PROFESSIONE
la VETERINARIA ORGANO DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MEDICI VETERINARI ITALIANI
A.N.M.V.I.
18 2009
SETTIMANALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
Anno 6, numero 18 dal 18 al 24 maggio 2009 Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano Concessionaria esclusiva per la pubblicità E.V. srl - Cremona
MANAGEMENT: FERMIAMO LA SVENDITA
5a EDIZIONE DEL PRONTUARIO SCIVAC
COMPORTAMENTO DI AGGRESSIONE E DISENDOCRINIE
RICKETTSIA FELIS NELLE PULCI
IL FISCO TRASCINA IN CAUSA I SOCI
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BREVI
CHI È IL VETERINARIO DI CATRICALÀ?
ECM Il Ministero ha annullato l’edizione 2009 del Forum Sanità Futura di Cernobbio. La Commissione ECM che aveva anticipato i contenuti della riforma riferisce che il nuovo sistema di educazione continua in medicina sarà presentato in un incontro ad hoc.
EGITTO Sull’abbattimento di maiali, allevati e consumati quasi esclusivamente dalla minoranza cristiana copta, le autorità egiziane hanno spiegato che il Paese ha eliminato i suoi maiali perché è l'unico nel quale i suini si cibano di rifiuti e di essere motivate dal fatto che il paese ha avuto il maggior numero di vittime per l'aviaria, 27. Costituita una commissione speciale per garantire assistenza agli allevatori.
A/H1N1 L’Oie ha richiamato al rispetto di metodi di abbattimento “umanitari” per motivi di prevenzione sanitaria. Ricordando le indicazioni contenute nel Terrestrial Animal Health Code, l’Oie ha anche ricordato che la decisione di procedere all’abbattimento per la prevenzione della nuova influenza non è raccomandata.
OIE Il sottosegretario Francesca Martini e il direttore generale dell'organizzazione mondiale per la sanità animale (OIE) Bernard Vallat, hanno firmato un accordo per la sorveglianza delle malattie animali e la sicurezza alimentare nei paesi dell'area mediterranea. Nascerà a Tunisi una nuova sede dell'OIE. I programmi saranno attuati dal ministero per il tramite dell'IZS di Teramo.
ONAOSI Lo Statuto della Fondazione Onaosi passa ai Ministeri vigilanti per l’approvazione definitiva. Questo passaggio concluderà tutto l’iter e a quel punto si potrà procedere con il regolamento elettorale. Lo comunica il Cda Onaosi.
COBACTAN DC La DGSAFV ha scritto agli assessorati regionali alla sanità in merito alla pomata Cobactan DC prodotto da Virbac. L’informativa, non urgente, è dovuta alla discordanza fra i tempi di attesa delle diciture riportate sulla scatola e sul foglietto illustrativo.
laPROFESSIONE VETERINARIA
ANMVI 1999
SIVAR
Cremona riferimento per i veterinari 550 i partecipanti al Congresso della SIVAR dell'8/9 maggio A PAGINA 3
Un danno d’immagine come solo la disinformazione e la demagogia possono causare. Il servizio sulle liberalizzazioni andato in onda il 19 maggio scorso a Ballarò sulle liberalizzazioni, ha rispolverato la vecchia istruttoria sulle tariffe minime, avviata dalla vicenda di una collega di Torino. In studio, fra gli altri ospiti il presidente dell’Agcm, Antonio Catricalà. Il titolo della trasmissione era: “Come vivere bene in tempi di crisi”. Il concetto era che, in tempi di crisi si vive bene col gratuito o col sottocosto, purché non si debba stare dalla parte di chi rinuncia al prezzo. E naturalmente per Ballarò la rinuncia al prezzo la dobbiamo fare noi. Se per l’Antitrust non valgono le ragioni deontologiche (il decoro professionale, dice, è una scusa) e se la qualità non sta nella tariffa (sempre parole di Catricalà), allora ragioniamo sullo stesso terreno di gioco del Garante del Mercato e della Concorrenza. Facciamo un ragionamento puramente economicoimprenditoriale e chiediamo a Catricalà per quale ragione la prestazione veterinaria libero professionale deve essere deprezzata sul mercato dei servizi professionali? Per quale ragione deve subire la concorrenza sleale di chi ha le spalle coperte, nel pubblico o nel privato, per lavorare sottocosto? La tariffa professionale è lo stru-
mento principe per stare sul mercato e per regolare l’offerta. La determina non solo la domanda, ma anche la somma degli investimenti assunti dal libero professionista in formazione universitaria, aggiornamento scientifico e soprattutto degli investimenti strutturali e gestionali. Se seguissimo le indicazioni del Garante saremmo tutti dei pessimi imprenditori di noi stessi, alla Bocconi ci boccerebbero in economia e management senza darci una seconda possibilità. La demagogia non si allei alla crisi: i veterinari stanno già lavorando a prezzi non remunerativi. Un’indagine condotta dal Gruppo di Practice Management dell’Anmvi, pubblicata su questo numero, rivela che la veterinaria sta lavorando con tariffe non remunerative. È questo il modo di vivere bene in tempi di crisi? In Confprofessioni stiamo facendo una dura battaglia per il sostegno al reddito del professionista. Al Ministero del Lavoro qualcuno si è accorto di noi. Avete presente gli 800 euro per i professionisti dell’Abruzzo? Avete presente i correttivi anti-crisi agli studi di settore? Oggi più di un tempo c’è la sensibilità politica per evitare le lenzuolate in faccia. Vox populi dice che tutto è iniziato dopo che Catricalà si era lamentato di aver pagato troppo caro il veterinario. Chi è il veterinario di Catricalà? ■
GELMINI PENSACI TU, FERMALI! IN ITALIA ABBIAMO TROPPI MEDICI VETERINARI, TROPPE STRUTTURE VETERINARIE, TROPPI LAUREATI, TROPPE FACOLTÀ O CORSI DI LAUREA, e di conseguenza troppi disoccupati, sottoccupati e tanti colleghi cha vanno avanti a fatica. Per questo il mondo professionale si sta confrontando con il mondo universitario: per trovare soluzioni condivise da proporre insieme ai ministeri competenti. Esistono però altri interessi privati, politici ed istituzionali, ai quali tutto questo importa poco, interessi che non tengono conto della crescita del nostro paese, degli sprechi di denaro pubblico e tanto meno dei problemi della categoria veterinaria. Quando l'allora Ministro all'Università, Letizia Moratti, di fronte alle nostre rimostranze per la sua concessa autorizzazione al nuovo Corso di Laurea di Catanzaro, gentilmente ci rispose, era evidente il suo imbarazzo nel giustificarla con "esigenze" locali, vista la condizione numerica e territoriale della zootecnia in Calabria. Sarebbe stato meglio parlare sinceramente di "interessi" locali. E quali potrebbero essere i reali "interessi" di chi da tempo sta spingendo o tramando perché a Roma si realizzi la 15a Facoltà di Medicina Veterinaria? Possiamo capire quelli del Magnifico Rettore dell'Università La Sapienza, Luigi Frati, già da tempo criticato e contestato dagli studenti, ma quelli di chi nel mondo veterinario sta sostenendo questo folle progetto fregandosene totalmente delle esigenze e dei problemi della categoria? Quali sono? Chiudere la carriera professionale arrivando a Roma e sedersi in cattedra prima della pensione? Gelmini, per favore, fermali! Stanno rovinando l'Italia.
DIECI ANNI AL SERVIZIO DEI MEDICI VETERINARI
2009 ANMVI
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SIVAR Dalle Associazioni
VETERINARIA 18 | 2009
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Un congresso sempre più internazionale Veterinari a Cremona da tutta l'Europa
Una sala congressuale dell'11° Congresso Nazionale della Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito. Nella foto di copertina: il presidente della Sivar, Medardo Cammi, e il Capo Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria, Nutrizione e Sicurezza Alimentare, Romano Marabelli.
’8-9 Maggio 2009, come di consueto e per l’undicesima edizione, si è svolto a Palazzo Trecchi a Cremona l’annuale Congresso Nazionale Multisala SIVAR. L’appuntamento si presentava difficile in considerazione della crisi del settore e per le difficili condizioni di lavoro dei veterinari. Il risultato è stato invece sorprendente: un numero di iscritti tendente ad un ulteriore rialzo rispetto agli anni precedenti, ma soprattutto la partecipazione di molti giovani che hanno dato un’ulteriore nota di entusiasmo all’evento. La collaudata formula “multisala” si è confermata vincente con un unico limite: l’offerta di argomenti e relatori è stata così numerosa e di alta qualità che si è dovuto spesso rinunciare a seguire relazioni che si svolgevano in contemporanea. Il Venerdì ha registrato come di consueto la maggior partecipazione, seguita da una leggerissima flessione al Sabato che ha comunque tenuto. Le sessioni sono state tutte seguite con estremo interesse e con sale spesso stracolme, dove è stato difficile talvolta poter entrare. L’anteprima del Giovedì 7 Maggio presso l’Ospedale veterinario dell’Università a Lodi dove si è svolto il workshop sulla tecnica laparoscopica - è stata seguita da 35 colleghi che hanno applaudito il Dr. Heinz Janowitz, il quale ha presentato le sue esperienze ed ha operato su cinque casi in vivo. Janowitz è un pioniere dell’uso delle tecniche endoscopiche nel bovino, in particolare nella risoluzione della dislocazione dell’abomaso nel bovino adulto. Grazie alla disponibilità di alcuni colleghi buiatri liberi professionisti che hanno inviato diverse bovine con dislocazione e che sono state sottoposte ad abomasopessi mediante laparoscopia, è stato possibile offrire un contatto diretto con la tecnica da parte dei partecipanti. Gli argomenti sono poi stati ripresi nel congresso con un’ampia disamina delle possibilità di intervento, complicanze, confronto con le tecniche alternative, e future evoluzioni possibili. Per quanto riguarda i temi congressuali delle due giornate successive, sono stati i più vari: da quello politico istituzionale inerente l’utilizzo del farmaco, al trasporto degli animali, il
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post-partum nella bovina, l’esame clinico nel bovino, gli aggiornamenti sulle mastiti bovine e l’ulcera gastrica nei suini. La sessione sul metabolismo della bovina da latte - sponsorizzata dal gruppo Fatro - ha avuto un pubblico di tutto rispetto a seguire con attenzione gli interventi dei relatori. Ha aperto i lavori il Prof. Morgante che ha introdotto nuovi concetti sulla possibile attività endocrina del tessuto adiposo quale regolatore del metabolismo energetico nel periodo della “transition cow”; non meno interesse ha suscitato l’intervento del Prof. Sciorsci incentrato sullo studio di alcuni test riferibili al metabolismo bovino e la loro incidenza sui parametri riproduttivi. Il terzo relatore, il Dr. Gorrieri, ha brevemente, ma con grande efficacia, illustrato l’utilizzo nella pratica buiatrica dell’AFMPS durante il periodo di transizione. In chiusura grande spazio dedicato alla discussione: i numerosi buiatri presenti hanno a lungo interrogato i relatori ricevendo sempre risposte pronte ed esaurienti. A seguire nel pomeriggio la sessione Mastiti bovine: qualcosa di nuovo - sponsorizzata da Boehringer Ingelheim - ha presentato due interventi di notevole interesse per limitare al massimo il problema sanitario e le conseguenti perdite economiche negli allevamenti di bovine. Il Prof Re ha ilustrato l’utilizzo di chemioterapici per ridurre il rischio di infezioni della mammella, mentre la Dr.ssa Zadoks (Regno Unito) ha illustrato i trattamenti per la guarigione delle bovine infette che possono essere messi in atto sia nel periodo dell’asciutta che in lattazione. In contemporanea nella sala Galleria gremita di veterinari è stato seguito con interesse il Prof. Wolfgang Klee (Monaco), il quale ha relazionato in merito all’esame clinico dei bovini passando in rassegna alcune delle più comuni patologie che colpiscono questi animali nei diversi stadi della loro crescita. Gli interventi sono stati supportati dall’ausilio di numerosi video e foto di casi clinici stimolando così l’attenzione dei partecipanti. La sessione si è conclusa con le numerose domande del pubblico presente in sala a cui il relatore ha puntualmente risposto. Anche la sessione inerente i suini è stata caratterizzata da una notevole partecipazione di medici veterinari: quest’anno è stata proposta una giornata di approfondimento sul
tema dell’ulcera gastrica nel suino. Dopo una lezione magistrale del Professor Scanziani che ha affrontato gli aspetti legati alla eziopatogenesi, si sono susseguiti una serie di relatori che hanno presentato gli aspetti pratici dell’ulcera gastrica, sia per quanto riguarda gli aspetti alimentari (Dr. Baricco) che gli aspetti legati allo stress (Dr.ssa Rota Nodari). La giornata si è poi conclusa con relazioni inerenti casi clinici in allevamento con il contributo del Dr. Cerati e del collega spagnolo Enrique Marco Granell. La giornata congressuale di Sabato 9 Maggio è stata pregna di ulteriori argomenti di alto contenuto scientifico. I temi presentati hanno spaziato dalla fertilità nella bovina sessione sponsorizzata da Pfizer Animal Health, all’approccio laparoscopico in buiatria, alle micoplasmosi bovine e malattie da artropodi sino alla valutazione dei parametri urinari e sindrome della vacca a terra. Nella mattinata il Prof. Roger Saltman (USA) ha tenuto una relazione in merito alla gestione sanitaria dell’allevamento bovino da latte. Il relatore ha introdotto il suo lavoro presentando la realtà americana da cui proviene ed ha continuato mostrando quelli che sono i punti chiave di una corretta gestione. Di notevole interesse è stata l’idea di poter gestire l’asciutta organizzando dei gruppi che partoriranno contemporaneamente, ciò consente alle bovine di evitare di subire lo stress causato dalla continua immissione di nuovi animali. Roger Saltman ha entusiasmato la numerosa platea presente coinvolgendola in una animata discussione alla fine di ognuna delle due sessioni, suscitando notevole interesse e sicuramente condizionando il modo di lavorare di ogni partecipante presente in sala. Sempre nella mattinata di Sabato e con chiusura lavori in serata si è svolta la sessione Valutazione dei parametri urinari con i tre relatori francesi Pascal Lebreton, P.E. Radigue e Régis Rupert. Al mattino sono stati richiamati i concetti fondamentali che regolano la fisiologia renale, sottolineando la centralità di questo organo nel mantenimento dell'equilibrio acido-base. Dopo la pausa pranzo i relatori hanno dimostrato come le alterazioni dell'equilibrio minerale sostengano alcune importanti patologie individuali e di mandria. Le discussioni seguite alle presentazioni testimoniano come i colleghi abbiano colto non solo l'assoluta novità dell'argomento trattato, ma anche le implicazioni pratiche di questo tipo di indagine. Soprattutto ha riscosso un enorme interesse l’argomento trattato dal Dr. Radigue (Lione) il quale ha tenuto una sessione sulla bovina a terra. In particolar modo ha parlato di squilibri metabolici, soprattutto dell’equilibrio minerale di Calcio, Magnesio, Fosforo, Potassio, e loro relazioni con altre situazioni quali il metabolismo del glucosio e dell’insulina. Sono argomenti “storici”, ma il relatore ha portato diversi contributi originali e nuovi sull’argomento, sia nella terapia del singolo soggetto che nella gestione del problema di mandria. Questo grazie anche a nuovi ausili diagnostici, sia in laboratorio che con strumenti di agile uso anche in campo (“cow side”), quali ad esempio esami delle urine e valutazioni ematologiche con quick test. Ad esempio nelle bovine a terra è molto più frequente di quanto si possa pen-
COSTRUIRE LA BIOSICUREZZA enerdì 8 maggio, la SIVAR ha avuto il piacere di ospitare al suo Congresso Nazionale il Dr. Romano Marabelli, Capo Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, che ha portato ai partecipanti un saluto particolare ed un augurio di buon lavoro in rappresentanza del Ministero. Intervenendo, nell’ambito della sessione dell’esame clinico nel bovino, dopo un saluto ai numerosi veterinari in sala ed i complimenti al Consiglio della SIVAR per l’ottimo lavoro svolto anche nell’allestimento di questo congresso, il Dr. Marabelli ha elogiato in particolare le attività di aggiornamento scientifico della Società rivolte sia ai veterinari del mondo della libera professione che della sfera pubblica, auspicando una collaborazione proficua e produttiva tra i due settori in qualità di garanti e tutori della salute pubblica. Nella platea congressuale il Direttore ha particolarmente apprezzato la presenza di neolaureati, ai quali ha rivolto un caloroso augurio di successo nel percorso della professione veterinaria, invitandoli ad accostarsi ad ulteriori iniziative di aggiornamento per essere preparati e competenti nell’approccio con le realtà allevatoriali. Il Dr. Marabelli ha sottolineato particolarmente gli aspetti di collaborazione tra Vet pubblici e privati: la moderna zootecnia e, soprattutto, il concetto di sicurezza alimentare “dal campo alla tavola” non possono vedere disgiunte le due componenti sanitarie. Il controllo della BSE, della Blue tongue, dei moderni virus e delle zoonosi pretende un approccio globale ed integrato. Forse, hanno pensato molti veterinari presenti, è venuto il momento di “costruire” la biosicurezza con un collegamento strutturato tra veterinario aziendale e veterinario ASL!
