Corso online: I segreti del videomaking per tutti - Manuale completo

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Corso online: “i segreti del videomaking per tutti�

Crea il tuo video come un vero regista


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INTRODUZIONE In questo corso troverai i segreti per realizzare un video coinvolgente con qualsiasi dispositivo e con qualsiasi programma di video editing. Questo corso è destinato a chi si diverte a realizzare video in varie occasioni: feste, gite, situazioni interessanti, eventi, vacanze eccetera. Non importa con quale strumento fai le riprese né con quale programma modifichi il video. Quello che è decisivo è conoscere e usare le tecniche e le strategie della comunicazione audiovisiva. Al giorno d’oggi, chiunque può fare un video. Basta un cellulare. Premi un tasto, e via. Molti caricano direttamente il video su youtube. Youtube stesso permette poi di fare modifiche e miglioramenti. Altri usano programmi gratuiti di video editing, come Movie Maker o iMovie. Le librerie e il web sono piene di corsi su come fare un video. Due sono le condizioni comuni e apparentemente necessarie: un’ottima videocamera e un costoso programma di video editing. Ora ti chiedo, per un momento, di lasciare da parte video e computer e di pensare a una biro. Io uso, di solito, una bic nera a punta grossa. Una biro così, costa meno di un euro. Con una decina di euro puoi acquistare una penna a sfera. Con qualche decina di euro, una penna a sfera più elegante. Per una penna stilografica puoi spendere anche qualche centinaia di euro. Eppure tutte, dalla bic alla più raffinata penna stilografica, svolgono la stessa funzione: permettono di scrivere. Ma non diventi un bravo scrittore se hai una costosa penna stilografica. Diventi un bravo scrittore se conosci le regole della grammatica e quelle della narrazione. Lo stesso vale per i video. Realizzi dei buoni video se conosci le regole della comunicazione audiovisiva. Il che significa, anche, creare una storia, qualsiasi siano le riprese effettuate. Per questo qui troverai indicazioni su come costruire una sceneggiatura a posteriori. Scoprirai come trovare il nucleo narrativo di un video e come ricostruirlo in una narrazione tale da risultare interessante anche per un pubblico che non ti conosce.


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LE FORME DELLA COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE LE PAROLE

Il più grande potere delle parole è la chiarezza. Basta una sola frase per rendere il messaggio evidente e non ambiguo. Prendiamo la parola |cane|. In sé, questa singola parola non è sufficiente a definire un messaggio chiaro. Può riferirsi all’animale, alla parte di un’arma da fuoco o anche…a una persona. Ma basta aggiungere un verbo (|va|) e un complemento (|nella cuccia|) ed ecco un messaggio chiaro e inequivoco: |Il cane va nella cuccia|. Alla chiarezza si può aggiungere sempre più precisione: |Il cane lupo va nella cuccia|. |Il cane lupo va nella cuccia gialla|.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com La parola scritta ha anche il vantaggio di informare in modo semplice, chiaro, preciso, non ambiguo. Gli audiovisivi ricorrono, in modo dosato ma costante, a queste caratteristiche. Pensa alle indicazioni di luoghi, persone, tempi o alle brevi descrizioni che in tre-quattro righe permettono di far capire cosa stiamo per vedere. Quello che manca alla parola scritta è l’emozione. Leggere un testo, anche un racconto del fantastico, è un’attività prevalentemente razionale, che stimola una comprensione di tipo logico. Vediamo adesso cosa può stimolare emozioni e fantasia, e come.


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LE IMMAGINI

Il più grande potere delle immagini è la sintesi. Si dice: un’immagine vale più di mille parole, ed è proprio così. Una sola immagine può racchiudere in sé i significati di un intero testo. Di solito l’immagine non richiede, al contrario del testo, né comprensione razionale né tempo di “lettura”. È subito tutta davanti ai tuoi occhi, e subito in modo completo presenta situazioni, eventi, persone. Oppure evoca sensazioni, suggestioni, fantasie. Questa presenza immediata e completa dell’immagine vale anche per le immagini che richiedono una comprensione razionale. Per esempio, immagini relative al campo scientifico o architettonico. Un dato molto interessante è questo: l’immagine può essere al tempo stesso chiara e ambigua. Dalla Gioconda di Leonardo all’Urlo di Munch, la storia dell’arte è piena di esempi di questo tipo. L’immagine che si vede è una, le interpretazioni sono molte. Quindi le possibilità di utilizzo delle immagini vanno dall’evocazione di atmosfere, alla messa in scena di situazioni, alla rappresentazione di concetti.


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MUSICA E RUMORI

Il più grande potere della musica è l’emozione. Il flusso temporale con cui scorre la musica è al tempo stesso un flusso di emozioni. Con l’immagine, per non parlare del testo, mantieni sempre una certa distanza fisica che permette un certo distacco emotivo. La musica invece annulla le distanze. Entra in te e ti immerge nel suo flusso. Il potere di suggestione di alcune immagini, unito al potere emozionale della musica, è fondamentale per realizzare video coinvolgenti e di grande impatto. In un video, oltre alla musica, sono molto importanti anche i rumori d’ambiente e altri suoni. Possono essere usati sia per fornire informazioni sia per suscitare emozioni. Esempi: il rumore di un treno mentre vediamo il volto di una ragazza (informazione sul contesto), l’eco di un colpo forte (spavento). Quindi musica e rumori non sono un’aggiunta al video ma devono essere parte integrante e necessaria di esso.


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VIDEO

Il più grande potere del video è…unire i poteri. E lo fa addirittura in due modi. Primo: il video contiene parole scritte, immagini, musica e suoni, con tutte le loro caratteristiche e potenzialità. Secondo: il video in sé può svolgere le funzioni tipiche del testo (informare), delle immagini (evocare, rappresentare, spiegare), della musica (emozionare). Caratteristica principale del video è la creazione di un flusso temporale che nel suo scorrere unisce testi (pochi), immagini, musiche, suoni. Nel resto del corso vedremo come farlo il meglio possibile.


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SCRIVERE IL VIDEO IL SOGGETTO

Il soggetto è rappresentato da poche righe che descrivono quanto accade nel video. Ha due funzioni. Primo, presentare l’idea in modo accattivante a chi può, se convinto, finanziare la realizzazione dell’audiovisivo. Secondo, chiarire in modo semplice e immediato, quali sono le caratteristiche principali della storia. Perché qualunque video contiene almeno una storia. In questo secondo senso può risultare molto utile anche scrivere il soggetto dopo le riprese. Adesso farò un esempio approfondito, perché sarà utile anche nel seguito del corso. Si ispira a un video amatoriale al quale ho lavorato anni fa, quindi, a parte alcune modifiche fatte ad hoc, è, come si dice, basato su fatti realmente accaduti…


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Tu insieme ad altri cinque amici (due ragazze e tre ragazzi) decidete di passare il weekend in una baita in montagna. Viaggio in pullman: chiacchere, scherzi, risate, canzoni. Arrivo in tarda mattinata. La baita si trova un po’ distante dal paese, in un luogo isolato. Un panino veloce, poi una gita tra i monti. Al ritorno, spesa al supermarket del paese, baita, cena. Dopocena con musica e giochi. A nanna. Il giorno dopo, tutti alla fiera del paese. Viaggio di ritorno. Fine. Da un soggetto simile, emerge ben poco di interessante. Vediamo come cambiare le cose. Quello che rende coinvolgente un video sono gli aspetti narrativi. Abbiamo una narrazione quando c’è un conflitto. Esempi di conflitto: un ostacolo da superare, un problema da risolvere, un obiettivo da raggiungere, qualcosa di ignoto da conoscere. La narrazione si svolge in tre fasi: inizio, sviluppo, risoluzione. Tra i giochi del dopo cena avete fatto anche quello della “doppia intervista”, tipo quello dalla trasmissione televisiva Le iene (questo fa parte degli avvenimenti davvero accaduti). Tra le domande / richieste dell’intervistatore troviamo: racconta un episodio in cui hai avuto paura, qual è stata la situazione più comica nella quale ti sei trovata/o? fai un urlo eccetera. Ecco che hai scoperto un importante nucleo narrativo contenuto nelle riprese. A questo punto puoi riscrivere il soggetto. Così, o in modo simile: Cinque amici vanno a passare il week end in una sperduta baita di montagna. La sera, dopo cena e dopo altri giochi, fanno il gioco dell’”Intervista doppia”. Questo gioco diviene l’occasione affinché ognuno racconti episodi della sua vita strani, divertenti e paurosi, buffi e curiosi. Il giorno dopo si accorgono che, grazie a quel gioco, ognuno ha conosciuto gli altri più a fondo, scoprendone lati in certi casi impensati. Durante una notte in una baita isolata, facendo un gioco apparentemente leggero e non impegnativo, qualcosa è cambiato.


