Professione Veterinaria, Anno 2007, Nr 41

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la VETERINARIA A.N.M.V.I.

Brevi QUALITÀ DEL SSN Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge “Interventi per la qualità e la sicurezza del servizio sanitario nazionale”. Chi dirige una struttura complessa deve avere l’esclusività del rapporto di lavoro per la durata dell’incarico prevista dal contratto individuale. Anche chi dirige strutture semplici dipartimentali con autonomia gestionale deve avere l’esclusività per la durata del suo incarico. Per altri incarichi dirigenziali è consentito, al termine dell’impegno assunto, transitare dal rapporto esclusivo a quello non esclusivo e viceversa.

ECM Dal 19 novembre la Commissione ECM ha autorizzato l’inserimento di eventi formativi e progetti formativi aziendali per l’anno 2008 con monitoraggio semestrale. La prima tappa del processo è fissata al 30 giugno 2008. Le modalità di registrazione sono descritte nel documento “Accreditamento anno 2008” pubblicato al sito ministerosalute.it

FARMACI E AMBIENTE Il Ministero della Salute ha pubblicato on line, nella nuova sezione dedicata ai medicinali e ai dispositivi veterinari, le “Nuove linee guida per la valutazione dell’impatto ambientale dei medicinali veterinari”, in vigore dal 1 novembre 2007. Il documento, a cura dell’EMEA, è stato licenziato a settembre dal Comitato per i farmaci ad uso veterinario: salvaguardare terre e acque dai medicinali impiegati sugli animali produttori di alimenti.

ASL SALERNO La Procura della Repubblica di Vallo della Lucania (Salerno) ha aperto una inchiesta sulla mancata copertura del posto di direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Asl Salerno 3. L'ultimo incarico di responsabile del dipartimento, ricoperto da Giuseppe Fornino, è infatti scaduto alla fine di giugno. Tra le funzioni del dipartimento vi sono l'igiene e la sanità pubblica e la sanità veterinaria.

LATTE È pronta a Bruxelles la proposta per un aumento del 2% delle quote latte in Europa, a partire da aprile 2008. Se il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura approverà, gli allevatori italiani potranno contare su una quota nazionale pari a 10,74 tonnellate.

H5N1 Il virus H5N1 è stato rilevato nell’Inghileterra orientale, dove sono in corso le indagini sulla fonte del contagio. Si tratta del quarto caso di aviaria registrato quest'anno nel Regno Unito: a febbraio era emerso un ceppo H5N1 nel pollame a Upper Holton, nel Suffolk, mentre gli altri due casi, in Galles e nel Merseyside avevano avuto come protagonisti le varianti H7N2 e H7, meno patogeniche.

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ORGANO DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MEDICI VETERINARI ITALIANI

SETTIMANALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

Anno 4, numero 41 dal 19 al 25 novembre 2007 Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano Concessionaria esclusiva per la pubblicità E.V. srl - Cremona

Dialogo fra Università e Professione

La formazione del terzo Millennio Dal laureato "totipotente" alle specializzazioni. Didattica universitaria e aggiornamento post-laurea A PAG. 3 si confrontano

Promossi per essere bocciati Perché i precari veterinari degli uffici centrali di Roma, dei PIF e degli UVAC sono stati esclusi dalle stabilizzazioni votate al Senato? La risposta è nel comunicato del Ministero della Salute dell’8 novembre: “per quanto riguarda la stabilizzazione del personale precario dirigenziale sanitario del Ministero della Salute, si sottolinea che essa non è allo stato impedita da ragioni finanziarie ma esclusivamente dai limiti posti dalla normativa vigente che escludono i dirigenti precari dai processi di stabilizzazione in corso per il personale pubblico non dirigente”. E così i veterinari precari degli uffici centrali e periferici del Ministero della Salute, da poco innalzati al ruolo di dirigenti dalla Legge sull’intramoenia beninteso “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” non possono essere inclusi nelle stabilizzazioni decise al Senato, dove ci si è basati sulla Finanziaria 2007 la quale espressamente si rivolge al personale non dirigente della pubblica amministrazione. Sì dunque del Senato all’emendamento diniano all’articolo 93 della Finanziaria, ma solo per assunzioni, previo concorso, per il personale non dirigenziale della Pubblica Amministrazione. I veterinari dirigenti del Ministero della Salute restano precari, malgrado le promesse del Ministro Livia Turco.

In Europa rischiamo di essere penalizzati

DIFFICILE DIFENDERE LA CATEGORIA Quando una maggioranza va al Governo non puo accontentare tutti, è ovvio, perché spesso gli interessi degli elettori sono contrastanti o conflittuali. Anche al congresso della FNOVI è emerso chiaramente che le posizioni all'interno della nostra categoria sono molto diversificate e diventa quindi impossibile fare scelte nell'interesse di tutti. Organismi sindacali hanno vita più facile in quanto, rappresentando solo gruppi ristretti e precisi con interessi fortemente condivisi, sanno di doversi muovere su obiettivi consolidati sui quali trovano il sostegno di tutti gli iscritti, indipendentemente dagli interessi di tutta la categoria veterinaria. La cosa è nettamente più complessa per organismi di rappresentanza trasversale come lo è la FNOVI, per tutta la categoria, o l'ANMVI per gran parte di questa. La nostra associazione ha dovuto spesso prendere decisioni che non potevano accontentare tutti i colleghi che fanno riferimento a noi ed a volte si è trovata, nello sforzo di rinnovamento del settore, a dover chiedere a molti un passo indietro per lasciare spazio a colleghi più motivati o preparati. Queste scelte sono sempre state fatte

nella piena convinzione che fossero quelle giuste per la crescita culturale e professionale di tutta la categoria, ma non sempre, purtroppo, nell'interesse personale di tutti. Pensiamo ad esempio all'Onaosi, al veterinario aziendale, all'intramoenia, al convenzionato aziendale, ai conflitti di interesse, a varie forme di abusivismo, alla gestione del farmaco, ecc. Ogni volta che abbiamo preso una posizione chiara e forte ed abbiamo ottenuto risultati, anche importanti, siamo subito stati criticati, da parte di chi non condivideva le nostre posizioni, si sentiva leso in interessi personali o è stato costretto a rinunciare a qualche privilegio. Le critiche ben vengano, ma negli ultimi tempi, evidentemente, abbiamo toccato dei nervi scoperti e siamo stati attaccati duramente con email e telefonate pesanti, lettere anonime o diffide da parte di legali che si prestano a giochi sporchi. La cosa non ci spaventa, anzi, è forse la dimostrazione che ci stiamo muovendo sulla strada giusta, ma ci rattrista dover constatare che molti colleghi non vogliono arrendersi alla logica e doverosa evoluzione della nostra profes■ sione.

Il settore veterinario è “gravato da forti esuberi rispetto alla domanda del mercato, con disparità a livello europeo molto significative”. L’On. Mario Mauro, Vice Presidente del Parlamento Europeo, condivide la lettura dell’ANMVI sul rischio che la veterinaria italiana risulti penalizzata nel nuovo scenario europeo: “tramite i vostri contatti ho ben chiara le esigenze della categoria che voi autorevolmente rappresentate, mentre sono assolutamente d’accordo sul fatto che se l’Europa persegue criteri di libera circolazione, comprese quelle dei servizi e delle professioni intellettuali, è indispensabile che si creino le condizioni per non falsare, di fatto, la libera concorrenza tra i professionisti dell’UE”. L’eurodeputato Mauro cita a titolo d’esempio “l’attuale impossibilità a beneficiare dei vantaggi previsti in altri Paesi europei della riduzione dell’aliquota IVA, la libera circolazione in Italia dei professionisti stranieri e il disparitario livello qualitativo delle Facoltà italiane che annualmente promuovono un numero di neo laureati superiore alle reali esigenze del settore”. L’IVA al 20% sulla prestazione in Italia “di fatto, la parifica ad un qualsiasi bene di lusso mentre si tratta, in realtà, di una necessità utile a tutelare la salute animale”. Quanto al recepimento della Direttiva Zappalà, Mario Mauro osserva che “teoricamente consente la libera circolazione dei professionisti in tutta l’Europa ma, di fatto e per le ragioni che tutti intuiamo, consente a decine di professionisti stranieri di insediarsi nel nostro Paese, già appesantito da 26 mila laureati, trovando condizioni ben più favorevoli che nei loro”.

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Tavola rotonda all’inaugurazione dell’a.a. alla Facoltà di Bologna

Quale formazione per il medico veterinario del terzo Millennio? Un docente e un professionista hanno provato a rispondere. E hanno trovato un’intesa l 12 novembre 2007, a seguito della cerimonia di inaugurazione dell’a.a. 2007/2008 della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna, si è svolta una tavola rotonda su “La formazione del medico veterinario verso il terzo millennio”. Si è trattato di una iniziativa promossa dal Preside, Prof. Santino Prosperi, e dalla Commissione Didattica della Facoltà, per mettere a confronto i punti di vista di chi ha il compito di formare un medico veterinario con quelli di chi lo vede inserirsi nel mondo del lavoro. Riproduciamo qui il confronto che ne è scaturito, attraverso la pubblicazione degli interventi del professor Gualtiero Gandini e del dottor Massimo Baroni, Presidente Senior della SCIVAC (Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia), svolti in presenza del Presidente della Conferenza dei Presidi, Prof. Massimo Castagnaro. In rappresentanza della Facoltà, il prof. Gandini ha sottolineato che questa tavola rotonda ha voluto esprimere “il desiderio di ripudiare qualsiasi sospetto di autoreferenzialità, malattia che affligge non poche realtà accademiche e che purtroppo inevitabilmente porta allo smarrimento del contatto con la realtà”. L’intervento di Massimo Baroni si è basato anche sull’attività che egli svolge all’interno di una clinica privata medio-grande. “Quotidianamente - ha esordito Baroni - ci troviamo di fronte a colleghi neolaureati che frequentano nostri corsi pratici di perfezionamento o che frequentano l’attività delle nostre cliniche. Abbiamo dunque la possibilità di osservare “dall’esterno” il grado di preparazione fornito a livello Universitario”. Resoconto e interventi alla cerimonia di inaugurazione al sito: www.vet.unibo.it

I

Per una didattica moderna in corso l’attuazione di una legge che prevede e permette la possibilità di un cambiamento per quanto riguarda la didattica universitaria. È un’occasione da non perdere per porre in atto una verifica di quanto fatto fino ad ora e, se possibile, migliorarlo. Esiste in Europa una importante e sentita tensione a uniformare l’insegnamento della Medicina Veterinaria secondo dei criteri condivisi che rispondano alle esigenze di un mercato del lavoro che si è profondamente trasformato negli ultimi vent’anni. La EAEVE incarna questo spirito e si adopera per trasformarlo in un sistema operativo a livello delle realtà nazionali e locali. Come ben sapete, alcune Facoltà Italiane hanno conseguito la certificazione EAEVE, altre la stanno ottenendo, altre ancora si stanno adoperando per essere all’altezza di essere giudicate. Questo dimostra come gli obiettivi fissati dalla EAEVE, nonostante siano ben lungi dall’essere raggiunti da alcune Facoltà di Medicina Veterinaria, siano accettati e condivisi dalla quasi totalità dell’istituzione accademica nazionale.

di dolore sul fatto che in Italia si producono troppi laureati in Medicina Veterinaria: è però questa la sede per ribadire che esiste una parte del mondo accademico che si rende conto del problema e che vorrebbe contribuire a trovare una soluzione. Come può un professore universitario assistere senza preoccupazione al progressivo indebolimento della figura del medico veterinario, alle corse al ribasso innescate dal sovraffollamento della categoria, che inevitabilmente porta ad abbassare a livelli intollerabili la soglia di dignità della professione veterinaria? Come è possibile far finta di niente e continuare a laureare compulsivamente, avulsi dal mondo esterno? A Bologna, è vissuto con crescente imbarazzo il numero di Facoltà esistenti sul territorio, quando i punti di riferimento Europei sono nazioni come la Germania e la Francia, dove esistono 4 o 5 Facoltà che lavorano molto bene e producono un numero di laureati congruo con i fabbisogni nazionali. Un piccolo ma significativo segnale sulla nostra volontà: è della settimana scorsa la notizia che la nostra Facoltà non ha rinnovato la convenzione con l’ateneo di Catanzaro, in mancanza di un chiaro e condivisibile progetto per il corso di Laurea in Medicina Veterinaria.

Contribuire a trovare una soluzione Nonostante questo, chi vive quotidianamente la realtà del Medico Veterinario ha una percezione ben diversa della realtà. Non è mia intenzione in questa sede impugnare numeri e cifre che, se sapientemente usati, possono portare a avvalorare una tesi o la sua opposta, come è purtroppo avvenuto finora. Qualsiasi persona di buon senso si rende conto che mentre quindici anni fa il laureato in medicina veterinaria trovava immediatamente un impiego quasi sempre più che dignitoso, ora deve affidarsi ad anni sempre più lunghi di precariato al limite della soglia della decenza. Chi vive la realtà degli Ordini Professionali, racconta che sono sempre più i giovani veterinari che si cancellano dall’Ordine: questo significa che cambiano lavoro! Non è questa la sede per levare il grido

Come essere incisivi? Come lasciare negli interlocutori esterni un segnale della nostra grande attenzione al problema? Permettetemi di sfiorare almeno alcuni aspetti dei problemi relativi alla didattica. Alcune domande “retoriche” per aiutarmi ad affrontare il tema: La prima è: cosa insegniamo?..... e, di seguito, quello che insegniamo va davvero ancora bene? Incomincio con una frase che potrebbe sembrare lapidaria, ma dalla quale non si scappa: il laureato del terzo millennio deve sapere forse un po’ di meno, ma deve senz’altro sapere fare di più. L’annoso e non risolto problema delle facoltà italiane è riuscire a insegnare a saper fare. Lo ripeto: l’annoso e ancora non risolto problema delle facoltà italiane è riuscire a insegnare a saper fare. Finalmente, anche nei consessi accademici italiani entrano concetti che sono all’e-

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di Gualtiero Gandini, Dipartimento Clinico Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna

stero criteri regolativi ormai più che ratificati. Mi riferisco, ad esempio, al concetto di “One-day skill”, concetto che racchiude ciò che il laureato è in grado di fare in un ipotetico primo giorno di lavoro. Questo è il criterio su cui si basa il progetto formativo delle Facoltà anglosassoni e nordeuropee, la pietra angolare a cui tutto viene commensurato. Questo è senz’altro uno dei criteri fondanti su cui deve poggiare anche il nostro percorso. È senz’altro significativo che questa mattina, durante l’inaugurazione del nuovo anno accademico, questo concetto sia stato citato, senza che ci fosse una precedente intesa, sia dal preside che dal rappresentante degli studenti. Di fronte alla possibilità offerta dalla legge Moratti-Mussi di una riforma strutturale dell’ordinamento didattico, la sensazione è che ci sia l’opportunità di riconsiderare in modo globale e organico un percorso formativo che trova le sue radici negli anni ottanta del secolo scorso e che da allora è rimasto pressoché invariato. In questi anni la medicina veterinaria è profondamente cambiata, così come è cambiato l’identikit dello studente di veterinaria. Da una facoltà a tradizionale afferenza maschile si è passati a una popolazione studentesca costituita per il 70-80% da ragazze; da una provenienza perlopiù rurale, spesso legata a tradizioni zootecniche, si è passati a studenti profondamente inurbati, per i quali l’animale rappresenta semmai l’ultimo membro della famiglia. Al pari dell’utenza che affolla le nostre sale d’aspetto ogni giorno. Tre ulteriori esempi, a rimarcare quanto il nostro mondo sia cambiato e quanto ciò incida sulla didattica: Primo: il ridimensionamento dell’importanza degli animali da reddito e la contemporanea esplosione del settore degli animali da compagnia; Secondo: la crescita esponenziale del sapere medico veterinario in tutti i suoi settori caratterizzanti e la rivoluzione delle nuove discipline specialistiche: la dermatologia, l’oncologia, la medicina d’urgenza, la neurologia, la diagnostica per immagini avanzata, solo per citare alcuni esempi; Terzo: la necessità di una didattica pratica, soprattutto clinica, sempre più “pesante” e interfacciata con le richieste di un’u-