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sare uno stato di iperglicemia associato alla classica ipocalcemia. La relazione introduttiva è stata poi seguita da una serie di casi clinici ampiamente documentati che hanno dimostrato l’utilità di prendere in considerazione questi aspetti durante l’esame clinico in campo della bovina a terra. Aggiornamenti ed approfondimenti anche nella sessione dedicata ai bovini da carne. Argomento della sessione è stata la Micoplasmosi durante la quale è intervenuto il brillante relatore inglese Robin Nicholas (Regno Unito) che ha abilmente affrontato la problematica illustrando l’attualità e l’importanza dei Micoplasmi nell’allevamento intensivo del bovino da carne. A corollario della prima relazione sono seguiti gli interventi del Dr. Radaelli e del Dr. Luini che hanno presentato u-
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4 Dalle Associazioni SIVAR
VETERINARIA 18 | 2009
Grandi novità per il farmaco veterinario Dalla Ue e dal Ministero imminenti modifiche normative. Sparirà la ricetta in triplice copia e sarà disciplinato l’uso esclusivo a Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario sta lavorando molto e ci riserverà presto molte novità. La relazione di Gaetana Ferri (foto), l’8 maggio al Congresso della Sivar, è stata esaustiva e ricca di anticipazioni. Ai veterinari che lavorano sugli animali da reddito, la dirigente ministeriale ha presentato un excursus della legislazione sul farmaco veterinario fino ai nostri giorni. La materia “è sempre stata molto complessa” ha detto Gaetana Ferri, che ha sottolineato come da poco abbia conquistato autonomia normativa rispetto al farmaco umano. La dirigente ha ribadito anche l’autonomia di impiego del farmaco veterinario ricordando l’importanza di disporre di specialità ad hoc e che hanno seguito un percorso autorizzativo specifico per l’uso veterinario. Un punto fermo, che il medico veterinario deve tenere presente, è che la gestione del farmaco attiene ad obiettivi di sanità pubblica; questo vale anche per il libero professionista per animali da compagnia, anch’egli a tutti gli effetti “operatore di sanità pubblica”, sebbene il concetto “non sia ancora ben presente”, a causa di carenze nella consapevolezza del proprio ruolo che vanno imputate anche alla formazione universitaria. La legislazione del farmaco risente più di quella umana della globalizzazione, vale a dire che l’impianto europeo si fa sentire anche nella difficoltà ad armonizzarsi con le diverse realtà economiche e zootecniche che contraddistinguono i Paesi Membri; tuttavia un dato peculiarmente nazionale sta nella distribuzione, un aspetto che il legislatore europeo non ha armonizzato e che l’Italia ha normato da sé.
cora, ma le valutazioni sono in corso e nient’affatto immediate, perché la questione dei farmaci veterinari equivalenti non è per nulla sovrapponibile a quella in umana. Nulla di deciso per ora.
L na ricerca di campo svolta in Italia e le metodiche di campionamento e analisi del materiale patologico. Nel pomeriggio quattro relatori provenienti da ogni latitudine del nostro Paese e da diversi ambiti professionali (Ministero della Salute, Università ed IZS) hanno condiviso le loro conoscenze con un’attenta platea sul tema “Malattie da artopodi”. Malattie da artropi vuol dire avere da comprendere non solo l’agente eziologico, ma anche il suo insetto vettore, di cui ne devono essere esplorati ed analizzati tutti i meccanismi di riproduzione e sopravvivenza. Le malattie da vettori esaminate - anaplasmosi, babesiosi e Blue Tongue - richiedono al Medico Veterinario nuove competenze e attenzioni, correlate all’ambiente, alla biosicurezza e all’impatto economico di queste. Il Consiglio Direttivo SIVAR, la Segreteria ed i relatori intervenuti al congresso ringraziano i Medici Veterinari arrivati da tutta Italia per la sentita partecipazione, caratterizzata da un sincero desiderio di aggiornamento scientifico e confronto anche tra colleghi. Con lo stesso spirito la SIVAR dà appuntamento a tutti i veterinari il 7-8 Maggio 2010, data della dodicesima edizione del suo congresso nazionale. ■
IL REGOLAMENTO (CEE) 2377/90
IL FARMACO E L’AMBIENTE L’ampio quadro scientifico e culturale in cui si inserisce il farmaco veterinario ricomprende anche l’ambiente. “Ci sono farmaci impegnativi dal punto di vista ambientale”, ha spiegato Gaetana Ferri che implicano delle responsabilità da parte del medico veterinario. L’invito è di considerare i riflessi sull’ambiente rispetto all’uso del farmaco veterinario.
È in corso di modifica il Regolamento europeo che definisce una procedura comunitaria per la determinazione dei limiti massimi di residui di medicinali veterinari negli alimenti di origine animale. La rivisitazione, in corso a livello comunitario, è sfociata in una posizione comune che ha lo scopo di ovviare alla scarsa disponibilità di farmaci causata dal Regolamento, il cui assunto è che la somministrazione di medicinali veterinari ad animali destinati alla produzione di alimenti può comportare la presenza di residui negli alimenti. Malgrado una linea guida dell’Emea, alcuni settori non hanno farmaci.
MANGIMI MEDICATI I mangimi medicati sono farmaci o alimenti? Anche in questo ambito, in Europa si sta ragionando su alcune possibili modifiche normative per cercare di fare chiarezza. L’approfondimento è in corso anche presso la DGSAFV.
ANTIBIOTICO RESISTENZA
LE SCORTE
“Sull’uso prudente degli antibiotici non si sta facendo molto”, ha detto la Ferri ricordando le esortazioni dell’Europa e dello stesso ufficio ministeriale a sostenere un percorso culturale fra gli addetti ai lavori. Il problema dell’antibiotico resistenza è una delle priorità internazionali per la sanità animale e per la sanità pubblica. “Stampatevelo nella testa”, ha aggiunto.
Sul discusso articolo 81 per la gestione degli armadietti farmaceutici in azienda zootecnica, Gaetana Ferri ha preannunciato alcune modifiche. L’articolo, entro l’anno o i primi mesi del prossimo, sarà modificato accogliendo alcuni correttivi di “compromesso” richiesti dal settore. Resterà fermo il principio dell’incompatibilità, ma troverà una specifica definizione per poi prevedere delle deroghe, fra queste la possibilità per il veterinario convenzionato di avere la responsabilità degli armadietti nell’allevamento in cui non svolga attività di profilassi; deroga anche per il veterinario dipendente di un’azienda che potrà gestire l’armadietto nell’azienda in cui svolga attività professionale.
FARMACOVIGILANZA E FARMACOSORVEGLIANZA “Si fa troppa confusione fra le due cose”. Per Gaetana Ferri occorre un percorso di informazione e di formazione per i medici veterinari pubblici e privati, perché il monitoraggio dei farmaci impiegati è ancora scarsamente considerato. La farmacovigilanza “è importantissima e professionalizzante”. Il Ministero ha “bisogno di un contatto diretto con gli utilizzatori del farmaco sul campo e ha bisogno delle segnalazioni perché la vera prova di efficacia di un farmaco è quella che si fa sul campo”. Ricordando alla platea che sono previste sanzioni per la mancata segnalazione, Gaetana Ferri ha ribadito il “carattere strategico” che la Direzione attribuisce alla vigilanza (veterinaria privata) e alla sorveglianza (veterinaria pubblica) del farmaco veterinario (si veda Pv 2/2009). È in via di emanazione un decreto che istituirà il Nucleo Nazionale di Farmacosorveglianza.
FARMACI GENERICI “Ci stiamo occupando dei generici”, ha annunciato Gaetana Ferri. Sulla scia del sisma in Abruzzo e della congiuntura economica, si è cominciato a ragionare sui costi dei farmaci. Nulla di definito an-
L’USO ESCLUSIVO È stato approvato dalla Conferenza Stato Regioni il decreto che disciplinerà l’utilizzo esclusivo del farmaco da parte del veterinario. Il provvedimento, “una sollecitazione nata qui a Cremona e portata avanti con la categoria”, sarà in Gazzetta Ufficiale nel giro di tre mesi al massimo (si veda al riguardo Pv 17/2009).
LA RICETTA ELETTRONICA Fra le novità più importanti annunciate dalla dirigente ministeriale c’è la ricetta elettronica. Quella che Gaetana Ferri definisce “la madre di tutte le battaglie” è una mezza rivoluzione che semplificherà le attività di registrazione e che farà sparire la ricetta in triplice copia. Nascerà una banca dati informatizzata per la tracciabilità dei farmaci veterinari, una piattaforma telematica che sarà “la summa” di tutti i passaggi del farmaco e che offrirà “il quadro completo di come viene gestito e di come circola il farmaco veterinario”. ■
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6 Practice Management Tariffe
VETERINARIA 18 | 2009
Fermiamo la svendita di MARCO VIOTTI Responsabile practice management ANMVI opo 4 anni abbiamo voluto esplorare nuovamente la realtà delle tariffe praticate dai veterinari in Italia. Siamo una delle poche professioni che si muove in assenza di dati economici di riferimento, in Inghilterra ed in Francia, ad esempio, ci sono osservatori permanenti che monitorano le principali prestazioni dei veterinari, divise per regione, anche per permettere ai neocolleghi di orientarsi nella giungla della libera professione. Da noi no!
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Come gruppo di practice management abbiamo quindi ripetuto l’esperienza del 2005 per vedere se e come erano cambiate le tariffe; questo studio non può essere una ricerca economica ma vuole essere una ricerca sulla nostra realtà, c’è anche da dire che il campione raccolto per tutta la penisola, circa 200 dati, è esiguo in funzione delle oltre 7000 strutture censite dalla FNOVI e non permette grandi elaborazioni ma comunque l’omogeneità dei dati contenuti fa pensare che anche allargando e stratificando l’esplorazione non ci sarebbero grandi variazioni. Siamo la professione dei piccoli numeri, una vaccinazione compresa di Iva ed Enpav a 32,9 euro porta un guadagno netto di meno
del 50% della tariffa praticata, così come le tariffe per le chirurgie di base riescono a malapena a dare un esiguo guadagno in virtù di grandi sforzi e responsabilità nei confronti dei nostri pazienti e dei nostri clienti. Il quadro che ne esce è poco confortante, e indica la professione sui piccoli animali come marginale, quella su cui non si può contare per vivere; ed in effetti è così per molti di noi, che tentano di arrivare a fine mese con un minimo di attivo a bilancio ma non sufficiente a ripagare anni di studi, sacrifici e investimenti. I nostri problemi atavici (numero di veterinari, numero di facoltà e facilità ad entrare nel mondo professionale) sarebbero in parte su-
perati se prendessimo consapevolezza del valore della nostra professione in ambito sociale e se osassimo farci pagare per quello che siamo: dei MEDICI LAUREATI LIBERI PROFESSIONISTI. Se l’utenza trovasse un blocco compatto e non in svendita di professionisti si adeguerebbe a pagare almeno un 30-40% in più rispetto alle nostre attuali parcelle permettendoci una migliore qualità di erogazione di servizio nei loro confronti a fronte della possibilità di reinvestire in tecnologia e risorse umane parte dei guadagni. In conclusione ricchi non lo diventeremo mai facendo i veterinari dei piccoli animali, ma potremmo sicuramente stare meglio. Il commento delle singole tabelle pubblicate diventa complesso in questa sede ma invito tutti i lettori ad una riflessione paragonando le proprie tariffe a quelle elaborate. Eventuali dubbi o chiarimenti possono essere inoltrati a management@anmvi.it ■
MEDIA TARIFFE PER TIPOLOGIA DI STRUTTURA Dati Clinica Ospedale Ambulatorio Totale
Media di visita € 30,8 € 30,0 € 28,2 € 28,6
Media di visita festivo/notturno € 55,5 € 55,0 € 58,1 € 57,7
Media di vaccino € 35,2 € 34,0 € 32,6 € 32,9
Media di vacc.felv € 41,3 € 32,5 € 35,0 € 35,8
Media di vacc rab. € 35,9 € 31,5 € 32,7 € 33,1
Media di rx € 39,3 € 47,5 € 37,6 € 38,0
Media di ecografia € 65,6 € 80,0 € 63,9 € 64,4
Media di ster cn m € 181,8 € 190,0 € 158,2 € 161,3
Media di ster cn f € 262,8 € 285,0 € 239,4 € 242,7
Media di ster gt m € 91,8 € 80,0 € 86,5 € 87,1
Media di ster gt f € 150,0 € 145,0 € 126,5 € 129,6
Media di vaccino € 28,1 € 35,0 € 20,0 € 19,8 € 34,3 € 30,7 € 35,4 € 40,8 € 36,9 € 30,7 € 34,3 € 27,0 € 36,0 € 28,2 € 33,0 € 35,5 € 26,8 € 33,7 € 32,9
Media di vacc.felv € 28,6 € 41,5 € 21,7 € 22,5 € 37,4 € 31,4 € 40,8 € 41,5 € 40,0 € 34,6 € 40,7 € 30,3 € 30,0 € 29,4 € 30,1 € 39,5 € 33,3 € 34,5 € 35,8
Media di vacc rab. € 26,9 € 35,0 € 23,3 € 20,2 € 34,6 € 30,7 € 36,5 € 40,8 € 38,0 € 32,0 € 34,3 € 26,8
Media di rx € 31,4 € 45,5 € 30,0 € 34,0 € 40,6 € 32,5 € 43,9 € 44,5 € 39,8 € 30,9 € 40,9 € 34,0 € 35,0 € 32,1 € 32,1 € 37,5 € 38,5 € 38,7 € 38,0
Media di ecografia € 55,0 € 65,0 € 65,0 € 57,5 € 68,5 € 65,0 € 62,3 € 82,5 € 81,2 € 52,7 € 61,6 € 63,8
Media di ster cn m € 129,8 € 160,0 € 96,7 € 120,0 € 180,4 € 146,7 € 186,1 € 207,5 € 192,0 € 152,3 € 152,6 € 128,3 € 150,0 € 124,0 € 139,6 € 210,0 € 120,0 € 160,7 € 161,3
Media di ster cn f € 198,8 € 250,5 € 190,0 € 206,0 € 267,3 € 192,5 € 275,3 € 301,3 € 281,4 € 211,5 € 244,1 € 192,5 € 230,0 € 232,0 € 230,0 € 290,0 € 232,5 € 217,8 € 242,7
Media di ster gt m € 78,8 € 74,5 € 63,3 € 94,0 € 83,6 € 89,3 € 90,5 € 125,0 € 105,7 € 74,5 € 81,7 € 78,3 € 80,0 € 80,6 € 77,1 € 91,0 € 65,0 € 88,9 € 87,1
Media di ster gt f € 123,8 € 108,5 € 116,7 € 132,0 € 133,6 € 125,7 € 143,4 € 147,5 € 135,5 € 113,9 € 126,4 € 131,7 € 130,0 € 145,5 € 111,3 € 145,0 € 110,0 € 126,6 € 129,6
MEDIA TARIFFE PER REGIONE Regione Abruzzo Alto Adige Calabria Campania Emilia Rom. Friuli Lazio Liguria Lombardia Marche Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Umbria Veneto Totale
Media di visita € 24,1 € 27,5 € 25,0 € 22,0 € 31,0 € 29,4 € 28,9 € 33,8 € 32,2 € 27,5 € 26,8 € 22,5 € 25,0 € 23,3 € 28,2 € 32,5 € 26,3 € 29,8 € 28,6
Media di visita festivo/notturno € 47,5 € 59,0 € 43,3 € 42,5 € 62,8 € 66,2 € 61,0 € 80,0 € 56,4 € 60,2 € 55,0 € 48,3 € 50,0 € 49,2 € 50,1 € 72,5 € 50,0 € 63,8 € 57,7
€ € € € € €
27,7 30,2 35,5 29,0 33,4 33,1
€ € € € € €
49,5 57,8 52,5 55,0 65,4 64,4
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8 Attualità Indagine Assalco
VETERINARIA 18 | 2009
Il settore veterinario Prestazioni, farmaci, petfood, petcorner iprendiamo dall’indagine Assalco, presentata il 28 aprile Bologna, la parte riguardante il settore veterinario. I dati raccolti sono di indubbio interesse per tutti i veterinari. ANMVI1 stima che la spesa per le visite veterinarie per animali da compagnia nel 2008 in Italia sia stata di circa 800 Mio Euro. Secondo l’associazione2, il numero dei medici veterinari iscritti agli ordini professionali nei prossimi 10 anni raggiungerà le oltre 35.000 unità. Si stima tuttavia che la crescita delle possibilità occupazionali sarà del 3% e che il 60% dei laureati troverà occupazione come medico veterinario. Sul totale dei medici veterinari oggi in attività, ben oltre la metà si dedica all’esercizio privato della professione nel settore degli animali da compagnia.
R
PREVENZIONE: DATI CONFORTANTI Secondo ANMVI almeno l’85% dei pet viene abitualmente sottoposto a cure mediche; i proprietari si rivolgono ad un veterinario per diversi motivi: urgenze, prevenzione periodica, vaccinazione e, probabilmente anche grazie ad alcune iniziative di sensibilizzazione promosse da aziende e associazioni del settore, è aumentata in loro la consapevolezza di quanto sia importante la salute dei pet e di chi vive con loro. Ad esempio, da alcuni anni i possessori di animali italiani possono usufruire di visite veterinarie gratuite durante la Stagione della Prevenzione, una iniziativa3 nata con lo scopo di prevenire numerose patologie nei pet attraverso visite di controllo periodiche. La prevenzione veterinaria è di fondamentale importanza per la salute complessiva dell’animale. Cani, gatti e altri amici sono finalmente considerati alla pari di un membro della famiglia che necessita cure e visite, non solo in caso di emergenza, ma anche in un’ottica di pre-
venzione. Chi ha l’abitudine di portare periodicamente il proprio pet dal veterinario per visite di controllo, si mostra inoltre sempre più responsabile non solo nei confronti del suo benessere ma anche della salute pubblica in genere. Durante la Stagione della Prevenzione 2008 sono risultati in buona salute il 68% degli animali. Tra gli oltre 10.000 pet visitati, è stata riscontrata una patologia in 3.200 animali e, tra questi, hanno subito iniziato la terapia in 2.400.