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SCALETTA E SCENEGGIATURA

Creare la scaletta significa elencare gli avvenimenti nel loro ordine cronologico: il viaggio di andata, l’arrivo alla baita, lo spuntino, la gita e così via, sino al ritorno a casa. Grazie alla scaletta si ha una visione chiara e sintetica degli eventi, che poi verranno successivamente ricomposti in modo narrativo.

La sceneggiatura consiste nella versione scritta del film. È divisa in Scene. Ogni scena è composta da:  Intestazione. Indica tempo e luogo nei quali si svolge la scena. Mostra, nell’ordine: 1) se la scena si svolge all’interno o all’esterno (INT o EST); 2) nome del luogo (casa di…, parco, strada ecc.); 3) momento della giornata (GIORNO o NOTTE). 

Azione. Descrive quanto accade durante la scena. Comprende sia l’ambientazione che i movimenti dei personaggi. Deve essere scritta pensando in modo “visivo”, cioè a quanto vedrà lo spettatore.

Personaggio. Indica il personaggio che parla nel corso della scena descritta.

Dialogo. Riporta le battute pronunciate dal personaggio.


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Parentesi. Si tratta di un’indicazione, facoltativa e messa appunto tra parentesi, che specifica le emozioni e i sentimenti del personaggio che pronuncia la battuta.

Transizione. Indica come avviene il passaggio da una scena all’altra (stacco, dissolvenza ecc.). Indicazione che il più delle volte viene omessa, lasciando al regista la decisione su quale tipo di transizione scegliere.

Inquadratura. Indica il modo in vengono inquadrate le varie parti della scena (personaggi, ambiente, oggetti ecc.). Come le transizioni, anche le inquadrature vengono spesso omesse, lasciando al gusto del regista la loro scelta. Inoltre appesantiscono la sceneggiatura, risultando di ostacolo a una lettura fluida e chiara.

Ecco quello che serve per scrivere una buona sceneggiatura:  Pensare in modo narrativo. Il che significa: 1) Mettere in modo e mantenere l’azione attraverso la creazione o la scoperta di un conflitto, come abbiamo visto sopra. 2) Giocare con il tempo, ovvero sapere come disporre le varie scene in modo al tempo stesso logico e coinvolgente. Esempio: il tuo video comincia con la scena di te o uno dei tuoi amici che, durante il gioco della doppia intervista, inizia a raccontare un episodio che lo ha molto spaventato o divertito. Però la scena si interrompe neanche a metà del racconto. Scena successiva: voi sul pullman durante il viaggio di andata. In questo modo hai creato nello spettatore un senso di “suspense”, di attesa, di “chissà cosa è successo”. 3) Creare o trovare una o più situazioni che rappresentino un cambiamento. Tipico esempio di cambiamento è quando un personaggio viene a scoprire qualcosa che non conosceva prima e che in qualche modo lo coinvolge emotivamente. Anche qui cito come esempio il gioco della doppia intervista, durante il quale ognuno fa scoprire agli altri qualcosa di sé mai rivelato prima.  Pensare e scrivere in modo visivo. Chi legge la sceneggiatura deve subito avere quasi una percezione visiva degli eventi. Vanno escluse evocazioni di atmosfere e sentimenti vaghi e le emozioni dei personaggi, se proprio sembra il caso di citarle, vanno solo accennate. Tutto deve risultare chiaro dalle azioni, dai dialoghi e dallo svolgersi degli eventi. In poche righe, quindi, descrivere la scena come se si stesse assistendo a essa.  Scrivere dialoghi realistici ed efficaci. I dialoghi devono essere coerenti con i personaggi, la loro storia, la loro situazione, le loro azioni. Il linguaggio deve essere quello della vita reale. Inoltre, ed è questo che rende efficace i dialoghi, attraverso poche battute bisogna trasmettere in modo chiaro quanto sta avvenendo tra i personaggi.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Una nota. L’immagine che rappresenta questo paragrafo è ricavata dallo screenshot (“fotografia” dello schermo)

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(https://www.celtx.com/index.html). Si tratta di un programma completo e dettagliato che permette di creare sceneggiature e altri progetti per ogni tipo di produzione multimediale.


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SCALETTA E SCENEGGIATURA A POSTERIORI

A questo punto un’obiezione potrebbe essere del tipo: va bene, ma se io non volessi fare un film? Se volessi imparare a realizzare video coinvolgenti dal materiale che ho girato e che girerò in varie occasioni: feste, vacanze, ricorrenze eccetera? Giusto. Il bello è che le tecniche descritte nel paragrafo precedente possono essere applicate anche a posteriori e in modo molto semplificato. Girare video in varie occasioni è in un certo senso come fare un documentario. Sai a grandi linee cosa riprenderai ma non puoi prevedere cosa accadrà esattamente. Durante il vostro week end sapevi che durante la gita avresti ripreso le montagne, il bosco, l’inevitabile ruscello, qualche baita e che avresti cercato di riprendere qualche animale tipo cervo o scoiattolo. I giochi serali hanno invece riservato la sorpresa di cui sappiamo. Abbiamo visto che per creare una narrazione coinvolgente occorre ricomporre quanto girato giocando con il tempo. Ecco perché scrivere una scaletta degli avvenimenti ripresi si può rivelare di grande utilità. Ogni singolo evento rappresenta un mattone con il quale costruisci l’edificio narrativo del tuo video. Ma, al contrario del mattone, si tratta qui di qualcosa di dinamico, composto da immagini, suoni e azione.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Riprendiamo l’esempio delle due scene di apertura del video finale. Nella scaletta le situazioni che riguardano il viaggio di andata sono ai primi posti e quelle relative al gioco della doppia intervista seguono a una certa distanza. Questo perché la scaletta è realizzata in modo cronologico. Nel video finale parte di una doppia intervista si trova al primo posto e parte del viaggio di andata al secondo. Questo perché il video finale è realizzato in modo narrativo.


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RIPRESA E REGIA…CON QUALUNQUE MEZZO CAMPI E PIANI

Ogni volta che effettui una ripresa scegli quale parte di ciò che vedi verrà memorizzata dal tuo dispositivo. Le inquadrature rappresentano appunto il risultato di questa selezione della realtà circostante, spontanea o artefatta che sia. Quando questa selezione riguarda l’ambiente si parla di campi, quando riguarda le persone si parla di piani. I piani sono quindi relativi alla parte di figura umana ripresa all'interno dell'inquadratura. Nella Figura Intera (FI) la persona viene inquadrata dai piedi alla testa. La Figura Intera viene utilizzata per mostrare il personaggio all'interno del contesto in cui si trova, in modo tale da fornire una visione d'insieme della situazione.


