi suddivisi in adeguati o inadeguati in base al servizio o meno che essi possono compiere nei confronti dell’adattamento.
Stendere un orientamento diagnostico nel quale siano descritte le ragioni che ci hanno guidato. L’orientamento diagnostico sarà necessariamente e strettamente clinico, se il profilo dovrà andare in mano a un medico a uno psicoterapeuta; descrittivo, comprensibile e prudente, se andrà al soggetto stesso.
E’ sempre
bene
far
seguire
la consegna del profilo da un colloquio
chiarificatore, durante il quale si legge insieme il risultato del test e, ove necessario, lo si spiega e lo si approfondisce. Questo serve a evitare malintesi, legati magari alla forma più che alla sostanza. Elemento importantissimo del quale tener conto quando si compila un test di scrittura è quello riguardante il linguaggio e il gergo da usare. Abbiamo già detto come sia d’obbligo differenziare il profilo secondo il destinatario, se esso è medico, psicologo, avvocato, insegnante, o lo scrivente stesso. In quest’ultimo caso ci vuole una particolare attenzione nel curare il gergo che c’è suggerito già direttamente dal test. Intendiamo sostenere che la verità, come sosteneva Moretti, “va sempre spezzettata secondo la bocca che la deve digerire”. Se devo “toccare” un soggetto suscettibile con un’affermazione che può irritarlo, cercherò di farlo in modo da non sollecitare tale meccanismo di difesa, e quindi di non scatenare la sua permalosità, che gli impedirebbe di comprendere e lo renderebbe reattivo e poco disponibile. E questo è insieme una metodica diagnostica e terapeutica. Col test di scrittura si può sapere in anticipo quale tipo di reazione il soggetto terrà nei confronti del profilo, per cui il vero professionista agirà di conseguenza, sia per quanto concerne il linguaggio, sia per quanto riguarda la diagnosi.
Campi Operativi della Grafologia I settori nei quali la Grafologia potrebbe operare sono ampi, ed entrano a far parte di quella “costellazione” d’indagini che esplorano il mistero dell’uomo e dell’ambiente nel quale egli vive e opera. La scrittura, come espressione del linguaggio innato e acquisito, mette in luce la globalità del potenziale del soggetto, e perciò diventa mezzo utile e ausiliare per l’indagine conoscitiva della personalità. Ha carattere dinamico poiché segue in maniera fedele l’evoluzione della personalità seguendo la sua storia, le mutazioni che avvengono nelle diverse tappe di crescita dell’individuo, ma anche i passaggi politici e culturali che possono interferire su di esso. La scrittura è un prodotto individuale, che però si completa nella storia del vissuto collettivo. L’elemento socio-economico e culturale dà un’impronta fondamentale all’evoluzione dell’uomo, fino a rendere problematica una distinzione fra innato e acquisito. L’individuo non è solo un composto biochimico con reazioni fisiologiche: egli è un “cocktail” in cui si mescolano i vari ingredienti genetici, il patrimonio ereditario, i fattori innati e le variabili culturali e sociali. Esso quindi può, attraverso l’autocoscienza, modificare la società, che a sua volta modellerà e plasmerà l’individualità, inibendola o attivandola. Il tipo di risultato dipenderà dai valori che l’ambiente sociale porrà a servizio dell’uomo, e dagli individui che lo governano. E’ una sorta di partita a ping-pong che vediamo riprodotta anche nella micro-società familiare. Un soggetto può, attraverso l’educazione, attivare e far fluire i propri talenti oppure tarparli, a seconda del tipo di sollecitazione che proviene dalla famiglia stessa. L’individuo di oggi è sovente in crisi; una crisi di identità soprattutto culturale, poiché le veloci trasformazioni sociali hanno messo in discussione i valori del passato, sui quali l’Io costruiva la propria sicurezza. Tale scombussolamento ha prodotto palliativi e miraggi, mescolando valori autentici a pseudo-valori: un processo che sgomenta non solo un giovane, ma anche un adulto. L’odierna società ha superato dannosi tabù, ma insieme ha cancellato certi rituali, ha messo in dubbio alcune certezze, ha indebolito il senso del trascendente, e si è “buttata” sulle ideologie. L’uomo paga un alto prezzo per staccarsi dai valori naturali che lo legano all’universale, all’archetipo, all’inconscio collettivo. Egli ha camminato con le scoperte tecnologiche, ha conosciuto l’ebbrezza dello spazio e ha superato
molti ostacoli; emotivamente però è ancora legato al bisogno delle sicurezze primarie. La scrittura di oggi rivela tutto questo: un certo malessere nei giovani, una difficoltà di adattamento nell’incontro con la realtà, un’ansia, e una sfiducia nel futuro. Alcune cerimonie, ormai desuete, indicavano la graduale entrata nel mondo adulto attraverso rituali, che oggi il giovane cerca di mantenere in vita inventando la “ritualità” degli incontri nelle discoteche, nelle piazze, nei bar. Spenti i rituali tradizionali, sembra che l’archetipo che c’è in noi rivendichi un diritto di sopravvivenza. La società, credendo di supplire al vuoto ritualistico con il mito del consumo, con traguardi facili, con allucinazioni mirabolanti e con promesse miracolistiche, ha finito per minacciare la stabilità emotiva dell’individuo, sollecitandolo a un’efficienza che è solo stordimento o compensazione. Possiamo così costatare che esistono sì “persone affermate”, ma certamente assistiamo all’aumento di “personalità appiattite o mutilate”. L’educatore dovrà tenere conto dei cambiamenti in corso se vorrà accostarsi con comprensione e competenza al ragazzo di oggi. La scrittura, quale proiezione intima e singolare dell’individuo, è davvero test fedele e registratore sensibile che fa emergere dati importanti sull’inconscio, il conscio e il senso del collettivo. Tale triade inscindibile permette di collocare il linguaggio scritto tra gli elementi più qualificati di diagnosi. L’utilizzo della Grafologia parte dalla prima infanzia, con l’esame dello scarabocchio, quel segno nel quale il bimbo proietta il suo modo di percepire ciò che gli sta attorno. Possiamo già notare in questa “lallazione grafica” com’è avvenuto il distacco dalle figure primarie, com’è il suo inserimento nel mondo, come vive l’affettività e l’istintualità. Il secondo momento traumatico di distacco dalla figura primaria, la madre, segna l’inizio della perdita del narcisismo primario, perdita che aiuta a entrare in relazione col mondo. E’ questa una delle tappe più importanti e delicate della vita di un individuo, l’inizio di un cammino progressivo di adattamento, e potrebbe segnalare paure che, se non evidenziate in tempo, potrebbero dare avvio a inibizioni e “incatenamenti” dell’Io.