tenza motivata e esigente. Il laureato “totipotente” A fronte di ciò, fino ad ora cosa si è fatto per aggiornare la formazione dello studente veterinario? Poco o niente. Anche le migliori scuole sono agganciate ad uno schema didattico che è fermo a circa trentacinque anni fa. È forse davvero venuto il momento per cercare di aggiornare qualcosa. Si, ma come? Forse, per prima cosa, sarebbe opportuno andare a verificare dove trova oggi impiego il laureato in medicina veterinaria. Bisognerebbe partire dalla fine e andare a ritroso, modellandosi sulle necessità ivi riposte. È vero che l’Europa e la legge nazionale impongono un laureato “totipotente” che si possa spendere parimenti nella clinica del gatto o nella ispezione degli alimenti, ma è altrettanto vero che alcuni settori assorbono veterinari nell’ordine di qualche decina, altri nell’ordine di diverse centinaia. Vogliamo finalmente incominciare a tenerne conto nella stesura dei nostri programmi educativi??? Negli ultimi dieci anni, la stragrande maggioranza dei neolaureati si è riversata nella libera professione, ed in particolare nel settore degli animali da compagnia. La Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna sarà molto attenta a quanto avranno da dire oggi i rappresentanti delle categorie su questo argomento. Il neolaureato francese, svizzero o tedesco, mediamente intelligente al pari del suo corrispettivo italiano, è però in grado di muoversi molto meglio nella realtà professionale. Dispone di strumenti più adeguati. Il laureato italiano impiega molti mesi a imparare (spesso gratuitamente o pagato in modo non sempre dignitoso) quella “pratica” che sarà tanta parte della sua abilità professionale. Centinaia di neolaureati vestono i panni degli infermieri per imparare il mestiere, con modalità che spesso non garantiscono quei requisiti minimi di qualità necessari. Venendo a ciò che è di competenza accademica, appare chiaro che la formazione del medico veterinario è ancora zeppa di conoscenze accessorie che sono di scarsa o

nulla utilità per la professione. Basta dare un’occhiata a un qualsiasi piano di studi per cogliere che, non di rado, questo è più piegato a soddisfare le esigenze degli specifici settori scientifico-disciplinari piuttosto che non quelle dello studente. Forse è davvero venuto il momento di ridimensionare la valenza di alcune offerte didattiche …. Chi, come me, ricopre un ruolo in Facoltà che lo mette a contatto con il mondo professionale, coglie in modo ricorrente un giudizio di censura sugli eccessi della formazione propedeutica a scapito di quella professionalizzante. Se ci si vuole togliere ulteriori dubbi, è sufficiente sfogliare le guidelines della EAEVE per evincere lo stesso concetto. Se l’anatomia e la fisiologia sono materie fondamentali e devono essere ampiamente insegnate, e lo sottolineo: devono essere ampiamente insegnate, si può dire lo stesso della fisica, della chimica, della biochimica, dell’economia, della botanica, della zoologia???? … prima di vedere già in questa platea repentine levate di scudi, voglio solo dire che la futura discussione si dovrà basare sul peso ponderato che queste materie devono rivestire all’interno del piano di studi. Se a queste materie deve essere garantito il giusto spazio nella formazione del medico veterinario, come è possibile che nel terzo millennio nella Facoltà di Bologna che ha ottenuto, sola in Italia, la doppia certificazione EAEVE, non esistano ancora corsi di insegnamento di fondamentale importanza professionalizzante quali l’Ortopedia e la Diagnostica di laboratorio? Ormai anche nel più modesto ambulatorio si fanno esami del sangue e noi non troviamo ancora spazio per insegnare nemmeno a leggerli…. Come e quanto insegnare Se la prima domanda era “Cosa insegniamo?”, La seconda è: “come lo insegniamo?” Il nostro modo di insegnare è ancora attuale, oppure anche qui il sistema necessita di un’adeguata revisione, se non altro per chiarire che deve esserci un continuum interdisciplinare. E poi: ha davvero ancora senso tenere gli studenti


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lontano dagli animali per i primi due anni di studio? È questa la propedeutica che intendiamo? Questi quesiti trascinano un’altra importante domanda che riguarda il concetto di libertà di insegnamento: il bastione dell’insegnamento accademico, l’irrinunciabile presidio è che il docente è libero di insegnare come vuole. Questa affermazione è senz’altro vera ma ciò che finora è stato sempre messo in secondo piano è che il programma di un corso di insegnamento deve essere il frutto del lavoro integrato della Facoltà intera e non del singolo docente. Ciò per garantire uniformità e consequenzialità nel raggiungimento degli obiettivi ed evitare ridondanze o, sul versante opposto, omissioni. Il dibattito sull’attuazione della Moratti-Mussi sembra finalmente mettere in giusta luce questo aspetto e sta promuovendo un confronto aperto tra le diverse specificità e anime della Facoltà: ne consegue che la composizione del programma di un corso di insegnamento non dovrebbe più essere appannaggio del singolo docente, bensì il frutto di una necessità discussa e condivisa. Sarà poi all’interno di quel programma che il docente avrà piena libertà di individuare le modalità per trasmettere adeguatamente i contenuti del corso. È questo un concetto decisamente nuovo e di non secondaria importanza. Sulla capacità di realizzare questo aspetto si giocherà la possibilità di migliorare sostanzialmente e non solo formalmente l’aspetto fondante della nuova didattica. Ma questo ha bisogno di uomini nuovi ancor prima che di nuovi programmi. Ancora la domanda: “come insegniamo….?” I criteri di valutazione della EAEVE tratteggiano una didattica moderna e qualificante e prevedono una larga parte di didattica pratica e interattiva per piccoli gruppi di allievi. Questo cozza contro i numeri degli studenti delle facoltà Italiane. Sono purtroppo gli atenei a fornire i paletti al di sotto dei quali una facoltà non può sopravvivere e che ci condannano a numeri non minori degli attuali. I fondi stanziati per le Facoltà sono proporzionali al numero di studenti. La Facoltà di Bologna sarebbe

felice di poter ridurre il numero dei propri studenti, garantendo una didattica ancora migliore. L’Ateneo di Bologna forse non altrettanto. Qui l’appello è anche agli interlocutori esterni affinché si facciano latori presso le sedi opportune delle specifiche necessità del nostro corso di laurea. Altrimenti, che senso ha aver ottenuto con tanto sforzo la certificazione EAEVE? Se mi è concesso il tempo per un’ultima domanda questa è: Quanto, infine, dobbiamo insegnare? Vengo quindi a proporre un altro tema cruciale per ispirare le scelte future: nella laurea quinquennale, che prevede la formazione di un laureato totipotente, non è possibile, nel 2007, riuscire ad insegnare tutto. La laurea si inquadra sempre di più come un primo “step” di una formazione che richiede, subito dopo, dei percorsi post-lauream su cui l’Italia accademica latita fortemente. Questo è senz’altro un altro tema “caldo” su cui varrebbe la pena discutere e confrontarsi. Bologna infatti non vede con favore l’estensione a sei anni del percorso formativo dello studente, che porrebbe in svantaggio il nostro laureato rispetto a quello europeo, quanto piuttosto l’istituzione di un percorso postlauream annuale o biennale di tipo specialistico, orientato alle scelte tematiche professionalizzanti operate dal neolaureato. Scegliere le priorità Un criterio ispiratore della riforma deve essere la scelta delle priorità che si devono trasmettere al laureato. Ciò comporta per l’Università un’altra rivoluzione copernicana, dove quello che era sempre stato messo sullo stesso piano, ora deve essere posto in una graduatoria meditata e condivisa di priorità. Una classifica che distingua ciò che è fondamentale da ciò che è accessorio. È tempo di definire gli obiettivi primari e irrinunciabili nella formazione di un laureato e, allo stesso tempo, di affidare quelli secondari a percorsi più specialistici ed in ogni caso dopo il conseguimento della laurea. Considerazioni finali L’Università si trova forse di fronte ad una scelta mai vissuta in prece-

denza: per la prima volta è chiamata a modellare il suo operato sulle necessità che esprime il mondo del lavoro, cioè l’ambiente in cui si trova ad operare il laureato che da lei proviene. In ciò deve produrre una offerta valida e congruente con le aspettative degli interlocutori e degli utenti, pena l’esclusione progressiva dai reali processi di formazione professionale e la discesa

in una autoreferenzialità che la renderà sempre più avulsa dal contesto in cui trova la sua stessa ragion d’essere. In questo mio intervento ho provato a testimoniarvi l’esistenza di un clima nuovo in ambito accademico, meno statico e più aperto: è qualcosa di ancor timido ma palpabile all’interno delle mura universitarie, che deve essere esportato affinché sia positivamente con-

tagioso. Cari colleghi, non è più tempo di opposte barricate, come purtroppo troppe volte si è visto in passato: è tempo di confronti per costruire un percorso formativo fondato su due parole chiave profondamente legate tra loro: “qualità” e “controllo della qualità”. Per la sua realizzazione è necessario il contributo di tutte le componenti del mondo veterinario. ■ di Massimo Baroni

Dalla preparazione del neolaureato a quella del professionista Presidente Senior SCIVAC

na prima considerazione positiva doverosa è la seguente: in senso generale il grado di preparazione dei neolaureati che si affacciano al mercato del lavoro è sicuramente migliorato. Occorre però rimarcare che ciò non è avvenuto in maniera uniforme, ovvero si è notevolmente ampliata la differenza di preparazione tra le varie facoltà di veterinaria. L’impressione è quella di avere alcune facoltà in grado di garantire una preparazione al passo con i tempi ed altre non all’altezza, non in grado di fornire una solida preparazione di base. Qui non voglio esporre le solite cose, tanto importanti quanto note, riguardo alla differenza tra facoltà del nord e del sud, alla tragedia della proliferazione indiscriminata delle sedi universitarie, al disastro dell’esorbitante numero di studenti e laureati. Su queste tematiche ha già ben argomentato il Prof. Gandini ed è ben nota l’opinione di SCIVAC e ANMVI in merito. Si tratta di porre in evidenza la differenza tra modelli di insegnamento. In particolare si nota l’estrema carenza di alcuni neolaureati di conoscenze relative a materie base, come anatomia e fisiologia. L’impressione è che alcune facoltà, in nome di metodi di insegnamento più moderni (approccio per apparato o per organo) abbiano abdicato allo studio sistematico e profondo di tali materie, da sempre caposaldo di una preparazione solida. Ci troviamo quindi di fronte quotidianamente a colleghi che non conoscono le basi anatomiche e fisiologiche su cui innestare ragionamenti fisiopatologici e clinici adeguati. Ne scaturisce la considerazione che sia estremamente importante non abbandonare lo studio classico e profondo delle materie base di cui credo la nostra università abbia ampia tradizione.

U

Superare il nozionismo Nell’ambito delle materie cliniche si nota la necessità di un insegnamento che vada oltre il nozionismo e che sia basato su metodi ben collaudati a livello internazionale, come “l’approccio orientato al problema”. Il neolaureato, pur in possesso di adeguate nozioni di patologia e clinica medica e chirurgica, ha solitamente difficoltà a formulare una lista di diagnosi differenziali

e una scelta di esami collaterali adeguata. Manca forse l’attività clinica, il contatto con il paziente mediato da un tutor, la partecipazione quotidiana a round di discussione che sviluppino la capacità di ragionamenti clinici. Si nota certamente la carenza di manualità di base sull’animale (manovre diagnostiche, accessi venosi, chirurgia minore) derivanti forse ancora una volta da una non sufficiente attività ospedaliera prevista per lo studente. Cresce la domanda di una medicina veterinaria evoluta Il mondo della libera professione è estremamente cambiato negli ultimi 15 anni. È decisamente in crisi il veterinario vecchia maniera (piccolo ambulatorio composto da uno o due medici, poche attrezzature e poche risorse economiche da investire, procedure basate talvolta sull’empirismo e non su solide basi scientifiche), mentre si sta assistendo alla rapida crescita di grosse cliniche, all’interno delle quali operano diverse competenze spesso di tipo specialistico che hanno a disposizione infrastrutture ed attrezzature adeguate, derivate da risorse economiche più ingenti. La domanda crescente ed impetuosa per una Medicina Veterinaria evoluta e competente ha portato a questa evoluzione e di ciò deve tener conto anche la preparazione universitaria. La formazione dello studente dovrebbe già essere improntata a capisaldi idonei ad un futuro lavorativo di questo tipo, primo fra tutti la capacità di lavorare in equipe e la consapevolezza di dover acquisire una specializzazione post-lauream per essere competitivi sul mercato del lavoro. I programmi di studio I programmi di studio dovrebbero prevedere materie specialistiche (ortopedia, neurologia, diagnostica per immagini) comprendendo anche argomenti emergenti e relativamente nuovi (penso agli animali esotici, alle scienze comportamentali) di cui lo studente dovrebbe acquisire le basi necessarie per un potenziale sviluppo specialistico futuro. Ancora una volta si sottolinea l’importanza di adeguata attività clinica per lo studente in cui possa lavorare in gruppo, rispettare le competenze, acquisire un metodo clinico basato su metodiche validate e sullo studio della letteratura. A questo proposito dovrebbe essere presente l’insegna-

mento della lettura critica della letteratura (periodica partecipazione a Journal club) da cui dovrebbe derivare la capacità di distinzione tra ciò che ha basi scientifiche e ciò che è fondato sull’empirismo. La specializzazione Abbiamo poi il grosso problema del post-lauream, non tanto inteso come aggiornamento continuo, ma come evoluzione verso una specializzazione. Parlare di specializzazione non è più pensare al futuro ma calarsi nel presente. Oggi non è possibile ottenere una specializzazione degna di tale nome in Italia. Certo abbiamo qualche master, ma siamo ben lungi dal produrre dei medici veterinari specialisti in grado di inserirsi come tali sul mercato. Occorre che siano riconosciuti una volta per tutte i Diplomi Europei e che le nostre facoltà si attrezzino, soprattutto in termini di competenze specifiche, per poter garantire ciò che è comune all’estero, cioè “internship” e “residency program”. Questo è il vero, attuale e grande contributo che può e deve dare l’Università all’educazione post-lauream e che ci metterebbe veramente in pari con i migliori paesi europei. Formazione continua Riguardo alla “continuing education” per veterinari pratici, assistiamo oggi ad una proposta smisurata, concorrenziale, non sempre di qualità, difficile da decifrare per l’utente. In questo campo da tempo auspico ad una attività sinergica tra Università ed Associazioni Professionali sullo stile anglosassone: attività sinergica capace di produrre qualità e soprattutto porre dei chiari segni di differenza tra aggiornamento di qualità e proposta “trash”. SCIVAC, oggi società leader nel campo dell’educazione post-lauream, da sempre produce aggiornamento di qualità ed è aperta a collaborazioni con l’Università. Occorre capire che le specifiche competenze sviluppate negli anni possono trovare sinergismi importanti e non devono disperdersi in antagonismi anacronistici e dannosi per tutti. Mai come ora, il mondo veterinario sta cambiando, mai come ora è necessaria un’attiva partecipazione di tutte le componenti a questo cambiamento, i presupposti ci sono, abbiamo solo bisogno di coraggio e spirito di innovazione per svilupparli. ■


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EUROPA

Strategia europea per la salute degli animali

Prevenzione dei rischi, controllo e capacità di gestire le crisi

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Sostegno alle misure di biosicurezza nelle aziende La biosicurezza fa riferimento alle misure prese per tenere lontane dalle popolazioni, dalle mandrie o

dai gruppi di animali le malattie che normalmente non sono presenti, o per limitare la diffusione delle malattie delle mandrie. Misure di biosicurezza efficaci devono riguardare l’isolamento dei nuovi animali che arrivano nell’azienda, l’isolamento degli animali malati, i regolamenti relativi agli spostamenti delle persone, degli animali e delle attrezzature, l’uso corretto dei mangimi e le procedure per la pulizia e la disinfezione degli impianti. I proprietari degli animali, compresi gli agricoltori non professionisti, ne hanno la responsabilità. Tuttavia, poiché gli agenti patogeni possono facilmente diffondersi da un’azienda ad un’altra, è necessario adottare un metodo collettivo per prendere le misure relative alla prevenzione e alla biosicurezza. Misure di biosicurezza efficaci nelle aziende costituiranno un criterio importante per le procedure di suddivisione in zone e in compartimenti per il controllo delle malattie e/o a scopi commerciali. La qualifica di indenne, le misure di biosicurezza, le misure relative al benessere degli animali e i controlli veterina-

ri costituiranno i mezzi a disposizione per definire il livello delle aziende e sostenere lo sviluppo di un sistema di suddivisione dei costi delle responsabilità. Identificazione e tracciabilità Il sistema comunitario di tracciabilità (sistemi di identificazione, etichettatura e TRACES, il sistema esperto comunitario per il controllo degli scambi) ha lo scopo di aumentare la qualità, la precisione, la disponibilità e la tempestività dei dati relativi agli animali vivi, agli alimenti di origine animale e ai mangimi. Esso permette la tracciabilità attraverso le frontiere degli Stati membri. Attualmente l’identificazione individuale, ad es. per i bovini, si ottiene mediante identificatori, cioè un sistema cartaceo di passaporti per gli animali e un sistema di registri combinato con basi di dati di identificazione nazionale che non sono collegati tra gli Stati membri. La tracciabilità per il trasporto degli animali vivi si ottiene mediante un sistema di certificati cartacei insieme al sistema TRACES. L’introduzione