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Nel Piano Americano (PA) la persona viene ripresa dalle ginocchia in su. Il Piano Americano mostra sia parte d'ambiente sia i personaggi, permettendo, di questi ultimi, di vedere in modo chiaro sia gesti ed espressioni, sia le interazioni che intercorrono tra di loro. Nel Piano Medio (PM) la persona viene ripresa dalla vita in su. Con il Piano Medio l’attenzione si sposta decisamente verso la persona, e l’ambiente comincia a perdere d’importanza. Nel Mezzo Primo Piano (MPP) la persona viene ripresa dalle spalle in su. Il Mezzo Primo Piano mette in evidenza l'espressione e la mimica del personaggio, lasciando sempre vedere anche parte dell'ambiente in cui si trova. Nel Primo Piano (PP) la persona viene ripresa dal collo in su. Il Primo Piano isola il personaggio dall'ambiente, evidenziando le sue espressioni e la sua mimica, dando all'inquadratura una forte valenza emotiva. Nel Primissimo Piano (PPP) viene ripreso solo il volto della persona. Il Primissimo Piano accentua la dimensione emotiva propria del primo piano, invitando a un'immedesimazione empatica col personaggio. Nel Particolare (PART) viene inquadrata una parte del corpo della persona. Quando a essere inquadrata è parte di un oggetto si ha un Dettaglio (DETT). Il campo rappresenta invece la parte di spazio che viene ripresa dalla videocamera e viene definito secondo la dimensione di questo spazio. Nel Campo Lunghissimo (CLL) viene inquadrata un'area molto vasta. Il campo lunghissimo fornisce una visione d'insieme del contesto nel quale si svolge la storia, per questo è utile come introduzione in alcune sequenze. Nel Campo Lungo (CL) il luogo, gli oggetti e le persone sono inquadrati nella loro totalità. Con il campo lungo si presentano tutti gli elementi che compongono la scena. Nel Campo Medio (CM) le persone risultano ben distinguibili, anche se l’ambiente intorno è altrettanto bene identificabile. Sull’uso espressivo di piani e campi rimando alla parte sul montaggio. Questo per due motivi. Primo, è proprio attraverso il montaggio che le inquadrature vengono scomposte e ricomposte in modo da formare la narrazione audiovisiva. Secondo, se si hanno a disposizione come minimo


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due videocamere professionali e si predispongono le riprese, allora molto può essere fatto in questa fase. Ma se utilizzi un unico dispositivo di ripresa, allora è meglio che tu riprenda una porzione di spazio che includa tutti gli elementi decisivi. Poi, in fase di post-produzione (montaggio ed elaborazione video) puoi, per esempio, trasformare un Piano Americano in un Primo Piano o un Campo Lungo in un Campo Medio.

I MOVIMENTI DI MACCHINA

Attraverso i movimenti di macchina il dispositivo non si limita a registrare l'azione, ma contribuisce a crearla. I piani e i campi diventano componenti dinamiche che mutano nel corso dell'azione stessa. Benché per la panoramica venga di solito usato un cavalletto e per la carrellata un carrello che si muove su ruote o binari, tutti questi movimenti possono essere ottenuti anche a mano, anzi una delle abilità del moderno videomaker consiste proprio nell'ottenere con il movimento del proprio corpo effetti che nelle riprese cinematografiche richiedono mezzi esterni.


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Nella Panoramica la videocamera ruota intorno al proprio asse. Può ruotare in modo verticale (dall'alto in basso e viceversa), orizzontale (da destra a sinistra e viceversa) oppure obliquo (movimenti liberi). Nella Carrellata la videocamera si muove attraverso lo spazio. Può muoversi in avanti, indietro o lateralmente. Quando si muove in avanti: 1) si avvicina al soggetto; 2) segue il soggetto quando questi si muove in direzione opposta a quella nella quale si trova la videocamera (es.: una persona che fugge correndo ripresa di spalle). Quando si muove indietro: 1) si allontana dal soggetto; 2) lo accompagna quando si muove in direzione della videocamera (es.: due persone che parlano mentre camminano). Quando si muove lateralmente segue il soggetto da destra a sinistra o viceversa, oppure con movimento trasversale. In tutti questi casi può anche non essere presente un vero e proprio soggetto, e la carrellata viene usata per mostrare via via più o meno porzioni di spazio. Al contrario di quanto detto per piani e campi, i movimenti di macchina devono essere effettuati solo in fase di ripresa. In assenza di supporti meccanici, vengono effettuati mediante vari movimenti del corpo. Esempio. La carrellata laterale da destra a sinistra si realizza spostandosi lateralmente da destra a sinistra, cercando di tenere il dispositivo sempre alla stessa altezza e muovendosi lentamente per evitare “sbalzi” e tremolii.

Nello specifico:  Nella panoramica ○ Il movimento verticale (dall’alto verso il basso e viceversa) viene effettuato tenendo il dispositivo con le braccia tese in avanti e muovendo il tronco sulla verticale. Nella ripresa in alto la schiena è inarcata all’indietro, nella ripresa in basso la schiena è curva.


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○ Il movimento orizzontale (da sinistra a destra e viceversa) viene effettuato ruotando il tronco da un punto a quello opposto. In tutti i casi i piedi e le gambe rimangono ben fermi e saldi al suolo mentre a muoversi è il tronco, facendo perno sulla zona ombelicale.  Nella carrellata ○ I movimenti in avanti e indietro vengono effettuati tenendo il dispositivo davanti a sé, sempre alla stessa altezza, e camminando avanti o indietro. ○ I movimenti laterali vengono effettuati tenendo il dispositivo davanti a sé, sempre alla stessa altezza, e camminando di lato. ○ Prima di iniziare una carrellata con il corpo occorre stabilire esattamente il percorso da fare e memorizzarlo bene. Questo per due motivi. Primo, il movimento deve risultare fluido e quindi bisogna evitare ti incappare in eventuali ostacoli imprevisti che lo blocchino o comunque obblighino a un cambiamento della ripresa. Secondo, quando ti muovi “simulando” un movimento di macchina, sei concentrato sia su quanto riprendi sia nel mantenere il dispositivo alla stessa altezza per l’intera durata delle riprese, quindi devi stare attento...a non inciampare!


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ANGOLAZIONI DI RIPRESA

Le angolazioni di ripresa dipendono dal punto di vista in cui ti collochi con il tuo dispositivo. In altre parole, indicano da quale posizione osservi e riprendi la realtà. Da queste posizioni risultano una serie di differenti inquadrature (n.b.: nelle seguenti descrizioni considero riprese effettuate senza alcun supporto, quindi solo con un dispositivo e il proprio corpo): Normali. La linea dell’orizzonte è parallela al margine superiore o inferiore della ripresa. La posizione del tuo dispositivo è parallela al terreno o comunque ad altri riferimenti consistenti in linee orizzontali. Inclinate a destra. Inclini il dispositivo a sinistra, in modo tale che nell’inquadratura la linea dell’orizzonte appaia “scivolare” verso destra. Esempio: una persona appare come se camminasse in salita da destra (in basso) verso sinistra (in alto). Inclinate a sinistra. Inclini il dispositivo a destra, in modo tale che nell’inquadratura la linea dell’orizzonte appaia “scivolare” verso sinistra. Esempio: una persona appare come se camminasse in discesa da destra (in alto) verso sinistra (in basso).


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Le inquadrature inclinate a destra e a sinistra trasmettono una sensazione di dinamicità e anche di squilibrio, di spaesamento. Inclinate dal basso. Inquadri un oggetto o una persona dal basso verso l’alto. Per farlo spesso dovrai inginocchiarti, sederti o anche metterti prono a terra. Questo tipo di inquadratura accentua l’importanza di quanto si riprende, sia in senso positivo (es.: edificio maestoso) sia negativo (es.: personaggio minaccioso). Inclinate dall’alto. Inquadri un oggetto o una persona dall’alto verso il basso. Per farlo spesso dovrai collocarti in un punto sopraelevato. Questo tipo di inquadratura sminuisce l’importanza di quanto si riprende. Verticali – Supine. Per realizzarle devi metterti supino e puntare il dispositivo verso l’alto, in verticale. Da effettuare se vuoi ottenere effetti particolari e insoliti. Verticali – A piombo. Anche in questo caso per realizzarle devi metterti supino ma collocandoti in un posto sopraelevato rispetto a quando vuoi riprendere. Poi punti il dispositivo verso il basso, in verticale. Da effettuare se vuoi dare un’ampia visione d’insieme di un luogo/evento o se vuoi ottenere effetti particolari.


