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ORGANO DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MEDICI VETERINARI ITALIANI

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SETTIMANALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

Anno 10, numero 41 dal 2 all’8 dicembre 2013

Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Concessionaria esclusiva per la pubblicità E.V. soc. cons. a R.L. - Cremona

FAO: UNA ZOOTECNIA PIÙ EFFICIENTE

FRANCESCO CIAN DIPLOMATO ECVCP

OBBEDIR TACENDO? NON PIÙ

IL DOLORE NEL CANE E NEL GATTO

TRATTAMENTI VACCINALI IN FATTURA

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IL PROFITTO SLOW

BREVI SOVRANNUMERO Pubblicato il decreto del Miur che ripristina il bonus maturità. Sul sito www.accessoprogrammato.miur.it sono pubblicate le graduatorie dei partecipanti ai test di selezione alle facoltà a numero programmato nazionale, integrate dal bonus.

STAMINALI Sono in Gazzetta Ufficiale le linee guida per l’uso di Cellule Stromali Multipotenti per la terapia autologa negli animali. Preparazione su prescrizione veterinaria individuale. Raccolta del materiale biologico esclusivamente a cura di un veterinario.

ENPAV L’Assemblea Nazionale dei Delegati Enpav ha approvato all’unanimità il bilancio preventivo 2014, con un risultato di utile di 36mln e mezzo. Fra le novità deliberate, i sussidi alla genitorialità.

SPERIMENTAZIONE “Tutto ciò che possiamo fare è ricorrere alla Corte Europea, perché in questo modo si viola l’articolo 2 della Direttiva stessa”. Lo ha detto Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, dopo la giornata promossa dai ricercatori per la difesa della ricerca biomedica.

CUCCIOLI Il 29 novembre il PIF di Fiumicino ha sequestrato otto cuccioli di cane trasportati in condizioni non idonee da due persone di cittadinanza rumena che tentavano di imbarcarli con loro sul volo Roma/Tunisi. I cittadini rumeni sono stati denunciati per maltrattamento di animali. Lo ha reso noto il Ministero della Salute.

CNB Prima riunione plenaria del rinnovato Comitato nazionale per la bioetica. Il 22 novembre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi ha aperto i lavori del Comitato. La Fnovi è componente di diritto.

270 FORMATI

Numeri e dati per fare massa critica Aumentano i veterinari di fiducia, crescono le rilevazioni sperimentali dei dati d’azienda zootecnica A PAGINA 3

Secondo l’Istat i nuovi poveri in Italia sono 5 milioni. Un dato che “Il graffio” del Sole 24 Ore ha messo in contrapposizione allo “snobismo insopportabile” di chi “se la gode coi cibi più cari e prelibati fingendo che quello sia un modello che va bene per tutti, mentre aumenta la gente che non riesce a sbarcare il lunario”. I cibi slow sono costosi e l’attenzione di uno dei più prestigiosi giornali economici d’Europa non è certo sospettabile di condannare il profitto. Alla penna che graffia sul Domenicale non piacciono “certe ideologie insulse, antiscientifiche e antimoderne, tra ecologismi a buon mercato e invenzioni della tradizione”. Perché nuocciono gravemente all’economia e allo sviluppo sociale. Le disparità alimentari, ce lo dice il rapporto della FAO, riguardano intere parti del Globo e generano valori e comportamenti difformi. Un’Europa che non sa più essere un mercato interno ma deve porsi come soggetto commerciale comunitario verso il resto del mondo, farebbe bene a darsi regole etiche compatibili con la competitività di mercati in galoppante espansione globale. Il veterinario che lavora per la produzione di alimenti destinati all’uomo è stretto fra contraddizioni, sociali e normative, che fatica a governare, malgrado stia caricando sempre

di più su di sé la responsabilità professionale di gestire allevamenti in biosicurezza, benessere e salute. Si fatica a leggere la posizione ufficiale di Slow Food sul benessere animale senza condividere da un lato la tensione etica al cibo “buono, pulito e giusto” e dall’altro respingere apocalittiche frasi molto meno raffinate ("Ogni anno il benessere di milioni di animali allevati per produrre latte, carne e uova destinati al consumo umano risulta gravemente compromesso"). Gli interventi terapeutici - è scritto - privilegiano rimedi fitoterapici o cure omeopatiche: gli antibiotici e i comuni medicinali veterinari sono utilizzati soltanto se non esistono altri rimedi efficaci. Slow Food inizierà "un percorso importante per elaborare linee guida specifiche sul benessere animale", ma solo “coinvolgendo gli allevatori e i produttori delle comunità del cibo di Terra Madre?". Educare è uno degli obiettivi prioritari di Slow Food, si legge nel documento. E proprio perché Slow Food "può esercitare un’influenza durevole sui consumatori di ogni fascia di età", l’ANMVI auspica un maggior coinvolgimento dei medici veterinari nell’elaborazione di posizioni scientificamente fondate e praticamente attuabili. Anche la scienza saprebbe affascinare e il profitto slow non correrebbe nessun rischio.

RICERCA SOTTO ACCUSA DA TEMPO LA RICERCA SCIENTIFICA È MESSA SOTTO ACCUSA DAL MONDO ANIMALISTA PER L’UTILIZZO DEGLI ANIMALI NELLA SPERIMENTAZIONE, tema sul quale si è aperto da tempo un forte confronto anche nel nostro paese e che spesso è diventato un vero e proprio scontro che ha visto anche comportamenti inaccettabili, se non illegali, da parte di alcune frange integraliste. Ma la ricerca è sotto accusa anche per altri aspetti certamente preoccupanti che il settimanale Economist ha voluto evidenziare con un’ampia indagine e denunce pesanti: gli esperimenti sono mal progettati, non sempre i ricercatori sono in grado di gestire correttamente gli strumenti statistici necessari per interpretare i dati, a volte tendono ad addomesticare i risultati magari senza esserne pienamente consapevoli ed in qualche raro caso, certamente gravissimo, truccano con dolo i valori ottenuti. Ma il problema principale, anello debole del sistema, sono, oltre alle erogazioni dei finanziamenti, le regole adottate dalle riviste scientifiche per decidere cosa sia meritevole di pubblicazione, obiettivo che interessa tutti i ricercatori che operano quindi spesso in funzione di questo condizionando magari alcuni aspetti della ricerca arrivando anche a clamorosi errori. Le pubblicazioni scientifiche più famose ed attendibili hanno spesso dimostrato come su molte riviste vengano pubblicati articoli su ricerche del tutto inattendibili. Nature ha ad esempio evidenziato come su 53 studi di oncologia solo 6 avevano superato la prova di riproducibilità ed il mese scorso Science ha raccontato di uno studio volutamente sbagliato che, inviato a 304 riviste scientifiche di livello medio, è stato accettato da ben 157. Per fortuna la scienza è ancora in grado di controllare se stessa dando comunque alla fine buone garanzie sui risultati ottenuti.

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SIVAR Anmvi Informa

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Il “percorso virtuoso” del veterinario di fiducia Semplificare è possibile solo se in allevamento c’è un professionista che dà garanzie econda tappa per la formazione propedeutica del Veterinario di Fiducia ai sensi del Protocollo AIA, ANMVI, FNOVI. Le giornate di Mantova e di Brescia (8-15 novembre) sono state orientate al settore suinicolo. Il saluto d’apertura della giornata inaugurale è stato affidato ad Angelo Caramaschi, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Mantova e a Silvio Zavattini, Presidente del Gruppo Veterinario Suinicolo Mantovano. Settanta i posti disponibili, settanta i colleghi in platea. I lavori sono stati introdotti dal Presidente SIVAR, Mauro Casalone che ha ripercorso il lavoro svolto dal primo corso propedeutico ad oggi e dal consigliere FNOVI, Alberto Casartelli che ha introdotto alla platea la cornice deontologica e normativa della proposta di decreto presentata nelle scorse settimane al Ministero della Salute. È intervenuto il presidente AIA, Pietro Salcuni che ha dichiarato: “Noi, con il veterinario di fiducia abbiamo risolto tutti i nostri problemi. Abbiamo bisogno di un libero professionista, di un veterinario che si sporca le mani. Io sono al vostro fianco”. Alla giornata inaugurale del “Veterinario di Fiducia nel settore suinicolo” è intervenuto Romano Marabelli - Capo Dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria, che ha dichiarato: “Il Ministero sostiene fortemente questo percorso, abbiamo bisogno di massa critica, di estensione nazionale e di potenziare le produzioni di tutto il nostro Paese. È un percorso virtuoso, il medico veterinario è un professionista completo che deve stare con la produzione, deve sostenerla e deve trasferire la sua capacità professionale. Semplificare e ridurre gli interventi istituzionali è possibile solo se chi è in allevamento è un professionista che, con autorevolezza e indipendenza, si mette al servizio della qualità e della sicurezza delle produzioni. Crediamo più in questo sistema virtuoso che in un sistema di tipo assicurativo”. La mattinata ha visto la partecipazione di Gaetana Ferri, Direttore generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del Ministero della Salute, che ha evidenziato l’orientamento europeo ed internazionale verso la collaborazione sinergica tra allevatore e veterinario di fiducia, citando in particolare, in questa direzione, la raccomandazione OIE adottata a Lione nel 2006. “Nella nuova Animal Health Law - ha dichiarato - il veterinario sarà fondamentale così come un ruolo molto importante viene dato all’allevatore”. Gaetana Ferri ha ribadito l’importanza che il Ministero della Salute attribuisce ad un sistema di epidemiosorveglianza basato su informazioni attendibili e costanti, a vantaggio della sanità pubblica e sulle rilevazioni che il veterinario in azienda è in grado di produrre e di informatizzare. “Aspettiamo i risultati delle sperimentazioni in atto” ha dichiarato con riferimento alle iniziative messe in campo da SIVAR all’interno della piattaforma www.veterinariodifiducia.it (v. Professione Veterinaria 37/2013). Per Carlo Scotti, coordinatore nazionale ANMVI: “Anche nel settore zootecnico il veterinario sta evolvendo. La nostra visione è quella di un veterinario non più soltanto clinico, ma con capacità gestionali, organizzative e manageriali”. Di sistemi informativi per la sicurezza alimentare e per la sorveglianza epidemiologica ha parlato Luigi Ruocco del Ministero della Salute (Sanità animale ed anagra-

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I DATI CHE SERVONO uigi Ruocco (Sistemi informativi della DGSAFV): “La maggiore fruibilità di informazioni sull’attività produttiva dell’azienda, sugli aspetti gestionali e igienico/sanitari sinora ritenuti secondari perché non disponibili, consentirà una più accurata valutazione del livello di rischio delle aziende che si avvarranno del veterinario di fiducia e, conseguentemente, la possibilità di assegnare un livello di rischio inferiore a dette aziende. Ciò potrebbe tradursi in una riduzione dei controlli con tutte le conseguenze che ne deriveranno da un lato per la Pubblica Amministrazione e dall’altro per l’OSA. Al corso per veterinario di fiducia i partecipanti affrontano il tema della raccolta e dell’informatizzazione dei dati utili al Ministero della Salute. Cosa si intende per dati “utili”? Di contenuto informativo e qualitativo rilevante: dati relativi alla produttività, all’alimentazione degli animali, ai farmaci e ai trattamenti, alle patologie infettive e non, dati relativi al benessere animale - Welfare Quality. Definiti così macroscopicamente gli ambiti di attività e quindi le aree di interesse si tratterà di raccogliere e registrare i dati, avendo cura che siano essenziali, esaustivi e non ridondanti. Sarà indispensabile una fase di sperimentazione pratica sufficientemente adeguata e quindi di valutazione dei risultati. Ed è esattamente quello che sta accadendo nel portale www.veterinariodifiducia, dove è attivo un DES (Database Epidemiologico Sanitario) in cui i veterinari formati ai corsi per veterinario di fiducia (circa 270 ad oggi) possono aderire in forma volontaria alla raccolta dati sperimentale. “Quando raccolti in maniera statisticamente significativa, rappresentativa della realtà zootecnica e zoosanitaria di un dato territorio, e messi a disposizione della rete di epidemio-sorveglianza - ha spiegato Ruocco - i dati raccolti dal veterinario di fiducia potranno costituire un supporto di informazioni non trascurabile”. Quali vantaggi e quali semplificazioni anche per l’allevatore? “Dire oggi nel dettaglio cosa si potrà semplificare è prematuro e forse anche poco saggio ha precisato il dirigente ministeriale - sicuramente avere più disponibilità di informazioni faciliterà tutta una serie di procedure che probabilmente potrebbe anche condurre ad una soppressione di specifici obblighi burocratici”. L’informatizzazione dei dati e la messa a disposizione degli stessi a soggetti diversi, “pur essendo inizialmente onerosa, col tempo diventa foriera di risparmi oltre che di maggiore efficienza ed efficacia”.

