FENOMENOLOGIE ARTIFICIOSE NELL'ANALISI DEL TESTAMENTO OLOGRAFO Dopo le disquisizioni di natura giuridica, presentate dai relatori che mi hanno preceduto, il mio intervento si sposta su argomenti di natura squisitamente grafologica. Tratterò delle fenomenologie artificiose nella verifica dei testamenti, ambito in cui una serie di notizie ci aiutano nell'analisi grafologico-peritale: le notizie riguardanti l'età, lo stato di salute, la professione, il livello culturale, l'aspetto lessicale, le varia zioni della scrittura nel corso degli anni, le fenomenologie specifiche dell'invecchiamento, l'aspetto oggettivo, il movimento grafico, la coerenza grafomotoria, lo stile espressivo, la contestualità grafica, l'energia scrittoria, la naturalezza della scrittura, il rapporto tra intensità pressoria e velocità di esecuzione della grafia, il rapporto tra energia scrittoria e ampiezza dei tratti grafici, la qualità del tratto. La scrittura, infatti, come manifestazione individuale, finisce per risentire anche di tutte le condizioni soggettive presenti nel momento di realizzazione della stessa. L'età L'età è uno dei primi fattori da considerare. La grafia del giovane è ben diversa dalla grafia dell'adulto e del vecchio. Chi fa testamento generalmente è una persona che si trova in con-dizioni di avviato invecchiamento. È necessario conoscere come si modifica la scrittura del soggetto nell'arco della vita ed in relazione alle diverse fasi dell'invecchia-mento. Stato di salute Importante è anche la valutazione dello stato di salute, perché ci sono patologie che si uniscono alle fenomenologie di invecchiamento e che comportano inevitabilmente anche degli effetti sulla scrittura. È vero che la patologia può produrre effetti diversi da soggetto a soggetto, ma è altrettanto vero che essere informati sulle notizie di eventuali patologie aiuta a capire la relazione esistente tra patologia e scrittura e, quindi, ad effettuare meglio l'analisi del tracciato grafico.
Livello culturale Le informazioni sul livello culturale del de cuius sono parimenti importanti, in quanto aiutano a comprendere il rapporto tra la capacità scrittoria del soggetto ed il suo modo di esprimersi. Professione Rilevanti sono anche le notizie riguardanti la professione del de cuius, essendo noto che la scrittura subisce i condizionamenti apportati dall'attività professionale. Non vanno sottovalutate le tante altre informazioni che possono venire acquisite sulle condizioni psicofisiche del soggetto. Si pensi ad un de cuius che, avendo la mano destra infortunata ed immobilizzata, abbia scritto il testamento con la mano sinistra. In questo caso il testamento è autografo, ma le fenomenologie disgrafiche immesse dall'uso della mano sinistra potrebbero erroneamente essere interpretate come segni di artificiosità semplicemente perché non si era considerata una condizione inusuale: quella che la persona in esame non poteva scrivere con la mano destra per un impedimento oggettivo. Non mi soffermo su questo aspetto anche se sarei tentato di farlo. Desidero semplificare ed abbreviare i tempi di presentazione della relazione, anche per l'invito rivolto dal moderatore ai relatori perché vengano rispettati i tempi assegnati. Fenomenologie dell'invecchiamento Vorrei richiamare molto frettolosamente le fenomenologie dell'invecchiamento, che troppo spesso in perizia vengono interpretate come elementi di artificiosità. Qui il discorso sarebbe molto ampio ed andrebbe sviluppato in un tempo che purtroppo non posso permettermi. Vi presento comunque, in estrema sintesi, queste fenomenologie, che sono state sperimentate e verificate a livello universitario e che ci consentono di capire, in relazione alla scrittura, in quale fase di invecchiamento il soggetto si trovi.