Si sa che la separazione dall’oggetto primario è una ferita difficile da rimarginare. Tale cicatrice rimarrà nei nostri ricordi e ci accompagnerà per tutta la vita. L’uomo vivrà sempre la nostalgia del liquido amniotico, anche se la spinta di crescita lo porta verso la separazione e quindi verso scelte futuribili. Tuttavia, se il distacco emotivo sarà stato graduale e senza strappi precoci, il cammino verso l’esperienza adulta sarà desiderato come affermazione di sé. E’ questo un duello che il soggetto può, a volte, vivere in maniera molto conflittuale, soprattutto oggi che la società sembra prolungare, con il ritardo dell’inserimento nel mondo del lavoro, la dipendenza. Si nota tale caratteristica di sudditanza e d’iperprotezione nei nostri ragazzi quando sono chiamati a superare le difficoltà che la realtà comporta. La sostituzione all’esperienza da parte del mondo adulto non permette al giovane di confrontarsi personalmente con i passaggi “iniziatici”, e ciò limita l’approccio alla vita. E’ questo uno scotto che ognuno dovrebbe pagare per entrare con maturità a far parte del mondo adulto. L’andamento scritturale dei giovani d’oggi rivela, sia nel tracciato motorio che nella forma e nell’occupazione spaziale, la difficoltà d’inserimento e quindi di adattabilità. La grafia, quale espressione della strutturazione del linguaggio cerebrale, che si manifesta nella sua completezza quando il sistema nervoso centrale ha raggiunto
la
sua
maturità,
evidenzia
come
il
ragazzo
d’oggi
sia
intellettivamente più precoce, ma anche come sia labile a livello emotivo e come si sia prolungato il suo bisogno di assistenza e di conferme rassicuranti. Ciò non può essere solo ricondotto a un’educazione; le istituzioni sono parte in causa per una crisi d’identità culturale che ha travolto quella individuale e che appare ormai quasi fenomeno generalizzato. Basti pensare alla difficoltà d’inserimento scolastico, alle crisi di fronte all’insuccesso, all’abbandono della scuola in età precoce, ai suicidi dei militari di leva: tutti sintomi di angosce depressive in soggetti impreparati perché non condotti a superare le “tappe d’iniziazione”, poiché ancorati tenacemente e in modo possessivo al mondo delle garanzie primarie, ossia a quel mondo che Freud definisce “del piacere”. E’ logico che la realtà richiami costantemente al rinnovamento e al confronto continuo di verifica tra le proprie istanze e quelle altrui, ossia un rapporto tra il
sé e il fuori di sé. Tale esame di rinnovamento richiede volontà e autodisciplina, nonché una motivazione; tutte componenti che mettono a dura prova la stabilità emotiva dell’Io. Se il nostro potenziale non trova sbocchi verso forme di minor narcisismo ed egotismo, la personalità rimarrà frenata nella sua espressione ed espansione. Il disguido di un’energia bloccata produrrà sofferenza, rimozione e reazioni non salutari per la realizzazione del sé e della comunità. Un altro settore importante nel quale la scrittura è occhio vigile e scrutatore attento è quello dell’età puberale, la cui crescita, come si sa, comporta tumulti, ma anche ricchezze non indifferenti. Cogliere e saper far fluire tale patrimonio significa preparare un terreno fertile per l’uomo futuro. Così pure, in quest’età, è importante scoprire se il processo intellettivo segue il ritmo del processo fisiologico ed emotivo, oppure se la crescita fisiologica interferisce sui due aspetti dando avvio a fastidiosi cali d’umore e stanchezze psico-fisiche (tipiche di questo periodo della vita), che metterebbero in serio pericolo il profitto scolastico. La scrittura può aiutare a evidenziare tali aspetti, onde evitare frustrazioni che possano segnare tutto il percorso futuro del ragazzo. E’ forse questo uno dei settori più consoni e sperimentati della Grafologia, poiché essa, a differenza dei test psico-metrici, non si limita solo a quantificare o a mettere a fuoco i passaggi evolutivi relativi al pensiero piagettiano, ma anche a capire il perché, ossia la motivazione che sta alla base di disordine o addirittura di squilibrio emotivo. La Grafologia è di aiuto all’educatore non solo nel capire l’individuo, ma soprattutto quell’individuo in quella realtà storica. E’ questo un grosso capitolo sul quale bisognerebbe soffermarsi per afferrare come il “test di scrittura” possa aiutare l’educatore nel cogliere i mutamenti che possono cambiare alcune funzioni intellettive. Se capissimo che l’era tecnologica, l’uso del computer e i giochi elettronici hanno strutturato un modo nuovo di essere e di accostarsi agli apprendimenti, riusciremmo anche a rispettare i ritmi, a capire la diversità, a essere più coerenti nelle richieste e più consequenziali nei ruoli; forse ci sarebbero nei nostri ragazzi meno moti di reattività verso il mondo adulto.