L IL VETERINARIO DI FIDUCIA: “UN PROFESSIONISTA INDIPENDENTE E AUTOREVOLE” ntervenuto alla giornata inaugurale del corso, il Capo Dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria, Romano Marabelli, ha esordito dichiarando: "Il Ministero sostiene fortemente questo percorso virtuoso". Semplificare, ridurre gli interventi istituzionali è possibile solo se in allevamento c’è un professionista che mette la produzione primaria nelle condizioni di offrire le garanzie che sono necessarie. “Dobbiamo sostenere la produzione, mettendoci capacità professionale”, ha dichiarato, auspicando “un sistema generalizzato, capace di trasferire capacità in tutti i territori, anche nelle aree sotto utilizzate, perché c’è bisogno di una grande estensione nazionale”. Le produzioni “devono essere accompagnate da un professionista indipendente autorevole, che non fa il medico pietoso”. E poi l’Agricoltura “non è più quella di cinquant’anni fa”, ha aggiunto, accennando all’importanza di mantenere i valori della tradizione senza tuttavia dare immagini distorte al consumatore, facendogli credere che si produce come nel Secolo scorso, magari con messaggi mediatici e pubblicitari diseducativi. “Sì ai valori della tradizione - ha affermato Marabelli - ma

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con sistemi di sicurezza che erano impensabili fino a trent’anni fa. Se il consumatore viene tenuto nella totale ignoranza del sistema è chiaro che maturerà delle aspettative irrealizzabili e distorte”. Ad esempio, “è sbagliato credere che il prodotto abbia una sua sicurezza intrinseca, totale”. Se un alimento garantito da processi controllati fino al banco vendita “viene poi lasciato nell’automobile a 40 gradi oppure la sicurezza alimentare viene compromessa nel frigorifero”, si pone un problema non più di sicurezza alimentare, ma di educazione alimentare. È in questa cornice che si deve inserire un processo di adeguamento della produzione primaria ai nuovi bisogni alimentari, stretti fra spinte immaginarie della tradizione “slow” e una domanda in vertiginoso aumento mondiale di proteine, a cui il Capo Dipartimento ha fatto cenno indicando nel fabbisogno globale e nell’export ulteriori elementi di riflessione per la platea dei corsisti. Nella foto da sinistra: Mino Tolasi (SIVAR), Pietro Salcuni (Presidente AIA), Romano Marabelli (Capo Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria), Carlo Scotti (Coordinatore Nazionale ANMVI) e Medardo Cammi (SIVAR).

fi: profilassi pianificate e zoonosi, anagrafi degli animali) sottolineando la valenza del dato epidemiologico. Di biosicurezza e di uso razionale del farmaco ha parlato Loris Alborali, seguito da Giada Flamini (AIA) che ha illustrato il manuale di buone pratiche di allevamento. I lavori si sono conclusi a Brescia, con la seconda giornata formativa, alla presenza del Presidente FNOVI Gaetano Penocchio, del Vicepresidente ANMVI Marco Colombo, di rappresentanti della regione Lombardia e della Direzione Generale della Sicurezza Alimentare. Il settore è

interessato da vicino dalla modernizzazione dell’ispezione, nel passaggio da tradizionale a visiva e nella rivisitazione delle ICA, le Informazioni della Catena Alimentare. Cerniera dei comparti salute e agricoltura è la “condizionalità”. Il rappresentante del Mipaaf, Antonio Frattarelli, ha anticipato alla platea il nuovo regolamento europeo che innova il meccanismo dell’accesso ai fondi che premiano gli OSA che stanno alle “condizioni” sanitarie poste dalla UE per ricevere le risorse previste dai Piani di Sviluppo Rurale. ■


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4 Attualità Fabbisogno alimentare

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Verso sistemi zootecnici più efficienti Fao: la produzione intensiva è cruciale per sfamare, ma sono indispensabili miglioramenti er il 2050, una popolazione mondiale in costante crescita arriverà a consumare due terzi di proteine animali in più di quanto non faccia attualmente, gravando ulteriormente sulle risorse naturali del pianeta, secondo il rapporto Fao “World Livestock 2011: Livestock in food security“ (La Zootecnia nel Mondo 2011). Il dato ancora attuale di questo documento è la crescita della popolazione e del reddito mondiale, i quali stanno alimentando un trend di progressivo aumento del consumo procapite di proteine animali nei paesi in via di sviluppo. Si stima che il consumo di carne crescerà di circa il 73% entro il 2050, mentre il consumo di prodotti caseari salirà del 58% rispetto ai livelli odierni. Gran parte della domanda futura di prodotti d’allevamento - in particolare nelle aree metropolitane e in espansione, in cui si concentra la maggior parte della crescita della popolazione - verrà soddisfatta dall’uso di sistemi d’allevamento intensivo su larga scala, afferma il rapporto Fao.

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I SISTEMI INTENSIVI Allo stato attuale, non esistono alternative tecnicamente o economicamente fattibili alla produzione intensiva per realizzare l’offerta di prodotti alimentari zootecnici necessaria a soddisfare i bisogni delle città in espansione, sostiene il rapporto. Ma anche che tali sistemi sono fonte di preoccupazione sia per il loro impatto ambientale, come l’inquinamento delle falde acquifere e l’emissione di gas serra, sia in quanto potenziali incubatori di malattie, segnala il rapporto, avvertendo che “una sfida inderogabile è quella di rendere la produzione zootecnica intensiva più sostenibile a livello ambientale. Secondo la Fao, allo stato attuale delle conoscenze e della tecnologia vi sono tre modi di farlo: ridurre il livello di inquinamento prodotto dagli scarti e dai gas serra; ridurre la quantità di acqua e cereali necessaria a produrre ogni dato ammontare di proteine animali; e riciclare i sotto-prodotti agro-industriali tra le popolazioni di bestiame.

EFFICIENZA ZOOTECNICA La crescita della produzione zootecnica verificatasi negli ultimi 40 anni è stata dovuta principalmente all’aumento del numero totale dei capi di bestiame allevati. Ma “è difficile immaginare di poter soddisfare la crescente domanda prevista in futuro allevando il doppio del pollame, l’80% in più di piccoli ruminanti, il 50% in più di bovini e il 40% in più di suini, e continuando a sfruttare lo stesso livello di risorse naturali di adesso”, afferma il rapporto Fao. Al contrario, gli aumenti produttivi dovranno scaturire da una maggiore efficienza dei sistemi zootecnici nel convertire le risorse naturali in cibo e nel ridurre gli sprechi. Ciò richiederà investimenti di capitali nonché politiche e un contesto normativo favorevoli.

PREVENIRE LE MALATTIE Altri problemi di cui tener conto sono la siccità, l’insufficienza di risorse idriche ed altri effetti relativi al clima - per non parlare delle malattie animali, alcune delle quali possono minacciare direttamente la salute stessa dell’uomo - tutte sfide che andranno affrontate con il progressivo aumento della produzione zootecnica. I sistemi intensivi, e quelli che sfruttano le aree boschive o extra-urbane senza adeguate misure igieniche, sono terreno fertile per nuove malattie

- e molti di essi sono di fatto gestiti in modi nocivi per la salute e il benessere degli animali, secondo il rapporto. Non basta stanziare fondi per combattere le minacce impellenti delle malattie attuali - bisogna anche finanziare la ricerca epidemiologica e lo studio delle malattie per prevenire epidemie future nei paesi in cui si realizza il grosso della produzione zootecnica, afferma il rapporto.

TREND ALIMENTARE Dal 1967, la produzione globale di pollame è aumentata di circa il 700%. Anche altri prodotti hanno visto una notevole crescita pro-

duttiva, come le uova, che hanno registrato un aumento del 350%, la carne di maiale (290%), la carne di pecora e di capra (200%), la carne di bovini e bufali (180%) e il latte (180%). I prodotti zootecnici oggi forniscono il 12,9% delle calorie consumate a livello mondiale - il 20,3% nei paesi sviluppati. Il loro contributo al consumo di proteine è stimato pari al 27,9% a livello mondiale e al 47,8% nei paesi sviluppati. Tuttavia, tali trend globali non si sono manifestati in maniera uniforme in tutto il mondo. In molte aree gli aumenti produttivi non ci sono stati, e le comunità povere e vulnerabili non

hanno visto crescere il loro consumo di proteine animali, sottolinea la FAO. La produzione è aumentata rapidamente in Asia orientale e sud-orientale e in America latina e nei Caraibi, mentre la crescita nell’Africa sub-sahariana è stata lenta. Il consumo medio di proteine animali in Africa è meno di un quarto di quello nelle Americhe, in Europa e in Oceania, ed è pari a solo il 17% del livello raccomandato di consumo di proteine in generale, riferisce il rapporto FAO. Al contrario, il consumo di proteine animali nelle Americhe, in Europa e in Oceania nel 2005 era tra il 78% e il 98% del fabbisogno proteico totale, il che indica un sovra-consumo di prodotti zootecnici in queste regioni. Ma nei paesi in via di sviluppo, l’allevamento e i prodotti zootecnici possono contribuire in maniera cruciale alla sicurezza economica e alimentare delle famiglie, nonché alla loro alimentazione. Anche piccole quantità di alimenti d’origine animale possono migliorare lo stato nutrizionale delle famiglie a basso reddito. Carne, latte e uova forniscono proteine con una vasta gamma di amminoacidi e di micro-nutrienti come il ferro, lo zinco, la vitamina A, la vitamina B12 e il calcio, di cui le persone malnutrite sono carenti. Per le comunità pastorali dipendenti dall’allevamento, come quelle dell’Africa Orientale sostiene il rapporto - obiettivi prioritari dovrebbero essere: aumentare il contributo del settore zootecnico alla sicurezza alimentare, risanando i pascoli in degrado e gestendoli in maniera migliore; perfezionare la cura della salute animale; rendere più facile per gli allevatori il collocare i propri animali e beni sul ■ mercato.

Linee guida per la paratubercolosi bovina egnalazione obbligatoria dei casi clinici, adesione volontaria ad un sistema di classificazione del rischio. Protocolli codificati e linee guida per la sorveglianza epidemiologica della paratubercolosi. Il 29 novembre si è svolto, presso l’Istituto Zooprofilattico di Brescia, il 6° congresso Nazionale sulla Paratubercolosi. Dopo un saluto del Dr. Varisco, direttore sanitario IZSLER, il Dr. Ruocco del Ministero della Salute ha presentato le motivazioni e l’iter di approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni delle Linee Guida pubblicate il 19 novembre 2013 in Gazzetta Ufficiale. Le Linee Guida, illustrate nel dettaglio dal Dr. Tamba (Centro di referenza paratubercolosi IZSLER), prevedono la segnalazione obbligatoria dei casi clinici di Paratubercolosi e l’adesione volontaria ad un sistema di classificazione del rischio, basato sugli esiti di esami sierologici eseguiti secondo protocolli codificati. Il Prof. Michael Collins, docente presso la Wisconsin University nonché past president della International Association for Paratuberculosis, ha tenuto una lezione magistrale sulla paratubercolosi, fornendo un apprezzato contributo sulle modalità di controllo in allevamento e sulle ragioni che sono alla base dell’intervento, ponendo l’attenzione sulle motivazioni, sia di tipo eco-

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nomico-commerciale che di sanità pubblica, che hanno già portato diversi paesi nord-europei ad attuare specifici piani di intervento. Le motivazioni economiche alla base dell’intervento sono state anche oggetto della presentazione del Dr. Luini (IZSLER Lodi), che ha illustrato una valutazione costo-beneficio di un piano di controllo e di certificazione. La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda, moderata dal Dr. Penocchio, che ha visto un confronto tra i vari portatori di interesse per questa problematica, quali i rappresentanti degli allevatori, dell’industria di trasformazione, dei veterinari liberi professionisti e pubblici, dei centri genetici e infine degli Isti-

tuti Zooprofilattici, a cui si è stato riconosciuto un ruolo aggregante e trainante per la corretta formazione e informazione, alla base di qualsiasi iniziativa sul territorio. Sono intervenuti nell’ordine il dr. Zuliani (APA Lodi e Milano), il dr. Olzi (ANAFI), la dr.ssa Gemma (Regione Lombardia), il dr. Soria (Assolatte), il dr. Grittini (ASL Milano1), il dr. Tolasi (SIVAR) e il dr. Boldini (IZSLER CR). Il convegno è proseguito nel pomeriggio con le presentazioni del dr. Ricchi (Centro di referenza, IZSLER) e del prof. Serraino (Università di Bologna) incentrate sulla messa a punto di sistemi di monitoraggio attraverso il latte di massa e con la presentazione da parte della Dr. Arrigoni (Centro di referenza IZSLER) delle attività nel campo della diagnostica e della ricerca del Centro di Referenza nazionale, sottolineandone il ruolo di consulenza nei confronti del Ministero della Salute e di supporto nei confronti degli Istituti Zooprofilattici. La giornata si è conclusa con una serie di interventi dei colleghi di altri Istituti Zooprofilattici (Dr.ssa Goria, Dr.ssa Mazzone, dr. De Grossi e dr. Pozzato) che hanno presentato le più recenti attività di ricerca svolte dai rispettivi enti. Durante tutta la giornata non sono mancati gli interventi da parte dei partecipanti, rappresentati in maggioranza da colleghi degli Istituti Zooprofilattici e delle ASL, ma anche da liberi professionisti interessati all’argomento. ■


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Carriere Traguardi

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Dalla borsa Riccardo Testa al diploma ECVCP Come nei migliori racconti “tutto è cominciato per caso” ra il 2009, mi ero laureato da poco più di un anno, ancora non sapevo bene che strada intraprendere nell’ambito della medicina veterinaria”. Francesco Cian ci ha raccontato la sua carriera professionale, dalla laurea fino al diploma europeo. “Da un lato l’interesse per la clinica medica che mi aveva portato a trasferirmi a Trieste a lavorare come internista presso la clinica veterinaria Tergeste, dall’altro, la passione per la patologia veterinaria che era nata negli ultimi anni di Università e per la quale mi ero dedicato allo studio del linfoma felino nell’ambito della tesi di laurea presso il Dipartimento di Patologia Veterinaria, con il professor Massimo Castagnaro”. Poi l’occasione. Quasi per caso Francesco Cian decide di partecipare al concorso Zoetis-SCIVAC Riccardo Testa per la miglior tesi di laurea e nella primavera 2009 riceve la notifica della vincita della borsa di studio. “Pieno di entusiasmo, ci racconta, decido di contattare la facoltà di Veterinaria dell’Università di Cambridge dove sapevo esistere un avviato programma di residency per il college Europeo di Patologia Clinica Veterinaria (ECVCP). Frequento per alcuni mesi il laboratorio della facoltà e inizio a rendermi conto di come la patologia clinica sia la mia strada, la perfetta unione tra la clinica e la patologia, le mie due grandi passioni. Da li, l’anno successivo il concorso per una posizione da resident all’Università di Cambridge. Tre anni di residency e pochi mesi fa l’esame del college europeo con il conseguimento del titolo tanto sperato. Ora lavoro come patologo clinico presso il laboratorio dell’ospedale veterinario Animal Health Trust (AHT), di Newmarket, in Inghilterra. Il desiderio di ritornare un giorno in Italia è sempre vivo, ma rimane al momento solo un sogno”.