Sono notizie preziose nell'analisi della verifica peritale dell' olografo. Sappiamo che l'invecchiamento inizia con l' affievolimento del tono neuromuscolare per l'impoverimento dei potenziali energetici del soggetto. Cambia il metabolismo, si modifica il modo di gestire la propria energia. Inevitabilmente si verifica l'indurimento dei tratti grafici, che, a sua volta, si accompagna alla riduzione delle spinte espansive. La grafia perde la genuinità delle spinte, perché il potenziale bioenergetico non assiste più il soggetto nella libera manifesta-zione delle ampiezze grafiche così come avveniva in passato. Cominciano le instabilità, soprattutto le instabilità pressorie, che troppo spesso vengono interpretate come segni di artificiosità. I movimenti perdono l'elasticità ed i tratti grafici ne risentono assumendo i requisiti di secchezza, quale sommatoria del calo del potenziale bioenergetico e della riduzione delle spinte espansive. La secchezza equivale alla perdita della elasticità dei movimenti. Queste fenomenologie finiscono per verificarsi in un'età in cui il soggetto si sente ancora attivo, si sente ancora impegnato, di conseguenza, per mantenere i ritmi abituali, è costretto a compiere delle forzature su se stesso, cercando di superare le difficoltà conseguenti alle descritte fasi di avviato invecchiamento. Se il soggetto sapesse bene interpretare i segnali che gli derivano dal suo corpo nella interazione psicofisica, comprenderebbe che non dovrebbe mettere in atto alcun tipo di forzatura, ma troppo spesso le attività programmate a livello volitivo diventano necessità e prendono il sopravvento su quella labile voce interiore che richiama alla prudenza. Il soggetto, pur leggendo dentro di sé che i potenziali si sono attenuati e che non ha più la possibilità di continuare gli impegni così come li svolgeva in passato, non ci può rinunciare e subentrano quelle forzature su se stesso ed a danno di se stesso che si concretizzano nelle sconnessioni dei movimenti, negli stiramenti dei tratti, indici specifici di forzatura e non di artificiosità. Subentrano ancora scosse e deviazioni per arrivare a quel fenomeno che chiamiamo "tetanizzazione dei tratti", vale a dire quell'indurimento che porta ad una ulteriore essiccazione per effetto della quale i tratti cominciano quasi a frammentarsi. In questa fase si inserisce il tremore naturale, quale effetto del rapporto tra l'instabilità del tono pressorio (impoverito) e le ampiezze forzate
dei tratti delineati. Troppo spesso vengono interpretati come fenomeni di tremore delle semplici sconnessioni, dei semplici scarti direzionali. Il tremore per essere tale deve avere anche una certa ciclicità. Se non raggiunge quei certi cicli al secondo non si può certo parlare di tremore. Le fasi successive, purtroppo tristi da valutare e da constatare, sono la "frammentarietà" e la "destrutturazione" dei tratti. La frammentarietà consiste nell'eccessivo spezzettamento dei tratti grafici, anche e specialmente all'interno di ciascuna lettera, per discontinuità del processo di canalizzazione degli impulsi grafomotori, conseguente all'alterazione funzionale dei sistemi psicofisici, in particolare delle vie extrapiramidali. Con la destrutturazione il soggetto non ha più la capacità di scrivere, in quanto viene meno la funzione di coordinamento e di esecuzione dei movimenti. Queste fenomenologie rivestono un'enorme importanza nell'analisi dell'olografo, che, quasi sempre, viene scritto da una persona che si trova in una avviata fase di invecchiamento. Per comprendere bene le fenomenologie dell' artificiosità dell' olografo è necessario conoscere altrettanto bene gli effetti che le fasi dell'invecchiamento immettono nella scrittura, proprio per poter distinguere le une dalle altre. Non si può sottovalutate nulla. Tutto è importante. La vera identificazione dell'autore dello scritto si raggiunge quando si ricava la formula grafica individuale (nel contesto della spontaneità), che di-venta la vera formula identificatoria. La spontaneità Troppo spesso le scritture vengono ritenute spontanee senza esserlo. Sono sufficienti pochi indici di forzatura (nelle ampiezze, nella velocità, nella pressione) perché la grafia perda i requisiti di spontaneità. Gli elementi di contraddizione intrinseca sono quelli che ledono i valori della spontaneità e che ci consentono di dire, con sicurezza, che ci troviamo di fronte ad una composizione grafica artificiosa. Ad essi spesso si associano le variazioni di ruolo che sono legate soprattutto allo stile ed alla coesione grafomotoria, perché chi falsifica un testamento comincia ad imitare anche molto bene la scrittura di una certa persona, ma, quasi inevitabilmente, gli capita di non