Da un confronto sperimentale con test psico-metrici di concentrazione (KVT) è emerso che il ragazzo è oggi meno concentrato e più distraibile rispetto al passato. Non si può però attribuire tale caratteristica a svogliatezza o negligenza, ma piuttosto a un radicale cambiamento culturale. I nostri giovani non hanno più bisogno di memorizzare, in quanto il “computer” supplisce a tale facoltà. La concentrazione, l’attenzione e la memoria sono aspetti che devono entrare
nella
dinamica
della
storia
dei
mutamenti culturali.
Dobbiamo
affiancarci senza apprensione, ma con occhio vigile, per preparare uomini meno disadattati e sempre più in armonia con se stessi e con le circostanze. L’ausilio che la scienza può dare è quello di aiutare l’uomo a conoscersi sempre meglio per un bene-essere fisico, psichico e cognitivo; la Grafologia si pone a servizio di ciò come un “granello”, e si unisce ad altre tecniche esplorative per studiare il “seme storico dell’umanità”. Essa non ha pretese onnipotenti, e i veri studiosi sono coscienti dei suoi limiti. Non può però essere posta nel cassetto senza peccare di omissione. Attraverso studi seri portati avanti da esperti e professionisti, essa può entrare a operare non solo negli ambiti sopra menzionati, ma anche in tutti quei settori dello scibile umano dove è necessario porre una diagnosi e indicare una terapia. Essa è inoltre utile:
Nel mondo del lavoro, quale contributo per far fluire le attitudini vere di ogni individuo: l’uomo giusto al posto giusto per il benessere suo e della società.
Nella consulenza di coppia, dove serve per trovare il modo di sedare eventuali malintesi, per sciogliere possibili nodi, ma soprattutto per rendere attivo e dinamico il patrimonio comune.
Nella dinamica familiare,
per
conciliare
ruoli diversi in un divenire
produttivo, oppure per evidenziare e permettere di comprendere le motivazioni
inconsce
che
stanno
alla
base,
ad
esempio,
di
certi
maltrattamenti nei riguardi dei minori. Utile, in questo senso, è lo strumento grafologico per stabilire un affidamento in caso di separazione.
Nell’indirizzo terapeutico, perché permette di capire quanto un soggetto sia capace di sopportare un’analisi psicoanalitica, in quanto munito di capacità introspettive ed elaborative. Per chi non ha tali caratteristiche potrebbe risultare nocivo tale tipo di intervento. Mentre potrebbe essere più utile e
più efficace una psicoterapia d’appoggio. Per altri ancora potrebbero essere invece indicate terapie di rilassamento, come il Training Autogeno o lo Yoga.
Nello sport: ragazzi con una soglia nervosa bassa, perché troppo sollecitati, possono e devono praticare sport rilassanti, in quanto sarebbe un errore imporre loro attività di tipo aggressivo. Al contrario, per un ragazzo con alta soglia di ricettività è utile un tipo di sport più pesante, che abbia a consentirgli lo scarico di un’energia eccedente.
Infine, con la grafoterapia: serve non solo per modificare, attraverso rinforzi e suggestioni positive, alcuni aspetti psicologici del vissuto, ma soprattutto nell’età evolutiva, quando disgrafia e disturbi della motricità appaiono di natura emotiva.
La Valutazione della Competenza e l’Educazione Terapeutica del Grafologo Nuova tecnica della Scuola Crotti per formare Consulenti Grafodiagnostici esperti e affidabili. L’idea di valutare la competenza di una persona prima di permetterle di praticare la Grafologia, o le tecniche grafologiche, è sorta quando si è assistito all’aumentare di errori o leggerezze da parte di diplomati. Secondo una prospettiva storica, i sistemi di valutazione durante un corso di studi, e anche dopo, sono sempre stati direttamente collegati a una presunta o reale qualità, e hanno comunque subito l’influsso di motivazioni sociali e di progressi nelle conoscenze specifiche e tecnologiche. Una professionalità mal gestita, o addirittura lo scorretto uso dell’esercizio professionale, ha portato il cosiddetto consumatore o cliente a mettere in discussione e contemporaneamente a esigere competenza, qualificazione e affidabilità da parte degli esperti. In questo periodo, infatti, e in misura sempre crescente, la prestazione qualificata è vissuta come un diritto piuttosto che come un privilegio; e visto il crescere della Grafologia, come di tutte le scienze e le tecnologie, il pubblico, potenziale cliente, è diventato meno tollerante nei confronti degli errori e soprattutto degli abusi e dei soprusi. Già da qualche tempo nelle scuole ci si aspetta e si raccomanda che l’istruzione e l’educazione professionale favoriscano l’acquisizione e lo sviluppo di abilità personali, e attitudini da parte degli studenti, dando meno importanza alla
quota di nozioni da memorizzare. In particolare si insiste correttamente affinché l’educazione metta in grado lo studente, o il diplomato, di imparare in modo
attivo,
indipendente
e
autodidatta,
in
modo
da
poter
crescere
autonomamente al di là dell’istruzione diretta. Qualità indispensabili per fare ciò sono, tra le altre, la capacità di identificare, formulare e risolvere i problemi, e la capacità di comprendere e utilizzare leggi e principi, raccogliere e valutare i dati con rigore e senso critico. Questi elementi sembrano essere la base di una professionalità adeguata ai tempi, nella quale non vanno dimenticati anche fattori etici che tengano conto del rispetto e della responsabilità nei confronti del cliente. Altro elemento importante è quello di favorire l’attitudine dello studente o del consulente a lavorare a fianco di altre figure professionali, cosa non facile per la mentalità italiana. Fino a oggi i criteri di valutazione tendevano a privilegiare il livello delle conoscenze generali piuttosto che la competenza, che veniva invece affidata al singolo. Poiché l’analisi delle conoscenze, e quindi delle competenze, misurata con esami mirati e scelti, non garantisce l’applicabilità nella pratica concreta, diventa necessario produrre uno strumento più realistico, attuale ed efficace che superi i limiti dei tradizionali sistemi di valutazione e di educazione. A tale scopo la nostra Scuola ha introdotto un metodo di simulazione (E.T.G.: Educazione Terapeutica del Grafologo), impiegato sia a uso didattico sia di verifica. Con il metodo della simulazione si tenta di valutare la capacità del consulente di condurre anamnesi e procedure tecniche, di saggiare la capacità interattiva e comunicativa, come per esempio il mettersi in relazione con il cliente. Si sperimenta anche la risoluzione del problema legato al test di scrittura, compreso l’uso di conoscenze di base e cliniche per ottenere e interpretare informazioni,
le
cosiddette
nozioni,
al
fine
di
cogliere,
valutare
ed
eventualmente gestire il caso del cliente. Le prestazioni del consulente grafodiagnostico sono poi valutate in termini di percentuale di decisioni concordanti col parere dell’esperto (competenze) e considerate utili alla risoluzione del problema (efficienza), e in termini di decisioni non prese, importanti (errori di omissione) o pericolose (errori di commissione). La competenza globale è misurata sulla media dei punteggi parziali precedenti.