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COMPOSIZIONE E DINAMICA DEL QUADRO

Il dispositivo di ripresa, con le sue inquadrature e i suoi movimenti, guida lo spettatore nel suo viaggio dentro la narrazione audiovisiva. Lo fa in primo luogo scegliendo i punti di attenzione che di volta in volta vengono mostrati e, più in generale, scegliendo cosa mostrare e cosa invece lasciare al di fuori dal quadro. Uno tra i criteri fondamentali per la composizione del quadro è rappresentato dalla Regola dei terzi. Consiste nel considerare l’inquadratura come suddivisa in nove rettangoli di uguali dimensioni e nel decidere dove collocare, all’interno di questa griglia, oggetti e persone. Una collocazione centrale, per esempio, è chiara e di facile lettura ma, proprio per questo, rischia di essere anche banale. Al contrario, l’attenzione viene stimolata da una composizione nella quale il soggetto principale viene posto in una posizione decentrata, tale da incrinare l’equilibrio compositivo. Altro fattore decisivo per la composizione consiste nella presentazione degli spazi pieni e degli spazi vuoti, e del rapporto che si crea tra di essi. Per esempio, quando si riprendono le persone sono frequenti due errori: o si lascia troppo spazio vuoto sopra la testa o, al contrario, non se ne


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lascia neanche un po’, magari addirittura “tagliando” parte della testa. Nella parte dedicata all’elaborazione video vedremo vari usi espressivi degli spazi. Ecco adesso altre regole su come dirigere l’attenzione.  Ogni inquadratura deve avere un unico centro di attenzione.  Posizione del soggetto rispetto al resto della scena. Esempi: soggetto vicino, il resto distante; soggetto solo, resto in gruppo; soggetto ripreso di fronte, il resto di profilo o di spalle.  Movimento del soggetto o del dispositivo verso il soggetto.

RACCONTARE CON IL MONTAGGIO CREARE CON IL MONTAGGIO

Il montaggio crea. Crea stili, ritmi, tempi. Non si tratta quindi di un solo “tagliare quello che non va bene” e di “accorciare i tempi”: il montaggio è parte fondamentale dell’arte e della tecnica audiovisiva. Vediamo.


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 Il montaggio crea uno stile. Come abbiamo visto, quanto hai ripreso è composto da campi, piani, movimenti di macchina. Come tutto questo materiale viene ri-creato in fase di montaggio dipende da una serie di scelte. Le possibilità sono molte. Esempio. Puoi ricreare il vostro viaggio di andata in pullman limitandoti a tagliare le scene venute male e i “tempi morti”. Tagli qui e taglia là, alla fine ti ritrovi con circa mezz’ora di video, ricavata da un totale di un’ora e mezza. Mezz’ora è un tempo lunghissimo per un lungometraggio, figuriamoci per un video! Ciò significa che in questo arco di tempo devono susseguirsi molti eventi, e che tali eventi devono essere disposti in modo tale da mantenere l’attenzione dello spettatore, stimolando al tempo stesso la sua curiosità. Devi ridurre i tempi a due minuti (al massimo). Per farlo hai due principali opzioni di montaggio. A) Nei due minuti a disposizione racconti il viaggio in modo lineare: Partenza – Qualche battuta intervallata da qualche scena divertente e/o da qualche canzone – Arrivo. B) Sempre nei due minuti ridisponi gli eventi in modo espressivo. Selezioni le inquadrature e le scene più curiose e divertenti: espressioni dei volti, battute, stonature durante i canti eccetera. Poi monti il tutto in modo che le inquadrature si alternino velocemente, senza rispettare la cronologia degli avvenimenti. I videoclip musicali sono un punto di riferimento importante per questo stile di montaggio, tanto che ormai da tempo si parla di “stile MTV”.  Il montaggio crea un ritmo. Ritmo significa in quale modo il tuo video coinvolge lo spettatore nel flusso della storia. Nella musica è il susseguirsi delle note a creare il ritmo, nel video è il susseguirsi delle inquadrature. In questo senso, le caratteristiche delle inquadrature che devi considerare sono: A) il tempo richiesto per esplorare gli elementi presenti nell’inquadratura. B) Quello che succede, l’azione. C) L’importanza dell’inquadratura all’interno della narrazione complessiva. Esempio. Durante la vostra gita in montagna fai una ripresa in campo lunghissimo del paese visto dall’alto. Poi vi inoltrate nel bosco. A un certo punto Emma, una ragazza del gruppo, vede un bel porcino alla base di un albero. L’albero si trova in un punto


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più in alto rispetto a dove voi siete, così Emma si inerpica sul pendio, rischia una volta di scivolare, coglie il fungo e infine torna giù soddisfatta per l’impresa appena compiuta. Tu riprendi tutto, chiudendo con un’inquadratura del porcino. A) Il tempo richiesto per esplorare il campo lunghissimo del paese sarà maggiore di quello richiesto per esplorare la sola inquadratura del porcino. B) La ripresa del paese vista dall’alto non contiene azioni, o comunque non ne contiene di interessanti. La ripresa in campo medio di Emma che, mentre sale verso l’albero, rischia di scivolare, contiene un’azione interessante. C) In sé, l’inquadratura del porcino dice poco. Dopo avere visto l’avventura di Emma…assume un altro significato!  Il montaggio crea un tempo. Abbiamo appena visto che il montaggio crea un ritmo. Questo comporta creare un tempo. Il flusso della storia – qualunque essa sia – è un flusso temporale. Il montaggio gioca con la disposizione delle inquadrature e in questo modo gioca col tempo. Cambia l’ordine degli eventi, dilata alcuni momenti e ne abbrevia altri, anticipa, nasconde, rivela. C’è il tempo reale, ovvero quello delle scene riprese, e il tempo del video, ovvero quello creato in fase di montaggio. Se, nel tuo video finale, il tempo del vostro viaggio di andata in pullman coincidesse con il tempo reale, lo spettatore premerebbe Stop dopo non più di un minuto! Attraverso il montaggio tagli e accosti le inquadrature in modo tale che i novanta minuti di viaggio si trasformano in due minuti divertenti e coinvolgenti. Al contrario, il momento in cui Emma rischia di scivolare giù per il pendio, puoi dilatarlo: rallentando la velocità e magari “congelando” per qualche istante il particolare del piede di Emma mentre scivola sul pendio. Da quanto abbiamo visto possiamo concludere che creare il tempo del video significa anche creare un susseguirsi di differenti emozioni.


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STRATEGIE DI MONTAGGIO

Abbiamo visto che una chiave decisiva per coinvolgere lo spettatore consiste nel modo in cui si dispongono le inquadrature e le scene. Adesso vediamo 4 strategie fondamentali sotto questo aspetto.  Iniziare la scena. La condizione fondamentale per condurre lo spettatore all’interno della storia consiste nel fargli capire che cosa succede. Se dopo qualche secondo lo spettatore non capisce in quale storia sta per entrare, passa ad altro. Il modo classico (e sicuro) per iniziare la narrazione è quello di mostrare prima un campo lungo (lo spettatore si orienta subito, vedendo dove si svolge l’azione), poi un campo medio (lo spettatore vede sia il contesto sia i personaggi nelle loro dinamiche di interazione), infine un piano americano o un primo piano (lo spettatore assiste ai dialoghi e percepisce la carica emotiva che scorre tra i personaggi).