I FARMACI PER ANIMALI DA COMPAGNIA La prevenzione risulta inoltre essere la scelta più economica in campo veterinario e soprattutto la più sicura per la salute del pet. Su questi temi: economicità e sicurezza, veterinari e Associazioni del settore tentano da anni di sensibilizzare maggiormente il consumatore. Così come per l’alimentazione, gli animali da compagnia possono contare anche su farmaci studiati appositamente per loro. Dai dati diffusi da AISA4 risulta che nel 2008 il settore dei farmaci per animali da compagnia sia stabile (+0,6%), a differenza del mercato dei farmaci per animali da reddito (-5,1%). Di fatto, grazie alle vendite di medicinali per cani, gatti, uccelli e altri piccoli pet, il mercato dei farmaci ha raggiunto quota 176 Mio Euro nel 2008, contro 175 milioni nel 2007. Vendite farmaci per animali da compagnia Anno
Mio Euro
2008
176,00
2007
175,00
+/- %
+ 0,6
Fonte: AISA
VETERINARI E PET CORNER Da alcuni anni si assiste a un dibattito nel settore veterinario sull’importanza o meno della presenza nella struttura veterinaria del pet cor-
ner, ovvero di una rivendita di prodotti per animali direttamente all’interno o nei pressi dello studio medico. Secondo alcuni, il medico veterinario che ha visitato un animale e ha riscontrato in esso eventuali anomalie (ad esempio nel caso di un soggetto obeso o sovrappeso) può consigliare immediatamente l’alimento (o l’integratore o altro prodotto) più adatto, proporlo e venderlo direttamente; secondo altri la vendita non rientra tra le mansioni di un medico, che mai si dovrebbe occupare di attività commerciali. Alcuni sondaggi, recentemente condotti da Assalco e ANMVI tra i veterinari italiani, hanno mostrato le differenti opinioni dei medici intervistati. In generale, pare che i problemi legati all’apertura di un’attività commerciale presso una struttura veterinaria possano essere tra i più vari e non solo legati a motivazioni deontologiche. Ad esempio, nonostante la presenza di un pet corner presso una struttura veterinaria possa essere una valida opportunità, alcuni aspetti normativi condizionano spesso l’apertura e la gestione del pet corner, tanto che numerosi veterinari rinunciano presto al progetto. Per comprendere meglio la situazione, a distanza di qualche anno da una prima indagine curata da ANMVI (datata 2005), sulla presenza del pet corner presso gli studi dei medici veterinari in Italia, nel 2007 è stato condotto un nuovo sondaggio che ha coinvolto oltre 500 veterinari. L’obiettivo era capire meglio quale fosse la posizione della categoria su questo servizio da proporre ai clienti/pazienti, scoprire criticità e identificare le caratteristiche ideali di un pet corner di successo. Dei 512 che hanno risposto al sondaggio, 170 medici (il 33,2%) hanno dichiarato di aver già avviato una attività di pet corner, anche se di questi il 5,5% lo ha attivato solo temporaneamente. Il numero è significativo se si pensa che nel 2005 la precedente indagine ANMVI indicava il 10,9% di strutture veterinarie dotate di pet corner.
Hai attivato presso la tua struttura il pet corner come attualmente regolamentato? Si
27,7%
No
66,8%
Si, ma temporaneamente
5,5%
Totale
100%
Fonte: ANMVI 2007
Se si, per quale motivo? Servizio ai clienti
Oltre 100%
Ritorno economico
64,8%
Ritorno favorevole di immagine professionale 32,4% Altro: per completare eventuali terapie con prodotti dietetici; il veterinario, unica figura laureata gestisca in toto tutto ciò che è attinente al benessere animale; diminuzione dello spreco di farmaci a favore del cliente e dell’ambiente Fonte: ANMVI 2007 La motivazione principale che ha spinto le strutture ad aprire il pet corner è stata quella di offrire un servizio al cliente. Il 64,8% lo ha fatto anche per avere un ritorno economico e il 32,4% anche per un ritorno favorevole d’immagine professionale. Se no, o solo temporaneamente, per quale motivo? Mancanza di spazio
33,3%
Problemi gestionali/contabili
45,6%
Problemi fiscali
30,4%
Ritorno sfavorevole di immagine professionale
29,8%
Scarso ritorno economico
23,4%
Fonte: ANMVI 2007 Ritieni che sia giusto consentire al veterinario in quanto operatore medico di sviluppare un’attività come il pet corner? Si
76,5 % (78% sulle risposte)
No
21,5%
Senza risposta
2,0%
Totale
100%
Fonte: ANMVI 2007 114 studi veterinari intervistati da ANMVI han-
10 Attualità no dichiarato di non avere un pet corner per mancanza di spazio; 156 si sono scoraggiati davanti ai problemi gestionali e 104 davanti a problemi fiscali. Sono 102 le strutture che, secondo i dati del sondaggio ANMVI, hanno manifestato disagio davanti al rischio di un ritorno sfavorevole di immagine professionale dovuto alla commistione fra ruolo medico e ruolo commerciale, 80 hanno indicato la mancanza di ritorno economico dipendente non dalle potenzialità, ma dalle capacità commerciali di un medico veterinario. Chi ha attivato il pet corner risulta invece soddisfatto della propria scelta. Il 76,5% degli intervistati ha risposto di ritenere giusto consentire ai veterinari di sviluppare tale attività. Alcuni commenti hanno inoltre chiarito che servizio medico e commerciale non sono in conflitto, come ritengono alcuni colleghi, ma complementari per offrire una prestazione completa il cui scopo finale è il raggiungimento del benessere degli animali da compagnia. Tra i veterinari che sono contrari, il 41,8% (46 veterinari) ritiene che il pet corner sia incompatibile con l’etica professionale, il 52,7% (58) lo vede come una possibilità che può dar adito a cointeressenza, il 78,2% (86) come un’attività che svilisce l’immagine del professionista verso il pubblico. Tra le risposte contrarie allo sviluppo di una attività commerciale (110, il 21,5%) da parte del veterinario, non sono mancati giudizi negativi nei confronti del pet corner, definito “amorale”, “scellerato” e così via. Quelli che hanno sottoscritto l’incompatibilità sono quelli che si sono dimostrati, anche nelle successive risposte, i più fermamente contrari ad ogni forma di vendita di prodotti.
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Indagine Assalco
VETERINARIA 18 | 2009
Se hai risposto no, perché?
SONDAGGIO ASSALCO - PETSHOP
È incompatibile con l’etica professionale
41,8%
Può dar adito a cointeressenza
52,7%
Svilisce l’immagine del professionista verso il pubblico
78,2%
Altro: meglio cercare di far crescere la professione negli aspetti di professione sanitaria; mancanza di cultura per gestire attività di pet corner; per non togliere lavoro ai negozi già scarsi di questa zona; ottimi rapporti con farmacie e negozi del settore Fonte: ANMVI 2007 Quasi la metà dei veterinari intervistati non ritiene che una attività di vendita di prodotti possa essere una soluzione alle difficoltà economiche (198, 41,6%); l’altra metà circa invece pensa che “in parte” possa esserlo (216, 45,3%). Il 13,1% è convinto che iniziative del tipo del pet corner possano essere determinanti per riequilibrare la redditività di una struttura veterinaria. Pensi che lo sviluppo di un’attività di tipo commerciale affiancata a quella professionale possa essere la soluzione per le difficoltà economiche di molte strutture veterinarie? Si
13,1%
No
41,6%
In parte
45,3%
Totale
100%
nche nel 2009, tra gennaio e febbraio, Assalco ha condotto un sondaggio su un campione di 150 negozianti del canale pet shop per verificarne l’esperienza sul campo a contatto col consumatore e testarne le impressioni e percezioni sull’andamento del mercato per il prossimo futuro. Possiamo trarne alcune indicazioni interessanti che confermano fiducia nel settore e l’aspettativa di continuità per i trend rilevati in base ai dati di mercato degli ultimi anni. In particolare, sono state poste 4 domande relative alle motivazioni d’acquisto del consumatore, alle merceologie più promettenti sia nel segmento alimenti che non food, al tipo di supporto richiesto o auspicato da parte dei fornitori. La domanda di interesse per i veterinari è stata:
A
Quali prevalgono tra le motivazioni del consumatore all’acquisto di prodotti pet? In linea con l’evoluzione del rapporto uomo-animale in termini di speciale attenzione al suo benessere ed alla sua salute, le principali motivazioni d’acquisto dichiarate riguardano proprio o esplicitamente questo ambito, con un 45,3% di preferenze, o la raccomandazione del veterinario, al 33%; anche in questo secondo caso la decisione d’acquisto è dunque basata su una preoccupazione per la corretta prevenzione, mantenimento o cura delle condizioni del proprio animale. Seguono poi ragioni legate alla percezione dei prodotti pet come ormai indispensabili 22,7%, a motivi di convenienza e praticità 11,3%, ed infine all’analogia con i consumi umani 3,3%.
QUALI PREVALGONO TRA LE MOTIVAZIONI DEL CONSUMATORE ALL’ACQUISTO DI PRODOTTI PET?
Fonte: ANMVI 2007
Se hai risposto si, perché? Per sviluppare potenzialità economiche- professionali
54,6%
Per migliorare il servizio alla clientela al paziente
75,5%
Per liberalizzare il settore
7,7%
Altro: molte volte i negozianti e i farmacisti cambiano le ricette: assicura che al proprietario venga consegnato il prodotto più idoneo; per essere punti di riferimento per ciò che riguarda salute e benessere dell’animale Fonte: ANMVI 2007
1
Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani Rif. Indagini Nomisma Etameta Research 2005 2 Rif. Indagini Vet 2020-Analisi della professione veterinaria in Italia: caratteristiche e prospettive Nomisma 2003, Strutture veterinarie private per animali da compagnia Etameta Research 2005 3 promossa da Hill’s , ANMVI e FNOVI - Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani 4 Associazione Italiana Imprese Salute Animale
Fonte: Sondaggio Assalco 2009; Campione: 150 pet shop: possibilità di risposta multipla
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12 Editoria Novità
VETERINARIA 18 | 2009
Arriva la quinta edizione del Prontuario SCIVAC Pubblicata da EV l’edizione aggiornata al maggio 2009. Medicina del cane e del gatto Medicina degli animali esotici. Nuova sezione per la medicina comportamentale di DEA BONELLO Presidente SCIVAC uest’anno la SCIVAC compie 25 anni. In questo quarto di secolo l’evoluzione della medicina veterinaria per animali da compagnia è stata dirompente, e a questo processo ha preso parte anche la nostra associazione con un ruolo di primo attore. Per festeggiare questa importante ricorrenza abbiamo pensato di proporre ai nostri iscritti un momento congressuale, quello di Rimini, ai massimi livelli internazionali e la nuova edizione di uno strumento che tutti i colleghi hanno sempre molto apprezzato per la sua utilità e completezza. È quindi con piacere ed orgoglio che presento la 5a edizione del “Prontuario Terapeutico per Cane, Gatto ed Animali Esotici”, da tempo ormai divenuto abituale strumento di lavoro di tanti Medici Veterinari Italiani.
Q
BUONA CONSULTAZIONE Ancora una volta risulta più che doveroso esprimere un sentito ringraziamento al collega Enrico Febbo per il grande e preciso lavoro di coordinamento editoriale e scientifico portato avanti fin dalla preparazione della prima edizione (1991) senza alcuna soluzione di continuità e con immutato entusiasmo e rigore. Un pari ringraziamento va inoltre a tutti quei colleghi che, coordinati da Enrico, hanno contribuito alla stesura dell’opera, mettendo a completa disposizione le loro profonde conoscenze scientifiche e sottraendo tempo ed energie al già oneroso lavoro clinico quotidiano. Nel mandare alle stampe questa edizione del prontuario, SCIVAC vuole augurare a tutti i colleghi una proficua consultazione nell’ambito di un’attività professionale sempre più qualificata, promettendo che fin da domani si comincerà a lavorare per migliorare ed aggiornare ulteriormente l’opera, nello spirito di una continua attenzione verso le nuove esigenze del mondo veterinario. ■
900 PAGINE AGGIORNATE Dopo cinque anni dall’ultima edizione, il lavoro di aggiornamento e di revisione è stato ampio, profondo e radicale, a testimonianza dell’impegno di SCIVAC a tenere il passo con il tumultuoso avanzamento delle conoscenze scientifiche. Sono stati aggiunti decine di nuovi principi attivi e la parte grafica è stata rivista per rendere più agevole la consultazione delle oltre 900 pagine che rendono il Prontuario un’opera unica nel panorama editoriale veterinario internazionale. La completezza dell’opera è stata ulteriormente perfezionata con l’introduzione di una nuova sezione riguardante la medicina comportamentale.
La 5a edizione, maggio 2009, del Prontuario Terapeutico Veterinario SCIVAC è curata da: • Enrico Febbo Medico Veterinario, Specialista in Malattie dei piccoli animali, libero professionista. • Aldo Vezzoni Medico Veterinario, Specialista in Clinica delle Malattie dei piccoli animali, Dipl. ECVS, libero professionista. • Tommaso Furlanello Medico Veterinario, Dipl. ECVCP, libero professionista (Medicina di Laboratorio).
Apparecchiature Radiologiche di LUCARELLI M. & C.
Sistemi digitali Camere oscure
Pellicole RX
Elettromedicali
Assistenza tecnica VIA ISONZO, 8 - 20095 CUSANO MIL. (MI) Telefono: 02.66401060 - Fax: 02.66400884 - e-mail: alfahospital@virgilio.it
UN MANUALE FRUIBILE E INDISPENSABILE l lustro che separa questa edizione dalla precedente ha visto rapidissimi mutamenti ed evoluzioni nella farmacologia clinica dei piccoli animali. I principi che hanno costituito il punto di orientamento della precedente edizione di questo Prontuario sono gli stessi adottati per questa quinta edizione, la quale ha però assunto per molti versi più l’aspetto di un rifacimento che non quello di una revisione, processo che ha comportato una notevole dilatazione del gruppo di lavoro dei revisori. La struttura del Prontuario non ha subito variazioni e si è preferito mantenere la collaudata successione di sezioni; il lettore apprezzerà l’introduzione della marcatura di ciascuna di esse con una banda colorata posta al margine destro della pagina, artificio che funge da bussola di navigazione del volume. Notevole è stato l’incremento dell’impegno delle aziende farmaceutiche nel settore degli animali da compagnia, che si è concretizzato nell’immissione in commercio di specialità medicinali in numerosi settori terapeutici per i quali finora si era dovuto fare ricorso alle specialità per uso umano. Non possiamo che rallegrarci di ciò. Il Prontuario ha potuto ancora una volta vedere la luce grazie all’impegno e alla dedizione di tanti colleghi che troverete elencati nella pub-
I
blicazione e che la SCIVAC ringrazia senza riserve. La SCIVAC ringrazia le Aziende Farmaceutiche per la collaborazione e il sostegno economico mediante le inserzioni pubblicitarie. In ultimo, ma non meno importante, il personale della Press Point di Abbiategrasso (Milano) è riuscito a risolvere in maniera superlativa tutti gli infiniti problemi che una produzione di questo tipo comporta. Enrico Febbo
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14 Focus Malattie parassitarie
VETERINARIA 18 | 2009
La “ri-emergenza” della Leishmaniosi L’incidenza è in lenta e graduale ripresa dagli anni Ottanta. Cause non del tutto note e molteplici di LUIGI GRADONI Dirigente di ricerca Reparto di Malattie trasmesse da vettori e sanità internazionale Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immmunomediate Istituto Superiore di Sanità n Italia, come in tutti i Paesi sud-europei che si affacciano sul Mediterraneo, la leishmaniosi è presente come zoonosi in due forme endemiche: viscerale, causata da Leishmania infantum, e cutanea sporadica, causata da ceppi meno virulenti della stessa specie. Con il termine “zoonosi” s’intende una malattia la cui trasmissione non può avvenire da uomo a uomo, bensì da animale a uomo, in questo caso tramite insetto vettore. Ciò significa che, nei pazienti affetti da leishmaniosi, la localizzazione del parassita non è idonea al suo successivo passaggio al vettore. Il cane è il serbatoio comprovato della leishmaniosi da Leishmania infantum. In questo animale, l’infezione trasmessa dal vettore durante la stagione estivo-autunnale può decorrere in maniera inosservata per mesi o anni. A differenza dell’uomo, però, una percentuale elevata di cani infetti (circa il 40 per cento) mostra u-
I
na progressione costante e inevitabile verso una grave malattia viscero-cutanea. Questa si manifesta inizialmente come leggero dimagramento e “svogliatezza” al gioco o al lavoro. I linfonodi s’ingrossano e può comparire febbre. Solo successivamente compaiono disturbi del pelo e della cute: il primo appare opaco, mentre la pelle si copre di piccole squame simili a forfora sottile; possono inoltre apparire piccole ulcere alle estremità delle zampe e orecchie. In questa fase un cane è altamente infettante per i flebotomi vettori: il 70-100 per cento degli insetti che lo pungono si infettano con Leishmania, diventando a loro volta infettanti in una successiva puntura. Un cane con infezione progressiva non è più curabile in modo risolutivo: le terapie in uso possono solo migliorarne lo stato clinico e quindi la durata e qualità di vita, mentre influiscono solo parzialmente sulla sua natura di serbatoio dell’infezione. Nell’uomo la leishmaniosi viscerale è una grave malattia cronica tendente ad aggravarsi nel tempo. L’incubazione è tipicamente lunga (nell’ordine di svariati mesi) e l’esordio dei segni e sintomi può avvenire in modo subdolo; in Italia passa in genere circa un mese dall’esordio alla diagnosi di certezza. I primi segni sono pallore al viso, senso di debolezza e febbricola resistente ai comuni antibiotici, che può sparire
LA STRATEGIA “NO FEEDING” ella foto, Michele Maroli e Luigi Gradoni (ISS), insieme a Marco Melosi - Vice Presidente Anmvi con delega agli animali da compagnia - all’incontro “Leishmaniosi: proteggere il cane per proteggere l’uomo” organizzato da IntervetSchering-Plough a Roma il 21 aprile. Nel suo intervento, Melosi ha sottolineato l’importanza di acquisire informazioni presso il medico veterinario e ricordato che “troppo spesso la nostra categoria si trova di fronte casi in cui i proprietari si affidano a metodi fai-da-te che, il più delle volte, si rilevano totalmente inefficaci nel prevenire la puntura del flebotomo, agente eziologico della malattia”. Melosi ha evidenziato al pubblico e ai giornalisti in sala l’importanza di utilizzare i presidi no-feeding, consigliabili nei cani sani al fine di evitare l'infezione, nei cani già infetti, per evitare di amplificare l’infezione e nei cani “viaggiatori” che, se condotti in una zona endemica e qui infettati, potrebbero portare la leishmaniosi anche in zone che ne sono attualmente indenni.