Io sono entusiasta della scelta fatta e mi sento di consigliare questa esperienza a chiunque senta il desiderio di acquisire una formazione specialistica in uno specifico settore della medicina veterinaria. Credo inoltre che un residency sia un ottimo strumento per acquisire un metodo di studio e di approccio al problema, metodo che può essere esteso anche al di fuori dell’ambito strettamente lavorativo. È necessario però entusiasmo, passione per la materia scelta, dedizione e sacrificio. Non meno importante la disponibilità a trasferirsi all’estero dove le posizioni di residency sono più numerose e meglio pagate. Questo aspetto non va sottovalutato dal momento che la vita all’estero, specialmente in paesi di cultura molto diversa dalla nostra come l’Inghilterra, seppur affascinante, può presentare non po-

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Francesco quanto contano la determinazione e la preparazione scientifica per arrivare al Diploma ECVCP? La determinazione, a mio avviso, è la chiave del successo nell’ambito di un qualsiasi programma di residency, che si tratti di patologia clinica, medicina interna, o chirurgia. Chiunque decida di intraprendere questa strada deve considerare che questo occuperà buona parte delle proprie giornate (e dei weekend) per i successivi tre anni. Il resident deve generalmente dividersi tra il lavoro in università (nel mio caso la refertazione di casi di ematologia, biochimica e citologia) e lo studio (tanto studio) in preparazione dell’esame. A questo si aggiunge molto spesso la didattica che in molte strutture universitarie è parte del percorso di un resident.

che difficoltà di ambientazione soprattutto nel primo periodo. Come si accede ad un programma di residency? Per essere abilitati ad accedere ad un programma di residency la maggior parte dei college europei richiede alcuni anni di lavoro clinico o un internship di un anno in una struttura riconosciuta dal college. L’internship altro non è che un periodo di 12 mesi (retribuito) durante il quale la persona lavora presso una struttura (universitaria o privata) seguendo delle rotations (turni) nei diversi settori (chirurgia, medicina interna, anestesia etc..). Credo sia un ottimo strumento per fare esperienza e capire con certezza su quale area indirizzarsi per un eventuale residency. ■

Il collega Francesco Cian Quali sono ad oggi le nuove conquiste della patologia clinica veterinaria e quali quelle ancora da raggiungere? La patologia clinica veterinaria ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, come del resto tutte le branche della medicina veterinaria. È aumentato moltissimo l’interesse nei confronti delle specie animali non convenzionali e questo ha portato alla nascita di una branca della patologia clinica ad essi espressamente dedicata. Si sono poi sviluppate tecniche diagnostiche fino a pochi anni fa di ambito strettamente umano, dalla citofluorimetria per la diagnosi di disordini linfomieloproliferativi, alla tromboelastografia (TEG) per l’identificazione dei disordini coagulativi. Come si traduce nella pratica professionale questo avanzato livello di preparazione? Qual è la tua esperienza? Il titolo di specialista assume un grande valore in ambito europeo ed offre generalmente delle buone prospettive lavorative, sia in termini economici che professionali. A mio parere questo è particolarmente valido per paesi quali l’Inghilterra, gli Stati Uniti e il Canada. La situazione negli altri paesi europei dell’area mediterranea, tra cui l’Italia e la Spagna, credo sia in una fase di transizione. Si sta consolidando la consapevolezza dell’importanza della specializzazione in ambito veterinario anche se questo processo è molto rallentato dalla persistente crisi economica che frena il settore. Consiglieresti ad un collega di prendere la strada del diploma ECVCP? Cosa gli diresti per incoraggiarlo? Qual è il primo passo da fare per iniziare questo percorso di formazione?

BORSA DI STUDIO SCIVAC-ZOETIS “RICCARDO TESTA” razie alla collaborazione tra SCIVAC e ZOETIS, in ricordo del Dr. Riccardo Testa, collaboratore di Zoetis prematuramente scomparso, ogni anno è prevista l’erogazione di una borsa di studio di € 6.000,00 al netto delle ritenute di legge, oneri, imposte e tasse per un soggiorno all’estero di studio e tirocinio pratico della durata minima di 3 mesi finalizzato all’apprendimento delle più recenti acquisizioni relative alla medicina interna degli animali da compagnia, con particolare riguardo alle più recenti tecniche diagnostiche e modalità terapeutiche per la cura delle malattie emergenti e più frequenti degli animali da compagnia. La Borsa di Studio viene confermata e annunciata ufficialmente ogni anno entro il mese di Gennaio. Per accedere alla selezione è necessario: essere laureati in Medicina Veterinaria in una Facoltà Italiana da non prima del mese di gennaio di 4 anni prima dell’an-

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no dell’erogazione della Borsa di Studio; aver presentato una tesi di laurea o di dottorato di ricerca strettamente inerente alla medicina interna degli animali da compagnia; essere residente in Italia; avere un’ottima conoscenza della lingua del paese ove ha sede la struttura ospitante; essere disponibile, su richiesta, a fornire il lavoro in formato di presentazione orale o di articolo nelle sedi ritenute opportune da SCIVAC. Per partecipare alla selezione è necessario inviare via posta entro il 10 Marzo dell’anno di erogazione della Borsa di Studio all’indirizzo indicato nel bando una fotocopia del certificato di laurea e tre copie della tesi di laurea o di dottorato di ricerca in formato elettronico su CD-Rom. La consegna della Borsa di Studio SCIVAC - ZOETIS “RICCARDO TESTA” avviene in forma ufficiale nel corso a del Congresso Internazionale Multisala SCIVAC che si tiene a Rimini. www.scivac.it


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Randagismo Riflessioni

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Non si può più obbedir tacendo La questione è anche un serio problema di etica professionale di PAOLO MADRUCCI Responsabile del Dipartimento di prevenzione della ASL 9 di Grosseto o letto con molto interesse gli articoli che la PROFESSIONE VETERINARIA ha pubblicato sulla Convention regionale ANMVI, che si è tenuta a Bari per affrontare il problema del randagismo in Puglia; soprattutto quello del collega Jarussi e le conclusioni che Lei ha tratto come Coordinatore nazionale, in particolare le valutazioni sulla inopportunità che l’attività chirurgica specialistica per le sterilizzazioni sia affidata ai Servizi Veterinari del SSN. Che condivido. Considerata l’attuale situazione del randagismo e della cattiva gestione dei cani in ambiente rurale, che si osserva in tutto il nostro Paese, non solo in Puglia o in altre Regioni del sud, credo sia oramai indispensabile che si avvii un confronto ampio e serio sul tema, basato sulle evidenze e che lasci da parte approcci integralisti o addirittura di interesse. Tento di ….. provocarlo. Dal 1980, anno della laurea, lavoro nel SSN e fino al 1990 sono anche stato titolare di una clinica per piccoli animali; da tempo quindi, direttamente o indirettamente, mi occupo di randagismo, sia nel regime ante legge 281 che dopo. Da funzionario pubblico ho sempre dato la migliore esecuzione possibile al mandato sul quale sono stato chiamato a lavorare, talvolta anche mettendo da parte le mie opinioni personali; ciò è dimostrato dalla realizzazione del Centro chirurgico per la sterilizzazione di cani e gatti della ASL 9 e del livello di efficienza che questo ha raggiunto nel contesto toscano, grazie a importanti investimenti per le attrezzature e soprattutto per la formazione specifica del personale. Ma sul tema del randagismo è qualche anno che il mio “uso ad obbedir tacendo” vacilla, in particolare nei tempi che corriamo recentemente, con la forte e giusta attenzione che viene riposta all’uso che la Pubblica Amministrazione fa delle risorse pubbliche. Dalla semplice osservazione di fatti inconfutabili, provo ad esporre la mia opinione, che ha carattere assolutamente personale e che ovviamente a nessun titolo rappresenta la posizione dell’Azienda sanitaria dove lavoro. Sono 22 anni che è stata emanata la Legge 281 e in questi due decenni la collettività ha speso miliardi di vecchie lire e poi milioni di euro, per organizzare e mettere a regime l’anagrafe che in queste decine di anni ha coinvolto milioni di cani, per costruire canili e mantenervi centinaia di migliaia di animali, molti dei quali per tutta la loro vita, e la maggior parte dei quali in condizioni disumane, per censire migliaia di colonie feline e per sterilizzare centinaia di migliaia di gatti e cani, e questi ultimi quasi esclusivamente di canile! Peraltro, come è noto, la Legge 281 non è mai stata realmente finanziata, se non per percentuali irrisorie rispetto alla spesa reale per applicarla, e subito dopo la sua emanazione questo problema venne sollevato in modo forte, purtroppo inutilmente sia dal SSN che dall’ANCI; conseguentemente le Aziende Sanitarie e le Amministrazioni comunali hanno dovuto far fronte agli alti costi sottraendo risorse da altre voci dei bilanci. Per rispettare il mandato della Legge 281 in genere i Comuni hanno attinto ai fondi destinati al sociale e le Unità Sanitarie Locali ai fondi per l’erogazione generica di servizi; è evidente che così sono state contratte, e sono tutt’oggi con-

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tratte, importanti quote di risorse che dovrebbero essere destinate a forme prioritarie di assistenza a persone malate o in grave difficoltà sociale. Se si analizzano con onestà intellettuale i risultati di tutto questo impegno, non si può che convenire sull’evidenza che il fenomeno del randagismo non è assolutamente migliorato, come non è migliorato il fenomeno dell’abbandono di cani, come non è migliorata la gestione dei gatti di proprietà, che invece continuano a vivere vaganti sul territorio. Ma non poteva essere che così, perché infatti non si è mai trovata reale evidenza nella letteratura scientifica internazionale, e non si trova tutt’oggi, sulla effettiva efficacia delle azioni previste dalla Legge quadro 281 e dalle varie norme regionali di sua regolamentazione. Tanto è vero che nemmeno in Gran Bretagna, culla di una forte e antica attenzione ai diritti degli animali ed al loro rispetto, esiste un’anagrafe canina nazionale gestita a spese della collettività, così come nei canili pubblici non vengono sterilizzati e imprigionati, a spese dello Stato, cani per tutta la loro vita, e nemmeno vengono impiegate risorse pubbliche per sterilizzare i riproduttori delle colonie feline. Vi è tale mancanza di evidenza sull’efficacia, per il contrasto al randagismo, dell’anagrafe del cane, dell’immissione nei canili dei cani randagi o vaganti per tutta la loro vita e della loro sterilizzazione, che non c’è ad oggi una norma della Unione europea in materia; sono disponibili solo le Raccomandazioni per il controllo del randagismo, emanate nel 2013 dalla OIE - World Organisation Animal Health, che ovviamente si fondano principalmente sulla cattura dei cani vaganti e sulla loro soppressione eutanasica, come avviene peraltro da sempre negli Stati Uniti, in Inghilterra e nella grande maggioranza degli altri Paesi europei ed extraeuropei, e che richiamano come azione collaterale l’istituzione delle anagrafi canine per la sensibilizzazione dei proprietari di cani, peraltro non citando le evidenze sulla loro efficacia come presidio contro il randagismo. Ecco perché i colleghi veterinari stranieri non comprendono il nostro articolato normativo in materia, che risulta ai loro occhi complesso e inconcludente, ma soprattutto privo di fondamenti scientifici, oltreché costosissimo. Purtroppo i fatti danno loro ragione, se procediamo ad una analisi puntuale dell’impatto della norma sulla realtà.

ANAGRAFE CANINA In effetti era illusorio pensare che l’anagrafe del cane potesse limitare il fenomeno dell’abbandono

in un Paese, come il nostro, con una bassa percezione del problema del randagismo e con un basso livello di rispetto delle norme che regolano i comportamenti; per quale motivo lo avrebbe dovuto? Basta abbandonare un cane non identificato, ed infatti così è! Quante probabilità ci sono di essere sanzionati per la proprietà di un cane non identificato? Le nostre Forze dell’Ordine, i nostri organismi di controllo non hanno certo come priorità la verifica sull’identificazione dei cani, con i problemi di legalità e di corruzione in cui si dibatte il nostro Paese; e non si può ipotizzare come reale soluzione assegnare funzioni di verifica e di vera e propria delazione ai liberi professionisti, legati da un patto deontologico completamente e giustamente diverso con i loro clienti. E come era possibile pensare che l’anagrafe potesse limitare il fenomeno della cattiva gestione dei cani in ambiente rurale? La pratica quotidiana insegna che se un cane, pur se anagrafato, è mal gestito e lasciato libero di fare danni sul territorio, in realtà con estrema difficoltà si può catturare e quindi risalirne alla proprietà. Prendiamo ancora ad esempio quello che succede in una realtà molto avanzata nella protezione degli animali: in Inghilterra solo per i cani con pedegree e solo su base privatistica i vari Kennel club gestiscono le anagrafi private delle diverse razze, finalizzate ovviamente alla difesa della proprietà di soggetti di alto pregio economico ed affettivo per i loro padroni, e sono in attività solo pochi canili rifugio “a lunga degenza”, condotti da associazioni di volontari e solo con risorse di privati. Addirittura il Regno Unito ha abbandonato alla fine degli anni ’80 l’anagrafe canina obbligatoria a spese della collettività, in quanto ritenuta inefficace per combattere il randagismo, oltre che troppo costosa! Ma in effetti l’anagrafe del cane ha una buona efficacia per il recupero di cani di proprietà smarriti o sottratti in modo fraudolento ai legittimi proprietari, mentre per il controllo del randagismo è utile in modo limitato e solo come strumento collaterale ad una intensa attività di prelievo dei randagi dal territorio mediante ricerca attiva e cattura; il suo costo sociale non giustifica il beneficio che se ne trae.