Esistono due tipi di sedute di Educazione Terapeutica del Grafologo: le sedute brevi e le sedute lunghe. Nelle sedute brevi l’incontro è congeniato in modo da mettere a fuoco una o più abilità specifiche, e le prestazioni degli esaminandi sono valutate in base alla votazione da parte dell’esaminatore presente. In questo caso l’esame sarà scritto e
orale,
consistendo in domande standardizzate, in questionari
pertinenti alla scrittura in esame, alla sua interpretazione e alla gestione di eventuali problemi che dovessero venire alla luce. Nelle sedute lunghe l’incontro invece è combinato in modo da valutare sia le abilità singole dei candidati, sia la capacità di organizzarle in una prestazione generale, che chiameremo Responso Diagnostico del Grafologo o Profilo della Personalità. Recentemente le tecniche di simulazione hanno fornito all’interno di varie discipline una sorta di alternativa per la valutazione della competenza, che non era suscettibile di verifica con i sistemi tradizionali precedentemente in uso. Va aggiunto che le simulazioni costituiscono uno strumento di aiuto per i classici sistemi di giudizio, permettendo di valutare le prestazioni degli studenti in modo più obiettivo e standardizzato, ma nello stesso tempo personalizzato. Da ultimo va ricordato che il test di scrittura è uno strumento utile nella pratica psicoterapeutica, poiché permette di prevedere l’evoluzione dei cambiamenti e di valutare, momento per momento, il cammino e il mutarsi della situazione patologica. In questo senso l’E.T.G. è valido anche per migliorare le abilità del terapeutaconsulente grafodiagnostico che si trova tra le mani un sensibile “psico-metro” che, se ben utilizzato, permette di risparmiare tempo e di migliorare la qualità del lavoro. Problemi Giuridici ed Etici Parlare di professionalità e di presa di coscienza per chi opera sull’uomo sembrerebbe scontato, poiché l’accostamento a tali scienze dovrebbe essere già materia di “esame di coscienza” per conoscere i nostri valori e i nostri limiti. Operare
nel
campo
umano,
utilizzando
mezzi
esplorativi,
dovrebbe
automaticamente implicare la circospezione del ricercatore. Già un archeologo, che non opera direttamente sull’uomo, deve possedere la cautela e la prudenza del ricercatore, perché, conoscendo a priori alcune
caratteristiche concernenti la ricerca e in particolare la delicatezza della sua struttura, sa quanta sensibilità e prudenza occorra perché esso sia portato alla luce senza intaccarne il valore. Identico atteggiamento dovrebbe avere ogni individuo che operi nel campo della Psicologia, della Psicoanalisi e, quindi, anche della Grafologia. Noi siamo gli “archeologi dell’anima”. La scrittura è il terreno da scavare che racchiude il tesoro dell’Io con i suoi pregi, i suoi imprevisti, la sua potenza, la sua fragilità, e la sua storicità etnica e individuale. Per
interpretarne
correttamente
il
significato
occorre
accostarvisi
con
trepidazione, rispetto, sicurezza d’approccio e amore scientifico. Per fare ciò necessita: Un’adeguata presa di coscienza di noi stessi come professionisti, dei nostri limiti, ma anche dei nostri effettivi valori; Una profonda conoscenza dell’animo umano e della storicità individuale e sociale; La cognizione della tecnica e degli strumenti interpretativi già sperimentati, affinché diano poi la possibilità di quantificare e qualificare correttamente per far emergere i dati reali della personalità: ombre e luci, pregi e difetti, esulando da giudizi morali, ma secondo l’etica e l’obiettività scientifiche; L’utilizzo di supporti d’indagine multiformi e collaterali: per fare ciò il grafologo ha bisogno di entrare in collaborazione con altri esperti, onde favorire la nascita e la standardizzazione del metodo scientifico, senza minare la pluralità della ricerca. Su questi punti, e sull’ultimo in particolare, esistono ancora grossi limiti, poiché non si è pronti e maturi per una deontologia collettiva e uniforme. Può esserci, e forse c’è, quella individuale, ma siamo ancora lontani dallo strutturare insieme una metodologia di verifica e di conferma della scienza grafologica almeno nazionale. D’altro canto, tutto ciò fa parte della storia: occorre che si assesti ciò che è cresciuto quasi spontaneamente, perché da esso scaturisca un’ufficialità organizzata. Sarà solo il tempo a isolare la “pula” dal grano. Oggi, infatti, la Grafologia sta entrando, se pur a fatica, in vari settori, e, se proposta con alta professionalità, viene anche ben accettata.