avere a disposizione tutte le locuzioni necessarie per la composizione della scheda testamentaria. Si rileva spesso che le variazioni di ruolo si riscontrano nelle parole "erede universale", che l'imitatore deve inventare ex novo non avendole trovate tra la produzione grafica abituale della persona imitata. L'imitatore le deve inventare ed allora succede di tutto. In quelle parole si trova spesso una variazione del ruolo scrittorio molto sorprendente. Le fenomenologie di artificiosità a)
aspetti formali
Come rilevare le fenomenologie di artificiosità? Dal quadro di sintetica premessa fin qui fatto possiamo passare all'esame analitico, cominciando dagli aspetti formali che si concretizzano nella maniera di strutturare gli engrammi letterali. Il modo di ideare le lettere è in relazione all'evoluzione grafica del soggetto scrivente, alla sua natura specifica ed al modo di rapportarsi alle situazioni. Sicché a monte di una certa struttura grafica esiste uno specifico processo mentale ideativo ed esecutivo. Lo stesso vale per l' impaginazione dello scritto e per la sua lunghezza. Quando gli olografi sono troppo sintetici o quanto sono troppo lunghi, c'è sempre da dubitare sia degli uni che degli altri. Questi sono gli aspetti più rilevanti che devono essere osservati nell'ambito della categoria degli elementi formali. b)
aspetto lessicale
Poi vi è l'aspetto lessicale, ossia come il soggetto si esprime. Generalmente nel fare l'analisi dei tracciati grafici si tende ad omettere queste valutazioni. Non si presta particolare attenzione a come si esprime il soggetto se non nei casi in cui si è spinti a farlo per particolari necessità o per motivi specifici. Ma l'aspetto lessicale è importantissimo. È capitato il caso di un signore avente la licenza elementare che si era fatto fare un testamento da un suo cognato notaio. Il cognato glielo aveva preparato in quattro pagine e lui l'aveva integralmente ricopiato. Non era credibile, né secondo i parenti esclusi dall'eredità, né al giudizio di altre persone, che un soggetto avente il titolo di studio della sola quinta elementare potesse esprimersi in un linguaggio tecnico-giuridico così perfetto. Le capacità lessicali non erano del testatore.
c)
aspetti oggettivi
Il rapporto carta-inchiostro, che spesso sottovalutiamo, si concretizza in un dialogo avente numerose sfaccettature, attraverso le quali si possono valutare oggettivamente le molteplici particolarità riguardanti il modo in cui l'inchiostro si distribuisce sulla superficie cartacea. Nel contempo l'esame particolareggiato della carta consente di capire il tipo di resistenza all'inchiostro o di assorbimento, per meglio valutare le caratteristiche qualitative del tracciato grafico ed il rapporto esistente tra la qualità del tratto e la superficie cartacea. Ad esempio, se si scrive su una superficie cartacea molto liscia con una penna biro, si otterranno tracciati grafici male inchiostrati per effetto del cattivo attrito tra la punta scrivente della penna e la superficie cartacea. Gli effetti saranno molto diversi se con la penna biro si scrive su un foglio di carta che non oppone resistenze all'assorbimento dell'inchiostro. c) movimento Il movimento grafico concretizza sulla carta molteplici caratteristiche espressive aventi una specifica matrice soggettiva: forza, velocità, ampiezza, continuità, ordine, stile, ecc. Dal movimento e dal modo di "modularne" gli atteggiamenti espressivi derivano le molteplici particolarità che danno configurazione allo stile personalizzato. Tutte le peculiarità soggettive diventano inimitabili nella loro interazione. Lo stile è qualcosa di inimitabile. Sarà capitato a tutti di riconoscere una persona a vista, a distanza vedendola camminare molto lontano. Da cosa si identifica? Si riconosce dal portamento, dallo stile. Un imitatore può imitare una scrittura più o meno bene e ci possono es-sere anche cause favorevoli concomitanti, come quella delle similarità casuali o di natura, che concorrono a realizzare delle imitazioni ben riuscite. Lo stile, però, è qualcosa che non è facilmente imitabile. Se osserviamo bene chi è specializzato nelle imitazioni, constatiamo che esistono imitatori dotati di particolare talento, ma, per fini di comicità, finiscono per fare la caricatura del personaggio imitato, anche perché ciò fa più effetto ai fini dello spettacolo, ma non arrivano mai ad imitare perfettamente lo stile, che è fatto di una molteplicità di caratteristiche e di peculiarità espressive che non potranno essere imitate nella loro totalità.