CANILI RIFUGIO Il primo effetto generato dalla Legge 281 fu un impressionante sovrappopolamento dei canili comunali presenti nei primi anni ’90, tutti con pochissimi posti disponibili, con un immediato e drammatico decadimento delle condizioni di vita dei cani all’interno di strutture divenute veri e pro-

pri lager e aprendo una vera e propria “questione morale” sull’etica di questa scelta. Ma soprattutto i dati di questi 22 anni hanno dimostrato che una grande parte della popolazione di cani ospitati nei canili rifugio non sarà mai adottata, proprio per le loro caratteristiche intrinseche come la mole, l’età e il carattere, che peraltro in genere peggiora con gli anni di “detenzione”. Il secondo effetto indiretto della Legge 281 fu poi una progressiva interruzione dei servizi locali di accalappiamento cani, salvo che nelle grandi città, per ovvi motivi; non appena le Amministrazioni comunali si sono rese conto che ad una diligente azione di prelievo dal territorio di randagi o abbandonati corrispondeva una lievitazione della spesa annuale per mantenerli nei canili, come conseguenza della limitata percentuale di adozioni, hanno preferito “distrarsi” al problema e troppo spesso hanno lasciato e tutt’ora lasciano sul territorio un numero di cani vaganti e randagi che negli anni si sono anche moltiplicati. Ovviamente questo è un problema che ha colpito in particolare le Amministrazioni con minor disponibilità di risorse ed infatti nelle nostre Regioni del sud il fenomeno ha assunto proporzioni ben evidenti e preoccupanti sia per la zootecnia che per l’incolumità pubblica, come dimostrano i drammatici episodi di pochi anni fa, che potrebbero tranquillamente ripetersi, non essendo certo la situazione in miglioramento.

CANI DI QUARTIERE In alcune Regioni le norme di applicazione della Legge 281 consentono una soluzione... particolare, con l’obiettivo del risparmio di risorse; i cosiddetti cani di quartiere, in pratica cani vaganti nel territorio urbano, se nel territorio urbano hanno la bontà di rimanere, “adottati” da abitanti di quartiere che garantiscono loro una ciotola piena. E alla fecalizzazione che provocano su marciapiedi e giardini pubblici chi pensa? E dei danni diretti e indiretti che possono provocare sul traffico o su anziani o bambini chi risponde civilmente e penalmente? I Sindaci in forma personale? Penalmente senz’altro sì, civilmente forse in prima battuta può anche intervenire l’Amministrazione comunale, ma poi la responsabilità contabile ritornerà ancora una volta sui Primi cittadini. Ne sono consapevoli, o siamo anche in questo caso nella dimensione della fantasia al potere? Danni per la zootecnia e per il genoma del lupo appenninico In mancanza di un efficace contrasto al randagismo, alternativo alla cattura e abbattimento, negli anni è rimasta pressoché stabile, in alcune regioni si è incrementata, la popolazione di cani liberi sul territorio, o come randagi inselvatichiti, o semplicemente randagi o come cani vaganti perché non correttamente gestiti dai proprietari. Come prima conseguenza non si è risolto il problema delle aggressioni alle greggi, che addirittura in diversi ambiti territoriali si è accentuato e, salvo limitate e localizzate realtà, è oramai unanimemente riconosciuto che la grande maggioranza dei danni alle greggi è causata soprattutto da canidi o ibridi e solo in minore misura è imputabile al lupo. Come ulteriore effetto si è innescato e via, via aggravato il fenomeno di ibridazione del lupo appenninico, che dalla fine degli anni ’80 aveva iniziato una difficile riconquista del suo areale di origine e che oggi vede seriamente insidiato il suo genoma, e ciò costituisce un danno biologico di eccezionale gravità.


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COLONIE FELINE Come è noto, il numero degli animali che vivono allo stato libero ( non potendoli ritenere del tutto selvatici, così possiamo definire i gatti antropizzati delle nostre città ) si autoregola in natura in base alla disponibilità di cibo e alla clemenza delle stagioni più dure; si selezionano così gli individui più resistenti a situazioni difficili e alle patologie proprie della specie. In questo quadro la Legge 281 e le norme regionali che ne derivano sono intervenute pesantemente incentivando e addirittura regolamentando l’istituzione di colonie, con dei volontari “conduttori” che si sono sempre più attivati per un forte incremento di disponibilità di cibo ai gatti in libertà e addirittura per fornire loro anche un certo livello di assistenza sanitaria! Dopo aver ottenuto l’inevitabile incremento della popolazione di felini in libertà in ambiente urbano, ci siamo poi inventati la cattura e la sterilizzazione degli adulti riproduttori, per mirare ad una loro diminuzione! A spese del SSN, cioè della collettività! Più che di strategia di igiene urbana sarebbe forse più corretto parlare di schizofrenia di igiene urbana, più o meno consapevole! Anche in questo caso, dove è la base scientifica su cui si fonda questa scelta dei legislatore nazionale e dei legislatori regionali, dove è l’evidenza di appropriatezza nella letteratura internazionale? Contro quali rischi reali per l’igiene pubblica si attuano questi interventi di prevenzione? Quale è il reale ritorno in termini di salute per le persone che abitano nelle nostre città? Perché in nessun altro Paese si impiegano le risorse pubbliche per questa inconcludente attività?

VALUTAZIONE COSTI BENEFICI Il sistema di gestione del randagismo canino e felino impostato dalla Legge quadro 281/1991 e dalle Leggi regionali che l’hanno applicata negli anni a seguire comporta un impiego molto importante di risorse. Nella provincia di Grosseto, ad esempio, si quantifica in oltre 250.000 Euro l’impegno economico dell’Azienda sanitaria locale per la gestione dell’anagrafe del cane e per la gestione del Centro chirurgico di sterilizzazione, e in circa 1.250.000 Euro l’impegno delle Amministrazioni comunali per il mantenimento di circa 900 cani nei canili sanitari e rifugio. Se consideriamo le proiezioni di queste spese sui circa 150.000 cani ospitati nei canili in esercizio nel territorio nazionale, e su tutte le ASL del SSN, si raggiunge una cifra da capogiro, dell’ordine delle centinaia di milioni di Euro all’anno! Ma nel fare questo calcolo bisogna tenere presente che anche nel campo dell’applicazione della Legge 281 siamo ben lontani da un regime di costi standard; circa 900 cani in Provincia di Grosseto costano all’anno alla collettività circa 1.250.000 Euro, mentre in uno dei canili municipali di Roma, per lo stesso numero di più o meno 900 cani, il Comune capitolino spende oltre 8.000.000 di Euro! Poi dobbiamo tenere conto dei costi indiretti, quelli di cui soffre la zootecnia per gli innumerevoli episodi di aggressioni alle greggi che si verificano ogni anno e che sono provocati dalla morte di animali e dalle mancate produzioni di latte e redi e se consideriamo anche i finanziamenti di progetti straordinari che di anno in anno in tutto il Paese vengono dedicati al problema da alcune Regioni, Amministrazioni provinciali, da Comuni e da Unione europea, è molto probabile che ci si avvicini ai 400 o 500 milioni di Euro all’anno! Basterebbe invece impiegare una piccola parte delle risorse, oggi bloccate per il mantenimento dei cani nei canili, per attivare una capillare attività di ricerca e cattura dei cani randagi o semplicemente vaganti, sia in aree urbane che, soprattutto, rurali; ma è ovvio che per poter attuare questa azione fondamentale per de-

bellare il randagismo è indispensabile togliere alle amministrazioni locali l’assurdo vincolo al mantenimento senza termine degli animali ospitati nei canili rifugio, come ha indicato di recente anche l’ISPRA. L’attuale eccezionale impiego di risorse del SSN e delle Amministrazioni locali dimostra che la Legge 281 è applicata sul territorio con forte impegno, anche con iniziative di finanziamento straordinario; la mancanza di risultati, che invece purtroppo si registra, è imputabile all’evidente inefficacia delle azioni su cui si fonda questa norma, forse buona ad intercettare consenso e quindi voti, ma non certo utile a risolvere il problema del randagismo!

UN PROBLEMA ETICO Mettendo a confronto le azioni intraprese, i modesti obiettivi raggiunti e il forte impegno di risorse della collettività destinate al contrasto al randagismo, risulta indiscutibile il fallimento dell’impianto normativo costituito dalle varie Leggi regionali e Ordinanze ministeriali che completano la Legge quadro 281. Appare evidente che questo bilancio costituisce un problema di etica della spesa: a fronte di questo impegno eccezionale che la collettività sostiene ogni anno, ci si dovrebbe chiedere seriamente quali sono i rischi reali delle zoonosi trasmissibili dal cane, al di là dei gravi pericoli agitati, purtroppo spesso anche dalla classe veterinaria, per acquistare visibilità e importanza; e quindi, quali i vantaggi reali in termini di salute, su quali evidenze si fonda la valutazione di appropriatezza di questi ingenti sforzi? E ci si dovrebbe domandare a quali altri servizi di tipo sanitario o assistenziale di più alta priorità è costretta a rinunciare la collettività per l’applicazione della Legge 281. Insomma, qualcuno ha valutato seriamente da quali rischi reali ci difendono le azioni messe in campo con queste risorse e quali evidenze della comunità scientifica nazionale e internazionale validano questo incredibile sforzo che dura da oltre 20 anni? Come mai non si è mai avviata una seria valutazione della strategia che l’attuale impianto normativo rappresenta? Come mai non si è pensato semplicemente di optare per un approccio al problema già collaudato in altri Paesi europei, come ad esempio l’Inghilterra e gli Stati Uniti, che senz’altro rappresentano realtà di avanzate civiltà per le problematiche di etica degli animali? Possibile che nessuno abbia mai pensato che non si possono costringere in spazi limitatissimi animali che hanno caratteristiche etologiche incompatibili con una reclusione senza termine? Che è un atto di violenza incredibile catturare un cane vagante o randagio, o peggio un cane inselvatichito, e relegarlo a vita in pochi metri quadri di gabbia? Nessuno si è mai accorto che siamo in pieno nella fattispecie che il nostro Codice Penale prevede come maltrattamento? Per caso, ancora una volta con molta, molta demagogia, i nostri legislatori corrono dietro a valutazioni di pancia, in questo caso di emotività, della gente? E nessun tecnico “osa” porre un contraddittorio? Ma la questione assume i caratteri di un serio problema di etica professionale in particolare per la classe veterinaria, per tecnici che dovrebbero avere un approccio logico - deduttivo, cioè scientifico, al problema; un approccio di onestà intellettuale, scevro da coinvolgimenti di irrazionale animalismo o da valutazioni che, diciamolo, non hanno a che fare con la professione veterinaria. Senza dimenticare che i canili sono divenuti a tutti gli effetti e per molteplici aspetti un grande giro di affari, che ha ben poco a che fare con la protezione degli animali, con la protezione del lupo e con la protezione delle greggi. ■


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Società federata ANMVI

SEMINARI REGIONALI - CALENDARIO PRIMO SEMESTRE 2014 Informazioni: Segreteria SCIVAC - Monica Borghisani - Tel. 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it DATA

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ABC dell'odontoiatria Veterinaria

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Sabato 22 Marzo 2014 9.00 Self-assessment su preparati citologici 11.00 Pausa 11.30 Self-assessment su preparati citologici 13.00 Pausa pranzo 14.30 Self-assessment su preparati citologici 16.00 Pausa 16.30 Discussione dei casi 17.30 Consegna degli attestati di partecipazione e termine dei lavori RELATORI Francesco Albanese, Med Vet, Arezzo Carlo Masserdotti, Med Vet, Dipl ECVCP, Brescia - Chiara Noli, Med Vet, Dipl ECVD, Cuneo PROGRAMMA SCIENTIFICO Venerdì 21 Marzo 2014 14.30 Registrazione dei partecipanti 15.00 La refertazione in citologia - C. Masserdotti 15.45 Presentazione di prototipo di refertazione - infiammatorio e tumorale - C. Noli 16.15 Self-assessment su preparati citologici 16.45 Pausa 17.15 Self-assessment su preparati citologici 18.30 Termine dei lavori del primo giorno

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DIRETTORE Daniela Murgia, Med Vet, Dipl ECVS, Newmarket (UK)

RELATORI Filippo Maria Martini, Med Vet, Dr Ric, Parma Bruno Peirone, Med Vet, Dr Ric, Torino ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (36) LIMITE DI ISCRIZIONE: 09 Dicembre 2013

DIRETTORE Bruno Peirone, Med Vet, Dr Ric, Torino RELATORI Fulvio Cappellari, Med Vet, Dr, Ric, Torino Lisa Piras, Med Vet, Dr Ric, Torino Bruno Peirone, Med Vet, Dr Ric, Torino Luca Vezzoni, Med Vet, Cremona ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (24)