N
per giorni per poi riapparire con puntate elevate. Un esame generale del sangue rivela anemia e riduzione di tutti gli elementi figurati (globuli rossi, bianchi e piastrine), con marcato rialzo delle immunoglobuline. Alla palpazione la milza è ingrossata. In Italia tutti i pazienti con
tale quadro clinico vengono, prima o poi, ricoverati in ospedale, dove sono loro garantite una diagnosi di certezza e una terapia rapida (circa 10 giorni), sicura ed efficace. La leishmaniosi cutanea umana è invece un’infezione benigna, che si manifesta con una lesione persistente, resistente alle comuni pomate antibiotico/cortisoniche, in genere singola e in parti scoperte del corpo, che può assumere l’aspetto di papula o nodulo rossastri oppure di ulcera dai bordi ispessiti. La dimensione può variare da pochi millimetri ad alcuni centimetri e può lasciare al viso fastidiose cicatrici antiestetiche. La persistenza della malattia porta invariabilmente il paziente dal dermatologo, che assicura diagnosi di certezza e terapia efficace. Dal punto di vista dell’andamento cronologico, in Italia entrambe le forme di leishmaniosi umana sono note come endemiche fin dalla scoperta del parassita, nei primi anni del ’900, e soggette a denuncia obbligatoria dal 1937. Al momento è in atto una fase storica di “ri-emergenza”: dopo il picco postbellico, nelle decadi 1960-80 i casi di leishmaniosi viscerale erano ridotti ad alcune decine. Dalla fine degli anni ’80 è ripreso invece un aumento lento e graduale della loro incidenza, fino a un nuovo picco superiore ai 200 casi (1/3 dei quali in età pediatrica) registrato ai primi anni 2000. Facendo riferimento al rapporto - derivato da studi recenti - di un caso clinico su 50 infezioni asintomatiche, si può stimare in circa 10mila casi l’effettiva diffusione dell’infezione nell’uomo, che include per la maggior parte forme asintomatiche. Le cause della “ri-emergenza” - anche se non del tutto note - sono di sicuro molteplici, tra cui variazioni dell’immunità di popolazione al parassita, della diffusione delle immunodeficienze (AIDS, trapianti d’organo, ecc), della distribuzione e densità degli insetti vettori e della distribuzione e tasso di infezione della leishmaniosi canina. Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’infezione, la leishmaniosi del cane - a causa della sua suscettibilità al parassita - può essere un ottimo indicatore di trasmissione endemica. Le regioni più colpite sono quelle della costa tirrenica e del basso Adriatico e le isole maggiori. Qui il tasso generale di infezione canina è di norma superiore al 15 per cento (con “microfocolai” che superano il 40 per cento), mentre diminuisce nelle regioni centrali e interne (5-14 per cento) e ancora più nel nord Italia
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16 Focus Malattie parassitarie I DATI PER REGIONE LIGURIA Provincia Imperia, Savona Imperia, Savona Genova - La Spezia
Città tra Ceriale e Ventimiglia Imperia Chiavari, Lavagna, Sestri Levante, Rapallo
Prevalenza 22,1% - 26,0% - 30,3% 16,8% 1,8% - 4,2%
La Spezia
provincia provincia provincia provincia
15,0% 2,6% 17,8% 20,1%
113 264 478 1.119
Firenze e provincia Isola d’Elba Isola d’Elba Isola d’Elba Argentario Suvereto, Campiglia Castiglione della Pescaia Provincia (Pomarance, tra Cecina e Volterra) Pistoia
27,8% 22,2% 14,2% 19,1% 24,0% 27,0% 15,1% 38,9% 19,0%
823 631 405 914 171 77 192 1.124 289
Deruta Perugia
33,3% 14,8%
21 176
Provincia di Pescara (46 comuni), Montesilvano
9,8%
1.642
Olevano Romano 121 comuni 33 comuni 73 comuni 91 comuni 60 comuni
33,3% 24,5% 35,0% 34,5% 23,9% 30,5%
90 34.895
UMBRIA Perugia Perugia ABRUZZO / MOLISE Pescara
LAZIO Roma Roma Latina Rieti Frosinone Viterbo
PUGLIA Foggia Foggia Foggia Foggia Foggia Bari, Taranto Bari, Taranto
Gargano Gargano Gargano Subappennino Dauno (Lucera) Tavoliere Bari, Ginosa Gioia del Colle, altri comuni
14,4% 8,7% 10,2% 6,9% 5,5% 23,3% - 26,1% 18,8%
444 137 400
845 303
San Sebastiano al Vesuvio San Giorgio a Cremano Santa Anastasia Pollena Trocchia Massa di Somma 60 comuni
29,6% 9,0% 40,4% 36,0% 39,2% 21,0%
462 1.022 326 241 186 1.058
10%- 8%
MARCHE Macerata Ancona Pesaro Urbino Ascoli Piceno TOSCANA Firenze Livorno Livorno Livorno Grosseto Grosseto Grosseto Pisa Pistoia
N. cani 21.146 881 15.000
VETERINARIA 18 | 2009
CAMPANIA Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli Napoli, Avellino, Caserta, Salerno Benevento SICILIA Tutte Palermo Palermo Messina Agrigento Agrigento Messina Catania Catania SARDEGNA Sassari Cagliari Cagliari Oristano Sassari Nuoro
28,3%
Palermo provincia Ustica Salina (Eolie) provincia Isola di Lampedusa Novara di Sicilia, Barcellona P.G., Terme Vigliatore, Rodì Milici. Catania Sigonella
Sedini, Badesi, Castelsardo, Valledoria Soleminis Provincia Provincia Provincia Provincia
CALABRIA Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria
17,4% - 57,1% 27,7%
9.184 985
31,3% 29,0% 39,1% 56,1%
153 259 87 73
44,9% 60,0%
178 50
15,4% 2,6% 56,2% 49,8% 29,5% 35,5%
872 38
38,9%
5.050
(2-4 per cento). Questa distribuzione era un tempo “a macchia di leopardo”, con una serie di focolai storici circoscritti, mentre attualmente si distribuisce piuttosto uniformemente in tutte le aree costiere, collinari e pedemontane della penisola. Le uniche aree attualmente non endemiche sono i centri urbani delle città medie e grandi, la pianura padana e i rilievi montuosi sopra i 400-800 metri (secondo la latitudine). La casistica umana riflette questa situazione; ovviamente, più le zone endemiche sono densamente popolate, più i casi sono numerosi. Così la Campania registra da sola il 33 per cento di tutti i casi, la Sicilia il 22 per cento e il Lazio il 13 per cento. Seguono la Sardegna, la Liguria e la Toscana con il 3-5 per cento ciascuna. Se si esclude la Puglia (5 per cento dei casi), la costa adriatica mostra invece un grado di endemia notevolmente inferiore, con pochi casi annui registrati tra Molise, Abruzzo, Marche e Romagna. Un caso a parte è rappresentato dalle regioni del nord Italia: fino agli anni ’90 queste erano considerate indenni da leishmaniosi e tutti i pazienti diagnosticati negli ospedali del Nord erano considerati casi “d’importazione” (infezioni contratte nel Centro-Sud durante i mesi estivi di vacanza). In seguito (anni 1990-2000) è stata dimostrata per la prima volta la presenza di cani infetti e di insetti vettori anche in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto e Trentino; di recente, poi, sono stati riportati da queste regioni anche i primi casi umani sicuramente autoctoni. Per quanto riguarda invece la forma cutanea, i dati sono largamente sottostimati, essendo raro che i pazienti vengano ricoverati. La stima dell’ISS, basata su studi campione, è di circa 600 casi annui, con una distribuzione geografica simile a quella della leishmaniosi viscerale e prevalenze maggiori in Sicilia, Sardegna, Calabria e Abruzzo. Risale al 2005 il primo caso di leishmaniosi cutanea sicuramente autoctona in una regione del Nord (Lombardia). (Sintesi della relazione presentata all’incontro “Leishmaniosi: proteggere il cane per proteggere l’uomo” organizzato da Intervet-Schering-Plough a Roma il 21 aprile) ■
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18 Focus Malattie parassitarie
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I tre pilastri del contagio La prevenzione e le speranze sono riposte nel cane di MICHELE MAROLI Dirigente di ricerca Dipartimento di Malattie infettive, parassitarie e immunomediate Istituto Superiore di Sanità l protozoo parassita Leishmania sp. è trasmesso da un vettore biologico, il flebotomo, più noto come pappatacio. È un insetto ematofago (mangiatore di sangue) simile a un piccolo moscerino (2-3 mm), e solo la femmina punge per procurasi il sangue necessario alla maturazione delle uova. Proprio per questa esigenza trofica, il flebotomo può diventare vettore di leishmanie, se il pasto avviene su un ospite affetto da leishmaniosi che presenti il parassita a livello del derma (come il cane, ma non l’uomo). La leishmania trova nell’intestino del flebotomo un ambiente ottimale per riprodursi e per cambiare forma: dalla fase intracellulare priva di flagello (amastigote) si trasforma in una fase moltiplicativa extracellulare munita di flagello (promastigote). In occasione di un pasto successivo, il flebotomo può quindi trasmettere il parassita a un altro ospite che, se recettivo, si ammala di leishmaniosi.
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IL FLEBOTOMO I flebotomi sono gli unici insetti a trasmettere la malattia. Ai primi del ’900, quando si scoprì la leishmaniosi canina, furono accusati di trasmetterla tutti gli “ectoparassiti” del cane, in particolare pulci, zecche, zanzare e flebotomi. Oggi, in base alle evidenze di numerose ricerche scientifiche di campo e di laboratorio, è dimostrato che in natura solo i flebotomi sono i vettori biologici della leishmaniosi. Questi insetti, comunque, non sono attivi tutto l’anno. Nelle zone temperate come l’Italia, i flebotomi sono in grado di svilupparsi solo durante la stagione calda e gli adulti sono presenti da maggio ad ottobre, con picchi importanti di densità nel periodo tra luglio e settembre. Le loro abitudini sono tipiche: sono insetti notturni, attivi dal crepuscolo fino all’alba. Durante le ore diurne riposano in ambienti relativamente bui e umidi e, per evitare temperature e umidità estreme, sanno infilarsi in qualsiasi spazio confinato. Non sono buoni volatori: le loro distanze di volo sono limitate a poche centinaia di metri. Le femmine possono pungere una grande varietà di ospiti, inclusi vari animali domestici non suscettibili all’infezione da leishmania (bestiame, pollame…). Questo loro comportamento trofico potrebbe spiegare l’aumento della leishmaniosi canina in ambiente urbano, dove i flebotomi hanno a
disposizione solo un numero limitato di ospiti, tra i quali predomina proprio il cane. A causa del comportamento trofico dei pappataci (che non pungono solo l’uomo), delle loro piccole dimensioni e del loro volo silenzioso (sono detti pappa-taci proprio perché “pappano in silenzio”), di solito l’uomo non si accorge della loro presenza e di conseguenza tende a ignorare anche il ruolo epidemiologico di questi insetti come vettori della leishmaniosi, con grave compromissione dei programmi di lotta contro la malattia basati sulla partecipazione delle comunità. Non sono infatti realizzabili misure di controllo orientate contro le larve (che sono terricole), poiché i loro focolai sono costituiti da una serie innumerevole di ambienti difficili da localizzare in natura. La lotta è quindi possibile solo contro gli adulti. Le misure di controllo disponibili sono essenzialmente indirizzate a ridurre la popolazione dei flebotomi attraverso l’impiego di insetticidi ad azione residua o a limitare il contatto vettore-ospite mediante l’applicazione topica di principi attivi ad effetto protettivo contro la puntura dei flebotomi.
QUALI AZIONI DI LOTTA? Purtroppo in Italia non sono possibili campagne di lotta mediante l’uso di insetticidi “residuali”, in quanto esistono limiti pratici e am-
Il ciclo vitale della leishmania tra flebotomo, cane e uomo
bientali all’uso di tali prodotti. Per esempio, è impensabile poter trattare tutti gli ambienti di riposo dei flebotomi: tali interventi andrebbero ripetuti periodicamente e richiederebbero personale altamente specializzato e attrezzature idonee. I limiti maggiori derivano però dal rapporto costo/beneficio di tali campagne di lotta, che comporterebbero tra l’altro il rischio che insorga resistenza agli insetticidi negli insetti non bersaglio.
IL CANE Per prevenire la diffusione della leishmaniosi, bisogna quindi partire dal fatto che, in tutto il mondo, il cane è il principale ospite-serbatoio della forma viscerale zoonotica dovuta a Leishmania infantum. I maggiori sforzi nel controllo di tale patologia sono quindi concentrati sullo sviluppo di un vaccino canino protettivo, attualmente non ancora disponibile. In attesa, la protezione del cane dalla puntura dei flebotomi vettori è un intervento prioritario, sia per proteggere il cane dalla leishmaniosi, sia per limitare la circolazione del parassita quando il cane è già infetto. A tale scopo, per prevenire la puntura dei flebotomi, sono molto efficaci specialità medicinali veterinarie per uso topico appartenenti alla categoria “biocidi contro gli ectoparassiti”. I loro principi attivi sono principalmente due piretroidi sintetici, deltametrina e permetrina: il primo si applica tramite collare a lento rilascio, il secondo mediante spot-on.
DELTAMETRINA E PERMETRINA L’efficacia di deltametrina e permetrina in studi sperimentali di laboratorio è stata valutata sommando: 1. l’effetto protettivo, detto no-feeding, misurato considerando i flebotomi che non sono riusciti a compiere un pasto di sangue sul cane trattato perché infastiditi, e 2. l’effetto letale dell’insetticida, considerando la mortalità degli insetti 24 ore dopo essersi posati sul cane trattato. Per alcune formulazioni di questi piretroidi sintetici sono stati anche compiuti studi di campo che hanno dimostrato una riduzione dell’incidenza di leishmaniosi canina e umana nell’area di applicazione. (Sintesi della relazione presentata all’incontro “Leishmaniosi: proteggere il cane per proteggere l’uomo” organizzato da Intervet-Schering-Plough a Roma il 21 aprile). ■
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20 Focus Sisca
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Il comportamento di aggressione e le disendocrinie di SABRINA GIUSSANI Consigliere Sisca iprendiamo la pubblicazione di una serie di trattazioni sul comportamento di aggressione e le patologie organiche nel cane iniziata sul numero scorso. Gli articoli sono tratti dalle relazioni di Sabrina Giussani al percorso formativo “Cani pericolosi: problematiche di sanità animale e pubblica. Aspetti legislativi, epidemiologici e clinici” (Cremona, 11-13 febbraio 2009, direzione scientifica: Aivemp-Sisca, in collaborazione con la Regione Lombardia). Si ringrazia la dottoressa Sabrina Giussani, Consigliere SISCA, Medico Veterinario Comportamentalista, Diplomato Medico Veterinario Comportamentalista ENVF, Master in Etologia applicata e Benessere animale.
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LE INTERAZIONI NEUROIMMUNOENDOCRINE Il SNC è legato in modo inscindibile al sistema endocrino in modo diretto (ipotalamo, ipofisi, Gh) ed indiretto (feed back negativo). Le regolazioni sono complesse ed una disfun-
zione che tocca uno dei sistemi porta inevitabilmente all’alterazione dell’altro. La dopamina riveste un ruolo di rilievo nella sintesi del fattore di rilascio della corticotropina (CRF) e quindi nel rilascio di ormone adrenocorticotropo (ACTH) e nella sintesi del cortisolo. La noradrenalina interviene nella regolazione della sintesi dell’ormone di rilascio della tireotropina (TSH) e quindi sulla secrezione degli ormoni tiroidei. Inoltre, l’ipotiroidismo spesso riduce la clearance del cortisolo. Viceversa, i glucocorticoidi inibiscono la secrezione di TSH in risposta al rilascio di TRH, riducono la conversione di T4 a T3 e hanno effetti diretti sulla tiroide stessa tanto che lo stress potrebbe ridurre ulteriormente la funzione di una tiroide correttamente funzionante. L’asse tiroide - surrene influenza il comportamento a tutti i livelli (W. J. Dodds). Secondo P. Pageat lo stato ansioso cronico è in grado di modificare la secrezione tiroidea così come la somministrazione di uno psicotropo (soprattutto i farmaci che modificano l’attività delle catecolamine) è in grado di alterare la funzionalità della tiroide e del surrene del cane. A causa dell’alterata secrezione degli ormoni prodotti dalla tiroide, dalla corteccia surrenale e degli ormoni sessuali è possibile evidenziare modificazioni del comportamento. L’ap-
prendimento e la capacità di immagazzinare i ricordi possono essere compromessi (W.J. Dodds). Le alterazioni endocrine provocano la modificazione dello stato reattivo: gli animali reagiscono a stimoli di bassa soglia, sono estremamente sensibili alle variazioni dell’ambien-
te e mostrano alterazioni dei comportamenti primari (alimentare, dipsico, sonno). Inoltre le risposte emozionali appaiono difficilmente reversibili e ne consegue una riduzione della plasticità comportamentale dell’individuo. I sintomi comportamentali si evidenziano molto tempo prima di quelli organici “classici” riferibili alle diverse disendocrinie. Nel cane alcune razze (soprattutto giganti) sono più frequentemente colpite da ipotiroidismo e, qualora un individuo fosse affetto da una malattia del comportamento, la sintomatologia così come noi la conosciamo potrebbe non essere mostrata nella sua completezza (ad esempio un cane affetto da Ipersibilità - Iperattività con sintomi molto “soft”). Inoltre, è necessario sospettare la presenza di una patologia endocrina quando la somministrazione di uno psicofarmaco non modifica in alcun modo la sintomatologia della malattia del comportamento.
