INVECCHIAMENTO CEREBRALE L’invecchiamento cerebrale L’invecchiamento cerebrale comporta fisiologiche e graduali modificazioni strutturali e funzionali, cui il cervello va incontro con il passare del tempo. Durante l’invecchiamento cerebrale si verifica una riduzione del volume e del numero delle cellule nervose, della morfologia e del numero delle sinapsi. È stato calcolato che a partire dai 30 anni le cellule nervose cominciano a morire. Dopo i 70 anni si possono perdere anche 100.000 neuroni al giorno. La perdita cellulare è notevole in alcune regioni della corteccia cerebrale come il giro temporale superiore (50%) e il polo temporale (dal 10 al 25%) e nell’ippocampo (dal 10 al 60%). La regione che più risente degli effetti dell’età è il giro dentato, cruciale per la formazione della memoria e una delle riserve più importanti di precursori neuronali durante la vita adulta. Alcuni nuclei del tronco encefalico e dell’ipotalamo sembrano invece rimanere indenni. La sostanza bianca (soprattutto nella regione prefrontale e nella porzione anteriore del corpo calloso) si riduce di volume e si assottiglia anche la guaina mielinica, una componente della fibra nervosa che svolge un ruolo essenziale nelle funzioni cerebrali, in quanto accelera la velocità di propagazione dell’impulso nervoso. La degenerazione della sostanza bianca potrebbe disconnettere il circuito che collega la corteccia prefrontale, l’ippocampo e lo striato, importante per la memoria e il movimento. Una delle conseguenze di questo depauperamento è la riduzione di circa il 10% della massa dell’encefalo. Tale atrofia cerebrale si traduce, nelle immagini di visualizzazione encefalica, in un aumento delle dimensioni dei ventricoli e degli spazi subaracnoidei.
Perché il cervello invecchia? Esistono varie ipotesi sulle cause e sulle modalità dell’invecchiamento cerebrale. L’associazione tra mutazioni ereditarie dei geni coinvolti nella riparazione del DNA e malattie caratterizzate da rapido e prematuro invecchiamento di tutti gli organi ha fatto ipotizzare che l’invecchiamento sia legato all’accumulo nel tempo di alterazioni non adeguatamente riparate delle
macromolecole depositarie dell’informazione genetica. Un’altra ipotesi prevede un programma geneticamente determinato per la senescenza. Questa teoria, basata sull’osservazione che ogni specie animale ha una durata massima della vita, che è fissa, contempla l’esistenza di un orologio – responsabile dell’integrazione delle funzioni endocrina, nervosa e immunitaria – che determina tale durata. Entrambe le ipotesi predicono che la cellula non sia più in grado di tradurre correttamente l’informazione genetica; ciò provocherebbe la soppressione dei geni coinvolti nel traffico intracellulare, nella funzione sinaptica e in quella mitocondriale. Il progressivo malfunzionamento dei mitocondri condurrebbe a compromissione del sistema nervoso, provocando loro sofferenza e morte delle cellule nervose.
Conseguenze cliniche. Le conseguenze cliniche delle modificazioni sono difficilmente valutabili. Le qualità intellettuali possono restare inalterate: alcuni personaggi storici sono stati in grado di esprimersi ai più alti livelli nella tarda età. Tuttavia, molti anziani presentano una riduzione nella rapidità e abilità durante l’esecuzione dei movimenti, soprattutto fini e complessi. Dal punto di vista cognitivo l’invecchiamento cerebrale comporta un rallentamento nei processi di apprendimento e una riduzione nella velocità di elaborare le informazioni. Indagini di imaging funzionale cerebrale mostrano come queste modificazioni siano riconducibili a un’alterata attivazione della corteccia prefrontale e dell’ippocampo. Queste alterazioni morfologiche non comportano inevitabilmente limitazioni funzionali, perché il cervello dell’anziano può utilizzare anche parti dell’emisfero non dominante. Tuttavia, questo meccanismo compensatorio non è presente nei pazienti con morbo di Alzheimer.