Nell'ambito del movimento un ulteriore aspetto da valutare è la coerenza del gesto grafico. Le incoerenze diventano campanelli d'allarme che ci devono far riflettere e ci aiutano a formulare le diverse ipotesi da verificare, per determinare se trattasi di incoerenze rientranti nell'ambito di variabilità della medesima natura grafomotoria o se, invece, esse debbano essere rapportate a contraddittorietà intrinseche di una natura che si sforza di esprimersi secondo le regole di un' altra natura. La prova del falso può essere raggiunta se le incoerenze non trovano giustificazione con le cause naturali, ma rientrano nei segni oggettivi dell' artificiosità. Tra coerenza e stile esiste il legame della individualità ritmica. L'individualità ritmica diventa la personalizzazione del comportamento grafico in tutte le componenti espressive, con le costanti che si ripetono, con le modalità soggettive di variare le ampiezze, la velocità e la pressione nel continuo giuoco di interdipendenza e di compensazioni. L'omissione più grave del perito è quella di non saper valutare l'individualità ritmica di una scrittura e di giudicarla non secondo l'ambito di variabilità naturale che essa propone, ma con la pretesa che il soggetto in esame non possa mai immettere certe variazioni nel suo grafismo. Questo errore nascerebbe dall'incompetenza nel pretendere che il soggetto in esame debba scrivere come il perito si aspetta che scriva e non come il soggetto realmente sa scrivere con tutte le possibili variazioni. Anche la coerenza deve essere sempre vista nell'ambito della variabilità grafica naturale del soggetto. Nella valutazione delle qualità del movimento rientra anche la contestualità. È noto che a volte si trovano scritture testamentarie realizzate in momenti diversi, con mezzi scrittori differenti e con le variazioni grafiche rapportabili alle diverse condizioni oggettive (tipo di carta, tipo di penna, piano di appoggio, ecc.) e soggettive (stato psicofisico, emotività, posizione, ecc.) esistenti nei momenti di esecuzione delle grafie. La semplice variazione del colore dell'inchiostro non autorizza il perito a parlare di artificiosità, se essa rientra nel contesto della individualità ritmica. Il testatore potrebbe aver realizzato l'olografo in tempi diversi ed utilizzando penne aventi inchiostri differenti. Non esiste alcuna norma giuridica che obbliga il testatore a vergare la grafia testamentaria con un solo tipo di inchiostro ed in
un unico momento ideativo ed esecutivo. Nel disporre dei propri beni il testatore può avere delle pause di riflessione che lo portano a sospendere l'esecuzione dell'olografo an-che per diversi giorni. È chiaro che, nella ripresa, saranno presenti le condizioni soggettive ed oggettive del momento e non quelle che esistevano in passato. La non contestualità è indice di artificiosità quando si accompagna ad evidenti variazioni di stile e di ruolo. La naturalezza della scrittura è un altro aspetto che deve emergere dal movimento scrittorio. Essa deve consistere nella espressione genuina della natura temperamentale del soggetto, anche se è difficile che una scrittura rifletta la natura genuina dello scrivente senza alcun condizionamento, sia per gli accomodamenti derivanti dalla esperienza di vita, sia per i molteplici effetti conseguenti alla necessità di chiarezza e ad altre concause possibili. Facilmente la scrittura finisce per subire gli accomodamenti espressivi che camuffano parzialmente la vera natura del soggetto scrivente. Con la grafologia morettiana è possibile risalire alla natura dello scrivente attraverso quei segni grafologici che sono legati alla specifica costituzione biotipologia ed alla formula temperamentale del soggetto. Energia scrittoria Un'altra categoria importante è quella della energia scrittoria. Qui il discorso diventa ancora più profondo. L'intensità pressoria troppo spesso viene valutata in assoluto, dimenticando gli aspetti di qualità e gli aspetti che sono legati alla formula grafica individuale, che si viene a determinare mettendo in relazione l'intensità della pressione con le ampiezze e con la velocità. Tra queste dimensioni dinamiche della scrittura si crea un travaso di energia: i valori di intensità non li troveremo mai allo stesso modo in tutto lo scritto in esame, perché sono distribuiti con continue oscillazioni e compensazioni in relazione a ciò che hanno ceduto alle ampiezze ed alla velocità, oppure in relazione a ciò che hanno preso da esse. Il ritmo scrittorio individua-le prende consistenza attraverso queste continue oscillazioni dinamiche. Quando tali variazioni contrastano con quella che è la formula grafica individuale si è di fronte a fenomenologie di probabile o di sicura artificiosità. Rapporto energia-velocità