L’IPOTIROIDISMO Nella pratica clinica il comportamento di aggressione rappresenta nel cane un sintomo non patognomonico di un’affezione a carico della tiroide. La frequenza di comparsa del sintomo appare abbastanza elevata. La prevalenza dell’ipotiroidismo nella popolazione canina non è nota ma si stima che in alcune razze possa raggiungere il 40% (W. J. Dodds). Nel cane l’ipotiroidismo è in genere primario, dovuto a tiroidite linfocitaria (probabilmente immunomediata), oppure ad atrofia follicolare idiopatica e meno frequentemente a neoplasie (adenomi). Raramente si presenta la possibilità di ipotiroidismo secondario ipofisario, la cui causa più frequente è lo sviluppo di neoplasie. Malformazioni ipofisarie e varie cause d’ipotiroidismo congenito sono aneddotiche (M. Bernardini). Nell’essere umano l’ipotiroidismo comporta riduzione della capacità cognitiva, deficit di concentrazione, alterazione della memoria a corto termine, allucinazioni visive ed uditive. Paure, stati ansiosi e comportamenti di aggressione sono stati descritti nei pazienti affetti da ipotiroidismo. Per questo, la patologia è spesso confusa con i disordini legati al deficit dell’attenzione/ iperattività, con psicosi e schizofrenia. L’ipotiroidismo nel cane è accompagnato da patologie dell’umore o da uno stato depressivo a causa di una ipoattività noradrenergica. Gli ormoni tiroidei (T4) non solo modulano
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l’attività della norepinefrina e della serotonina ma anche la sensibilità dei recettori Beta - adrenergici. Il turnover della serotonina all’interno del SNC è aumentato mentre la concentrazione di questo neurotrasmettitore nella corteccia e la densità dei recettori 5 - HT2A sono diminuite (W. J. Dodds). Tutto ciò, in caso di alterazione, provoca una sintomatologia fobica o depressiva caratterizzata da profonde alterazioni emozionali e cognitive. In generale, i sintomi comportamentali sono più evidenti quando l’animale è psicologicamente o fisiologicamente stressato. Poiché i livelli endogeni di glucocorticoidi inibiscono la produzione ed il rilascio degli ormoni tiroidei (così come la conversione in forma attiva) non è sorprendente che in cani con funzionalità tiroidea ottimale o borderline lo stress possa indurre un vero e proprio stato di ipotiroidismo che si manifesta inizialmente con sintomi comportamentali (W. J. Dodds). Numerosi pazienti affetti da ipotiroidismo non sono obesi o apatici ma presentano una importante instabilità emozionale accompagnata dall’assenza di reazioni o da reazioni improvvise (alterazione della vigilanza), modificazione dei comportamenti primari (ad esempio il sonno) ed alterazioni cognitive. L’ipertiroidismo è frequentemente associato ad eccitabilità e iperestesia mentre nell’ipotiroidismo non è infrequente osservare la comparsa di fobie improvvise (soprattutto ai rumori ed ai temporali) che spesso presentano tra i sintomi il comportamento di aggressione (aggressione da irritazione legata alla paura) di solito diretta verso proprietario o i propri simili.
L’IPERADRENOCORTICISMO Nella pratica clinica il comportamento di aggressione rappresenta nel cane un sintomo non patognomonico dell’aumentata concentrazione ematica di cortisolo. L’iperadrenocorticismo si manifesta soprattutto nei cani anziani. Le razze più soggette sono il Pastore Tedesco, il Bassotto, il Barbone e numerosi terrier (M. Bernardini). Questa patologia è legata ad un’eccessiva presenza di cortisolo a causa di patologie surrenaliche o ipofisarie. L’iperadrenocorticismo iatrogeno si può verificare in seguito a prolungate terapie con corticosteroidi. Le relazioni presenti tra le variazioni della secrezione dei differenti ormoni surrenalici durante le risposte emozionali, sono state studiate per lungo tempo. Il cortisolo tra questi ormoni è quello le cui interazioni con le patologie emozionali sono meglio conosciute. In caso di stress, aumenta la liberazione di ACTH che provoca a sua volta una maggiore concentrazione di cortisolo circolante. Questa risposta è da considerarsi adattativa poiché consente all’animale di rispon-
dere agli stressori interni ed esterni. Il cortisolo modula l’attività dei recettori metabotropi posti nel sistema limbico e, per questo, le disendocrinie surrenaliche sono frequentemente accompagnate da modificazioni comportamentali, emozionali e dell’umore. Nella Sindrome di Cushing i segni comportamentali spesso precedono i sintomi classici: apatia, indifferenza, gemiti, iperattaccamento e comportamenti aggressivi inspiegabili per l’entourage caratterizzano il quadro sintomatologico comportamentale. L’aumento dell’appetito è un sintomo che può essere trascurato dal proprietario. Generalmente, infatti, i proprietari associano la diminuzione dell’appetito alla presenza di una malattia mentre un buon appetito è segno di un cane in buona salute. Cani colpiti da iperadrenocorticismo possono rubare il cibo dalla tavola e rompere il sacco dell’immondizia. Elemosinano continuamente e possono presentare un comportamento di aggressione gerarchica per difendere la risorsa alimentare dal proprietario o dai propri simili. L’aumento cronico del tasso circolante di cortisolo accompagnato da perdita di adattabilità della secrezione comporta modificazioni dell’umore e severe alterazioni cognitive che portano, nel cane anziano, alla manifestazione del quadro clinico della Depressione da Involuzione.
GLI ORMONI SESSUALI Nella pratica clinica il comportamento di aggressione rappresenta nel cane un sintomo non patognomonico della fisiologica/modificata secrezione degli ormoni sessuali (estradiolo, testosterone, progesterone). Gli steroidi sessuali possiedono recettori (citoplasmatici per quanto riguarda il progesterone mentre quelli dell’estradiolo e del testosterone sono nucleari) in zone differenti dell’encefalo. La loro distribuzione sembra essere omogenea nei mammiferi superiori (sistema limbico, amigdala, ippocampo, corteccia cerebrale e cerebellare, corpo calloso, talamo, formazione reticolata). I recettori progestinici sono maggiormente presenti a livello dell’asse ipotalamo ipofisario e nell’area postrema. I recettori dell’estradiolo e del testosterone sono distribuiti in numerose zone anche se la concentrazione maggiore è presente a livello dell’asse ipotalamo - ipofisario. Numerosi studi hanno mostrato che gli ormoni sessuali modulano la sensibilità dei recettori dopaminergici e suggeriscono l’esistenza di un antagonismo tra i gruppi ormonali sia per quanto riguarda gli effetti comportamentali che le risposte emozionali e l’umore. L’estradiolo ed il testosterone aumentano l’attività motoria volontaria (poiché incrementano la trasmissione dopaminergica) mentre il progesterone sembra avere
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l’effetto opposto. Gli steroidi sessuali, secondo P. Pageat, modulano gli stati reattivi e contribuiscono alla nascita di alcune risposte comportamentali. Le modificazioni fisiologiche della secrezione degli ormoni sessuali possono essere alla base della nascita di uno stato distimico nella femmina, soprattutto al momento dell’estro, e di un comportamento di aggressione per irritazione e materna in occasione della presenza dei cuccioli o di analoghi affettivi (pseudociesi). In clinica importanti alterazioni della funzione delle ghiandole sessuali provocano modificazioni dell’umore di tipo distimico o depressivo. È stata più volte evidenziata un’associazione tra ormoni sessuali e alcuni comportamenti, soprattutto per i casi di aggressività (v. Box). Si ritiene che solo alcune categorie di comportamenti aggressivi possano essere controllate dalla castrazione. Hopkins et al. hanno riportato che, per quanto riguarda i cani, solo l’aggressività tra maschi era notevolmente ridotta (nel 60% dei casi) con questo tipo d’intervento. Questo studio segnala qualche effetto solo sull’aggressività da paura, su quella territoriale e su quella tra maschi: l’aggressività sociale o da dominanza (gerarchica) nei confronti dei proprietari non è particolarmente influenzata dalla castrazione. In uno studio retrospettivo di casi le marcature urinarie, le monte sessuali e i combattimenti tra maschi sono risultati ridotti solo nel 50 - 60% dei cani maschi adulti, mentre per il vagabondaggio la percentuale saliva al 90% (N. H. Dodman). Gli effetti di questo trattamento non sempre sono immediati: in alcune occasioni per osservarli è necessario attendere alcune settimane. I risultati terapeutici ottenuti con la castrazione sono stati messi in discussione da altri Autori. Salmeri et al. hanno valutato gli effetti della gonadecotomia in cani immaturi che non presentavano sintomi di malattie comportamentali: essi si sono dimostrati più attivi ed eccitabili dei coetanei interi. Neilson et al. hanno realizzato un’indagine sugli effetti della castrazione su pazienti cui era stata diagnosti-
cata aggressività verso i familiari. L’Autore ha evidenziato che, in seguito a questa operazione, solo un terzo dei soggetti era migliorato, percentuale molto inferiore a quella riportata negli altri studi sulla castrazione. In alcuni soggetti l’aumento fisiologico degli estrogeni provoca un incremento delle interazioni aggressive tra femmine. L’ovariectomia è indicata per eliminare il comportamento di aggressione legato all’estro e alla pseudociesi, ma è assolutamente controindicata quando è presente aggressività da dominanza (gerarchica). In questi soggetti la sterilizzazione può provocare peggioramenti ulteriori (O’Farrel). Uno studio, che ha messo a confronto il comportamento di 150 cagne prima dell’intervento con quello degli stessi soggetti sei mesi dopo, ha evidenziato un significativo aumento di aggressioni da dominanza (gerarchica) verso i membri umani della famiglia. Questo effetto è tuttavia risultato più marcato nei soggetti di età inferiore all’anno che avevano già in precedenza manifestato tendenze aggressive del genere: nel 50% di questi soggetti si è verificato un aumento dei comportamenti aggressivi, nell’altro 50% invece questi si sono ridotti. Tutto ciò confrontato con il comportamento di un gruppo di controllo composto da femmine intere, il 14% delle quali ha mostrato un aumento delle tendenze aggressive e l’86% una diminuzione (N. H. Dodman). È opportuno evidenziare che l’intervento di castrazione ed ovariectomia sono inefficaci se non accompagnati da una adeguata terapia comportamentale. Infatti, il comportamento, una volta realizzato, modifica in modo permanente le emozioni, le motivazioni e l’arousal dell’individuo. La componente cognitiva legata all’apprendimento permane anche dopo l’intervento di asportazione delle gonadi. Sebbene Neilson et al., abbia dimostrato non essere presente alcuna correlazione tra l’età del cane, la durata del problema al momento dell’operazione e la sua efficacia, è necessario realizzare l’intervento quanto prima in modo che sia ostacolata l’elaborazione cognitiva del comportamento. ■
AGGRESSIVITÀ NEI MASCHI E NELLE FEMMINE cani maschi (indipendentemente che siano interi o castrati) mostrano più frequentemente problemi comportamentali, ed in particolare aggressività. Numerosi Autori (Borchelt, Fajò e Manteca, Guy et al, O’Farrel,. Overall, Sparagetti e Verga, Takeuchi et al, Wells et Hepper e così via) hanno evidenziato che: • i cani maschi (indipendentemente che siano interi o castrati) mostrano più frequentemente problemi comportamentali ed in particolare aggressività; • le femmine sterilizzate sono più aggressive di quelle intere (mostrano più frequentemente un comportamento di aggressione da paura) soprattutto se l’intervento è realizzato appositamente per diminuire tale comportamento indesiderato; • i maschi interi sono più aggressivi di quelli castrati e delle femmine.
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Mastite clinica: cefalosporine intramammarie a confronto Uno studio valuta i fattori individuali e di allevamento che influenzano l'esito di tre diversi trattamenti di MARIA GRAZIA MONZEGLIO n'analisi scientifica indipendente ha raccolto i dati di due studi multicentrici internazionali che hanno confrontato l'efficacia di tre diverse preparazioni intramammarie contenenti cefalosporine per il trattamento della mastite clinica delle bovine da latte [cefalexina (prima generazione) in associazione a kanamicina; cefquinome (quarta generazione) e cefoperazone (terza generazione)]. I quarti mammari venivano valutati utilizzando tecniche batteriologiche standard prima del trattamento e 16 e 25 giorni dopo il trattamento. Erano disponibili ulteriori dati sui singoli animali e sugli allevamenti studiati, tra cui numero di parti, razza, conta delle cellule somatiche individuali e di massa e tipo di allevamento. Dati sufficienti per l'analisi erano disponibili in un totale di 491 casi provenienti da 192 allevamenti di tre paesi (Regno Unito, Francia e Germania). I casi clinici avevano eziologia diversa, essendo causati sia da patogeni conta-
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giosi sia da patogeni ambientali. L'analisi univariata dimostrava che i quarti dei due gruppi di trattamento cefalexina + kanamicina e cefquinome non erano significativamente diversi l'uno dall'altro, ma entrambi avevano una probabilità significativamente maggiore di essere liberi da patogeni dopo il trattamento, rispetto ai quarti del gruppo cefoperazone. Si effettuava un'analisi multivariata utilizzando modelli a effetto random convenzionali. Si costruivano due modelli: il primo incorporava soltanto informazioni disponibili al veterinario al momento del trattamento, il secondo inclu-
deva tutte le informazioni raccolte durante lo studio. Questi modelli indicavano che paese, temperatura rettale pre-trattamento (temperatura superiore alla norma associata a una maggiore probabilità di quarti liberi da patogeni dopo il trattamento), conta di cellule somatiche individuali (conta maggiore associata a una minore probabilità di quarti liberi da patogeni dopo il trattamento) e tipo di patogeno (isolamento di Staphylococcus aureus associato a una minore probabilità di quarti liberi da patogeni dopo il trattamento) erano utili fattori predittivi dello stato "libero da patogeni". Non lo erano invece il numero di parti, la conta di cellule somatiche del latte di massa e altri fattori legati al tipo di allevamento. L'importanza del paese di origine nell'analisi dimostra la necessità di generare dati locali nella valutazione dei regimi di trattamento. Inoltre, questi risultati suggeriscono che, concludono gli autori, i fattori importanti per predire l'esito del trattamento della mastite clinica possono essere diversi da quelli influenzanti la probabilità di cura nel trattamento delle infezioni intramammarie subcliniche. *"Factors affecting cure when treating bovine clinical mastitis with cephalosporin-based intramammary preparations” Bradley AJ, Green MJ. J. Dairy Sci. 2009. 92: 1941-1953. ■
DECORNAZIONE DEI CAPRETTI CON E SENZA ANESTESIA LOCALE no studio ha valutato la risposta fisiologica e comportamentale dei capretti alla decornazione effettuata con o senza anestesia locale. Si assegnavano a caso 56 animali a cinque gruppi. Il gruppo anestesia/decornazione (AD, n = 12) veniva trattato con 2 ml di lidocaina al 2% attorno a ciascun corno 20 minuti prima della decornazione, effettuata per termocauterizzazione; i capretti del gruppo anestesia (A, n = 11) venivano trattati come quelli del gruppo AD, ma non venivano decornati; il gruppo soluzione salina/decornazione (SD, n = 11) veniva trattato con 2 ml di soluzione salina e decornazione; il gruppo S (n = 11) veniva sottoposto unicamente a una decornazione simulata; i capretti del gruppo controllo/decornazione (CD, n = 11) venivano decornati senza alcun trattamento. Si determinavano la concentrazione di cortisolo e la frequenza cardiaca (HR) e respiratoria (RR) da 20 minuti prima fino a 4 ore dopo la decornazione. Inoltre, si registravano i movimenti e le vocalizzazioni durante la procedura. La decornazione causava un aumento acuto e significativo della concentrazione di cortisolo e i valori rimanevano elevati per due ore. La concentrazione di cortisolo era maggiore nei gruppi sottoposti a decornazione (P < 0,05), anche quando veniva effettuata l'anestesia locale. HR e RR non erano influenzate dal trattamento (P > 0,05). La frequenza di movimenti (10,5 ± 0,6, 10 ± 0,7, 12,8 ± 0,7 rispettivamente per AD, SD e CD) e vocalizzazioni (16,5 ± 1,2, 16,5 ± 1,3, e 19,3 ± 1,3 rispettivamente per AD, SD e CD) erano maggiori nei capretti decornati rispetto al gruppo S (5,6 ± 0,7 e 8,7 ± 1,3 rispettivamente per movimenti e vocalizzazioni; P < 0,05). Una maggiore percentuale di capretti mostrava comportamenti di elevata intensità nei gruppi sottoposti a decornazione (movimenti: 83%, 72% e 100% e vocalizzazioni: 83%, 81% e 100% rispettivamente per AD, SD e CD) rispetto al gruppo S (13% e 9%; P < 0,05). La decornazione per termocauterizzazione, concludono gli autori, induce un aumento acuto del cortisolo e accresce l'espressione di comportamenti indicativi di stress e dolore. L'infiltrazione di lidocaina al 2% attorno a ciascun corno non inibiva tali risposte. (M.G.M.) *“Physiological and behavioural alterations in disbudded goat kids with and without local anaesthesia” Lorenzo Alvarez, Ricardo A. Nava, América Ramírez, Edith Ramírez, Javier Gutiérrez. Appl Anim Behav Sci. Mar 2009; 117(3-4): 190-196.
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Rickettsia felis nelle pulci di cane e gatto in Italia Positivo al patogeno più del dieci per cento delle Ctenocephalides felis canine e feline esaminate Uno studio ha valutato la presenza di questo patogeno nelle pulci prelevate da cani e gatti di diverse aree geografiche d’Italia. Si identificavano due specie di pulci, Ctenocephalides felis (80,3%) e Ctenocephalides canis (19,7%). Nel complesso, si esaminavano 320 pulci (257 C. felis e 63 C. canis) prelevate da 117
animali (73 cani e 44 gatti). Erano positive a R. felis 38 C. felis (11,9%), 13 prelevate dal gatto (17,6%) e 25 dal cane (10,2%). Nessuna C. canis era positiva per il batterio. Le pulci del gatto mostravano una tendenza a una maggiore positività rispetto alle pulci del cane. La prevalenza di R. felis tra le diverse aree e all’interno delle province della stessa a-
Diversa localizzazione della fabella nel West Highland white terrier ickettsia felis è un batterio intracellulare obbligato con distribuzione cosmopolita appartenente al gruppo della febbre bottonosa (spotted fever), sospetto agente causale di una condizione patologica umana assimilabile al tifo murino.