Il cervello e l'invecchiamento cerebrale Il cervello è costituito da un chilo e mezzo circa di "confusa sostanza racchiusa in una cavità oscura e tiepida", una massa grigio-rosa, umida ed elastica al tatto, delle dimensioni di un pompelmo. Un liquido ammortizzatore lo protegge dai colpi, dai bruschi scuotimenti e da altri urti. E' avvolto da tre membrane, di cui l'esterna è la più spessa e resistente, ed è comodamente adagiato nella sua culla ossea. Al microscopio, una singola cellula cerebrale con le sue fibre somiglia un po’ alla chioma di un albero. Da ogni ramo nascono rami più piccoli e da ciascuno di essi si diparte una successione di ramoscelli sempre più minuti, fino ai delicati filamenti. Il cervello contiene circa 13 miliardi di cellule come queste, più di quattro volte il numero complessivo degli abitanti della Terra! Il cervello è principalmente formato da due tipi di cellule: cellule gliali e cellule nervose o neuroni. In complesso contiene circa 100 miliardi di neuroni. Le cellule formano ammassi di fibre aggrovigliate, in un intrico che qualcuno ha definito la giungla cerebrale. Il cervello è in costante comunicazione con tutte la parti del corpo : risulta essere la centrale della più complessa rete di comunicazioni mai escogitata. Le sue attività sono il risultato delle attività combinate e coordinate di miliardi di cellule nervose. In linea generale il funzionamento del cervello si può suddividere in tre fasi: 1. riceve i messaggi dagli organi di senso, 2. valuta questi messaggi sulla base delle precedenti esperienze degli avvenimenti in corso e dei piani futuri, 3. sceglie ed emette gli opportuni messaggi diretti alla periferia per un'azione o per una serie di azioni. Benché i suoi circuiti siano meno attivi durante il sonno, anche allora è impegnato in vari compiti : mantenere in funzione il cuore e i polmoni, sognare, restare in ascolto anche se con vigilanza un po’ ridotta. Il cervello si distende, ma finché è vivo non ha riposo.
Gli informatori del cervello sono gli organi del senso, sentinelle dislocate nei punti strategici di tutto il corpo. Affondate nella pelle ci sono da tre a quattro milioni di strutture sensibili al dolore, mezzo milione di ricettori del tatto e della pressione, più di 200.000 ricettori della temperatura. Questi minuscoli organi, oltre agli orecchi, agli occhi, al naso e alla lingua, sono alcune delle nostre finestre aperte sul mondo esterno. I dati sullo stato delle cose all'interno del corpo provengono da altri organi sensitivi che danno origine a sensazioni di tensione muscolare, di fame, di sete, di nausea. Pur costituendo solo il 2-3-% del nostro peso corporeo, il tessuto cerebrale consuma oltre il 20% dell'ossigeno che respiriamo. Sulla corteccia del cervello, nella parte posteriore della testa, ci sono i centri visivi. Altre fibre sensorie fanno capo ai centri olfattivi della corteccia, profondamente affondati nelle pareti della scissura tra gli emisferi cerebrali. Il cervello interviene di continuo a regolare e modificare la tensione dei vari muscoli per consentirci di mantenere l'equilibrio e l'assetto del corpo. La mano, lavorando sotto la direzione del cervello, è capace di una infinità di difficili manipolazioni. Un valente pianista muove le dita sulla tastiera con prodigiosa velocità ricavandone suoni perfetti così come un bravo operatore di computer scrive un testo sulla tastiera. Un chirurgo famoso si divertiva a mettere un pezzo di filo di seta in una scatola di fiammiferi svedesi e poi nello spazio limitato della scatola aperta a metà, come se nulla fosse, faceva col filo i più complicati nodi chirurgici, servendosi soltanto del pollice, dell'indice e del medio della mano sinistra. Ogni serie di movimenti coordinati, sia quelli appena descritti che richiedono elevatissima abilità, sia quelli normali come il camminare o il guidare un'automobile, si basano sui poteri d'integrazione del sistema nervoso.
I nostri accomodamenti non sono mai perfetti. Le cose sono troppo complicate e incerte perché essi lo siano. Tuttavia non desistiamo né possiamo desistere dal tentare. E il cervello coordina i nostri sforzi incessanti.