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Esempio. 1) Campo lungo della baita inserita nel contesto naturale. 2) Campo medio all’interno della baita, che mostra voi che state cenando. 3) Primo piano o piano medio di tu ed Emma che parlate. Puoi giocare con questo ordine, e disporre gli avvenimenti in un altro modo. Per esempio così: 1) Tu ed Emma che parlate. 2) Tutti voi che state cenando. 3) Esterno della baita.  Inquadrature di reazione. Torniamo a Emma mentre scala il pendio in direzione dell’albero. Scivola. Per un attimo si spaventa, poi riprende il controllo della situazione. Però in quell’attimo la sua espressione è cambiata e sarebbe utile, per il coinvolgimento emotivo dello spettatore, mostrare in un piano ravvicinato questa espressione. Ecco quindi come potresti procedere. Campo medio di Emma che sale il pendio – Campo medio di Emma che scivola – Particolare del piede di Emma – Primo piano del volto di Emma – Campo medio di Emma che riprende la salita. Certo, tu con il tuo dispositivo hai ripreso tutto in campo medio. Ma in fase di video editing (detta anche di post-produzione) è possibile, entro certi limiti, ottenere la sequenza appena descritta. Vedremo come nel prossimo capitolo. In generale, le inquadrature di reazione funzionano così: nell’inquadratura 1 avviene un evento, nell’inquadratura 2 si mostrano le reazioni a quell’evento.  Montaggio alternato. Inseguimento tra due auto in una delle tante fiction cinematografiche o televisive. 1) Campo lungo che mostra le due auto. Campo medio dell’auto che insegue. Primo piano all’interno dell’auto inseguitrice dell’autista e dell’eventuale passeggero. Inquadratura di raccordo) Campo lungo delle due auto. 2) Campo medio dell’auto inseguita. Primo piano all’interno dell’auto dell’autista e dell’eventuale passeggero. Nel montaggio alternato si susseguono due o più sequenze /scene / inquadrature legate fra di loro dalla storia cui stiamo assistendo. Si possono in questo modo montare: A) eventi che avvengono nello stesso tempo ma più o meno distanti nello spazio (es.: l’inseguimento tra due auto); B) eventi che avvengono nello stesso spazio ma più o meno distanti nel tempo (es.: vedere eventi che avvengono


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nello stesso posto ma a distanza di anni); C) eventi che avvengono in tempi e luoghi differenti ma che hanno un collegamento con la storia che stiamo guardando (es.: scene del protagonista bambino e scene del protagonista adulto).  Ellissi temporale. Tagliare è l’essenza del montaggio. Tutto il resto dipende da dove decidi di tagliare. Il che significa che tutto dipende da cosa decidi di mostrare e da cosa decidi di non mostrare.

COSTRUIRE IL VIDEO

L’AREA DI LAVORO Abbiamo visto fin qui le regole e le strategie fondamentali per realizzare video ben fatti e coinvolgenti. Adesso vediamo alcuni comandi che permettono di mettere in pratica queste regole. Tutti i comandi e gli strumenti che vedrai sono comuni alla maggior parte dei programmi di video editing, per cui una volta conosciuti ti sarà facile orientarti all’interno del software che utilizzi. Cominciamo con l’area di lavoro, ovvero la “centralina di comando” dove il video prende vita e, alla fine, forma definitiva.


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Ecco le principali finestre dell’area di lavoro. 1) Browser. Qui navighi tra le cartelle ed i file del tuo computer, le transizioni, gli effetti del programma. 2) Viewer. Qui ritagli il video e gestisci ogni tipo di effetto disponibile. 3) Canvas. Qui vedi gli come appare il video secondo gli effetti applicati e verifichi quale sarà la resa finale. 4) Tracks. Qui gestisci le tracce video e audio. L’immagine che vede è semplificata per motivi “didattici” ma le tracce sia video che audio possono essere molte. 5) Timeline. Qui effettui il montaggio vero e proprio, disponi le scene secondo l’ordine che hai stabilito, applichi effetti eccetera. Il tutto vale sia per la parte video sia per la parte audio. 6) Audio meters. Qui controlli in modo veloce il livello audio generale. Abbiamo visto che il segreto principale per realizzare un video efficace consiste nel come ri-componi quanto hai ripreso, disponendo gli eventi in modo da costruire una storia coinvolgente. Adesso è venuto il momento di fare quanto hai stabilito nella fase chiamata di pre-produzione, ovvero quando hai scritto la scaletta degli eventi e hai deciso come disporli. Ecco allora entrare in gioco le Subclip. Vediamo come e perché.


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SUBCLIP

1) Apri il video in Trimmer e comunque nel Viewer (a volte software differenti usano termini un po’ diversi per le medesime procedure). Sotto il video trovi una barra di scorrimento con dei comandi. 2) Poniamo il caso che abbia un lungo video di una rappresentazione teatrale e che voglia suddividerlo nei vari Atti per pubblicarli “a puntate” su Youtube. 3) Per prima cosa poni il cursore, sulla barra di scorrimento, nel punto in cui inizia il primo atto. Quindi premi il tasto I sulla tastiera oppure clicchi sull’apposito comando (1A). In questo modo stabilisci il punto di inizio della subclip. Sulla barra di scorrimento appare il segno di inizio (1) 4) Adesso scegli il punto in cui le luci si spengono e finisce il primo atto. Qui posizioni il cursore e premi il tasto O sulla tastiera oppure clicchi sull’apposito comando (2A). In questo modo stabilisci il punto di fine della subclip. Sulla barra di scorrimento appare il segno di fine (2). 5) Ora clicchi sul comando che permette di ottenere la subclip (3), le dai un nome ed eventualmente un numero e ed è fatta!


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Ecco un esempio di area di lavoro con subclip.

A questo punto puoi disporre le varie subclip sulla Timeline secondo quanto hai stabilito. Torniamo alla vostra cena nella baita e a te ed Emma che state parlando. “Tradotta” in subclip la sequenza che abbiamo visto nel precedente capitolo potrebbe essere 1) Subclip “Esterno baita” – Subclip “A cena” – Subclip “Io ed Emma”; oppure 2) Subclip “Io ed Emma” – Subclip A cena” – Subclip “Esterno baita”. A questo punto dirai: va bene, con le subclip posso realizzare un bel video, giocare col tempo e le emozioni e tutto quello che voglio…ma se quello che voglio è solo tagliare parte di video, senza sconvolgimenti temporali né ambizioni narrative? Per questo c’è…il rasoio! Si tratta di un comando, comune a tutti i software, che permette di tagliare il video sulla Timeline. Il suo nome cambia secondo i vari software ma la sua funzione è quella. Funziona proprio come un rasoio. Ti posizioni all’inizio del pezzo che vuoi tagliare e clicchi sul simbolo dello strumento o sulla rispettiva scorciatoia da tastiera, quindi ti posizioni alla fine del pezzo e tagli di nuovo. Selezioni il pezzo e lo cancelli.


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Bene. Torniamo un’altra volta alla vostra gita e a Emma che rischia di cadere lungo il pendio. Come succede di solito, abbiamo visto che hai ripreso tutto alla medesima distanza (un campo medio) e che sarebbe utile, dal punto di vista emozionale, una ripresa ravvicinata sia del volto di Emma mentre scivola sia del suo piede in quello stesso frangente. Ecco come puoi ingrandire un’inquadratura in modo semplice e veloce. Sulla Timeline, posizioni io cursore all’inizio della parte che vuoi ingrandire. Tagli con lo strumento “rasoio”. Fai lo stesso con il punto finale. Sul pezzo di video così ritagliato applichi l’ingrandimento. Qui sotto vedi un esempio. Hai ripreso, muovendoti con il dispositivo, delle vetrine colorate e interessanti. Ma risultano un po’ distanti a causa del corso d’acqua che separa te da loro e vuoi che nel video finale risultino più grandi.


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Posizioni il cursore nel punto in cui vuoi che le vetrine comincino a vedersi piÚ grandi e tagli. Fai lo stesso con il punto in cui vuoi che termini l’ingrandimento.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Selezioni la parte ritagliata e applichi l’effetto ingrandimento. Anche in questo caso, i nomi variano ma la funzione rimane simile in tutti i casi. Ricordati di selezionare quello che di solito viene chiamato Aspect ratio, che indica il mantenimento delle proporzioni nonostante il variare delle dimensioni.