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RISPOSTA AL PIROXICAM l carcinoma mammario infiammatorio del cane è un raro tumore localmente aggressivo e altamente metastatico che risponde poco al trattamento. Uno studio ha valutato retrospettivamente anamnesi, segnalamento e segni clinici di 12 cani affetti da questa neoplasia, confrontando l'esito del trattamento chemioterapico tradizionale con quello con piroxicam, valutando l'espressione Cox-2 delle cellule neoplastiche e correlando tale espressione all'esito del trattamento. In tutte le neoplasie analizzate era presente una forte espressione Cox-2. In tutti i soggetti trattati con piroxicam si otteneva un miglioramento delle condizioni cliniche e la stabilità della malattia, con tempo di sopravvivenza medio e mediano libero da progressione della malattia pari rispettivamente a 171 e 183 giorni. Il tempo di sopravvivenza mediano di 3 cani trattati con protocolli basati sulla doxorubicina era di 7 giorni, significativamente inferiore quindi a quello dei cani trattati con piroxicam (mediana = 185 giorni). Il piroxicam, concludono gli autori, dovrebbe essere considerato come agente singolo per il trattamento dei cani con carcinoma mammario infiammatorio.(M.G.M.) *“Inflammatory mammary carcinoma in 12 dogs: Clinical features, cyclooxygenase-2 expression, and response to piroxicam treatment” de M Souza CH, ToledoPiza E, Amorin R, Barboza A, Tobias KM. Can Vet J. 2009 May; 50(5): 506-10.
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no studio ha valutato se i cani di razza West Highland white terrier presentassero una significativa variazione della posizione della fabella mediale, rispetto ad altri cani di taglia piccola e grande. Venivano stabiliti i criteri per la normale localizzazione della fabella mediale nelle radiografie caudocraniali. Tre esaminatori effettuavano un'analisi retrospettiva di una serie consecutiva di radiogrammi caudocraniali bilaterali del ginocchio di 70 West Highland white terrier, 100 cani di taglia piccola e
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100 di taglia grande di controllo. All'interno e tra i gruppi si esaminava la localizzazione della fabella mediale e la presenza di patologie del legamento crociato e di lussazione rotulea mediale. Si identificava una localizzazione anomala della fabella mediale nel 70% dei West Highland white terrier, nel 9% dei cani di piccola taglia e nello 0% dei cani di grossa taglia. Nella vasta maggioranza dei cani affetti, la fabella era localizzata in sede mediodistale. La presenza di una concomitante patologia del
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rea era estremamente variabile, dallo 0% al 35,3%. Complessivamente, la prevalenza nel nord-est Italia (23,2%) era significativamente superiore a quella del sud-ovest Italia (7,1%) Lo studio, concludono gli autori, conferma la presenza di R. felis nelle pulci del gatto e del cane (C. felis) in Italia, similmente ad altri paesi europei. I risultati suggeriscono inoltre che nel nostro paese R. felis dovrebbe essere considerata nella diagnosi differenziale di qualsiasi forma di febbre spotted-like dell’uomo, soprattutto se il paziente è stato esposto a morso di pulce. (M.G.M.) *“Occurrence of Rickettsia felis in dog and cat fleas (Ctenocephalides felis) from Italy” Capelli G, Montarsi F, Porcellato E, Maioli G, Furnari C, Rinaldi L, Oliva G, Otranto D. Parasit Vectors. 2009 Apr 20; 2 Suppl 1:S8. ■ legamento crociato craniale o di lussazione rotulea mediale e del peso corporeo venivano esclusi quali fattori confondenti. I West Highland white terrier sembrano essere predisposti, concludono gli autori, ed avere un'elevata prevalenza di una localizzazione mediodistale anomala della fabella mediale. Gli autori suggeriscono che questo reperto sia incidentale e che non dovrebbe essere confuso con una reale dislocazione patologica dell'osso sesamoide del cavo popliteo. (M.G.M) *“Variation in position of the medial fabella in West Highland white terriers and other dogs” Störk CK, Petite AF, Norrie RA, Polton GA, Rayward RM. J Small Anim Pract. 2009 May; 50 (5): 236-40. ■
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28 Vet Journal Attualità scientifica
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VETERINARIA 18 | 2009
Tumori cutanei equini simili a tre varietà di nevi melanocitici umani In venti cavalli, osservate lesioni assimilabili a nevi melanocitici comuni e blu cellulari tumori melanocitici sono importanti nel cavallo, soprattutto nei soggetti a mantello grigio. Sottogruppi di tumori melanocitici dell'uomo non descritti nel cavallo sono i nevi melanocitici intradermici comuni, i nevi blu cellulari e i nevi blu cellulari combinati. Uno studio descrive tumori cutanei simili ai sopracitati nevi dell'uomo in 20 cavalli. Tali neoplasie erano costituite da masse cutanee individuali presenti in cavalli maschi e femmine di razze diverse. Tumori assimilabili ai nevi melanocitici intradermici comuni dell'uomo erano presenti in 12 cavalli di età compresa tra 2 e 17 anni. Sette cavalli di età compresa tra quattro e 15 anni sviluppavano lesioni cutanee simili ai nevi blu cellulari umani. Un tumore assimilabile al nevo blu cellulare combinato del'uomo veniva diagnosticato in un cavallo di 20 anni. Tutti i tumori davano luogo a masse simmetriche, espansive, ben demarcate, non capsulate. Le neoplasie assimilabili al nevo melanocitico intradermico comune erano composte da nidi di cellule neoplastiche tondeggianti o fusate spesso immerse in uno stroma mixomatoso. Le lesioni che assomigliavano ai nevi blu cellulari erano formate da fasci intradermici di cellule da ovoidali ad allungate separati da fibre collagene. Il tumore simile al nevo blu cellulare combinato assomi-
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gliava al nevo blu cellulare umano associato a un nevo melanocitico giunzionale comune sovrastante. In tutti i gruppi, le cellule neoplastiche contenevano quantità variabili di melanina ed erano immunopositive per S100. Questi tumori cutanei equini differivano dalle neoplasie melanocitiche comunemente osservate nel cavallo per gli aspetti citomorfologici, la localizzazione casuale e la mancata maggiore frequenza nei cavalli grigi. La somiglianza di questi tumori a tre sottogruppi distinti di nevi umani accresce la complessità delle lesioni cutanee melanocitiche proliferative del cavallo. (M.G.M.) *“Equine skin tumours in 20 horses resembling three variants of human melanocytic naevi” Schöniger S, Summers BA. Vet Dermatol. 2009 Apr 3. [Epub ahead of print] ■
CIATOSTOMI EQUINI: TRE TECNICHE DI IDENTIFICAZIONE FECALE no studio ha confrontato le tecniche di McMaster, di centrifugazione e flottazione e di coltura larvale per l'identificazione delle uova dei ciatostomi (piccoli strongili) nelle feci equine. Si analizzavano i campioni fecali di 101 cavalli. Nell'esperimento I, le feci fresche omogeneizzate dei singoli cavalli venivano sotto-campionate a caso utilizzando ciascuna delle tecniche per 10 repliche. Nell'esperimento II, i campioni fecali di 43 cavalli che non erano stati sottoposti a trattamento antielmintico venivano analizzati mediante tecnica di McMaster, centrifugazione e flottazione e coltura larvale. Nell'esperimento III, 57 cavalli venivano trattati con un antielmintico dal proprietario e i campioni fecali venivano analizzati come nell'esperimento II. Nell'esperimento I, l'utilizzo della tecnica di McMaster identificava il 72% delle uova ottenute con la tecnica di centrifugazione e flottazione in sottocampioni appaiati. Nell'esperimento II, la tecnica
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di McMaster otteneva l'81% delle uova ottenute mediante centrifugazione e flottazione. Dalle colture larvali individuali si ottenevano soltanto ciatostomi. Nell'esperimento III, 24 campioni risultavano negativi a tutti i 3 test, 18 campioni erano positivi solo alla coltura larvale e 15 campioni erano positivi alla centrifugazione flottazione (solo 5 dei quali avevano risultati positivi con la tecnica di McMaster). La tecnica di centrifugazione-flottazione, concludono gli autori, era consistentemente superiore alla tecnica di McMaster, soprattutto in presenza di un basso numero di uova fecali. L'associazione tra centrifugazione-flottazione e coltura larvale fornisce probabilmente la maggior accuratezza per la valutazione dell'efficacia degli antielmintici. (M.G.M.) *“Comparison of two fecal egg recovery techniques and larval culture for cyathostomins in horses.” Bello TR, Allen TM. J Am Vet Med Assoc. 2009 May 1; 234(9): 1161.
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Randagismo Riflessioni
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Modica, un comune italiano L'emergenza randagismo di Modica è un'emergenza nazionale di ANTONIO MANFREDI iciamolo con grande sincerità, se a Modica un branco di cani vaganti non avesse ucciso un bambino, la situazione randagismo della zona non avrebbe mai fatto notizia e forse nessuno si sarebbe preoccupato di intervenire. Noi siamo il paese del dopo: del dopo le alluvioni, del dopo il terremoto, del dopo l'emergenza rifiuti, della diossina, dell'amianto, ecc. Non vi è mai prevenzione o controllo prima. Si interviene sempre quando il fatto è ormai accaduto e la tragedia si è già consumata. Solo allora ci si accorge del problema, si esprime indignazione, scatta l'emergenza, si nomina una commissione di inchiesta e si avviano le indagini per determinare le responsabilità. Ma questo dopo, quando i morti sono già stati pianti e i danni subiti. Poi, dopo, sempre dopo, passano un po' di giorni, forse qualche mese, e più nessuno si ricorda di quanto accaduto e tutto ricomincia come prima. Siamo in Italia. Anche Modica a breve sarà dimenticata. Sono più di 10mila i comuni italiani e la maggior parte di questi non ha risolto il problema del randagismo, spesso non lo ha mai neppure affrontato. Sono anni che vengono denunciati i rischi di branchi di cani randagi, spesso rinselvatichiti, e non solo nel meridione del paese. Cani pericolosi per gli allevamenti, per la fauna selvatica, per l'uomo, ma per anni, nonostante la situazione di rischio fosse stata più volte segnalata, le istituzioni responsabili del problema (Comuni, Province, Regioni) non sono mai intervenute, per mancanza di soldi, per superficialità o semplicemente per aspetti culturali e gestionali. Quanti dei 10mila comuni italiani sono in regola e quanti invece sono messi anche peggio della situazione emersa a Modica? Rispetto agli altri 9999 comuni, Modica ha avuto la sfortuna di dover vivere un momento tragico che giustamente è arrivato in prima pagina di tutti i quotidiani e di tutti i telegiornali. È giusto che quanto accaduto sia stato subito condannato, che siano partite inchieste ed indagini anche giudiziarie e che il Ministero si sia mosso in modo determinato per capire quanto accaduto ed intervenire di conseguenza. Non dimentichiamo che, per la prima volta, abbiamo al Ministero un Sottosegretario, Francesca Martini, che interpreta il suo ruolo con grande impegno e convinzione. Per questo è intervenuta con grande decisione sulla situazione locale anche per farne un caso che possa servire da riferimento nazionale, perché, non dimentichiamolo, la situazione emersa a Modica non è certamente peggiore di quella che inchieste serie evidenzierebbero in migliaia di altri comuni italiani. L'emergenza di Modica è una emergenza nazionale! Non vorremmo infatti che si andasse a pensare che quanto accaduto in Sicilia possa essere dipeso da una condizione particolare ed unica di questa zona. Quanto accaduto a Modica potrebbe accadare in ogni momento in tante altre parti del nostro paese. A nostro avviso è con questa chiarezza di analisi che deve essere affrontato il problema perché altrimenti faremmo di Modica il capro espiatorio di una situazione inaccettabile in gran parte del nostro paese. La situazione
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randagismo evidenziatasi all'Aquila subito dopo il terremoto ha rilevato enormi ritardi negli interventi previsti dalle norme come, d'altra parte, l'inchiesta giudiziaria sul canile di Cremona, gestito da un'associazione animalista, evidenzia come possano essere ampie le responsabilità e come il problema sia diffuso non solo nel meridione. Ritengo che il piano previsto dal Ministero esprima aspetti certamente importanti e non entro quindi nel merito se non per evidenziare che nella Unità operativa non sono stati previsti rappresentanti degli Ordini veterinari e del mondo veterinario privato che avrebbero potuto portare importanti contributi qualificati, e la durata di tre mesi che mi sembra piuttosto ottimista. Sono anche certo che i veterinari dell'Asl si impegneranno con la massima serietà nel sostenere questo piano perché, anche se oggi sono messi "sotto accusa" per quanto accaduto, e le inchieste in corso dovranno dimostrare se effettivamente ci sono precise responsabilità, conoscendoli da tempo posso testimoniare il loro impegno espresso negli anni con iniziative, anche di rilevanza nazionale: progetti di educazione nelle scuole e per i proprietari, sperimentazione della pet therapy, ecc. solo a dimostrazione della loro attenzione e sensibilità ai problemi della salute e del benessere animale e della salute pubblica. D'altra parte sono anche convinto che tutti i veterinari privati della zona saranno disponibili a sostenere il progetto del Ministero dando il loro contributo in rapporti di convenzione con la Asl. Solo il coinvolgimento delle strutture private potrà risolvere il problema del randagismo a livello nazionale. Da anni l'ANMVI propone il progetto dei Leavet che, se applicato seriamente e diffusamente sul territorio nazionale, avrebbe già risolto molti problemi riferiti al randagismo, da quello dell'anagrafe a quello delle sterilizzazioni, solo per ricordare i due più evidenti. La cosa importante è che il rapporto con le strutture private non sia di sfruttamento o di richiesta di beneficenza. Per essere più chiari, la definizione di queste collaborazioni in convenzione dovrà basarsi su tariffe, certamente riferite alle finalità ed alle esigenze, ma che rispettino anche la professionalità tenendo correttamente conto del valore della prestazione oltre a quello dei costi che dovranno essere sostenuti. È inaccettabile da parte dei veterinari della Asl l'imposizione di tariffe da fame o la richiesta di prestazioni gratuite, sia pure in condizioni di emergenza. Le Asl, fra i tanti sprechi della sanità pubblica, devono essere in grado di riconoscere ai veterinari privati tariffe adeguate alle loro prestazioni: è giusto, è corretto, è doveroso. Mi spiegate perché un professionista privato debba lavorare gratuitamente? Il terremoto in Abruzzo è stata una tragedia per tutti, anche per i veterinari. Nonostante questo tutta la categoria si è prodigata da subito con il massimo impegno per la salute degli animali, salute pubblica, sicurezza alimentare, ecc. Giustamente questo deve essere riconosciuto a tutti, ma è anche doveroso ricordare una piccola differenza: i veterinari privati oltre alla casa hanno perso anche l'ambulatorio ed il lavoro. Rispettiamo almeno la loro professionalità riconoscendo loro, nei rapporti in convenzione, tariffe dignitose. ■
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30 Fisco Controlli e crisi
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Il Fisco trascina in causa tutti i soci Il principio dell'unitarietà dell'accertamento entra nelle società professionali utti i professionisti soci devono partecipare alla causa contro il fisco quando questo accerta il maggior reddito di uno di loro sulla base dei ricavi della società stessa. Si tratta infatti di un litisconsorzio necessario.
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Lo ha sancito la Cassazione che, con la sentenza n. 11466 del 18 maggio 2009, ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle entrate che aveva chiesto la nullità di un giudizio al quale aveva partecipato soltanto uno dei professionisti di una società professionale. I fatti riguardano il singolo professionista-socio che subisce un accertamento del reddi-
to. Il Fisco innalza il reddito sulla base dei maggiori ricavi della società. Se il professionista-socio intende far ricorso, tutti i soci devono partecipare alla causa contro il fisco, integrando il contradditorio, al fine di accertare che il maggior reddito attribuito dal Fisco sia effettivamente riconducibile ai ricavi dello studio. Le spese in giudizio sono invece intera-
mente compensate fra il professionista soggetto all'accertamento e al Fisco. In materia tributaria, hanno scritto i giudici, l'unitarietà dell'accertamento e la conseguente automatica imputazione dei redditi della società ai soci configura una ipotesi di litisconsorzio, con la conseguenza che la proposizione di un ricorso da parte di uno dei soci comporta la necessità di integrare il contradditorio con il coinvolgimento degli altri soci, pena la nullità del giudizio. ■
TK22: ALLA SOSE A LUGLIO l programma per la determinazione dei ricavi ai fini degli studi di settore è in ritardo. A meno di un mese dalla prima scadenza per il versamento del saldo Unico, il programma con i correttivi anti-crisi non è puntuale. In ritardo anche il decreto con i correttivi anti-crisi del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. I tempi lunghi dipendono dalla necessità di adeguare il programma informatico alla crisi economica, visto che ha dovuto fare i conti con l'inserimento di numerose voci di calcolo. Inoltre Gerico fornirà un doppio risultato: la stima dei ricavi in una situazione di normalità e la correzione per gli effetti della crisi. Altra complicazione per gli informatici dell’Agenzia delle Entrate. Un nuovo incontro della Commissione Esperti della Sose con le rappresentanze di categoria per illustrare gli effetti della crisi è previsto a luglio. Sono due le date già fissate per la veterinaria che partecipa ai lavori della Commissione con il delegato Fnovi Giuliano Lazzarini. Il ritardo pesa sui professionisti che temono di mancare la scadenza della prossima dichiarazione fiscale e che, se così fosse, chiedono una proroga. Comincia anche a farsi largo l'idea di chiedere uno slittamento dei termini. Il ritardo potrebbe indurre anche a non adeguarsi proprio per la difficoltà di valutare gli effetti del programma sulla propria situazione.