La memoria Il sistema nervoso dell'uomo contiene ciò che è in sostanza una pila a umido, che genera una corrente elettrica di circa un decimo di volt, pressappoco un ventesimo di quella di una lampadina a pila. La corrente elettrica ha origine da due sostanze chimiche dell'organismo, il sodio e il potassio, che agiscono sui tessuti nervosi immersi in un liquido composto principalmente di acqua. Grazie alla sua incredibile capacità di stabilire in una frazione di secondo migliaia di circuiti di risonanza, ciascuno dei quali rappresenta un ricordo oppure un'idea, il cervello può riunire in un unico grande circuito tutti i dati necessari a formulare un pensiero e a prendere una decisione. Molti scienziati sono d'opinione che ogni nostra esperienza sia registrata e conservata da tali circuiti elettrici, comprese milioni di esperienze che ci sembra di avere del tutto dimenticato. Gli psichiatri hanno scoperto che è possibile che una persona possa ricordare uno dopo l'altro episodi dell'infanzia sepolti nell'oblio. Comunque sia, il numero di ricordi che si possono immagazzinare è di gran lunga superiore al numero totale delle cellule cerebrali. La mente di un bambino ad esempio è come una spugna che immagazzina informazioni, che elabora dati, che costruisce centinaia di nuovi contatti sinaptici; in soli pochi mesi, da essere del tutto dipendente dalla madre, il bimbo di trasforma in un individuo autonomo, capace già di farsi comprendere e comprendere : sono gli stimoli che sviluppano la già fervida intelligenza di un bambino. Oggi si sa che il nostro cervello continua a creare nuovi neuroni fino a 70 anni. Perciò la nostra memoria può definirsi un forziere la cui ampiezza e la cui robustezza superano ogni umana comprensione.
In molti punti del sistema nervoso esistono minuscole interruzioni dette sinapsi che arrestano milioni di segnali di scarsa importanza, come per esempio la variazione di un grado nella temperatura. Gli stati ansiosi, l'ira irrefrenabile e le altre condizioni mentali in cui non si ragiona derivano probabilmente da circuiti elettrici che diventano incontrollabili appunto dalla ragione. Il pazzo che si crede Napoleone è in grado di adoperare i circuiti che contengono il nome di Napoleone e il fatto che egli fu un generale, ma non sa più collegare tali circuiti con quelli che dovrebbero dirgli che Napoleone è stato un altro individuo morto da tempo.
Corpo e mente Presumibilmente le persone altamente dotate hanno un'innata capacità di coordinare in modo particolarmente felice i loro circuiti elettrici. Più s'impara, più s'arricchisce la riserva di ricordi a cui è possibile attingere; più si esercita la funzione di combinare fra loro centinaia di circuiti per formarne altri di maggiori dimensioni, più facile diventa tale funzione e più estesi diventano tali circuiti. Il cervello domina il nostro corpo. E' un compagno di vita interessantissimo perché non resta lo stesso nello svolgersi dei minuti, delle ore, dei giorni. Il cervello tiene su il corpo, invia ordini e riceve messaggi; osserva e impara, sempre. La mente immagazzina dati ed emozioni, è la forma più bella e completa di evoluzione che sia dato di conoscere; è capace di veri e propri miracoli, contrasta le menomazioni che conseguono a incidenti e malattie e riesce ad influenzare il destino anche contro i normali meccanismi degli organi che consideriamo vitali come fegato, cuore, polmoni. Sa modificare il carattere della persona, creare e distruggere abitudini, preferenze, passioni, regalare il desiderio e il piacere. Si innamora, prefigura scenari e storie, dà origine all'idea per ogni opera d'arte. E' curiosa, e questo è forse il suo merito maggiore.
Decadimento del cervello Esercitare il cervello rallenta la demenza. I disturbi dell'età senile possono iniziare tra i 50 e i 60 anni. Possono aumentare irritabilità, instabilità dell'umore, reazioni spropositate a stimoli ambientali di lieve entità e diminuire memoria, capacità di concentrazione. Un cliché della neurologia è che il cervello umano invecchiando perde circa un milione di neuroni ogni anno. Ma sembra che le capacità intellettive non declinino con gli anni, infatti grazie alla plasticità neuronale, il cervello compensa questa perdita producendo nuove connessioni tra i neuroni. Una scoperta afferma che gli anziani, rimanendo mentalmente attivi, possono sviluppare costantemente nuove connessioni. Ovvero il cervello si sviluppa tutta la vita, purché sia tenuto sempre attivo e stimolato. Le doti che si avevano da giovani possono conservarsi e anzi, nuove doti possono manifestarsi col tempo. Alcune situazioni possono accelerare l'invecchiamento del cervello, ad esempio interrompere ogni attività una volta andati in pensione, oppure quando un coniuge muore. Il cervello più lavora e meglio si mantiene in salute. Il cervello in attività si mantiene giovane, efficiente e la persona resta legata alla collettività, senza isolarsi. Uno studio realizzato dall'Istituto di geriatria dell'Università di Montreal (Canada) ha mostrato che da