I tempi però saranno lunghi, come lo sono stati del resto per la Psicoanalisi, che, soprattutto da parte di chi l’ha voluta “spicciola”, è ancora sotto accusa e mal utilizzata. Non si può tuttavia contestarne l’indispensabilità e il valore; e per questo “cammina” … Così non ci si deve preoccupare se alcuni non usano il “test di scrittura” con la dovuta
cautela
di
ricercatore,
o
se
si
sottraggono
alla
deontologia
professionale. La Grafologia emergerà comunque come scienza, anche perché il nostro caposcuola, Girolamo Moretti, non solo l’ha vissuta come tale, ma ha pure per questo trovato e sperimentato strumenti e tecniche validi affinché la conoscenza di essa potesse proseguire con fiducia, etica e professionalità. E i suoi veri seguaci ne hanno assunto lo spirito, e con coscienza la fanno crescere nella storicità di oggi. Perché tale scienza continui però a vivere e a crescere nell’eticità occorre avere gusto per la ricerca; un gusto e insieme un talento che possono esserci o non esserci. Dice Freud: “Un talento non può essere creato, lo si può solo attivare”. Per questo anche Fromm parla di “dono della ricerca”. La sperimentazione, sia diretta sia indiretta, può evitare errori grossolani, impedisce l’adozione di formule stereotipate e applicate con leggerezza, permette di scartare un segno, se non entra nella storia contemporanea, o di aggiungerlo, se ha superato il vaglio statistico e il confronto con altre scienze ufficialmente codificate. Questo, se pur in poche parole, può essere considerato un valido criterio di sensibilità e di “coscienza scientifica”. Con ciò non si intende imporre un metodo, bensì indicare una volontà, diremmo quasi ostinata, per scoprire, attraverso prove ed errori, e quindi in modo obiettivo, la verità che il simbolo grafico nasconde. Tutti quelli che lavorano in questi campi umanistici sono attratti dalla scoperta e dall’interesse per la Grafologia; tuttavia non è sufficiente avere un interesse, ma bisogna anche che esso sia stimolato e sostenuto dall’atteggiamento che si basa sulle parole chiave riferite all’inizio: cautela, critica, coscienza ed etica per arrivare a risultati credibili nel mondo della scienza. C’è anche un altro problema che induce il grafologo alla presa di coscienza: è quello del conoscere se stesso sottoponendosi a una sorta di analisi per comprendere le vere motivazioni che lo spingono verso certi studi, onde evitare attese mortificanti e proiezioni sterili. E’ facile, più di quanto si pensi, che, producendo
una
specie
di
“fastidio
inconscio”,
certe
scritture
siano
soggettivamente alterate nella loro quantificazione e, di conseguenza, nel loro significato. Non dimentichiamo che se da un lato la Grafologia ci permette l’obiettività attraverso la misurazione, dall’altro ci pone continuamente nel rischio del soggettivismo interpretativo. Fondamentale è quindi l’adesione al reale. Si ricordi a tal proposito una frase di Fromm, nella quale egli sostiene che essere consapevoli significa “farsi prendere, senza esserne consci, dalla convinzione di aver scoperto la verità, fino al punto di conglobare in essa una quantità di altre idee che poi finiscono per contaminarla. E’ nella natura del progresso scientifico che un errore sia sostituito da uno nuovo. E in questa sequela di nuovi errori, che occupano il posto di vecchi errori, il pensiero scientifico va avanti. Ciò che conta è la differenza fra un errore produttivo (Ricerca) e un errore sterile (Certezza); e la storia nella scienza è una storia di errori fertili e di fertili verità!”. E in questo senso il Maestro passa la fiaccola all’Allievo, conscio di non avergli dato la verità, ma la speranza per la verità. E’ così che Girolamo Moretti voleva che la “sua scienza” fosse “la Scienza”. Infatti, ne faceva una questione personale, solo quando vedeva i suoi studi in balìa di persone superficiali o ammalate di protagonismo remunerato! Quali sono quindi gli sbagli che ancora oggi il grafologo tende a compiere e che dovrebbe invece evitare a tutti i costi? Senza pensare di dare consigli, ma per mettere a fuoco alcuni errori nei quali ancora
possiamo
incorrere
per
una
competenza
non
sufficientemente
comprovata, elenchiamo quelli per noi più pericolosi:
Errata valutazione delle possibilità diagnostiche del test di scrittura. Non si può, infatti, pensare di poter cogliere in singoli segni il corrispettivo di problematiche patologiche complesse;
Sottovalutazione del fenomeno “scrittura”, che è uno dei più complicati di tutto il sistema nervoso, e, come tale, difficilmente inquadrabile in categorie rigide e precise;
Anacronismo nella stima delle scritture. Il test va sempre calato nella realtà storico-culturale cui appartiene il soggetto che scrive. Oggi più che mai ciò ha valore determinante per evitare errori grossolani e analisi pre-giudiziali;
Paura della posposizione e della crescita autonoma. False umiltà, cautele fittizie e limiti esagerati o soggettivi nascondono spesso il timore che altri
possano superarci o giungere prima di noi a conclusioni, conseguendo successo e fama. Ciò, oltre togliere alla scienza la possibilità di crescere, la spezzetta in tanti piccoli “territori di potere grafologico”.
Regole di Deontologia La Scuola di Grafologia di Crotti si propone, tra gli altri, lo scopo di creare un gruppo di collaboratori che non solo diano un sostegno o una spinta alla vita della Scuola, ma anche abbraccino il suo spirito, che se da una parte si fonda sulla Didattica del Test di Scrittura, non vuole dall’altro ignorare l’aspetto formativo dei suoi componenti. Ogni scienza che studia l’uomo dovrebbe sempre tenere presenti alcuni principi fondamentali: L’uomo sfugge a ogni legge troppo rigida; L’errore dell’altro non ci fa necessariamente crescere, ma ci può insegnare come sbagliare meno; La forza di un buon diagnostico non sta nella spietatezza, ma nell’amore della verità; Il pericolo della proiezione è sempre in agguato; Un particolare, soprattutto se negativo, non può esprimere tutta la realtà di una persona; Solo usando un linguaggio universalmente noto ci si può far comprendere da tutti; E’ indispensabile riferire sempre la fonte delle affermazioni che si fanno quando non sono nostre; Per imparare una tecnica diagnostica bisogna “respirare la stessa aria” di chi la insegna, dell’esperto, assimilandone quasi l’anima; La crescita dell’individuo fa crescere il gruppo e viceversa; E’ utile informarsi su chi ci sta di fronte, mentre è controproducente e indelicato, oltre che poco professionale, invadere; Sono ugualmente difetti per il diagnostico sia la presunzione che la falsa umiltà; Non è necessario essere fedeli, ma è indispensabile essere leali.