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dentificare i problemi prima che si verifichino e verificare la capacità di gestire epidemie e crisi. È questo uno dei pilastri su cui si fonda la strategia europea per la salute animale da qui al 2013. La Commissione Europea ha presentato una sua proposta per una nuova strategia UE per la salute degli animali (2007-2013) basata sulla valutazione dei risultati e sulla consultazione delle parti interessate. Essa costituirà la base per ulteriori dibattiti nell’ambito dei consessi interistituzionali UE, e il Consiglio e il Parlamento europeo dovrebbero esprimere la loro posizione entro fine anno. Ecco cosa prevede, in fatto di prevenzione, controllo e capacità di gestione delle crisi sanitarie (Nuova strategia per la salute degli animali nell’Unione europea (2007-2013) “Prevenire è meglio che curare”http://publications.europa.eu).

graduale dell’identificazione elettronica solleva il problema di come, nel medio e lungo termine, i vari elementi del sistema di tracciabilità per gli animali vivi possano essere combinati con un sistema elettronico integrato comunitario. Visto il rapporto costo/benefici i piccoli produttori di bestiame potrebbero essere riluttanti a introdurre l’identificazione elettronica. Il futuro sistema dovrebbe tener conto della situazione delle PMI, e basarsi su una valutazione d’impatto approfondita. La maggiore accuratezza e tempestività di tali dati dovrebbero migliorare l’informazione per il controllo veterinario e dovrebbero migliorare il modo in cui le epidemie vengono affrontate, mentre la maggiore efficienza dovrebbe ridurre i costi sia per l’industria che per i governi. Maggiore biosicurezza alle frontiere L’UE è il principale importatore di prodotti alimentari del mondo. Agli Stati membri incombe la responsabilità dei controlli alle frontiere per proteggere la comunità da potenziali rischi per la salute degli animali e la salute pubblica derivanti dagli scambi internazionali di animali vivi e dei loro prodotti. Si tratta di migliorare la biosicurezza alle frontiere senza causare perturbazioni gravi alla circolazione transfrontaliera delle persone e dei prodotti agricoli. In effetti per quanto riguarda la salute degli animali la principale misura di sicurezza ai controlli frontalieri sulle importazioni dichiarate è il controllo dei documenti e l’UE si basa sull’accuratezza e l’onestà delle dichiarazioni contenute in tali documenti. I veterinari debbono lavorare sempre di più con le dogane, sia ai posti di ispezione frontalieri sia ai punti di ingresso nella Comunità dove le merci o gli animali possono entrare illegalmente. Esistono questioni fondamentali sulla valutazione del rischio, la fiducia tra i governi nazionali e cosa può e non può essere fatto nei posti di ispezione frontalieri o in altri punti di entrata (efficienza/efficacia). D’altra parte per taluni paesi in via di sviluppo può essere difficile conformarsi alle norme UE ed avere quindi la possibilità di effettuare scambi. L’UE dovrebbe fare di più per migliorare la politica di cooperazione con i paesi terzi, fornendo loro assistenza tecnica per aiutarli a conformarsi alle norme comunitarie relative alla salute degli animali per quanto riguarda le importazioni e per combattere le malattie esotiche alla fonte. Controllo veterinario Il controllo veterinario fornisce un allarme tempestivo ed una rapida individuazione delle minacce collegate agli animali insieme con l’identificazione e l’analisi del modo in cui le malattie si manifestano e si diffondono. Le informazioni che ne derivano forniscono prove scientifiche fondamentali che sono alla base delle decisioni delle istituzioni europee e dei governi relative alle misure di prevenzione e di controllo, e che permettono loro di valutare l’ef-

ficacia dei metodi esistenti. Il controllo fornisce al pubblico, agli allevatori e ai proprietari di animali da compagnia le informazioni che sia essi che i veterinari possono utilizzare per decidere in che modo proteggere la propria salute e la salute dei loro animali. È necessario anche capire meglio e valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute degli animali per permettere un migliore “adattamento” delle misure veterinarie. Coloro che si occupano degli animali e i veterinari necessitano di una formazione efficace per poter identificare il più presto possibile i segni della malattia. Capacità di gestire le emergenze Le emergenze relative agli animali devono essere gestite velocemente ed efficacemente utilizzando un metodo concordato. La possibilità che la Commissione ha di prendere decisioni rapide per azioni di emergenza costituisce un elemento fondamentale per limitare e controllare i rischi relativi alla salute degli animali a livello europeo. Per tener conto delle preoccupazioni di ordine etico e delle crescenti esigenze relative al benessere degli animali, l’UE è già passata ad un metodo più flessibile per quanto riguarda la vaccinazione, migliorando nello stesso tempo la sua politica destinata al controllo delle principali malattie degli animali. La diminuzione del numero di animali eliminati costituirà uno degli obiettivi della nuova politica comunitaria relativa alla salute degli animali. In base a numerosi elementi è importante che la decisione di utilizzare la vaccinazione sia presa caso per caso. Ai governi incombe la responsabilità della preparazione e dell’attuazione dei piani di emergenza, i quali dovrebbero essere concordati preventivamente con i partner che ne condividono le spese. Un elemento fondamentale alla base di una buona gestione di un’epidemia è la conoscenza della località in cui si trovano gli animali e i loro prodotti e il controllo degli spostamenti. Capacità di gestione dei rischi Iniziative per aumentare la capacità comunitaria di gestione dei principali rischi per la salute animale. Queste componenti possono essere utili anche per identificare e reagire a potenziali attacchi di bioterrorismo: rete di reazione rapida, sostegno alla diffusione di conoscenze e di strumenti per permettere l’eliminazione di animali in situazioni di emergenza, capacità di comunicazione durante le crisi, unità per la gestione delle crisi e gruppi di emergenza comunitari di veterinari, rafforzamento delle banche comunitarie necessarie per gli antigeni e i vaccini; definire e facilitare metodi rapidi per il rilascio di autorizzazioni alla commercializzazione nel mercato comunitario di prodotti veterinari (ad es. vaccini) utilizzati per la prevenzione delle malattie degli animali nell’ambito delle misure di emergenza comunitarie. ■


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RUBRICA LEGALE

Anche i veterinari nell’inchiesta di Repubblica.it

di Giorgio Neri

Le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche, però... Il Garante della Privacy: togliere i dati dal sito del quotidiano ono pubbliche le dichiarazioni dei redditi, ma a certe condizioni. Il Garante della Privacy ha chiarito bene i termini della questione a metà ottobre, proprio partendo da un’inchiesta giornalistica che aveva tirato in ballo anche alcuni Colleghi bolognesi. In aprile, Repubblica.it pubblicava nomi, cognomi e redditi dichiarati (v. box) da professionisti del capoluogo emiliano, con possibilità di ricerca per categoria professionale e lettera alfabetica. Sull’edizione locale, poi, titolava “Incredibile, girano in Bmw e dichiarano 25 mila euro” mentre l’ imponibile medio era di 70 mila euro. L’Ordine dei dottori commercialisti di Bologna e numerosi singoli professionisti avevano presentato reclamo al Garante Pizzetti puntando il dito contro l’Agenzia delle Entrate e il Gruppo editoriale l’Espresso S.p.A. Il Garante per la protezione dei da-

S

ti personali ha dato loro qualche ragione. La difesa della stampa Il Gruppo l’Espresso si è principalmente difeso dicendo checonsiderata la liceità della diffusione di alcuni dati alla luce del regime di pubblicità che caratterizza gli elenchi dei contribuentila pubblicazione rappresenta una espressione della libertà di informazione. e che la divulgazione sarebbe avvenuta nel rispetto delle particolari disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali e del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica; in base a tali norme, viene considerata consentita la raccolta e la diffusione dei dati personali, anche senza il consenso degli interessati. Né risulta particolarmente lesivo il fatto di pubblicare tabelle interattive.

Quanto al titolo sulla Bmw, il giornale si sarebbe limitato a riportare, virgolettate, le parole di un commercialista intervistato. Il Garante della Privacy ha accolto queste argomentazioni. L’Agenzia delle Entrate Le informazioni reddituali pubblicate - e la stampa ha confermato- sono state raccolte presso il Settore entrate del Comune di Bologna che avrebbe ricavato i dati non dalle liste distribuite dall’Agenzia (non ancora rese disponibili dall’Agenzia medesima per l’anno di imposta 2004), ma dal Siatel (Sistema interscambio anagrafe tributaria enti locali), servizio telematico finalizzato a consentire agli enti impositori di “gestire la propria autonomia tributaria”. Il Settore entrate del Comune di Bologna, interpellato dal Garante in merito al reclamo, ha ammesso la circostanza.

Ma tra i veterinari non c’erano ricconi... o scorso aprile, nell’ambito di un’inchiesta sul reddito dei professionisti bolognesi, Repubblica.it dedicava le pagine locali a “137 medici degli animali”. Secondo i dati riportati, riferiti al 2004, il 33% ha lavorato per meno di 1.000 euro al mese, il 35% per nulla o quasi. Il reddito medio dichiarato è di 10.107 euro. Pochissimi oltre la soglia dei 50mila euro. Il giornale, nell’edizione on line, aveva anche fornito l’elenco in ordine alfabetico dei 137 veterinari oggetto dell’inchiesta giornalistica, con tanto di reddito dichiarato. Analoga inchiesta aveva riguardato altre categorie professionali come architetti, baristi, commercialisti, dentisti ed elettricisti. Categoria per categoria, Repubblica.it pubblicava l´elenco delle dichiarazioni dei redditi e i nomi dei relativi professionisti. Gli architetti bolognesi hanno denunciato redditi medi per l´anno 2004 (l´ultimo disponibile) di 35 mila euro lordi a testa, più o meno come i geometri, qualcosa in meno degli amministratori di immobili e condomini (36.650) mentre gli avvocati viaggiavano a una media di 49.705 euro a tesa, i commercialisti 70.000 gli ingegneri 59.000, i dentisti poco meno di 42.000, i medici specialisti 67.600, i chirurghi 78.600. Tra i maggiori contribuenti di Bologna un notissimo imprenditore, un avvocato e professore universitario, un commercialista e amministratore di grandi società nazionali uomini dello spettacolo e dello sport. Nessun veterinario.

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La decisione del Garante L’art. 69 del d.P.R. n. 600/1973 disciplina la pubblicità degli elenchi dei contribuenti e, in particolare, demanda all’Amministrazione finanziaria la pubblicazione di alcuni elenchi di contribuenti, depositati per la durata di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque. Ma, in questo caso il Comune di Bologna, anziché attendere l’annuale formazione degli elenchi dei contribuenti da parte dell’Agenzia ha trasmesso ai quotidiani i dati reddituali dei professionisti bolognesi relativi all’anno di imposta 2004 ricavandoli direttamente e autonomamente dal sistema Siatel. L’errore sta in primo luogo qui. Inoltre, nei più recenti provvedimenti attuativi dell’articolo 69, l’Agenzia ha deciso di inserire negli elenchi i nominativi dei contribuenti con la sola indicazione della categoria prevalente di reddito e l’attività dichiarata, senza riportare (come era invece

avvenuto per i periodi di imposta precedenti il 2004 anche i redditi dichiarati. In pratica, se Repubblica avesse atteso, come doveva, gli elenchi dell’Agenzia delle entrate, avrebbe potuto pubblicare non i redditi dei contribuenti, ma solo la suddivisione degli stessi per fasce di reddito e per attività esercitata, e ciò perché l’Agenzia, nonostante non fosse obbligata dalla normativa sulla privacy, così aveva ritenuto di agire nella compilazione degli elenchi. Perciò, il Garante Pizzetti ha prescritto: al Comune di Bologna di trattare i dati dell’anagrafe tributaria attraverso il sistema Siatel solo per le finalità previste dalla legge; al Gruppo editoriale l’Espresso di astenersi dal trattare ulteriormente i dati reddituali dei professionisti bolognesi, indebitamente forniti dal Comune di Bologna. La preiscrizione va rispettata entro il 15 dicembre 2007. ■

ONAOSI, sospesa la cartella di un pensionato l Tribunale di Pisa, (ordinanza 17.03.2007 n° 1444) ha sospeso l’efficacia di una cartella di pagamento del contributo O.N.A.O.S.I. per “gravi motivi”. La pronuncia - resa in sede di tutela cautelare - si riferisce all’annosa questione della debenza del contributo di sostentamento al ben noto istituto di beneficenza, negli ultimi anni al centro di grandi polemiche per le esuberanti entrate derivanti da quella che il mondo degli operatori sanitari (dai medici, ai veterinari, ai liberi professionisti del settore sanitario) non indugiano a definire una “gabella”. La fattispecie in oggetto, invero, risulta assai particolare. Oltre a contestare la legittimità costituzionale di quella che si atteggia come una tassazione per contrasto con l’articolo 23 della Costituzione e i principi dello Statuto del contribuente, infatti, viene censurata anche la legittimità della pretesa avanzata nei confronti di quello che è un medico (ex dipendente del S.S.N.) in pensione e non più in attività, il che pare configurare un’ipotesi del tutto peculiare rispetto alle normali vicende che in questi mesi si leggono sul web. Il Giudice, in ogni caso, ha ritenuto sussistere nella fattispecie i “gravi motivi” che legittimano una sospensione dell’esecutività della cartella. Si attende ora il giudizio conclusivo. (fonte: altalex)

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laPROFESSIONE VETERINARIA 41/2007 CONFPROFESSIONI

Audizione alla Camera

di Gaetano Stella

Il protocollo sul Welfare non rappresenta il mercato del lavoro nel comparto libero professionale