Di solito è possibile scegliere tra il dimensionamento tramite “maniglie” e i dimensionamento tramite la modifica dei parametri numerici. Ricorda che questi ingrandimenti vanno usati solo se c’è un effettivo bisogno e che, soprattutto, l’immagine ingrandita perde di qualità in modo proporzionale alla qualità di ripresa. Per esempio, l’inquadratura di un video ripreso con un cellulare sarà di qualità inferiore a quella di un video ripreso con una videocamera ad alta definizione. Abbiamo visto che l’essenza del montaggio consiste nel lavorare con il tempo, arrivando a creare un tempo del video. Questo significa anche disporre gli eventi uno di seguito all’altro sulla Timeline. Il modo in cui scegli di indicare il passaggio da un evento all’altro, e il rispettivo passaggio temporale, si chiama transizione.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Ogni programma ha molti tipi di transizione…quasi tutti inutili per raccontare una storia con il video! A parte casi specifici, che qui non consideriamo e che comunque dipendono dallo stile e dalla creatività del videomaker, l’unico tipo di transizione con vero valore narrativo è la dissolvenza. Grazie alla dissolvenza incrociata, soprattutto, si può passare da una scena all’altra in modo armonico. Per pochi secondi (a volte ne basta anche uno solo) le due scene si incrociano sullo schermo in semi-trasparenza, in modo da apparire entrambe nello stesso momento. A parte l’effetto estetico, da molti ritenuto gradevole, quasi “poetico”, la dissolvenza incorciata ha la funzione di “abituare” lo spettatore al cambiamento di scena.

Il modo più comune e al tempo stesso efficace di passare da una scena all’altra rimane lo stacco, ovvero il semplice accostamendo di una scena all’altra. Curiosamente, il pregio dello stacco è opposto a quello della dissolvenza: mentre con la dissolvenza lo spettatore si abitua al cambio di scena, con lo stacco questo non avviene. Un montaggio con prevalenza di stacchi, anche tra scene molto differenti l’una dall’altra, tiene viva l’attenzione dello spettatore. Funziona più o meno in questo modo: con un montaggio di dissolvenze il cervello dello spettatore si dice: “bene, sto tranquillo, tanto quando sta per cambiare qualcosa lo vedo in anticipo”; con un montaggio di stacchi il cervello dello spettatore si dice: “è bene che stia sempre attento, perché i cambiamenti avvengono senza alcun tipo di preavviso”.


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LAVORARE CON I COLORI COLORI ED EMOZIONI

I colori hanno, sulla nostra mente, un impatto che è al tempo stesso fisiologico – neuronale – ed emotivo. Questi due aspetti sono strettamente connessi. Vediamo adesso quali sono i principali effetti dei colori sulla nostra mente.  Blu. Calma. Meditazione. Rilassamento. Spiritualità.  Rosso. Eccitazione. Lotta. Eros.  Giallo. Creatività. Espansione. Gioia.  Verde. Calma, ma, rispetto al blu, più collegata ad aspetti concreti. Natura. Riflessione.  Arancione. Sicurezza. Fiducia. Coinvolgimento.  Grigio. Stabilità. Serietà.  Nero. Forza interiore. Determinazione. 

Purezza. Innocenza. Razionalità. Tecnica.

 Marrone. Concretezza. Praticità.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com I colori si suddividono in due principali categorie: colori caldi e colori freddi. I colori caldi danno sensazioni di calore (anche termico), gioia, passione, attività. Sono colori caldi: il giallo (Yl), il rosso (R), il magenta (Mg). I colori freddi, oltre a trasmettere una corrispondente sensazione termica, danno sensazioni di calma, contemplazione, riposo. Sono colori freddi: il verde (G), il ciano (Cy), il blu (B). I colori indicati sono quelli tipici della ruota dei colori che si trova nei programmi di video editing (vedi l’immagine che introduce questo paragrafo).

ILLUMINARE LA SCENA

Premessa: gli effetti (chiamati anche filtri) vanno usati in modo mirato e con parsimonia. Non più di tre / quattro alla volta e solo a ragion veduta. Questo perché l’applicazione dei filtri comporta, in varia misura, uno scadimento della qualità video. Il numero massimo di filtri consigliato non deve essere considerato un vincolo: tieni presente che un solo filtro può contenere molti parametri, la combinazione dei quali può a sua volta dare vita a svariati effetti.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Una delle situazioni nelle quali è bene ricorrere ai filtri è quella in cui ci ritroviamo con una scena girata in condizioni di scarsa luce, e che dunque risulta troppo scura. Ecco gli strumenti fondamentali per “illuminare” una scena di questo tipo.  Color corrector. Presente in ogni programma di video editing, può avere da una a tre “ruote dei colori”. Le due funzioni che permettono di illuminare la scena sono Gamma e Gain. Agendo su Gamma simodifica la brillantezza globale del video. Agendo su Gain si aumenta la lumnanza del vido, ovvero si ha un effetto tipo “illuminzaione” grazie al quale si possono vedere dettagli prima oscuri. All’aumento del guadagno corrisponde una diminuzione della qualità video.  Luminosità e contrasto. Anche questi comuni ai vari programmi. Il comando Luminosità permette di rendere più chiara o più scura la scena. Il comando Contrasto permette di aumentare o diminuire la differenza tra i valori più chiari e quelli più scuri dell’immagine. All’aumentare del contrasto aumentano i valori scuri e bianchi e diminuiscono i dettagli.

Ecco come dare più luce e intensità a un video ripreso in condizioni di luce scarsa. Questo è un fotogramma del video originale. Come vedi non c’è nulla di compromesso, ma la scarsità di luce fa pedere qualche dettagli e riduce la forza d’impatto della scena.


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Questo è il fotogramma dopo l’applicazione dei filtri.

Come puoi vedere la scena ha acquisito vivacità e capacità d’attrazione. Questi sono i comandi applicati.


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Vediamo adesso come è possibile, aggiungendo un filtro abbastanza comune anche se non presente in tutti i programmi, illuminare una scena molto più problematica. Il filtro si chiama Livelli e permette di agire sulla luminosita delle vari parti della scena (al contrario del filtro Luminosità che agisce sulla scena complessiva).

Ecco un fotogramma del video originale. Come puoi vedere la scena è molto scura, quasi invedibile.


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Questo è il fotogramma dopo l’applicazione dei filtri.

Come vedi, ora le varie componenti della scena risultano meglio visibili ma, al tempo stesso, la qualità del video è diminuita.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com Questi sono i comandi applicati.


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CREARE ATMOSFERE

Attraverso le ruote dei colori (o la singola ruota del colore) puoi suggerire suggestioni e atmosfere. Tenendo sempre presente le differenze tra colori caldi e colori freddi, e gli effetti emotivi dei singoli colori. Vediamo due esempi, con le rispettive azioni effettuate sui comandi.


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LAVORARE CON I SUONI SUONI ED EMOZIONI


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com I suoni, come i colori hanno, sulla nostra mente, un impatto che è al tempo stesso fisiologico – neuronale – ed emotivo. Questi due aspetti sono strettamente connessi. Per convenzione noi parliamo di video intendendo però un prodotto che in realtà è audiovisivo. Come visto nella prima lezione, musica, rumori e suoni hanno un forte e immediato impatto emozionale sullo spettatore. Non devi mai sottovalutare questo potere dei suoni, anzi cura l’aspetto audio e utilizza questo potere per aggiungere carica emotiva al video.

CURARE L’AUDIO

Vediamo i comandi principali che permettono di lavorare sull’audio sia per ridurre o eliminare alcuni disturbi, sia per renderlo più gradevole ed efficace.  Volume e Pan. Agendo sul comando Volume si aumenta o diminuisce, appunto, il volume dell’audio. Tieni presente che un aumento eccessivo del volume causa distorsioni nella traccia audio, compromettendone la qualità. Agendo sul comando Pan puoi decidere come distribuire gli effetti audio, se bilanciati in entrambi i canali stereo, oppure se incrementarli più verso sinistra o più verso destra. Entrambi i comandi li trovi anche nella traccia corrispondente, come vedi nell’immagine qui sotto.