Responsabilità inerenti l’uso dei dati riservati: principi teorici e regole pratiche Scopo di questo testo è stabilire principi informativi e regole pratiche “standard”, cui si devono attenere coloro il cui lavoro di ricerca e di studio si basa su informazioni riservate, sia che esse siano trattate da documenti, sia che siano ottenute direttamente da clienti collaboranti o da altre persone. I principi enunciati sono da ritenersi validi in generale per tutti i tipi di ricerca, sia in campo medico sia in campi affini. Esiste il dovere, sancito dalla legge, di proteggere l’individuo da eventuali danni. Tale dovere implica il rispetto del segreto professionale e la tutela della salute fisica e mentale della persona. Qualunque violazione di tali principi può dar luogo al ricorso ad azioni legali da parte del cliente o di altri interessati. Non si ammettono deroghe a tale dovere e non si solleva alcuno da possibili conseguenze di eventuali manchevolezze in tal senso. Il nostro intento è di fornire a chi insegna, o che fanno ricerca, quelle regole che consentano, se ci si attiene scrupolosamente a esse, di tutelare nel migliore dei modi i clienti e gli altri individui in esame. Segreto professionale e uso d’informazioni riservate Si deve mantenere rigorosamente il segreto su qualunque informazione nominale, o tramite la quale si possa scoprire l’identità dell’individuo. E’ fondamentale che sia sempre rispettato il segreto sulle informazioni ricevute, per cui ogni dato che dovesse fuoriuscire per qualsiasi via costringerebbe all’esclusione del colpevole da ogni tipo di collaborazione col Centro e con la Scuola. A tutto il personale coinvolto è richiesto di firmare una dichiarazione, con la quale s’impegna a rispettare il segreto professionale. Accesso a informazioni riservate Per consultare documenti in cui figurino i dati identificativi di persone, è necessario il consenso dei gestori della ricerca nominati dalla Direzione. I dati non devono comunque essere riconoscibili, e non deve essere possibile risalire al cliente. Quando esistano dubbi sulla correttezza, dal punto di vista etico, di una determinata procedura, o quando gli interessi della ricerca sembrino in contrasto con quelli del cliente, deve prevalere la considerazione che
dall’acquisizione e dall’utilizzo di informazioni per la ricerca o per la didattica non deve venire alcun danno morale o materiale all’individuo, o alla sua famiglia. Pubblicazioni e relazioni Studi, ricerche, relazioni o risultati d’indagini debbono essere presentati in modo tale che non sia possibile l’identificazione, nemmeno parziale, di singoli individui o di gruppi. Bisogna quindi evitare di utilizzare le iniziali dei soggetti, quando si pubblicano dati clinici, e si deve prestare particolare attenzione a questo quando si usano dati tratti direttamente da originali, per esempio nella preparazione di diapositive. Qualora fossero utilizzati brani, o parte di essi, è indispensabile la citazione della fonte con riferimenti ben precisi e completi.
La ricerca Le normative precise in tal senso variano secondo il tipo e dello schema di ciascuno studio. Alla luce dei principi generali enunciati in precedenza, bisogna elaborare preventivamente un protocollo dettagliato, garante dei criteri etici e deontologici, e presentarlo, per l’approvazione, al comitato di gestione della ricerca. a) Ricerca basata su documenti: per una ricerca che non comporti altro che l’esame e l’analisi di dati è richiesto il consenso dei responsabili della ricerca. Non è assolutamente necessario ottenere il consenso del cliente. A volte si può ottenere il consenso ad accedere agli archivi in cui sono contenuti i dati relativi a un particolare gruppo di persone. La copiatura o la trascrizione di dati da documenti deve essere naturalmente limitata alle parti strettamente necessarie per la ricerca. b) Ricerca che implica il contatto con pazienti identificati da documenti: il consenso scritto da parte del cliente è indispensabile. Con la presente il sottoscritto ………………………………………………………. Collaboratore, in qualità di .……………………………………………………………. S’ I M P E G N A a rispettare le norme sopradescritte, e in particolare il segreto professionale e le norme deontologiche. DICHIARA inoltre, di accettare che per ogni trasgressione delle stesse vengano presi i provvedimenti del caso. In fede Milano,……………………. Innovazioni Partendo dal metodo morettiano, la nostra Scuola si è presto dovuta scontrare con le reali esigenze del mondo scientifico attuale, che mal sopporta l’indimostrabilità. Così, sia a livello di metodo generale, sia nei confronti dei singoli problemi, ci siamo apprestati a inserire alcune variazioni riguardanti, oltre le tecniche di misurazione, anche l’interpretazione.