Presidente di Confprofessioni

Gaetano Stella guida Confprofessioni, la confederazione delle libere professioni a cui aderisce ANMVI. È firmataria del CCNL dei dipendenti dei liberi professionisti. www.confprofessioni.eu (Stenografico dell’audizione svolta il 7 novembre presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sul Protocollo del Welfare del 23 luglio 2007). Parlo a nome di Confprofessioni, la Confederazione sindacale delle libere professioni, che è la parte sociale, in rappresentanza del comparto professionale, dal maggio del 2001. La Confprofessioni ha aderito al protocollo sul welfare solamente in data 26 settembre, mentre le altre quindici parti lo avevano già sottoscritto il 23 luglio. Il protocollo è ritenuto condivisibile nei principi e nei contenuti, ma purtroppo non rappresenta il mercato del lavoro del comparto libero professionale. Infatti, la Confprofessioni è la firmataria del contratto collettivo dei dipendenti degli studi professionali. Si tratta di un contratto unico per il settore, l’ultimo dopo trent’anni, sottoscritto nel maggio 2006 e depositato presso il Ministero del lavoro a settembre. Nel settembre 2007, il contratto è scaduto ed è attualmente in rinnovo. Professionisti e dipendenti Riguardo a un comparto di oltre un milione e duecentomila lavoratori, quello professionale è un settore in continua crescita dal punto di vista dei numeri, sia per quello che riguarda l’iscrizione dei professionisti, ma ovviamente anche per quello che riguarda i lavoratori dipendenti. Nel nostro contratto collettivo, abbiamo già previsto delle misure di welfare contrattuale molto significative, tanto che abbiamo dato vita a tre organismi: il fondo professioni per la formazione continua dei dipendenti degli studi professionali, la Cadiprof, la cassa di assistenza sanitaria integrativa, e la Previprof, per la previdenza complementare. Quello degli studi professionali è un settore che occupa dipendenti composti per l’87 per cento da donne e per il 75 per cento da persone di età inferiore ai 45 anni. Inoltre, accoglie apprendisti in possesso di diploma di scuola media su-

periore che, una volta formati con alti standard qualitativi, proprio perché sono inseriti negli studi professionali, si collocano nel mercato del lavoro. Le associazioni sindacali nazionali che aderiscono alla Confprofessioni sono 16 e sono le più rappresentative del settore, secondo le quattro aree. Per l’area economica, abbiamo le categorie dei dottori commercialisti, dei ragionieri, dei consulenti del lavoro e dei revisori contabili; per l’area tecnica, vi sono gli ingegneri, gli architetti, gli agronomi e i geologi; per l’area giuridica, gli avvocati e i notai e per l’area sanitaria, i medici di medicina generale, i dentisti, i veterinari e gli psicologi. Proprio in questa ottica, la Cadiprof, la cassa di assistenza sanitaria, col patrocinio del Ministero della salute, ha condotto un’importante campagna di prevenzione, con percorsi mirati - viste le tipologie di soggetti, ossia giovani e donne - per evitare l’insorgere di gravi patologie. Il libero professionista datore di lavoro Nel ribadire, quindi, l’adesione a questo protocollo - e in tal senso pensavamo anche di allegare un documento - la Confprofessioni sottolinea alcune voci che servono per valorizzare le specificità del comparto professionale e quindi per garantire la partecipazione piena da parte di questo comparto al protocollo del welfare. Come ho detto, infatti, è necessario ampliare l’elenco dei comparti dei lavoratori interessati, citando espressamente i liberi professionisti datori di lavoro, in quanto nel protocollo sul welfare si fa riferimento, più genericamente, solo alle imprese, ricomprendendo nella più ampia accezione anche i liberi professionisti. Invece, trattandosi proprio di un comparto significativo per i suoi numeri e le sue presenze, è corretto che venga inserita la dicitura di libero professionista datore di lavoro, in aggiunta a quella delle imprese. In questo modo, dato che si può riconoscere e supportare ulteriormente l’incremento occupazionale che caratterizza il comparto, lo doteremo di strumenti e opportunità per una consapevole ed efficace lotta al precariato e per un incentivo alla stabilizzazione lavorativa. La questione degli ammortizzatori sociali è difficilmente riconducibile al settore professionale, ma poiché anche nel nostro settore vi sono dei soggetti deboli, gli ammortizzatori devono essere ricompresi anche nella nostra categoria. Sgravi nel costo del lavoro Per quanto riguarda il mercato del lavoro, proprio per la ragione che dicevo poc’anzi, ossia che nel nostro comparto si è registrato il più significativo incremento dell’occu-

pazione dei giovani e delle donne, riteniamo importante prevedere l’applicazione, nella ridefinizione della disciplina del contratto di inserimento, anche al comparto dei datori di lavoro professionisti, che adesso ne sono esclusi, con le medesime agevolazioni contributive previste per gli altri settori. È un istituto che si adatta particolarmente al settore libero professionale, tenuto conto che in precedenza il contratto di formazione lavoro era accessibile agli studi, mentre quello di inserimento non lo è. Importante è anche l’ambito dell’apprendistato professionalizzante perché, come accennavo in precedenza, sono molti gli apprendisti inseriti nel nostro comparto. Quindi, occorre cercare di valorizzare le specificità, nella definizione degli standard nazionali dei percorsi formativi, con conseguente definizione dei livelli qualitativi della formazione, coinvolgendo, proprio per tale ragione, le rappresentanze del settore. Per quanto riguarda la competitività, anche sotto questo profilo, gli sgravi del costo del lavoro per incentivare la produttività di secondo livello devono essere applicabili anche ai datori di lavoro professionisti e ai loro dipendenti. Quanto alle misure per il reddito da occupazione e l’accesso ai previsti fondi di rotazione, per le ragioni che spiegavo poc’anzi, è giusto che venga lasciata la possibilità, anche ai giovani professionisti, quelli che vogliono intraprendere da soli un’attività libero professionale, di accedere ai fondi di rotazione e non permetterlo soltanto alle imprese. 877.000 dipendenti I lavoratori dipendenti sono 877.000. Oltre ad essi, vi sono altre figure che gravitano attorno all’ambito professionale, ossia i praticanti, che sono 600.000, e coloro che lavorano con contratti di collaborazione a progetto, che sono moltissimi. Quindi, parliamo di un comparto molto interessante che però, purtroppo, non ha mai avuto particolare attenzione non soltanto da parte di questo Governo, ma anche di quelli precedenti. In un’occasione come questa, quella del welfare, che parla di previdenza, lavoro e competitività, ci sembra quantomeno corretto che il raggio di azione si allarghi non soltanto valorizzando l’impresa e i lavoratori dell’impresa, ma anche i dipendenti di un comparto così importante come quello degli studi professionali. Peraltro, vi sono anche moltissimi apprendisti. Proviamo a immaginare che quando un giovane termina gli studi di scuola media superiore, o anche dell’università, il primo posto in cui va a lavorare, generalmente, è uno studio professionale. Accumula esperienza e poi si colloca sul mercato del lavoro. ■


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laPROFESSIONE VETERINARIA 41/2007 RUBRICA FISCALE

Trattamento fiscale dei costi auto sura del 15% (dell’IVA risultante dalla fattura); • IVA sugli altri costi auto (manutenzioni e riparazioni, carburanti, ecc.): indeducibile al 100%

ercheremo in questa breve nota di fare il punto sul trattamento fiscale delle spese relative alle autovetture, dopo le innumerevoli modifiche intervenute negli ultimi mesi sia per quanto riguarda l’IVA sia per quanto riguarda le imposte dirette. Vediamo di ripercorrere l’iter delle disposizioni.

C

Disciplina IVA Ai fini IVA la disciplina è identica sia per le imprese che per i professionisti Fino al 31 dicembre 2005 • IVA sull’acquisto (anche tramite contratti di locazione finanziaria e non finanziaria) di autovetture: deducibile nella misura del 10% (dell’IVA risultante dalla fattura); • IVA sugli altri costi auto (manutenzioni e riparazioni, carburanti, ecc.): indeducibile al 100% Dal 1° gennaio 2006 al 13 settembre 2006 • IVA sull’acquisto (anche tramite contratti di locazione finanziaria e non finanziaria) di autovetture: deducibile nella mi-

Dal 14 settembre 2006 al 31 dicembre 2006 A seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea 14.09.2006 (causa C-228/05) che ha dichiarato l’illegittimità del regime di indetraibilità dell’IVA previsto dall’articolo 19-bis1, lettere c) e d) del Dpr 633/1972, sugli acquisti/importazioni di beni e servizi relativi ai veicoli aziendali (autovetture, motocicli e ciclomotori) si è venuta a creare la seguente situazione: • l’IVA sull’acquisto (anche tramite contratti di locazione finanziaria e non finanziaria) di autovetture e su tutte le altre spese relative alle autovetture, diveniva deducibile - al 100% nei casi di utilizzo esclusivamente strumentale del veicolo; - nel caso, invece, di uso promiscuo, si è dovuta effettuare una valutazione del singolo caso, al fine di determinare la quota riferibile all’uso personale, da individuarsi, secondo l’articolo 19, comma 4, del Dpr 633/1972; in pratica sia le aziende (per le autovetture aziendali) sia i professionisti si sono attestati su una detrazione del 50% dell’IVA risultante dalle fatture.

Dal 1° gennaio 2007 al 26 giugno 2007 In assenza di una percentuale di detrazione fissata dalla legge, fino al 26 giugno 2007 l’IVA poteva essere detratta nelle stesse misure sopra indicate per il periodo dal 14 settembre 2006 al 31 dicembre 2006. Dal 27 giugno 2007 Per effetto della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del provvedimento di assenso all’applicazione di una misura ridotta di detraibilità dell’IVA, l’Italia è stata autorizzata a limitare la detrazione dell’IVA al 40%. Pertanto a partire dal 27 giugno 2007 l’IVA su tutti i costi relativi alle autovetture (acquisto, leasing, noleggio, manutenzioni, acquisto di carburante, ecc.) l’IVA risulta deducibile nella misura del 40%. Disciplina ai fini delle imposte dirette Vediamo adesso come si è sviluppata la disciplina della deducibilità dei costi relativi alle autovetture utilizzate dai lavoratori autonomi. Fino al 31 dicembre 2005 • acquisto e leasing: deducibilità ammessa al 50% del costo sostenuto con il limite di costo di Euro 18.075,99 (importo massimo deducibile Euro 9.038); • noleggio: deducibilità ammes-

di Giovanni Stassi

Dottore Commercialista, Torino

sa al 50% del costo sostenuto con il limite di costo annuo di Euro 3.615,2 (importo massimo deducibile Euro 1.807,60); • tutte le altre spese relative all’uso delle autovetture (manutenzioni, acquisto di carburante, ecc.) deduzione pari al 50% del costo sostenuto. • per gli autoveicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta tutti i costi potevano essere dedotti senza alcuna limitazione. Anche per le imprese la deducibilità dei costi relativi alle auto aziendali era stabilita nella stessa misura.

Euro 3.615,2 (importo massimo deducibile Euro 903,8); • tutte le altre spese relative all’uso delle autovetture (manutenzioni, acquisto di carburante, ecc.) deduzione pari al 25% del costo sostenuto. • per gli autoveicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti potevano essere dedotti solamente i costi che costituivano reddito di lavoro dipendente. Per le imprese la deducibilità delle spese relative alle autovetture aziendali era stata annullata completamente salvo che per le spese relative ad autoveicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti che potevano essere dedotte nella misura in cui costituivano reddito di lavoro dipendente.

Esercizio 2006, dopo l’emanazione del D.L. 262/2006 A seguito della libera deducibilità dell’IVA sancita dalla sentenza della Corte di Giustizia europea 14.09.2006 lo Stato italiano ha ritenuto opportuno, per far fronte alle ripercussioni negative per le casse erariali, emanare il D.L. 3 ottobre 2006 n. 262 con cui veniva limitata retroattivamente, per l’esercizio 2006, la deducibilità dei costi relativi alle autovetture come segue: • acquisto e leasing: deducibilità ammessa al 25% del costo sostenuto con il limite di costo di Euro 18.075,99 (importo massimo deducibile Euro 4.519); • noleggio: deducibilità ammessa al 25% del costo sostenuto con il limite di costo annuo di

Esercizio 2006, dopo la conversione del D.L. 81/2007 Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (in data 27 giugno 2007) del provvedimento di assenso all’applicazione di una misura ridotta di detraibilità dell’IVA (40%) lo Stato italiano, in attuazione all’impegno preso in sede comunitaria di rivedere i criteri di deducibilità dei costi relativi alle autovetture, ha emanato il D.L. 2 luglio 2007, n. 81 con cui ha modificato le percentuali di detrazione dei costi incidendo anche sul periodo d’imposta 2006 anche se già chiuso. A seguito di tali modifiche, per l’esercizio 2006 le percentuali di detrazione risultano le seguenti:

IVA - Percentuale di detraibilità Descrizione

Anno 2005

da 1.1.06

da 14.9.06

da 1.1.07

a 13.9.06

a 31.12.06

a 26.6.07

da 27.6.07

Acquisto

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15%

50%

50%

40%

Leasing

10%

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50%

50%

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Noleggio

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15%

50%

50%

40%

Altre spese

0%

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40%

Deduzioni ai fini delle imposte dirette (IRPEF - IRAP) Descrizione

Esercizio

Esercizio

2005

2006

Esercizio

Esercizio

2006

2007

(Nuovo

e segg.

regime) Auto utilizzate dai professionisti Acquisto/leasing

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€ 18.075,99) 40% (con

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Auto in uso promiscuo ai dipendenti Ogni spesa per

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Nel limite del

autovetture (acquisto,

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leasing, noleggio,

lavoro

altre spese)

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laPROFESSIONE VETERINARIA 41/2007 RUBRICA FISCALE • acquisto e leasing: deducibilità ammessa al 30% del costo sostenuto con il limite di costo di Euro 18.075,99 (importo massimo deducibile Euro 5.422,8); • noleggio: deducibilità ammessa al 30% del costo sostenuto con il limite di costo annuo di Euro 3.615,2 (importo massimo deducibile Euro 1.084,56); • tutte le altre spese relative all’uso delle autovetture (manutenzioni, acquisto di carburante, ecc.), deduzione pari al 30% del costo sostenuto. • per gli autoveicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta, deduzione pari al 65% del costo sostenuto. Per le imprese la percentuale di detrazione ammessa viene stabilita nel 20% per acquisto, leasing, noleggio ed in genere ogni altra spesa per l’uso delle autovetture e del 65% per le autovetture in uso ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta. Dal momento che le imposte relative all’esercizio 2006 erano già state calcolate (sulla base della normativa stabilita dal D.L. 262/2006) e nella maggior parte dei casi anche versate al momento della conversione in legge del D.L. 81/2007, per evitare ai contribuenti di dover ricalcolare le imposte ed eventualmente ripresentare la dichiarazione dei redditi, il comma 9 dell’articolo 15 bis del citato D.L. 81/2007 ha previsto che il recupero delle maggiori imposte versate nel 2006 per effetto delle minori detrazioni dei costi relativi alle autovetture (D.L. 262/2006) potrà avvenire in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi relativi all’esercizio 2007 od anche in sede di versamento del secondo o unico ac-

conto d’imposta dovuto per lo stesso esercizio 2007. In pratica, nella dichiarazione dei redditi per l’esercizio 2007 sarà previsto un apposito campo in cui inserire i maggiori costi relativi alle autovetture non dedotti nell’esercizio 2006. A scelta del contribuente il calcolo potrà anche essere effettuato in occasione del versamento del-

Esercizio 2007, dopo la conversione del D.L. 81/2007 A partire dall’esercizio 2007 l’articolo 15 bis, comma 9, D.L. 2 luglio 2007, n. 81 ha stabilito le nuove percentuali di detrazione, valide sia per i professionisti che per le imprese, come segue: • acquisto e leasing: deducibi-

lità ammessa al 40% del costo sostenuto con il limite di costo di Euro 18.075,99 (importo massimo deducibile Euro 5.422,8); • noleggio: deducibilità ammessa al 40% del costo sostenuto con il limite di costo annuo di Euro 3.615,2 (importo massimo deducibile Euro 1.084,56); • tutte le altre spese relative al-

l’uso delle autovetture (manutenzioni, acquisto di carburante, ecc.), deduzione pari al 40% del costo sostenuto. • per gli autoveicoli dati in uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta, deduzione pari al 90% del costo sostenuto. La tabella sintetizza le variazioni intervenute e sopra descritte. ■

Dal 1 novembre 2007

Esonerate tre categorie di clienti dall’obbligo del compenso tracciabile

l Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha individuato con Decreto del 3 ottobre 2007 i soggetti esonerati dall’obbligo della tracciabilità dei pagamenti (Gazzetta Ufficiale n. 260 del 08/11/2007). Come noto, la legge 4 agosto 2006, n. 248 ha imposto l’obbligo ai professionisti di riscuotere i compensi in denaro mediante assegni non trasferibili o bonifici, ovvero altre modalità di pagamento bancario o postale, nonché mediante sistemi di pagamento elettronico (salvo che per importi unitari inferiori a 100 euro per i pagamenti effettuati a decorrere dal 1° luglio 2009, mentre per i pagamenti effettuati dal 12 agosto 2006 al 30 giugno 2008 e quelli dal 1° luglio 2008 al 30 giugno 2009 il suddetto limite è fissato rispettivamente nella misura di 1.000 euro e 500 euro).

I

Falsa partenza per l’Osservatorio regionale sul TK22U ntro il 31 dicembre saranno istituiti gli Osservatori regionali per gli studi di settore. In Veneto l’Agenzia territoriale si è già messa in moto, convocando tutti gli Ordini tranne quelli veterinari. Ci ha pensato ANMVI Veneto ad informare il Direttore di zona che la circolare n. 58 del 26 ottobre dell’Agenzia delle Entrate chiarisce i termini della composizione dell’Osservatorio regionale prevedendo un rappresentante scelto fra gli ordini delle professioni sanitarie e ad informare contestualmente gli Ordini provinciali. Non è quindi stata fuori luogo la nota del Presidente della FNOVI che ha invitato tutti gli Ordini veterinari a vigilare ed eventualmente farsi vivi, anche per evitare che l’analisi degli studi di settore non tenga conto del TK22U. Il Fisco veneto ha anche fatto un po’ di confusione fra un’associazione professionale come l’ANMVI e le associazioni del CNEL, rappresentative delle professioni non ordinistiche, per cui l’auspicio è che siano più attenti nel monitorare gli studi. Gli Osservatori regionali avranno un ruolo nella revisione degli studi e nella loro applicazione in sede di accertamento. Il loro compito è di individuare, nell’ambito territoriale di ciascuna Regione, l’eventuale esistenza di specifiche condizioni di esercizio delle attività economiche a livello locale, rilevanti sia ai fini della revisione degli studi di settore che della relativa applicazione in sede di accertamento. La composizione prevede un rappresentante designato dagli Ordini delle professioni sanitarie. La designazione - chiarisce - l’Agenzia “dovrà quindi avvenire interpellando tutti gli ordini” compresi nella categoria delle professioni sanitarie, i quali dovranno “segnalare il nominativo di un comune rappresentante”.

E

l’acconto di novembre.

I soggetti esonerati Ora il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha esonerato dall’obbligo tre tipologie di clienti “considerate le difficoltà che avrebbero alcuni soggetti per ragioni economiche, sociali e legali nell’adempiere all’obbligo di pagare i compensi degli esercenti arti e professioni mediante assegni bancari non trasferibili o bonifici, ovvero con altre modalità di pagamento bancario o postale,

nonché mediante sistemi di pagamento elettronico”. Si tratta delle seguenti categorie: a) le persone fisiche il cui reddito complessivo non sia superiore all’importo annuo dell’assegno sociale; b) le persone fisiche non residenti; c) i diversamente abili che presentano una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di dif-

ficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. Il soggetto esentato deve attestare la sussistenza di una delle condizioni di esonero deve produrre “un’apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, resa e sottoscritta dall’interessato”. L’esonero si applica dal 1 novembre 2007. ■


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Fecalizzazione ambientale e rischio parassitario nelle città di Milano e Torino Introduzione Le parassitosi a ciclo oro-fecale causate da elminti e da protozoi hanno nell’ambiente la principale, e spesso unica (vedasi il caso di Trichuris vulpis per quanto riguarda i nematodi e di Giardia nel caso dei protozoi) fonte di infestazione*. In uno studio svolto in Svizzera su un campione di 111 cani, clinicamente sani e regolarmente trattati ogni 3 mesi con antielmintici di provata efficacia, il 56% dei soggetti è risultato eliminare almeno una volta nel corso dell’anno uova di parassiti.1 Pur non sottovalutando la possibilità di qualche trattamento somministrato in modo non corretto, gli autori concludono che la contaminazione ambientale e la coprofagia, non insolita nei cani, possano essere alla base del fenomeno. Alle stesse conclusioni sono giunti recentemente Gottstein et al.2 Questi esempi non solo indicano lo scarso significato di trattamenti annuali o biennali nel controllo delle parassitosi (attualmente è consigliato il trattamento mensile con antielmintici ad ampio spettro2,3), ma confermano come l’ambiente sia una fonte costante di reinfestazioni parassitarie per gli animali d’affezione. Non va per altro dimenticato che i rischi sanitari riguardano anche la salute umana tenuto conto che alcuni parassiti sono causa di zoonosi importanti quali le sindromi da larva migrante viscerale ed oculare da Toxocara canis 4, di sindromi da larva migrante cutanea e di gastriti/enteriti causate da Ancylostoma caninum 5 fino alla recente segnalazione di infestazioni umane da Trichuris vulpis 6. Per quanto riguarda i cestodi, Dipylidium caninum è stato più volte segnalato nell’uomo soprattutto in età infantile7, senza dimenticare che in Italia rimane sempre elevato il rischio di echinococcosi/idatidosi. Un esempio è dato dal Piemonte, dove negli ultimi anni si è avuto un aumento dei casi umani di 4-5 volte rispetto al passato (www.antropozoonosi.it). Recenti indagini condotte in Italia settentrionale e centrale su oltre 400 campioni di feci di cane hanno rilevato alla copromicroscopia prevalenze superiori al 55%. In particolare il 68.3% dei cani era positivo a una sola specie parassitaria, mentre il 24.7% lo era per due specie, il 6.6% per tre specie e lo 0.4% per 4 specie.8 Questi dati trovano conferma nell’elevata contaminazione da forme preima-

* [Anche se il termine infestazione è generalmente utilizzato per le malattie causate da elminti, nell’articolo, per ragioni di brevità, è utilizzato indifferentemente sia per le elmintosi, sia per le infezioni protozoarie].

ginali di parassiti reperiti nel suolo di diversi centri urbani italiani con percentuali di positività che oscillano, a seconda delle aree campionate, tra l’8% e l’80% 9, fino al 98% in una recente indagine svolta a Napoli.10 Le uova di più fre-

quente riscontro sono state, in tutte le indagini, Toxocara canis, Ancylostoma caninum e Trichuris vulpis, tutte specie, come prima ricordato, a rischio zoonosico. L’importanza di quanto sopra riportato emerge chiaramente dalla

di Marco Genchi*, Ezio Ferroglio**, Giorgio Traldi*, Stefania Passera**, Giovanni Mezzano***, Claudio Genchi*

*DIPAV, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Milano **DPAEE, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Torino ***ASL 9, Regione Piemonte lettura delle linee guida europee per la prevenzione, il controllo e il trattamento delle infestazioni elmintiche negli animali d’affezione (ESCCAP: European Scientific Counsel Companion Animal Parasites consultabile sul sito web

www.esccap.org), che raccomandano la raccolta e il corretto smaltimento del materiale fecale. Scopo del presente lavoro è stato quello di portare dati recenti sul livello di contaminazione da forme preimaginali di parassiti in due


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città del nord Italia, Milano e Torino, a distanza di oltre un ventennio dalle prime indagini che avevano evidenziato un elevato livello di contaminazione (48-80%) nei campioni di suolo esaminati. 11,12 Materiali e metodi Sono stati esaminati 331 campioni di terreno provenienti da parchi pubblici e aree confinate destinate ai cani, di cui 260 a Milano e 73 a Torino. Parallelamente sono stati sottoposti ad esami parassitologici 505 campioni di feci di cani. Di questi 292 sono stati raccolti a Milano da parchi pubblici, aree per cani, marciapiedi e dal canile municipale, mentre a Torino sono stati campionati 213 cani suddividendoli in base allo stile di vita (appartamento, giardino/cortile, canile, cascina e cuccioli provenienti dall’Est Europa). L’esame dei campioni fecali è stato condotto tramite flottazione in soluzione di ZnSO4 al 36%, mentre il terreno (250 g/campione) è stato analizzato secondo la metodica descritta da Habluetzel et al.13 L’analisi statistica è stata condotta tramite il confronto delle frequenze osservate con il test del ⌾2. Risultati Nelle Tabelle1 e 2 sono riassunti i risultati ottenuti nel corso dello studio nella città di Milano, mentre in Tabella 3 sono riportati i risultati di Torino. Complessivamente la percentuale di contaminazione da forme parassitarie è risultata dell’8% a Milano (8.5% nei campioni di suolo e 7.8% dei campioni di feci) e del 27% a Torino (29% dei campioni di suolo e 26% dei campioni di feci) (⌾2 52.409, p<0.001). Milano Complessivamente la positività per uova di elminti è risultata pari

al 6% dei campioni di suolo e di feci esaminati e al 4.5% per forme protozoarie (Tabella 1). Valori del 4%-11% di contaminazione da uova di elminti sono stati osservati per i campioni di suolo e di feci raccolti nei parchi pubblici, nelle aree per cani e dai marciapiedi. Le specie elmintiche di più frequente riscontro, sia nel suolo, sia nelle feci, sono state Toxocara sp. (4%-8%) e T. vulpis (4%-9%). Per quanto riguarda i protozoi, i livelli di contaminazione erano compresi tra l’1% e il 5% con valori massimi (6%) per Giardia sp. nelle feci raccolte dai marciapiedi. Nella Tabella 2 è riportato il numero di campioni di suolo e di feci positivi (elminti + protozoi): dal 2% al 5% dei campioni esaminati è risultato contaminato contemporaneamente da uova di elminti/protozoi di diversa specie. Se si considera la frequenza di comparsa di ogni specie elmintica/protozoaria nell’ambito dei campioni esaminati (numero di osservazioni positive per specie parassita/numero campioni di suolo e feci) le percentuali di positività sono del 19% (35 osservazioni positive/180 campioni) per i parchi pubblici, del 18% (36/195) per le aree per cani, del 22% per le feci raccolte dai marciapiedi e del 6% per le feci prelevate da cani ricoverati al canile municipale. In tutte le analisi, i valori di positività non sono risultati statisticamente differenti. Torino Complessivamente il 30% dei campioni di suolo esaminati è risultato contaminato da forme parassitarie. Particolarmente elevata è risultata la contaminazione da parte di uova di Toxocara sp. dei suoli dei parchi pubblici, parchi gioco e cortili (42%-43%), mentre le aree per cani e le aree gioco delle scuole presentavano valori di contaminazione più contenuti

(rispettivamente 17% e 23%) (Tabella 3). Per quanto riguarda i campioni di feci, le uova di T. canis (57%) e di ancylostomidi (28.5%) sono state le forme parassitarie di più frequente riscontro negli allevamenti. Alte prevalenze di T. vulpis e ancylostomidi sono state osservate soprattutto nei cani ricoverati in box o in canili. Le differenze osservate non sono statisticamente significative. Per quanto riguarda le forme protozoarie, oocisti di Isospora sono state isolate nel 31% dei campioni di feci di cani importati dai paesi dell’Est Europa, percentuale statisticamente superiore rispetto a quella osservata negli altri campioni (p< 0.001). Conclusioni I risultati da noi ottenuti confermano quanto riportato da altri autori sia in Italia, sia in altri paesi europei1,10,13, 14, 15,16,17 e sottolineano come gli elminti e i protozoi a trasmissione oro-fecale rappresentino un problema attuale di non trascurabile interesse ed importanza sanitaria. Le prevalenze di uova di T. canis, ancylostomidi e T. vulpis, osservate nelle feci sono elevate, soprattutto se si considera che si tratta per lo più di cani che vivono in ambiente urbano. Particolarmente elevata è risultata la prevalenza di oocisti (31%) nei cuccioli importati. La percentuale è superiore a quanto segnalato in altre indagini eseguite in Italia, ma va considerato che si tratta di cuccioli provenienti da canili e che il dato conferma quanto segnalato da diversi colleghi relativamente all’elevata incidenza di enteriti protozoarie che si osserva nella pratica ambulatoriale in questi soggetti. La contaminazione del terreno con forme preimaginali rientra nei range riportati da diversi autori 11,12,13,17,18 ed è risultata significativamente maggiore a

Torino, dove i valori rilevati sono comunque diminuiti rispetto a quelli osservati oltre 20 anni fa da Rossi12 (48% vs 30%, ⌾2 7.38, p<0.05), mentre le prevalenze osservate nei campioni di suolo a Milano sono molto più contenute rispetto a quelle segnalate oltre 30 anni fa da Genchi11 (80% vs 8%, ⌾2 228.6, p<0.000). Pur tenendo presente i diversi valori di contaminazione ambientale osservati nelle due città, la presenza di forme preimaginali nel terreno dimostra come il rischio di infezione si mantenga elevato e tale da permettere fenomeni di reinfestazione in una percentuale non trascurabile di animali che vivano in ambiente urbano e il perpetuarsi del parassitismo in questi contesti. Anche se lo scopo di questa indagine non è stato quello di identificare le specie parassitarie di cui sono state reperite le forme preimaginali nei campioni di suolo, e come tale non è da escludere che parte degli elementi

Tabella 1. Contaminazione da forme preimaginali di parassiti (elminti e protozoi) in campioni di suolo e feci di cane raccolte in varie aree della città di Milano Elminti

Protozoi

No. campioni esaminati

No. campioni positivi

Toxocara

Trichuris

Ancylostomidi

No. campioni positivi

Isospora

Giardia

120 140

8 (7%) 6 (4%)

7 (6%) 6 (4%)

5 (4%) 5 (4%)

3 (2.5) 6 (4%)

4 (3%) 7 (5%)

1 (1%) 0

4 (3%) 7 (5%)

260

14 (5%)

13 (5%)

10 (4%)

9 (4%)

11 (4%)

1 (0.4%)

11 (4%)

60 55 120 57

6 (10%) 6 (11%) 8 (7%) 1 (2%)

5 (8%) 4 (7%) 6 (5%) 1 (2%)

4 (7%) 5 (9%) 8 (7%) 0

2 (3%) 1 (2%) 3 (2.5%) 1 (2%)

3 (5%) 2 (4%) 7 (5%) 3 (5%)

2 (3%) 0 2 (2%) 3 (5%)

2 (3%) 2 (4%) 7 (6%) 1 (2%)

Totale

292

21 (7%)

16 (5.5%)

17 (8%)

7 (2%)

15 (5%)

7 (2%)

12 (4%)

Totale

552

35 (6%)

29 (5%)

27 (5%)

16 (3%)

26 (4.5%)

8 (1.4%)

23 (4%)

Suolo

parchi pubblici aree cani

Totale Feci

parchi pubblici aree cani marciapiedi canile municipale

Tabella 2. Presenza di una o più specie parassite (elminti e protozoi) nei singoli campioni di terreno e faci raccolte in varie aree della città di Milano Numero campioni esaminati

Numero campioni positivi

Numero campioni positivi per una specie

Numero campioni positivi per due o più specie

Numero osservazioni positive (elminti + protozoi)

Suolo

Parchi pubblici Aree cani

120 140

10 (8%) 13 (9%)

4 (3%) 8 (6%)

6 (5%) 5 (3.5%)

20 (17%) 24 (17%)

Feci

Parchi pubblici Aree cani Marciapiedi Canile municipale

60 55 120 57

7 (12%) 6 (11%) 6 (4%) 4 (7%)

5 (8%) 3 (5%) 4 (3%) 4 (7%)

2 (3%) 3 (5%) 2 (2%) 0

15 (25%) 12 (22%) 26 (22%) 6 (10.5%)

osservati siano da attribuire alla fecalizzazione felina (almeno per Toxocara e ancylostomidi), il riscontro di positività nei campioni di feci di cani dimostra come almeno parte del fenomeno sia dovuto al cane. Va comunque sottolineato che, nonostante l’aumento dei cani registrato nelle ultime decadi, la contaminazione con forme preimaginali delle aree urbane è diminuita, dato con buona probabilità imputabile all’impiego di farmaci ad ampio spettro, efficaci contro i più comuni nematodi intestinali. Rimane tuttavia il fatto che diverse cause (densità animale, fecalizzazione dell’ambiente e protocolli di trattamento non sempre razionali) contribuiscono a mantenere attuale questa problematica. Non va poi dimenticato che, pur con le debite eccezioni, il mondo veterinario ha finito con il “trascurare” questi parassiti ritenendoli ormai “eradicati”. Troppo spesso, infatti, l’eziologia parassitaria è sospettata o entra nei protocolli di diagnosi differenziale solo in caso di patologie manifeste, trascurando il fatto che spesso le infestazioni decorrono in modo asintomatico, almeno nei soggetti adulti. Inoltre la diagnosi copromicroscopica non è sempre di facile attuazione e può richiedere l’osservazione di più campioni raccolti a giorni alterni, prima di avere una conferma positiva, come nel caso delle infezioni da Giardia e che i test per la ricerca degli antigeni fecali possono essere meno sensibili dell’esame delle feci.19 A titolo indicativo riportiamo i risultati di una recente indagine sul trattamento antiparassitario nel cane e nel gatto in Italia rispetto alla media dei paesi europei (Taylor Nelson, Sofres; March 2003). Alla domanda rivolta ai proprietari se il loro animale fosse stato trattato contro i parassiti negli ultimi 12 mesi, in Italia la risposta è stata affermativa nel 14% dei proprietari di gatti e nel 19% dei proprietari di cani contro percentuali del 45% e del 54%, rispettivamente, dei proprietari europei, con frequenze, in Italia, pari a 1.7-2.3 trattamenti/anno. È evidente che non solo il numero di


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Tabella 3. Contaminazione da forme preimaginali di parassiti (elminti e protozoi) in campioni di suolo e feci di cane raccolte in varie aree della città di Torino Elminti

Suolo

Feci

No. campioni esaminati

No. campioni positivi

24

101 (42 %)

12 7 30

2 (17 %) 32 (43 %) 7 (23 %)

7 4 25 54 72 51

6 (86 %) 2 (50 %) 3 (12 %) 6 (11 %) 17 (24%) 1 (2%)

286

57 (20%)

parchi pubblici/ parchi gioco aree cani cortili aree gioco scuole allevamento box/canile casa casa/giardino/cortile cascina importati da paesi dell’Est Europa

Totale 1

Protozoi

Toxocara

Trichuris

Ancylostomidi

No. campioni positivi

Isospora

Giardia

4 (57%) 0 0 2 (4%) 11 (15%) 1 (2%)

0 2 (25%) 2 (8%) 3 (5.5%) 5 (7%) 0

2 (28.5%) 1 (25%) 1 (8%) 1 (2%) 1 (1%) 0

0 0 0 1 (2%) 2 (28%) 18 (35%)

0 0 0 0 1 (1%) 16 (31%)

0 0 0 1 (2%) 1 (1%) 2 (4%)

4 campioni larvati (40%); 2 2 campioni larvati (67%)

trattamenti è lontano da quanto indicato per mantenere con certezza l’animale esente da parassiti, ma che il numero di animali regolarmente trattati rappresenta una percentuale esigua rispetto alla popolazione degli animali d’affezione che vivono a stretto contatto con l’uomo. Inoltre i parassiti, sia interni che esterni, influenzano il benessere dell’animale anche quando non danno luogo a manifestazioni clinicamente avvertibili. È nostro parere, pertanto, che il veterinario dovrebbe sensibilizzare il proprietario, responsabilizzandolo sulle problematiche

conseguenti alla fecalizzazione urbana, ai rischi di infestazione per l’animale e, nei dovuti modi, senza far insorgere inutili o eccessivi allarmi, sulla problematica delle zoonosi di origine ambientale. Il rischio di infezioni zoonosiche da elminti e da protozoi a ciclo oro-fecale è per lo più legato all’ambiente, come chiaramente dimostrato per le sindromi da larva migrans da Toxocara, e non alla proprietà del cane20, soprattutto nei contesti urbani dove il cane (e i gatti non di proprietà) utilizzano l’ambiente pubblico per le proprie necessità fisiologiche. È do-

veroso quindi indicare ai proprietari la necessità di raccogliere e smaltire opportunamente le feci dei propri animali. Una ultima riflessione deve essere fatta sulle aree destinate ai cani. La contaminazione è risultata la più elevata nell’ambito dei campioni di suolo esaminati nella città di Milano (9%) e non trascurabile a Torino (17%). È evidente come anche in queste aree sia necessario indicare la raccolta delle feci come misura obbligatoria e che le aree vengano dotate di recipienti idonei al loro smaltimento, come in molte città europee. Infine una mi-

sura auspicabile, anche questa adottata in molte città europee, è la recinzione con cancelli automatici delle aree destinate ai bambini, impedendo in tal modo l’accesso agli animali. Da ultimo ricordiamo che non va comunque sottovalutato il rischio derivato dalla contaminazione da parte di forme preimaginali di parassiti del pelo dei soggetti parassitari. In una recente indagine Wolfe e Wright 21 hanno osservato la presenza di uova di T. canis nel 25% dei soggetti parassitari. Il 4.2% delle uova era embrionato (quindi infestante) e nel 23% l’em-

brione era in corso di formazione. Complessivamente quindi, ancora una volta, i dati di campo mostrano come, pur trattandosi di pet e quindi di soggetti la cui salute dovrebbe essere attentamente monitorata, le parassitosi intestinali, sia da elminti, sia da protozoi, rappresentino tuttora un problema sanitario non risolto. Ricordiamo che le malattie parassitarie, soprattutto da elminti e da protozoi a ciclo oro-fecale, possono essere efficacemente controllate, almeno nei soggetti di proprietà che vivano in aree urbane. L’utilizzo di antiparassitari ad ampio spettro, un corretto numero di trattamenti all’anno, uniti al rispetto delle norme igieniche da parte dei proprietari, sono gli strumenti necessari per il mantenimento dello stato di benessere degli animali da compagnia e per rafforzare il rapporto animale/uomo nell’ambito urbano. L’obiettivo dovrebbe essere quello di avere cani e gatti esenti da parassiti come previsto dalle linee guida ESSCAP (www.esccap.org). Ringraziamenti Gli autori ringraziano Novartis Animal Health che ha fornito il supporto economico parziale allo svolgimento delle indagini. Bibliografia Disponibile su Vet (www.vetjournal.it).

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LA RASSEGNA DI VET-JOURNAL di Maria Grazia Monzeglio

È un linfoma o un timoma?

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Diagnostica e terapia dei tumori toracici craniali al Congresso SCIVAC di Perugia

ome si distinguono i principali tumori del torace craniale? Giorgio Romanelli (Med Vet, Dipl ECVS, Milano) ha delineato la diagnosi differenziale e la terapia delle più comuni neoplasie di questo distretto al 57° Congresso nazionale SCIVAC (“Le sfide nella chirurgia dei tessuti molli”, Perugia 26-28 ottobre 2007). I tumori più frequenti del torace craniale sono i linfomi, i timomi e i carcinomi tiroidei ectopici. Poiché la terapia è medica per il linfoma e chirurgica per il timoma e il carcinoma, è fondamentale giungere a una diagnosi specifica. I timomi sono neoplasie rare e si presentano in pazienti per lo più anziani (età media: 10,5 anni nel cane e 10 anni nel gatto), mentre i linfomi si presentano in animali giovani, e i gatti affetti sono per lo più

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FeLV-positivi. I segni clinici di entrambe le neoplasie spesso non sono patognomonici e dipendono dall’estensione del tumore (letargia, anoressia, perdita di peso, intolleranza all’esercizio, dispnea e disfagia). Se le neoplasie sono molto invasive possono manifestarsi sindrome della vena cava, versamento pleurico e, talvolta, chilotorace. A volte le neoplasie costituiscono un reperto occasionale di un esame radiografico ef-

fettuato per altre patologie. Il cuore può presentarsi spostato a destra e il torace può risultare scarsamente comprimibile nella parte craniale. Possono insorgere sindromi paraneoplastiche, come la dermatite necrolitica, l’ipercalcemia, la miastenia gravis con o senza megaesofago associato. In caso di sospetta miastenia è necessario titolare gli anticorpi per i recettori dell’acetilcolina. Il test con edrofonio cloruro (0,1 mg/kg ev)

Alterazioni plasmatiche e muscolari nei bovini con BSE Gli animali infetti possono mostrare segni di alterato metabolismo energetico n uno studio, durante la fase clinica della BSE, si osservava una significativa riduzione del rapporto tra la concentrazione del glicogeno muscolare e quella dell’acido L-lattico plasmatico nelle bovine da latte con infezione naturale e sperimentale, rispetto ai bovini sani di controllo, a causa di una modificazione delle concentrazioni di entrambi i metaboliti nei bovini affetti. Inoltre, la concentrazione dell’alanina plasmatica era significativamente ridotta negli animali infetti. Non si identificava una differenza significativa tra i due gruppi nel rapporto tra glicogeno epatico e lattato plasmatico. Gli autori deducono che i bovini affetti da BSE mostrano segni di alterato metabolismo energetico e che, in associazione alle variazioni di altri biomarker metabolici, queste alterazioni possono essere utili per discriminare i bovini infetti da quelli sani o affetti da altre patologie.

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può dare delle risposte immediate ma molto brevi come durata. La diagnosi si basa sull’esame radiografico del torace e sulla biopsia e/o l’ago aspirato della massa (indispensabile per differenziare da altri tumori e da lesioni non tumo-

rali, come le cisti brachiali). La TC è estremamente utile per valutare l’estensione della massa e valutare le eventuali metastasi polmonari e linfonodali. La terapia del timoma è chirurgica e l’approccio è, preferibilmente, tramite sternotomia me-


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diana. Se possibile, è importante non incidere entrambe le estremità dello sterno (tifoide e manubrio) per aumentare la stabilità della ricostruzione della parete, effettuata con fili metallici, a fine intervento. La dimensione del tumore non sempre è correlata alla sua asportabilità. In alcuni casi è necessario associare chemioterapia o radioterapia. La prognosi è buona, ad eccezione dei casi in cui è presente megaesofago in quanto esiste un elevato rischio di polmonite ab ingestis nel post-operatorio. ■

di Maria Grazia Monzeglio

Fragilità cutanea in un gatto affetto da FIP

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Descritta per la prima volta l’associazione tra sindrome cutanea e peritonite infettiva felina a sindrome da fragilità cutanea felina può essere associata alla peritonite infettiva felina (FIP). L’associazione è stata documentata in un gatto comune a pelo corto, femmina sterilizzata di 6 anni, che presentava un’anamnesi di inappetenza, dimagramento e isolamento pre-

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senti da tre settimane. All’esame clinico iniziale si osservava un’onda fluida addominale alla palpazione e la presenza di disidratazione e di una piccola lacerazione cutanea sul fianco sinistro. Durante il delicato contenimento per il prelievo ematico venoso, la cute della superficie dorsale del collo

si lacerava, dando luogo alla formazione di un lembo cutaneo di 15x7 cm. Le alterazioni clinicopatologiche riscontrate includevano anemia non rigenerativa, ipoalbuminemia, iperglobulinemia e lieve aumento dell’attività dell’aspartato aminotransferasi e della fosfatasi alcalina. Il fluido addominale era viscoso, il contenuto proteico era pari a 5,3 g/dl ed erano presenti 316 cellule/microlitro, caratteri riferibili a trasudato modificato. La citologia del liquido addominale rivelava la presenza di neutrofili non degenerati (86%), macrofagi (13%) e piccoli linfociti (1%). L’esame istopatologico e l’immunoistochimica indiretta confermavano la diagnosi di peritonite infettiva felina, lipidosi epatica e sindrome di fragilità cutanea felina. La fragilità cutanea felina non è mai stata segnalata in associazione alla peritonite infettiva felina. L’inclusione della sindrome tra i segni clinici della FIP può facilitare la diagnosi. ■

La diagnosi di anemia infettiva equina durante l’epidemia irlandese del 2006 urante l’epidemia di anemia infettiva equina avvenuta in Irlanda nel 2006 sono stati utilizzati vari esami diagnostici. Uno studio ha valutato l’efficacia di questi ultimi nella diagnosi dei casi clinici e subclinici di malattia. Nei casi acuti, l’ELISA e l’immunoblot si dimostravano più sensibili rispetto al test AGID (immunodiffusione in gel di agar). In una cavalla, si osservavano livelli anticorpali fluttuanti in tutti i test sierologici prima della sieroconversione. L’RNA e il DNA virale venivano identificati mediante RT-PCR e PCR in tutti i tessuti dei cavalli infetti esaminati post-mortem. La PCR identificava il DNA virale nel plasma indipendentemente dallo stadio di malattia. In contrasto, la RT-PCR identificava l’RNA soltanto nel 52% dei soggetti sieropositivi esaminati e appariva più sensibile per l’identificazione del virus nelle fasi precoci dell’infezione. Sia la PCR sia la RT-PCR mostravano di poter identificare le infezioni acute più precocemente rispetto ad alcuni test ufficiali. I dati sierologici suggerivano che l’usuale periodo di incubazione/ sieroconversione di questo ceppo virale è di circa 37 giorni ma in alcuni casi può essere superiore a 60 giorni.

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MRSA comuni nei suini e negli allevatori americani

di Maria Grazia Monzeglio

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Dati in Nord America sovrapponibili ai precedenti dati europei presenti nel 45% degli allevamenti (9/20) e in circa un suino su quattro (71/285). Inoltre, un allevatore di suini su cinque (5/25) era portatore di MRSA, una prevalenza molto più elevata rispetto alla popolazione generale nordamericana. I ceppi batterici riscontrati nei suini e negli allevatori cali MRSA (methicillin-resistant Staphylococcus aureus) sono prevalenti negli allevamenti e negli allevatori di suini in Canada e possono essere una fonte di infezione umana. La situazione nel Nord America, delineata da uno studio pubblicato su Veterinary Microbiology, è simile a quella già descritta da precedenti studi in Europa. Lo studio canadese dimostra per la prima volta l’elevata diffusione di MRSA nell’industria suinicola nordamericana. Sono stati analizzati 285 suini di 20 allevamenti dell’Ontario. MRSA erano

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Quando effettuare l’aspirato tracheale nel cavallo da corsa? L’intensa attività fisica può modificare la percentuale di neutrofili del campione li aspirati tracheali (TA) vengono effettuati per indagare la presenza di condizioni infiammatorie delle vie aeree inferiori nei cavalli da corsa con bassa performance. Nella maggior parte dei casi il prelievo è effettuato 1-4 ore dopo l’allenamento del mattino. Uno studio ha determinato la percentuale di neutrofili nei TA di 40 cavalli per valutare se questa fosse maggiore dopo l’allenamento e se vi fosse concordanza tra i risultati pre- e post-esercizio. I TA venivano effettuati endoscopicamente 24 ore prima e 1-2 ore dopo l’esercizio su treadmill ad alta velocità. In uno stesso soggetto, la percentuale di neutrofili nei campioni TA post-esercizio era significativamente maggiore a quella dei campioni pre-esercizio. Nei soggetti con neutrofili minori o uguali al 20% prima dell’esercizio su treadmill, la percentuale di neutrofili nei campioni post-esercizio era significativamente maggiore, ed era superiore al valore cut-off del 20%. Gli autori concludono che una recente intensa attività fisica può alterare la proporzione dei neutrofili nelle vie respiratorie inferiori del cavallo da corsa e suggeriscono, per ottenere informazioni diagnostiche utili dal TA, di effettuare il prelievo dopo un periodo di washout di almeno 1-2 ore post-esercizio.

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nadesi includevano un ceppo comunemente implicato nelle infezioni umane da MRSA del paese. Tra i possibili fattori responsabili dell’aumento dei casi di infezione da MRSA nell’uomo è annoverato l’utilizzo di antibiotici ad uso umano in zootecnia, che può selezionare ceppi batterici resistenti. U-

no studio europeo ha documentato che gli allevamenti suini che utilizzano routinariamente antibiotici hanno maggiore probabilità di essere positivi a MRSA, rispetto a quelli con utilizzo limitato di antibiotici. Gli studi hanno evidenziato che i veterinari possono essere portatori di MRSA e che i bat-

teri possono essere trasmessi dai suini agli allevatori, alle loro famiglie, ai veterinari e agli operatori ospedalieri che si occupano delle persone infette. Lo stesso ceppo MRSA identificato nei suini canadesi è stato associato in Europa a serie condizioni patologiche nell’uomo. ■


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Puglia, primo ok alla proposta di legge sulla Pet Therapy

componenti della terza commissione consiliare della Regione Puglia hanno approvato all’unanimità (assenti i consiglieri di minoranza) la proposta di legge presentata dall’assessore Domenico Lomelo (Verdi) che prevede norme per la Pet therapy. “Il valore terapeutico della relazione tra l’uomo e alcuni animali domestici, in particolare cani, conigli, gatti e cavalli, - si fa presente in una nota diffusa dall’ufficio stampa del consiglio regionale pugliese - assume oggi una sempre maggiore importanza, diventando uno strumento utilissimo, non solo per alcune patologie, ma anche e soprattutto per migliorare la qualità della vita di determinate categorie di perso-

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ne”. Di Pet therapy e di attività svolte con l’ausilio degli animali si parla dunque sempre più spesso e molte sono le Regioni italiane che si sono già dotate di una legge per normare il settore. “Una legge semplice ma con un alto contenuto sociale - ha detto il presidente della commissione, Dino Marino - perché normare le attività della Pet therapy significa dare maggiori garanzie e attenzioni a quel grande universo di persone svantaggiate, tra le quali ricordiamo i ciechi, i malati terminali o quelli con disagio psichico”. Il cuore della pdl sta proprio nel contrastare l’assoluto spontaneismo oggi vigente che non permette di intervenire in alcun momento della filiera, con il rischio di gravi danni a carico dei pazienti e degli animali. “Con questa legge - ha detto Mimmo Lomelo - anche in Puglia si passerà finalmente da una fase pionieristica, priva di qualsiasi indicatore di qualità e controllo, ad una fase più matura di ricerca e applicazione che ponga al centro i parametri di qualità totale”. La legge, in sette

articoli, individua i luoghi e le strutture dove possono essere svolte le attività di Pet therapy (art. 3), individua i criteri di scelta degli animali ammessi a programmi di terapie e attività assistite dagli animali (art. 4) e istituisce una commissione competente (art. 5) che avrà una serie di importanti compiti tra i quali quello di controllare i requisiti degli enti o delle associazioni che vogliano erogare servizi di attività assistita dagli animali, di stabilire i criteri e le procedure per la certificazione di tali enti e associazioni e di valutare i requisiti professionali del personale addetto all’addestramento o educazione degli animali perché questi avvengano solo attraverso metodi di addestramento “gentili” senza alcuna coercizione o maltrattamento degli animali e nel rispetto delle naturali propensioni individuali di ciascun soggetto e delle sue esigenze etologiche al fine di garantire l’equilibrio psico-comportamentale e la corretta relazione con l’uomo. All’interno della commissione, composta da sei

membri è prevista la figura del medico veterinario zooiatra. Per quanto riguarda la scelta degli animali ammessi a programmi di AAT/AAA possono essere ammessi solo animali appartenenti a specie domestiche (cani, gatti, equini, suini, bovini, ovi-caprini, conigli) di età non inferiore ai 12 mesi, che siano sottoposti regolarmente ad un programma sanitario che ne attesti costantemente lo stato di buona salute (trattamenti antiparassitari per endo ed ecto parassiti, trattamenti vaccinali, controlli specifici in funzione delle caratteristiche ed esigenze di specie). Per quanto concerne i cani, non possono essere impiegati cani adulti di canile o cani residenti in canili. Tutte le coppie conduttore-animale, devono

essere in possesso di un curriculum che ne attesti la certificazione secondo i requisiti richiesti dal PPST (Pet Partner Skills Test) e dal PPAT (Pet Partner Aptitude Test). Tali requisiti dovranno essere rivalutati periodicamente dalla commissione per accertarsi che gli standard psico-fisici richiesti rimangano inalterati al fine di garantire il benessere degli animali e dei fruitori degli interventi. “La pdl - ha aggiunto Marino - potrà andare direttamente nell’aula del consiglio regionale perché non sono previsti finanziamenti, ma personalmente mi impegno, nelle pieghe del bilancio del 2008, a trovare risorse per finanziare la legge l’anno prossimo”. (Fonte: ANSA/animalieanimali.it) ■

Trasporto animale

Emilia, disposizioni per la formazione di conducenti e guardiani

on la delibera n. 1545 del 22 ottobre del 2007, la Giunta regionale dell’Emilia Romagna ha disciplinato le prime disposizioni per la formazione di conducenti e guardiani di veicoli stradali che trasportano equidi domestici o animali domestici della specie bovina, ovina, caprina, suina o pollame, nonché del personale dei centri di raccolta e dei posti di controllo in applicazione del Regolamento (CE) 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate. Il percorso formativo, finalizzato alla conoscenza della legislazione comunitaria sulla protezione degli animali durante il trasporto nonché all’acquisizione delle idonee competenze per accudire gli animali in condizioni di benessere, si differenzia tra un percorso obbligatorio, propedeutico al rilascio del “certificato di idoneità” ai sensi dell’art. 17, paragrafo 2 del Reg. n.1/2005 rivolto a conducenti e guardiani di veicoli stradali e un percorso necessario per l’acquisizione delle “specifiche tecniche” da parte del personale dei Centri di Raccolta e dei Posti di Controllo. La durata minima del percorso obbligatorio è di 12 ore mentre quella del percorso necessario è di 8 ore. Per quanto riguarda il percorso necessario, gli operatori dei centri di raccolta e dei posti di controllo sono tenuti ad affidare l’accudimento degli a-

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nimali soltanto a personale che ha seguito corsi di formazione (art. 17, comma 1, Regolamento n.1/2005) pertanto occorre prevedere percorsi formativi necessari a disposizione del Personale dei Centri di raccolta e dei Posti di controllo finalizzati a sensibilizzare alle pertinenti specifiche tecniche del trasporto di animali vividi cui all’allegato 1 del Reg. n.1/2005. La delibera fa riferimento anche alla nota del Ministero della salute (n. DGSA/VI/ 3316 del 4 maggio 2007), con la quale è stato individuato il percorso formativo dei formatori e le autorità competenti e/o gli organismi designati che dovranno svolgere tali corsi. In Emilia Romagna, il soggetto formatore deve individuare i docenti e organizzare il materiale didattico, avvalendosi obbligatoriamente di almeno un veterinario che ha frequentato il corso B e di un conducente/autotrasportatore di comprovata esperienza almeno triennale, autocertificata ai sensi del DPR n. 445/2000. Con la delibera sono stati approvati all’unanimità anche i seguenti allegati: allegato 2 “Modello di verbale di verifica dell’apprendimento”; allegato 3 “Modelli di attestati”; Allegato 4 “Modello di certificato di idoneità per i Conducenti e i Guardiani ai sensi dell’articolo 17, paragrafo 2” di cui all’all. III, Capo III del Regolamento (CE) 1/05 del Consiglio del 22 dicembre 2004; Allegato 5 “Scheda monografica Conducenti e Guardiani di veicoli stradali che trasportano equidi domestici o animali domestici della specie bovina, ovina, caprina, suina o pollame, nonché personale dei centri di raccolta e dei posti di controllo”. La delibera è pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 163 del 12 novembre 2007. ■


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Prosperi replica alle proteste contro il programma di ricerca

Destinati alla macellazione i cavalli usati nei test

on un comunicato stampa, il preside della Facoltà di Veterinaria di Bologna ha replicato alle proteste contro un programma di ricerca dal titolo “Isolamento e caratterizzazione di cellule mesenchimali di cavallo da midollo osseo e tessuto adiposo: possibile utilizzo di un modello di lesioni tendinee” per migliorare le terapie delle lesioni tendinee dei cavalli che prevede la soppressione di tre animali. Dieci deputati chiedono con un’interrogazione parlamentare al Ministro della salute, che i cavalli utilizzati dal Dipartimento Clinico Veterinario dell’Università di Bologna siano affidati e non soppressi. Il protocollo sperimentale, hanno scritto gli interroganti, prevede la soppressione degli animali allo scopo del prelievo dei tendini stessi, mentre “la soppressione degli animali potrebbe configurarsi come ingiustificata e, nel caso si verificasse, integrerebbe la fattispecie prevista dall’articolo 544-bis del codice penale (Uccisione di animali), secondo cui «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi». Inoltre, sottolineano i parlamentari, lo stesso Ministero della salute nell’autorizzare l’esperimento, aveva suggerito che dovesse «essere valutata con attenzione l’eventuale reimmissione dei soggetti nella loro filiera zootecnica di provenienza», ai sensi del decreto legislativo n. 116 del 1992. “Da quando è scoppiata la polemica - replica Santino Prosperi, preside della Facoltà di Veterinaria - altri 136 cavalli, 27 in media ogni giorno, sono stati soppressi nei macelli della nostra regione, mentre in Italia ne vengono macellati oltre 136mila ogni anno (fonte Istat)”. “Su circa 10mila cavalli macellati ogni anno in Emilia Romagna (9.977 nel 2005, fonte Istat), i tre cavalli al centro della contesa, sono gli unici la cui soppressione serve al preciso scopo di curare in modo più efficace e, se possibile, salvare la vita a molti loro simili. Gli animali al centro della polemica erano infatti già destinati alla macellazione e, al momento, non sarebbero più vivi da mesi”. “Lo studio in corso serve a sviluppare cure innovative e più efficaci per i cavalli che si fanno male ai tendini durante le gare sportive. Un problema che colpisce circa il 46% degli animali da competizione e che ne porta all’allontanamento dall’ambiente sportivo. Un allontanamento che, spesso, avviene dopo tentativi di recupero dolorosi per gli animali e che può concludersi con la macel-

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lazione dei quadrupedi che non possono più gareggiare. Ad oggi i trattamenti terapeutici applicati sono spesso inefficaci, basati su conoscenze incomplete e informazioni scientifiche non validate, e lasciano spazio a dolorose recidive”. “Purtroppo per ottenere risultati davvero utili è necessario asportare i tendini dei tre cavalli al centro

della sperimentazione. Mantenere gli animali in vita dopo l’asportazione del tendine si tradurrebbe in una maggiore sofferenza per essi. Con altri esami, come biopsie o ecografie, si otterrebbero invece risultati incompleti e non significativi. Lo studio è stato concepito sin dal principio come uno studio pilota, proprio per ridurre al massimo il

numero degli animali trattati. E anche nella ideazione dell’esperimento, si è tenuto in grande conto l’invasività della metodica e il benessere dei cavalli. Va sottolineato fortemente che la ricerca viene condotta nel totale rispetto di tutte le procedure e le normative del settore ed è stata autorizzata dal Ministero della Salute, dopo pare-

re positivo dell’Istituto superiore di sanità. Gli scienziati che la conducono sono gli stessi “medici degli animali” che, quotidianamente, lavorano con passione per assicurarne salute e benessere. Sono gli stessi veterinari impegnati regolarmente nella cura dei cavalli malati e sono i primi a volerne lenire le sofferenze”. ■


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Convenzioni veterinarie

Trattative critiche: diffidata la Regione Calabria on è possibile trattare di medicina veterinaria convenzionata, in sede di trattativa decentrata né in altra sede, senza la certificazione della SISAC sulle deleghe sindacali. Il Coordinamento FP CGIL Medici il 14 novembre ha scritto una lettera di diffida all’Assessorato alla Salute della Regione

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Calabria e al Comitato regionale per la specialistica convenzionata. La nota - che ha per oggetto la trattativa per l’Accordo Integrativo decentrato riguardante i medici specialisti ambulatorialirileva che ai tavoli regionali si è parlato anche di veterinari e altre professionalità previste dall’ACN del 23 marzo 2005 in as-

senza della certificazione SISAC attestante l’esistenza nella Regione Calabria di medici veterinari convenzionati che abbiano effettuato deleghe “ad un qualsiasi sindacato firmatario dell’ACN, nella misura del 3% attraverso trattenuta della quota sindacale”. La certificazione avrebbe dovu-

to essere prodotta alla data del 1 gennaio 2007, pertanto - conclude la nota - “se la SISAC non è in grado di produrre tale certificazione, vi diffidiamo da effettuare e chiudere accordi a salvaguardia degli effetti giuridici dell’ACN”. La diffida intende tutelare 180 medici veterinari con convenzioni atipiche. ■

TRENTNO ALTO ADIGE

Risanamento dei caprini dalla CAEV pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Trentino Alto Adige n. 45 del 6 novembre scorso, il decreto del Direttore del Servizio Veterinario della Provincia di Bolzano, dr. Zambotto per la profilassi della Artrite-Encefalite dei Caprini e della Pseudotubercolosi dei caprini. È obbligatorio in tutta la provincia di Bolzano il risanamento degli allevamenti caprini dalla CAEV. Nell’ambito dell’esecuzione della profilassi obbligatoria tutti i caprini di età superiore ai 6 mesi, sono sottoposti una volta all’anno, ad un controllo sierologico individuale nei confronti della CAEV. Viene riconosciuto un allevamento caprino indenne da CAEV quando: per almeno tre anni consecutivi siano stati effettuati con esito negativo i controlli di cui all’articolo 2, comma 1, su tutti i caprini di età superiore a 6 mesi presenti in allevamento e durante tale periodo i caprini non hanno mai avuto contatti con animali non negativi. Ai fini del mantenimento dello stato di “allevamento ufficiale indenne da CAEV” devono essere effettuati annualmente con esito favorevole, su tutti i caprini dell’azienda di età superiore a 6 mesi, i controlli sopra citati. Il decreto è in vigore dal 1° novembre 2007.

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CAMPANIA

Napoli, sequestrati 1000 chili di mitili ono stati sequestrati a Napoli dalla Capitaneria di Porto, 1000 chilogrammi di mitili (vongole e cozze) che, oltre ad essere coltivati in acque demaniali senza le necessarie autorizzazioni, secondo l’accusa, venivano allevati “nel più totale disprezzo delle norme igienico-sanitarie poste a tutela dei consumatori dalla normativa nazionale e comunitaria in materia’’. Da accertamenti ed analisi su prodotti analoghi coltivati nelle stesse acque è emerso che i prodotti presentano significativi tracce di sostanze altamente cancerogene come benzopirene, piombo, mercurio, cadmio, sostanze tossiche algali portatrici, tra l’altro, di gravi malattie infettive. Ai consumatori pertanto la Capitaneria di porto, retta dall’ammiraglio Alberto Stefanini, raccomanda “vivamente di acquistare e consumare prodotti ittici presso rivendite in possesso delle previste autorizzazioni sanitarie’’. (Fonte: ANSA).

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SIVAR, manuale di Buone Pratiche di Allevamento nuale di buone pratiche d’allevamento scritto da veterinari per allevatori, ma soprattutto per veterinari. È uno stimolo a considerare i cambiamenti della professione che oltre al bagaglio clinico, si apre ad una figura di consulente ormai richiesta dal mercato. Il testo - continua Tolasi - tocca i capitoli principali dell’allevamento, raccogliendo i limiti minimi di leg-

a SIVAR - Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito - ha predisposto, in collaborazione con Pfizer, un manuale di Buone Pratiche di Allevamento del Bovino da Latte, uno strumento per qualificare la professione del Medico Veterinario che opera presso gli allevamenti bovini a prevalente indirizzo lattifero, al fine di rendere il collega un vero consulente “globale” dell’allevatore aiutandolo nella definizione e applicazione delle “Buone Pratiche di Allevamento”. Il manuale di BPA è concepito in maniera da soddisfare le esigenze di qualsiasi allevamento di bovini da latte, qualunque sia il livello produttivo di questo. Il manuale, rappresenta un primo approccio alla gestione per processi dell’allevamento, suggerendo delle procedure ed istruzioni di lavoro alle quali attenersi al fine di contenere il rischio d’insorgenza dei pericoli. “Questo manuale di Buone Pratiche di Allevamento, non rappresenta certo una novità: appaiono in letteratura ormai diverse pubblicazioni sull’argomento. Alcune considerazioni però sono opportune. La cosa strana - scrive Mino Tolasi nella presentazione del manuale - è che è un ma-

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ANNUNCI Primaria Azienda del settore ricerca per ampliamento organico: FIGURA TECNICOCOMMERCIALE PER SETTORE ECOGRAFIA Sede di lavoro Milano, tempo pieno, inquadramento CCNL commercio, frequenti trasferte sul territorio nazionale. Retribuzione commisurata all’esperienza, in grado di soddisfare le candidature più qualificate. Si richiede disponibilità all’apprendimento e predisposizione al contatto umano. Conoscenze di fisica degli ultrasuoni e/o diagnostica ecografica costituiranno titolo preferenziale. L’annuncio ha carattere di urgenza. Contattare Bio98 srl al n. 02 6428299 (D. Golinelli), o inviare curriculum via fax 02 64109029 o via mail bio98@alinet.it

ge, integrandoli con un po’ di buon senso. Definirlo troppo complicato e di difficile applicazione, non significa altro che la mancata applicazione della legge. Mi auguro possa essere uno strumento di consulto per alcune problematiche che sorgono nella pratica quotidiana e serva di aiuto a risolvere qualche problema. Chi lo legge si renderà immediatamente

conto che più o meno tutte le pratiche qui descritte sono già messe in pratica in azienda, si tratta solo di codificarle e organizzarle. Per rendere davvero utile questo testo - conclude Tolasi - è necessario che il veterinario operante in azienda lo renda vivo e diventi lui stesso il coordinatore di tutto il sistema. Ci si accorgerà del tremendo impatto sull’organizzazio-

ne del lavoro e dell’esaltazione della nostra professionalità. Diversamente sarà solo dell’altra carta che si aggiunge alle cose inutili accatastate nel fondo di qualche cassetto”. Il testo è frutto del lavoro dei consiglieri della SIVAR e di una ventina di colleghi che hanno voluto collaborare con i coordinatori del progetto: Giacomo Tolasi, Andrea Cereser e Marina Perri. ■


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LETTERE AL DIRETTORE

Anche con i clienti è meglio prevenire Ho letto con molto interesse l’articolo da Voi pubblicato sul n. 37/2007 di Professione Veterinaria dal titolo “Il recupero dei nostri crediti” e mi sorgono alcune considerazioni al riguardo. Non vi è dubbio che il problema “insoluti” sia pressante in tutte le categorie professionali e che l’ANMVI già in passato lo abbia considerato degno di attenzione al punto di proporre ed attuare convenzioni con aziende specializzate nel recupero del credito (la CRC INTERNATIONAL SRL p.es.). Ma veniamo al punto: quale esperienza e quali risultati? Bene, partiamo da una situazione di indubbio vantaggio, nella quale il sottoscritto, medico veterinario è riuscito a farsi controfirmare una Prenotula in cui si evince chiaramente che le prestazioni sono già state eseguite ed il cliente si impegna ad effettuarne il pagamento entro gg 15 dalla data di emissione. L’Ordine Provinciale appone il suo timbro nella fase di opinamento ed il Giudice emette immediata Ingiunzione di Pagamento (dichiarando quindi che il cliente deve pagare). Crediamo a questo punto di avere già chiuso la pratica e di ricevere i propri soldi nel giro di breve? No, non in Italia, almeno. Perché nel

nostro paese, a questo punto, scatta tutta una serie di procedure e cavilli che rendono impossibile, se non drammaticamente difficile, il recupero del credito. Infatti l’Ingiunzione di Pagamento emessa da Tribunale può essere vanificata nei propri effetti da diverse cause (a me realmente accadute): il cliente non paga, si procede al pignoramento, ma questo non porta ad alcun risultato perché il materiale pignorato rimane invenduto all’asta (oppure il suo valore è troppo basso per ripagare il debito), oppure si scopre che il cliente non è intestatario di alcunché, oppure è intestatario di un appartamento (ma siamo al numero 8 della lista dei creditori preceduti da bensì 7 Istituti Bancari!), oppure il pignoramento, benché ordinato dal Tribunale, non può essere eseguito perché il debitore si rifiuta di aprire la porta e non si può chiamare un fabbro per aprirla in sua assenza. Alla luce di tutte queste esperienze (ed altre non citate per brevità), ho provato anche l’Azienda specializzata nel recupero credito (in convenzione con ANMVI). La procedura prevedeva di dare mandato a tale azienda il tentativo di incasso dietro compenso di 50.000 lire (per ogni insoluto) cui si sarebbe aggiunta la percentuale del 15% in caso di incasso. Ne ho affidati cinque. Il risultato è stato che, passato un anno, dopo diversi solleciti per sapere a che

punto erano le pratiche, e dopo la solenne promessa che mi sarebbe stato recapitato un fascicolo dettagliato sull’andamento delle operazioni, nulla successe. Anzi posso dire che 18 mesi dopo smisi di chiedere conto delle mie pratiche ed a 6 anni la situazione è rimasta identica. Alla luce di tutto ciò mi chiesi (e mi chiedo ancora) come può una tale agenzia costringere un cliente insolvente a pagare il dovuto se non ci riesce nemmeno il Tribunale e la Giustizia ordinaria con i suoi strumenti. Mi è anche venuto il dubbio (ma è soltanto un dubbio) che tali agenzie lavorino secondo questa procedura: mi faccio pagare un fisso per ogni contratto, poi sugli insoluti di poche decine di Euro invio semplicemente una lettera. Se paga, bene, in caso contrario la spesa è quella di una Raccomandata (a fronte di 30-40 € di pratica). Sugli insoluti di elevato valore (qualche migliaio di Euro) insisto di più, il personale si muoverà, andrà a cercare il debitore, cercherà di pressarlo perché la percentuale ne ripagherà il costo. Se così fosse l’azienda di recupero credito avrebbe interesse ad onorare sul serio l’incarico affidatole solo per importi veramente molto alti. Da allora non affido più a nessuna agenzia i miei clienti insolventi, ma pratico la tecnica della Prevenzione (come già accennato durante recente riunione del GdS di Pratice Management del 30

settembre scorso). La percentuale degli insoluti si è così attestata allo 0,1% del fatturato annuo. Giovanni Semprini, DMV

Caro collega, voglio complimentarmi con te. Mi era già stato riferito del tuo intervento al gruppo di studio di Practice management e del tuo impegno, potremmo dire passione, nell’attivare all’interno della tua struttura tutte le indicazioni e le esperienze più avanzate nella gestione della nostra attività professionale. Questa tua lettera conferma questa tua attenzione e la pubblichiamo quindi con molto piacere. Nel risponderti evito di entrare nel merito della tua esauriente esplicazione che riflette ovviamente una tua esperienza personale decisamente poco positiva. Certamente, se si potesse operare sui clienti un’azione preventiva annullando, come hai fatto tu, il rischio di insolvenza, questi problemi sarebbero totalmente risolti. In realtà sappiamo anche bene che non è così semplice. Ci sono clienti, anche importanti, che non pagano regolarmente ed a un certo punto non pagano più, ci sono situazioni di fronte alle quali si è costretti a correre qualche rischio, ci sono anche occasioni per le quali si è costretti a dare fiducia. Poi ci sono anche i furbi che si possono o si dovrebbero eliminare preventivamente anche se non sempre è così faci-

“Il randagismo crea problemi non solo di coscienza ma anche economici” On. Fiorella Ceccacci Rubino

le. La tua esperienza con il sistema di recupero crediti non è certamente stata felice e spesso si rischia di perdere anche qualche euro in più oltre a quelli del credito, ma credo che sia nostro dovere, ed anche interesse, difendere il valore delle nostre prestazioni facendo sentire al cliente moroso che non ci arrendiamo al pensiero di essere stati turlupinati o di dover considerare spesso le nostre prestazioni come gratuite. Se vogliamo fare beneficenza la facciamo quando e con chi vogliamo non perché qualcuno ha deciso per noi. Anche per questo credo che la strada del recupero debba essere perseguita e non sempre va tutto male. Ho sentito e vissuto personalmente azioni finite positivamente. La società AT, con la quale abbiamo fatto un accordo di convenzione, è certamente, se non la migliore, una di quelle più


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LETTERE AL DIRETTORE organizzate a livello nazionale ed anche europeo e permette al cliente di seguire costantemente online il progredire della sua pratica. Questo non significa che garantisca il recupero dei crediti ma perlomeno il serio impegno per farlo. Anche quando sono solo 50 euro io ritengo giusto rischiarne alcuni in più ma far sentire dal cliente che non mi piace farmi “fregare”. Certo, come ho sentito un collega commentare questo progetto, un’azione di questo genere ci fa perdere il cliente, ma un cliente che non paga meglio perderlo che trovarlo.

Recupera i tuoi crediti Il mancato pagamento della parcella da parte del cliente costituisce un problema ricorrente nella prassi professionale. Il recupero del credito è uno dei nuovi servizi che l’ANMVI rivolge ai Colleghi. Il medico veterinario può infatti trovarsi nella legittima condizione di esigere il proprio onorario e di voler ricorrere ad operatori specializzati. Per questo, è stata sottoscritta una convenzione con Advancing Trade spa per la gestione proattiva del credito. La gestione efficiente ed efficace del ciclo di credito è oggi una delle sfide più importanti per ogni professionista che voglia far leva sulle proprie risorse manageriali. Infatti, come osserva Advancing Trade, “dal corretto governo del ciclo del credito dipen de in larga misura l’equilibrio del flusso di cassa della gestione corren te e delle sue componenti. Monitorare costantemente ogni singolo credito, dalla sua nascita al momento in cui si trasforma in risorsa finanzia ria positiva, è fondamentale ai fini di una gestione efficiente del ciclo attivo aziendale”. Per Informazioni: Contatti Segreteria ANMVI: Tel. +39/0372/403536-37 Contatto Advancing Trade: Adriano Pedrazzo: cell.348/7013161 – Email:japedrazzo@tzm.it www.advtrade.com www.anmvi.it

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R. MARCHESINI Il canile come presidio zooantropologico Da struttura problema a centro di valorizzazione del rapporto con il cane 1/ed. 2007 C.G. Edizioni Medico Scientifiche listino € 42,00 scontato € 36,00

Dalla Presentazione di R. Marchesini “Il canile rappresenta oggi uno dei nodi cruciali del rapporto uomo-animale, capace a un tempo di svelare le criticità della pet-ownership e dell'integrazione sociale del cane e di testimoniare il posizionamento della cultura nella capacità di offrire soluzioni adeguate alla natura del problema. Fino ad oggi il canile è stato affrontato essenzialmente con un approccio sanitario e/o protezionista, talvolta con difficili tentativi di complementazione altre volte con aperti contrasti tra le due impostazioni. Non vi è dubbio che oggi sia necessario superare entrambe queste filosofie non tanto per rinnegarle quanto piuttosto per trovar loro una nuova integrazione all'interno di un paradigma più complesso che sappia valorizzarne i punti di forza ma al tempo stesso evitare gli eccessi e le aberrazioni. Per far questo è necessario da una parte superare la concezione di canile discarica dall'altra riformulare sotto il profilo strutturale e gestionale il canile passando da un'idea di mantenimento dei cani a una di formazione dei cani. Il canile che qui viene presentato ha poco da condividere con la visione tradizionale o stabulativa dove ci si riferisce al cane come entità da ospitare e all'adozione in modo generalista. Pensiamo peraltro che per andare in questa direzione sia necessario il coinvogimento di professionisti specifici quali veterinari comportamentalisti ed educatori cinofili e parimenti si renda indispensabile una formazione specifica dei volontari.”


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CONGRESSO SIVAR IN COLLABORAZIONE CON 108A FIERAGRICOLA (VERONAFIERE, 7-10 FEBBRAIO 2008) INCONTRO REGIONALE SCIVAC TRENTINO ALTO ADIGE

8-9 feb.

10 feb.

INCONTRO SIMVENCO

16-17 feb.

LA CHIRURGIA D’URGENZA IN CAMPO RIPRODUTTIVO NEL CANE E NEL GATTO. APPROCCIO NON CONVENZIONALE E CONVENZIONALE ALL’ASPETTO CLINICO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Ric. Accr. - Per info: Elena Piccioni - Segr. Soc. Spec. SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it L’INSUFFICIENZA RENALE CRONICA (IRC) NELLA PRATICA CLINICA - Novotel Caserta Sud, Capodrise (CE) - Strada Statale, 87 Sannitica - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it LE ERNIE IN CHIRURGIA GENERALE: VIAGGIO ANATOMICO,CLINICO E TERAPEUTICO CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL’ERNIA DIAFRAMMATICA PERINEALE - Palace Hotel Bari - Via Lombardi,13 - ECM: Rich. Accr. Per info: Monica Borghisani - Segr. Del. Reg. SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it LE COLOPATIE DEL CANE E DEL GATTO - Cremona, Palazzo Trecchi - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it SERATA: PROBLEMI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICI IN DERMATOLOGIA: QUALI MEZZI ABBIAMO PER PRENDERE DECISIONI CORRETTE? - Atahotel Quark, Milano - Via Lampedusa, 11/A - ECM: Richiesto Accr. Per info: Monica Borghisani - Segr. Del. Reg. SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it MEDICINA INTERNA: VI PARTE - BIOCHIMICA E MALATTIE INFETTIVE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: 28 Crediti - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it MASTITI BOVINE: PATOGENI EMERGENTI, EPIDEMIOLOGIA ED APPROCCI TERAPEUTICI - Apa Cuneo - Via Torre Roa 13 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Orioli - Segreteria e Commissione Scientifica SIVAR - Tel. +39 0372 403539 - E-mail: info@sivarnet.it APPROCCIO ALLE PIÙ COMUNI EMERGENZE VETERINARIE: COME SCEGLIERE TRA LE POSSIBILI ALTERNATIVE TERAPEUTICHE - Forte dei Marmi - Versilia Holiday - Via G.B. Vico 142 - ECM: Richiesto Accr. - Per info: Monica Borghisani - Segr. Del. Reg. SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it MEDICINA D’URGENZA - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it 2ND SKIVE RESORT MEETING - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it IL CANILE COME PRESIDIO ZOOANTROPOLOGICO: DA STRUTTURA PROBLEMA A OPPORTUNITÀ Centro Studi Palazzo Trecchi, Cremona DIAGNOSTICA PER IMMAGINI NEGLI ANIMALI ESOTICI: L’ESAME RADIOLOGICO - Centro Studi - Palazzo Trecchi, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elisa Feroldi Segreteria SIVAE - Tel. +39 0372 403500 - E-mail: info@sivae.it INCONTRO SCVI - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it INCONTRO SINUV - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it INCONTRO SIANA - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it INCONTRO SIMIV - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it 3° IT. NEUROLOGIA VETERINARIA: I PARTE - ESAME NEUROLOGICO E LOCALIZZAZIONE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it XIV SIVE CONGRESS - VETERINARY EUROPEAN EQUINE MEETING OF THE YEAR 2008 - Palazzo del Casinò, Lido di Venezia - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria SIVE - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: info@sive.it CORSO AVANZATO SIDEV/SIVAE - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it QUANDO IL DOLORE È UN PROBLEMA DIAGNOSTICO: IL PUNTO DI VISTA DEL NEUROLOGO, DELL’INTERNISTA E DELL’ORTOPEDICO - Torre Rossa Park Hotel, Roma - Via di Torre Rossa, 94 - ECM: Richiesto Accr. - Per info: Paola Gambarotti - Segr. SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it CORSO INTRODUTTIVO ALLA PRATICA ANESTESIOLOGICA - Sheraton Padova Hotel Conference Center, Padova - Corso Argentina, 5 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Paola Gambarotti - Segreteria SCIVAC - Tel. +39 0372 403508 - E-mail: info@scivac.it INCONTRO SICARV - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it INCONTRO SIRVAC - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it AGGIORNAMENTI IN MEDICINA FELINA - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it MEDICINA COMPORTAMENTALE - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it NUOVI ORIZZONTI PER LA VETERINARIA EUROPEA: SALUTE, BENESSERE ANIMALE E PRODUZIONI DI QUALITÀ - NEW PERSPECTIVES FOR EUROPEAN VETERINARY PROFESSION: ANIMAL HEALTH,WELFARE AND QUALITY PRODUCTIONS - VeronaFiere, Verona - Viale del Lavoro, 8 - ECM: Rich. Accr. - Per info: Paola Orioli - Segr. SIVAR - Tel. +39 0372 403539 - E-mail: info@sivarnet.it

EPILESSIA E CONVULSIONI: APPROCCIO CLINICO, DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Monica Borghisani - Segreteria Delegazioni Regionali SCIVAC - Tel. +39 0372 403506 - E-mail: delregionali@scivac.it INCONTRO SIMVENCO - Centro Studi SCIVAC, Cremona - Via Trecchi, 20 - ECM: Richiesto Accreditamento - Per informazioni: Elena Piccioni - Segreteria Soc. Specialistiche SCIVAC - Tel. +39 0372 403502 - E-mail: socspec@scivac.it

PROFESSIONE la VETERINARIA La rivista è un settimanale specializzato rivolto a Medici Veterinari e operatori del settore Direttore Carlo Scotti Direttore Responsabile Antonio Manfredi Coordinamento Editoriale Sabina Pizzamiglio info@anmvi.it Comitato di Redazione Pierpaolo Bertaglia, Paolo Bossi, Marco Eleuteri, Giuliano Lazzarini, Pier Mario Piga, Sabina Pizzamiglio, Aldo Vezzoni Rubriche Fabrizio Pancini, Oscar Grazioli, Maria Teresa Semeraro, Giovanni Stassi Segreteria di Redazione Lara Zava professioneveterinaria@anmvi.it Grafica Francesca Manfredi grafica@evsrl.it Editore SCIVAC - Via Trecchi, 20 26100 Cremona Iscrizione registro stampa del Tribunale di Vigevano, n. 1425/03 del 30/12/2003 Concessionaria esclusiva per la pubblicità EV srl, Cremona marketing@evsrl.it Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Stampa Press Point, Abbiategrasso - MI fulvio@presspoint2000.it

Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2 comma 20/B legge 662/96 Filiale di Milano a cura di Centro Produzione Mailings Scarl - Cusago (MI) Professione Veterinaria pubblica notizie d'attualità e di rassegna i cui contenuti non rispecchiano necessariamente il pensiero della Testata. Interventi e opinioni attribuibili a Professione Veterinaria e/o all'ANMVI vengono esplicitamente indicate come tali. Chiuso in stampa il 19 novembre 2007

SOLUZIONI

Un normale pulsossimetro: Legge la frazione disciolta di ossigeno nel sangue arterioso

Fanno sempre bene Legge la frazione disciolta di ossigeno nel sangue venoso

guata visita clinica Vanno valutati in base alla patologia in atto

Legge la percentuale di emoglobina saturata nel sangue arterioso

Vanno effettuati basandosi sulla modalità terapeutica più idonea e sicura

Legge la percentuale di emoglobina saturata nel sangue venoso

QUIZ 1 Risposta corretta: a) Fisioterapia riabilitativa nel cane Centro Studi SCIVAC, Maggio 2006

Devono essere preceduti da un’ade-

QUIZ 2 Risposta corretta: c) Corso Introduttivo alla Pratica Anestesiologica, SCIVAC Roma, aprile 2006

I trattamenti riabilitativi (individuare la risposta sbagliata):


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