RELATORI ED ISTRUTTORI Paolo Franci, Med Vet, Dipl ECVAA, Padova Enzo Vettorato, Med Vet, PhD, CertVA, Dipl ECVAA, MRCVS, Cambridge (UK) ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (24) LIMITE DI ISCRIZIONE: 15 Gennaio 2014

LIMITE DI ISCRIZIONE: 10 Gennaio 2014 QUOTE: Soci SCIVAC: € 840,00 + IVA Non soci: € 1.090,00 + IVA

DALLA SINDROME COMPETITIVA DI RELAZIONE ALLA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE DEL COMPORTAMENTO 5a parte dell’Itinerario Didattico di Medicina Comportamentale Cremona, 12/14 Marzo 2014, Centro Studi SCIVAC DIRETTORE Sabrina Giussani, Med Vet esperto in comportamento, Dipl ENVF, Busto Arsizio (VA) RELATORI Maria Chiara Catalani, Med Vet esperto in comportamento, Dr Ric, Senigallia (AN) Miriam D’Ovidio, Med Vet, Istruttore riabilitatore SISCA IRS, Cassano D’Adda (MI) Franco Fassola, Med Vet esperto in comportamento, Asti Sabrina Giussani, Med Vet esperto in comportamento, Dipl ENVF, Busto Arsizio (VA) Marzia Possenti, Med Vet esperto in comportamento, Cassano D’Adda (MI) ISCRIZIONE: Partecipazione a numero chiuso (36) LIMITE DI ISCRIZIONE: 07 Febbraio 2014 QUOTE Soci SCIVAC: € 580,00 + IVA - Non soci: € 830,00 + IVA

RELATORI ED ISTRUTTORI Walter Bertazzolo, Med Vet, Dipl ECVCP, Pavia Giacomo Biagi, Med Vet, Dr Ric, Bologna Stefano Bo, Med Vet, Dr Ric, Torino Enrico Bottero, Med Vet, Cuneo Francesco Dondi, Med Vet, Dr Ric, Bologna Federico Fracassi, Med Vet, Dr Ric, Dipl ECVIM-CA, Bologna Magda Gerou-Ferriani, Med Vet, CertSAM, Dipl ECVIM-CA, Bologna ISCRIZIONE: Partecipazione a numero chiuso (36) LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 10 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 24 Gennaio 2014

RELATORI Daniele Della Santa, Med Vet, Dr Ric, Dipl ECVDI, Firenze Federica Rossi, Med Vet, SVR, Dipl ECVDI, Sasso Marconi (BO) Giliola Spattini, Med Vet, Dr Ric, Dipl ECVDI, Castellarano (RE) ISCRIZIONE: Partecipazione a numero chiuso (36) LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 06 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 21 Gennaio 2014

QUOTE Soci SCIVAC: € 520,00 + IVA Non soci: € 770,00 + IVA

QUOTE: Soci SCIVAC -15%: € 638,00 + IVA Soci SCIVAC: € 750,00 + IVA - Non soci: € 1.000,00 + IVA

QUOTE: Soci SCIVAC -15%: € 510,00 + IVA Soci SCIVAC: € 600,00 + IVA - Non soci: € 850,00 + IVA

NEUROLOGIA PER IL MEDICO INTERNISTA 4a parte dell’Itinerario Didattico di Medicina Interna Cremona, 19/22 Marzo 2014, Centro Studi SCIVAC

CITOLOGIA DELLE NEOFORMAZIONI INTRATORACICHE Cremona, 21/22 Marzo 2014 Centro Studi SCIVAC

MEDICINA D’URGENZA 1 1a parte dell’Itinerario Didattico di Medicina d’Urgenza Cremona, 21/23 Marzo 2014, Centro Studi SCIVAC

DIRETTORE Gualtiero Gandini, Med Vet, Dipl ECVN, Bologna

DIRETTORE Ugo Bonfanti, Med Vet, Dipl ECVCP, Milano

DIRETTORE: Paolo Gaglio, Med Vet, Roma

RELATORI Marco Bernardini, Med Vet, Dipl ECVN, Padova Daniele Corlazzoli, Med Vet, Dipl ECVN, Roma Gualtiero Gandini, Med Vet, Dipl ECVN, Bologna

RELATORI Walter Bertazzolo, Med Vet, Dipl ECVCP, Pavia Ugo Bonfanti, Med Vet, Dipl ECVCP, Milano

ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (36)

ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (24)

LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 09 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 07 Febbraio 2014

LIMITE DI ISCRIZIONE: 20 Febbraio 2014

QUOTE Soci SCIVAC -15%: € 595,00 + IVA Soci SCIVAC: € 700,00 + IVA - Non soci: € 950,00 + IVA

QUOTE Soci SCIVAC: € 280,00 + IVA Non soci: € 530,00 + IVA

RELATORI Marco Bertoli, Med Vet, Roma Paolo Gaglio, Med Vet, Roma Fabio Viganò, Med Vet, SCMPA, Milano ISCRIZIONE Partecipazione a numero chiuso (36)

RELATORI Luigi Bontempi, Med Vet, Milano Manuela Perego, Med Vet, Milano Dolores M. Porteiro Vazquez, Med Vet, Milano Lucia Ramera, Med Vet, Brescia Roberto A. Santilli, Med Vet, PhD, Dipl ECVIMCA (Cardiology), Samarate (VA)

RELATORI ED ISTRUTTORI Paolo Buracco, Med Vet, Dipl ECVS, Torino Alessandro De Simoi, Med Vet, Dipl EVDC, Feltre (BL) Federico Massari, Med Vet, Dipl ECVS, Milano Daniela Murgia, Med Vet, Dipl ECVS, Newmarket (UK) Guido Pisani, Med Vet, Dipl ECVS, Luni Mare, Ortonovo (SP) Luca Vezzoni, Med Vet, Cremona ISCRIZIONE: Partecipazione a numero chiuso (36) LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 06 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 30 Gennaio 2014 QUOTE: Soci SCIVAC -15%: € 790,00 + IVA Soci SCIVAC: € 930,00 + IVA Non soci: € 1.180,00 + IVA

ENDOSCOPIA DELLE VIE URINARIE Cremona, 25 Marzo 2014, Centro Studi SCIVAC DIRETTORE Davide De Lorenzi, Med Vet, SMPA, Dipl ECVCP, Dr Ric, Bologna RELATORI ED ISTRUTTORI Diana Bertoncello, Med Vet, Bologna Enrico Bottero, Med Vet, Cuneo Roberta Caccamo, Med Vet, Torino Davide De Lorenzi, Med Vet, SMPA, Dipl ECVCP, Dr Ric, Bologna ISCRIZIONE: Partecipazione a numero chiuso (24)

LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 17 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 10 Febbraio 2014

LIMITE DI ISCRIZIONE -15%: 02 Dicembre 2013 LIMITE DI ISCRIZIONE: 13 Febbraio 2014

QUOTE Soci SCIVAC -15%: € 663,00 + IVA Soci SCIVAC: € 780,00 + IVA Non soci: € 1.030,00 + IVA

QUOTE Soci SCIVAC -15%: € 306,00 + IVA Soci SCIVAC: € 360,00 + IVA Non soci: € 610,00 + IVA

PER OGNI CORSO SUPPLEMENTO ALLA QUOTA DI € 50,00 + IVA DOPO IL LIMITE DI ISCRIZIONE


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Il controllo del dolore nel cane e nel gatto Attualità scientifiche e cliniche al 9° Merial Pain Management Symposium di MARIA GRAZIA MONZEGLIO Med Vet PhD a nona edizione dell’ormai consolidata occasione di aggiornamento scientifico sul controllo del dolore nel cane e nel gatto organizzata annualmente da Merial si è tenuta quest’anno a Praga, nella Repubblica Ceca (9th Merial Pain Management Symposium, 23-25 ottobre 2013). Tre giorni dedicati alla gestione del dolore soprattutto ortopedico e oncologico, ma anche oftalmico e dermatologico, ai metodi di valutazione dell’algia e allo stato delle conoscenze sui principali farmaci analgesici, in particolare FANS e inibitori della COX-2. Quattro i relatori italiani invitati, oltre a un nutrito gruppo di medici veterinari liberi professionisti del nostro paese e ai giornalisti del settore. Insieme a relatori universitari e liberi professionisti di altri cinque paesi europei, hanno parlato di dolore a un pubblico di circa 70 veterinari di tutta Europa. Un’intensa sessione scientifica piacevolmente scandita da occasioni di svago e turismo, non ultima un’agguerrita caccia al tesoro culturale internazionale tra le vie di Praga (vinta dal team spagnolo ma solo grazie una certa (in)volontaria tendenza del team italiano a perdere di vista l’erudita guida turistico-politica…). Con uno sguardo alla realtà della medicina umana si è aperta la sessione del primo giorno dedicata al dolore in ortopedia. Thierry Conrozier, reumatologo francese (MD Senior rheumatologist, Belfort Montbéliard Hospital, France), ha infatti parlato di osteoartrite (OA) umana, la più diffusa patologia muscoloscheletrica dell’uomo, il cui trattamento è prevalentemente sintomatico, volto alla riduzione del dolore e al miglioramento della funzione mediante riduzione dell’infiammazione. Una combinazione di interventi non farmacologici (riduzione del peso, esercizio fisico, fisioterapia ecc.) e terapie farmacologiche, basate inizialmente sugli analgesici (paracetamolo, tramadolo, oppioidi deboli) e in seguito su FANS e inibitori della COX-2 quando la risposta agli analgesici non è adeguata. Con i farmaci si attende un controllo del dolore superiore al 50% “at best” e del 20-30% “at worst”. Tra le

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Massimo Petazzoni durante la sua relazione sulla goniometria.

terapie locali intrarticolari, i FANS sono indicati per le articolazioni più piccole (es., mano), i corticosteroidi sono utili soprattutto per le riacutizzazioni ma il loro effetto è breve, migliore forse l’acido ialuronico (viscosupplementazione). È stata la ricca e curata relazione di Michele d’Amato (DVM, SCMPA, CVS Roma) a riportare il focus sull’osteoartrite nel cane e nel gatto e ricordarci come la medicina veterinaria sia anche in questo campo perfettamente al passo con quella umana. L’osteoartrite è la prima causa di dolore nel cane, ne è affetto un cane su 5 sopra l’anno di età e nel 60% dei casi coinvolge più di un’articolazione. D’Amato ha enfatizzato il ruolo dell’ortopedico nelle quattro principali fasi della comparsa dei segni di osteoartrite nel cane: soggetto in accrescimento, giovane adulto, adulto e anziano. Il cane in accrescimento può mostrare segni di zoppia dovuti all’insorgenza di malattie ortopediche dello sviluppo (displasia di anca e gomito, OCD, lussazione della rotula). Spesso le malattie articolari sono trascurate in questo stadio della vita, anche per l’erronea convinzione che l’OA sia una malattia dell’invecchiamento. L’ortopedico ha un importante ruolo di prevenzione in questa fase, educando il proprietario (dieta, ereditarietà) ed effettuando lo screening radiografico precoce, soprattutto nelle razze a rischio. La diagnosi precoce di una malattia dello sviluppo consente un intervento chirurgico preventivo altrettanto precoce (sinfisiodesi pubica giovanile, doppia osteotomia pelvica, ostectomia dell’ulna) che può prevenire i meccanismi che conducono inesorabilmente a OA. Anche nel cane giovane adulto la diagnosi di OA può essere trascurata. I segni sono intermittenti e proprietario e clinico sono più consapevoli della possibilità di displasia dell’anca che del gomito. Nel cane adulto l’OA può essere la conseguenza di una malattia ortopedica dello sviluppo o di patologie croniche come la rottura del legamento crociato o l’instabilità del gomito. Mentre le ultime due sono di pertinenza chirurgica, le prime devono essere gestite con un approccio multimodale: controllo del peso, esercizio regolare e FANS. Nell’anziano, dove i segni di OA sono gravi, il dolore è più difficile da controllare farmacologicamente e si può ricorrere alla chirurgia palliativa o all’artroplastica totale. David Prydie (BVMS Cert SAO, CCRT,

MRCVS, Physio-vet Referrals, UK) ha fatto una carrellata delle varie opzioni di trattamento multimodale del paziente affetto da OA: dieta, ambiente, chirurgia, esercizio, fisioterapia (manuale, laser, elettrostimolazione muscolare, ultrasuoni, elettromagnetica, idroterapia), enfatizzando tuttavia come i FANS e i più nuovi e sicuri anti COX-2 restino la spina dorsale della terapia. Marek Miná (DVM, Nový Malín, Czech Republic) ha illustrato alcuni casi clinici, tra cui il trattamento postoperatorio con firocoxib (5 mg/kg SID x 28 giorni) di un Pastore tedesco con OA dell’anca bilaterale di IV grado. Dopo la sospensione della terapia, se la zoppia peggiora per più di 2 giorni, è consigliabile un’ulteriore settimana di trattamento con firocoxib. Il farmaco è indicato, ha osservato il relatore, per il trattamento a lungo termine del dolore postoperatorio nell’OA del cane. Massimo Petazzoni (DVM, Clinica Veterinaria Milano Sud, Peschiera Borromeo) ha affrontato il problema dell’OA da una “diversa angolazione”: quella della goniometria, la scienza che misura gli angoli, appunto. Il relatore ha definito il goniometro come, nelle sue mani di ortopedico, il secondo strumento più importante dopo la radiologia. Presentando l’Atlas of Clinical Goniometry (Petazzoni, Jaeger; Ed. Merial), ha spiegato come il goniometro possa essere efficacemente utilizzato per misurare l’ampiezza del movimento di un’articolazione e per le misurazioni radiografiche. In particolare, per l’anca sono importanti le misurazioni di angolo di Norberg, DAR e indice di distrazione. Parlando di lussazione rotulea, il relatore ha sottolineato come, più che i noti 4 gradi di lussazione clinica, siano utili per l’ortopedico le misurazioni dell’allineamento dell’arto posteriore che indicano dove è localizzata la malformazione causa della patologia. Perché solo i gastroenterologi sembrano temere la somministrazione dei FANS? Con questa domanda David Murdoch (DVM, University of Liverpool) ha introdotto l’annoso conflitto tra ortopedici e gastroenterologi circa i possibili effetti collaterali gastroenterici (GI) dei FANS. Le prostaglandine inibite dalle ciclossigenasi, a loro volta inibite dai FANS, sono i principali mediatori della barriera protettiva gastrica. Tutti i FANS, anche quelli iniettabili, possono indurre danni gastroenterici. Si stima che il 15-20% dei pa-