Innanzitutto è stata fatta una modifica nell’utilizzo della scala decimale: il valore medio è ampliato dal 5 di Moretti alla “banda” 4-6; quello sotto la media comprende i valori dall’1 al 3, e quello sopra la media dal 7 al 10. Questa tripartizione è stata realizzata in particolare per quei segni, cosiddetti “estimativi”, per i quali è ardua e quindi facilmente soggettiva la misurazione in decimi. Ciò limita la possibilità di errore e rende più uniformi i risultati, per cui la scala grafo-metrica, che sta alla base del profilo, appare meno soggetta a proiezioni, che rappresentano il pericolo maggiore di ogni tecnica diagnostica. Rispetto al quadro dei segni elaborati dal Moretti la nostra Scuola ha operato una selezione, a causa sia della scomparsa di alcune caratteristiche grafiche nelle scritture contemporanee, sia dell’inutilità di tenere divisi segni che possono essere fusi insieme, senza perdere in valore e significato. Così, dagli 81 segni della 11^ edizione del Trattato sono stati eliminati:
L’ “Angolo C” o del “saper fare”, poiché, essendo l’insieme di più elementi grafici, è segno complesso che può essere smembrato e analizzato nelle sue singole parti costituenti. In effetti, nelle scritture attuali appare ovunque un aumento degli angoli smussati, che per Moretti dà 4/10 di angolo “C”, per cui ogni scrittura ha già di per sé una gradazione media di tale segno, che, unito a “Fluida” e a qualche accessorio, non fatica a raggiungere i 7 – 8/10. Se ciò può avere una certa importanza circa l’interpretazione socio-culturale della
scrittura,
d’altro
canto
limita
la
valutazione
individuale
e
la
conseguente differenziazione degli scriventi.
Così pure
“Elegante”,
“Vezzosa”, “Flessuosa”, “Pedante”, “Slanciata”,
“Austera” e “Solenne” sono spariti, in quanto segni tipicamente e, oseremmo dire, soggettivamente valutabili e fuori del tempo. Sono questi segni che, in modo diverso, entrano a far parte di altri, o che comunque possono essere giudicati come corollari della personalità. Dare troppa importanza a questi accessori vuol dire rischiare di perdere di vista la struttura della personalità, poiché “distratti” dalle sovrastrutture. Quindi, per altri segni si è pensato di fonderli tra loro per evitare dispersioni inutili. “Attaccata” è stato fuso con “Staccata”, “Chiara” con “Oscura”, “Nitida” con “Confusa”, “Veloce” con “Impaziente” …… Ciò che permette di valutare entrambe le polarità è il grado decimale: per “Attaccata” si è stabilito che 5/10 corrisponde a eguale presenza di unioni e
distacchi tra le lettere, mentre il grado 10/10 sta a significare che non esiste stacco alcuno in tutto lo scritto e quindi che la grafia è “Attaccata”. In questo modo si è ridotto il numero dei segni sia per il bisogno di chiarezza che, ancora, per ridurre le possibilità di errore, in quanto, comprendendo in una sola scala due o tre segni, è più facile che sia dato l’esatto risultato da più persone esperte, e quindi il test risponda meglio all’esigenza di “ripetibilità”, qualità essenziale di ogni prova diagnostica. La misurazione di un segno fondamentale come “Curva-Angolosa” risultava, da tutti i testi esaminati, piuttosto approssimativa. Si è quindi studiato un metodo che, anche in questo caso, migliorasse la precisione nella quantificazione. Per fare ciò, si è dapprima proceduto alla costruzione di un modello grafico di riferimento sul quale sperimentare nuove possibilità valutative dell’angolosità dell’occhiello. In esso si sono cercati punti di riferimento chiaramente individuabili, che sono gli apici inferiore e superiore dell’occhiello (A e B), e i punti d’incontro dell’occhiello stesso con una linea passante per la metà di esso (C e D). Nella gran parte dei corpi a occhiello (a, o, d, g, q) è possibile riferire questi quattro punti dai quali deriva direttamente la misurazione. Tracciando, infatti, due semirette che partano dall’apice inferiore di “A” e che passino nei due punti laterali “C” e “D” si viene a formare un angolo, che ci permetterà di quantificare ogni singolo occhiello. Più l’angolo è acuto, e maggiore è il grado di “Angolosa”; più è ottuso, e maggiore è quello di “Curva”. La particolare attenzione che si è posta nel rielaborare questo metodo è sostenuta dal fatto che dall’esatta quantificazione dipende il collocare un individuo
in una categoria temperamentale
o in una opposta,
con il
comprensibile rischio di sbagliare tutta l’impostazione di un profilo.
Un altro segno di capitale importanza, soprattutto dal punto di vista medico e psicosomatico, è la “Pressione”, con la quale si valuta l’energia vitale del soggetto, correlata alla forza con la quale egli preme la punta della penna sul foglio. In questo lavoro abbiamo dovuto soprattutto tener conto della grossa rivoluzione che c’è stata in questo secolo circa gli strumenti scrittori. Dalla
penna d’oca si è passati al pennino metallico, alla stilografica, e ora alla biro e ai pennarelli, mettendo sempre più in crisi il grafologo, che deve tenere conto di una variabile in più e che, a volte, è tratto in inganno da strumenti sempre più raffinati. Si è quindi pensato di costruire, anche per il “Test di scrittura”, un insieme di canoni dai quali non è possibile uscire se si vogliono evitare risultati parziali e soggettivi. Un’analisi grafologica completa e sicura va eseguita su scrittura stilata appositamente
di
fronte
al
consulente
grafo-diagnostico,
che
potrà
osservare direttamente, insieme a tanti altri dati, il tipo di penna usata; anzi sarebbe cosa giusta se si utilizzasse sempre lo stesso strumento ben conosciuto dal grafologo. Solo tenendo presenti questi accorgimenti è possibile fare una valutazione obiettiva del quantum pressorio, che è fatta palpando con le dita della mano il foglio, per percepire il solco che lo scritto ha lasciato sul retro. ASPETTI INTERPRETATIVI Per quanto concerne gli aspetti interpretativi, la Scuola “Crotti” ha apportato le seguenti innovazioni. Il concetto d’interazione dei segni è stato radicalmente modificato rispetto al Moretti. Non si tratta più di trovare significati concernenti la combinazione semplice dei segni, bensì di costruire intorno a un nucleo di base fatto di segni “cardine o dominanti” una struttura dinamica, nella quale ogni caratteristica grafica dia il suo contributo alla personalità. Si