Con la valutazione del rapporto che si instaura tra energia scrittoria e velocità di esecuzione del movimento si entra nell'analisi delle componenti squisitamente qualitative. Nelle fenomenologie grafiche da invecchiamento, quando si tratta di testamento olografo, il rapporto tra il valore intensivo della pressione e la velocità di esecuzione dei tratti grafici genera un linguaggio ricco di particolarità espressive. Dall'analisi qualitativa di questo rapporto si capisce se ci si trova nel contesto di una naturalezza dell'espressione o se, invece, esiste l'artificiosità grafica. Ad esempio, un morbo di Parkinson conclamato determina una modalità sua specifica che tende a ridurre e ad interrompere le ampiezze, tanto che il movimento diventa a piccole scosse. Se trovassimo una fenomenologia simile a quella del morbo di Parkinson, ma accompagnata da intensità pressorie continue ed incompatibili con le fenomenologie parkinsoniane, è molto probabile che la grafia sia stata imitata. Rapporto energia-ampiezze dei tratti Un'altra componente qualitativa importante è quella che deriva dalla valutazione delle caratteristiche che si instaurano tra l'energia (forza pressoria), la lunghezza dei tratti grafici e le sfumature degli stessi. Le ampiezze dei tratti, per essere genuine, devono essere sostenute dal giusto potenziale di energia, per cui si stabilisce un rapporto dinamico e ritmico specifico tra il valore della spinta pressoria e la lunghezza del tracciato grafico. Per rimanere nell'esempio della grafia di soggetto affetto da morbo di Parkinson, le lunghezze dei tratti sono sofferte, perché manca l'integrità della spinta pressoria, per cui la presenza di tracciati grafici integri rivelerebbe una condizione funzionale non compatibile con quella del soggetto affetto da morbo di Parkinson. Questo discorso vale, in particolare, per le sfumature pressorie. Nelle composizioni grafiche imitate è assai difficile che le sfumature siano genuine. Anche ammesso che possa esistere qualche sfumatura pressoria ben liberata, ci saranno tanti altri punti nei quali le sfumature si interrompono, rivelando i punti di sosta. Saranno presenti caratteristiche espressive idonee a far capire che le sequenze del movimento non si liberano con naturalezza. Ciò è valido sia nei casi in cui il soggetto sia molto allenato a scrivere, sia che si tratti di persona poco evoluta sul piano grafomotorio. I fenomeni di natura
artificiosa, quando sono presenti, non hanno nulla a che vedere con il livello di cultura del soggetto. Nella valutazione di questo rapporto dinamico (energia-ampiezze) si apprezzano le tante modalità di esecuzione del movimento, specialmente per quanto concerne i requisiti di continuità. Non è il semplice stacco grafico ma lo stacco grafico nascosto, dove è stata effettuata la lunga sosta e da dove si riparte in maniera giustapposta (falsi legamenti), a rivelare l'artificiosità. Infatti il falsario deve far scomparire quella sosta artificiosa e deve far apparire la scrittura spontanea e naturale (quindi continua). Nell'ambito di questo rapporto si apprezza bene la modalità di distribuzione della pressione. Sappiamo tutti che la pressione non ha valore identificatorio solo nelle componenti intensive, che potrebbero essere comuni a più persone, ma nella maniera soggettiva con la quale l'energia scrittoria si distribuisce lungo i singoli tratti grafici. I punti in cui la pressione si ingrossa ed i punti in cui si assottiglia non potranno mai essere identici, diversamente la mano sarebbe una stampante. Prendono consistenza le modalità soggettive di distribuzione della pressione lungo i singoli tratti grafici, che diventano fortemente identificatorie ed inimitabili negli stessi valori, perché derivano dalle interazioni neuromuscolari squisitamente individuali. Si valutano: le regolarità e le irregolarità pressorie, i sobbalzi e le ischemie pressorie, le deviazioni, le scosse, i tremori, le patologie. Qualità del tratto La qualità del tratto deriva dalle modalità soggettive con le quali vengono modulate le tre dimensioni dinamiche della scrittura (intensità, velocità, ampiezze) e dalle altre fenomenologie che si sono inserite nel processo di invecchiamento. Le componenti qualitative emergenti sono ricche di implicazioni personalizzanti, se si usano chiavi di lettura psico-neurofisiologiche e grafologiche che sono alla base dell'analisi e della interpretazione del movimento scrittorio. I livelli di indurimento dei tratti, i valori di secchezza e di anelasticità, gli stiramenti e le contrazioni, le instabili-tà, le frammentarietà, gli indici di destrutturazione e le tante altre particolarità che accompagnano il tracciato grafico definiscono gli aspetti qualitativi dei tratti grafici.