Nella foto Michele d’Amato, Francesca Abramo, Massimo Vignoli.

zienti umani che assumono FANS sviluppi sintomi GI e che la maggior parte presenti erosioni gastriche dopo ciascuna dose. Il 1025% dei pazienti in terapia a lungo termine sviluppa un’ulcera peptica. I FANS possono inoltre avere una tossicità piastrinica, renale ed epatica. In anestesia, i FANS riducono gli effetti preoperatori degli ACE inibitori e dei diuretici causando ipovolemia, rendendo necessaria la fluidoterapia EV e il controllo della minzione postoperatoria, oltre all’utilizzo di FANS autorizzati per il periodo preoperatorio. Tutti i FANS sono controindicati nelle epatopatie. Nel cane, la tossicità da FANS si sviluppa per suscettibilità individuale, cause iatrogene dovute al proprietario (sovradosaggio; spt. ibuprofene; una compressa da 200 mg può indurre ulcerazione gastrica in un cane di 5 kg) o al veterinario (associazione con corticosteroidi, altri FANS, sostanze leganti le proteine) e presenza di lesioni spinali (associate a ulcerazione gastrica nel gatto). I segni di tossicità da FANS sono apatia, leccamento delle labbra, salivazione, riduzione dell’appetito, più spesso al mattino. Spesso manca il vomito. Alla luce di tutto questo, può dunque un gastroenterologo prescrivere un FANS? Sì, ma con l’obiettivo primario di scegliere la molecola che induce il minor grado di problemi GI, ha raccomandato il relatore. La classificazione in base alla COX-inibizione, cioè alla selettività di inibizione COX-1 e COX-2, è uno dei metodi di valutazione degli effetti dei FANS. Gli effetti avversi dei primi FANS utilizzati in medicina veterinaria sono stati associati all’inibizione COX-1. I FANS inibitori selettivi della COX-2 (cimicoxib, robenacid, firocoxib) hanno un elevato rapporto di inibizione COX1:COX-2, pari ad esempio a 380:1 per il firocoxib, e ciò significa una minore probabilità di effetti collaterali GI. Il relatore ha concluso quindi suggerendo di utilizzare un inibitore selettivo della COX-2. Il dolore è una complessa esperienza multidimensionale, individuale e soggettiva. La sua valutazione, benché altrettanto complessa, consente di effettuare scelte terapeutiche adeguate. Il mancato riconoscimento del dolore può determinare un utilizzo non ottimale degli analgesici. Dei metodi di valutazione del dolore in me-


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Francesca Abramo, la prima partendo da sinistra, e Massimo Vignoli, l’ultimo a destra, nella foto di gruppo con la faculty del Simposio.

dicina veterinaria ha parlato Jacqueline Reid (BVMS PhD, DVA, DipECVAA, MRCVS, Professor of Veterinary Anaesthesia, Glasgow University), ricordando che le scale di misurazione del dolore usate comunemente per gli animali, come la scala descrittiva, la scala numerica e la scala analogica visiva, sono unidimensionali e misurano per definizione un singolo aspetto (l’intensità) di un elemento in realtà multidimensionale come il dolore. La ricerca si è quindi concentrata su scale multidimensionali basate sull’osservazione di effetti comportamentali. Data la variabilità di specie e razza, occorrono strumenti di misurazione del dolore. La relatrice ha quindi descritto un esempio di scala sviluppata utilizzando la metodologia psicometrica, la Glascow Composite Measure Pain Scale (CMPS-SF), strutturata in forma di questionario e basata sulla valutazione di comportamenti spontanei ed evocati, interazioni con l’animale e osservazioni cliniche. L’utilità dei FANS è stata a lungo sottostimata dagli oftalmologi veterinari, ma gli studi hanno rivelato nuovi specifici effetti di questi farmaci, soprattutto degli inibitori selettivi della COX-2, sulle strutture oculari. Attualmente questi ultimi sono utilizzati soprattutto per il trattamento del dolore oftalmico, la prevenzione della rottura della barriera ematoculare e il trattamento dell’infiammazione oculare nei soggetti diabetici, ha spiegato Thomas Dulaurent (D.V.M., Specialist in Veterinary Ophthalmology, France). Nella dolorosa chirurgia oftalmica i FANS sono utilizzati per prevenire il dolore peri- e postoperatorio e sono particolarmente efficaci dopo enucleazione ed eviscerazione. Il relatore suggerisce la somministrazione di firocoxib (5 mg/kg PO SID) il giorno prima dell’intervento e nei 3 giorni successivi; questo FANS ha infatti un’ampia distribuzione nell’organismo e induce raramente effetti collaterali gastroenterici. La rottura della barriera ematoculare spesso indotta dalla chirurgia oftalmica può essere inibita dalla somministrazione topica o sistemica di FANS. Nella chirurgia della cataratta, patologia che colpisce più del 50% dei cani diabetici e in cui i corticosteroidi sono controindicati, i FANS topici e sistemi pre- e postoperatori costituiscono una valida alternativa. Il firocoxib per via orale ha dimostrato un’elevata penetrazione oculare sia nel cane sia nel cavallo e il relatore suggerisce il trattamento con firocoxib (5 mg/kg PO SID) il giorno prima dell’intervento e nella settimana successiva. La ricerca recente ha inoltre dimostrato specifici effetti positivi degli inibitori selettivi della COX-2 in alcune condizioni oculari, quali la prevenzione dell’opacizzazione della capsula posteriore della lente, una comune complicazione della chirurgia della cataratta sia nell’uomo sia nel cane. L’esposizione della cute ai raggi UV induce la produzione di prostaglandine e l’espressione di COX-2. La ricerca ha dimostrato che la COX2 è sovraespressa nella cheratosi attinica umana e canina. La COX-2 catalizza la conversio-

ne di acido arachidonico in prostaglandine e queste ultime sono potenti mediatori dell’infiammazione ma anche promotori della crescita tumorale e delle metastasi. Sono queste le premesse di uno studio condotto da Francesca Abramo (Professore di Patologia generale, Facoltà di medicina veterinaria di Pisa) sull’utilizzo terapeutico del firocoxib nel trattamento delle lesioni cutanee indotte dalla luce solare quali la dermatite solare e la cheratosi attinica (quest’ultima è considerata una condizione pre-neoplastica del carcinoma squamocellulare), due patologie con una patogenesi comune. Nello studio, si somministrava firocoxib (5 mg/kg PO SID) per 180 giorni a 5 cani con segni clinici e lesioni istopatologiche riferibili a dermatite solare/cheratosi attinica. Si trattava di soggetti con lesioni croniche che rispondevano parzialmente o in maniera temporanea ai corticosteroidi. Si valutavano immunoistochimicamente gli effetti sui segni clinici cutanei e l’espressione di COX-2 nelle biopsie delle lesioni target. Il follow-up clinico mostrava che 4 dei 5 soggetti avevano un miglioramento clinico generale con il trattamento. Dal punto di vista istologico, il miglioramento era correlato alla regolazione della proliferazione epidermica, piuttosto che alla guarigione delle lesioni dermiche. Il firocoxib si dimostrava un trattamento efficace nella maggior parte dei cani dello studio ed era ben tollerato, in assenza di reazioni avverse durante i 6 mesi di follow-up. L’utilizzo degli inibitori della COX-2 in oncologia è stato introdotto da Felisbina Luisa Queiroga (MVD, MSC, PhD, Teacher of Veterinary Internal Medicine and Oncology, University of Trás-os-Montes and Alto Douro, Vila Real, Portugal). Nell’uomo, è stata dimostrata una minore prevalenza di alcuni tumori (mammella, colon, prostata e polmone) associata all’uso routinario di FANS. Questo effetto preventivo sembra essere mediato soprattutto dall’inibizione COX-2 da parte di questi farmaci. La cicloossigenasi può avere diversi ruoli nella carcinogenesi, in particolare mediante promozione e

proliferazione tumorale, angiogenesi, apoptosi, invasione tumorale e metastatizzazione. Nel cane, vi sono evidenze di una forte relazione tra espressione COX-2 e alcuni tumori maligni, e una sovraespressione COX-2 è stata documentata soprattutto in carcinoma mammario, carcinoma a cellule di transizione della vescica, carcinoma squamoso, carcinoma prostatico, mastocitoma ecc. Gli inibitori della COX-2 sono stati utilizzati clinicamente in oncologia veterinaria nel trattamento di neoplasie epiteliali specifiche (soprattutto carcinoma a cellule di transizione della vescica), oppure come parte di un protocollo di chemioterapia metronomica o infine come trattamento palliativo per migliorare la qualità della vita dell’animale. Il carcinoma delle cellule di transizione della vescica è il tumore più studiato tra quelli in cui i FANS hanno dimostrato efficacia, in particolare gli inibitori selettivi della COX-2 che, rispetto al piroxicam inizialmente valutato, non comportano importanti reazioni avverse gastrointestinali. Una certa efficacia è stata dimostrata anche nel carcinoma squamoso orale, nei tumori mammari maligni e nel carcinoma mammario infiammatorio; in quest’ultimo, in cui la chirurgia è controindicata, i FANS da soli o associati a chemioterapia sembrano costituire una valida alternativa di trattamento. La qualità della vita è un concetto relativamente recente in oncologia veterinaria ma di notevole importanza per i proprietari, che secondo alcuni studi sacrificherebbero la longevità del proprio animale in favore di una migliore qualità della vita. Uno studio condotto dalla relatrice nel 2012 ha per la prima volta valutato la qualità della vita in 13 cani con tumori in stadio terminale trattati con firocoxib come unica modalità terapeutica. I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi della maggior parte degli aspetti di benessere valutati, quali felicità, stato mentale, dolore, appetito e mobilità. L’utilizzo di inibitori specifici della COX2 può quindi avere un impatto sulla qualità della vita di questi soggetti. Hugo Gregório (DVM, Porto, Portugal) ha de-

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scritto l’utilizzo degli inibitori della COX-2 nei protocolli di chemioterapia metronomica. Quest’ultima è una recente forma di chemioterapia in cui il farmaco citostatico è somministrato per via orale in maniera continua, in genere quotidianamente, a dosaggi molto bassi, spostando così l’obiettivo della terapia dall’uccisione delle cellule tumorali alla prevenzione della formazione di nuovi vasi ematici e quindi della crescita tumorale. In questo protocollo, l’associazione con FANS, soprattutto coxib, ha mostrato risultati positivi nell’angiosarcoma canino e nei sarcomi dei tessuti molli parzialmente rimossi. Il basso dosaggio di chemioterapico associato al FANS contribuisce inoltre a una migliore qualità della vita in molti soggetti. Gli inibitori della COX-2 sono stati studiati anche in associazione alla radioterapia per il trattamento di alcuni tumori dell’uomo con sovraespressione COX-2. Massimo Vignoli (DVM, PhD, SRV, Dipl. ECVDI, Clinica veterinaria Modena Sud, Spilamberto) ha descritto gli studi personali effettuati per valutare la sovraespressione di COX-2 nell’osteosarcoma appendicolare e nel tessuto osseo normale e reattivo, così come nel tessuto linfatico iperplastico e neoplastico del cane. Per l’osteosarcoma si identificava una sovraespressione nel 62,9% dei casi (n=26) e nel 50% dei campioni di tessuto osseo reattivo (n=12). Per il tessuto linfatico, la COX-2 era sovraespressa nel 24% dei casi di linfoma (n=21) e nel 31% dei linfonodi iperplastici (n=13). Il relatore ha inoltre descritto uno studio personale sull’associazione tra anti-COX-2 e radioterapia nel trattamento di cani affetti da carcinoma del naso. Su 22 cani inclusi, 10 erano assegnati al gruppo sottoposto a radioterapia e firocoxib e 12 al gruppo sottoposto a radioterapia e placebo. Nei soggetti trattati anche con firocoxib il tempo mediano libero da progressione era di 232 giorni, rispetto a 180 giorni del gruppo di controllo. Anche il tempo mediano di sopravvivenza era maggiore nel gruppo trattato con firocoxib (135 giorni vs. 197 giorni). Il relatore ha concluso sottolineando che i risultati sono incoraggianti per l’associazione tra radioterapia e firocoxib nel carcinoma nasale canino. Ha chiuso la sessione scientifica del simposio una relazione di Dolores Pérez Alenza (DVM, PhD, Associate Professor of Internal Medicine, Complutense University of Madrid) sull’utilizzo degli inibitori della COX-2 nei tumori mammari della cagna. Numerosi studi hanno indicato un ruolo della COX-2 nella tumorigenesi mammaria, in particolare l’associazione con la proliferazione cellulare e l’angiogenesi, l’invasione tumorale e le metastasi. Nei tumori mammari maligni del cane è stata dimostrata l’espressione di COX-2 con una proporzione di positività variabile dal 42% al 100%. Inoltre, è stato indicato un significato prognostico dell’espressione di COX-2, significativamente correlata a una prognosi più negativa in questo tipo di tumori. È stato anche suggerito che l’inibizione della COX2 possa essere utile nei cani con tumori mammari molto maligni caratterizzati da elevata angio- e linfangiogenesi, come ad esempio nel carcinoma mammario infiammatorio, in cui la COX-2 è notevolmente elevata. Alcuni studi retrospettivi hanno valutato l’utilizzo di anti-ciclossigenasi nel tumore mammario canino. Uno studio in soggetti con metastasi a distanza ha mostrato un miglioramento del tempo di sopravvivenza in 8 cagne trattate con firocoxib o piroxicam, rispetto ai soggetti non trattati. Ugualmente, la sopravvivenza era aumentata in 9 cagne con carcinoma mammario infiammatorio trattate con piroxicam rispetto a soggetti trattati con doxorubicina. Nonostante i risultati promettenti, l’efficacia degli anti-COX-2 sulla sopravvivenza delle cagne affette da tumori mammari deve essere valutata in studi prospettici randomizzati controllati. ■


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Contabilità e farmaci Fisco

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Trattamenti vaccinali in fattura La struttura non acquista più i vaccini. Come comportarsi con lo scarico e con la fattura? 3.