vecchi si diventa saggi, ovvero il cervello umano migliora, ovvero funziona in maniera più efficiente, dopo i 55 anni. Questo studio mostra che le risorse intellettuali di cui disponiamo vengono utilizzate in modo molto diverso in base all'età. In particolare si è visto che i giovani attivano immediatamente certe aree cerebrali e sono più rapidi nel trovare le soluzioni, mentre gli anziani, anche se subiscono una diminuzione volumetrica della materia grigia, prendono tempo e attivano il cervello solo dopo averci ragionato un po’. E' necessario costringere il cervello a lavorare se lo si vuole mantenere in salute. Se non si allena con costanza, il cervello corre in rischio di atrofizzarsi ma recentemente vi è stata la scoperta di una possibile rigenerazione dei
neuroni, grazie a uno studio di due neurobiologi di Princeton, E. Gould e C. Gross : i due scienziati hanno scoperto che un flusso di nuove cellule ancora indifferenziate (staminali), migra quotidianamente da una zona al centro del cervello, i ventricoli cerebrali, e si dirige, con un viaggio che dura alcuni giorni, verso l'area più esterna del cervello, la corteccia cerebrale; nel corso del viaggio i neuroni maturano e, una volta giunti nella corteccia, creano nuove connessioni con le altre cellule del cervello il quale cresce e si modifica giorno dopo giorno, anziché rimanere con i medesimi neuroni per tutta la fase adulta della vita.
Affaticamento mentale Le funzioni del cervello non sono di carattere muscolare, bensì elettrochimico. Dopo lunghe ore di lavoro mentale, quando il cervello sembra affaticato, la stanchezza è quasi certamente localizzata in altre parti del corpo : negli occhi, nei muscoli del collo e del dorso, etc. Spesso ciò che sembra stanchezza mentale è soltanto noia. La capacità del cervello è quasi inesauribile. Neanche l'uomo più sapiente che sia mai vissuto si è mai avvicinato lontanamente all'utilizzazione totale della sua meravigliosa riserva mentale. Probabilmente l'uomo medio utilizza soltanto il 10 o il 15 per cento del proprio potere mentale. Il numero delle cellule cerebrali d'un individuo di media intelligenza è tale che se egli le utilizzasse integralmente, supererebbe di gran lunga, per quanto riguarda la memoria, la capacità del più grande genio della storia. Lo stesso individuo che pazientemente accumulasse nozioni e abilità pratiche un anno dopo l'altro, sarebbe superiore a un altro, che pur dotato di vivissima intelligenza naturale, rifiutasse di studiare. Alcuni dei più eminenti uomini della storia non avevano facoltà intellettuali di gran lunga superiori alla media. Ciò che possedevano in alto grado era la forza di carattere e un'inesauribile perseveranza nell'inseguire lo scopo che si erano prefissi. L'età non impedisce necessariamente di imparare. Uno dei più comuni concetti errati sul cervello è che quando invecchiamo quest'organo subisca alterazioni che rendono difficile ogni ulteriore tentativo di
studio. Ciò è vero, ma in misura talmente piccola che nella maggior parte dei casi non ha importanza pratica. L'apprendimento è legato alla facoltà di creare nel cervello nuovi circuiti elettrici "risonanti", e finché tale facoltà sussiste, si può continuare ad arricchirsi di nuove nozioni perfino a 90 anni. La scienza non vede ragione perché una persona media non possa continuare ad imparare, con almeno l'85 o il 90 per cento di profitto, fino alla settantina e oltre. Ritenendo erroneamente di essere troppo vecchi per imparare, sono molti gli anziani che si privano della possibilità di interessanti esperienze intellettuali. Il potere mentale aumenta con l'esercizio. Come il sistema muscolare dell'organismo, anche il cervello tende ad atrofizzarsi con l'inerzia e a migliorare con l'esercizio. Man mano che il cervello matura, le fibre nervose si rivestono d'una sostanza grassa detta mielina e non funzionano appieno finché ciò non è avvenuto. Un neonato è ancora privo quasi del tutto di mielina, e questo è uno dei motivi per cui non riusciamo a ricordare molto di ciò che è avvenuto prima dei 2 o 3 anni d'età. Molti fisiologi ritengono che l'esercizio intenso di qualsiasi parte del cervello favorisca lo sviluppo di nuova mielina. Più si ragiona più è facile continuare a ragionare. E' stato studiato ad esempio che il tempo necessario per imparare qualsiasi cosa a memoria possa essere ridotto di due terzi con l'esercizio. Così come la volontà: ogni volta che la esercitiamo per costringerci a fare qualcosa di sgradevole, ci facilitiamo il compito per la volta successiva. Il cervello è davvero qualcosa di stupefacente, basterebbe citare soltanto l'inconscio, che sta al di sotto della memoria recuperabile ed è migliaia di volte più ampio di questa. L'inconscio racchiude molti milioni di esperienze passate che, per quanto ne sa la nostra mente cosciente, sono perdute per sempre. Ma innumerevoli sono le persone che si sono accorte di poter "parlare" utilmente con il loro inconscio. Ad esempio alcuni riescono a comandare a sé stessi di svegliarsi la mattina ad una data ora.