Alcuni esempi La prima grafia presentata rivela il tremore specifico del morbo di Parkinson in fase molto avanzata. Se non si conoscessero bene le fenomenologie che derivano da questo tipo di patologia, si potrebbe essere indotti ad alimentare dubbi circa la genuinitĂ e l'autografia.
Esempio di grafia di soggetto di anni 79 affetto da morbo di Parkinson
Nel secondo esempio si riproduce parzialmente la scrittura testamentaria di uno stesso oggetto, realizzata in due tempi a distanza di qualche anno: si noti come la seconda grafia risenta delle fenomenologie dell'invecchiamento (indurimento e segmentazione dei tratti, instabilità pressoria, forzatura degli stiramenti) concretizzatesi successivamente.
Esempio di grafia testamentaria di uno stesso soggetto La scrittura della prima parte della scheda testamentaria è ben diversa esteriormente dalla scrittura della seconda parte. Se non si valutano le fenomenologie d'invecchiamento che sono subentrate tra la prima e la seconda grafia, quest'ultima potrebbe essere interpretata come composizione artificiosa. Il confronto con la grafia della de cuius coeva a quella della seconda parte della scheda testamentaria conferma l'autografia. Per questo testamento il notaio, prima di pubblicarlo, ha chiesto il parere di un perito grafologo. Nel terzo esempio è riportata una grafia testamentaria riferita ad una persona di 78 anni. Basterebbe rendersi conto che la scrittura è più riferibile ad una
persona giovane che ad un soggetto in età avanzata, per capire che essa non può essere autografa. Osservando alcuni segni innaturali e rilevando le contraddittorietà interne che essa rivela i dubbi di artificiosità prendono specifica consistenza.
Esempio di grafia testamentaria artificiosa (riproduzione parziale) Per meglio apprezzare queste fenomenologie si propone qualche ingrandimento, in contemporaneo confronto con particolari provenienti dalle scritture di comparazione della persona alla quale si pretende di attribuire la grafia testamentaria.
Particolari a confronto. Ecco i segni chiari di artificiosità, che non si giustificano assolutamente con l'ambito di variabilità del grafismo, il quale presuppone sempre la coerenza
ritmica. Altra fenomenologia artificiosa, sempre di questo stesso testamento, è l'eccessivo ristagno pressorio dei tratti. Quando l'imitatore teme di andare nella direzione sbagliata deve fare una sosta, poi deve ripartire: ecco il bottone di sosta. La capacità di tenuta e di controllo del gesto fanno capire chiaramente che nella persona scrivente è presente l'integrità nel tono neuro-muscolare, quindi non può essere una persona che si trova in condizioni di invecchiamento. Nell'esempio successivo si può notare un caso di ostentazione e di forzatura di alcuni parametri grafici.
Riproduzione parziale di grafia testamentaria apocrifa Nelle componenti formali si rilevano esagerate forzature delle ampiezze. Nel movimento formativo c'è l'incoerenza che si determina dal conflitto tra le spinte esagerate (che vorrebbero apparire come indici di sicurezza) e le soste (che rivelano l'effettiva lentezza di composizione). Quindi il gesto è innaturale. Nell'energia scrittoria si rileva un valore di intensità sbilanciato nella forzatura delle ampiezze. Il rapporto energia/velocità è contraddittorio ed aritmico. Il rapporto energia/ampiezze è parimenti contraddittorio perché, come detto prima, alla ostentazione delle spinte si contrappongono le soste anomale. La
qualità del tratto rivela chiaramente gli stiramenti aritmici ed innaturali. È chiaro che nella scrittura del de cuius erano presenti elementi di ampiezza che l'imitatore non è riuscito a riprodurre perché estranei al suo modo di scrivere. L'esempio seguente è un caso insidioso che sarebbe rapportabile alla grafia di una persona avente poca dimestichezza con l'uso della penna, a livello di 4a-5a elementare.
Riproduzione parziale di grafia testamentaria apocrifa Si direbbe veritiero lo stile rapportato all'età ed al livello cultura-le. Però ci sono segni di vera anomalia consistenti nelle false continuità e nelle numerose giustapposizioni aritmiche. Tra l'altro, il modo di porre questi segni di anomalia riflette una capacità grafica di gran lunga superiore a quella di un soggetto di 4a elementare. Alberto Bravo