La mia attività di collaborazione presso altri ambulatori e cliniche mi porta spesso ad effettuare trattamenti vaccinali a conigli e furetti, con emissione di fattura alle strutture a fine mese. Da quest’anno, una clinica con cui collaboro ha deciso di non acquistare più sia i vaccini per conigli e sia quelli per furetti chiedendomi di procurarmeli autonomamente. Considerando che la fattura ai clienti viene emessa dalla clinica e non dal sottoscritto, si pone un problema all’atto dello scarico: a fronte di un cospicuo acquisto di dosi vaccinali, non corrisponde uno scarico altrettanto cospicuo. Come ovviare? Risponde il dottor Giovanni Stassi, consulente fiscale ANMVI. Per rispondere al quesito occorre innanzitutto precisare il contenuto minimo della fattura stabilito dal secondo comma dell’articolo 21 del D.P.R. 633/72. La fattura deve contenere le seguenti indicazioni: 1. data di emissione; 2. numero progressivo che la identifichi in modo univoco;

ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del soggetto cedente o prestatore; 4. numero di partita IVA del soggetto cedente o prestatore; 5. ditta, denominazione o ragione sociale, nome e cognome, residenza o domicilio del soggetto cessionario o committente; 6. numero di partita IVA del soggetto cessionario o committente; 7. natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi formanti oggetto dell’operazione; 8. corrispettivi ed altri dati necessari per la determinazione della base imponibile; 9. corrispettivi relativi agli altri beni ceduti a titolo di sconto, premio o abbuono; 10. aliquota, ammontare dell’imposta e dell’imponibile con arrotondamento al centesimo di euro. La Risoluzione Ministeriale n. 111/E del 3 maggio 1996, con riferimento alle prestazioni rese dai medici specialisti in odontostomatologia e dagli odontoiatri, ha precisato che l’indicazione sulla parcella della dizione «ciclo di cure medico-odontoiatriche specialistiche» ovvero di formule simili risulta difforme dalla volontà dei legislatore, in quanto pecca di eccessiva genericità. È chiaro quindi che il Legislatore ha voluto imporre ai contribuenti l’obbligo di specificare puntualmente le prestazioni rese al fine evidente di facilitare la successiva ed eventuale attività di accertamento degli organi verificatori. Dopo questa breve ma doverosa premessa risulta semplice rispondere ai dubbi del Medico Veterinario. Nell’emettere la fattura a carico della struttura il Medico deve specificare sia il tipo che il numero delle prestazioni effettuate specificando anche i vaccini utilizzati. In tal modo egli potrà tranquillamente documentarne lo scarico delle medicine sia ai fini burocratici sia ai fini fiscali. Sia i compensi per l’opera prestata sia le medicine/vaccini addebitati al cliente costituiranno la base imponibile della fattura. È escluso che le medicine possano costituire un “rimborso spese” da non assoggettare ad IVA. ■

SPESOMETRO AL 31 GENNAIO SENZA SANZIONI ancava una conferma ufficiale ed è arrivata: non ci saranno sanzioni nel caso in cui l’invio dello spesometro avvenga dopo le scadenze di novembre, prorogate al 31 gennaio 2014. La proroga si era resa necessaria per dare più tempo ai contribuenti e agli operatori fiscali, ma anche per superare disguidi del software ed errori nel modulo fornito per la dichiarazione dei dati rilevanti ai fini IVA. La conferma che non ci saranno sanzioni è pubblicata on line nelle Faq dello spesometro 2013. Le Faq fugano i dubbi sulle possibili multe (punto 10 delle FAQ): per chi invia i modelli entro il nuovo termine del 31 gennaio 2014 non ci saranno sanzioni, lo stesso dicasi per chi invia successiva rettifica o sostituzione entro la nuova scadenza dello spesometro. Ma l’Agenzia avverte: poi si va a regime. La comunicazione delle operazioni Iva relative all’anno 2012 (nuovo

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Spesometro) può essere validamente effettuata tramite i servizi telematici Fisconline o Entratel dell’agenzia delle Entrate fino al 31 gennaio 2014. Entro lo stesso termine si potranno inviare sostituzioni e modifiche. La proroga vale solo per le comunicazioni relative al 2012. Per le comunicazioni relative al 2013, i termini limite per lo spesometro sono il 10 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento, per i soggetti obbligati che effettuano la liquidazione con IVA a cadenza mensile; il 20 aprile per la cadenza trimestrale. Infine, si ribadisce ancora una volta a beneficio di commercialisti e associazioni di categoria, che la comunicazione per via telematica può essere effettuata inviando i dati in forma analitica o in forma aggregata. L’opzione - ricorda l’Agenzia delle Entrate - è vincolante per l’intero contenuto della comunicazione, anche in caso di invio sostitutivo.

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14 Lettere al Direttore Appello per un canile a rischio di nuovi maltrattamenti crivo questa e-mail per sottoporre all’attenzione della nostra associazione di categoria la vicenda di cui sono testimone e che spero trovi risalto presso gli organi di informazione di ANMVI. In questi giorni il futuro di circa venti cani e di una decina di gatti rischia di essere messo seriamente a repentaglio. Gli animali di cui sto parlando sono attualmente detenuti presso una struttura posta sotto se-

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questro quattro anni fa circa dalla magistratura, in quanto la proprietaria si era resa responsabile di maltrattamenti ed abusi di vario genere nei loro confronti. Dopo il sequestro l’autorità competente aveva affidato il canile/gattile ad una volontaria che già lavorava presso la stessa struttura da anni e che aveva segnalato le innumerevoli violazioni che avvenivano quotidianamente. Fino a venerdì scorso questa ragazza ha lavorato incessantemente, senza sosta o riposo, per occuparsi dei cani e dei gatti, per garantire la loro salute fisica e psicologica, per trovare loro una famiglia adottiva, per seguire ciascun animale adottato ed assicurarsi che l’affido procedesse senza alcun problema. Si è sacrificata completamente per loro, in termini emotivi per l’affetto e le attenzioni che ha sempre avuto, ed in termini economici, perché non è sta-

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to facile raggiungere tutti i giorni un posto distante parecchi chilometri da casa o anticipare le spese per il sostentamento e le cure veterinarie. Dopo tutti questi sforzi, venerdì scorso le è stato comunicato che la magistratura ha disposto il dissequestro per decorrenza dei termini e che la struttura e gli animali verranno affidati alla proprietaria precedente. Questo significa che ci potrebbe essere una concreta possibilità che i maltrattamenti si verifichino ancora, e significa anche che l’operato di chi da sola e con fatica ha cercato di migliorare la situazione pre-esistente verrà completamente vanificato da una giustizia miope, che non porta a compimento dei provvedimenti risolutivi che tutelino davvero il benessere dell’animale. Spero vivamente che l’appello che vi sto scri-

“Ci sono 23 cancri in questo Paese e sono le regioni” Guido Rasi, direttore esecutivo Ema (European medicines agency)

vendo possa gettare luce su questa e molte altre situazioni analoghe allo scopo di coprire le eventuali carenze normative che regolano l’affido degli animali sequestrati e di garantire un miglioramento concreto delle loro condizioni di vita. Elena Nani, Alessandria

RECENSIONI a medicina veterinaria in genere e i Servizi Veterinari pubblici in particolare, non sono sufficientemente conosciuti, anche se le loro prestazioni sono erogate quotidianamente e fruite, spesso in modo inconsapevole, dalla popolazione e dall’amministrazione pubblica. Le prestazioni veterinarie sono attività di tipo sanitario che hanno lo scopo prevalente di tutelare la salute animale e umana e di promuovere la produttività e il benessere delle popolazioni animali e come tali hanno un ruolo economico e sociale importante. Il libro “Gli animali, l’uomo e l’ambiente. Ruolo sociale della sanità pubblica veterinaria” a cura di Giorgio Battelli, Raffaella Baldelli, Fabio Ostanello, Santino Prosperi fa il punto sulle competenze che le diverse componenti professionali, prevalentemente pubbliche ma anche private e libero-professionali, devono possedere per raggiungere questi obiettivi. Il libro si articola in una serie di capitoli curati da Autori che nel corso degli anni si sono occupati di alcuni aspetti peculiari della Sanità Pubblica Veterinaria, maturando significative esperienze in campi spesso innovativi della professione. Il testo è rivolto a sanitari e medici, non solo veterinari, che già lavorano all’interno di strutture sanitarie, ma anche e soprattutto agli studenti del Corso di Laurea in Medicina Veterinaria e delle Scuole di Specializzazione di area veterinaria e sanitaria in genere. Il volume è anche nato dal desiderio di realizzare un’opera che rendesse omaggio ad Adriano Mantovani che può essere a ragione il Padre della Sanità Pubblica Veterinaria italiana e che si è sempre battuto a livello istituzionale, scientifico, territoriale e politico, per asserire e promuovere il ruolo sociale ed economico della Medicina Veterinaria e per rendere operativi il concetto di Medicina/Salute unica e la collaborazione interprofessionale.

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16 Lettere al Direttore Un commento al collega Jarussi ualche giorno fa ho avuto modo di leggere sulle pagine di questo giornale l’articolo pubblicato dal collega Valerio Jarussi di Foggia (“Cos’è la lotta etologica al randagismo?” La Professione Veterinaria 38/2013). Purtroppo, pur confermando la mia stima per il collega che ho conosciuto personalmente circa un mese fa a Cremona e il rispetto per le sue opinioni, devo esprimere il mio dissenso riguardo alle soluzioni da lui proposte per gestire questo devastante fenomeno. Da circa 2 anni mi sono trasferito dalla mia Toscana nella affascinante Sicilia (in provincia di Ragusa per la precisione) e devo dire che ho avuto l’occa-

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sione di conoscere il problema randagismo piuttosto da vicino. In questi anni cani randagi ne ho visti molti, forse troppi e credo di poter affermare che smettere di dar loro da mangiare o di offrir loro l’occasione di cibarsi nei centri urbani non serva poi a molto. Anche perché nel paese dove abito non vedo zelanti animalisti pronti a scendere in strada ogni giorno per dare da mangiare ai randagi, né vedo immondizia riversa sui marciapiedi. Vedo piuttosto gruppi di cani vaganti che la sera salgono in paese per cercare fonti di cibo che difficilmente troveranno, vedo sportivi a piedi o in bicicletta continuamente inseguiti in pineta o nelle zone rurali, vedo cani attaccati alla catena, vedo animali di proprietà che vengono lasciati liberi di girare per le campagne. Vedo ogni giorno persone che si scandalizzano alla sola idea di sterilizzare un cane (che sia di loro o di altrui

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proprietà): “Meschino, ma così l’animale soffre”. Vedo persone indifferenti - non mi riferisco ovviamente a tutti - alle problematiche del randagismo, come se fosse una cosa che non riguarda la loro sicurezza e quella dei loro figli, persone che non si rendono conto che il randagismo è un problema sociale prima ancora che etico, gente che non è consapevole dei costi che la società deve sostenere per colpa di chi tratta il cane, animale domestico, come fosse un animale selvatico. Sì perché un animale selvatico si lascia libero di vagare per le campagne ma il cane purtroppo o per fortuna (io opto per la seconda ovviamente), come sappiamo, non è più un animale selvatico da qualche decina di migliaia di anni. E sono sempre troppe le persone che mi vengono a chiedere se microchippare il cane sia davvero obbligatorio, persone che mi dicono: “Eh sì, ma poi

se gli metto il microchip si accorgono che il cane è mio”. Vedo istituzioni che si occupano del problema solo quando la loro diretta responsabilità viene chiamata in causa, sindaci che si limitano a partecipare ad eventi promossi dalle diverse associazioni animaliste, che al massimo promuovono iniziative ‘a macchia di leopardo’, senza però dar vita ad azioni concertate tra le diverse amministrazioni dei territori limitrofi per cercare di realizzare progetti solidi e lungimiranti. E purtroppo mi devo ancora riallacciare al concetto fondamentale che il randagismo è frutto della mancanza di una responsabile e consapevole cultura animale: perché se la gente (sempre meno per fortuna) considera il fenomeno come un qualcosa di normale, se non ci sono situazioni di emergenza, perché mai si dovrebbe fare qualcosa? A chi giova? E, sempre per tornare all’articolo scritto dal collega, non vedo neanche tutto questo business dietro alla gestione dei canili: almeno dalle mie parti le associazioni che se ne occupano sono tutte indebitate perché chi dovrebbe pagare lo fa a volte sì e a volte no (più spesso la seconda). Penso, invece, che adesso noi medici veterinari siamo davvero pronti per farci carico della gestione di questo problema, perché tutto ciò è nostra esclusiva competenza e non dobbiamo aspettare che ci concedano di occuparcene (tanto nessuno lo farà mai), siamo noi che dobbiamo prima discutere, confrontarci, creare programmi di lavoro credibili, per poi far fronte comune e imporre, finalmente, la nostra professionalità, perché solo noi possediamo le chiavi per mettere definitivamente in gabbia il randagismo senza continuare, invece, a rinchiudere randagi. Dott. Luca Cantini Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale

VETLINK a Vetlink, la lista telematica dell’ANMVI è anche sul social network Facebook. Il gruppo FB Vetlink-Lista Veterinaria funziona come gruppo "chiuso", cioè permette a chiunque di iscriversi secondo i criteri stabiliti dal regolamento, ma deve essere aggiunto dagli amministratori. Vi aspettiamo su Facebook.

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ANMVI PANINI SU FB attivo il gruppo dei Medici Veterinari aderenti alla III edizione del Progetto di Zooantropologia Didattica promosso da ANMVI insieme all'editore PANINI spa. Possono aderire i Medici Veterinari che svolgeranno docenze nelle scuole elementari nell'ambito del progetto Piccole Zampe Crescono 2013-2014. Scopo della discussione è di promuovere il confronto fra le esperienze didattiche, condividere informazioni e riflessioni utili allo sviluppo del progetto e di reciproco ausilio professionale. Al momento il gruppo conta 116 membri.

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L’herpesvirosi del cane La vaccinazione è un importante atto medico di prevenzione che comporta un maggior profitto all’allevatore ed una maggior fidelizzazione tra allevatore e Medico Veterinario mente con CHV per via oro-nasale e allattati da madri vaccinate durante la gravidanza non hanno presentato né sintomi clinici né mortalità da Herpesvirosi. Nelle prove di campo il vaccino è stato impiegato, sempre rispetto a controlli non vaccinati, in allevamenti infetti. I risultati hanno confermato la prova challenge: il tasso di fertilità è aumentato, mentre la mortalità neonatale nel periodo precedente lo svezzamento si è fortemente

L’HERPESVIROSI DEL CANE L’Herpesvirosi del cane (CHV) è una patologia responsabile di gravissimi danni nell’ambito della sfera riproduttiva. I cuccioli nelle primissime settimane di vita sono estremamente sensibili all’infezione, che può portare alla perdita dell’intera cucciolata con mortalità che raggiunge l’80%100%. Il decorso è breve (24-48h) ed è caratterizzato da anoressia, dolori addominali con gemiti continui, diarrea liquida. Talora il decesso è improvviso, senza alcuna sintomatologia. Il virus è patogeno durante tutto il decorso della gestazione, determinando nelle cagne gravide infertilità, aborti e parti prematuri. L’infezione da CHV è caratterizzata dal fenomeno della latenza: i cani, una volta infetti, restano portatori per tutta la vita e in condizioni di stress diffondono il virus. Il danno da Herpesvirus è quindi destinato a ripresentarsi nel corso di tutta la carriera riproduttiva dell’animale. Segnalato in tutto il mondo, Herpesvirus canis è da tempo documentato in Italia con percentuali elevate di sieropositività. Documentata soprattutto in cani che vivono in allevamento ed in collettività, costituisce un gravissimo problema per quanti, veterinari ed allevatori, si occupano di riproduzione canina, senza peraltro trascurare i cani da compagnia. Le caratteristiche della patologia hanno reso finora impossibili interventi terapeutici o preventivi efficaci.

IL VACCINO Se la pericolosità e la diffusione della patologia hanno spinto Merial a intraprendere con successo la ricerca di un vaccino, le caratteristiche del virus hanno richiesto di impostare la protezione vaccinale in maniera innovativa: quella di vaccinare la madre per proteggere i cuccioli. La vaccinazione della madre, infatti, permette di ottenere un elevato livello di anticorpi neutralizzanti specifici che vengono trasmessi ai cuccioli mediante il colostro. Tale protocollo permette di proteggere i cuccioli dalla forma clinica e dalla mortalità nel periodo critico delle prime settimane di vita. In una prova challenge, i cuccioli infettati sperimental-

ridotta, con un conseguente aumento del numero di cuccioli svezzati. Tali dati confermano la gravità del danno da CHV nell’allevamento canino, evidenziando l’efficacia del vaccino. EURICAN® HERPES 205 è stato ampiamente testato per la sicurezza, coinvolgendo nelle prove cagne gravide appartenenti a 20 razze differenti. L’utilizzo nella cagna gravida è indipendente dallo status sierologico, potendo essere effettuato a cagne

negative, sieropositive o portatrici latenti. Il protocollo vaccinale prevede 2 iniezioni durante il decorso della gravidanza e deve essere ripetuto ad ogni gestazione, in modo da assicurare protezione adeguata ad ogni cucciolata. EURICAN® HERPES 205 è disponibile in confezione monodose. Chiedi maggiori informazioni al tuo informatore scientifico Merial di zona. ■


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18 Calendario attività Dal 13 gennaio al 27 marzo Per visualizzare i programmi degli eventi di tutte le società clicca su www.evsrl.it/eventi

13 - 16 GEN

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

CORSO DI FORMAZIONE PER TECNICO VETERINARIO 1° ANNO – Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 -Palazzo Trecchi - Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

20 - 22 GEN

CORSO SCIVAC / FSA Nuova edizione!

21 - 22 GEN

ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC Nuova edizione!

CORSO BASE PER IL CONTROLLO DELLE CARDIOPATIE DEL CANE - Centro Studi SCIVAC - Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Crediti non previsti - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC e Corsi Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it 4° IT. ORTOPEDIA: V PARTE - CHIRURGIA ARTICOLARE E PERIARTICOLARE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it

27 - 30 GEN 29 - 31 GEN 30 - 31 GEN

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

CORSO PER TECNICO VETERINARIO 2° ANNO - Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 -Palazzo Trecchi Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC

2° IT. PATOLOGIA CLINICA: IV PARTE - PATOLOGIA CLINICA E SISTEMA EMOLINFOPOIETICO, IMMUNITARIO E MALATTIE INFETTIVE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Rich. Accred. - Per info: Paola Gambarotti - Segr. SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 4° IT. OFTALMOLOGIA: IV PARTE - RAGIONAMENTO CLINICO ORIENTATO AL PROBLEMA IN OFTALMOLOGIA: ADESSO FACCIAMO DIAGNOSI - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accred. ECM non previsto Per info: Paola Gambarotti - Segr. SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CORSO AVANZATO - CHIRURGIA DELLA CATARATTA - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it

ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC

31 GEN 1 FEB

CORSO SCIVAC Attenzione: Evento annullato.

7 - 9 FEB

CONGRESSO INTERNAZIONALE SIVE

10 - 13 FEB 11 - 14 FEB 19 - 21 FEB 19 - 21 FEB 23 FEB 24 - 27 FEB 24 - 25 FEB 28 FEB 1 MAR 5 - 8 MAR 6 - 9 MAR 10 - 13 MAR 11 - 14 MAR 12 - 14 MAR 15 - 16 MAR 19 - 22 MAR 21 - 22 MAR 21 - 23 MAR 21 - 22 MAR 23 MAR 24 - 27 MAR

XX CONGRESSO INTERNAZIONALE SIVE - Milano - NH Centro Congressi - Strada 1 - Milano Fiori - ECM: Crediti non previsti - Per info: Monica Borghisani - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

CORSO DI FORMAZIONE PER TECNICO VETERINARIO 1° ANNO - Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 - Palazzo Trecchi - Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC

3° IT. CHIRURGIA: III PARTE - CHIRURGIA 3 (II EDIZIONE) - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 3° IT. CARDIOLOGIA: IV PARTE - ARITMOLOGIA CLINICA DEL CANE E DEL GATTO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 1° IT. TRAUMATOLOGIA: I PARTE - VIE D’ACCESSO E TECNICHE DI RIDUZIONE DELLE FRATTURE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it IL CONIGLIO NEL CILINDRO: TRUCCHI PER IL SUCCESSO! - Ordine dei Medici Veterinari di Varese - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Elisa Feroldi - Segreteria SIVAE - Tel. +39 0372 403500 E-mail: info@sivae.it

ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC

ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC INCONTRO REGIONALE SIVAE / SCIVAC LOMBARDIA

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

CORSO DI FORMAZIONE PER TECNICO VETERINARIO 2° ANNO - Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 - Palazzo Trecchi - Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

CORSO SCIVAC

BLOCCHI NERVOSI PERIFERICI - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CORSO PRATICO - ECOGRAFIA TORACICA E ADDOMINALE - RIEDIZIONE - Perugia. Facoltà di Medicina veterinaria - ECM: Crediti non previsti - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it 1° IT. MEDICINA INTERNA: VIII PARTE - CORSO COMPLEMENTARE PER L’ESAME ESVPS - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 4° IT. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI: I PARTE - RADIOLOGIA DEL TORACE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it

CORSO SIVE Nuova edizione! ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

CORSO PER TECNICO VETERINARIO 1° ANNO - Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 - Palazzo Trecchi - Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC

3° IT. CHIRURGIA: IV PARTE - CHIRURGIA 4 - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 2° IT. MEDICINA COMPORTAMENTALE: V PARTE - DALLA SINDROME COMPETITIVA DI RELAZIONE ALLA PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE DEL COMPORTAMENTO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accred. ECM non previsto - Per info: Paola Gambarotti - Segr. SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CORSO INTRODUTTIVO ALL’OFTALMOLOGIA - Padova - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 2° IT. MEDICINA INTERNA: IV PARTE - NEUROLOGIA PER IL MEDICO INTERNISTA - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it SELF ASSESSMENT DI CITOLOGIA DERMATOLOGICA - Palazzo Trecchi, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Erika Taravella - Segreteria Società Specialistiche SCIVAC Tel. +39 0372 403509 - E-mail: socspec@scivac.it

ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC CORSO INTRODUTTIVO SCIVAC ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC INCONTRO SIDEV

ITIN. DIDATTICO (ACCREDITATO ESVPS) SCIVAC

CORSO SCIVAC INCONTRO SIDEV / SINVET

EVENTO E.V. IN COLLABORAZIONE CON ABIVET

2° IT. MEDICINA D’URGENZA: I PARTE - MEDICINA D’URGENZA 1 - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CITOLOGIA DELLE NEOFORMAZIONI INTRATORACICHE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Corsi, Congressi e Seminari - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it IL CONFINE TRA DERMATOLOGIA E NEUROLOGIA - Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Accreditamento ECM non previsto - Per informazioni: Erika Taravella - Segreteria Società Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403509 - E-mail: socspec@scivac.it CORSO PER TECNICO VETERINARIO 2° ANNO - Centro Studi EV -Cremona - Via Trecchi, 20 - Palazzo Trecchi - Per informazioni: Sofia Bassanini - Tel. 0372- 403515 - E-mail: cortecnico@evsrl.it

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la VETERINARIA

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La rivista è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore Direttore Carlo Scotti Direttore Responsabile Antonio Manfredi Coordinamento Editoriale Sabina Pizzamiglio info@anmvi.it Comitato di Redazione Giuliano Lazzarini, Pier Mario Piga, Sabina Pizzamiglio, Aldo Vezzoni Rubriche Giovanni Stassi Segreteria di Redazione Erika Taravella - Lara Zava professioneveterinaria@anmvi.it Editore SCIVAC - Via Trecchi, 20 26100 Cremona Iscrizione registro stampa del Tribunale di Vigevano, n. 1425/03 del 30/12/2003 Concessionaria esclusiva per la pubblicità EV Soc. Cons. a r.l., Cremona marketing@evsrl.it

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Stampa Press Point, Abbiategrasso - MI fulvio@presspoint2000.it

Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 N. 46) art. 1, comma 1 Filiale di Milano a cura di Centro Produzione Mailings Scarl - Cusago (MI) Professione Veterinaria pubblica notizie d’attualità e di rassegna i cui contenuti non rispecchiano necessariamente il pensiero della Testata. Interventi e opinioni attribuibili a Professione Veterinaria e/o all’ANMVI vengono esplicitamente indicati come tali. Cambio di indirizzo: Le modifiche per il recapito postale vanno indirizzate a: info@evsrl.it Chiuso in stampa il 2 dicembre 2013

SOLUZIONI

b c

Tabanidae (tafani dei cavalli) e stomoxynae (mosche della stalla) sono i vettori principali

b

Culicoides imicola è il vettore principale

c

Lo scopo dei programmi di trattamento antielmintico è quello di mantenere costantemente i cavalli esenti da parassiti (esami copromicroscopici negativi) Lo scopo dei programmi di trattamento antielmintico è quello di mantenere un livello di contaminazione degli ambienti compatibile con il miglior rendimento sportivo del cavallo I programmi di trattamento antielmintico devono essere commisurati all’insorgenza di segni clinici di parassitosi

QUIZ 1

a

Tutti i culicoides emosucchiatori (moscerini morsicatori) sono potenziali vettori

Risposta corretta: a) Convegno SIVAR: “Blue Tongue” - Piacenza, Aprile 2008

a

QUIZ 2

2) Quale di queste affermazioni è corretta:

Risposta corretta: b) Seminario SIVE: “Parassitosi da elminti gastrointestinali negli equidi: attualità e nuove prospettive” - Verona, Fiera Cavalli, Novembre 2008

1) Principali vettori della Blue Tongue


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