è
quindi,
in
un
certo
qual
modo,
passati
da
un
tipo
di
profilo
prevalentemente analitico a uno che, pur non ignorando lo studio dei singoli segni, tuttavia tenta di sintetizzarli in un tutt’uno che sia rispondente alla realtà globale del soggetto. Così, invece di descrivere le singole caratteristiche dei segni secondo un iter grafologico, si preferisce seguire un iter psicodiagnostico, nel quale le risposte sono date da “costellazioni segniche” sperimentate. In questo senso si utilizza la seguente traccia:
Temperamento
Intelligenza
Affettività
Eventuali Conflitti
Meccanismi di Difesa
Orientamento Diagnostico
Indicazioni Terapeutiche
Sintesi Predittiva
A tale scopo e per facilitare il compito sono state approntate alcune griglie, che da un lato danno un punteggio alle varie caratteristiche che si vogliono esplorare, e dall’altro permettono una codificazione delle affermazioni secondo schemi accettati. Ad esempio, per quanto riguarda l’intelligenza, si può rapidamente distinguere quella assimilativa da quella creativa, e s’individuano in modo assai preciso le principali funzioni mentali: attenzione, memoria, concentrazione, astrazione, ecc. Un altro frutto delle sperimentazioni di questi ultimi anni è quello relativo all’individuazione di variabili grafiche correlate ad alcune caratteristiche del soggetto, quali l’età, l’ambiente culturale, il livello socio-economico o situazioni sociali particolari. Si è notato, e in ciò Moretti fu un precursore, che nell’acquisizione dell’automatismo scrittorio il ragazzo percorre alcune tappe, quasi obbligate, che lo porteranno ad assumere un grafismo personalizzato nell’età adulta. Nell’età evolutiva alcuni segni sono assenti, e vengono a mano a mano appresi, diventando automatici. In questo senso diventa fondamentale una corretta raccolta dei dati anagrafici e dell’anamnesi, non solo per evitare errori grossolani d’interpretazione, ma anche per trovarvi possibili cause obiettive di situazioni normali o patologiche. Sapere che uno scrivente non ha dimestichezza con la penna, o che è mancino, o miope, o che è ultrasettantenne, o che addirittura presenta grossolani difetti nella motricità fine, sono tutti elementi indispensabili per non mettere erroneamente in relazione certe situazioni grafiche con alterazioni esistenti o inesistenti. E’ il caso della “Stentata”: a volte succede di trovare questo segno molto evidente, e, se non si tiene conto delle variabili fisiologiche, come l’età, o
situazionali, come la postura o la prensione, si rischia di trarre conclusioni azzardate o addirittura erronee. TECNICA DEL PROFILO In questo settore sono state introdotte innovazioni, nel senso che si è tentato di dare al profilo una dinamica temporale che tenga conto del “passato, presente e futuro” di un individuo, rilevabili dalla scrittura. “Passato” è tutto ciò che ha strutturato la personalità, partendo dalle potenzialità, e sulle quali l’ambiente ha influito. “Presente” rispecchia la situazione attuale, con i suoi conflitti, i meccanismi di difesa, le tensioni …… “Futuro” è legato alla predizione che la scrittura reca dentro. Apriamo qui una parentesi, che ci sembra indispensabile, per chiarire per sempre quanto la Grafologia possa prevedere nel futuro, senza cadere nel novero delle “manzie”, con le quali ancora troppo spesso viene confusa. La scrittura è un atto nel quale si manifesta tutto il bagaglio cognitivo di un soggetto, che comprende, oltre alle abilità mentali, anche la possibilità predittiva, poiché mettendo insieme il corredo genetico, e quindi le potenzialità in atto, con l’adattamento che la giovane struttura ha pattuito con l’ambiente, e di conseguenza il suo indirizzo alla vita, possiamo vedere se la sua collocazione produttiva sociale ha rispettato la natura e quindi la personalità. La predizione cognitiva possiede una consequenzialità, in armonia con la natura del soggetto, e non è legata a forze soprannaturali, bensì a un cammino evolutivo per il quale sussiste una logica che tende a far raggiungere obiettivi che sembrano essere già dentro di noi. Si potrebbe dire che il soggetto è il “verbo” che, incarnato in quella storia unica e irripetibile, aziona il potenziale per diventare uomo collettivo, e quindi produttivo. E’ questo ciò che la scrittura può mettere sul tappeto, non solo per indirizzare l’uomo in formazione, ma anche per collocarlo, per quanto possibile, nella situazione più idonea alle sue effettive qualità. In questo senso il profilo della personalità va eseguito con competenza, deontologia, responsabilità e, soprattutto, conoscendo a fondo l’animo umano. Esempio di “profilo storico di un soggetto”
Con questa definizione s’intende parlare di un tipo di diagnostica che abbracci tutto l’arco della vita di uno scrivente, comprendente quindi l’innato e l’acquisito, il genetico e l’ambientale in una dinamica “puntata” sul domani. Il passato, inteso come corredo già insito nella natura del soggetto, è il potenziale in divenire, pronto per il cammino verso l’esperienza, e quindi con possibilità di attuazione o d’inibizione. Il presente sta a significare per il consulente la vera parte diagnostica, poiché in esso si coglie ciò che il soggetto ha potuto attivare, pacificando le proprie istanze con quelle dell’ambiente. Il futuro rappresenta un connubio tra il potenziale (passato) e l’esperienza ambientale (presente), e quindi segnala la possibilità di autonomia per riuscire a
costruire,
attraverso
l’autodeterminazione,
l’affermazione
sociale.
E’
l’orientamento alla vita, mettendo a fuoco i propri talenti; è la predizione insita nella scrittura, che esula dalle “manzie”, ma che entra a pieno titolo nella “cognitività” del cervello umano.