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Equalizzatore. Lo puoi trovare, a seconda del software, in varie forme grafiche, ma la sua funzione rimane la stessa, ovvero quella di migliorare la qualità dell’audio in due modi: o potenziando certe caratteristiche, oppure tagliandone altre. In genere agirai su comandi simili a quelli dell’immagine qui sotto.

Come vedi, questa impostazione di comandi deriva da un “Preset”, ovvero da set di comandi preimpostati per ottenere specifici effetti. Se non sei un esperto di audio editing, hai due strade per ottenere miglioramenti attraverso questo e altri filtri: agisci sui parametri e ascolti il risultato oppure attivi una pre-impostazione e, se non ti soddisfa appieno (raramente succede…) parti da quella con delle modifiche personali.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com  Noise Gate. Grazie e questo filtro è possibile ridurre o eliminare il rumore che disturba l’audio. Attraverso il comando “Theresold” scegli la soglia oltre la quale l’audio viene ridotto e quindi eliminato. “Attack” e “Release” sono utlizzati per agire sulla gradualità dell’effetto, all’inizio e alla fine. Anche qui, come per il filtro Equalizzatore, il consiglio è di provare varie impostazioni, all’occorrenza partendo da set predefiniti e modificandoli ad hoc.


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PUBBLICARE IL VIDEO

Bene. A questo punto non ti resta che pubblicare il tuo video. Ovvero, per esportarlo in vari formati. Mentre l’importazione del video originale nel programma di video editing dipende dal dispositivo che hai usato, l’esportazione ha alcuni parametri comuni a qualsiasi software. Eccoli.  Formato. Indica il tipo di file video. Con lo sviluppo delle tecnologie sta diventando uno standard il formato .mp4, che rende in modo molto buono sia sul web che nelle videoproiezioni. Anche le nuove generazioni di televisori – digitali – sono adatte a questo formato. Un altro formato molto utilizzato, soprattutto per le televisioni e le videoproiezioni è .mpeg-2.


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 Frame size. Indica le dimensioni del video. L’ideale è esportare il video nelle stesse dimensioni della ripresa. Mai in dimensioni maggiori, pena un netto scadimento della qualità. Devi anche tenere conto delle proporzioni larghezza e altezza. In genere il rapporto è 4:3 o, oggi molto diffuso, 16:9.

 Frame rate. Indica la frequenza di fotogrammi al secondo. In Europa il frame rate comune è 25.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com  Field order. La scelta è fra Progressivo e Interlacciato, che a sua volta si suddivide in Superiore o Inferiore. Il Field order Progressivo si usa per video destinati alla visione su computer, il Field order Interlacciato si usa per video destinati alla visione su televisori.

 Bit rate. Indica la quantità di dati trasmessi in un secondo. Può essere Costante o Variabile. Se, come succede il più delle volte, le riprese non hanno una qualità fissa, ma variabile a seconda del variare di alcune condizioni (luci, movimenti, ecc) è consigliabile scegliere un Bit rate Variabile. In questo caso Maximum indica la qualità massima, Average indica la qualità media da mantenere per l’intero video.

Passiamo adesso ai parametri principali che riguardano l’audio.  Sample rate. Indica l’accuratezza con cui il suono proveniente da fonti esterne viene “tradotto” in formato digitale.


http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com  Bit rate. Anche qui indica la quantità di informazione codificata al secondo. Di solito, per avere un audio di qualità le impostazioni variano da 128.000 a 192.000.


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CONCLUSIONE Questo corso ti ha fornito tecniche, strumenti e strategie per realizzare un video tale da risultare interessante - o anche, perché no, coinvolgente. Su tutto, voglio ricordarti alcuni punti:    

Ogni forma di comunicazione ha un potere suo proprio: usalo! Ci sono vari tipi di inquadrature possibili: ognuna ha una sua utilità sia informativa che emozionale. Ogni video - così come ogni situazione - possiede uno o più nuclei narrativi. Trovali e troverai la chiave per realizzare un video davvero buono. Il video va smontato e ricostruito in modo narrativo, secondo tecniche ben precise.


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BIBLIOGRAFIA 

Arijon Daniel, L'ABC della regia. Vol. 1 e 2, Dino Audino Editore, Roma, 2005.

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Arcangelo Mazzoleni, L'ABC del linguaggio cinematografico, Dino Audino Editore, Roma, 2010. Roberto Moliterni, Fare un corto, Dino Audino Editore, Roma, 2014.

Vincenzo Ramaglia, Il suono e l'immagine, Dino Audino Editore, Roma, 2011.

Paolo Morales, Narrare con le immagini, Dino Audino Editore, Roma, 2004.

Joseph V. Mascelli, L'ABC della ripresa cinematografica, Dino Audino Editore, Roma, 2005.

Paul Wheeler, Manuale di ripresa digitale, Dino Audino Editore, Roma, 2006.

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J. Mitry, Esthétique et psychologie du cinéma, 2° vol., Les formes, Paris 1965.

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Enciclopedia del cinema Treccani www.treccani.it/enciclopedia/cinema


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GLOSSARIO Accelerazione: Effetto per cui sullo schermo le immagini appaiono accelerate. Usato in particolare nei film muti e in quelli comici, si ottiene di solito riprendendo una scena a velocità ridotta (rispetto ai 24 fotogrammi al secondo con sui si ottiene l'effetto di realtà) e proiettando poi la pellicola a velocità normale. Il suo contrario è il rallentamento. Angolazione: Posizione, nello spazio, della macchina da presa rispetto a ciò che viene filmato. Può essere orizzontale, obliqua dal basso o dall'alto, verticale verso l'alto (detta “supina”), verticale verso il basso (detta a “a piombo”). L'angolazione varia anche a seconda dell'obiettivo usato: normale, grandangolo, focale lunga. Asincronismo: La mancanza di coincidenza tra la colonna sonora e le immagini sullo schermo. Per esempio, si sentono le parole di un personaggio che non è ancora visibile nell'inquadratura. Campo-controcampo: Un particolare tipo di montaggio costituito da un'inquadratura che segue a un'altra, alternando le inquadrature di due soggetti e invertendone il punto di vista (vediamo un personaggio che parla dal punto di vista del suo interlocutore, e viceversa). Si usa per rappresentare una situazione, generalmente il dialogo tra due personaggi. Campo di ripresa: La quantità di spazio che l'obiettivo è in grado di riprendere. Essa dipende dall'obiettivo impiegato. Si distinguono i seguenti campi di ripresa: -campo lunghissimo: la visione comprende la maggior parte di spazio possibile e i personaggi appaiono lontani, quasi irriconoscibili. -campo lungo: lo spazio intorno ai personaggi è ampio, ma i personaggi sono distinguibili. -campo medio: figure per intero, ambiente sullo sfondo. -campo totale: l'intero ambiente e tutti i personaggi vengono compresi entro i margini dell'inquadratura. Carrello o Carrellata: Spostamento della macchina da presa che permette di riprendere un'azione in movimento. La macchina da presa viene montata su un carrello o un veicolo o una gru fissa o mobile (dolly). Si può fare anche la carrellata a mano. Le macchine da presa moderne sono dotate di ammortizzatori che eliminano gli effetti del movimento della macchina (steadycam) Cast: L'insieme degli attori che lavorano alla realizzazione di un film. Ciak: Lavagnetta su cui vengono annotate le caratteristiche il numero della ripresa e l'inquadratura.