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Sentenze Legale
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Le guardie zoofile dell’Enpa sono organi di controllo a tutti gli effetti Hanno la qualifica di Pubblici Ufficiali: carcere al negoziante che non le fa entrare Le guardie avevano quindi sporto denuncia alla Procura della Repubblica per resistenza, oltaggio e minacce a pubblico ufficiale. La notizia della condanna è stata resa nota dall'Enpa della provincia di Milano che esprime soddisfazione per la sentenza e che ribadisce il ruolo e le funzioni di pubblica sicurezza delle guardie zoofile, alle dirette dipendenze del ministero dell'Interno. n commerciante di animali è stato condannato a nove mesi di carcere per aver impedito alle guardie zoofile dell'Enpa di fare un controllo nel suo negozio di animali. "Ribadito il diritto delle Guardie Zoofile dell'Ente ad esercitare i loro compiti di vigilanza al pari di qualsiasi altro appartenente agli organismi di controllo". La sentenza è stata emanata dalla quinta sezione del tribunale di Milano in composizione monocratica e presieduta dalla dottoressa Greco. La condanna a nove mesi di reclusione è senza sospensione condizionale della pena a causa della recidiva. I fatti risalgono al 2007 quando l'uomo aveva spinto fuori dal negozio le guardie zoofile tra insulti e minacce impedendo di esercitare i loro compiti di vigilanza e controllo.
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PROVARE IL NESSO CANE-DANNO a Cassazione si è espressa sulla responsabilità del proprietario per il danno cagionato da animali. Perché il proprietario non sia considerato responsabile, oltre ad escludere il caso fortuito, deve anche dimostrare il nesso di causalità tra il comportamento dell'animale e il danno. In altre parole, prima di far leva sul carattere fortuito dell'accaduto occorre stabilire, senza possibilità di dubbio, che il cane sia davvero la causa del danno (in questo caso la caduta della proprietaria medesima e di una persona). La Cassazione (sentenza 20 aprile, n. 9350) ha stabilito: il proprietario o utente dell'animale, per sottrarsi alla responsabilità è, sì, tenuto a fornire la prova del caso fortuito - che può consistere anche nella colpa del danneggiato - ma solo dopo che sia stata dimostrata in modo univoco la sussistenza del nesso di causalità tra il comportamento dell'animale e il danno causato. La prova liberatoria da parte del danneggiante presuppone l'esistenza del nesso causale, cioè la prova, senza possibilità di dubbio, che il cane aveva cagionato la caduta. "Ed è per l'appunto quest'ultima certezza che - secondo l'insindacabile valutazione data dai giudici del merito - non è stata raggiunta nel caso all'esame". Inoltre, la valutazione delle emergenze probatorie riguardo alla condotta dell'animale, causalmente riferibile all'evento, "è attività affidata in via esclusiva al giudice del merito, censurabile in Cassazione solo quando nel ragionamento del giudice di merito, quale risulta dalla sentenza, sia riscontrabile una obiettiva, deficiente esposizione dell'iter logico che lo ha condotto alla formazione del proprio convincimento". (fonte: altalex).
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Si legge sul sito dell'Enpa che, "in tal modo il giudice ha ribadito non solo il diritto delle Guardie Zoofile dell'Enpa a esercitare i loro compiti di vigilanza negli esercizi commerciali che vendono animali, ma anche la loro tutela al pari di qualsiasi altro appartenente agli organismi di controllo". Le Guardie Zoofile Enpa operano con espresso riconoscimento del D.P.R. 31/03/1979 per
le attività di vigilanza, prevenzione e repressione dei reati e violazioni alle norme che tutelano il benessere di tutte le specie animali. Hanno tutte decreto di Guardia Giurata rilasciato dal Prefetto o Questura, che le qualifica Pubblici Ufficiali e gli attribuisce, nell'ambito specifico della tutela animali, le funzioni proprie della Polizia Giudiziaria, ossia le attività di prevenzione e repressione dei reati. ■
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32 Info Regioni F.V.G.
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Rabbia sotto stretta osservazione in Friuli Dal 23 maggio una nuova campagna di vaccinazione ue casi di rabbia silvestre nel giro di soli venti giorni sono stati riscontrati su altrettante volpi trovate morte, a un passo dalle case, nei comuni di Gemona e Buja, rispettivamente in via San Pietro e nella frazione di San Floreano. Il pericolo
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di contagio ha già fatto scattare nelle due aziende sanitarie competenti tutte le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza di animali e persone, individuate in apposite ordinanze che i sindaci di Buja e Gemona hanno provveduto a diffondere, avvisando la popolazione del pericolo e della necessità di vaccinare al più presto sia i cani e che i capi di bestia-
me della zona. In particolare, nell'ordinanza firmata dal direttore generale dell'Ass4 Medio Friuli, Giorgio Ros, all'indomani dell'accertamento del caso di rabbia a carico della volpe trovata a Buja (sarebbe stato trovato morto anche un capriolo, ma non si ha l'esito delle analisi) si legge che per 60 giorni dalla data dell'ordinanza «nei Co-
muni di Buja, Cassacco, Colloredo di Monte Albano, Magnano in Riviera, Majano e Treppo Grande tutti i cani, anche se muniti di museruola, non possono circolare se non condotti al guinzaglio”.
VACCINAZIONE Il dirigente regionale veterinario Renato Coassin-Direttore Servizio Sicurezza alimentare, igiene della nutrizione e sanità pubblica veterinaria Regione Friuli Venezia Giulia- Direzione Centrale Salute e P.S.-fa sapere che a partire dal 23 maggio viene effettuata una ulteriore campagna di vaccinazione orale delle volpi, che si ripeterà a fine agosto e nella primavera del 2010 e che interesserà tutto il territorio della provincia di Trieste e di Gorizia, nonché 50 Comuni della provincia di Udine, compresi quelli di Buia e limitrofi. "Va sottolineato - dice Coassin - che questa iniziativa è l'unica possibilità che abbiamo per fermare l'epizoozia, come già avvenuto, del resto, per le precedenti (ultimo caso in regione nel 1995)". I possessori di cani dovranno segnalare immediatamente all'autorità comunale l'eventuale fuga dei propri cani, ovvero il manifestarsi di qualsiasi sintomo che possa far sospettare l'inizio della malattia come il cambiamento di indole, la tendenza a mordere, il manifestarsi di paralisi e l'impossibilità della deglutizione». Non solo. In quegli stessi comuni, come detto, «è resa obbligatoria la vaccinazione antirabbica per contagio dei cani, nonché dei bovini, bufalini, suini, ovini, caprini ed equidi che si trovano esposti al rischio del contagio».
E IL GATTO? La possibilità che il cane venga a contatto con animali rabidi, specie la volpe, è molto più frequente rispetto al gatto, perché il primo la cerca per sua indole innata, mentre il secondo no. Spiegano dalla Regione e dal Centro di referenza nazionale per la rabbia dell'IZS delle Venezie: "La profilassi della rabbia negli animali domestici, storicamente, in Italia come all’estero, ha sempre rivolto l’attenzione esclusivamente ai cani e agli erbivori più esposti al rischio (animali al pascolo). Non è mai stata ipotizzata o tanto meno realizzata, la vaccinazione obbligatoria dei gatti. La motivazione risiede nel fatto che, diversamente da quanto avviene per i cani, non esiste un’anagrafe felina che permetta l’identificazione dell’animale, che per sua natura conduce una vita meno domestica. La vaccinazione preventiva nei selvatici (il cui animale bersaglio è la volpe, e non altre specie comunque recettive all’infezione) e nel cane ha come scopo principale quello di creare una barriera tra gli animali selvatici che presentano la malattia e l’uomo. Quindi la vaccinazione dei gatti non rappresenta uno strumento di profilassi plausibile in primo luogo perché non applicabile e poi perché non avrebbe una ricaduta effettiva nel perseguire lo scopo di tutelare la salute dell’uomo. Consigliarla su base volontaria non ha senso anche per un discorso costi/benefici. Non ci sono le motivazioni. Dai dati storici, anche tra il ’77 e l’’84, quando la rabbia aveva un’incidenza ben maggiore di quella attuale e annualmente venivano registrate tra i selvatici dalle 300 alle 400 positività, pochissimi sono stati i gatti colpiti." ■
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Emilia Romagna Info Regioni
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Linee guida regionali contro le esche avvelenate La presentazione nella sede dell’amministrazione provinciale di Parma a Regione Emilia Romagna ha presentato il 21 maggio le “Linee guida per la lotta agli avvelenamenti degli animali”. Il provvedimento è stato elaborato dalla Commissione regionale per la lotta agli avvelenamenti: oltre alla Regione hanno partecipato alla discussione il Corpo forestale dello stato, l’Istituto zooprofilattico sperimentale, rappresentanti delle Province, Ordine dei medici veterinari, associazioni animaliste, venatorie, di tartufai. “La delibera delle linee guida si muove all’interno delle competenze della Regione: non, dunque, nell’ambito delle pene, che non sono competenza della Regione ma dello Stato. La Regione punta a fare innanzitutto una mappatura, per far emergere un fenomeno che molto spesso è sommerso. C’è un richiamo forte alle Forze dell’ordine, ai servizi veterinari locali e al Corpo forestale dello Stato per facilitare il riconoscimento dei bocconi e le carcasse di animali morti per avvelenamento. Saranno tabellati i luoghi in cui gli avvelenamenti sono maggiormente avvenuti, e soprattutto sarà fatta un’opera di formazione culturale: deve scattare una sorta di riprovazione sociale per chi compie questi atti che sono criminali. Sono previsti anche corsi per la Polizia locale, nella quale deve esser individuato uno speciale agente cui cittadini possono rivolgersi per tutte le tematiche che afferiscono agli animali”, ha spiegato la vice presidente della Commissione Ambiente della Regione Emilia Romagna Daniela Guerra, che ha poi “rilanciato” su un altro tema d’attualità: “Adesso bisogna creare le condizioni perché calino gli abbandoni, che rimangono ancora troppi”.
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IN DETTAGLIO Le nuove linee guida, illustrate in dettaglio dal funzionario della regione Emilia Romagna Giuseppe Diegoli, definiscono un unico percorso operativo sul territorio per la raccolta dei reperti, per l’identificazione e l’analisi di bocconi avvelenati o di animali deceduti per sospetto avvelenamento, e definisce i ruoli dei diversi soggetti. La definizione di un’unica procedura serve anche per un maggior coordinamento tra le realtà deputate alla vigilanza (Corpo forestale, Polizie municipali e provinciali, Polizia di stato, Carabinieri, Guardia di finanza) e in definitiva per una più efficace vigilanza del territorio. L’obiettivo è quello di arrivare alla mappatura e al censimento degli avvelenamenti, dei prodotti tossici utilizzati, delle modalità di esca adottate. Il Servizio veterinario delle Aziende Usl effettua una prima valutazione dei casi di avvelenamento e tiene traccia delle segnalazioni; l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna ha il compito delle analisi di laboratorio; il Corpo forestale è il terminale ultimo della procedura, per la raccolta di tutti i dati che sono inseriti in un’unica scheda/modulo per la segnalazione dei casi, allegata alle linee guida regionali. Punto di riferimento per i cittadini, per qualsiasi segnalazione, è il veterinario di fiducia o il veterinario dell’Azienda Usl. Il provvedimento stabilisce inoltre che le aree dove sono state ritrovate esche avvelenate siano segnalate con appositi cartelli e siano oggetto di bonifica.
CAMPAGNA INFORMATIVA Nel 2009 verrà realizzata una campagna regio-
nale per informare e sensibilizzare i cittadini, e per spiegare cosa fare e a chi bisogna rivolgersi nel caso di esche sospette o sospetto avvelenamento di animali. Verranno inoltre programmati percorsi didattici nelle scuole, per favorire negli studenti la consapevolezza di un rapporto rispettoso nei confronti degli animali. Materiali informativi saranno destinati alle Forze dell’Ordine e ai veterinari (pubblici e privati)
per fornire un quadro del fenomeno, anche rispetto ai rischi di salute pubblica e al benessere animale.
BOCCONI: VELENI E SANZIONI I veleni sono in prevalenza pesticidi ed erbicidi: soprattutto carbammati (nel 2007 individuati nel 38% dei casi esaminati in Emilia-Romagna), che producono paralisi muscolari e mor-
te per insufficienza respiratoria. Altri pesticidi sono composti da fosforati e clorurati e da metaldeide, utilizzata in agricoltura e nel giardinaggio. Le sanzioni per chi uccide prevedono anche il carcere da tre a diciotto mesi, mentre il maltrattamento comporta la reclusione da tre mesi a un anno o la multa da 3 a 15mila euro. Inoltre il codice penale punisce chi getta sostanze tossiche nel suolo pubblico. ■
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34 Info Regioni Sardegna
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In corso la selezione genetica degli ovini per la resistenza alla scrapie La Sardegna sta accelerando sull’attuazione del piano regionale a Sardegna è la prima regione italiana ad estendere a tutti gli allevamenti ovini il Piano di selezione genetica per la resistenza alla scrapie e alle altre malattie provocate da prioni. Con queste misure la popolazione ovina aumenterà il livello di resi-
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stenza alla malattia e si avrà una notevole riduzione dei focolai e degli animali abbattuti.
ARIETI Tutti gli arieti della Sardegna verranno sottoposti ad un prelievo di sangue eseguito dai veterinari delle Asl e quelli con genotipo sensibile alla scrapie potranno essere utilizzati
per la monta solo nell'azienda fino al 31/12/2011 e non potranno essere movimentati verso altri allevamenti. Gli arieti che portano caratteri di resistenza alla scrapie potranno essere liberamente scambiati fra le aziende, scortati dalla documentazione sanitaria certificata dal veterinario della Asl.
BDN I contrassegni identificativi degli animali controllati, insieme al loro genotipo, saranno registrati nella Banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica a cura del servizio veterinario o dall'organismo che è stato delegato dall'allevatore per la gestione dell'anagrafe. Gli arieti portatori del carattere genetico ''Vrq'', considerato il più sfavorevole ai fini della selezione genetica, saranno macellati entro 30 giorni dall'emissione dell'esito di laboratorio e prontamente indennizzati. Tale carattere genetico non è diffuso in Sardegna: statisticamente si calcola che sia presente in un animale ogni 10 mila. La Sardegna, grazie ad un decreto dell'assessore della Sanità Antonello Liori, pubblicato il 29 aprile sul Buras, è la prima regione italiana ad estendere a tutti gli allevamenti ovini il Piano di selezione genetica per la resistenza alla scrapie e alle altre malattie provocate da prioni.
VERSO IL 2012 Il piano, varato nel 2004, era obbligatorio per le sole greggi iscritte al libro genealogico; nel nuovo gli assessorati della Sanità e dell'Agricoltura hanno esteso l'applicazione a tutto il parco ovini dell'isola. L'esperienza maturata in questi anni con la collaborazione dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna e dell'Istituto Zootecnico Caseario della Sardegna (Agenzia Agris) ha dimostrato l'assenza di ripercussioni negative della scrapie e delle altre malattie provocate da prioni sulle produzioni zootecniche. Negli allevamenti di nuova adesione l'applicazione del Piano di selezione genetica sarà graduale e prevede l'analisi del genotipo di tutti gli arieti al fine di individuare i capi che non potranno più essere utilizzati come riproduttori a partire dalla stagione di monta 2012.
CERTIFICAZIONI Con queste misure, dal punto di vista commerciale, i prodotti lattiero-caseari regionali potranno avvalersi delle stesse certificazioni sanitarie prodotte dagli altri Stati facilitando in tal modo l'export. ■
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Giornata mondiale Europa
Biodiversità: anfibi e rettili d’Europa in pericolo La Red List preoccupa la Commissione Ue due specie sono state classificate come gravemente minacciate di estinzione: la rana di Rodi (Pelophylax cerigensis) ed il Montseny Brook Newt (Calotriton arnoldi), unico tritone endemico della Spagna. Altre cinque specie, fra cui l’ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina pachypus), sono minacciate di estinzione mentre undici sono considerate vulnerabili.
n quinto dei rettili e circa un quarto degli anfibi d’Europa sono in pericolo - è quanto emerge dai nuovi studi realizzati dall’UICN (Unione internazionale per la conservazione della natura) su richiesta della Commissione europea. Gli studi, presentati in occasione della Giornata mondiale della biodiversità (22 maggio), costituiscono le prime Liste Rosse Europee relative agli anfibi ed ai rettili e rivelano allarmanti tendenze demografiche delle specie in questione. Oltre la metà di tutti gli anfibi europei (59%) e il 42% dei rettili sono in diminuzione, il che significa che gli anfibi e i rettili del continente europeo sono minacciati in misura di gran lunga superiore rispetto ai mammiferi e agli uccelli. Per il 23% degli anfibi e il 21% dei rettili la situazione è infatti talmente grave da doverli annoverare tra le specie minacciate della Lista Rossa Europea. Fra le cause principali del fenomeno ricordiamo la distruzione, ad opera dell’uomo, degli habitat naturali delle specie in pericolo nonché i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la presenza di specie invasive. “Nella giornata mondiale della biodiversità, questa è una scoperta preoccupante” - ha dichiarato Stavros Dimas, commissario europeo per l’ambiente. - “Malgrado la rigorosa legislazione destinata a tutelare i nostri habitat e la maggior parte delle specie interessate, infatti, quasi un quarto degli anfibi europei è attualmente a rischio di estinzione”.
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ANFIBI E RETTILI In Europa vivono 151 specie di rettili e 85 specie di anfibi, molte delle quali non esistono in nessun’altra parte del mondo. Sei specie di rettili, fra cui la lucertola a pois (Gallotia intermedia) e la lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei) sono state classificate come specie gravemente minacciate di estinzione, il che significa che sono confrontate ad un rischio elevatissimo di estinzione nell’ambiente naturale. Fra gli anfibi - un gruppo che include rane, rospi, salamandre e tritoni -
La situazione degli anfibi e dei rettili è ancora più grave di quella di altri gruppi di specie: il 15% dei mammiferi e il 13% degli uccelli sono minacciati.