Il cervello è costituito (volendo molto esemplificare) da tre parti : la superiore, la mediana e l'inferiore. La sezione inferiore è quella in cui si svolgono le funzioni automatiche del cervello, come ad esempio quella di far lavorare il cuore. Il cervello mediano partecipa a queste funzioni ma serve anche da ponte per trasmettere messaggi al cervello superiore o corteccia cerebrale. Questa parte superiore del cervello è la caratteristica che differenzia più nettamente l'uomo dagli animali. I primi organismi vivente apparsi sulla terra non avevano che un rudimento di cervello superiore; più l'evoluzione procede più aumenta la proporzione : il che spiega perché il cervello superiore sia chiamato cervello "nuovo" o “neocerebello”. Mentre il cervello nuovo si andava sviluppando, abbiamo conservato naturalmente tutte le caratteristiche del vecchio. Se fossero stimolate zone all'interno del cranio, morderemmo e graffieremmo come bestie. In una certa misura il vecchio cervello rappresenta il nostro essere animali, mentre il nuovo è la sede di concetti astratti complessi. Una profonda emozione che si scateni nel vecchio cervello può interrompere nel nuovo i circuiti che rappresentano la ragione e la previdenza: l'uomo che preso da improvviso furore commette un delitto sa con il nuovo cervello che molto probabilmente verrà arrestato e condannato, ma non ci pensa finché il suo furore non si sia placato. S'intende che non dobbiamo cercare di vivere di solo intelletto o respingere le importanti e giuste esigenze del vecchio cervello. Se ricacciamo nell'inconscio un impulso emotivo accettabile, non otteniamo altro risultato che quello di farvelo covare, represso ma sempre latente. Dobbiamo insomma cercare di mantenere nelle debite proporzioni reciproche il cervello vecchio e il cervello nuovo, ricordando che se l'uno conquista un sopravvento troppo dispotico sull'altro, l'uomo non può assolvere a dovere il proprio destino. Alcune attività come ad esempio la poesia, filosofia, la musica si possono rivelare delle vere e proprie "vitamine" per il cervello.
Un cervello vitale mantiene efficiente l'intero organismo. Quando il processo arteriosclerotico rende dure le arterie cerebrali, la circolazione è compromessa, arriva minore ossigeno e quindi minore energia vitale. E' molto meglio prevenire l'indurimento delle arterie piuttosto che cercare di rimediare dopo. L'acido gamma-beta-ossi-butirrico si trova naturalmente nel cervello sano in alte concentrazioni. Può migliorare situazione già avviate o prevenire peggioramenti. Esso nutre le cellule cerebrali indipendentemente dal flusso sanguigno locale. Può aiutare a superare tutti i molteplici disturbi che evidenziano il precoce invecchiamento cerebrale, come ronzii, mosche volanti davanti agli occhi, disturbi della memoria, irascibilità. Il cervello di un uomo consuma circa 0,25 kcal al minuto, il 20% di tutta l'energia prodotta dal corpo. Questa energia viene assorbita tramite il glucosio: ne occorrono circa 100-120 g al giorno. Ecco perché anche un lieve calo della glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue) può diminuire la capacità di concentrazione, provocare vertigini, disturbi della vista, etc. In tali casi è utile ingerire carboidrati complessi come ad esempio pasta, pane, etc. oppure zuccheri semplici come miele, saccarosio, marmellata, etc. ma a dosi contenute, infatti una quantità troppo elevata produce solitamente l'effetto opposto, ovvero quello di diminuire bruscamente la glicemia stessa. La creatina può aumentare la velocità di calcolo, infatti aumenta la quantità di energia che serve al cervello per eseguire calcoli matematici. Secondo alcune ricerche, masticando gomme antifumo da 2mg assorbiamo la nicotina che può migliorare la concentrazione svegliando le sinapsi elettriche e quindi aiutando a focalizzare l'attenzione. Gli omega-3 posso aiutare a mantenere giovani i neuroni, favorendo gli scambi di informazioni tra neuroni. La colina (contenuta nel rosso d'uovo) aumenta le riserve di acetilcolina, composto chimico che aiuta la trasmissione degli impulsi nervosi. Sotto stress questa trasmissione può essere compromessa, causando vuoti di memoria. La caffeina può dare una sferzata alla memoria stimolando l'attività del lobo frontale, l'area del cervello per i ricordi.
Deterioramento cognitivo lieve Il deterioramento cognitivo lieve, conosciuto anche con l'acronimo MCI (dall'inglese: mild cognitive impairment), noto anche come demenza incipiente, oppure deterioramento isolato della memoria è una diagnosi che viene fatta agli individui che hanno deficit cognitivi che sono maggiori rispetto a quelli che statisticamente si possono aspettare per la loro età e istruzione, ma che non interferiscono significativamente con le loro attività giornaliere. Lo si considera come la frontiera o stato di transizione tra l'invecchiamento normale e la demenza. Anche se la MCI si può presentare con una grande varietà di sintomi, quando la perdita di memoria diventa il sintomo predominante spesso la si definisce "MCI amnestica" e viene vista frequentemente come un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer. Alcune ricerche suggeriscono che questi individui tendano a progredire verso una probabile malattia di Alzheimer con un tasso di circa il 10% al 15% per anno. Inoltre, quando i pazienti hanno deficit in altre funzioni mentali oltre alla memoria, il disturbo viene classificato come MCI non-amnestico a singolo o multiplo dominio e si crede che questi individui possano andare incontro più frequentemente alla conversione in altre forme di demenza (ad es. demenza a corpi di Lewy).
Diagnosi La diagnosi di MCI richiede un giudizio clinico molto ponderato e di questo giudizio clinico complessivo formano parte l'osservazione clinica, il neuroimaging, test ematici (misurazione del ferro, della glicemia, delle vitamine B12, folati, ecc.) e prove neuropsicologiche che sono le migliori procedure per escludere una diagnosi alternativa. Una valutazione complessiva simile la si esegue anche per diagnosticare la malattia di Alzheimer. La diagnosi di deterioramento cognitivo lieve si esegue quando:
Esiste evidenza di un consistente deficit di memoria
Le funzioni cognitive generali e le abilità funzionali sono preservate
Non si può far diagnosi di qualche altro tipo di demenza (Arteriosclerotica, Korsakoff, Wernikcke)
Neuropatologia Esiste una crescente evidenza che suggerisce che anche se i pazienti amnesici con MCI possono non soddisfare i criteri neuropatologici per la malattia di Alzheimer, i pazienti potrebbero trovarsi in uno stato di transizione di una malattia di Alzheimer in evoluzione; i pazienti in questo stato di transizione ipotetico presentavano placche diffuse di amiloide nella neocorteccia e frequenti ammassi neurofibrillari nel lobo temporale mediale. Si hanno crescenti dimostrazioni di come la risonanza magnetica possa osservare il deterioramento cerebrale, includendo la perdita progressiva di materia grigia nel cervello, dal "mild cognitive impairment" fino alla malattia di Alzheimer conclamata. Una tecnica nota come la PET con l'aggiunta di mezzo di contrasto viene utilizzata per mostrare i siti e le forme dei depositi di beta-amiloide nel soggetto vivente utilizzando un marker radioattivo, il carbonio-11 che si lega selettivamente a questo tipo di depositi. Queste tecniche possono aiutare grandemente nell'assistenza alla ricerca clinica per ottenere e perfezionare nuove terapie.
INDICE
L’invecchiamento cerebrale ..................................................................... 1 PerchÊ il cervello invecchia? ......................................................................................................................... 1 Conseguenze cliniche. .................................................................................................................................. 2
Il cervello e l'invecchiamento cerebrale ..................................................... 3 La memoria .......................................................................................... 5 Corpo e mente ...................................................................................... 6 Decadimento del cervello ........................................................................ 7 Affaticamento mentale ............................................................................ 8 Deterioramento cognitivo lieve............................................................... 12 Diagnosi ...................................................................................................................................................... 12 Neuropatologia .......................................................................................................................................... 13
INDICE............................................................................................... 14