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Colonna sonora: La registrazione di musica o rumori sul bordo della pellicola. Controluce: Inquadratura di un soggetto posto tra la sorgente luminosa e la macchina da presa, con un effetto che ne accentua i contorni. Copione: la stesura definitiva della sceneggiatura consegnata agli attori prima dell'inizio delle riprese Diaframma: parte dell'obiettivo che consente di regolare la quantità di luce che va a colpire la pellicola. Ha la stesse funzione della pupilla nell'occhio umano. Didascalia: parola o frase che compare scritta tra un'immagine e l'altra. Dissolvenza: Elemento della punteggiatura filmica. Consiste nel passaggio da una inquadratura all'altra ed è generalmente usata per sospendere la continuità temporale e spesso anche per introdurre un flaskback. Esistono vari tipi di dissolvenza: -in apertura: usata all'inizio di una sequenza, consiste nel progressivo emergere di un'immagine dallo schermo. -in chiusura: usata alle fine di una sequenza, consiste nel progressivo scomparire di un'immagine dallo schermo, che diventa così nero. - incrociata: si realizza sovrapponendo due immagini, l'ultima di una sequenza con la prima della sequenza successiva, in modo che per un breve periodo si vedono entrambi. Dolly: Il carrello dotato di una gru mobile su cui viene montata la macchina da presa per effettuare la carrellata. Doppiaggio: Procedimento che consiste nel sovrapporre alla voce originale nuovi dialoghi, realizzato con un processo di sincronizzazione. Effetti: Espedienti per simulare un evento o una situazione particolare, Gli effetti possono essere meccanici (manichini, modellini) o cinematografici (manipolazioni della stampa della pellicola, uso di trasparenti), o sonori (rumori artificiali da sovrapporre alla pellicola). Ellissi: Procedimento che si realizza in sede di montaggio e consiste nel collegare i fotogrammi in modo da rappresentare un'azione in maniera estremamente sintetica. Flash back: Procedimento narrativo che consiste nella rottura dell'ordine cronologico della storia (o fabula) attraverso la rievocazione di un evento dal passato. Esso può verificarsi una volta o costituire l'intera struttura del racconto filmico. In genere è annunciato da una voce fuori campo, o da dissolvenze, o da sfocature, o altri procedimenti ottici.


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Flash forward: Procedimento narrativo opposto al flash back che consiste nell'anticipare un evento futuro. Fotogramma: È l'immagine fissa che, nel cinema, viene proiettata alla frequenza di 24 fotogrammi al secondo, dando l'impressione del movimento. La velocità con cui si susseguono le immagini alla televisione è invece di 25 fotogrammi al secondo. Fuoco (messa a): Regolazione dell'obiettivo della macchina da presa fino ad ottenere l'immagine nitida. Fuori campo: Ogni elemento (immagine o suono) che è fuori dal campo visivo dell'inquadratura, pur essendo parte essenziale della scena. Grandangolare: Obiettivo con un angolo di ripresa maggiore di quello normale, che consente particolari effetti di prospettiva. Inquadratura: L'azione compresa fra tra l'inizio (ciak) e la conclusione (stop) di una stessa ripresa, senza alcuna interruzione. L'inquadratura può essere in relazione al movimento della macchina da presa: -fissa: quando la macchina da presa è ferma. -mobile: quando la macchina da presa è in movimento. -frontale: quando la macchina da presa è perpendicolare al soggetto filmato. In relazione invece al punto di vista può essere: -oggettiva: quando il soggetto è rappresentato in modo diretto senza alcuna mediazione di sguardo -soggettiva: quando la macchina da presa riprende un'azione o un soggetto 'attraverso' gli occhi di un personaggio. Macchina da presa: L'apparecchio con cui si effettuano le riprese. Metafilmico: Tutto ciò che allude esplicitamente ala cinema stesso e/o ne sottolinea la finzione, come le battute dell'attore rivolte al pubblico, le citazioni di altri film, ecc. Montaggio: unione delle varie inquadrature e accostamento di immagini e suoni. Il montaggio è ben di più di un'operazione solamente tecnica e si può prestare a creare vere e proprie figure stilistiche o metafore. Inoltre può intervenire nell'organizzazione dello spazio e del tempo, rappresentando per esempio due situazioni di per sé indipendenti (montaggio alternato) oppure la contemporaneità di più situazioni (montaggio sovrano).


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Moviola: Apparecchio sul quale scorre la pellicola, fotogramma per fotogramma, utilizzato nella fase del montaggio. Panoramica: Movimento della macchina da presa quando ruota intorno alla propria asse o in senso orizzontale (da destra a sinistra o viceversa), o in senso verticale (dall'alto verso il basso o viceversa), oppure obliquamente. Piano di ripresa: La quantità di spazio che l'obiettivo riprende in relazione alla figura umana. Essa varia a seconda della distanza del soggetto rispetto alla macchina da presa, e dell'obiettivo impiegato. I piani di ripresa più usati sono: -figura intera. -piano americano (dal ginocchio in su). -Piano medio (dalla vita in su). -Primo piano (dalle spalle in su). -Primissimo piano (solo il volto). -Dettaglio (particolare che occupa tutta l'inquadratura). Piano sequenza: La ripresa di una inquadratura senza nessuna interruzione, quindi senza stacchi, dissolvenze, o qualsiasi altro elemento di discontinuità. È l'accorgimento tecnico che più si avvicina alla percezione spazio-temporale che si realizza nella visione dell'occhio umano. Presa diretta: Tecnica di registrazione della colonna sonora del film in cui dialoghi, rumori e suoni vengono registrati nel momento stesso in cui si girano le scene. Produttore: Imprenditore che finanzia un film. Profondità di campo: Accorgimento ottico che permette la ripresa a fuoco di più soggetti in profondità all'interno dell'inquadratura. Rallentamento: Effetto per cui le immagini sullo schermo appaiono rallentate. Si ottiene riprendendo una scena a velocità aumentata e proiettandola poi a velocità normale. Regia: L'opera di coordinamento artistico e tecnico per la realizzazione di un film. Di fatto il regista viene ad essere la figura più importante nella realizzazione di un film, e di fatto il vero e proprio autore dell'opera. Scena: All'interno di una sequenza, l'insieme delle inquadrature nella stessa unità di spazio e di tempo.


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Sceneggiatura: La descrizione dettagliata di tutte le scene che compongono un film, i dialoghi, le ambientazioni, le espressioni degli attori, i movimenti di macchina e tutto ciò che è necessario alla realizzazione del film, ed è divisa in sequenze numerate. Sequenza: La serie delle inquadrature tenute insieme da un'omogeneità narrativa, senza che al suo interno vi siano frammentazioni di tempo, spazio o azione. Set: Il luogo in cui si gira un film, sia gli interni che gli esterni. Sincronismo: L'esatta coincidenza tra suono e immagine. Soggettiva: Inquadratura dal punto di vista del personaggio, il cui sguardo coincide con quello della macchina da presa. Soggetto: La vicenda del film: può essere originale o può consistere nella trasposizione di un'opera letteraria o teatrale, o altro. Sottotitolo: La serie di parole che appaiono in sovraimpressione nella parte inferiore del fotogramma, generalmente usato per la traduzione. Stacco: Passaggio netto da un'inquadratura all'altra e rappresenta il segno di interpunzione filmica più semplice. Tendina: Procedimento di oscuramento progressivo dello schermo ottenuto con lo scorrimento di un diaframma, generalmente verticale, che funziona da tenda dell'obiettivo. Zoom: È l'obiettivo che consente di variare la focale, permettendo di allontanare o avvicinare il soggetto inquadrato senza spostare la macchina da presa. Lo zoom di fatto sostituisce la carrellata avanti o indietro.


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DETTAGLI        

Introduzione al corso 8 moduli didattici 11 video didattici 8 documenti di riepilogo in formato PDF 1 manuale completo scaricabile e stampabile in formato PDF Conclusione al corso Bibliografia Glossario

CONTATTI LUCA BARONI videomaker, video editor, digital media editor, docente e formatore. http://lucabaroni.com lucabaroni15@gmail.com

DOCENTE Luca Baroni formatore e multimedia specialist.

Dal 1987 nella maggior parte dei miei lavori unisco azioni educative, formazione, immagini e, da qualche anno, video e web. Lavoro insomma ai confini tra sociale, formazione e multimediale esplorando di volta in volta vari territori. Formazione personale del docente: Università Cattolica del Sacro Cuore  Laurea specialistica, Filosofia.  Perfezionamento post-laurea, Bioetica.  Perfezionamento post-laurea, Critica letteraria.


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