CONTESTO L’Unione europea si è impegnata ad arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e a mettere in atto un Piano di azione europeo
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sulla biodiversità per tradurre in realtà tale impegno. Le Liste Rosse Europee, elaborate dall’UICN, costituiscono un quadro di classificazione delle specie in base al loro rischio di estinzione. Le specie minacciate sono quelle classificate come gravemente minacciate di estinzione, minacciate di estinzione e vulnerabili. La Lista Rossa Europea è disponibile al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/nature/con servation/species/redlist La pagina della Commissione sulla natura e la biodiversità è disponibile al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/nature/index_e n.htm L’ufficio regionale dell’UICN per l’Europa è disponibile su: www.iucn.org/europe ■
36 Lettere al Direttore Report diffama la zootecnia ella puntata di Report del 17 05 2009 Milena Gabanelli ha detto: "negli allevamenti si usano ormoni a go go". Questa è diffamazione. Le sue parole hanno un peso enorme potrebbero condizionare il mercato senza nessun rispetto per coloro che nella zootecnia lavorano investendo i sacrifici di più generazioni. I giornalisti di report Riccardi e Buono nel documentario hanno detto che la zootecnia è responsabile del 18% delle emissioni di gas serra ed è un errore grave, anche questo da diffamazione, che mette il cliente in soggezione a comprare prodotti di origine
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animale perché sono causa del riscaldamento globale. È falso: il metano emesso dagli animali entra in un ciclo di conversione in CO2 e assorbimento, che dura 10 anni, e non è una perturbazione aggiuntiva. E come referente citano lo scienziato Pachauri! Ma quale scienziato dei miei stivali! Pachauri è un economista e si è sempre occupato di petrolio, è stato amministratore delegato della Indian Oil company e ministro del petrolio indiano! Milena Gabanelli ha detto che 1-2 miliardi di persone sono sottonutrite nel mondo, mentre i cereali prodotti per la zootecnia li potrebbero sfamare. Ma il problema della fame nel mondo non è dovuto alla zootecnia, è un’accusa inaccettabile, senza fondamento! I giornalisti di report Riccardi e Buo-
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no nel documentario hanno intervistato un medico vegetariano esperto in ricettine vegetariane. Il montatore sapendo perfettamente l'impatto delle immagini mentre parla ha fatto scorrere delle immagini di obesi, come se chi mangiasse carne diventasse obeso. Ma se la carne, c'è in tutte le diete ipocaloriche, e a chi ha avuto l'infarto danno il petto di pollo! Ai malati gravi con deficit immunitari somministrano gli omogeneizzati di carne perché sono il miglior alimento del mondo in grado di riparare tessuti danneggiati e stimolare il sistema immunitario. La carne non ha colesterolo, ci sono vegetariani obesi che mangiano patatine fritte, formaggi fusi, paioli di pasta, melanzane sott’olio che hanno le stesse patologie.
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VETERINARIA 18 | 2009
“La cosa peggiore negli interventi chirurgici è lasciare qualcosa in sospeso” Sergio Marchionne
Non è accettabile in un servizio pubblico che si accusi la carne di chi sa quali malattie creando allarmismo e facendo del vero e proprio terrorismo informativo intervistando un’esperta di alimentazione vegetale. I giornalisti di report Riccardi e Buono nel documentario fanno vedere una cartina della pianura padana con le zone più inquinate dai pesticidi e dicono che sono quelle con il carico zootecnico più alto: FALSO! Tra le zone più inquinate ci sono anche le risaie della Lomellina con carico zootecnico nullo. Cosa c'entrano gli animali con i pesticidi? Come se per il riso, il mays da polenta, il frumento, il pomodoro, non si usassero i pesticidi. Verso la fine del servizio intervistano dei consumatori che dicono che la carne bio è buona mentre l'altra appena si cuoce si ritira. Ma BASTA con questi stereotipi degli anni ’60. Della carne gonfiata dagli ormoni, basta! Su ogni partita di manzi macellati si fanno le analisi alle ghiandole del bartolini per vedere eventuali anomalie da ormoni, e a campione si fanno esami sui tessuti per residui ormonali o di antibiotici. Mi piacerebbe sfidare gli intervistati a riconoscere la carne bio già cucinata senza saper qual è. Non sono contro il biologico, è una nicchia, se cresce bene. Però dire che i sistemi per una agricoltura con pochi impatti ambientali sono quelli biologici e mi fate l'esempio di un pollo allevato in 120 gg, è una cosa davvero ridicola! 120 gg cioè un pollo che per fare la stessa quantità di carne mangia 4-5 volte di più del pollo industriale, ma cosa risolve??? Il costo alla stalla è di 7,5 € a pollo cioè 4-5 volte l'altro, consuma di più e poi è allevato all'aperto dove la pollina viene dilavata ad ogni pioggia. Inoltre il biologico pone seri problemi di benessere animale, perché la mortalità nelle prime fasi è come in natura cioè il doppio o il triplo rispetto alla zootecnia industriale, gli animali malati non si possono curare, (ho visto delle scrofe in un allevamento biologico ricoperte di rogna) inoltre nel biologico c’è il rischio di malattie trasmissibili all’uomo (zoonosi) come leptospirosi, salmonella, trichinella, cisticercosi-idatidiosi, che potrebbero essere anche molto pericolose. Ma state scherzando? Ma vergognatevi! Gli allevatori sono vittime del mercato ma anche dei media che ci lanciano accuse senza alcun fondamento scientifico e senza contraddittorio. E questo in un servizio pubblico pagato anche da noi è inaccettabile. E noi siamo stufi di pagare sempre sulla nostra pelle la disinformazione dei media sulla zootecnia dalla BSE, all'aviaria, all'influenza suina, al riscaldamento globale di origine zootecnica. Dott. Claudio Costa
Dalle Aziende
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laPROFESSIONE
A Veronafiere gli stati generali della carne Basta con la demonizzazione di questo alimento. Il riscatto è nell’etichettatura a 24ª edizione di Eurocarne, il Salone internazionale delle tecnologie per la lavorazione, conservazione, refrigerazione e distribuzione delle carni, si è aperta con gli “stati generali della carne, modelli internazionali a confronto». Alla presenza del Ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, il presidente di Veronafiere Ettore Riello, ha ricordato il valore del comparto per l’Italia, con i suoi 60 miliardi di euro, di cui 24 alla sola voce export.
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UN DDL SULL’ETICHETTATURA Zaia difende le produzioni di casa nostra. «Il mese prossimo presenteremo un disegno di legge sull’etichettatura delle carni», ha precisato, «visto che non esiste ancora alcun obbligo di tracciabilità completa, mentre ritengo che questo possa dare il giusto valore alla filiera italiana». Necessario, per Zaia, anche il sostegno alle carni avicole italiane «perché è fondamentale acquistare italiano, sinonimo di garanzia, qualità e sicurezza alimentare».
IL SETTORE Il settore della carne, come ha rilevato Alessandro Mastrantonio, giornalista del Sole 24 Ore, «sconta qualche difficoltà: la qualità c’è, il mercato fatica a pagare, influenze ed epidemie condizionano i flussi commerciali». Eppure, nonostante questa zavorra, «il 2008 è stato positivo per il settore delle macchine e delle tecnologie per la lavorazione della carne», ha sostenuto Emilia Arosio, presidente di Assofoodtec e di Eurocarne 2009. «Sul 2009 siamo più cauti», ha proseguito, «ma nel complesso lo consideriamo positivo». Certo la carne deve fare i conti con alcuni fattori chiave: la sicurezza alimentare e la salubrità del prodotto. Macellai e grande distribuzione dovranno fare la loro parte, comunque, per vincere una certa visione demonizzata della carne, «inaccettabile e peraltro non corrispondente alla verità», ha spiegato Maurizio Arosio di Federmacellai-Confcommercio, così come non corrisponde a verità la mancanza di controlli. «La carne», ha dichiarato Claudio Truzzi di Metro, «è uno dei prodotti più controllati in assoluto». E fra pollo, bovino e suino «la carne del futuro sarà sempre più avicola», ha assicurato Aldo Muraro, presidente di Una, l’Unione nazionale avicoltori. Si vedrà, certo, ma Renzo Fossato (presidente di Uniceb) e Ugo Sassi (presidente Gran Suino Padano) non hanno dubbi: l’importante è che sia controllata e certificata. E l’etichettatura potrebbe essere una soluzione vincente per i produttori e per il consumatore.
TENDENZE La carne di vacca, normalmente utilizzata per la preparazione di hamburger, si sta rilanciando, in conseguenza della stretta economica, sotto altre forme. A partire dalla tagliata o dal roast beef. L’utilizzo della carne di vacca è senza dubbio più diffuso all’estero che in Italia. Sia sotto forma di hamburger, prodotto che nella tradizione italica della dieta mediterranea non ha mai conquistato pienamente il consumatore di casa nostra, nonostante la diffusione dei
fast-food (peraltro sempre frequentatissimi, anche per il rapporto qualità/prezzo). Ma la carne di vacca adulta è apprezzata anche nel piatto, come tagliata o appunto roast beef, soprattutto utilizzando il posteriore dell’animale. I consumi, dicono dall’Osservatorio di Eurocarne, sono destinati ad aumentare. ■
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38 Calendario attività Dal 29 maggio al 4 ottobre Per visualizzare i programmi degli eventi di tutte le società clicca su www.evsrl.it/eventi Edizioni Veterinarie E.V. srl
29 - 31 MAG
CONGRESSO NAZIONALE MULTISALA SCIVAC
9 - 10 GIU
CORSO SCIVAC Attenzione: Iscrizioni chiuse per esaurimento posti.
11 - 12 GIU
CORSO SCIVAC Attenzione: Iscrizioni chiuse per esaurimento posti.
62° CONGRESSO INTERNAZIONALE MULTISALA SCIVAC - Palacongressi della Riviera di Rimini, Rimini Via della Fiera, 52 - ECM: VEN: 4 Crediti - SAB: 4 Crediti - DOM: 3 Crediti - Per informazioni: Paola Gambarotti Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it ENDOSCOPIA DELL’APPARATO GASTROENTERICO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 E-mail: info@scivac.it ENDOSCOPIA APPLICATA ALLE MALATTIE RESPIRATORIE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 E-mail: info@scivac.it
CORSO SCIVAC IN COLLABORAZIONE CON ASVAC
CORSO REGIONALE DI ECOGRAFIA - Sassari - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
CORSO FSA IN COLLABORAZIONE CON SCIVAC
FSA - CORSO DI PREPARAZIONE AL CONTROLLO DELLA DISPLASIA DELL’ANCA E DEL GOMITO E DI ALTRE PATOLOGIE SCHELETRICHE EREDITARIE DEL CANE - Cremona, Palazzo Trecchi - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
13 - 14 GIU
CORSO ANMVI IN COLLABORAZIONE CON ORDINE MED. VET. BOLOGNA
14 GIU
SEMINARIO SCIVAC IN COLLABORAZIONE CON BOEHRINGER INGELHEIM
CORSO PER DATORI DI LAVORO IN STRUTTURA VETERINARIA. LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO - Novotel Bologna San Lazzaro - via Villanova n. 31 - Villanova di Castenaso (BO) ) - ECM: 9 Crediti Per informazioni: Segreteria ANMVI - Tel. +39 0372 403536 - E-mail: relazioniesterne@anmvi.it IL GATTO UN PAZIENTE CHE SI NASCONDE, ASPETTI CLINICI E NUOVE OPPORTUNITÀ - Hotel Melià, Milano Via Masaccio, 19 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it
18 - 20 GIU
CORSO SCIVAC Ultimi posti disponibili
CORSO DI CITOLOGIA 1 - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it
INCONTRO REGIONALE SCIVAC LAZIO
ELEMENTI PER UN CORRETTO APPROCCIO CLINICO E TERAPEUTICO DELLA MALATTIA CARDIOVASCOLARE - ECM: 4 Crediti - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it 2° IT. DIAGNOSTICA PER IMMAGINI: II PARTE - ECOGRAFIA CLINICA - Centro Studi SCIVAC, Cremona Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CORSO AVANZATO INTENSIVO - TECNICHE DI ANESTESIA TOTALMENTE INTRAVENOSA (TIVA) - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 3° IT. NEUROLOGIA VETERINARIA: IV PARTE - PRINCIPI DI NEUROTERAPIA MEDICA E CHIRURGICA Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it
12 - 14 GIU 12 - 14 GIU
21 GIU 24 - 27 GIU 29 - 30 GIU 8 - 11 LUG
ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC
CORSO SCIVAC ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC
INCONTRO REGIONALE SCIVAC EMILIA ROMAGNA
LA VISITA CLINICA E LA MEDICINA COMPORTAMENTALE - ECM: Richiesto Accreditamento- Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
INCONTRO REGIONALE SCIVAC TOSCANA
L’ESAME ENDOSCOPICO IN GASTROENTEROLOGIA E PNEUMOLOGIA - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
INCONTRO REGIONALE SCIVAC BASILICATA
LA RADIOLOGIA DALLA A ALLA D (DIAGNOSI) - ECM: Richiesto Accreditamento- Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC
2° IT. ANESTESIA: III PARTE - ANESTESIA NELLE SPECIALITÀ - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it
25 SET
SEMINARIO SIVE
NEUROLOGIA - Centro Studi Palazzo Trecchi, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it
25 - 27 SET
CORSO SCIVAC
SICILIA - CORSO REGIONALE DI DERMATOLOGIA - Ragusa - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
26 SET
CORSO SIVE
NEUROLOGIA - Select Breeders Services Italia - San Daniele Po (CR) - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it
INCONTRO SIONCOV
CHEMIOTERAPIA - Centro Studi SCIVAC - Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403509 - E-mail: socspec@scivac.it QUALI LIMITI PER L’ANESTESIA DI UN PAZIENTE CARDIOPATICO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403509 - E-mail: socspec@scivac.it CORSO INTRODUTTIVO ALLA PRATICA RADIOLOGICA - Atahotel Quark, Via Lampedusa 11/A Milano - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 E-mail: info@scivac.it INCONTRO SINUV - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403509 - E-mail: socspec@scivac.it
13 SET 20 SET 20 SET 22 - 25 SET
26 - 27 SET 26 - 27 SET 26 - 27 SET 27 SET 27 SET 27 SET 30 SET 2 OTT 3 - 4 OTT 4 OTT
INCONTRO SICARV / SIARMUV CORSO SCIVAC INCONTRO SINUV
INCONTRO REGIONALE SCIVAC TRENTINO ALTO ADIGE
DIAGNOSI E PREVENZIONE DELLA FIP - ECM: Richiesto Accreditamento- Per informazioni: Monica Borghisani Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it
INCONTRO REGIONALE SCIVAC UMBRIA
CRONIC KIDNEY DISEASE E STADIAZIONE IRIS: NEFROPATIA CRONICA NEL CANE E NEL GATTO - ECM: Richiesto Accreditamento- Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it 2° IT. CARDIOLOGIA: I PARTE - FISIOPATOLOGIA CARDIOVASCOLARE E APPROCCIO CLINICO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it DAY-HOSPITAL, DEGENZA E TERAPIA INTENSIVA NEL PAZIENTE FELINO: QUANDO L’OSPEDALIZZAZIONE È UNA NECESSITÀ - Crowne Plaza, Via Po 197 - Padova - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it
ITINERARIO DIDATTICO SCIVAC SEMINARIO SCIVAC IN COLLABORAZIONE CON SIMEF E SINUV INCONTRO REGIONALE SIVAE / SCIVAC LIGURIA
IL CONIGLIO DA COMPAGNIA - “Sala Quadrivium” Genova - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elisa Feroldi - Segreteria SIVAE - Tel. +39 0372 403500 - E-mail: info@sivae.it
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VETERINARIA 18 | 2009
PROFESSIONE la VETERINARIA La rivista è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore Direttore Carlo Scotti Direttore Responsabile Antonio Manfredi Coordinamento Editoriale Sabina Pizzamiglio info@anmvi.it Comitato di Redazione Pierpaolo Bertaglia, Paolo Bossi, Marco Eleuteri, Giuliano Lazzarini, Pier Mario Piga, Sabina Pizzamiglio, Aldo Vezzoni Rubriche Fabrizio Pancini, Oscar Grazioli, Maria Teresa Semeraro, Giovanni Stassi Segreteria di Redazione Lara Zava professioneveterinaria@anmvi.it Grafica Francesca Manfredi grafica@evsrl.it Editore SCIVAC - Via Trecchi, 20 26100 Cremona Iscrizione registro stampa del Tribunale di Vigevano, n. 1425/03 del 30/12/2003 Concessionaria esclusiva per la pubblicità EV srl, Cremona marketing@evsrl.it Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Stampa Press Point, Abbiategrasso - MI fulvio@presspoint2000.it
Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27-02-2004 N. 46) art. 1, comma 1 Filiale di Milano a cura di Centro Produzione Mailings Scarl Cusago (MI) Professione Veterinaria pubblica notizie d'attualità e di rassegna i cui contenuti non rispecchiano necessariamente il pensiero della Testata. Interventi e opinioni attribuibili a Professione Veterinaria e/o all'ANMVI vengono esplicitamente indicate come tali. Chiuso in stampa il 18 maggio 2009
SOLUZIONI
aè
sempre un tumore primario
QUIZ 2 sempre un tumore secondario/metastatico
c può essere un tumore sia primario sia secondario
QUIZ 1
bè
Risposta corretta: c) Il linfoma nel cane: nuovi approcci diagnostici e terapeutici, Seminario SIMIV, Cremona giugno 2005
a stadio IIIa b stadio Vb c stadio IVa d stadio IIIb e stadio Va
2. Il linfoma intraoculare nel gatto: Risposta corretta: b) Dal caso clinico alla diagnosi istopatologica, Giornata S.O.V.I., Cremona Aprile 2005
1. I cani asintomatici che presentano un linfoma epatosplenico senza interessamento linfonodale periferico sono così stadiati: