La Professione Veterinaria 32-2013

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Professione Veterinaria 32-2013:ok

1-10-2013

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la VETERINARIA

PROFESSIONE

A.N.M.V.I.

ORGANO DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MEDICI VETERINARI ITALIANI

32 2013

SETTIMANALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

Anno 10, numero 32 dal 30 settembre al 6 ottobre 2013 Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Concessionaria esclusiva per la pubblicità E.V. soc. cons. a R.L. - Cremona

CUCCIOLI SOPPRESSI SENZA NECESSITÀ

LA RESISTENZA ALL’ANTIBIOTICO NON SI MANGIA

IL NANISMO DEI PROFESSIONISTI ITALIANI

LA SIVAE ENTRA NEL DIRETTIVO ARAV

PREMIO FORTUNATO RAO A FEDERICA ROSSI

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REDDITI E BATTAGLIE

BREVI EPATITE A Il Ministero della Salute raccomanda di consumare i frutti di bosco surgelati solo previa cottura. Il virus dell’epatite A, infatti, sopravvive a basse temperature, ma viene rapidamente inattivato dal calore.

FALSITÀ "Chi afferma che oggi esistono metodi alternativi in grado di sostituire completamente la sperimentazione animale nella ricerca biomedica dice il falso. E questo è particolarmente grave se a farlo sono persone delle istituzioni". L’ha dichiarato la scienziata e neo senatrice Elena Cattaneo, durante una manifestazione animalista.

STABULARI "All’interno degli stabulari italiani gli animali sono trattati meglio che altrove". Così Ilaria Capua, nel merito della normativa italiana sulla sperimentazione animale, alla giornata inaugurale del Novartis BioCamp. L’Italia sta recependo la direttiva sugli animali da esperimento: "Con un ulteriore inasprimento delle restrizioni l’Italia potrebbe restare fuori dalla ricerca".

TRIPADVISOR Il dimissionario ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha proposto di recensire gli ospedali e dichiarato di voler creare una sezione all’interno del sito del Ministero cui segnalare informazioni sulla qualità degli ospedali in stile TripAdvisor.

SENTENZE E PARERI

Reati Penali Maltrattamento etologico e uccisione senza necessità. Due approfondimenti sulle responsabilità penali.

ROMANIA Per la Corte Costituzionale rumena la legge sul randagismo è costituzionale. I giudici hanno respinto come infondata l’eccezione di incostituzionalità del programma di gestione dei cani randagi. Il presidente Basescu firma la promulgazione.

SIRIA La Facoltà di Veterinaria di Al Baath University sta distribuendo volantini e opuscoli sulla prevenzione della rabbia nei centri di accoglienza. Un mese di vaccinazioni gratuite del cane presso la clinica universitaria.

Salute risparmio

e

Fondo Sanitario A.N.M.V.I.

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In questa congiuntura l’aumento programmato delle aliquote non genera gettito, ma deprime i consumi e rischia di aumentare l’evasione IVA. Tra le motivazioni che spiegano le scelte governative, c’è il miraggio di entrate immediate e sicure, ma le cifre del Ministero delle Finanze dicono il contrario: l'aumento dell'Iva al 21%, in vigore dal 17 settembre 2011 (Governo Berlusconi-Tremonti), ha causato una perdita di gettito Iva (704,754 milioni di euro solo nel 2011, secondo dati ministeriali elaborati da Adusbef e Federconsumatori). E adesso per recuperare il gettito disatteso si replica l’errore di aumentare di un punto l’aliquota. La leva dell’imposta è stata usata da tutti i Governi degli ultimi mandati: Berlusconi-MontiLetta. L’aumento dell'IVA al 22% il 1 ottobre 2013 è già stato programmato dalla “Manovra Monti” (art. 18, D.L. n. 201/2011) e dopo l’aumento del 1 ottobre ci potrebbe essere quello del 1 gennaio 2014 che potrebbe interessare anche lo scaglione agevolato del 10%. La ricollocazione dell’IVA e l’armonizzazione delle aliquote non sarebbero uno sforzo fiscalmente impossibile. Basterebbero a ridare fiato a chi possiede un animale da compagnia. Sono i clienti che sopportano il costo vivo dell’Imposta, i professionisti fanno obtorto collo da “esattori” per l’Erario, un ruo-

lo che li penalizza perché vedono sempre più calare la domanda di prestazioni. Diminuisce anche la compliance fiscale, lo sa anche l’Agenzia delle Entrate. Senza contare che il peso dell’imposta si fa sentire anche sulle forniture e sugli acquisti e che in questo modo il costo delle prestazioni è conseguente ad una concatenazione di rincari, subiti tanto dal veterinario che dal suo cliente. C’è anche un’altra strada, ripidissima, quella dell’armonizzazione delle aliquote europee per evitare - come accade oggi - che sul mercato comunitario ogni Paese imponga l’aliquota che vuole a seconda del debito pubblico che ha. La Commissione Europea immagina tre scaglioni con tre aliquote benchmark (25%, 15% e 5%) che gli Stati Membri non potrebbero continuare a modificare, con ricollocazione delle prestazioni entro queste fasce percentuali. Per come vanno le cose in Italia, la soluzione europea potrebbe essere vantaggiosa e metterci al riparo dalle turbolenze di aliquota, che destabilizzano i clienti e la domandaofferta di prestazioni professionali. E dopo aver raccolto e portato le firme a Parlamenti e Governi altamente instabili, è giunto il momento di affidarci sempre di più all’opinione pubblica e ai nostri clienti. Download della locandina “Scusate l’IVA”: www.anmvi.it

VETERINARI ITALIANI? TROPPI E POVERI A FINE AGOSTO @NMVIOGGI HA PUBBLICATO I RISULTATI DI UN’INTERESSANTE INDAGINE REALIZZATA DA MICHELE TIRABOSCHI PER CONFPROFESSIONI che ha messo a confronto le diverse professioni in Italia, Francia, Germania e Regno Unito sull’organizzazione del lavoro come “fattore critico” di crescita. Senza riprendere tutta l’indagine disponibile su @nmviOggi vorremmo qui riportare alcuni dati per evidenziare le criticità tipicamente italiane del nostro settore. Incominciamo col sottolineare che in Italia risulta esserci una disoccupazione nel settore veterinario del 21%, 1 su 5, pazzesco! A parità circa di presenza di animali in Italia abbiamo 11mila imprese operanti nel settore contro le 9mila della Germania, le 7mila della Francia e le 3mila inglesi ma l’aspetto drammatico di questi numeri è che pur avendo tante imprese rappresentiamo in ambito UE27 solo il 3% del fatturato europeo quando il regno Unito con solo 3000 strutture fattura il 22%, la Francia il 19,55 e la Germania il 18%. Il motivo è sicuramente da ricercare in due fattori: il primo è il “nanismo aziendale” che caratterizza l’Italia e nel proliferare di studi professionali di piccole dimensioni. È quindi evidente che il fatturato del paese non dipende dal numero delle strutture ma dalla capacità dei professionisti di sviluppare il mercato facendo impresa ed evitando una esasperata concorrenza al ribasso che, oltre a deteriorare l’immagine del Medico Veterinario come professionista, ne contiene e riduce drasticamente il fatturato. Le tariffe delle prestazioni veterinarie applicate in Italia risultano dal confronto essere le più basse. È evidente da questi dati che il nostro settore dovrà subire forti trasformazioni per superare la situazione di crisi attuale ed adeguarsi all’evoluzione del mercato. (VEDI ANCHE PAG. 10)

A.N.M.V.I


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